sabato 27 febbraio 2010

DENARO: EPIFANIA DI UN DIO PAGANO



UNA RIFLESSIONE SUL RAPPORTO DIO-DENARO

Dio e il denaro, secondo il vangelo, non dovrebbero andare insieme, anzi dovrebbero contrapporsi fortemente. "Difficilmente un ricco entrera' nel regno di Dio!" In Nigeria, sono invece le due parole piu' pronunciate e quelle piu' strettamente collegate: se i tuoi affari vanno bene, significa che Dio e' con te, che Dio ti ha benedetto. Non importa come ti sei procurato quei soldi, l'importante e' averli e mostrarli. Se la chiesa che frequenti ha le strutture piu' imponenti ed efficenti, significa che ha ricevuto maggior potere da Dio. Esistono infatti molte chiese di ispirazione "cristiana", da quella cattolica a quella anglicana, da quella luterana a quella battista, fino a moltiplicarsi nelle varie chiese pentecostali. L'unica cosa positiva: il messaggio di Gesu' non e' monopolio della chiesa cattolica romana. Per il resto tanta confusione, interessi personali, storpiature del messaggio biblico, poverta' culturale. All'estremo bisogno di spiritualita', insito nella cultura tradizionale africana, vengono offerte soluzioni inquinate dal materialismo occidentale. La forma, l'apparenza, diventano piu' importanti della sostanza, degli atteggiamenti. In questo modo il denaro e' diventato l'epifania di Dio, la sua manifestazione per eccellenza.

Questa stonatura, presente in tutto il mondo, risalta maggiormente in un Paese dove frasi come "Dio e' buono" o "la volonta' di Dio e' la cosa migliore" sono impresse sui finestrini delle auto, sulle insegne pubblicitarie, sui biglietti da visita, ecc... Alla fine di ogni film nigeriano compare la scritta "To God be the glory" (A Dio la gloria), dentro il testo di ogni canzone il ritornello "Thank God" (Grazie a Dio).
Il troppo storpia, dal mio punto di vista. Basta mettere il nome di Dio e automaticamente quella cosa diventa giusta e giustificabile. Peccato antico, vizio moderno. Su questo concetto il marketing ci campa! Mi ricorda il mafioso seduto nei primi banchi di una chiesa, il politico razzista che difende il crocifisso, il religioso che intasca soldi a suon di benedizioni.

Ho come la sensazione che noi, "civilta' sviluppata", abbiamo esportato nei cosiddetti "Paesi Sottosviluppati" (distinzione diabolicamente inventata da noi!) i nostri peggiori difetti.

mercoledì 24 febbraio 2010

PULIZIA ETICA



E' TORNATO

Il presidente della Nigeria, Umaru Yar'Adua, assente dal Paese da circa tre mesi per motivi di salute, e' ritornato proprio ieri sera ad Abujia.
Secondo alcune fonti e secondo l'opinione della gente, e' ritornato per rimuovere i ministri troppo corrotti, per fare pulizia in uno Stato dove i soldi sono mal distribuiti. Molti lo amano, si sta impegnando a costruire strade, creare sicurezza ed aumentare il salario degli operai. Ma che cosa puo' fare un uomo onesto circondato da uomini assetati di denaro?

lunedì 22 febbraio 2010

ABUJIA (seconda parte)

1. I CENTRI COMMERCIALI in Nigeria si chiamano Plaza.
L'amico MD (Mohammed) che in questi giorni mi ha accompagnato a visitare Abujia, di giorno e di notte, ci tiene a mostrarmi con fierezza l'ultimo centro commerciale, con scala mobile. Deve ancora essere completato, ma alcuni negozi hanno gia' allestito le vetrine. Noto alcune insegne che attestano la presenza di prodotti made in Italy. "Bellisima" (con una esse) aprira' prossimamente. Noi italiani siamo conosciuti per le scarpe, gli occhiali da sole, e la qualita' dell'abbigliamento. Tutto qua? Non manca niente: sale gioco per bambini, sale cinematografiche, fast food, due limusine parcheggiate all'esterno.

2. CONDIZIONATORI E TV sono assolutamente presenti nelle stanze di qualsiasi hotel, sono il business mai in crisi. Oggi non vedevo l'ora di uscire al caldo umido, piuttosto che soffrire il freddo esagerato del condizionatore, acceso 24 ore su 24. Sono proprio cosi' strano? Esistono poi due canali: Africa Magic Plus, che proietta continuamente film nigeriani, e CNN che racconta di realta' extraterritoriali.

3. UN QUOTIDIANO di Abujia, "The Nation", riportava l'altro giorno un editoriale sulla figura di Nelson Mandela, quale leader politico non abbastanza imitato dalle nuove leader ship africane. Il senso del sacrificio che caratterizzo' la sua vita e la sua attivita' politica, sembra assente negli attuali presidenti.

4. I GHETTI all'entrata della citta', sono abitati anche da studenti dell'universita' che non possono permettersi sistemazioni migliori. Varie etnie convivono pacificamente. E' ancora forte il senso di appartenenza alla propria tribu', e cio' rende affascinante la bellezza delle diversita'.

sabato 20 febbraio 2010

ABUJIA


CAPITALE DELLA NIGERIA

Da circa 20 anni la capitale della Nigeria e' stata trasferita da Lagos ad Abujia, cosi' come e' accaduto per molti stati africani. La sede del presidente, i ministeri, gli uffici amministrativi necessitano di un luogo piu' sicuro e decoroso della citta' piu' popolosa, spesso collocata sulla costa, luogo di commercio e di criminalita'.

L'attuale presidente della Repubblica Federale della Nigeria e' Alhaji Umaru Musa Yar'Adua, di etnia hausa e di religione musulmana. Gli hausa sono persone molto tranquille, semplici, disponibili e accoglienti. I lineamenti del volto sono sottili, e la statura longilinea.

La moschea centrale (nella foto) si riempie al venerdi' per la grande preghiera. Anche il presidente vi partecipa, salvo imprevisti. Sono stato richiamato per aver scattato una foto, cosi' come in altre occasioni. Io che vorrei mostrare in Italia le bellezze dell'Africa... Non siete stanchi di vedere i volti sofferenti o i corpi scheletrici di bambini africani?

