mercoledì 30 settembre 2009

IL SILENZIO E LA COMUNICAZIONE


di Francesco Pullia

Secondo André Neher, uno dei maggiori esponenti dell'ebraismo contemporaneo, l'uomo spesso tace non perché non possegga una chiave migliore per accedere all'infinito ma perché 'il silenzio gli offre una prodigiosa varietà di chiavi' per misurarsi con la propria finitudine.
Se è vero che, come ci dice la Bibbia, c'è 'un tempo per tacere ed uno per parlare', è altrettanto vero che il tempo del silenzio è scandito dalla capacità, insita in noi, di ascoltare e comprendere meglio la finitudine cui abbiamo accennato.
 
E' risaputo che sia il Mahatma Gandhi che Aldo Capitini, il filosofo italiano che maggiormente si è dedicato all'elaborazione di un pensiero della nonviolenza, quando non ricorrevano al digiuno come strumento di lotta politica, si astenessero di proposito periodicamente dal cibo e dalle parole, così come Giuseppe Giovanni Lanza del Vasto, fondatore della comunità dell'Arca, e Vinoba Bhave, continuatore in India del messaggio gandhiano.
Il digiuno non consisteva soltanto nel non ingerire alimenti o nell'evitare di ricorrere al linguaggio parlato come forma di totale purificazione ma soprattutto nell'abbandonare quella negatività che, a livello mentale, intossica l'animo, portandoci continuamente ad emettere giudizi nei confronti del nostro prossimo senza mai esaminare responsabilmente il nostro operato.
Ciò non coincideva affatto con la sospensione delle attività quotidiane, con una mancata assunzione di impegni, e tanto meno con l'isolamento dalla società.
Al contrario, con il silenzio del corpo e della voce, sviluppando in sé umiltà e amore, Gandhi accentuava la propria capacità di mettersi in relazione con un'alterità più vasta, di percepire pienamente quella che Capitini ha efficacemente chiamato la compresenza dei morti e dei viventi, cioè il concorso di tutti gli esseri senzienti, umani e non, persino degli assenti, alla creazione di realtà.
 
E' lecito a questo punto chiedersi se il silenzio sia davvero un azzeramento della parola, un deserto o non costituisca, piuttosto, una sfera a cui la parola attinge quando si fa strumento di conoscenza e non chiacchiera.
Siamo sommersi, come ben sappiamo, dalle chiacchiere, invasi, frastornati da quella che Martin Heidegger non esitò a bollare come la banalizzazione del linguaggio. Non è esagerato affermare che, paradossalmente, nell'epoca della trasmissione generalizzata di dati, notizie, informazioni, della proliferazione di sofisticatissimi mezzi mediatici, dell'estensione capillare della rete, la cui utilità nessuno intende qui negare, è venuta a mancare proprio la comunicazione. [...]
 

martedì 29 settembre 2009

BANCA ETICA, NO AI SOLDI DELLO SCUDO FISCALE

di Anna Pacilli

La raccolta del risparmio è vitale per qualsiasi banca, a maggior ragione in periodi di crisi come quello attuale, ma non può essere fatta a qualsiasi costo. E’ il senso del discorso che ha portato la Banca popolare etica ed Etica Sgr a decidere di non accettare i capitali che rientreranno in Italia con lo scudo fiscale.

«L’intermediazione di denaro proveniente da attività illecite snatura e umilia l’impegno per la legalità che noi, insieme ad altri istituti bancari, associazioni e cittadini, scegliamo quotidianamente – dice il presidente di Banca Etica e di Etica Sgr, Fabio Salviato – La normativa proposta, tra l’altro, potrebbe esonerare gli intermediari finanziari anche dall’obbligo di segnalare eventuali operazioni in odore di riciclaggio. Non è certo in questo modo che il settore bancario recupera la fiducia dei cittadini. Il bisogno del governo di fare cassa non giustifica un condono iniquo verso i risparmiatori che hanno sempre rispettato le regole e profondamente diseducativo. In Italia, l’evasione fiscale è una piaga da combattere con il rigore e non con le sanatorie a basso costo».

Una bella lezione per quanti, nella maggioranza di governo, si salvano l’anima giustificando l’amnistia operata con lo scudo fiscale con le necessità di bilancio «per il bene del paese», compensata dai provvedimenti che sarebbero in atto per combattere evasione e malaffare, ma di cui nessuno si è accorto.

«I principi della finanza etica che ispirano per intero la nostra attività – dice il direttore generale della banca, Mario Crosta – prevedono la piena tracciabilità del percorso del denaro e la provenienza lecita di quello che raccogliamo. Accettare capitali accumulati anche grazie al mancato rispetto delle leggi e che, al già grave reato di evasione fiscale, potrebbero sommare il falso in bilancio, sarebbe una violazione del nostro Dna e un tradimento dei clienti che ci scelgono quotidianamente in nome di un uso responsabile del denaro».

Intanto, c’è la corsa di tutti gli altri istituti di credito ad accaparrarsi la ricca torta dei fondi illegalmente trasferiti all’estero per frodare il fisco: grazie allo scudo in via di approvazione, dovrebbero rientrare in Italia almeno cento miliardi di euro.

IL MISTERO DELL'AGENDA ROSSA DI PAOLO BORSELLINO (clicca qui)

In quell'agenda erano scritti i nomi di coloro che ora stanno godendo i frutti...dei mafiosi che sono entrati nella magistratura, nelle istituzioni, nella politica...

lunedì 28 settembre 2009

TESTIMONIANZA DI UN MISSIONARIO MINACCIATO

Il funerale di don Ruggero Ruvoletto, presieduto dal vescovo di Padova, mons. Antonio Mattiazzo, si terrà domani, alle ore 10 in Cattedrale; saranno presenti anche cinque vescovi provenienti dal Brasile. La salma proseguirà poi il suo percorso per Vigonovo e raggiungerà la chiesa di Galta (parrocchia di origine di don Ruggero Ruvoletto), dove alle ore 16, mons. Francesco Biasin presiederà una messa di commiato. Dopo questo ultimo saluto don Ruggero verrà sepolto nel cimitero di Vigonovo.

TESTIMONIANZA DI P.ADRIANO SELLA

Ho chiesto a p.Adriano Sella, amico prima di tutto, e poi anche responsabile dell'ufficio "Nuovi Stili di Vita" a Padova, all'interno della pastorale sociale e del lavoro della diocesi di Padova, cosa ne pensa dell'assassinio di don Ruggero. Lui stesso è stato più volte minacciato, quando in Brasile seguiva il movimento dei Sem Terra e altri movimenti sociali di base.
"Sembra strano che don Ruggero non sia stato prima minacciato! Di solito chi vuole farti fuori cerca prima di spaventarti con dei messaggi intimidatori. Io, quando ho ricevuto delle minacce, ho dovuto lasciare per un paio di settimane la comunità, e poi ho dovuto evitare di fare percorsi uguali sia per l'andata che per il ritorno, di notte non dormivo mai da solo, ma in compagnia di un confratello".
E la strada della rapina?
"Di solito un professionista non uccide mai. Forse erano dei principianti, infuriati perchè il missionario non voleva dare loro il "grosso" bottino nascosto. Ma non mi spiego il fatto che l'abbiano messo in ginocchio...e poi, prima di uccidere un bianco e un missionario, bisogna che sia davvero pericoloso e determinante! Non capisco, sarebbero bastate delle minacce per allontanare don Ruggero.

Insomma anche per p.Adriano Sella, già missionario saveriano in Brasile, l'assassinio di don Ruggero è avvolto da un mistero.

Riporto in seguito i titoli interessanti dell'indice dell'ultimo libro di Adriano Sella, Per una chiesa del Regno, edito dalla EMI.

Meno messe, più messa
Meno carrierismo, più coraggio
Meno maestri, più testimoni
Meno meditazione, più contemplazione
Meno clericalismo, più sinodalità
Meno pratiche di pietà, più scelte di vita
Meno libri religiosi, più Bibbia
Meno rituali, più celebrazioni evangeliche
Meno simboli religiosi, più gesti di responsabilità e di amore
Meno tariffe ecclesiastiche, più trasparenza economica
Meno confessioni, più riconciliazione
Meno premura, più presenza
Meno condanne, più convivialità
Meno laici esecutori, più cristiani adulti
Meno sacerdoti funzionari della liturgia,più presbiteri o pastori appassionati di Dio
Meno mediatizzazione del papa, più sequela di Cristo
Meno indrottinamento, più discepolato
Meno paure, più speranze
Meno alleanze coi poveri, più opzione preferenziale per i poveri
Meno certezze, più profezia
Meno strutture, più tende (meno recinti, più spazi aperti)
Meno moralismo, più umanità
Meno conformismo, più vangelo
Meno chiese di mattoni, più chiese di persone
Meno chiesa al maschile, più chiesa al femminile
Meno proselitismo, più missionarietà
Meno fondamentalismo, più dialogo ecumenico e interreligioso
Meno corsi, più percorsi
Meno richieste di grazie, più azioni di grazie
Meno no, più sì

SE QUESTI SONO I PROBLEMI!

Prendo spunto dal titolo di un'editoriale del Mattino di Padova firmato da Stefano Allievi, Il problema del velo ce l'ha chi guarda, per presentare un islam sconosciuto.
L'articolo si riferisce chiaramente alla decisione del sindaco di Montegrotto Terme (PD), di vietare l'uso del burqa alle donne islamiche del suo comune (chissà poi se ce ne saranno di donne che usano il burqa!), dopo un fatto accadaduto a Pieve di Soligo dentro ad un supermarket.
Se devo essere sincero, non ho mai visto girare a Padova una donna con il burqa(velo che copre integralmente il corpo, lasciando il volto dietro una fitta rete), e neppure con il niqab (velo nero che copre testa, viso e collo, lasciando scoperti solo gli occhi), quindi capisco la chiave nettamente polemica con la quale Luca Claudio vuole essere periodicamente sulle prime pagine dei giornali locali. Le mogli dei miei colleghi marocchini le ho sempre viste senza burqa e senza velo. Le donne che indossano un semplice velo non mi danno fastidio. E anche se dovessi per caso incontrare nella mia vita una donna con il burqa, non ne farei un caso nazionale! Non vorrei che ad una imposizione subita si aggiungesse un ulteriore discriminazione!



L'ISLAM DEGLI ZIKRI
Gli Zikri sono una piccola setta pacifica, fondata circa 500 anni fa a Jaunpur, nella provincia indiana del Gujarat. Oltre ad essere nota come centro di insegnamento religioso, Jaunpur fu anche il luogo di nascita di Sayyid Mohammad (1443-1505), il fondatore della setta. Gli Zikri fanno parte del sufismo, il movimento nato all'interno dell'Islam, definito come l'unione antica del cristianesimo e del neoplatonismo, che diede vita ad una forma di ricerca interiore, il misticismo dell'Islam. Jung definiva il sufismo come la "spina dorsale segreta dell'Islam". Visti nel contesto di un sufismo libero dai dogmi, gli Zikri rappresentano una prospettiva prevalentemente femminile, a volte fino al punto di incarnarla totalmente. Innanzitutto la scelta economica della condivisione della ricchezza è essenzialmente femminile, poichè pone l'accento sulla comunità e sulla relazione piuttosto che su una competitività maschilista e spietata che esalta l'individualismo. Il riconoscimento e la considerazione per il femminile sono evidenti anche nelle idee egualitarie di genere, per cui le donne non sono obbligate ad indossare il velo e partecipano liberamente e attivamente a tutti gli aspetti della vita sociale e religiosa della comunità.

