lunedì 15 febbraio 2010
LAGOS
DIETRO LE SBARRE DEL BEESAM HOTEL
Appena atterrati l`aria calda ci ha dati il benvenuti. Vedere tutti neri ha invertito la prospettiva: ora sono io minoranza, a volte discriminata, a volte supervalutata.
Trovare una sistemazione adeguata alle nostre esigenze non e` stato facile, non vogliamo ne` il lusso dei vip col gippone, ne` la sporcizia della miseria.
`Questo posto non e` sicuro. Devi rimanere dentro la stanza dell`hotel!`
Fare un viaggio con questo ritonello, significa semplicemente compiere uno spostamento fisico. Sono un oibo (bianco) e vogliono trattarmi come tale. Ma io non voglio.
Eppure lo devo accettare.
Voglio essere libero di camminare lungo le strade, assistere a scene di vita quotidiana, conoscere la realta`, non sentirmi rinchiuso dentro un`Africa d`elite. Per un bianco la vita in Nigeria e` molto cara. Come il caffe` di un bar in piazza san Marco a Venezia.
Il colore della mia pelle rimane l`eterna discriminante nonostante abbia sposato una donna Africana. Ho sposato i soldi prima di tutto - secondo loro. E non ci credono alla favola della crisi.
Dietro le sbarre dicono che sono al sicuro. Dentro una stanza buia, disturbata dal rumore del generatore e dal volume della televisione sempre accesa. Sicuro ma nervoso, curioso di vedere aldila` del muro. Ogni tanto, ma sempre piu` frequentemente, si aggiunge l`inquinamento degli aeri che atterrano e decollano nella citta` piu` popolata della Nigeria. Lagos: il paradiso e inferno del business.
Dietro le sbarre inizio a capire dove sono.
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