sabato 30 aprile 2011
La vera beatificazione, senza grandi spese
"Anche se mi uccideranno... risorgerò nel popolo salvadoregno"
Il primo maggio preghiamo Mons. Romero dichiarato martire e santo di tutte le Americhe per volontà del popolo di Dio
Care sorelle e cari fratelli che siete attivi nell’ecumenismo,
vi invio questo Appello invitandovi a celebrare la santificazione del martire san Oscar Romero il prossimo primo maggio.
Essa è stata decisa dai popoli poveri dell’America latina e dai seguaci di Gesù nel mondo intero. Questa celebrazione deve incoraggiarci a capire più a fondo lo spirito del Vangelo; nello stesso tempo le chiese dei paesi del primo mondo sono spinte a riconsiderare il loro modo di pensare e di agire.
Voi sapete che Oscar Arnulfo Romero, che era un conservatore, è stato nominato arcivescovo di San Salvador nel 1977. E’ in quel periodo che la persecuzione sanguinosa dei cristiani si scatenò nel Salvador e Romero dovette reagire in un certo modo. Le bare dei catechisti ammazzati, dei chierichetti e dei preti, e le lacrime versate sopra di essi, lo sconvolsero profondamente. Così, Oscar Romero si dimostrò sempre più, nella sua azione pastorale, un vescovo intrepido e intervenne in favore degli ultimi e di quelli che venivano torturati e perseguitati. Da quel momento si mise contro il regime politico del suo paese, contro il consigliere per la sicurezza del Presidente degli Stati Uniti e i potenti cardinali della curia romana.
Nella primavera del 1979, il vescovo Romero non riuscì a farsi ascoltare dal papa Giovanni Paolo II, che non riusciva a capire il suo impegno e che rifiutava di sostenere le sue attività. Romero espresse la sua grande delusione dicendo: “Non penso di tornare a Roma una seconda volta… Il Papa non mi capisce”. Giovanni Paolo II non si mostrò interessato né alla foto di un prete indiano che era stato ucciso da poco, né ai documenti che dimostravano la persecuzione dei cristiani da parte delle milizie delle classi dominanti. Invece il papa gli consigliò di trovare un accordo col governo del Salvador.
San Romero d’America sapeva bene di essere in grande pericolo. Ma nessuno lo fermava nel denunciare le ingiustizie, nello scomunicare gli uomini politici del regime e di seguire Gesù di Nazareth, il cui insegnamento è quello di resistere alla violenza ma con metodi non violenti. Egli non chiudeva gli occhi davanti agli assassinii innumerevoli commessi per eliminare i cristiani. Un giorno-durante un’omelia- Romero disse: “La vendetta è una scelta che noi rifiutiamo completamente. Preghiamo come Gesù: Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno”.
Ogni essere umano è considerato figlio di Dio, e nello stesso momento egli è a lui simile. E’ per questa ragione che San Oscar Romero non esitò a difendere la dignità di ogni uomo con un coraggio fermissimo. Ai sicari a pagamento e ai soldati semplici reclutati dalla giunta militare egli indirizzò queste parole: “Colui che tortura un altro è un assassino…… Nessuno ha il diritto di aggredire un altro uomo, perché l’uomo è l’immagine di Dio”. Un giorno prima del suo assassinio, egli pubblicamente invitò i soldati a rifiutarsi di obbedire agli ordini: “In nome di Dio e in nome di questo popolo sofferente io vi imploro, io vi do questo ordine : Smettete di opprimere gli uomini!” Un fucilata di un sicario lo colpì mentre celebrava la messa. Egli cadde davanti all’altare.
La beatificazione di San Oscar Romero fatta dal popolo non è un atto arrogante. Sappiamo bene che è solo Dio che legge nel cuore dell’uomo, tanto che noi possiamo capire solo raramente le cose con i suoi occhi. Ma questa “beatificazione”, senza grandi spese da parte delle autorità ecclesiastiche per procedure costose, invia a tutti una buona notizia che vuole essere lo specchio dello Spirito di Dio: la vita del nostro fratello San Oscar Romero ci indica come avere coraggio come lui, se ci impegnamo a seguire il Vangelo di Gesù.
Roma, 28 aprile 2011
[traduzione di Vittorio Bellavite]
mercoledì 27 aprile 2011
Un altro Mussolini
Elsa Morante, nel 1945 scrisse di Mussolini:
"Il capo del Governo si macchiò ripetutamente
durante la sua carriera di delitti che, al cospetto di un popolo
onesto, gli avrebbero meritato la condanna, la vergogna e la
privazione di ogni autorità di governo.
Perché il popolo tollerò e addirittura applaudì questi crimini?
Una parte per insensibilità morale,
una parte per astuzia,
una parte per interesse e tornaconto personale.
La maggioranza si rendeva naturalmente conto delle sue attività criminali,
ma preferiva dare il suo voto al forte piuttosto che al giusto.
Purtroppo il popolo italiano,
se deve scegliere tra il dovere e il tornaconto,
pur conoscendo quale sarebbe il suo dovere,
sceglie sempre il tornaconto.
Così un uomo mediocre, grossolano,
di eloquenza volgare ma di facile effetto,
è un perfetto esemplare dei suoi contemporanei.
Presso un popolo onesto,
sarebbe stato tutt'al più il leader di un partito di modesto seguito,
un personaggio un po' ridicolo per le sue maniere,
i suoi atteggiamenti, le sue manie di grandezza,
offensivo per il buon senso della gente
e causa del suo stile enfatico e impudico.
In Italia è diventato il capo del governo.
Ed è difficile trovare un più completo esempio italiano.
Ammiratore della forza, venale, corruttibile e corrotto,
cattolico senza credere in Dio,
presuntuoso, vanitoso, fintamente bonario,
buon padre di famiglia ma con numerose amanti,
si serve di coloro che disprezza,
si circonda di disonesti, di bugiardi, di inetti, di profittatori;
mimo abile, e tale da fare effetto su un pubblico volgare,
ma, come ogni mimo, senza un proprio carattere,
si immagina sempre di essere il personaggio che
vuole rappresentare."