FIGLI SOTTOMESSI?

IL PENSIERO DI ALEXANDER LOWEN, medico psicoanalista, formatosi alla scuola di Wilhelm Reich

Un'accentuazione del potere dei genitori conduce inevitabilmente i figli alla ribellione o alla sottomissione. Ma la sottomissione copre un intimo atteggiamento di ostilità e di ribellione.
Il bambino che si sottomette impara che i rapporti sono governati dal potere e questa è una premessa perchè da adulto lotti per ottenerlo. I bambini imparano presto a giocare lo stesso gioco dei genitori, il gioco del potere. Il modo migliore per aver potere sui genitori è di fare qualcosa che li turba: non mangiare, per esempio, oppure andare male a scuola o fumare. Di fronte a questo comportamento "tranquillamente" distruttivo, i genitori, ridotti alla disperazione, spesso promettono al bambino, se cede, di dargli quello che vuole. Ma dal momento che cedere implica una perdita di potere, la minaccia della ribellione deve essere sempre presente. Una volta che tra genitore e figlio si è instaurata una lotta per il potere, nessuno dei due può più nè cedere nè vincere.

Il conflitto ha generamente origine dal desiderio del genitore di formare il figlio secondo una certa immagine e dalla resistenza che questi vi oppone.

giovedì 24 settembre 2009

MARCO POLITI A PADOVA - PASSA PAROLA


(L'ho invitato a Padova, a Mortise presso la sala "Pertini" del centro commerciale La Corte, venerdì prossimo, 2 ottobre alle ore 21, a presentare il suo ultimo libro: La Chiesa del no. Indagine sugli italiani e sulla libertà di coscienza. Mondadori, 2009)

LA SUA VISIONE IN BREVE
[...]Di fatto l'Italia è diventata l'ultima trincea d'Occidente in cui la Chiesa-istituzione tenta di affermare una sua egemonia sulle leggi. Nell'illusione che le norme possano riuscire a imporre un modello di vita, quando gli stessi credenti hanno già imboccato altre strade. Nel paese dove ha sede il papato la Chiesa rifiuta di accettare di sentirsi “parte” della società. Eppure ogni tentativo di restaurare attraverso un lobbismo accanito una sorta di religione civile, vagheggiata nello slogan “Dio, patria, famiglia” che il ministro Tremonti sogna di rilanciare, non può che risultare velleitario. Scienza de esistenza, filosofia e teologia, relazioni di coppia, procreazione, malattia, orientamento sessuale e persino l'immagine di Dio sono declinati nell'era contemporanea in una tale molteplicità di modi da non poter essere forzosamente incanalati in un binario dottrinario unico. […]
Il sentimento popolare si è rivelato nitidamente quando Piergiorgio Welby ha deciso di interrompere il processo inesorabile che lo avrebbe portato a uno stato di non-vita / non-morte, che lui riteneva indegno della sua umanità. La gerarchia ecclesiastica potrà anche manovrare politicamente per impedire o snaturare una legge sul testamento biologico, ma resta il fatto che la maggioranza degli italiani – trasversalmente – si è schierata dalla parte di Welby e non del gelido comunicato che gli negava i funerali religiosi. Ed egualmente ha condiviso la sentenza della Cassazione a favore di Eluana Englaro. […]


IL LIBRO
Cosa significa per la Chiesa cattolica fare i conti con una società pluralistica come quella italiana, in cui convivono fedi e concezioni filosofiche diverse e in cui si profila una novità assoluta rispetto al passato: il pluralismo etico? Quale e quanta libertà di discussione c'è all'interno dell'istituzione ecclesiastica? Marco Politi, editorialista ed esperto vaticanista della "Repubblica", affronta i problemi più scottanti del rapporto tra Stato e Chiesa: eutanasia e testamento biologico, coppie di fatto e unioni omosessuali, moratoria sull'aborto e difesa della legge 194, tutela dell'embrione e referendum sulla fecondazione assistita. Temi che accendono vivaci polemiche all'interno della società italiana, e che il pressante interventismo della gerarchla ecclesiastica, inusuale negli altri paesi occidentali, fa spesso divampare. Alla ricerca di risposte, l’autore ha spaziato dal mondo ecclesiastico a quello della scienza, dalla medicina alla politica, dal diritto al cinema. Ha incontrato personalità come Alessandro Plotti, Gustavo Zagrebelsky, Ignazio Marino, Enrico Bellone, Vito Mancuso, Giulio Girello, Enzo Bianchi, donne dai destini diversissimi come Mina Welby e Rosy Bindi, uomini di spettacolo come Lino Banfi, seguace di Padre Pio, e sacerdoti dal percorso travagliato come Franco Barbero. Ma, soprattutto, ha incontrato Benedetto XVI, una personalità dalle molte sfumature e per molti versi enigmatica. Il libro riporta, infatti, il testo completo e inedito dell’ultimo colloquio avuto con lui prima della sua elezione al soglio pontificio.

UNA VITA COSTA MENO DI 4 EURO



La malaria è provocata da un parassita del sangue che si trasmette attraverso la puntura delle zanzare. La malaria è la malattia più diffusa sulla Terra: è presente in più di 100 Paesi, colpisce ogni anno circa 400 milioni di persone ed è la prima causa di morte per i bambini sotto i 5 anni di età. Riconosciuta e curata la malaria può essere sconfitta con medicine che costano meno di 4 euro.

(Questa tragica notizia la pubblico pensando alle continue discussioni sul testamento biologico)

mercoledì 23 settembre 2009

LA PILLOLA CHE RITORNA SU'


Oggi la Commissione Igiene e Sanità del Senato ha dato all'unanimità parere favorevole all'indagine conoscitiva sulla pillola abortiva RU486. I relatori della commissione sono Raffaele Calabrò del Pdl e Dorina Bianchi del Pd. Quest'ultima ieri ha votato in modo difforme proprio sull'indagine conoscitiva provocando uno scontro all'interno del Partito Democratico che ha convocato una riunione del gruppo per discutere la posizione del senatore dissidente.

Perchè tanta paura di questa pillola o di un testamento biologico di nome e di fatto?
Di chi hanno paura i politi e i senatori contrari alle espressioni concrete di libertà di coscienza e di laicità?

Perchè non fanno altrettanto paura le pillole antidepressive e tutti gli psicofarmaci che uccidono la coscienza di una persona, togliendole il contatto con la Realtà?

Mi collego a queste domande, e riporto la conclusione di una lettera (del 29 agosto)di Fabiola Agostini pubblicata su "Il mattino di Padova", in seguito ad un mio articolo-opinione (del 6 agosto) sulle annunciate scomuniche che vescovi e monsignori vogliono lanciare a coloro che dovessero usare o permettere l'utilizzo della pillola Ru486. Mi son preso dell'incompetente... :)


[...]"Non ha alcun senso sostenere che la scomunica significa per il magistero autoergersi a giudice supremo delle coscienza umane, ruolo che compete solo a Dio, dal momento che Dio ha delegato alla Chiesa il giudizio sui comportamenti umani e la possibilità di perdonare i peccati. La conclusione dell'articolo, poi, è un auspicio ingenuo al volemose ben ".

Da queste parole respiro la certezza che la volontà della Chiesa sia esattamente quella di Dio, "perchè Dio ha delegato la Chiesa..." Dio, a mio avviso, è molto più grande, ha certamente molta più fantasia, creatività, oltre che misericordia e simpatia, di tutte le istituzioni umane che dicono di essere i rappresentanti in terra del Suo volere. C'è chi si accontenta di vivere in un recinto, al sicuro da assalti improvvisi ma limitati nella scoperta della bellezza della Vita, c'è chi invece accoglie la sfida di aprirsi alle novità che la Realtà ci offre. Fuori dal recinto, fuori da qualsiasi certezza, con il desiderio di camminare e incontrare. Quel "voemose ben" (cioè: vogliamoci bene) che cerca di tradurre, intepretando, il mio "nessuno scomunichi nessuno" è lo slogan del buonismo infantile. Il mio intento era invece quello di tradurre,sempre interpretando, il detto di Gesù: "Non giudicate e non sarete giudicate!"

DALL'AFGHANISTAN AL DAL MOLIN

Un altro militare italiano ferito (non gravemente) in Afghanistan, la prima notizia sul Tg di radio1 delle 13. In coda la notizia dell'ennesima morte bianca, a Brescia se non sbaglio. E chissà quanti italiani feriti oggi! Ma l'informazione ufficiale vuole mantenere alta l'attenzione sull'Afghanistan, sul coraggio dei nostri "eroi" italiani.
E in casa nostra, c'è una città che diventerà la città europea più militarizzata, Vicenza. In questi giorni la popolazione sta vivendo un'altra guerra: silenziosa, con l'approvazione delle massime autorità, che dovrebbero invece garantire i diritti di tutti i cittadini. Che ne sarà di una piccola città ridotta a grande base militare americana? Neppure il sindaco di Vicenza ha il permesso di entrare nella nuova base in costruzione Dal Molin, per le ispezioni.
Il digiuno continua a staffetta, più per sensibilizzare le persone che per credere in un cambiamento di rotta. "Vicenza ha risposto molto bene, ma le città limitrofe sono ancora troppo assenti" sostiene uno dei promotori. Questo è un crimine che riguarda tutti gli italiani. Ma, io in primis, che sono preoccupato a risolvere i problemi e combattere le ingiustizie che ho davanti ai miei occhi, cosa potrei fare per dare il mio appoggio?

martedì 22 settembre 2009

QUALE SOBRIETA'?

“La Chiesa non si farà intimidire, alla politica chiediamo sobrietà”. Doppia pagina sul discorso del cardinale Bagnasco su Repubblica di oggi: una sferzata a Berlusconi, visto che l’intervento è aperto da un richiamo alla misura, alla sobrietà, all’onore che comporta una carica pubblica; il presidente della Cei prosegue richiamando la ferita del caso Boffo («un passaggio amaro… che ha finito per colpire tutti noi»). Chiosa Marco Politi: «la durezza e la fermezza della presa di posizione si inserisce in un discorso molto equilibrato… La denuncia chiarissima dell’inammissibilità dei comportamenti berlusconiani va di pari passo con la necessità di mantenere i rapporti istituzionali fra Chiesa e Governo (come chiede la Segreteria di Stato vaticana) in un clima di normalità istituzionale». Non mancano riferimenti all’unità d’Italia e l’invito ai giovani cattolici a impegnarsi in politica. Nel retroscena, Massimo Giannini sottolinea come la Cei si sia affrancata dalla longa manus del cardinale Bertone. La Cei non è disposta a trattare sui temi etici e smette di essere pregiudizialmente favorevole al centrodestra.


QUALE SOBRIETA' CHIEDE LA CEI DALLA POLITICA E DA BERLUSCONI?
Sobrietà nei rapporti sessuali? Sobrietà nel vestire o nel mangiare? Sobrietà nel parlare e nel dare risposte? Sobrietà nel possedere? Quale sobrietà?

PERIODO DI LICENZIAMENTI

"Se mi lascieranno a casa, come farò a mantenere la mia famiglia?" mi dice un collega africano. "Se fossi da solo, non sarebbe un problema! Il fatto è che ho una moglie e una bambina di pochi mesi."

