martedì 28 agosto 2012

Tornati dalle ferie estive pensiamo già a quelle di natale...

"Che ne è di una persona che non fa che desiderare la fine della settimana? O che tutto quello che vogliamo è arrivare alle cinque del pomeriggio?
Quando cominciamo ogni giornata pensando a che punto siamo della settimana, contando i giorni che mancano per arrivare al venerdì, al weekend, alle ferie, in realtà affrettiamo la venuta della morte, desiderando che la nostra vita passi più rapidamente davanti ai nostri occhi, desiderando che tutto sia passato. Non sarà una specie di lento suicidio?"

Derek Rasmussen

Il rientro in fabbrica, dopo la pausa estiva, è pieno di bei ricordi, di volti abbronzati, di braccialetti etnici e di qualche nuova storiella sentimentale. Ma quanto dura?
Ben poco.
Dopo qualche giorno il pensiero vola già alle prossime ferie, al prossimo viaggio. Mario forse andrà in Sicilia, Luca forse ritornerà in Croazia con la famiglia, Giuseppe quasi sicuramente resterà a casa, chiuso dentro il salotto, con il condizionatore e la tv accesi.
E intanto il tempo ci passa sopra, davanti, sotto gli occhi.
Per tutti, non solo per l'operaio!


domenica 26 agosto 2012

Ambiente contro Lavoro?


Un contributo di Gianni Alioti 
(tratto da "L’ipocrisia di chi sta sempre con la ragione e mai col torto. Terza parte)"

Si è molto parlato e scritto - questa estate - sugli operai
dell’Ilva. Se hanno o no coscienza della nocività causata dal loro
lavoro. Su cosa e quanto fanno a tutela della salute dei tarantini.
Una cosa è certa. Non è giusto colpevolizzarli per l’inquinamento. 
Come tutti i “salariati” anche i lavoratori di Ilva soffrono dell’innegabile 
debolezza della loro posizione.
Devono scegliere tra disoccupazione e accettazione del rischio. Anzi
nel caso di Taranto, molti di loro, vivono il rischio ambientale due
volte, sul posto di lavoro e fuori.


Il bisogno “mediatico” di semplificare ha generato facili
estremismi. Ambiente contro Lavoro. Nero e Bianco. On - Off. 
Eppure non tutti gli ambientalisti sono degli irresponsabili che vogliono
mandare in mezzo alla strada diciottomila lavoratori e le loro
famiglie. E gli operai non sono dei pazzi che vogliono avvelenare la
loro città per mantenere il proprio lavoro. Il bisogno di
semplificare ha, però, creato contrapposizioni. Nell’uno o
nell’altro senso, si prospettano soluzioni solo drastiche. Chiusura
o mantenimento dell’esistente. Con qualche “rattoppo”.


Non c’è mai stato invece, come in questo caso, la necessità di
rifiutare le semplificazioni. E tener conto della complessità.
Tracciando una linea di frattura e di discontinuità con il passato.
A partire dalle relazioni industriali in Ilva, come sostenuto da
Mimmo Panarelli.


Immaginare oggi un futuro per Taranto, ambientalmente, economicamente 
e socialmente sostenibile, significa immaginare una nuova modalità
di produrre acciaio. Con le migliori tecnologie disponibili. Con la
partecipazione dei lavoratori e il controllo della città. Con una
transizione verso il superamento di cokerie e agglomerato (eliminando
alla fonte benzene, benzo(a)pirene, diossine e idrocarburi
policiclici aromatici). Attraverso impianti di riduzione diretta del
minerale di ferro. Coprendo i parchi minerali. Rimodulando le
produzioni. Mantenendo a fine campagna gli attuali altoforni e
sostituendoli gradualmente con i nuovi impianti.


Antonio Pennacchi, un ex-operaio, oggi scrittore di successo, ha
detto con una punta d’ironia che: «Non si può sognare un mondo
verde, senza fabbriche, nel quale ci si sposta con la sola
bicicletta. Perché anche per la bicicletta ci vuole l'acciaio».

mercoledì 22 agosto 2012

Il mondo in una fabbrica

Dopo qualche mese di silenzio... ritorno sulla rete con un'idea.
Come sapete, sto lavorando come operaio e come sindacalista in una delle fabbriche metalmeccaniche più grandi del Nordest italiano.
Incontro persone e ascolto le loro storie, così sto aprendo gli occhi sul mondo del lavoro. In crisi.
Rifletto sugli altri e rifletto su me stesso, perchè sto vivendo in prima persona la difficile condizione dell'operaio, penalizzato dal punto di vista economico e in continua lotta contro tutto e tutti.

Vorrei condividere con voi la vita della fabbrica. Non quella degli anni '60. Non quella in Germania o in Cina. La vita della fabbrica, oggi e qui. Sapendo che ormai il mondo è entrato dentro le fabbriche, e che è troppo pesante da portare in spalla!

Attendo vostri spunti di riflessione, contributi esperienziali e domande. Il mondo della fabbrica, con le sue regole e il suo linguaggio, ultimamente riempie le pagine dei giornali ma per molti è ancora un mondo troppo lontano...