La permanenza ad Abujia sara' piu' lunga del previsto, a causa della burocrazia che lavora con l' african time e la corruzione. Per ottenere la cittadinanza italiana, a Fidelia servono molti documenti, molti soldi, molto tempo. Quanti anni sono necessari perche' uno straniero "in regola" sia riconosciuto italiano? Qualche anno sulla carta, piu' di una generazione nella mentalita' della gente.

mercoledì 17 febbraio 2010

AUCHI


TERRA NATALE DI FIDELIA

Dopo 10 anni, mia moglie ha rivisto sua madre. L'incontro mi ha commosso. Lo stesso sorriso, la stessa semplicita', le stesse radici.

Poche parole, tanti sguardi.

Ho percepito la sofferenza di una nonna lontana dai suoi nipotini, che non si fanno prendere in braccio perche' non l'hanno mai vista. La distanza fisica divide. Gli occhi dei bambini sono la loro realta'.

Il viaggio continua di hotel in hotel. Il proprietario del Uyi Grand Hotel in una foto appesa all'ingresso, porta appesa al collo una collana d'oro con il simbolo del dollaro (e non della croce, per fortuna).

Il guardiano mi racconta che alcuni giovani vengono in questo hotel per spendere tutti i loro risparmi, vivendo da signori almeno per qualche giorno. Il modello della felicita' che vende la televisione, presente ovunque, non favorisce un reale sviluppo culturale e sociale.

lunedì 15 febbraio 2010

LAGOS


DIETRO LE SBARRE DEL BEESAM HOTEL

Appena atterrati l`aria calda ci ha dati il benvenuti. Vedere tutti neri ha invertito la prospettiva: ora sono io minoranza, a volte discriminata, a volte supervalutata.
Trovare una sistemazione adeguata alle nostre esigenze non e` stato facile, non vogliamo ne` il lusso dei vip col gippone, ne` la sporcizia della miseria.
`Questo posto non e` sicuro. Devi rimanere dentro la stanza dell`hotel!`
Fare un viaggio con questo ritonello, significa semplicemente compiere uno spostamento fisico. Sono un oibo (bianco) e vogliono trattarmi come tale. Ma io non voglio.
Eppure lo devo accettare.
Voglio essere libero di camminare lungo le strade, assistere a scene di vita quotidiana, conoscere la realta`, non sentirmi rinchiuso dentro un`Africa d`elite. Per un bianco la vita in Nigeria e` molto cara. Come il caffe` di un bar in piazza san Marco a Venezia.
Il colore della mia pelle rimane l`eterna discriminante nonostante abbia sposato una donna Africana. Ho sposato i soldi prima di tutto - secondo loro. E non ci credono alla favola della crisi.
Dietro le sbarre dicono che sono al sicuro. Dentro una stanza buia, disturbata dal rumore del generatore e dal volume della televisione sempre accesa. Sicuro ma nervoso, curioso di vedere aldila` del muro. Ogni tanto, ma sempre piu` frequentemente, si aggiunge l`inquinamento degli aeri che atterrano e decollano nella citta` piu` popolata della Nigeria. Lagos: il paradiso e inferno del business.
Dietro le sbarre inizio a capire dove sono.

venerdì 12 febbraio 2010

SIAMO IN NIGERIA

DAL 12 FEBBRAIO AL 3 MARZO

Stamattina parto per la Nigeria,
con la mia famiglia,
alla scoperta delle radici di Nera.

Un viaggio nel Paese più popolato dell'Africa,
dove tradizione si scontra con occidentalizzazione.

Se riesco vi terrò informati,
da un internet point qualsiasi.


Vi ricordo:

1. LE RISONANZE DEL GRUPPO BIBLICO "VANGELO E YOGA" LE POTRETE TROVARE NEL BLOG DELL'AMICO IVANO MADDALENA

2. DOMENICA 28 MARZO ALLE ORE 16 CI SARA' LA PRESENTAZIONE DEL PROSSIMO VIAGGIO IN CAMERUN DI GRUPPO, PRESSO LA CAPPELLA SAN GIUSEPPE LAVORATORE, VIA IV STRADA 7, ZONA INDUSTRIALE DI PADOVA.

VIAGGIO IN CAMERUN 2010


...NELL'AFRICA NON RACCONTATA DAL MONDO OCCIDENTALE.
DAL 18 NOVEMBRE AL 5 DICEMBRE 2010



Promotori

-Federico Bollettin, scrittore e operaio, ha frequentato l'Istituto Interculturale di Montreal (Canada), membro del consiglio direttivo di Macondo, associazione per l'incontro e la comunicazione tra i popoli, accompagna gruppi di persone in Camerun dal 2003. Abita a Padova.

-Eliot Ngounou, camerunese, laureato in matematica, mediatore culturale nella Riviera del Brenta (VE), lavora al mercato agroalimentare ed è membro del consiglio direttivo di Migramente, associazione interculturale di Padova.

-I partecipanti ai precedenti viaggi in Camerun, con i loro racconti e i loro “consigli”.

Scopo del viaggio

Lo scopo del viaggio è, prima di tutto, quello di conoscere uno stato africano, non-raccontato dal mondo occidentale, con uno sguardo che cerca di vedere oltre la prospettiva assistenzialista.
Il Camerun gode attualmente di una situazione politica tranquilla, priva di guerre di religione o lotte civili.
Inoltre sarà l'occasione per continuare il rapporto di collaborazione con i giovani dell'associazione AJD (Associazione dei Giovani per lo Sviluppo) per la realizzazione del “progetto Ngambè Tikar” che prevede la costruzione del Centro Sociale di Ngambè-Tikar, luogo di ritrovo e di formazione per i giovani del villaggio.

Requisiti fondamentali

1)Spirito di adattamento

2)Sufficiente maturità relazionale

3)Svuotamento delle proprie verità per accogliere il “diverso” fuori e dentro di sé



Programma del viaggio

Giovedì 18 novembre:Partenza da Venezia alle 9.50 e arrivo all'areoporto di Douala alle 19.25, sistemazione presso la “Procure Generale des Missions” (+237.3422797).

Venerdì 19:Partenza per Ombessa, vicino a Yaoundè, dall'amico Etienne, parroco della comunità cattolica.

Sabato 20:Saluto del sindaco di Ombessa e visita ad una cooperativa agricola. Nel pomeriggio visita alla capitale Yaoundè. La cattedrale, il quartiere musulmano e il mercato dei souvenir. Serata disco al Safari Club.