Tempo di assemblee sindacali nelle aziende in crisi, di continue trattavive. Si arriverà ad un accordo che riesca ad evitare i licenziamenti utilizzando tutti gli ammortizzatori sociali messi a disposizione dallo stato?
Cassa d'integrazione ordinaria e straordinaria, patti di solidarietà, pre-pensionamento... basteranno a far dormire sonni tranquilli i lavoratori a rischio?
Periodo di licenziamenti, periodo di lotta tra poveri. Cresce il nervosismo dentro la fabbrica, le supposizioni degli uni sugli altri creano divisioni intestine. Con quali criteri la dirigenza stabilirà chi resta e chi invece va a casa? C'è chi ha paura di discriminazioni, favoritismi e ingiustizie. Chi ha più diritto a restare? Ognuno porta le sue ragioni. Quanto siamo schiavi di questo mercato oscillante! Padrone dei nostri umori, come la Luna. E quando alla base c'è divisione, il potente ha già vinto!

L'INDEBITAMENTO PUBBLICO

di Herbert Anders


[...]L'indebitamento cresce per i vari meccanismi con cui il grande capitale
riesce a sottrarsi alla partecipazione delle spese sociali.

Molte imprese transnazionali (TNC) minacciano di trasferire gli impianti
all'estero per gli alti costi di produzione nei paesi ricchi. I governi in
genere reagiscono con agevolazioni delle tasse esattamente per coloro che
finanziariamente sono gli elementi più forti dello stato.
● L'ininterrotta tecnologizzazione delle imprese causa un continuo aumento
della disoccupazione che crea grandi buchi nel budget dello stato che si
deve incaricare delle conseguenze sociali.
● Gli enormi guadagni realizzati dalle grandi imprese spesso non sono più
investiti nell'economia reale, ma finiscono sul mercato della speculazione
degli affari finanziari e sono quindi sottratti al circuito socialmente utile.
● Le TNC inoltre approfittano dei vari meccanismi transnazionali a loro
disposizione per poter sottrarre le tasse allo stato, fatturando grandi cifre
in paesi che garantiscono loro importanti agevolazioni fiscali.

Tutti questi meccanismi producono un crescente indebitamento dello stato che
da un lato si vede deprivato dalle tasse dei suoi più fortunati
protagonisti, mentre dall'altro deve distribuire il peso sociale
creato dalla loro spregiudicata politica di licenziamenti sui
suoi elementi più deboli, i lavoratori. Il colmo di questo
ricatto del grande capitale consiste nel fatto che sono le
stesse imprese ad elargire poi dei prestiti allo stato che li
ripaga con degli interessi notevoli. Il loro guadagno
dall'evasione delle tasse si svolge quindi su due fronti: nel
diretto risparmio di uscite e nel recupero di soldi tramite i debiti dello stato nei
loro confronti.
Ciò significa ancora una volta, che a pochi soggetti privati è permesso di
arricchirsi oltre ogni misura sulle spalle dei dipendenti che devono rispondere
alle esigenze dello stato tramite tasse sempre più alte che loro non sono in grado
di evadere.
Conseguentemente la classe media impoverisce, il che causa una
nuova e crescente domanda al servizio pubblico dello stato – e il cerchio
diabolico si chiude. In altre parole: L'accumulo del capitale da parte di pochi
individui porta l'insieme dello stato in rovina. Il bene pubblico viene sacrificato
per gli interessi di pochi privati.

domenica 20 settembre 2009

IL SORRISO DI DON RUGGERO




LA VICENDA Sabato mattina alle 6.30, ora locale, don Ruggero Ruvoletto, 52 anni, originario di Vigonovo (VE), missionario fidei donum della diocesi di Padova, è stato assassinato nella sua parrocchia a Manaus in Brasile da tre ragazzi, due dei quali di 18 e 19 anni. Il quartiere dove abitava era ultimamente teatro di vicende simili, criminalità diffusa, furti, omicidi. Norcotraffico, contrabbando di armi. I preti locali non volevano essere mandati in questa zona. Si era sparsa la voce che nella canonica di don Ruggero erano custoditi i soldi di otto comunità cristiane. Ma i ladri, dopo aver trovato solamente una piccola somma, equivalente a 15 euro, lo hanno ucciso con due colpi di pistola nella sua stanza, e sono scappati. Ora sono in corso le indagini. Sarà fondamentale sapere se i tre giovani erano semplici ladri, o sicari mandati da qualche narcotrafficante innervosito.

LE REAZIONI
Oltre ai suoi familiari, tutti i preti di Padova sono sconvolti. Lo ricordano come un uomo semplice, umile, con il sorriso stampato sulla bocca. Qualcuno non ci crede ancora. Il vescovo è addolorato, un macigno gli è cascato addosso. Per ora regna il silenzio, le lacrime, la rabbia, il perdono... don Ruggero è già santo per la sua gente che lo apprezzava come uomo e come prete.


IL MIO RICORDO
Dopo aver ricevuto la tragica notizia, tra un saluto e un bicchiere di vino, durante una festa multietnica, lo stomaco mi si è rivoltato come un calzino. Ho fatto fatica stasera ad ingerire i bocconi della cena. Il suo sorriso l'ho ancora ben chiaro nella mia mente. Non eravamo amici stretti, ma mi era simpatico a pelle. Non conoscevo le sue idee teologiche, ma non era certamente un tipo sovversivo. Mi sembra ancora strano che sia successo proprio a lui, perchè era un moderato, un uomo di dialogo, come molti altri missionari. Non credo l'uccisione sia stata la conseguenza di un suo comportamento offensivo nei confronti di una fetta influente della parrocchia. Certo, lavorava per favorire lo sviluppo delle piccole realtà locali, e a qualcuno forse non piaceva. Ma cosa centravano quei due ragazzi di 18 e 19 anni? Sono stati forse mandati da qualche signorotto? La rabbia per quel misero bottino e la paura di essere riconosciuti... avranno spinto probabilmente i due giovani a compiere l'assurdo gesto. Per noi.
Lì, in Brasile, la vita costa molto meno che da noi, in tutti i sensi. Ma so che continuerà a vivere nel cuore della gente che lo ha amato, anche se era arrivato solamente nel 2006.

RIFLESSIONI IN PUNTA DI PIEDI
Dopo qualche giorno dall'attentato di Kabul, altro sangue italiano sparso brutalmente. Dopo i sei parà in Afghanistan, un missionario in Brasile. I primi almeno sapevano che sarebbero andati in guerra, il secondo no, anche se il Brasile non è l'Italia. Se la domanda per il primo caso è stata: torneranno i nostri militari dall'Afghanistan? Per il secondo caso sarà ugualmente: torneranno i nostri missionari dal Brasile? Se la risposta è no, quale la differenza?
Domani per i sei parà uccisi Alemanno vuole venga esposto il tricolore, e per don Ruggero quale simbolo dovremmo esporre?
Chi il prossimo martire disposto a prendere il suo posto?

DA MEDITARE


"Perchè onorare la morte di mercenari, quando ben pochi si ricordano dei veri testimoni della carità e della giustizia?"
(don Giorgio De Capitani)

OGGI FINISCE IL RAMADAN



(nella foto: moschea di Ngambè-Tikar, Camerun)

Questa sera finisce il Ramadan, il mese sacro per i musulmani: quando sorge il primo spicchio della luna nuova del decimo mese, inizia la festa della rottura chiamata “Eid al-Fitr”. Secondo i dati dell’Ufficio centrale di statistica della Chiesa, in Italia vivono un milione e 200 mila musulmani, l’1,7 per cento della popolazione nazionale. Non tutti però avranno osservato rigorosamente la pratica del digiuno dalle bevande e dal cibo durante il giorno, così come ha prescritto Maometto. Sarebbe interessante capire i motivi di tale disobbedienza all'interno della religione “fondamentalista” per eccellenza, pregiudizio che purtroppo trova ancora una conferma nella tragica vicenda di Pordenone. Ho chiesto a Fabio, operatore alle cucine popolari di Padova, che in questo mese ha notato la presenza di qualche musulmano durante i pasti, di raccontarmi le reazioni degli ospiti alla domanda, provocatoria ma non inquisitoria: “Perchè tu non fai Ramadan?” Un giovane africano, operaio metalmeccanico, con una famiglia da mantenere in Senegal, gli spiegava: “Se devo lavorare otto ore, non posso arrivare in fabbrica senza forze e particolarmente nervoso”. Un ragazzo tunisino risolve il problema in una battuta: “Sono credente, ma non praticante!” Un algerino invece, senza vergogna, ammette che: “Vivendo sulla strada, sono già fuori dalla retta via!”
Come potremmo interpretare questa disobbedienza alla legge islamica? Come un processo di integrazione nel nostro ateo-devoto mondo occidentale? O come un tentativo di interpretare il Corano alla luce della realtà attuale nella quale si vive?
Occorre prendere coscienza del fatto che il Corano, così come la Bibbia, e tutti i libri sacri, non possono essere considerati come “Parola di Dio” o dettata da Dio, ma come parole di uomini, senza dubbio “ispirati”, che parlano di Dio. La rivelazione non è il testo, non sono le parole, non è un libro. É piuttosto il processo, l'esperienza religiosa di un popolo, che alla fine si è materializzata in una espressione scritta. Quando però non si accettano le mediazioni degli uomini “finiti”, della cultura particolare, della storia contingente, si cade necessariamente nel fondamentalismo. Allora i credenti possono assumere comportamenti ipocriti e asettici, quando osservano fedelmente leggi del passato e nello stesso tempo trascurano gli impegni e le responsabilità del presente. Forse quel giovane senegalese, che ha rotto il digiuno non per pigrizia ma per necessità, attraversando i giudizi e sensi di colpa, ha capito che la religione è per il bene dell'uomo e non viceversa. “Non è l'uomo per il sabato, ma il sabato per l'uomo” direbbe Gesù. E quel padre marocchino che ha ucciso la figlia, perchè innamorata di un italiano, come ha potuto credere di compiere un gesto gradito ad Allah e ammirabile dagli altri musulmani? Finiti gli effetti destabilizzanti del digiuno, non credo avrà nè la voglia nè la possibilità di celebrare lo “Eid al-Fitr”, la festa per la fine del Ramadan.

Federico Bollettin


(tratto da "Il Mattino di Padova" del 19.09.2009)



Un estratto dal libro "Islam in focus" di Abu l-'Ala al-Maududi

IL DIGIUNO (SAWM) Un'altra caratteristica dell’Islam, caratteristica spirituale ed etica unica, è l’istituzione del Digiuno. Definito alla lettera, il digiuno significa l’astensione completa da cibi, bevande, rapporti intimi e fumo, dal momento che precede lo spuntare dell'alba fino al tramonto, per l’intero mese di Ramadan, nono mese dell'anno islamico. Ma, se restringessimo il significato del Digiuno islamico a questo senso letterale, commetteremmo un triste errore. Quando l’IsLam introdusse questa impareggiabile prescrizione, esso piantò un albero in crescita perenne, un albero di infinita virtù e dai frutti difficilmente apprezzabili in tutto il loro valore.



Ecco una spiegazione del significato spirituale del Digiuno islamico:

1. Esso insegna all’uomo il principio dell’amore sincero, perché, allorché osserva il digiuno, lo fa per profondo amore di DIO. E l’uomo che ama DIO d’amore sincero è un uomo che sa davvero che cosa sia l’amore.


2. Esso dà all’uomo un creativo senso di Speranza e una considerazione serena della vita, perché, allorché digiuna, egli spera di compiacere DIO e cerca la Sua Grazia.


3. Esso instilla nell’uomo una genuina virtù di devozione efficace, onesta consacrazione e vicinanza a DIO, perché, quando digiuna, l’uomo lo fa per DIO e per la Sua Causa, non per altro.