Elsa Morante
"Il capo del Governo si macchiò ripetutamente
durante la sua carriera di delitti che, al cospetto di un popolo
onesto, gli avrebbero meritato la condanna, la vergogna e la
privazione di ogni autorità di governo.
Perché il popolo tollerò e addirittura applaudì questi crimini?
Una parte per insensibilità morale,
una parte per astuzia,
una parte per interesse e tornaconto personale.
La maggioranza si rendeva naturalmente conto delle sue attività criminali,
ma preferiva dare il suo voto al forte piuttosto che al giusto.
Purtroppo il popolo italiano,
se deve scegliere tra il dovere e il tornaconto,
pur conoscendo quale sarebbe il suo dovere,
sceglie sempre il tornaconto.
Così un uomo mediocre, grossolano,
di eloquenza volgare ma di facile effetto,
è un perfetto esemplare dei suoi contemporanei.
Presso un popolo onesto,
sarebbe stato tutt'al più il leader di un partito di modesto seguito,
un personaggio un po' ridicolo per le sue maniere,
i suoi atteggiamenti, le sue manie di grandezza,
offensivo per il buon senso della gente
e causa del suo stile enfatico e impudico.
In Italia è diventato il capo del governo.
Ed è difficile trovare un più completo esempio italiano.
Ammiratore della forza, venale, corruttibile e corrotto,
cattolico senza credere in Dio,
presuntuoso, vanitoso, fintamente bonario,
buon padre di famiglia ma con numerose amanti,
si serve di coloro che disprezza,
si circonda di disonesti, di bugiardi, di inetti, di profittatori;
mimo abile, e tale da fare effetto su un pubblico volgare,
ma, come ogni mimo, senza un proprio carattere,
si immagina sempre di essere il personaggio che
vuole rappresentare."
Elsa Morante
domenica 24 aprile 2011
Karol Wojtyla il grande oscurantista
Micromega offre un buon contributo sulla figura "controversa" di Karol Wojtyla, a pochi giorni dalla sua beatificazione.
Tra i vari interventi, quelli più critici di Hans Kung e di Giovanni Franzoni, e quelli più clementi di Andrea Riccardi e di Vincenzo Paglia.
Ve lo consiglio, come strumento di analisi e di confronto, che di sicuro non verrà anche solo accennato nell'orgia di devozione celebrativa a cui siamo abituati.
Compratevelo!
sabato 23 aprile 2011
Buona pasqua di resurrezione
Uscire dal sepolcro non è facile,
abbandonare tutto ciò che puzza da morto, da vecchio, da chiuso.
Da sicuro.
Grazie a voi,
che condividete con me un cammino di rinascita,
di sincerità e umanità.
Un abbraccio e tanti auguri.
federico e fidelia
abbandonare tutto ciò che puzza da morto, da vecchio, da chiuso.
Da sicuro.
Grazie a voi,
che condividete con me un cammino di rinascita,
di sincerità e umanità.
Un abbraccio e tanti auguri.
federico e fidelia
venerdì 22 aprile 2011
Rio de Janeiro: una Pasqua difficile
L’uomo è un animale difficile da capire, giustifica l’uccidere e si organizza per uccidere.
di Mauro Furlan
Cari amici,
ho lasciato passare un po’ di tempo prima di scrivere perché è successo qualcosa difficile da capire ed accettare.
Il giorno sette di aprile, alle otto di mattina, un giovane di 23 anni è entrato nella scuola che aveva frequentato, a Realengo, periferia di Rio de Janeiro, e con la scusa di ritirare il documento con i voti degli anni scolastici è salito al primo piano della scuola. E’ entrato in due classi, ha sparato con due pistole, ha ucciso 12 alunni di 13-14 anni e feriti altri 20. Ragazze, in maggioranza.
Un poliziotto è intervenuto ferendolo e subito il giovane si è ucciso.
Dentro di me ho sentito un dolore grande.
Uccidere dei ragazzi è assurdo, illogico, nulla può motivare un accanimento verso tale fascia di età. Chi convive con loro come educatore o professore, sa quanta bellezza e carica vitale porta con sé questa fase adolescenziale della vita.
Di stragi dentro alle scuole si sentiva parlare di paesi lontani ed evoluti (Stati Uniti). Adesso questo fatto orribile è accaduto vicino a me e l’ho vissuto come se in quella scuola ci fosse mio figlio di 14 anni.
Le indagini hanno messo a nudo come il giovane avesse una storia di problemi psicologici (madre schizofrenica), difficoltà di relazione e in quella scuola era stato vittima di bullismo. Lui ha lasciato vari messaggi, molto sconnessi, per spiegare il suo gesto, mescolando sofferenza patita, rabbia contro un mondo malvagio, bisogno di fare un gesto eclatante ispirato all’ attentato dell’11 di settembre.
Resta inconcepibile il motivo che porta a scegliere una scuola come luogo per comunicare il proprio dramma o la propria follia, e come vittime innocenti e sacrificali dei ragazzi di 13-14 anni.
La televisione e la radio hanno presentato l’argomento con forte carica emotiva, infiniti dettagli, sfruttando al massimo l’ evento e facendo pure qualche gaff dovuta al voler spiegare in fretta l’ accaduto.
Adesso la vita in quella scuola sta tornando lentamente alla normalità. Le classi dove è stato compiuto il massacro diventeranno museo. Gli psicologi stanno aiutano i ragazzi che hanno vissuto il dramma a recuperare. Si fanno attività varie per elaborare il lutto e andare avanti.
L’ episodio drammatico ha sollevato due grosse riflessioni.
La prima riguarda la quantità di armi in circolazione.