Domenica 21:Giornata di relax e di incontro con la gente di Ombessa.

Lunedì 22:Partenza per il villaggio di Foumban, dove parteciperemo alla famosa festa tradizionale (vedi video). In questi giorni saremo ospitati e guidati da Marie, membro dell'associazione AJD.

Giovedì 25:Partenza per il villaggio di Ngambè-Tikar accolti e ospitati da Jacques, parroco della comunità cattolica e dai giovani dell'associazione AJD. Saluto del capo del villaggio, visita al progetto del Centro Sociale che stiamo finanziando. Vita di villaggio.

Lunedì 29:Partenza per Ngaoundere, città del nord caratterizzata dalla convivenza pacifica tra diverse religioni ed etnie. Saremo ospitati e guidati da Martin, pastore luterano.

Giovedì 2 dicembre:Alla sera ritorno a Douala con il treno, in cuccetta.

Venerdì 3:Pernottamento alla “Procure Generale des Missions”. Verifica del viaggio. Ultime spese.

Domenica 5:Alle 20 in areoporto. Partenza alle 23.55, arrivo a Venezia alle 8:45.

Note tecniche

-Il prezzo complessivo del viaggio è di 1600 euro (incluso: volo + spese areoportuali + visto + vitto e alloggio + spostamenti interni + sostegno progetto Ngambè-Tikar, escluso: assicurazione + vaccini) suddiviso in due rate.
-É obbligatorio il vaccino contro la febbre gialla da inserire dentro al passaporto, per informazioni sulle malattie tropicali e sui vaccini faremo un incontro a Padova con un medico del Centro Malattie Tropicali “Negrar” di Verona.
-É obbligatorio il visto (modulo da compilare + 2 foto tessera) da inserire dentro al passaporto valido oltre 6 mesi dalla data del viaggio.
-É obbligatorio partecipare a 2 incontri di preparazione a Padova. Il primo sarà domenica 28 marzo alle ore 16, presso la chiesa san Giuseppe Lavoratore, via IV Strada 7,zona industriale di Pd.

Per l'iscrizione o per ulteriori informazioni telefonare a Federico Bollettin, 3291746567, oppure invia una mail a bollettin.federico@libero.it.

I SERMONI SCONOSCIUTI DI ANTONIO DA PADOVA

DAL 15 AL 20 FEBBRAIO A PADOVA OSTENSIONE DEL SANTO

MIGLIAIA DI FEDELI, MILIONI DI EURO, IL BUSINESS DELLA RELIGIOSITA'



Antonio di Padova (nato a Lisbona verso il 1190-95) è conosciuto come il santo degli oggetti smarriti o come il fraticello imberbe che si trastulla col Bambinello.
Quasi sconosciuta è l'opera letteraria di questo santo, riversata in sermoni rimasti volutamente sconosciuti per la scandalosa violenza delle espressioni usate contro la gerarchia ecclesiastica. Il Sant'Uffizio, ancora nel 1948, proibiva la traduzione in lingua italiana dei "Sermones Dominicales", perchè i fedeli non erano pronti (dopo sette secoli!) a sostenerne l'impatto.


"I prelati del nostro tempo non sono discepoli di Cristo ma dell'anticristo" (Sermone della IX Domenica di Pentecoste)

Antonio smaschera l'ipocrisia di una chiesa corrotta che, abbandonando il vangelo, crede solo al proprio prestigio e difende i suoi privilegi, innalzando muraglie di decreti e leggi canoniche.

"Ahimè, quante cose mangia il prelato e i poveri gridano alla porta con il ventre vuoto e nudo" (Sermone XXII Dom. Pent.)

"I sacerdoti, anzi, per meglio dire, i mercanti, tendono la rete dellaloro avarizia per ammassare denaro. Celebrano la messa per denaro, e se non fossero sicuri di ricevere i soldi, certamente non celebrerebbero la messa; e così il sacramento della salvezza lo fanno diventare strumento di cupidigia" (Sermone V
Dom. Pent.)

Cosa farebbe Antonio se entrasse dentro alla basilica costruita in suo disonore?

mercoledì 10 febbraio 2010

PREPARATIVI PER IL VIAGGIO IN NIGERIA


(nella foto l'areoporto di Lagos "Murtala Mohammed")

"Io voglio abitare in una città africana,
in una strada africana,
in una casa africana,
altrimenti come posso conoscere questa città (Lagos-Nigeria ndr),
questo continente?
Ma per un bianco abitare nel quartiere africano
è tutt'altro che facile.
I primi a indignarsi e a protestare sono gli europei,
secondo i quali ragionare come me
significa avere qualche rotella fuori posto.
Quindi fanno di tutto per convincermi,
per mettermi in guardia".


(Ryszard Kapuscinski, Ebano)

RIPARTIRE DA SE STESSI

Traggo spunto da un pezzo di una bella lettera che ho ricevuto, per ricordarci due strade parallele e complementari per superare i momenti di difficoltà:
-RIPARTIRE DA SE STESSI
-TROVARE VERI COMPAGNI DI VIAGGIO


Ciao Federico,[...]
Mi sono separata da più di un anno da mio marito, una storia sofferta come tutti gli amori falliti... e in questa mia situazione sono dovuta ripartire alla ricerca di me stessa, delle radici della mia fede, del mio spazio all'interno della Chiesa dei no... Ho trovato compagni di viaggio sensibili, attenti, veri annunciatori del Vangelo della vita e dell'amore, che mi hanno accompagnata da "lebbrosa" a donna riaccolta nell'abbraccio dell'amore di Dio...[...]