4. Esso coltiva nell'uomo una coscienza integra e vigile, perché la persona che digiuna osserva il digiuno sia in privato sia in pubblico. Nel digiuno, in particolare, non c'è autorità umana che possa controllare il comportamento dell'uomo o lo costringa a osservare tale pratica. L’uomo osserva il digiuno per compiacere DIO e soddisfare la propria coscienza mantenendosi fedele a DIO in privato e in pubblico. Non esiste modo migliore per coltivare nell'uomo una coscienza integra.


5. Esso istruisce l'uomo nella pazienza e nel trascendimento di sé; infatti, quando digiuna, l’uomo avverte il dolore della privazione, ma lo sopporta pazientemente. Tale privazione, in realtà, è salo temporanea, ma non c'è dubbio che l'esperienza fa comprendere al digiunante quali siano gli effetti provocati negli altri uomini da quelle medesime privazioni, allorché si tratta di privazioni che riguardano beni essenziali e durano giorni o settimane o addirittura mesi. I1 significato di tale esperienza, sotto il profilo umano e comunitario, è che il digiunante sarà molto più sollecito di chiunque altro nel provare solidarietà per i suoi simili e rispondere alle loro necessità. E questa è un’eloquente espressione di abnegazione e di genuina solidarietà.

venerdì 18 settembre 2009

IL SOGNO DEL BAMBINO STREGONE


DI LUCA CASTELLITTO - EDIZIONI PIEMME

(il corsivo è tratto dalla copertina del libro)
Intabarrato in una coperta consunta che lascia trasparire solo gli occhi, un bimbo si alza dalla panca che ha eletto a giaciglio. Non ha ancora dieci anni. Intorno a lui, una decina di compagni continuano i loro sogni agitati. Ogni sera il brulicante mercato di Kinshasa diventa dormitorio per un esercito di ragazzini. Si aggirano in cerca di cibo, si abbandonano stremati. Molti, come Michel, sono stati cacciati di casa con un'accusa gravissima e ridicola al tempo stesso: quella di essere infidi stregoni, degli ndoki, che trascinano il malocchio sul tetto familiare. Capro espiatorio perfetto, che si nutre dell'istigazione delle sette che proliferano per il paese: il bimbo troppo irruente o troppo silenzioso, quello che ancora fa la pipì a letto o che rifiuta il cibo è bollato. Ogni evento negativo che coinvolga la famiglia, anche il più insulso, gli verrà addebitato, fino a che non sarà messo alla porta. Ma non prima di aver subito umiliazioni, violenze, crudeli esorcismi.

COSA NE PENSO?
Dal Brasile all'Africa, sempre la stessa storia!
Le chiese pentecostali hanno bisogno di dare un volto al diavolo. Non basta parlare di ingiustizie sociali, di corsa agli armamenti, di inquinamento planetario, di mafie, di non-libertà di stampa, di ronde razziste... Devono trovare un ostaggio, in carne ed ossa, con un volto e due occhi spauriti. E lo trovano tra i più deboli, i bambini, molto spesso abbandonati, trascurati dai loro genitori che pendono dalle labbra di un imbroglione che si improvvisa pastore di una nuova chiesa cristiana. soltanto per far soldi. C'è un estremo bisogno di personificare il male, raccontando leggende sul diavolo e l'inferno, che creano paura e dipendenza da chi dice di riuscire a sconfiggerlo. Ponendolo sempre fuori di sè, fuori dalle proprie responsabilità. E si troverà sempre qualcuno che abbia un difetto, un limite, un male sul quale scaricare l'odio nei confronti del Male. Perchè un bambino fa la pipì a letto vuol dire che ha un demonio?
Oltre a questo, parlare di "bambino stregone" per indicare un bambino posseduto dal demonio, significa attribuire alla figura dello stregone un immagine falsata. Lo stregone nella cultura tradizionale africana è colui che entra in contatto con le divinità locali. E' medico, guaritore, psicologo, consigliere, ecc... Se poi non svolge bene il suo lavoro potrà anche essere giudicato come "cattivo", ma uno stregone dovrebbe essere a servizio del bene della comunità.
La campagna anti-superstizione, promossa dai missionari occidentali all'inzio del 900, ha creato negli africani stessi un senso di inferiorità e di negatività nei confronti della propria cultura tradizionale, che sicuramente avrà degli aspetti da migliorare, ma non è tutta da buttare come sta succedendo adesso.
Infine, a forza di convincere un bambino che è posseduto dal diavolo... alla fin fine anche lui si sentirà un piccolo diavolo!

QUANDO CI SCAPPANO I MORTI

Quando ci scappa il morto, o purtroppo quando sono più di uno, ricompare la domanda sul senso della presenza di truppe militari italiane nei "Paesi caldi". "E' ora di rientrare dall'Afghanistan?" domandano i giornalisti ai politici.
E' ora forse di rientrare in noi stessi! La guerra produce solo morte. Anche se ti dicono che vai in "missione" e con la divisa sembri un eroe della patria. Anche se ti dicono che vai a portare la democrazia, che vai a salvare delle vite umane o dei pozzi di petrolio dalle mani del nemico. Quei ragazzi non hanno colpa, si sentivano investiti di una grande responsabilità ma non sapevano che erano soltanto degli schiavi a servizio di qualche furbetto o assassino che con il commercio di armi ci guadagna fior di quattrini.
Ed ora, chi consolerà i familiari delle vittime? Qualche onorevole commosso, e nello stesso tempo complice di tali tragedie? E' tutto un teatrino...

giovedì 17 settembre 2009

NOTIZIE DA NGAMBE' TIKAR


Riporto la breve mail che Jacques, il parroco del villaggio di Ngambè-Tikar (Camerun), mi ha inviato per informarmi sull'inizio dei lavori. Stiamo collaborando con un'associazione locale di giovani per la costruzione del "CENTRO SOCIALE DI NGAMBE'-TIKAR" un luogo di incontro, attività e formazione che permetta ai giovani di progettare il loro futuro lì, lontano dalle città caotiche e dai falsi luccichii del paradiso europeo. Il terreno sul quale sorgerà la struttura è stato concesso gratuitamente all'associazione dal sindaco di Ngambè, grazie anche alle sollecitazioni del segretario Renè (nella foto), che conosco dall'estate del 2007.
La lettera ci informa che i lavori sono iniziati, l'erba è stata tolta, la sabbia e il cemento sono pronti per costruire le fondamenta.

Salut Frederico,
comment vas tu?
Quant à moi je vais bien.
Avant l'arrivée des photos,
je signale seulement le debut des travaux;
terrassement du terrain, achat du gravier et du sable.
Il reste l'achat des autres materiaux : ciment , fer ....
je vous souhaite une bonne soirée
Jacques Yanga

GRUPPO BIBLICO "VANGELO E YOGA"


VENERDI' 16 OTTOBRE inizierò un gruppo biblico che ho intitolato "Vangelo e yoga" perchè tenta di unire la lettura continuata del vangelo di Matteo con la meditazione Yoga, proposta da una maestra di yoga, Federica Bertoncello. Sto leggendo i testi di Alberto Maggi, di Ortensio da Spinetoli, di Mauro Mesce e di Josè Maria Vigil... e mi sto appassionando. E soffro perchè mi rendo conto che la maggior parte dei cristiani (praticanti e non) non è stato educato alla lettura delle Scritture, soprattutto dei Vangeli. Inoltre ho come l'impressione che sia la gerarchia cattolica a guidare (o manipolare) il significato del messaggio di Gesù e non viceversa. Eppure esistono studiosi, biblisti, teologi che hanno dedicato la loro vita alle Scritture e che possono aiutarci a leggerle con occhi nuovi, senza gli occhiali del Magistero. Lasciandoci quel senso di liberazione e di passione per il Regno, da costruire qui in terra naturalmente, e non da sognare in un posto fantastico. Quanto è arricchente conoscere l'ambiente storico nel quale è vissuto Gesù!
Sarà quello che cercheremo di fare, leggendo e commentando il vangelo di Matteo, lasciando spazi di confronto e di condivisione, dove chi si ritiene "inadeguato" si sentirà dentro alla stessa barca di tutti.

CHI HA VOGLIA DI PARTECIPARE A QUESTO GRUPPO BIBLICO... può scrivermi o contattarmi telefonicamente.

Note tecniche:
- Si svolgerà ogni venerdì dalle 20 alle 22
- presso la cappella san Giuseppe Lavoratore, via Quarta Strada 7, zona industriale Padova (uscita tangenziale n°16)

VIVERE DA PRECARIO

Ho appena saputo che nella fabbrica dove lavoro a Campodarsego si dovranno lasciare a casa 260 persone (190 operai e 70 impiegati/dirigenti), perchè le previsioni riguardo al fatturato fino al 2012 sono pessime!
Sto vivendo in prima persona la sensazione della precarietà che si trasforma in ansia e preoccupazione per il futuro. Penso a chi non ha strumenti per trovare un altro lavoro. Ma penso anche ai molti operai che hanno un secondo lavoro o proprietà e che, probabilmente, saranno quelli che resteranno in fabbrica.
C'è chi dice che stanno spostando, ancora una volta, la produzione all'estero dove il costo della mano d'opera è molto più basso che in Italia.
Chi lavora in catena di montaggio come me non conosce fino in fondo gli interessi di chi dirige l'azienda. Che questa crisi non sia forse la scusa per guadagnare ancora di più sulle spalle degli operai?

mercoledì 16 settembre 2009

L'OSSESSIONE PER LA SICUREZZA

(tratto da "Pace e interculturalità")

di Raimon Panikkar

...quella certezza che è ormai degenerata in un'ossessione per la sicurezza ed è sfociata in un trauma politico, economico e antropologico della cultura dominante. Basti notare che questa ossessione per la sicurezza sta alla base delle "giustificazioni" per la corsa agli armamenti, spiega "l'angoscia" della disoccupazione, le moderne "depressioni", il timore dell'insicurezza e via dicendo - benchè tale critica non implichi nè l'idealizzazione del passato nè una lode della spensieratezza.
La ricerca della certezza ha le sue origini nella paura della vita e della morte (che sono sempre incerte in quanto al tempo) e nell'idolatria di un tipo di ragione che ci fornirebbe tale certezza, anche se possiamo aver bisogno della fede in un Dio che ce la garantisca - come ha illustrato paradigmaticamente il pensiero di Renè Descartes.

PAROLA DI UNA DONNA TERREMOTATA

A TUTTE LE TELEVISIONI,
A TUTTI I GIORNALI,
A TUTTE LE RADIO,
A TUTTI I POLITICI,
A TUTTI I GIORNALISTI...

"Basta parlare di ricostruzione dell'Abruzzo!"

"Basta parlare di RICOSTRUZIONE DELL'ABRUZZO!"

martedì 15 settembre 2009

CONTRO LA PRIVATIZZAZIONE DELL'ACQUA

di Alex Zanotelli

Non avrei mai immaginato che il paese di Francesco d'Assisi (Patrono d'Italia) che ha cantato nelle sue Laudi la bellezza di "sorella acqua" diventasse la prima nazione in Europa a privatizzare l'acqua! Giorni fa abbiamo avuto l'ultimo tassello che porterà necessariamente alla privatizzazione dell'acqua. Il Consiglio dei Ministri , infatti, ha approvato il 9/09/2009 delle "Modifiche" all'articolo 23 bis della Legge 133/2008 . Queste "Modifiche" sono inserite come articolo 15 in un Decreto legge per l'adempimento degli obblighi comunitari. Una prima parte di queste Modifiche riguardano gli affidamenti dei servizi pubblici locali, come gas, trasporti pubblici e rifiuti. Le vie ordinarie -così afferma il Decreto- di gestione dei servizi pubblici locali di rilevanza economica è l'affidamento degli stessi, attraverso gara, a società miste, il cui socio privato deve essere scelto attraverso gara, deve possedere non meno del 40% ed essere socio "industriale". In poche parole questo vuol dire la fine delle gestioni attraverso SPA in house e della partecipazione maggioritaria degli enti locali nelle SPA quotate in borsa.