Il giovane ha comprato illegalmente pistole e proiettili e forse ha imparato a sparare guardando internet. Alcuni movimenti e alcuni politici vogliono fare un nuovo referendum per proibire la vendita delle armi. Quello che sicuramente si farà è un’ altra campagna affinché la gente che tiene armi illegali in casa le consegni: in cambio avranno del denaro.
I vari movimenti a favore del disarmo dicono apertamente che le armi usate normalmente per compiere atti criminali sono tutte rubate a persone che le avevano regolarmente comprate per uso personale.
La seconda riflessione riguarda il bullismo, fenomeno diffusissimo in Brasile. Gli esperti sono intervenuti per aiutare a individuare e riconoscere i segnali della presenza di atti di bullismo e le difficoltà di relazione tra ragazzi.
Per vigilare e prevenire si stanno istallando telecamere nelle scuole e si assumono delle guardie, pensando che ciò possa aumentare il senso di sicurezza delle istituzioni.
Io riconosco che la quantità di armi in circolazione è grandissima. Moltissime sono illegali. E’ impressionante la quantità di crimini compiuti con uso di armi e che hanno per effetto la morte di persone. Il Brasile è un paese violentissimo. Acquistare illegalmente un’ arma è facile e assoldare un killer di professione non costa molto.
Ma anche questa riflessione mi sembra non sia sufficiente per lasciarmi la coscienza tranquilla e proseguire.
Mi sembra che manchi una riflessione più profonda su questa società che fa della morte uno spettacolo, che coltiva la solitudine, che condanna un individuo come pazzo ma non fa un’ autocritica. Non si parla di ingiustizia, di disuguaglianza, di esclusione, di gestione del potere. Un animale rabbioso come questo non nasce in un giorno e non nasce da solo.
La vita continua, tutto è tornato alla normalità, le pagine dei giornali e la tv ne parlano sempre meno. Resta un fatto di cronaca. Ma un fatto così terribile rimane dentro, crea fantasmi e nuovi mostri se non lo si decodifica e lo si elabora in modo collettivo.
Questa Pasqua è dura da vivere. Ogni Pasqua è dura da vivere se si pensa che Gesù è vittima di un assassinio organizzato dallo stato romano assieme ai responsabili dello stato ebraico.
L’uomo è un animale difficile da capire, giustifica l’uccidere e si organizza per uccidere.
Buona Pasqua da Rio de Janeiro!
Mauro Milse, Rafael e Matteo
di Mauro Furlan
Cari amici,
ho lasciato passare un po’ di tempo prima di scrivere perché è successo qualcosa difficile da capire ed accettare.
Il giorno sette di aprile, alle otto di mattina, un giovane di 23 anni è entrato nella scuola che aveva frequentato, a Realengo, periferia di Rio de Janeiro, e con la scusa di ritirare il documento con i voti degli anni scolastici è salito al primo piano della scuola. E’ entrato in due classi, ha sparato con due pistole, ha ucciso 12 alunni di 13-14 anni e feriti altri 20. Ragazze, in maggioranza.
Un poliziotto è intervenuto ferendolo e subito il giovane si è ucciso.
Dentro di me ho sentito un dolore grande.
Uccidere dei ragazzi è assurdo, illogico, nulla può motivare un accanimento verso tale fascia di età. Chi convive con loro come educatore o professore, sa quanta bellezza e carica vitale porta con sé questa fase adolescenziale della vita.
Di stragi dentro alle scuole si sentiva parlare di paesi lontani ed evoluti (Stati Uniti). Adesso questo fatto orribile è accaduto vicino a me e l’ho vissuto come se in quella scuola ci fosse mio figlio di 14 anni.
Le indagini hanno messo a nudo come il giovane avesse una storia di problemi psicologici (madre schizofrenica), difficoltà di relazione e in quella scuola era stato vittima di bullismo. Lui ha lasciato vari messaggi, molto sconnessi, per spiegare il suo gesto, mescolando sofferenza patita, rabbia contro un mondo malvagio, bisogno di fare un gesto eclatante ispirato all’ attentato dell’11 di settembre.
Resta inconcepibile il motivo che porta a scegliere una scuola come luogo per comunicare il proprio dramma o la propria follia, e come vittime innocenti e sacrificali dei ragazzi di 13-14 anni.
La televisione e la radio hanno presentato l’argomento con forte carica emotiva, infiniti dettagli, sfruttando al massimo l’ evento e facendo pure qualche gaff dovuta al voler spiegare in fretta l’ accaduto.
Adesso la vita in quella scuola sta tornando lentamente alla normalità. Le classi dove è stato compiuto il massacro diventeranno museo. Gli psicologi stanno aiutano i ragazzi che hanno vissuto il dramma a recuperare. Si fanno attività varie per elaborare il lutto e andare avanti.
L’ episodio drammatico ha sollevato due grosse riflessioni.
La prima riguarda la quantità di armi in circolazione.
Il giovane ha comprato illegalmente pistole e proiettili e forse ha imparato a sparare guardando internet. Alcuni movimenti e alcuni politici vogliono fare un nuovo referendum per proibire la vendita delle armi. Quello che sicuramente si farà è un’ altra campagna affinché la gente che tiene armi illegali in casa le consegni: in cambio avranno del denaro.
I vari movimenti a favore del disarmo dicono apertamente che le armi usate normalmente per compiere atti criminali sono tutte rubate a persone che le avevano regolarmente comprate per uso personale.
La seconda riflessione riguarda il bullismo, fenomeno diffusissimo in Brasile. Gli esperti sono intervenuti per aiutare a individuare e riconoscere i segnali della presenza di atti di bullismo e le difficoltà di relazione tra ragazzi.
Per vigilare e prevenire si stanno istallando telecamere nelle scuole e si assumono delle guardie, pensando che ciò possa aumentare il senso di sicurezza delle istituzioni.
Io riconosco che la quantità di armi in circolazione è grandissima. Moltissime sono illegali. E’ impressionante la quantità di crimini compiuti con uso di armi e che hanno per effetto la morte di persone. Il Brasile è un paese violentissimo. Acquistare illegalmente un’ arma è facile e assoldare un killer di professione non costa molto.