martedì 9 febbraio 2010

SENTIRSI IMPOTENTI

...E ASPETTARE

Vi siete mai tremendamente scoperti impotenti, dentro una situazione che pensavate gestibile?
Mi è capitato ieri, mentre accompagnavo un ragazzo autistico in piscina. Non era la prima volta e neppure la seconda, da anni ormai ci conosciamo. Sua madre mi diceva che ultimamente era nervoso, si isolava più del solito. Mentre eravamo in macchina, inizia la sua crisi. Ha cominciato a tirarmi i capelli, lanciarmi pugni, dimenarsi come mai lo avevo visto prima. Cosa bisogna fare in queste situazioni?
Ho accostato rapidamente la macchina, e ho cercato di contenerlo, afferrandolo per le mani. "Sei arrabbiato con me? Non desideri più la mia compagnia?" Ero spaventato, i miei muscoli lottavano con un'altra forza incredibile. Non era un litigio tra coetanei, nè un assalto ad un ladro. Mi sembrava così assurdo usare la forza fisica per tenere qualcuno, non sono un tipo violento. Nella mia vita le ho sempre prese, pur essendo massiccio. Continuavo a tenerlo bloccato, nel frattempo ho telefonato alla madre, dicendole di arrivare al più presto possibile, dopo il P1 ad Abano, sulla sinistra. Ho anche pensato di chiamare il 118, ma non potevo trattarlo come un delinquente.
Cosa potevo fare? Non ero in grado di calmarlo. "Nel nome di Gesù, ritorna in te stesso!" non ha funzionato. Avevo bisogno di aiuto, della ricetta magica contro tali disturbi. La bontà non bastava. Dovevo accettare l'inaspettata sconfitta al posto di un'appagante servizio di volontariato e di amicizia.
Ora mi chiedo: lo porterò ancora in piscina?

PERMESSO DI SOGGIORNO AGLI OGM

OGM: PUNTO DI NON RITORNO?
di Marcello Pamio

Entro aprile 2010 gli ogm faranno il loro ingresso nell’agricoltura italiana.
Parola del Consiglio di Stato!
Il più alto organo della “giustizia amministrativa” italiana, ha sentenziato il 19 gennaio 2010 (con sentenza depositata in Segreteria), almeno sulla carta, un punto a favore (e palla al centro) dei colossi del biotech. (leggi tutto)

CONDANNA PRETI PEDOFILI: E LA PREVENZIONE?

IL BICCHIERE MEZZO PIENO
di Ernesto Miragoli

Non solo da ieri i giornali titolano a tre colonne la ferma condanna papale sui preti dei quali è stato acclalarato in sede giudiziale il reato di pedofilia evidenziando i senza "se" e senza "ma" di papa Ratzinger.
Non perdo righe per dichiarare il mio assoluto consenso al comportamento papale:guai se così non fosse! Guai se tali perversi soggetti fossero "coperti" e blanditi in nome di una carità cristiana che tale non è. Gesù avrebbe preso la frusta, come nell'episodio delle bancarelle del tempio di Gerusalemme.
Ma il bicchiere è mezzo pieno.
La pedofilia è un atteggiamento che evidenzia, in chi lo pratica, una mancata maturità sessuale che degenera in perversione. Ma anche l'ostinata ricerca del sesso etero ed omo praticato da uomini di chiesa nel silenzio omertoso delle canoniche e dei conventi è segno di mancanza di maturità sessuale e di perversione.
E qui nessuno condanna, nessuno processa, nessuno considera il problema.
Nelle mie richieste di colloquio con esponenti dell'episcopato per accendere la loro attenzione in merito all'anodinità della legge celibataria, fra gli argomenti che adduco sottolineo proprio la mancanza di maturità sessuale da parte di uomini e donne di chiesa che sono portati alla scelta della vita consacrata con la convinzione che il sesso sia sporco, peccato, cosa da non farsi, argomento di cui non parlare, realtà dalla quale stare lontani se si vuole intraprendere questa strada.
Si generano così uomini e donne "monchi e monche"; uomini e donne che vivranno pulsioni e sentimenti come tutti i loro simili, ma che inibiranno i sentimenti stessi o lo sfogheranno in silenziosi angoli solitari od omertosi giochi di coppia di cui si pentiranno prima, durante e dopo, ma di cui sentono di non poterne fare a meno e di cui si rimprovereranno dapprima colpevolizzandosi profondamente e poi cercando disperatamente un'assoluzione sacramentale da un prete che non conoscono e che non lo conosce, macerandosi nell'interrogativo che fu già di S.Paolo:"Video meliora proboque, deteriora autem sequor".
Il bicchiere è mezzo pieno perchè non basta la condanna senza "se e senza "ma": ci vuole la medicina.
Una medicina che riveda la teologia e la spiritualità cattolica in cui l'uomo e la donna sono creature di Dio, immagine dell' "Amor che move il sole e l'altre stelle", complementari anche (ma non solo) nella diversità fisica e compagni nelle strade di una vita che scelgono di vivere come coppia o da singoli. Papa Ratzinger avrebbe i titoli per dedicarsi a questa importante riforma ecclesiale: è teologo serio e rigoroso, è studioso di vasta cultura, è uomo sensibile e forte fede.
Gli manca il coraggio?

LIBERTA' DI CURA: ELUANA UN ANNO DOPO

di Ignazio Marino



Si tratta di un problema di libertà individuale che non può non essere garantito dalla Costituzione quello cioè di affermare che non possono essere imposte obbligatoriamente ai cittadini pratiche sanitarie”.
Aldo Moro, dibattito sull'articolo 32 della Costituzione, Commissione per la Costituzione della Repubblica Italiana, 28 gennaio 1947



Il 9 febbraio 2009 Eluana Englaro, dopo 17 anni passati senza coscienza in un letto, divenne finalmente libera. Direi liberata, dall'impegno civile di un padre esemplare e dal sussulto democratico di una parte del Paese che non tollerava l'illecita invadenza dello Stato nell’imporre ad una persona terapie non volute per prolungarne l’agonia.

Il dibattito sul testamento biologico fu allora travolto e nell'Aula del Senato si arrivò all'approvazione di una legge contro la libertà di scelta, calpestando il principio dell'autodeterminazione dell'individuo.

Oggi vi scrivo per ribadire, ad un anno dall'appello sul sito www.appellotestamentobiologico.it che vi ha visti firmatari, insieme a personalità del mondo giuridico, della cultura, dello spettacolo, dello sport (da Gustavo Zagrebelsky a Marcello Lippi, da Eugenio Scalfari a Luciana Littizzetto): non permettiamo che venga dato il via libera a una legge contro la libertà di scegliere.

La legge approvata dalla destra al Senato lo scorso marzo è adesso all'esame della Camera dei Deputati che la renderà presto definitiva. Si tratta di una norma contro la libertà individuale nella scelta delle terapie. Di fatto impone a tutti noi l'obbligo di terapie mediche quali la nutrizione e l'idratazione artificiali, anche se siamo contrari ad esse, anche se servono solo a prolungare una irreversibile agonia.