Questo decreto è frutto dell'accordo tra il Ministro degli Affari Regionali, Fitto e il Ministro Calderoli. E questo grazie anche alla pressione di Confindustria per la quale in tempo di crisi, i servizi pubblici locali devono diventare fonte di guadagno.

E' la vittoria del mercato, della merce, del profitto. Cosa resta ormai di comune nei nostri Comuni? E' la vittoria della politica delle privatizzazioni, oggi, portata avanti brillantemente dalla destra. A farne le spese è sorella acqua. Oggi l'acqua è il bene supremo che andrà sempre più scarseggiando, sia per i cambiamenti climatici, sia per l'incremento demografico. Quella della privatizzazione dell'acqua è una scelta politica gravissima che sarà pagata a caro prezzo dalle classi deboli di questo paese, ma soprattutto dagli impoveriti del mondo (in milioni di morti per sete!)

Ancora più incredibile per me è che la gestione dell'acqua sia messa sullo stesso piano della gestione dei rifiuti! Questa è la mercificazione della politica! Siamo anni luce lontani dalla dichiarazione del Papa Benedetto XVI nella sua recente enciclica Caritas in veritate dove si afferma che l'accesso all'acqua è "diritto universale di tutti gli esseri umani senza distinzioni e discriminazioni". Tutto questo è legato al "diritto primario della vita". La gestione dell'acqua per il nostro Governo è assimilabile a quella dei rifiuti! Che vergogna! Non avrei mai pensato che la politica potesse diventare a tal punto il paladino dei potentati economico-finanziari. E' la morte della politica!

Per cui chiedo a tutti di:

-protestare contro questa decisione del governo tramite interlocuzioni con i parlamentari, invio di e.mail ai vari ministeri

-chiedere ai parlamentari che venga discussa in Parlamento la Legge di iniziativa popolare per una gestione pubblica e partecipata dell'acqua, che ha avuto oltre 400mila firme e ora "dorme" nella Commissione Ambiente della Camera;

-chiedere con insistenza alle forze politiche di opposizione che dicano la loro posizione sulla gestione dell'acqua e su queste Modifiche alla 23 bis;

-premere a livello locale perché si convochino consigli comunali monotematici per dichiarare l'acqua bene comune e il servizio idrico "privo di rilevanza economica";

-ed infine premere sui propri consigli comunali perché facciano la scelta dell'Azienda Pubblica Speciale a totale capitale pubblico: è l'unica strada che ci rimane per salvare l'acqua.

Sarà solo partendo dal basso che salveremo l'acqua come bene comune, come diritto fondamentale umano e salveremo così anche la nostra democrazia.

E' in ballo la Vita perché l'Acqua è Vita!

POLITICA INTERNAZIONALE

(dalla circolare nazionale di settembre 2009 della Rete Radiè Resch)

di Mauro Gentilini

-[...]Si è detto di Obama e dell'importanza che la sua ascesa ha assunto nel quadro mondiale, delle speranze suscitate dal suo discorso del cairo, condivisibile quasi per intero e ispirato a nobili principi. Vediamo però che gli avvenimenti successivi non corrispondono che in minima parte ai progetti enunciati e alle speranze destate. Infiniti sono infatti gli ostacoli che egli si trova di fronte, in patria (la riforma sanitaria potrebbe essere la sua prima grossa sconfitta) e nel resto del mondo (la Colombia consente l'apertura di sette basi militari statunitensi), dovuti alle amministrazioni USA precedenti e ai regimi o alle situazioni caotiche da esse favorite.

-Intanto, le attese riposte in Lula, prossimo al termine del suo secondo mandato vanno appannandosi sempre di più.

-Non vi sono possibilità concrete, per cominciare, di trovare soluzioni al problema gravissimo dell'Afghanistan, le elezioni truccate, dall'esito comunque incerto e non valido, confermeranno al potere il corrotto Karzai e non porranno le premesse nè per una pacificazione del paese nè per un miglioramento della questione connessa e non meno confusa del Pakistan.

-Parimenti insolubile nella sua tragicità è il conflitto israelo-palestinese, causa la montante intrasigenza di Tel Aviv verso tutte le parti in causa. Il piano di pace annunciato da Obama troverà ogni porta ormai sbarrata; e i conflitti interni palestinesi complicano ancor di più la situazione.

lunedì 14 settembre 2009

NOTIZIE IN BREVE

A Venezia gli organizzatori del Lega-Day hanno impedito al comitato No Dal Molin di manifestare pacificamente con i loro striscioni. Perchè con i soldi destinati alle basi militari, alle bombe nucleari, alle armi, ecc... non si potrebbero costruire scuole, ospedali, pozzi, ecc... in Africa? Allora sì che sarei d'accordo con il sindaco di Cittadella Bitonci che non crede nell'assistenzialismo qui ma in un nostro intervento là.

Si parla tanto di declino di Berlusconi, grazie al conflitto con Fini. Però siamo sicuri che con un'eventuale uscita del Papi dalla scena politica se ne vada anche il berlusconismo?

La scuola dovrebbe creare saperi e non giro d'affari! E' possibile che l'edizione aggiornata di un libro consista nell'aggiunta di una sola pagina? E poi si è obbligati a comprarla?

Oggi sono stato al centro commerciale più grande di Padova, e ho notato una quantità esorbitante di stranieri che acquistano prodotti. Ho capito: l'immigrato che compra non crea problemi!

E' GIUSTO PUBBLICARE CERTE NOTIZIE?

Un'amica mi ha fatto notare che notizie come quella dell'altro giorno, dell'imprenditore che non vuole farsi toccare dall'infermiera "nera", non dovrebbero essere pubblicate dai giornali. Perchè evidenziano solamente una faccia della medaglia. Quanti gesti di solidarietà nei confronti degli immigrati da parte di italiani accoglienti? Vengono mai raccontati? E qui ricadiamo sul solito proverbio del ramo che fa rumore cadendo e della foresta che cresce nel silenzio.
Non credo che i giornali si muovano con questa sensibilità, anzi.
Però hanno preso nettamente le difese della donna africana, rendendo così evidenti i cattivi frutti dell'ideologia leghista: violenza gratuita. Qualcuno forse non lo sa ancora! Ai lettori, che si trovano da una parte gli interventi di Bossi alla festa della Lega a Venezia, e dall'altra la scenata del paziente che sempre in nome di Bossi insulta e scaccia l'infermiera perchè congolese, dovrebbe arrivare il messaggio: l'odio razzista produce malati mentali. Che tutti possano rendersene conto!

domenica 13 settembre 2009

COSE DELL'ALTRO MONDO!


Chiedo scusa all'infermiera africana che lavora nel reparto ustioni dell'ospedale di Padova, se un mio paesano italiano l'ha offesa con una tale rabbia razzista che mi fa vergognare di essere italiano. Di solito ci sono situazioni estreme in cui la pelle, la razza, la condizione economica non contano più. E queste sono le situazioni di malattia, di dolore, che rendono tutti uguali. Deboli e desiderosi di guarire, prima di tutto. Ma la campagna xenofoba è entrata talmente dentro la mente, il cuore, il sangue di molta gente ignorante (se si pensa solo a lavorare e produrre, quanto tempo rimane per la propria cultura?)che arriva a compiere gesti come quello dell'imprenditore di Portogruaro che ha rifiutato le cure dell'infermiera africana "perchè nera". Non solo, ha fatto una scenata pazzesca nel reparto, che è stato necessario l'intervento della polizia.

Isabel, sorella infermiera, quanto avrai sofferto! Lo so, tu dici che sei abituata...e poi cerchi con il sorriso di non far pesare a chi non centra questa ingiustizia! Però come ci si sente ad essere rifiutata e insultata, nonostante il tuo scopo fosse la salute del paziente che avevi davanti? Doppia offesa, doppie lacrime. Ti ha negata due volte, come persona e come infermiera. Il colore della pelle ha cancellato agli occhi del "malato" la tua dignità e professionalità, raggiunta con il sudore e non con le raccomandazioni, proprio nel luogo dove il sangue ha lo stesso colore per tutti gli esseri umani: l'ospedale.
Un fatto del genere poteva capitare a mia moglie.
Se da un lato hai ricevuto un gesto così brutale, sono sicuro che riceverai il centuplo in gesti di solidarietà e amicizia.

sabato 12 settembre 2009

GESTO DI CORAGGIO


SENEGALESE, residente a Camposampiero (PD) CACCIA DI CASA LA RONDA.

Era già da alcuni giorni che nel comune di Camposampiero le ronde razziste stavano setacciando la zona, andando per le case, un po' come fanno i testimoni di Geova, a qualsiasi ora della giornata. Dopo aver individuato le abitazioni dove alloggiano cittadini stranieri, gli uomini delle ronde si presentano per controllare documenti, perlustrare la casa, ecc... Unico problema: non hanno il mandato per fare l'assalto! Ecco che un mio fratello senegalese, Mady Cisseh, ha avuto l'intelligenza e il coraggio per far valere i suoi diritti in questo paese democratico. Sulla carta costituzionale, ma non sempre nella cultura della gente!

AVVISO: Tutti a Camposampiero il 26 settembre, per manifestare pacificamente contro le ronde, assieme all'ASSOCIAZIONE FRATELLI SENEGALESI UNITI DEL VENETO di cui Mady Cisseh è il presidente.

LE PROVOCAZIONI DI DON MATTEO RAGAZZO


Ritrovo ancora su Il Mattino di Padova l'intervento, che condivido, di don Matteo Ragazzo, parroco di Ca' Onorai a Cittadella, sulle scelte razziste del sindaco Massimo Bitonci. Le ha scritte sul bollettino parrocchiale, e già per la seconda volta sono state riportate nel quotidiano. Bene, vuol dire che ha voglia di esporsi! La scorsa volta ha criticato lo stile sfarzoso del papa, questa volta attacca (indirettamente) il sindaco leghista e la sua politica discriminatoria nei confronti degli immigrati. "Sono vittime dei nostri furti all'Africa" sostiene giustamente il giovane prete, che potrebbe inviare alla redazione del quotidiano una sua foto più decente! Bitonci risponde a tono, in forma intelligente, che bisognerebbe aiutarli nel loro paese "rendendoli autonomi e in grado di produrre lo stesso benessere che cercano qui".
Due idee a confronto: l'accoglienza assoluta che può peccare di assistenzialismo, l'aiuto e la cooperazione per migliorare le condizioni di vita nel Sud del Mondo che rimangono soltanto belle parole. Perchè non prevedere entrambe le possibilità? Da una parte l'accoglienza, in segno di perdono per il nostro sfruttamento selvaggio, dall'altra parte l'impegno dello stato a far confluire le spese per gli armamenti militari sui progetti di sviluppo solidale?

Caro Matteo, continua ad esporti se noti ingiustizie. Aspetto che tu ti possa esporre anche su quelle ingiustizie che ancora difendi, perchè forse riguardano i tuoi sentimenti e il tuo status sociale. Io e te sappiamo bene di cosa sto parlando!Ma non preoccuparti, non c'è fretta!