Ma anche questa riflessione mi sembra non sia sufficiente per lasciarmi la coscienza tranquilla e proseguire.
Mi sembra che manchi una riflessione più profonda su questa società che fa della morte uno spettacolo, che coltiva la solitudine, che condanna un individuo come pazzo ma non fa un’ autocritica. Non si parla di ingiustizia, di disuguaglianza, di esclusione, di gestione del potere. Un animale rabbioso come questo non nasce in un giorno e non nasce da solo.
La vita continua, tutto è tornato alla normalità, le pagine dei giornali e la tv ne parlano sempre meno. Resta un fatto di cronaca. Ma un fatto così terribile rimane dentro, crea fantasmi e nuovi mostri se non lo si decodifica e lo si elabora in modo collettivo.
Questa Pasqua è dura da vivere. Ogni Pasqua è dura da vivere se si pensa che Gesù è vittima di un assassinio organizzato dallo stato romano assieme ai responsabili dello stato ebraico.
L’uomo è un animale difficile da capire, giustifica l’uccidere e si organizza per uccidere.
Buona Pasqua da Rio de Janeiro!
Mauro Milse, Rafael e Matteo
mercoledì 20 aprile 2011
L'autonomia dello straniero
di Federico Bollettin
(pubblicato su Il Mattino di Padova di oggi)
Con il corpo e le braccia sono qui, dentro le nostre fabbriche, lungo le strade. Ma con la testa sono ancora lì, nei loro Paesi d'origine. Ecco perchè - secondo Mandoyan Bamba, mediatrice culturale nel comune di Padova e scrittrice - molti immigrati che vivono in Italia non riescono ancora ad affermarsi a livello professionale, o comunque non riescono a realizzarsi come uomini e come donne.
Nata in Costa d'Avorio ma da vent'anni in Italia, Mandoyan non possiamo definirla africana. E neppure italiana. E' semplicemente lei. Pelle nera per gioco, mi prende in contropiede quando, ascoltandola con interesse, realizzo che la sua proprietà di linguaggio supera largamente la mia, così arrivo a chiederle il significato di alcuni vocaboli italiani. Anche il nome delle pietre e i cristalli che usa per fare reiki. E i tarocchi. Una miniera insomma di energia, di conoscenze, di inaspettate ricchezze al solito bianco prevenuto.
Nella nostra multietnica città non le manca lavoro. Come un angelo entra nelle scuole, a stretto contatto con bambini e ragazzi, favorendo il dialogo e accorciando le distanze che separano le differenze.
Le sue radici sono piantate qui. La sua testa e il suo cuore sono nel luogo dove vive ogni giorno. Lo racconta brillantemente nel suo libro E' tutto un gioco. Cronistoria di un risveglio (Altro Mondo editore).
"La strada verso l'autonomia è lunga, e in salita" scrive Mandoyan. Non si vergogna di criticare i comportamenti di molti suoi conterranei che incarnano una mentalità vecchia, "la mentalità secondo la quale – continua – la tua vita non appartiene a te: appartiene agli avi, ai genitori, al clan, a Dio, a tutto, a tutti, tranne che a te." Una nuova forma di schiavitù per molti immigrati che, oltre alle difficoltà legate all'integrazione, devono fare i conti con le pressioni dei loro innumerevoli familiari di laggiù. Chiedono soldi principalmente, inventando nuovi bisogni. Un legame economico-mentale-emotivo che crea dipendenza, e alla fine molta frustrazione. E se non deciderà di prendere in mano la propria vita, l'immigrato (e i suoi figli) rimarrà "lo straniero" in eterno, non solo qui ma anche nella terra da dove è scappato.
(*Mandoyan Bamba presenterà il suo libro il 28 aprile alle ore 18 presso il Circolo Culturale Cameroes ad Altichiero, Padova)
lunedì 18 aprile 2011
Un dettaglio che sfugge alla Lega Nord!
"Maroni, Calderoli e Borghezio hanno detto e ripetuto, nei giorni scorsi, che vogliono l’Italia fuori dall’Unione Europea.
Forse non hanno considerato che, in quel modo... diventiamo tutti extracomunitari!"
Pietro Ichino
Forse non hanno considerato che, in quel modo... diventiamo tutti extracomunitari!"
Pietro Ichino
domenica 17 aprile 2011
Aprimi fratello
Ho bussato alla tua porta
ho bussato al tuo cuore
per avere un letto
per avere del fuoco
perché mai respingermi?
Aprimi fratello!
Perché domandarmi
se sono dell'Africa
se sono dell'America
se sono dell'Asia
se sono dell'Europa?
Aprimi fratello!
Perché domandarmi
quant'è lungo il mio naso
quant'è spessa la mia bocca
di che colore ho la pelle
che nome hanno i miei dei?
Aprimi fratello!
Io non sono nero
io non sono rosso
io non sono giallo
io non sono bianco
non sono altro che un uomo.
Aprimi fratello!
Aprimi la porta
aprimi il tuo cuore
perché sono un uomo
l'uomo di tutti i tempi
l'uomo di tutti i cieli
l'uomo che ti somiglia!
Rene Philombe
ho bussato al tuo cuore
per avere un letto
per avere del fuoco
perché mai respingermi?
Aprimi fratello!
Perché domandarmi
se sono dell'Africa
se sono dell'America
se sono dell'Asia
se sono dell'Europa?
Aprimi fratello!
Perché domandarmi
quant'è lungo il mio naso
quant'è spessa la mia bocca
di che colore ho la pelle
che nome hanno i miei dei?
Aprimi fratello!
Io non sono nero
io non sono rosso
io non sono giallo
io non sono bianco
non sono altro che un uomo.
Aprimi fratello!
