Prendo spunto dal titolo di un'editoriale del Mattino di Padova firmato da Stefano Allievi, Il problema del velo ce l'ha chi guarda, per presentare un islam sconosciuto.
L'articolo si riferisce chiaramente alla decisione del sindaco di Montegrotto Terme (PD), di vietare l'uso del burqa alle donne islamiche del suo comune (chissà poi se ce ne saranno di donne che usano il burqa!), dopo un fatto accadaduto a Pieve di Soligo dentro ad un supermarket.
Se devo essere sincero, non ho mai visto girare a Padova una donna con il burqa(velo che copre integralmente il corpo, lasciando il volto dietro una fitta rete), e neppure con il niqab (velo nero che copre testa, viso e collo, lasciando scoperti solo gli occhi), quindi capisco la chiave nettamente polemica con la quale Luca Claudio vuole essere periodicamente sulle prime pagine dei giornali locali. Le mogli dei miei colleghi marocchini le ho sempre viste senza burqa e senza velo. Le donne che indossano un semplice velo non mi danno fastidio. E anche se dovessi per caso incontrare nella mia vita una donna con il burqa, non ne farei un caso nazionale! Non vorrei che ad una imposizione subita si aggiungesse un ulteriore discriminazione!
L'ISLAM DEGLI ZIKRI
Gli Zikri sono una piccola setta pacifica, fondata circa 500 anni fa a Jaunpur, nella provincia indiana del Gujarat. Oltre ad essere nota come centro di insegnamento religioso, Jaunpur fu anche il luogo di nascita di Sayyid Mohammad (1443-1505), il fondatore della setta. Gli Zikri fanno parte del sufismo, il movimento nato all'interno dell'Islam, definito come l'unione antica del cristianesimo e del neoplatonismo, che diede vita ad una forma di ricerca interiore, il misticismo dell'Islam. Jung definiva il sufismo come la "spina dorsale segreta dell'Islam". Visti nel contesto di un sufismo libero dai dogmi, gli Zikri rappresentano una prospettiva prevalentemente femminile, a volte fino al punto di incarnarla totalmente. Innanzitutto la scelta economica della condivisione della ricchezza è essenzialmente femminile, poichè pone l'accento sulla comunità e sulla relazione piuttosto che su una competitività maschilista e spietata che esalta l'individualismo. Il riconoscimento e la considerazione per il femminile sono evidenti anche nelle idee egualitarie di genere, per cui le donne non sono obbligate ad indossare il velo e partecipano liberamente e attivamente a tutti gli aspetti della vita sociale e religiosa della comunità.
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