RESTARE

La domanda che ultimamente mi sento spesso rivolgere è questa: E' possibile rimanere nel posto dove ci si trova, quando intorno regna l'incomprensione?
Me l'ha rivolta una donna, innamorata di un prete che ultimamente ha deciso di vivere con lei. E' possibile rimanere nel territorio della parrocchia o della città dove la gente li conosce e potrebbe giudicarli, evitarli, ostacolarli?
Anche un giovane con un amore "fuori dai canoni" vive l'incomprensione dei genitori e vorrebbe scappare: è normale continuare a litigare in casa, sentirsi non ascoltati, non capiti, rifiutati per le proprie scelte diverse da quelle della maggioranza?
Allora è possibile RESTARE?

PRIMO: Occorre valutare se si possiedono gli strumenti (personali e di coppia) per poter affrontare i disagi senza venire schiacciati. Sarebbe inumano vivere continuamente in un clima di battaglia, e tralaltro con la sensazione di essere dei perdenti o dei traditori.

SECONDO: Restare è una sfida per tutti. Per creare una mentalità aperta alla convivenza delle diversità e alla riflessione critica, bisogna offrire occasioni a tutti di incontro e scontro. Contatto. Per chi resta è importante convincersi delle proprie scelte positive, non avere paura di mostrarsi, e quindi crescere come persona. Per chi vive intorno, è importante sapere che esistono persone che, in nome della verità con se stessi e con i propri ideali, hanno il coraggio di deludere le apsettative degli altri ed essere, o tentare di essere, felici.

UNA TECNICA INFELICE DI AUTODIFESA

Parto da alcune espressioni del tipo:
"Non toccare certi punti!"
"Non affrontare certe questioni che potrebbero rovinare l'equilibrio che a fatica ho raggiunto!"

Riporto una riflessione di "Alexander Lowen" tratto da un suo libro "Narcisismo. L'identità rinnegata".

Non vediamo quello che non vogliamo vedere!
Ritengo che uno dei principi che stanno alla base della percezione selettiva sia che non vogliamo vedere un problema la cui soluzione non è in nostro potere. Il vedere il problema potrebbe causarci una tensione o un dolore talmente insopportabili da mettere in serio pericolo il nostro equilibrio. Escludiamo alcuni aspetti della realtà per autodifesa. Ma questa negazione implica l'aver riconosciuto la situazione in precedenza; non possiamo negare ciò che non conosciamo. La negazione è un processo secondario. Per prima cosa vediamo la situazione dolorosa; poi, quando capiamo di non poterla sopportare nè trasformare, neghiamo la sua esistenza: chiudiamo gli occhi.

venerdì 11 settembre 2009

BERLUSCONI INVITA GLI AFRICANI A VENIRE IN ITALIA (clicca qui per guardare il video)

AFRICANI IMMIGRATI IN ITALIA... SIETE I BENVENUTI! Parola del nostro presidente del Consiglio che in un discorso di inaugurazione di una televisione nordafricana INVITA gli africani a visitare l'Italia.

"Nel mese di agosto 2009 ha inaugurato una nuova tv africana, Nessma, a cui ha fatto pubblicità sfruttando illecitamente la sua posizione di presidente del consiglio e dove ha detto il contrario di quello che opera in politica e con le leggi varate dal suo governo in materia di immigrazione", scrive don Paolo Farinella nella sua lettera di ripudio indirizzata al presidente del Consiglio.

giovedì 10 settembre 2009

GANDHI AI MISSIONARI CRISTIANI IN INDIA

E' vero che ognuno di noi ha la sua particolare e personale "interpretazione" di Dio. E' necessario che sia così, perchè Dio abbraccia non solo la nostra minuscola sfera terrestre, ma milioni e miliardi di analoghe sfere e mondi su mondi. E anche se noi possiamo dire su Dio le stesse parole, non è detto che esse abbiano lo stesso significato. Ma che importanza ha?

Se crediamo veramente in Dio non abbiamo bisogno di fare proseliti, nè coi nostri discorsi nè coi nostri scritti. Possiamo fare qualcosa soltanto con la nostra vita. La nostra vita deve essere un libro aperto, completamente aperto perchè tutti la possano leggere.

Oh, se soltanto potessi persuadere i miei amici missionari a vedere così la loro missione! Allora non ci sarebbero equivoci, sospetti, invidie nè discordie fra di noi nelle faccende religiose, ma solo armonia e pace...

Io vi chiedo, chiedo a voi che siete missionari: non fate inconsapevolmente violenza alla gente con cui vivete? Vi assicuro che non rientra nella vostra vocazione sradicare la gente dall'Oriente!

(Mahatma Gandhi, Freiheit ohne Gewalt, p. 120)

I PRETI SECONDO VITTORINO ANDREOLI



Dopo aver curato la rubrica “i preti e noi” per Avvenire, lo psichiatra e scrittore Vittorino Andreoli ha appena sfornato, con l'editrice Piemme, il libro “Preti. Viaggio fra gli uomini del sacro”. Anche la giornalista Laura Badaracchi, collaboratrice del quotidiano della CEI, ha recentemente pubblicato ”Fare il prete non è un mestiere. Una vocazione alla prova” (Edizioni dell'Asino, febbraio 2009). Ma cosa hanno di così speciale i preti per essere al centro dell'attenzione di personaggi della cultura come Andreoli che si autodefinisce non credente? “É una delle poche figure – afferma lo psichiatra - che rappresenta una coscienza che sembra staccata dalla logica di questo mondo che è tutto legato al successo e al denaro. Insomma, è uno specchio in cui sia i credenti che i non credenti possono specchiarsi e quindi meditare”. Forse che l’operaio o l’impiegato sono attaccati alla logica del denaro, perchè per mandare avanti una famiglia hanno bisogno di denaro? O forse è proprio il clero, così come è stato inteso da Costantino in poi, quando il cristianesimo è diventato religione civile, a non avere il senso del valore rispetto al denaro perchè tutto gli è dovuto? Da quello che so, molti parroci hanno fatto confluire il proprio conto personale in banca su quello comunitario della parrocchia, e con la scusa “Non ho nulla di mio” non si rendono conto di quanto costa la vita.
“Per me è sempre una figura che merita grande attenzione, - continua Andreoli - una figura di particolare interesse per i non credenti e questo mi pare che sia in logica con il messaggio del pastore che deve cercare le pecore che non sono nel gregge.” Cosa ne pensano a riguardo, ad esempio, gli atei e agnostici italiani che hanno organizzato per domenica 19 settembre il primo meeting nazionale per un paese laico e civile “Liberi di non credere”?
Andreoli immagina e descrive il prete ideale, avvolto ancora da un alone di mistero, ma non rappresentativo dell'intera realtà ecclesiale italiana. Mi son chiesto se tra i suoi intervistati vi sia qualcuno dei 41 preti che sono stati richiamati dalla Congregazione per la Dottrina della Fede dopo aver firmato l'appello di MicroMega sulla libertà di cura! Vengono forse citati i presbiteri delle comunità cristiane di base? O quei teologi e biblisti non completamente allineati con la posizione ufficiale del Magistero?
Già dal sottotitolo “Viaggio fra gli uomini del sacro”, mi sembra di intuire che l'autore non disponga di una profonda conoscenza delle Scritture e della ricerca teologica degli ultimi decenni. Ad una sua competenza sul piano psicologico non corrisponde un'altrettanta competenza su quello biblico e pastorale: non so se prima abbia letto “Funzionari di Dio. Psicogramma di un ideale” di Eugen Drewermann, teologo e psicanalista tedesco, e “La psicanalisi del Cristianesimo” (scaricabile da internet) di Luigi de Paoli, psichiatra e già coordinatore nazionale del movimento Noi Siamo Chiesa. Il termine “sacro” che appartiene al Primo Testamento e che significa letteralmente “separato” non fa altro che rafforzare la mentalità dualistica secondo la quale esiste un uomo sacro-religioso che si occupa delle cose celesti e uno profano-laico che si occupa invece di quelle terrene. Il primo chiaramente superiore al secondo. Mai come adesso è necessario ricucire questa diabolica separazione, poichè abbiamo bisogno di una fede collegata alla vita, che determini le nostre scelte nella logica evangelica. Le forme di intimismo religioso, di apatia sociale, di fuga spiritualistica dalle responsabilità, derivano proprio da tale visione sacralizzata della realtà.

mercoledì 9 settembre 2009

LA PROVOCAZIONE DI IVAN ILLICH: DESCOLARIZZARE LA SCUOLA

(Riflessioni di Ivan Illich tratte da "Descolarizzare la società" )

Intendo affrontare una questione generale: la definizione reciproca della natura dell'uomo e della natura delle istituzioni moderne, che caratterizza la nostra visione del mondo e il nostro linguaggio. Per far questo, ho scelto come paradigma la scuola, e non mi occupo quindi se non indirettamente degli altri organismi burocratici del corporate state: la famiglia consumistica, il partito, l'esercito, la chiesa, i media. Ma dall'analisi del programma occulto della scuola dovrebbe risultare con chiarezza che, come l'istruzione pubblica trarrebbe giovamento dalla descolarizzazione della società, così alla vita familiare, alla politica, alla sicurezza collettiva, alla fede e alle comunicazioni gioverebbe un processo analogo.
[...]
In tutto il mondo la scuola esercita sulla società un effetto antieducativo, in quanto la si considera la sola istituzione specializzata nell'istruzione. I suoi fallimenti sono considerati dalla maggior parte della gente una prova del fatto che l'istruzione è un compito molto costoso, molto complesso, sempre arcano e spesso quasi impossibile.
[...]
La scuola non favorisce ne l'apprendimento ne la giustizia, perchè gli educatori insistono a mettere nello stesso sacco l'istruzione e i diplomi. L'apprendimento e l'assegnazione dei ruoli si fondono in una cosa sola. Ma apprendere significa acquisire in proprio una nuova capacità o una nuova conoscenza approfondita, mentre si è promossi grazie a un giudizio che altri si è formato. L’apprendimento è spesso un risultato dell'istruzione, ma la selezione per un ruolo o per una categoria nel mercato del lavoro dipende in misura sempre maggiore dalla mera durata della frequenza scolastica.
[...]
La seconda grande illusione sulla quale si fonda il sistema scolastico è che la maggior parte dell'apprendimento derivi dall'insegnamento. Quest'ultimo, è vero, può in determinate circostanze facilitare certi tipi di apprendimento. Ma i più acquistano la maggior parte della loro cultura fuori della scuola, oppure anche a scuola, ma solo perché la scuola in alcuni paesi ricchi è diventata un luogo in cui si passa segregati una parte sempre crescente della propria vita.
[...]
I teologi contemporanei, a partire da Bonhoeffer, denunciano l'attuale confusione tra il messaggio biblico e la religione istituzionalizzata. Fanno notare che, come l'esperienza dimostra, la libertà e la fede cristiana traggono di solito giovamento dalla secolarizzazione. Sono affermazioni che a molti ecclesiastici paiono inevitabilmente blasfeme. Analogamente è fuor di dubbio che il processo didattico trarrà profitto dalla descolarizzazione della società, anche se tale richiesta appare a molti uomini di scuola un tradimento della tradizione illuministica. Ma sono proprio questi lumi che nelle scuole si stanno ora smorzando.

La secolarizzazione della fede cristiana dipende dall'impegno a essa dedicato da parte di cristiani profondamente radica ti nella chiesa. Analogamente la descolarizzazione dell'istruzione ha assolutamente bisogno della guida di coloro che nelle scuole sono stati allevati. In questa missione i programmi scolastici non possono servir loro da alibi: ognuno di noi resta responsabile di ciò che è stato fatto di lui, anche se può non saper far altro che accettare questa responsabilità e servire da monito per gli altri.