Aprimi la porta
aprimi il tuo cuore
perché sono un uomo
l'uomo di tutti i tempi
l'uomo di tutti i cieli
l'uomo che ti somiglia!
Rene Philombe
sabato 16 aprile 2011
"Restiamo umani"
Ciao Vittorio,
"restiamo umani" era la tua esortazione alla fine di ogni
messaggio.
Restiamolo, anche di fronte alla tua fine così crudele e
ingiusta.
Vittorio Arrigoni è stato ucciso a Gaza, a trentasei anni, poche ore dopo
il suo sequestro.
Uomo di pace e giornalista coraggioso, aveva scelto di
vivere a Gaza e di raccontare giorno per giorno la lotta per la
sopravvivenza dei palestinesi rinchiusi nell' assedio.
Lunedì 18 aprile, in occasione dell' ultima serata del cineforum dedicato
alla Palestina, lo ricorderemo insieme.
Alle ore 20.45, Fronte del Porto, proiezione di "Vietato sognare" di
Barbara Cupisti. Sarà con noi la regista del film.
http://www.zoes.it/it/content/blog/ciao-vittorio
"restiamo umani" era la tua esortazione alla fine di ogni
messaggio.
Restiamolo, anche di fronte alla tua fine così crudele e
ingiusta.
Vittorio Arrigoni è stato ucciso a Gaza, a trentasei anni, poche ore dopo
il suo sequestro.
Uomo di pace e giornalista coraggioso, aveva scelto di
vivere a Gaza e di raccontare giorno per giorno la lotta per la
sopravvivenza dei palestinesi rinchiusi nell' assedio.
Lunedì 18 aprile, in occasione dell' ultima serata del cineforum dedicato
alla Palestina, lo ricorderemo insieme.
Alle ore 20.45, Fronte del Porto, proiezione di "Vietato sognare" di
Barbara Cupisti. Sarà con noi la regista del film.
http://www.zoes.it/it/content/blog/ciao-vittorio
lunedì 11 aprile 2011
Ultimissime dalla Costa d'Avorio
ABIDJAN - Il presidente uscente della Costa D'Avorio Laurent Gbagbo è stato arrestato dalle forze del capo di stato Alassane Ouattara e condotto, insieme alla moglie Simone e al figlio, al Golf Hotel, quartier generale del presidente riconosciuto dalla comunità internazionale. Lo ha precisato l'ambasciatore francese ad Abidjan, Jean-Marc Simon... (leggi tutto)
Un altro esempio di popolo coraggioso, responsabile della propria sovranità.
Auguri al presidente eletto Ouattara!
Un altro esempio di popolo coraggioso, responsabile della propria sovranità.
Auguri al presidente eletto Ouattara!
Amore negato
Un lamento di donna, appena lasciata da un giovane prete.
Lui fragile, confuso, impaurito dall'amore, obbediente alle indicazioni dei superiori a non sporcarsi le mani con l'amore carnale.
Lei triste, ferita, delusa, in cerca di un senso...
E' successo
...che lui ha scelto se stesso e la maledetta istituzione lasciando andare me
E' successo che ancora una volta ho toccato con mano che il bene non vince su tutto
E' successo che ho in bocca il sapore amaro dell'egoismo e dell'ipocrisia
E' successo che mi sono illusa e delusa
E' successo che sono così triste e sconsolata da non vedere una via d'uscita
E' successo che la ragione mi sta abbandonando.
Ciao Federico.
Lui fragile, confuso, impaurito dall'amore, obbediente alle indicazioni dei superiori a non sporcarsi le mani con l'amore carnale.
Lei triste, ferita, delusa, in cerca di un senso...
E' successo
...che lui ha scelto se stesso e la maledetta istituzione lasciando andare me
E' successo che ancora una volta ho toccato con mano che il bene non vince su tutto
E' successo che ho in bocca il sapore amaro dell'egoismo e dell'ipocrisia
E' successo che mi sono illusa e delusa
E' successo che sono così triste e sconsolata da non vedere una via d'uscita
E' successo che la ragione mi sta abbandonando.
Ciao Federico.
domenica 10 aprile 2011
Domani avremo fame
Poesia di Joseph M. Tala (Camerun)
Domani
Avremo fame domani
Fame di un mondo
Che apra alla gioia ed alla condivisione
Avremo fame domani
Fame di amare
Fame di speranza
Fame di orgoglio
Fame di un mondo senza ambiguità.
Avremo fame domani
Della presenza di altri
Della presenza di tutti gli uomini
Di questa vita disabitata
Morsa dalla solitudine.
Avremo fame domani
Non di bassezze e di tristi vergogne
Avremo fame domani
Di tenerezza sbocciata
Lontano dal filo spinato della segregazione.
Avremo fame domani
Non di falsi amici dal cuore doppio
Non di cuori vigliacchi e volgarmente avidi
Disseccati dall’egoismo.
Avremo fame domani
Fame di guarire il mondo
Dalla sua trasudante miseria
Fame di combattere il male
Ed i suoi molti complici.
Avremo fame domani
Fame di preparare il mondo
Alla fastosa fortuna della Fraternità.
Fame di uno sforzo su noi stessi
Perché nasca l’Uomo
E rinasca il mondo
Fame perché sbocci la speranza
Di un mondo nuovo e stellato.
Avremo fame domani
Di quelle strade scoscese
Che portano alla città
Lontano dai rovi del disprezzo
Dell’odio
Del rancore.
Avremo fame domani
Di generosi costruttori di cittadelle
Che in luogo d’intonare
I canti tribali
Dell’odio e della razza
Faranno crescere
Fraternamente
Fianco a fianco
Malgrado le loro diversità
Tutte le razze
La gialla e la bianca e la nera
In una sinfonia
Di fraternità.
Avremo fame domani
Perché tutti gli uomini
Spezzando le loro catene
E facendo una catena
Conducano il mondo alla fonte della condivisione.