La strada da percorrere è un confronto aperto e libero da condizionamenti ideologici, per una legge che tutti condividano. Il presidente della Camera Gianfranco Fini ha mostrato aperture in tal senso, ma il Governo sembra voler utilizzare la propria forza per imporre un voto ideologico sul testamento biologico, contro le evidenze scientifiche e la libertà individuale.

Il mio impegno su questi temi continua più forte di prima.

Per questo chiedo a voi, donne e uomini liberi e laici, di esercitare i vostri diritti di cittadini, promuovendo un'azione di pressione sulla Camera dei Deputati.

E' il momento di fare sentire la nostra voce: scriviamo al Presidente Fini, utilizzando un modello di lettera che vi allego oppure scrivendo un testo diverso. Se saremo in tanti riusciremo a fare "massa critica" e non resteremo inascoltati.

Per scrivere a Gianfranco Fini manda un'email a: fini_g@camera.it


Ignazio Marino



Presidente Fini,

sono un sostenitore dell'appello per il testamento biologico (www.appellotestamentobiologico.it) promosso dal senatore Ignazio Marino e da numerose personalità del mondo giuridico, scientifico e culturale italiano.

La legge sulle dichiarazioni anticipate di trattamento, approvata dal Senato sarà presto all'esame dell'Aula della Camera dei Deputati.

Le scrivo per invitarLa a non ignorare la mia voce.

Chiedo una legge per il diritto alla salute ma contro l’obbligo alle terapie.

Chiedo una legge laica, tracciata nel solco dell'art. 32 della nostra Costituzione.

Mi auguro che il Suo contributo sia determinante nell'aprire una nuova fase di riflessione e condivisione su un testo che attualmente è contro le evidenze scientifiche e la libertà individuale.

Un confronto che consenta di uscire da un’impostazione ideologica, rendendo la legge utile per le persone in modo che ciascuno possa scegliere liberamente a quali terapie sottoporsi e a quali rinunciare.

Grazie


Firma

lunedì 8 febbraio 2010

COME DIVENTARE CATTIVI

Era stato trasformato in "peccatore",
cacciato in una gabbia,
lo si era rinserrato tra idee semplicemente orrende e lì se ne stava malato, miserabile, maldisposto verso se stesso:
colmo d'odio verso gli impulsi vitali,
pieno di sospetto contro tutto quanto era ancora forte e felice.
Insomma, un "cristiano".


Friedrich Nietzsche

(da Il crepuscolo degli idoli)

LE IMPRONTE DIGITALI DI ALDA MERINI

Le mie impronte digitali
prese in manicomio
hanno perseguitato le mie mani
come un rantolo che salisse la vena della vita,
quelle impronte digitali dannate
sono state registrate nel cielo
e vibrano insieme
ahimè
alle stelle dell'Orsa maggiore.


Alda Merini

MATTI SI NASCE O SI DIVENTA?

Basaglia in tv, l’utopia dei matti

di UMBERTO GALIMBERTI (da Repubblica del 08.02.10)

Come faccio a sapere che malattia ha una persona legata in un letto di contenzione da 15 anni? Come faccio a sapere di che cosa soffre un individuo a cui sono stati tolti, oltre ai suoi abiti, tutti gli oggetti personali, in cui poter rintracciare una pallida memoria di sé?

E che dire di quanti, in occasione di una crisi, venivano immersi in un bagno d’acqua gelata, o sottoposti a elettroshock? Erano queste alcune domande che Franco Basaglia si era posto quando, escluso dalla carriera universitaria per le sue idee non proprio in linea con la psichiatria vigente, giunse a Gorizia a dirigere il manicomio di quella città.

Marco Turco, regista della fiction televisiva, la cui prima puntata è andata in onda su RaiUno ieri sera, descrive con precisione, efficacia e commozione le pratiche di punizione, di controllo e persino di tortura che si praticavano nei manicomi in nome della scienza psichiatrica, ma soprattutto coglie e mette bene in evidenza che la chiusura dei manicomi era, negli intenti dello psichiatra veneziano, solo un primo passo verso una rivisitazione dei rapporti sociali a partire dalla "clinica", la quale, per tranquillizzare la società, non aveva trovato di meglio che incaricare la psichiatria a fornire le giustificazioni scientifiche che rendessero ovvia e da tutti condivisa la reclusione dei folli entro mura ben cintate.

Entro queste mura Basaglia, prima della follia, incontrò la miseria, l’indigenza, il degrado, l’emarginazione, l’abbandono, la spersonalizzazione, a cui la follia non di rado si imparenta. Infatti la follia dei ricchi non si esprime con la "segregazione", ma tutt’al più con l’"interdizione", qualora intacchi gli interessi patrimoniali. E allora non è che per controllare e contenere questa miseria non s’è trovato modo migliore che renderla muta come "miseria" e farla parlare solo come "malattia"?

Questo tema è messo bene in evidenza dallo sceneggiato televisivo che ha colto perfettamente l’intenzione di Basaglia secondo il quale: se la clinica ha messo il suo sapere al servizio di una società che non vuole occuparsi dei suoi disagi, non è il caso di tentare a l’operazione opposta, ossia l’accettazione da parte della società di quella figura, da sempre inquietante, che è la follia, dal momento che, scrive Basaglia: "La follia è una condizione umana. In noi la follia esiste ed è presente come lo è la ragione. Il problema è che la società, per dirsi civile, dovrebbe accettare tanto la ragione quanto la follia, invece incarica una scienza, la psichiatria, per tradurre la ‘follia’ in ‘malattia’ allo scopo di eliminarla. Il manicomio ha qui la sua ragion d’essere che è poi quella di far diventare razionale l’irrazionale. Quando qualcuno è folle ed entra in manicomio smette di essere ‘folle’ per trasformarsi in ‘malato’. Diventa razionale in quanto malato".