GIA' NEL SECONDO SECOLO

A Diogneto, un'esortazione a farsi cristiani, scritta nel II secolo, è di una ricchezza profetica che i nostri ministri, paladini della cattolicità, se la sognano!

I cristiani non si distinguono dagli altri uomini nè per il territorio, nè per la lingua, nè per le consuetudini di vita.
Perchè non abitano città proprie, non usano un linguaggio particolare, non conducono uno speciale genere di vita. la loro dottrina non è frutto dell'acuta indagine di uomini di genio; e non professano, come alcuni, una filosofia umana.
Disseminati per le città elleniche e barbare, secondo che a ciascuno è toccato in sorte, e unificandosi alle abitudini locali nel vestire, nei cibi, e in ogni altro aspetto della vita, rivelano, per comune consenso, la meravigliosa e paradossale forma della loro vita associata.


(anonimo, II sec., cap. V)

lunedì 7 settembre 2009

COME FARE BUSINESS CON LA NOSTRA IGNORANZA

Ho incontrato un giovane che mi ha ricordato che la miopia è la conseguenza fisica della paura per il futuro (cfr www.metamedicina.com), e che occhiali, lenti e medicine sono solo un modo per fare soldi. Non solo l'industria farmaceutica, ma molte altre industrie si arricchiscono con la nostra ignoranza e ci impoveriscono non solo economicamente.

1.L'industria farmaceutica e l'azienda ospedaliera detengono il monopolio della nostra salute. Gran parte delle malattie sono il frutto di uno stile di vita malato, soprattutto sul piano delle relazioni affettive. I farmaci creano dipendenza, i virus prodotti per vendere vaccini, l'accanimento terapeutico giustificato in nome della sacralità della vita. Nessuno ci insegna come prevenire le malattie senza uso di prodotti chimici e imparando a diventare medici di noi stessi.

2.L'industria agro-alimentare e le multinazionali detengono il monopolio della nostra alimentazione. Non sappiamo come è fatto un prodotto, ma lo compriamo e lo consumiamo basandoci unicamente sulla convenienza del prezzo. Manca il tempo di preparare cibi naturali, manca lo spazio di tenere un piccolo orto, manca la voglia di scegliere cibi meno “gustosi” ma più sani. (cfr "Ascolta i campi di grano" di Fabio Bertapelle)

3.L'industria della religione cattolica detiene in Italia il monopolio della fede cristiana. Le minoranze cristiane non hanno voce, i teologi dissidenti vengono imbavagliati, e molti fedeli assorbono acriticamente le decisioni prese dall'alto, senza una reale consapevolezza. Da religione di Stato, sostiene il governo di maggioranza e ,viceversa, è sostenuto da esso per le numerose strutture da mantanere.

4.L'industria della televisione detiene il monopolio dell'informazione, e quindi sono le idee e gli interessi dei proprietari (o del proprietario!) delle televisioni stesse a creare la mentalità dominante. Imprenditori e finanzieri comprano e modellano le facce dei politici da mostrare sullo schermo, per fare soldi. La verità è in bocca di tutti e di nessuno, le parole hanno perso il loro valore, soltanto l'emozione del momento e della pancia condiziona le scelte decisive.

5.L'industria...

Conclusione da predica: INFORMIAMOCI BENE, LEGGIAMO, PROVIAMO A RAGIONARE CON IL NOSTRO BUON SENSO (a meno che non sia già rovinato!), non crediamo solo a chi sa parlare, non crediamo ad una cosa soltanto perchè si è sempre fatto così. Se anche noi, nel nostro piccolo, vorremmo fregare un collega, figuriamoci cosa sono disposti a fare coloro che hanno in mano i traffici internazionali di saperi, di fedi, di cibi, di cose, di denaro!

UNA GIORNATA IN FABBRICA

La vita in fabbrica non è semplice, non tanto per la fatica fisica ma per la ripetitività dei movimenti e l'impossibilità di sviluppare la propria creatività e fantasia.
Ogni giorno però, incontro altri operai che spesso mi rivolgono domande, alcune interessanti altre davvero buffe!


-Tu che sai, il rosario per la morte di mia suocera è valido anche se è stato guidato da una signora invece che dal prete? Mi hanno detto che era ammalato... (operaio cinquantenne padovano)

-Mio figlio farà la prima elementare, quanti soldi bisogna spendere per libri, quaderni, materiale scolastico? (marocchino di Agadir)

-Sto cercando un lettino per il mio bambino che deve nascere, conosci qualcuno che può regalarcelo? (marocchino sposato da poco)

-Sei stato in televisione, su rai3? Stavo mangiando, ti ho visto e ho detto: questo lo conosco! (mulettista)

-Conosci qualche anziana che può assumere come badante una persona nigeriana? (nigeriano di etnia Igbo)

-Ieri sera sono stato in stazione dei treni per controllare di nascosto se Joy stava veramente partendo per Roma, per fare il passaporto. Secondo te, ho sbagliato? (giovane innamorato)

domenica 6 settembre 2009

IO SONO CLANDESTINO



La cena solidale "abracciaperte" a Padova è stata un successone! Questa sera piazza delle Erbe non era occupata nè dal popolo degli spritz nè da quello dell'ACR, era gremita di bella gente, molto diversa, ma unita dalla voglia di stare insieme. Lo scopo: testimoniare in modo semplice, attraverso una cena, che le nuove norme del pacchetto sicurezza sono discriminatorie nei confronti degli immigrati, per non dire razziste. Certo, ci sarà stato anche chi si è intruffolato per mangiare gratis, ma non è stato un problema: il cibo è bastato per tutti, anche per quei musulmani che si sono aggiunti solamente dopo il tramonto del sole, causa Ramadan. "I figli degli immigrati nati qui, devono avere gli stessi diritti dei nostri figli" ha gridato don Albino Bizzotto dal palco, col microfono in mano e con voce rauca, dopo le fatiche del digiuno estremo. Di preti ne avrò visti solo quattro, molti saranno stati impegnati con la sagra del paese o forse non credono nel valore di questi eventi.
Decine di tavole e panche hanno accolto chiunque desiderava consumare un pasto in compagnia, senza quella paura che vogliono trasmetterci i giornali e le televisioni nei confronti dello straniero.
Affianco al palco, allestito per la musica dal vivo e gli interventi vari, si vendevano le magliette con la scritta provocatoria: "Io sono clandestino" e si raccoglievano firme contro le nuove leggi razziste. Una band di ragazzi senegalesi ha concluso la serata con il loro ritmo africano.
Le presenze sono più che raddoppiate rispetto alla precedente edizione, ma il cammino per una reale partecipazione degli stranieri a queste manifestazioni è ancora lungo. Come coinvolgerli in modo tale che diventino protagonisti nella battaglia per i loro diritti? Spesso questi eventi servono più a noi o a chi li organizza, per sentirci bravi. Ma cosa ne pensano loro, gli immigrati assenti, che stavano guardando la Tv con una bottiglia di birra in mano?
Stamattina sono entrato in una delle tante chiese evangeliche che i nigeriani aprono qui a Padova. La sala del capannone, allestito a luogo di culto, era piena. E così sarà stato in molti altri posti della città. Ma dov'erano stasera tutte quelle persone? Conoscono l'Italia delle persone che accolgono tutti? Oppure hanno in testa soltanto le urla di Bossi contro i clandestini?

Davanti al palco i bambini giocavano con delle barchette di carta: non sanno che rappresentano i barconi della morte sul Mediterraneo, e anche quelli che noi non vogliamo respingere, mai.

L'IMPRESSIONE DI MARCO POLITI DOPO LE DIMISSIONI DI BOFFO

I VESCOVI FANNO MURO MA SI SENTONO SENZA GUIDA
di MARCO POLITI
(da La Repubblica - 5 settemre '09)

Il giorno dopo la decapitazione dell'Avvenire tra i vescovi e nel mondo variegato delle parrocchie è l'ora del dolore, della rabbia, dello smarrimento. Nelle stanze vaticane la parola d'ordine è "lasciar decantare". Nella sede della Cei si invoca il silenzio in attesa che il presidente Bagnasco tiri le fila nel suo discorso al Consiglio permanente dei vescovi, che si aprirà il 21 settembre. Al vertice dell'episcopato si è indignati per la "disgustosa aggressione" a Boffo, ma al tempo stesso i prelati sussurrano: "Dobbiamo metabolizzare".

"Ci è venuto addosso un carro armato", confessa un vescovo di provincia. Ferita, l'istituzione si ricompatta. "Non ci lasceremo intimidire", è la reazione corale di Ruiniani e bertoniani, fautori e critici di Bagnasco si stringono intorno a Santa Madre Chiesa sgomenti per la violenza dell'attacco. È qualcosa che Berlusconi non riuscirà mai a percepire, ma che resterà come cicatrice ulcerosa. Un presule, che mai ha pencolato verso il centro-sinistra, dichiara amareggiato: "È stata un'aggressione fuori da ogni logica. Faccio fatica a capire". Poi, però, soggiunge: "Ora navighiamo a vista".

Perché il vero nodo si è rivelata la mancanza di un polso fermo e di una strategia lungimirante in tutta la vicenda. Difficile dire quanto del malumore esistente fra i vescovi emergerà al Consiglio permanente della Cei, ma in privato parecchi vescovi sono irritati per la confusione che regna ai livelli supremi della gerarchia. "Peggio di così la storia non si poteva gestire", commenta tagliente un presule: "Con anticipo bisognava chiedere delucidazioni sull'affaire e dare indicazioni".

Non è possibile, infatti, che prima si facciano scendere in campo - seppure a singhiozzo - i massimi calibri, da Bagnasco a Bertone e incluso il Papa, per sostenere Boffo e poi, al culmine dell'offensiva di Feltri, lasciare che si dimetta. Afferma sconsolato un monsignore: "O ai vertici sanno cose che noi vescovi in provincia ignoriamo oppure si dà l'impressione di fragilità su tutti i fronti". Al dunque è mancato in campo ecclesiastico un timoniere che guidasse con sicurezza la barca nella tempesta.

Sembra impensabile che quando già l'attacco anti-Boffo era partito e l'incontro fra Bertone e Berlusconi era stato annullato, il direttore dell'Osservatore Romano abbia potuto definire "eccellenti" i rapporti con il governo. Voci critiche sulla mancanza di una reale leadership - come già avvenuto in altre crisi durante questo pontificato - si sentono dentro e fuori delle mura vaticane. "Nell'ultima fase di Wojtyla - spiega un'eminenza - c'era un quadrumvirato composto dal segretario di Stato Sodano, dal segretario papale Dziwisz, dal cardinale Re e dal presidente della Cei Ruini e tutti sapevano come regolarsi e a chi fare riferimento. Ma oggi?".

Il cardinale Bertone - che pure lo vorrebbe - non tiene in pugno l'episcopato italiano come Ruini e la macchina curiale resta in fondo distante da chi, come l'attuale Segretario di Stato, non viene dai ranghi della diplomazia vaticana. "Il clima di incertezza si percepisce a pelle - dichiarano nei corridoi vaticani - perché Benedetto XVI fa il Maestro, ma poi la catena di comando interna come funziona?".

Ci sono vescovi ben addentro ai meccanismi della Cei che non esitano a parlare di un clima di "sgretolamento" e di assenza di prospettiva e di guida, che si respira ai livelli alti dove si dovrebbero tracciare le strategie della Chiesa cattolica italiana in rapporto ad una situazione sociale complessa e un quadro politico pesante. In questa atmosfera di caos calmo si sono cristallizzate due posizioni. La Segreteria di Stato, che pure amerebbe vedere crescere un Nuovo Centro sulla scena politica italiana, resta convinta di dovere pragmaticamente ottenere da Berlusconi due risultati: una legge sul testamento biologico che non conceda la piena autodeterminazione al paziente e il finanziamento alle scuole private. "Dobbiamo trattare con i governi che abbiamo di fronte, sempre", riassume asciutto un monsignore. E nell'appartamento papale continua a regnare la fiducia in Gianni Letta, che vedrà il pontefice domenica a Viterbo.