Joseph M. Tala
Domani
Avremo fame domani
Fame di un mondo
Che apra alla gioia ed alla condivisione
Avremo fame domani
Fame di amare
Fame di speranza
Fame di orgoglio
Fame di un mondo senza ambiguità.
Avremo fame domani
Della presenza di altri
Della presenza di tutti gli uomini
Di questa vita disabitata
Morsa dalla solitudine.
Avremo fame domani
Non di bassezze e di tristi vergogne
Avremo fame domani
Di tenerezza sbocciata
Lontano dal filo spinato della segregazione.
Avremo fame domani
Non di falsi amici dal cuore doppio
Non di cuori vigliacchi e volgarmente avidi
Disseccati dall’egoismo.
Avremo fame domani
Fame di guarire il mondo
Dalla sua trasudante miseria
Fame di combattere il male
Ed i suoi molti complici.
Avremo fame domani
Fame di preparare il mondo
Alla fastosa fortuna della Fraternità.
Fame di uno sforzo su noi stessi
Perché nasca l’Uomo
E rinasca il mondo
Fame perché sbocci la speranza
Di un mondo nuovo e stellato.
Avremo fame domani
Di quelle strade scoscese
Che portano alla città
Lontano dai rovi del disprezzo
Dell’odio
Del rancore.
Avremo fame domani
Di generosi costruttori di cittadelle
Che in luogo d’intonare
I canti tribali
Dell’odio e della razza
Faranno crescere
Fraternamente
Fianco a fianco
Malgrado le loro diversità
Tutte le razze
La gialla e la bianca e la nera
In una sinfonia
Di fraternità.
Avremo fame domani
Perché tutti gli uomini
Spezzando le loro catene
E facendo una catena
Conducano il mondo alla fonte della condivisione.
Joseph M. Tala
sabato 9 aprile 2011
Un'altra guerra per eliminare il dittatore
Costa D'Avorio
Ad Abidjan sono in corso ormai da dieci giorni violenti combattimenti tra le forze del presidente uscente Laurent Gbagbo e del Capo di Stato legittimo, Alassane Ouattara. La crisi politica in Costa d'Avorio rischia di sfociare in una vera e propria guerra civile tra i sostenitori di Gbagbo e di Ouattara; secondo i dati diffusi dall'Alto Commissariato dell'Onu per i rifugiati (Unhcr) almeno un milione di persone avrebbe lasciato Abidjan per timore delle violenze.
Gbagbo, autoproclamatosi vincitore delle presidenziali del 28 novembre scorso, non è stato riconosciuto dalla comunità internazionale: secondo i dati diffusi dalla Commissione elettorale infatti Ouattara era risultato vincitore con il 54% dei voti ma il Consiglio costituzionale, vicino al Presidente uscente, aveva invalidato numerose schede proclamando Gbabgo vincitore con il 51% delle preferenze.
Risorgere è lasciare andare
Come mi piace leggere il racconto della resurrezione di Lazzaro come un percorso di liberazione e auto-consapevolezza!
Marta e Maria aspettano invano l'intervento miracoloso di Gesù, ma ognuno di noi deve fare i conti con la morte, con la propria morte e quella di altri. I miracoli, quelli che creano discriminazione, non servono a salvarsi.
Gesù arriva solo per piangere, per essere e mostrarsi vero uomo.
E per farsi compagno nel dolore.
Un pianto che non è disperazione, ma sofferenza aperta alla vita, al futuro, alla libertà.
Quella pietra davanti al sepolcro è scomoda, ci fa sentire la puzza della morte. Gesù la vuole togliere per aprire la strada alla rinascita di Lazzaro.
Gli scheletri dentro l'armadio vengono lasciati andare, le ferite del passato e i vecchi rancori vengono serenamente accolti e lasciati andare.
Ecco come resuscitare le persone: lasciandole andare. Per la loro strada, lungo il sentiero faticoso della libertà, offrendo sempre la nostra amicizia.
Marta e Maria aspettano invano l'intervento miracoloso di Gesù, ma ognuno di noi deve fare i conti con la morte, con la propria morte e quella di altri. I miracoli, quelli che creano discriminazione, non servono a salvarsi.
Gesù arriva solo per piangere, per essere e mostrarsi vero uomo.
E per farsi compagno nel dolore.
Un pianto che non è disperazione, ma sofferenza aperta alla vita, al futuro, alla libertà.
Quella pietra davanti al sepolcro è scomoda, ci fa sentire la puzza della morte. Gesù la vuole togliere per aprire la strada alla rinascita di Lazzaro.
Gli scheletri dentro l'armadio vengono lasciati andare, le ferite del passato e i vecchi rancori vengono serenamente accolti e lasciati andare.
Ecco come resuscitare le persone: lasciandole andare. Per la loro strada, lungo il sentiero faticoso della libertà, offrendo sempre la nostra amicizia.
Ecco i referendum
Cerchiamo di diffondere a più persone questo documento per chiarire idee e scenari sui referendum abrogativi del 12-13-giugno 2011, che “pagheremo” a caro prezzo se non parteciperemo “attivamente”….
E' molto importante per me, per te, per i tuoi amici, per i tuoi figli e per i tuoi nipoti, presentarsi al referendum abrogativo del 12-13 giugno 2011. E' l'unico strumento, oltre alle elezioni, che ci fa sentire parte attiva di questo stato.
Il referendum avrà quattro quesiti, uno più importante dell'altro. Ve li elenco in maniera molto molto stringata.