L’ansia di accreditarsi come scienza sul modello della medicina ha fatto sì che la psichiatria trascurasse, senza curarsene, la "soggettività" dei folli, i quali furono tutti "oggettivati" di fronte a quell’unica soggettività salvaguardata che è quella del medico. Ma è davvero credibile che, negando istituzionalmente la soggettività del folle, sia possibile guarirlo, cioè restaurarlo nella sua soggettività? Di qui l’invito agli operatori sanitari di togliersi i camici, simboli del potere medico che non può operare, dice lo sceneggiato, se prima non si smonta il lager. "Ma i pazienti sono muti" obiettano gli infermieri. E allora, risponde Basaglia: "Avresti voglia di parlare quando nessuno ti ascolta?". E ancora: "Le anime di questi pazienti non sono ‘vuote’, come voi dite, ma semplicemente ‘svuotate’, in questo carcere di cui voi siete ‘buoni’ carcerieri, ma sempre carcerieri". E poi perché non restituire ai ricoverati gli abiti e i loro effetti personali. "Se a voi, medici e infermieri, togliessero tutte le cose più care che avete in casa, che cosa resta di voi?"

Accettando la condizione di parità tra medico e paziente Basaglia scopre che, restituendo al folle la sua soggettività, questi diventa un uomo con cui si può entrare in relazione. Scopre che il folle ha bisogno non solo delle cure per la malattia, ma anche di un rapporto umano con chi lo cura, di risposte reali per il suo essere, di denaro, di una famiglia e di tutto ciò di cui anche il medico che lo cura ha bisogno. Insomma, dice Basaglia: "Il malato non è solamente un malato, ma un uomo con tutte le sue necessità".

L’utopia di Basaglia di fare della clinica un laboratorio per rendere "umane" e non "oggettivanti" le relazioni tra gli uomini, attraverso la creazione di servizi di salute mentale diffusi sul territorio, residenze comunitarie, gruppi di convivenza, con la partecipazione di maestri, educatori, accompagnatori, attori motivati, oggi sembra in procinto di naufragare e fallire. Anche se l’Organizzazione Mondiale della Sanità, che nel 2003 ha definito la legge Basaglia che ha chiuso i manicomi come "uno dei pochi eventi innovativi nel campo della psichiatria su scala mondiale", ci informa che un giovane su cinque in Occidente soffre di disturbi mentali, che nel 2020 i disturbi neuropsichiatrici cresceranno in una misura superiore al 50 per cento, divenendo una delle cinque principali cause di malattia, di disabilità e di morte. Che facciamo? Mettiamo tutti in manicomio o facciamo recuperare loro quel rapporto col mondo che il manicomio preclude definitivamente e i servizi di salute mentale, così come sono oggi, non garantiscono, per incuria, trascuratezza, indifferenza, per la paura che la società ha della diversità che ospita nelle figure degli immigrati, dei tossici, dei senzatetto, degli emarginati?

Questo Basaglia lo temeva e perciò, un anno prima di morire scrisse: "Magari i manicomi torneranno a essere chiusi e più chiusi di prima, io non lo so, ma a ogni modo noi abbiamo dimostrato che si può assistere la persona folle in un altro modo, e la testimonianza è fondamentale. Noi, nella nostra debolezza, in questa minoranza che siamo, non possiamo ‘vincere’, perché è il potere che vince sempre. Noi possiamo al massimo ‘convincere’. Nel momento in cui convinciamo, vinciamo, cioè determiniamo una situazione da cui sarà più difficile tornare indietro". E il contributo dello sceneggiato televisivo, bellissimo nel suo ritmo, nelle sue cadenze e nella sua documentazione, va nella direzione di convincerci a non tornare indietro.

RAGIONE E FOLLIA

"La follia è una condizione umana. In noi la follia esiste ed è presente come lo è la ragione. Il problema è che la società, per dirsi civile, dovrebbe accettare tanto la ragione quanto la follia (...)".


"Magari i manicomi torneranno a essere chiusi e più chiusi di prima, io non lo so, ma a ogni modo noi abbiamo dimostrato che si può assistere la persona folle in un altro modo, e la testimonianza è fondamentale (...)"


FRANCO BASAGLIA

(psichiatra veneziano raccontato nel film "C'era una volta la città dei matti", di Marco Turco, in onda stasera su Rai1)

sabato 6 febbraio 2010

IL PERMESSO DI SOGGIORNO A PUNTI

...NON E' UNO SCHERZO DI CARNEVALE!

di STEFANO GALIENI

L’idea del «permesso di soggiorno a punti», introdotta con la legge 94 [pacchetto sicurezza] comincerà non casualmente ad essere applicata in periodo carnevalesco, purtroppo non si tratta di uno scherzo ma dell’ennesimo strumento – per altro di difficile attuazione – messo in piedi, da una parte per incrementare le condizioni di precarietà e di clandestinità, dall’altra, ed è molto più grave, trasformare i diritti in doveri, in obblighi.

(leggi tutto)

L'EDUCAZIONE ALLE DIFFERENZE

di LAURA TUSSI

Donne e uomini provenienti da terre lontane portano la ricchezza di differenze che si esprimono nell'originalità e nella particolarità dei movimenti, dei gesti, dei suoni e degli accenti della lingua, degli ornamenti e degli abiti, dove le diversità si interconnettono e si moltiplicano, facilitando occasioni di scambio e confronto.
(leggi tutto)

venerdì 5 febbraio 2010

CREDERE IN DIO

LA QUESTIONE PRINCIPALE PER UN GRUPPO DI PROMESSI SPOSI

Giovedì sera ho incontrato un gruppo di fidanzati, 25 coppie, che stanno seguendo il "corso per fidanzati" in vista del matrimonio in chiesa.
Sono stato invitato da un prete che ultimamente mi cerca spesso e che vuole valorizzare la mia esperienza e le mie conoscenze.
Certo che, come avrei dovuto pormi nei confronti di questi giovani? Uno come me, sposato civilmente e sospeso a divinis dal sacerdozio?

Ho presentato loro la seguente scaletta, chiedendo di segnare la tematica che avrebbero voluto affrontare.

 Gesù e il vangelo: qual è la novità del suo messaggio? (10)
 Gesù e le donne: come affronta il maschilismo del suo tempo? (7)
 Gesù e la sessualità: amare con il corpo è peccato? (5)
 Gesù e lo straniero: paura di perdere la propria identità? (3)
 Gesù e la religione: è davvero il fondatore di una religione? (2)
 Gesù e i soldi: è vero che la felicità dipende dai soldi?b (3)
 Gesù e la fede: Dio esiste? Perchè il terremoto ad Haiti? (15)

Con stupore, ho notato che la questione che più li riguarda e li interroga è l'ultima: "Gesù e la fede: Dio esiste? Perchè il terremoto ad Haiti?"

