giovedì 4 febbraio 2010

DALL'ECUADOR: LA QUOTIDIANITA' DELLA MISSIONE


LA LETTERA DI GENNAIO-FEBBRAIO DI FABIO LAZZARO

Cosa avrà fatto di speciale Gesù nei suoi primi 30 anni di cui non si sa quasi nulla?
Che sentimenti saranno passati per la sua anima di uomo vedendo le ingiustizie che lo circondavano? Come avrà cercato di tradurre la fede e la speranza nel Dio della vita e il desiderio di contribuire a che il mondo sia, come dice Genesi, “cosa buona”, con il suo lavoro ordinario di falegname, di paesano, di anonimo vicino di casa, di persona completamente “normale”?
Come avrà passato il tempo libero? Come avrà partecipato alle celebrazioni liturgiche? Cosa avrà veramente detto o con sofferenza taciuto della religione del suo tempo?
Queste e tante altre simili domande viaggiano per il mio cuore e per la mente in questa tappa della vita in cui mi sento chiamato da Dio a vivere di nuovo la ordinarietà della fede, della missione, dopo molti anni di protagonismo come prete (e non per mia colpa).
La chiamata è forte, interessante, ma a volte anche costosa, quella di rivivere come Gesù l’anonimato, la normalità della vita e delle relazioni. Come Charles de Foucauld, Carlo Carretto o come quasi tutti i padri e le madri di famiglia sono invitato a essere normale, a farmi piccolo come un bambino per entrare nel Regno dei cieli, a sentirmi lievito nella massa.
Posso assicurare che è un salto grande quello di passare dall’essere visto, conosciuto e salutato da molte persone nelle strade di Carcelèn Bajo o Esmeraldas dove ho servito come prete, all’essere un “vicino qualsiasi”, di cui non si sa quasi nulla, magari visto con sospetto per il fatto che vivo solo nel mio mini appartamento e che alla mia età non ho ancora figli e sposa.
Non posso negare la grazia ricevuta nel ministero di prete da tante attenzioni, approvazioni, affetti, ma non posso neanche negare la bellezza di essere come Gesù uno qualsiasi, agli occhi dei paesani.
Come tradurre lo straordinario della fede nell’ordinario della vita...? Sto cercando di impararlo, purificandomi da tante costruzioni mentali che ho ricevuto in una vita clericale e che continuano a condizionare il mio modus vivendi.
Per esempio mi sento ancora un po’ “in peccato”, non a posto, se perdo la messa la domenica... nonostante in quasi tutte le messe a cui assisto come anonimo spettatore sento quasi che ricevo più noia, vuoto, teatro, che vita, condivisione, entusiasmo, presenza dello Spirito.
Ma quale alternativa in una società clericale, bigotta e tradizionalista come quella ecuatoriana e ancor più qui a Latacunga dove vivo?
Come mi manca una chiesa viva, sincera, aperta, tollerante, biblica, critica della struttura, che sa mettere al centro la persona così come è, e non come dovrebbe essere!
Non posso negare neanche la bellezza della relazione di coppia che sto vivendo nonostante la distanza dalla mia amata con la sofferenza di non poter stare più tempo assieme. Non posso negare i brividi che produce la libertà interiore che cerco di vivere, la libertà affettiva, la libertà di poter essere una “voce fuori dal coro”, la libertà di essere Fabio prima di tanti titoli.
Come non parlare della difficoltà a mettere via qualche soldo per delle vacanze in Italia, come tanti comuni mortali, come non parlare della poca voglia di lavarmi a mano i vestiti (come tantissimi qui), peggio ancora di stirarmi le camicie.
Come non accennare alla sofferenza per la difficoltà che incontro nel creare un gruppo biblico in quartiere, visto che per i vicini sono un laico senza permesso del parroco, sono un “signor nessuno” con strane idee.
E che bello che a volte in qualche riunione terminando con la preghiera mi viene spontaneo benedire con la mano come fanno i preti (e come facevo spesso fino all’anno scorso da ministro)... o come forse dovrebbero fare tutte le persone appassionate come Dio Padre di ogni uomo e donna che lotta per un futuro migliore.
Sicuramente il momento di passaggio che sto vivendo non è facile ma sono veramente felice della scelta presa, che permette di riconoscere chi veramente ti apprezzava (e ti apprezza) come Fabio e non per il ruolo che esercitavo o per il fatto si vedermi con occhi speciali perchè “consacrato”, o perchè (come molti pensano e dicono) più vicino a Dio.
Che bello riconoscere una chiesa meno conosciuta, meno visibile, fatta di tante persone che cercano di migliorare i loro difetti per essere come Gesù un dono per gli altri, trovando forza in qualche breve momento di preghiera... all’inizio o alla fine di tante ore di lavoro che non ti danno il tempo per “fare cose eccezionali”...
Ne basterebbero due: non perdere la fede e la speranza ed essere coerenti in profondità con sè stessi e con la propria coscienza!! Cerco di farlo... come spero tutti voi, nella quotidianità.
Buon 2010!
Fabio.

3 commenti:

  1. Carissimo Fabio, nelle tue parole percepisco il tuo stato d'animo, non proprio tranquillo, ma vorrei che sapessi che vi leggo sì il travaglio, ma anche e soprattutto la grande crescita umana che stai imparando a facilitare.
    Quella che chiami "libertà" può derivare solo dallo Spirito, l'amore incondizionato di un Padre per un figlio "senza titoli", un figlio (Fabio) che vuole essere solo uomo. L'ho già sentita questa cosa ... Tu? Un abbraccio. Stefania

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  2. Ciao Fabio, leggo sempre con piacere le tue lettere che mi fanno sentire parte di un mondo più grande di quello che penso!
    Mi sento di donarti una riflessione dal vangelo di oggi: Simon Pietro quando non ce la fa con le reti perchè ha pescato talmente tanto pesce che queste si rompono chiama altri a dargli una mano...anche questa è la chiesa...è tanto malandata, è tanto in difficoltà ma ci dà la possibilità di collaborare, ci dà tanto se non ci fermiamo agli uomini...i preti sono uomini e spesso dei "peggiori", questo non ci ferma ad essere parte di essa, ci vuole tanta umiltà per accettare il consiglio di Gèsù e gettare le reti dall'altra parte e di giorno...(secondo la mente umana è impensabile pescare tanto e di giorno) me se ti fidi di Lui e con umiltà fai come ti dice...è un successo!!!!abbondante e di più!Scusami se non sono molto chiara, ho scritto di getto....
    Ti abbraccio forte e buon tutto
    monica

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  3. Tieni duro!
    Ti abbraccio,
    Renato

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