Per ogni approfondimento andate qui: http://it.wikipedia.org/wiki/Referendum_abrogativi_del_2011_in_Italia
Primo quesito (Acqua)
Vuoi eliminare la legge che dà l'affidamento a soggetti privati o privati/pubblici la gestione del servizio idrico? SI
Secondo quesito (Acqua)
Vuoi eliminare la legge che consente al gestore di avere un profitto proprio sulla tariffa dell'acqua, indipendente da un reinvestimento per la riqualificazione della rete idrica? SI
Terzo quesito (Centrali Nucleari)
Vuoi eliminare la legge che permette la costruzione di centrali nucleari sul territorio italiano? SI
Quarto quesito (Legittimo Impedimento)
Vuoi eliminare la legge che permette al Presidente del Consiglio dei Ministri e ai Ministri di non comparire in udienza penale durante la loro carica? SI
Come per ogni referendum, non basterà che vincano i SI ma bisognerà raggiungere il quorum. 25 milioni di persone, il 50% degli aventi diritto, dovrà recarsi alle urne per rendere il referendum valido.
La verà unità di noi tutti per far valere i nostri diritti di cittadini, capaci di dare una forte risposta a leggi che remano contro di noi.
RICORDA: Condividi questo post con tutti i tuoi contatti, perchè questa volta abbiamo la possibilità di salvare il paese, gira la mail a tutti i tuoi contatti.
E' molto importante per me, per te, per i tuoi amici, per i tuoi figli e per i tuoi nipoti, presentarsi al referendum abrogativo del 12-13 giugno 2011. E' l'unico strumento, oltre alle elezioni, che ci fa sentire parte attiva di questo stato.
Il referendum avrà quattro quesiti, uno più importante dell'altro. Ve li elenco in maniera molto molto stringata.
Per ogni approfondimento andate qui: http://it.wikipedia.org/wiki/Referendum_abrogativi_del_2011_in_Italia
Primo quesito (Acqua)
Vuoi eliminare la legge che dà l'affidamento a soggetti privati o privati/pubblici la gestione del servizio idrico? SI
Secondo quesito (Acqua)
Vuoi eliminare la legge che consente al gestore di avere un profitto proprio sulla tariffa dell'acqua, indipendente da un reinvestimento per la riqualificazione della rete idrica? SI
Terzo quesito (Centrali Nucleari)
Vuoi eliminare la legge che permette la costruzione di centrali nucleari sul territorio italiano? SI
Quarto quesito (Legittimo Impedimento)
Vuoi eliminare la legge che permette al Presidente del Consiglio dei Ministri e ai Ministri di non comparire in udienza penale durante la loro carica? SI
Come per ogni referendum, non basterà che vincano i SI ma bisognerà raggiungere il quorum. 25 milioni di persone, il 50% degli aventi diritto, dovrà recarsi alle urne per rendere il referendum valido.
La verà unità di noi tutti per far valere i nostri diritti di cittadini, capaci di dare una forte risposta a leggi che remano contro di noi.
RICORDA: Condividi questo post con tutti i tuoi contatti, perchè questa volta abbiamo la possibilità di salvare il paese, gira la mail a tutti i tuoi contatti.
domenica 3 aprile 2011
Compassione, la più umana delle virtù
di Leonardo Boff
Tre avvenimenti terribili: il terremoto in Giappone, seguito da un devastante tsunami, la fuoriuscita deleteria di gas radioattivi dalla centrale nucleare colpita e gli smottamenti distruttori avvenuti nelle città montagnose intorno a Rio de Janeiro, hanno provocato in noi due tipi di reazioni: compassione e solidarietà.
Inizialmente irrompe la com-passione. La compassione tra le virtù umane è forse la più umana di tutte, perché non solamente ci apre all’altro, in quanto espressione di amore sofferente, ma all’altro reso vittima e umiliato. Poco importa l’ideologia, la religione, lo status sociale e culturale delle persone. La compassione annulla questa differenza e fa stendere la mano alle vittime. Rimanere cinicamente indifferenti, indica una suprema disumanità che ci trasforma in nemici della nostra stessa umanità. Davanti alla disgrazia dell’altro non si può che diventare come il samaritano misericordioso della parabola biblica.
La com-passione implica, assume la passione dell’altro. Significa trasferirsi nelle vesti dell’altro per stare insieme a lui, per soffrire con lui, per piangere con lui, per sentire con lui il lacerarsi del cuore. Magari non abbiamo niente da dargli e perfino le parole ci muoiono in gola. Ma l’importante è essere con lui e non permettere mai che possa soffrire da solo. Anche se stiamo a migliaia di chilometri di distanza dai nostri fratelli giapponesi o accanto ai nostri vicini delle città intorno a Rio, la loro sofferenza è la nostra sofferenza, la loro disperazione è la nostra disperazione, il grido lancinante lanciato al cielo che chiede: “perché, Dio mio, perché?” è il nostro grido lancinante. E dividiamo lo stesso dolore per non ricevere nessuna spiegazione plausibile. E anche se questa esistesse, non sarebbe in grado di disfare la devastazione, non riuscirebbe a ricostruire le case distrutte né potrebbe resuscitare i familiari morti, specialmente i bambini innocenti.
La compassione ha un che di singolare: non esige nessuna riflessione previa, né argomenti che le diano un fondamento. Essa semplicemente si impone perché siamo essenzialmente esseri compassionevoli. La compassione nega di per sé la nozione del biologo Richard Dawkins sul “gene egoista”. O il presupposto di Charles Darwin che vuole la competizione e il trionfo del più forte come reggenti dell’evoluzione. Al contrario, non esistono geni solitari, ma tutti sono inter-retro-connessi e noi umani siamo tessuti in infinite tele di relazioni che ci trasformano in esseri di cooperazione e solidarietà. Un numero sempre crescente di scienziati provenienti dalla meccanica quantica, dall’astrofisica e dalla bio-antropologia sostengono la tesi che la legge suprema del processo cosmo-genico è l’intrecciarsi di tutti con tutti e non la competizione escludente. Il sottile equilibrio della Terra, considerata come un super organismo che si auto regola, richiede la cooperazione di un infinito numero di fattori che interagiscono vicendevolmente, con le energie dell’universo, con l’atmosfera, con la biosfera e con lo stesso sistema-Terra. Questa cooperazione è responsabile del suo equilibrio, adesso perturbato dall’eccessiva pressione che la nostra società consumista, esageratamente dispendiosa, esercita su ogni ecosistema e che si manifesta nella crisi ecologica generalizzata.