Insomma, queste coppie si stanno preparando a celebrare il sacramento del matrimonio in chiesa e (per fortuna) manifestano alcuni dubbi sull'esistenza di Dio e sul suo piano misterioso di salvezza. Come vorrei che le guide religiose venissero a conoscenza di una realtà così sommersa perchè ignorata! Il problema non sono i sacramenti, il dogma della Trinità o dell'Assunzione, ecc... il problema, o meglio la sfida, è dimostrare l'esistenza di Dio in un mondo di ingiustizie.
Credere in Dio non è la naturale conseguenza dell'appartenenza alla chiesa cattolica o ad un altra confessione cristiana. Cosa servono allora i sacramenti? A sertirci parte omologata della società nella quale viviamo o a maturare la nostra fede in Dio?

giovedì 4 febbraio 2010

DALL'ECUADOR: LA QUOTIDIANITA' DELLA MISSIONE


LA LETTERA DI GENNAIO-FEBBRAIO DI FABIO LAZZARO

Cosa avrà fatto di speciale Gesù nei suoi primi 30 anni di cui non si sa quasi nulla?
Che sentimenti saranno passati per la sua anima di uomo vedendo le ingiustizie che lo circondavano? Come avrà cercato di tradurre la fede e la speranza nel Dio della vita e il desiderio di contribuire a che il mondo sia, come dice Genesi, “cosa buona”, con il suo lavoro ordinario di falegname, di paesano, di anonimo vicino di casa, di persona completamente “normale”?
Come avrà passato il tempo libero? Come avrà partecipato alle celebrazioni liturgiche? Cosa avrà veramente detto o con sofferenza taciuto della religione del suo tempo?
Queste e tante altre simili domande viaggiano per il mio cuore e per la mente in questa tappa della vita in cui mi sento chiamato da Dio a vivere di nuovo la ordinarietà della fede, della missione, dopo molti anni di protagonismo come prete (e non per mia colpa).
La chiamata è forte, interessante, ma a volte anche costosa, quella di rivivere come Gesù l’anonimato, la normalità della vita e delle relazioni. Come Charles de Foucauld, Carlo Carretto o come quasi tutti i padri e le madri di famiglia sono invitato a essere normale, a farmi piccolo come un bambino per entrare nel Regno dei cieli, a sentirmi lievito nella massa.
Posso assicurare che è un salto grande quello di passare dall’essere visto, conosciuto e salutato da molte persone nelle strade di Carcelèn Bajo o Esmeraldas dove ho servito come prete, all’essere un “vicino qualsiasi”, di cui non si sa quasi nulla, magari visto con sospetto per il fatto che vivo solo nel mio mini appartamento e che alla mia età non ho ancora figli e sposa.
Non posso negare la grazia ricevuta nel ministero di prete da tante attenzioni, approvazioni, affetti, ma non posso neanche negare la bellezza di essere come Gesù uno qualsiasi, agli occhi dei paesani.
Come tradurre lo straordinario della fede nell’ordinario della vita...? Sto cercando di impararlo, purificandomi da tante costruzioni mentali che ho ricevuto in una vita clericale e che continuano a condizionare il mio modus vivendi.
Per esempio mi sento ancora un po’ “in peccato”, non a posto, se perdo la messa la domenica... nonostante in quasi tutte le messe a cui assisto come anonimo spettatore sento quasi che ricevo più noia, vuoto, teatro, che vita, condivisione, entusiasmo, presenza dello Spirito.
Ma quale alternativa in una società clericale, bigotta e tradizionalista come quella ecuatoriana e ancor più qui a Latacunga dove vivo?
Come mi manca una chiesa viva, sincera, aperta, tollerante, biblica, critica della struttura, che sa mettere al centro la persona così come è, e non come dovrebbe essere!
Non posso negare neanche la bellezza della relazione di coppia che sto vivendo nonostante la distanza dalla mia amata con la sofferenza di non poter stare più tempo assieme. Non posso negare i brividi che produce la libertà interiore che cerco di vivere, la libertà affettiva, la libertà di poter essere una “voce fuori dal coro”, la libertà di essere Fabio prima di tanti titoli.
Come non parlare della difficoltà a mettere via qualche soldo per delle vacanze in Italia, come tanti comuni mortali, come non parlare della poca voglia di lavarmi a mano i vestiti (come tantissimi qui), peggio ancora di stirarmi le camicie.
Come non accennare alla sofferenza per la difficoltà che incontro nel creare un gruppo biblico in quartiere, visto che per i vicini sono un laico senza permesso del parroco, sono un “signor nessuno” con strane idee.
E che bello che a volte in qualche riunione terminando con la preghiera mi viene spontaneo benedire con la mano come fanno i preti (e come facevo spesso fino all’anno scorso da ministro)... o come forse dovrebbero fare tutte le persone appassionate come Dio Padre di ogni uomo e donna che lotta per un futuro migliore.
Sicuramente il momento di passaggio che sto vivendo non è facile ma sono veramente felice della scelta presa, che permette di riconoscere chi veramente ti apprezzava (e ti apprezza) come Fabio e non per il ruolo che esercitavo o per il fatto si vedermi con occhi speciali perchè “consacrato”, o perchè (come molti pensano e dicono) più vicino a Dio.
Che bello riconoscere una chiesa meno conosciuta, meno visibile, fatta di tante persone che cercano di migliorare i loro difetti per essere come Gesù un dono per gli altri, trovando forza in qualche breve momento di preghiera... all’inizio o alla fine di tante ore di lavoro che non ti danno il tempo per “fare cose eccezionali”...
Ne basterebbero due: non perdere la fede e la speranza ed essere coerenti in profondità con sè stessi e con la propria coscienza!! Cerco di farlo... come spero tutti voi, nella quotidianità.
Buon 2010!
Fabio.

mercoledì 3 febbraio 2010

BELLEZZA NERA

BELLEZZA NERA

Amo il tuo sguardo di fiera
E la tua bocca dal gusto di mango
Rama Kam
Il tuo corpo è pepe nero
Che attizza il desiderio
Rama Kam
Al tuo passaggio
La pantera è gelosa
Del caldo ritmo del tuo fianco
Rama Kam
Quando danzi nel chiaror delle notti
Il tam-tam
Rama Kam
Ansima sotto l’uragano Dyunung del griot
E quando ami
Quando ami Rama Kam
E’ il tornado che s’abbatte
E tuona
E colmo mi lascia del respiro di te
Rama Kam.