Sull'altro versante sta l'atteggiamento dell'episcopato, che rifiuta la pretesa della Segreteria di Stato di guidare gli affari italiani. "Siamo noi vescovi, successori degli apostoli, ad avere il diritto di giudicare la situazione italiana e gli atti del governo", protesta un veterano delle assemblee Cei.

Ma i presuli più disincantati ammettono le divisioni interne: "C'è chi considera Berlusconi un baluardo contro il comunismo, chi vede il centro-destra garante dei principi non negoziabili, chi invece denuncia la deriva diseducativa e anticristiana del modello Berlusconi, chi guarda al centro-sinistra e chi si dispera per il vuoto dell'opposizione". Alla fine, nonostante il colpo subito, incombe sempre come tentazione il pragmatismo del giorno per giorno.

(5 settembre 2009)

sabato 5 settembre 2009

GUARIGIONE DEL SORDOMUTO

"Con la guarigione del sordomuto (Mc 7, 31-37) Gesù esprime il significato della
liberazione su due livelli: quello umano in quanto restituisce
l'integrità a una persona menomata, poiché l'individuo costruisce la
sua personalità nella relazione con gli altri
.
In secondo luogo, a livello dell'esperienza di fede, lo libera dal ripiegamento su se
stesso e gli permette di inserirsi nel cammino della comunità".

(Vittorio Mencucci)

Mi rendo conto che la malattia più frequente di questo tempo, che oltretutto causa tutti quei sintomi che rendono affollate le nostre aziende ospedaliere, è l'incapacità di comunicare, di relazionarsi con l'altro, dentro e fuori di sè.
Spesso sono le persone meno informate, che hanno ricevuto meno concetti, diplomi o lauree, a costruire relazioni sane, limpide, semplici.

QUAL E' LA VERITA' DIETRO LO SCONTRO BOFFO-FELTRI?

Dietro le quinte, ovvero dietro lo scontro mediatico tra Boffo e Feltri, si nasconde lo scontro intragerarchico tra Bertone e Bagnasco. E risalendo ancora troviamo lo zampino di Ruini, l'uomo più influente in Italia dopo il papa. Sapremo mai le ragioni di certe mosse politiche all'interno della Chiesa? Ho come la sensazione che veniamo lasciati all'oscuro di tutto, trattati come bambini ignoranti.
L'unica cosa di cui siamo certi è il potere che esercitano i mezzi di comunicazione (giornali, televisioni e radio) per diffondere e salvare l'immagine di un'istituzione come quella della Chiesa cattolica in Italia.
Dietro la squallida operazione con cui Feltri ha pubblicato su "Il Giornale", il quotidiano fascista della famiglia Berlusconi, la "informativa" di cui tanto si discute, sembra esserci dell'altro. I conoscitori delle lotte interne agli apparati ecclesiastici vedono a chiare lettere un conflitto aperto tra il card. Tarcisio Bertone, segretario di Stato vaticano, e il card. Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza Episcopale Italiana e sostenitore di Boffo.
La "informativa", sgrammaticata e scritta nel linguaggio tipico dei minutanti della segreteria di stato vaticana, non lascerebbe dubbi: Bertone, uomo detestato dai vescovi non solo italiani, potrebbe aver progettato la sostituzione di Boffo, ritenuto un po' troppo "loquace" rispetto alla corruzione di Berlusconi. Con le dimissioni del direttore di Avvenire, Bertone, che orienta la linea di neutralità dell'Osservatore Romano, ha probabilmente raggiunto il suo obiettivo: eliminare il “nemico” e trovare un altro direttore che non entri nel merito delle "vicende personali" del presidente del Consiglio con il quale vuole rimanere in buoni rapporti. La solidarietà del papa al direttore di Avvenire è un formale atto dovuto, ma Ratzinger sta decisamente con il suo segretario di Stato vaticano, il cardinale Bertone, e vuole anch'egli mantenere una buona amicizia con Berlusconi. Che cosa avrà mai Berlusconi di così speciale da essere conteso anche all'interno della Chiesa?!!! "In Vaticano si è accesa una lotta aspra che durerà - sostiene don Franco Barbero - fino alla successione di Benedetto XVI".

giovedì 3 settembre 2009

AGGIORNAMENTO DALL'ECUADOR


Ricevo molto volentieri e pubblico una lettera del mio carissimo fratello Fabio Lazzaro che vive in Ecuador. Compagno di avventure, ha lasciato l'istituzione, ed ora sta cercando di reinventare un ministero di servizio, alla luce del Vangelo.
Questo blog sarà un punto di riferimento per i suoi amici di Padova e dintorni.

UNA NUOVA TAPPA DELLA STESSA VITA

Non saprei come cominciare… tante sono state le cose successe e i sentimenti provati in questo periodo di cambio di ambiente di vita e di servizio.
Innanzitutto vorrei condividere con voi le reazioni che sono giunte alla mia lettera nella quale in luglio comunicavo la decisione di “lasciare” il ministero come sacerdote.
Moltissimi mi hanno raggiunto con bellissime risposte di incoraggiamento e di apprezzamento per la difficile ma coerente scelta, mentre pochissimi mi hanno fatto presente che prendo le cose “di chiesa” troppo seriamente, che sto seguendo strade che non vengono da Dio, che sono troppo idealista, che sperano torni nei miei passi, che offendo la chiesa con le mie parole e che sto dando scandalo…
La maggior parte ha preferito non rispondere alla mia lettera… chissá perché!? Interessante fu notare che le critiche quasi solamente arrivarono da preti e suore… chissá perché!?
Lo so, sto rompendo un po’ gli schemi, gli equilibri con questa scelta… e per fortuna che sono andato a vivere lontano da Padova… perché in questi casi gli ex·preti, meglio stiano (anzi quasi sempre sono obbligati a stare) fuori diocesi per la paura dello “scandalo”.
Per prima cosa vorrei chiarire che continuo a sentirmi prete e lo saró sempre per questo non sento giusta la parola “lasciare il ministero”, meglio dire che non mi sembra giusto continuare ad essere prete secondo lo stile clericale e rispettando il celibato cosí come si é instaurato nella tradizione della chiesa. Solo non celebreró piú i sacramenti per rispetto alla gente. Purtroppo é ancora uno scandalo che un prete possa condividere un cammino di amore speciale con una persona, mentre non é uno scandalo che molti preti non abbiano tempo per visitare le persone, che riescano a intascarsi a volte dei soldi illecitamente, che non paghino le tasse, che tengano relazioni sessuali nascoste e spesso con minori, che in Vaticano non si trovi neanche l’ombra dello stile povero di Nazareth del tempo di Gesú, che non ci sia possibilitá di dialogo dentro del clero, che i laici siano solo i destinatari di un messaggio e che non ci sia democrazia, che si continui a calpestare l’invito di Gesú che i piú grandi siano i piú piccoli e i servi degli altri, mentre la burocrazia e l’oligarchia ecclesiástiche si trovino allo stesso livello di alcuni Paesi dittattoriali.…
Seconda cosa, non sento la mia scelta contro la chiesa ma contro il clero… non é la stessa cosa… per fortuna. E in questa linea sono milioni di italiani che per colpa del clero si stanno perdendo la posibilita di un cammino reale e liberante di fede.
Terzo, sono sicuro che saró uno scandalo per alcuni ma una benedizione per altri, anzi una maggior benedizione per il fatto di essere me stesso e di continuare a camminare nella fede e nella chiesa… d’altronde anche Gesú scelse di non essere sacerdote, del clero, e fu di scandalo per molti.
In dieci giorni dal mio ritorno qui a Quito ho potuto finalmente passeggiare e abbracciare alla luce del sole una persona amata e speciale, fare la mia prima intervista di lavoro, presentare per la prima volta un currículum vitae, fare un esame per un posto di lavoro (e giá l’ho ottenuto), andare a messa come uno qualsiasi e resistere alla noia mortale di una celebrazione fredda che non aveva quasi nulla di spirituale, come fa la gente qui…e continua ad amare la chiesa, a partecipare, anche se riceve interiormente pochissimo!
Da lunedí 7 settembre inizieró a lavorare come coordinatore sociale nella Associazione MCCH (Maquita Cushunchic = Diamoci una mano, Comercializando como hermanos), mi sposteró a vivere e a lavorare a Latacunga a 2 ore da Quito, con un lavoro che sará di visita, di accompagnamento nella formazione e nella organizzazione delle piccole e sperdute comunitá della regione Cotopaxi, tra le piú povere dell’Ecuador. In queste comunitá si dá una mano per raggiungere servizi basici come avere l’acqua in casa (ancora difficile per molti), per aiutare le comunitá ad essere unite e solidarie, per difendere il ruolo delle donne e dei giovani ancora marginati, per appoggiare la produzione di prodotti del luogo e farli girare nel mercato nazionale e internazionale come i prodotti equo-solidali. Si stanno incentivando anche dei progetti di turismo solidale in posti naturali fantastici, cosí che, preparatevi… per una vacanza alternativa per il prossimo anno. Tutto questo per impedire che le persone emigrino cercando “il paradiso in Italia… o altrove”.
Per il resto devo dire che sono felice, emozionato, convinto che sia volontá di Dio questa nuova tappa di vita, e desideroso di stare nella chiesa, anche se la vedo con confini molto aperti al soffio dello Spirito e piú visibile tra i poveri, tra i semplici, tra i sognatori, tra i profeti di tutti i giorni, tra le persone che sentono che questo Dio di Gesú é vivo piú che mai e continua ad invitarci a un cambio, secondo me, epocale, dove il ruolo del clero non sará piú cosí necessario come ci hanno insegnato a pensare…
Tra gli amici che poco a poco incontro qui é spontaneo un certo imbarazzo e non riescono proprio a non chiamarmi piú “padrecito” (cioé “don”), e fanno ancor piú fatica che in Italia a capire questa mia scelta… D’altronde per secoli gli abbiamo insegnato che il prete é sacro, divino, un metro sopra gli altri, e quindi qui é piú facile tra il clero avere una doppia vita (moltissimi!) che non accettare che “anche io prete sono prima di tutto un uomo e un cristiano”.
Ho scelto di restare a vivere qui proprio per essere con discrezione e rispetto un segno critico per una cultura religiosa devozionale che dipende troppo dal clero e “aguanta” (cioé sopporta) qualsiasi cosa, rischiando sempre piú di non dar credito alla propria coscienza.. questa realtá che tra il clero si ha paura a formare e a rispettare. Le persone piú critiche e intelligenti di solito qui, per non trovare porte aperte, passano alle chiese evangeliche o alle sétte…!
Proprio per aver ascoltato questa coscienza… e Dio, che secondo me, si nasconde dietro di essa, sono qui, senza molte certezze, ma con ancora piú FEDE e voglia di affidarmi alla amorosa provvidenza del Padre che sempre e tutti ama e sempre e tutti accompagna.
Cercheró ogni tanto, tempo permettendo di scrivere su questo blog, comunque per ogni comunicazione personale la mia mail é fabiofubex@gmail.com e il mio ponte a Padova é Federico Bollettin.

Un abbraccio a te che mi leggi,
Fabio Lázzaro.