Nella compassione avviene l’incontro di tutte le religioni, dell’oriente e dell’occidente, di tutte le etiche, di tutte le filosofie e di tutte le culture. Al centro c’è la dignità e l’autorità di chi soffre, che provoca in noi la compassione attiva.
La seconda reazione, affine alla compassione, è la solidarietà. Essa ubbidisce alla stessa logica. Andiamo incontro all’altro per salvargli la vita, portargli acqua, alimento, accoglienza e specialmente calore umano. Sappiamo dall’antropogenesi che ci siamo resi umani quando abbiamo superato la fase della ricerca individuale dei mezzi di sussistenza ed abbiamo cominciato a cercarli collettivamente e a distribuirli, cooperando, tra tutti. Quello che ci ha umanizzato ieri, ci umanizzerà oggi. Per questo è cosi commovente assistere a come tanti si mobilitano in ogni luogo per aiutare le vittime e, per mezzo della solidarietà, danno loro ciò di cui necessitano, soprattutto la speranza di che, nonostante la disgrazia, vivere vale ancora la pena.
Leonardo Boff
(leggi l'articolo originale in portoghese http://amaivos.uol.com.br/amaivos09/noticia/noticia.asp?cod_noticia=17456&cod_canal=85)
Tre avvenimenti terribili: il terremoto in Giappone, seguito da un devastante tsunami, la fuoriuscita deleteria di gas radioattivi dalla centrale nucleare colpita e gli smottamenti distruttori avvenuti nelle città montagnose intorno a Rio de Janeiro, hanno provocato in noi due tipi di reazioni: compassione e solidarietà.
Inizialmente irrompe la com-passione. La compassione tra le virtù umane è forse la più umana di tutte, perché non solamente ci apre all’altro, in quanto espressione di amore sofferente, ma all’altro reso vittima e umiliato. Poco importa l’ideologia, la religione, lo status sociale e culturale delle persone. La compassione annulla questa differenza e fa stendere la mano alle vittime. Rimanere cinicamente indifferenti, indica una suprema disumanità che ci trasforma in nemici della nostra stessa umanità. Davanti alla disgrazia dell’altro non si può che diventare come il samaritano misericordioso della parabola biblica.
La com-passione implica, assume la passione dell’altro. Significa trasferirsi nelle vesti dell’altro per stare insieme a lui, per soffrire con lui, per piangere con lui, per sentire con lui il lacerarsi del cuore. Magari non abbiamo niente da dargli e perfino le parole ci muoiono in gola. Ma l’importante è essere con lui e non permettere mai che possa soffrire da solo. Anche se stiamo a migliaia di chilometri di distanza dai nostri fratelli giapponesi o accanto ai nostri vicini delle città intorno a Rio, la loro sofferenza è la nostra sofferenza, la loro disperazione è la nostra disperazione, il grido lancinante lanciato al cielo che chiede: “perché, Dio mio, perché?” è il nostro grido lancinante. E dividiamo lo stesso dolore per non ricevere nessuna spiegazione plausibile. E anche se questa esistesse, non sarebbe in grado di disfare la devastazione, non riuscirebbe a ricostruire le case distrutte né potrebbe resuscitare i familiari morti, specialmente i bambini innocenti.
La compassione ha un che di singolare: non esige nessuna riflessione previa, né argomenti che le diano un fondamento. Essa semplicemente si impone perché siamo essenzialmente esseri compassionevoli. La compassione nega di per sé la nozione del biologo Richard Dawkins sul “gene egoista”. O il presupposto di Charles Darwin che vuole la competizione e il trionfo del più forte come reggenti dell’evoluzione. Al contrario, non esistono geni solitari, ma tutti sono inter-retro-connessi e noi umani siamo tessuti in infinite tele di relazioni che ci trasformano in esseri di cooperazione e solidarietà. Un numero sempre crescente di scienziati provenienti dalla meccanica quantica, dall’astrofisica e dalla bio-antropologia sostengono la tesi che la legge suprema del processo cosmo-genico è l’intrecciarsi di tutti con tutti e non la competizione escludente. Il sottile equilibrio della Terra, considerata come un super organismo che si auto regola, richiede la cooperazione di un infinito numero di fattori che interagiscono vicendevolmente, con le energie dell’universo, con l’atmosfera, con la biosfera e con lo stesso sistema-Terra. Questa cooperazione è responsabile del suo equilibrio, adesso perturbato dall’eccessiva pressione che la nostra società consumista, esageratamente dispendiosa, esercita su ogni ecosistema e che si manifesta nella crisi ecologica generalizzata.
Nella compassione avviene l’incontro di tutte le religioni, dell’oriente e dell’occidente, di tutte le etiche, di tutte le filosofie e di tutte le culture. Al centro c’è la dignità e l’autorità di chi soffre, che provoca in noi la compassione attiva.
La seconda reazione, affine alla compassione, è la solidarietà. Essa ubbidisce alla stessa logica. Andiamo incontro all’altro per salvargli la vita, portargli acqua, alimento, accoglienza e specialmente calore umano. Sappiamo dall’antropogenesi che ci siamo resi umani quando abbiamo superato la fase della ricerca individuale dei mezzi di sussistenza ed abbiamo cominciato a cercarli collettivamente e a distribuirli, cooperando, tra tutti. Quello che ci ha umanizzato ieri, ci umanizzerà oggi. Per questo è cosi commovente assistere a come tanti si mobilitano in ogni luogo per aiutare le vittime e, per mezzo della solidarietà, danno loro ciò di cui necessitano, soprattutto la speranza di che, nonostante la disgrazia, vivere vale ancora la pena.
Leonardo Boff
(leggi l'articolo originale in portoghese http://amaivos.uol.com.br/amaivos09/noticia/noticia.asp?cod_noticia=17456&cod_canal=85)
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