Ndjock Ngana

(Poeta camerunense che vive a Roma,
autore della raccolta di poesie Nhindo nero)

LE LABBRA RIFATTE FANNO DAVVERO SCHIFO!

PAROLA DI AFRICANA!



(Nella foto: ballerina di Limbè, Camerun)

"Le labbra rifatte fanno davvero schifo! Le vostre donne sono davvero ridicole!"
Parola di una donna africana che critica il comportamento di molte donne italiane, facce note della tv ma non solo. "A 30 anni volevo delle labbra belle carnose - dichiara Alba Parietti, ieri sera ospite a Porta a Porta -, ora preferirei averle più sottili, raffinate, più adatte a una donna della mia età, ma non posso farci niente». In questo caso non può più tornare indietro, dovrà accettare di vivere un'eterna adolescenza!
Il fatto è che nemmeno quei tratti somatici che agli uomini occidentali ultimamente piacciono molto possono essere un'esclusiva della razza africana. Di questo passo un bianco non avrà niente da invidiare a un nero. Nemmeno il colore e la morbidezza della pelle. Aumentano i centri di abbronzatura, il mercato delle creme e dei cosmetici non è mai in crisi.
Ma forse sarà sempre impossibile far sembrare vero quello che è finto, fresco quello che è rifatto, giovane quello che è vecchio. Piacere agli uomini che cercano un fisico perfetto e seducente, rende le donne liberamente schiave, nell'era dell'emancipazione e del femminismo. Piacere a se stessi è molto più difficile, non basta un bisturi e qualche migliaia di euro. Basta accettare la grandezza delle proprie, e uniche, labbra e apprezzare quelle più belle e naturali. Ma noi non siamo solamente labbra! C'è anche una parola che esce dalle labbre, con un contenuto e un tono di voce.

RACCONTI DAL SENEGAL

DONATELLA IANELLI RACCONTA IL SUO VIAGGIO IN SENEGAL

"È stata una bella esperienza soprattutto per la occasione di incontrare i “griot” saggi che hanno sempre affiancato re e signori del momento e che trasmettevano oralmente, attraverso il canto e la musica, la storia e gli accadimenti".

(leggi tutto)

PROPAGANDA

"Con sufficiente ripetitività e conoscenza psicologica delle persone coinvolte non sarebbe difficile dimostrare loro che un quadrato in realtà è un cerchio".

Joseph Goebbels
(ministro della propaganda di Adolf Hitler)

VI INTERESSA DAVVERO ESSERE SANTI?

Ecco la reazione dell'Avvenire al libro di Riccardo Chiaberge "Lo scisma. Cattolici senza papa" (Longaresi).
Cesare Cavallieri, giornalista di Avvenire, vorrebbe che gli autori di libri sul rapporto stato-chiesa, fede-religione, spiritualità-gerarchia, ecc... parlassero di santità, vita eterna, sacramenti...sesso degli angeli... Ma sono davvero queste le questioni che creano tensione e dibattito nel cuore della gente?
Cosa significa santità? Perfezione? Obbedienza cieca alla dottrina cattolica?

Ci interessa davvero essere santi oppure ci interessa vivere dignitosamente in un mondo giusto?

Ecco la reazione indispettita di un rappresentante della gerarchia:

"I temi controversi, poi, sono sempre monotonamente i soliti: il celibato sacerdotale, il sacerdozio alle donne, la contraccezione, le cellule staminali... Non ci si sposta da lì. Santità, preghiera, sacramenti, vita eterna, non sono presi in considerazione. Colpisce, nei dissidenti intervistati, la mancanza di allegria, l'assenza di prospettive, tanto che perfino Chiaberge se ne è accorto. Proprio nel capitolo dedicato a Martha Heizer, la pasionaria viennese di Wir sind Kirche («La Chiesa siamo noi»), un raduno delle «comunità di base», il cui numero «decresce dappertutto», è così descritto: «Nella sala, intorno ai tavoli dove siedono i delegati, molte teste canute, barbe brizzolate da ex-sessantottini, pochi giovani e qualche bambino brado che scorrazza tra le sedie. Il colpo d'occhio fa pensare a un'adunata di reduci intenta a celebrare il proprio passato, più che a preparare il futuro». Se questi sono gli scismatici, non c'è da preoccuparsi, anche perché la Chiesa ha sempre le braccia spalancate".

Caro Sig. Cavallieri,
le comunità di base non si fanno sentire perchè non hanno mezzi, non hanno Radio Maria, non hanno CL o Berlusconi. I leader sono anziani, lo so. L'entusiasmo post Vaticano II si sta affievolendo. Ma esperienze di cristianesimo dal basso, di gruppi e movimenti che propongono strade nuove, ce ne sono molte. Forse manca la visibilità che nasce dal potere. Ma essendo critici nei confronti del potere e dei dogmi, accettiamo il silenzio e la quotidianità, la gratuità di ogni singolo gesto.
Sì, secondo la logica del mondo, siamo in crisi, noi cristiani adulti.

lunedì 1 febbraio 2010

NO DAL MOLIN: CONTINUA LA LOTTA NON VIOLENTA

Ieri gli uomini e le donne di Vicenza hanno invaso il Dal Molin incatenandosi alle gru per opporsi ancora alla distruzione del proprio territorio. Questo è il comunicato stampa del Presidio Permanente No Dal Molin www.nodalmolin.it

Sono ormai quattro anni che ci opponiamo alla costruzione della nuova base statunitense al Dal Molin: assemblee e manifestazioni, sit-in e azioni hanno scandito la nostra quotidianità, mentre nelle stanze di Roma si decideva, sopra alle teste dei vicentini, l’avvio di un cantiere devastante. E’ la nostra storia di donne e uomini che amano la propria terra e le sue risorse; la stessa storia degli abitanti di quel fazzoletto di terra che, migliaia di anni fa, costruirono proprio lì il proprio villaggio, di cui in questi giorni emergono i preziosissimi reperti.

(leggi tutto)