venerdì 9 settembre 2011
Io e Dio
Mancuso: il primato della coscienza contro la chiesa dell'obbedienza
di Gustavo Zagrebelsky in “la Repubblica” del 9 settembre 2011
Su questo libro non mancheranno discussioni e polemiche. Che sia ignorato è impossibile, se non altro perché esprime intelligenza e sensibilità che è di molti nel mondo cattolico, più di quanti si palesino. Le sue tesi si sviluppano dall’interno del messaggio cristiano, della “buona novella”. Vito Mancuso, che tenacemente si professa cattolico, cerca il confronto, un confronto non facile. Lui si considera “dentro”; ma l’ortodossia lo colloca “fuori”. Tutto si svolge con rispetto, ma l’accusa mossa al discorso ch’egli va svolgendo da tempo è radicale. La sua sarebbe, negli esiti, una teologia confortevole e consolatoria, segno di tempi permissivi, relativisti e ostili alle durezze della verità cristiana; nelle premesse, sarebbe la riproposizione di un, nella storia del cristianesimo, mai sopito spirito gnostico. Uno “gnostico à la page”?
Il motivo conduttore del libro Io e Dio (Garzanti) è il primato della coscienza e dell’autenticità sulla gerarchia e sulla tradizione, nei discorsi sul “divino”. Siamo nel campo della “teologia fondamentale”, cioè dell’atteggiamento verso a ciò che chiamiamo Dio e delle “vie” e dei mezzi per conoscerlo: in breve, delle ragioni a priori della fede religiosa. Ma, la teologia fondamentale è la base di ogni altra teologia. La teologia morale, in particolare, riguarda l’agire giusto, ovunque la presenza di Dio possa essere rilevante: la politica, l’economia, la cultura, il tempo libero, l’amore e la sessualità, la scienza… La teologia aspira alla totalità della vita. Si comprende così la portata del rovesciamento, dall’autorità che vincola alla coscienza che libera. Quella di Mancuso vuole essere, tanto nel conoscere quanto nell’agire, una teologia liberante, non opprimente. Le sue categorie non sono il divieto, il peccato e la pena, ma la libertà, la responsabilità e la felicità. Sullo sfondo, non c’è il terrore dell’inferno ma la chiamata alla vita buona.
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il problema non è la gerarchia che esige obbedienza, teologia, dogmatica e allo stesso tempo tollera infinite confessioini spesso in contraddizione su punti nodali- cattolica, ortodossa, anglicana e le altre varie dottrine - Piuttosto il fatto che bene o male è legittimata ad esistere da chi accetta l'obbedienza. il problema sono gli obbedienti. cioè noi.
RispondiEliminaquesta nostra indole a subire con passività , a sconfinare troppo nell'ottica dell'essere buoni e ben disposti all sopportazione e perdono torna utile ad un sistema politico, ma soprattutto economico e sociale, che piega gli ignoranti , chi è in buona fede , si fida (sulla "parola"),dispensa benessere e falso progresso e sviluppo. ma che sta portando alla devastazione del pianeta e perdita dei valori fondamentali che anche al laico più becero stanno ancora a cuore.
i paesi che si dichiarano cristiani ( ma avere per modello un essere cristico è ben altro)sono propio quelli che stanno sprofondando e affossando loro stessi nella piaga del materialismo e consumismo sfrenato. quelli che hanno colonizzato e depredato. esportato modelli di sviluppo nefasti su scala planetaria.
ogni chiesa che diventa istituzione, che sia piccola o grande, è sintomatica del fatto che siamo lontani da fede e spirito. e da tutti i fratelli che per cultura e tradizione non riescono ad aderire ai nostri modelli e quindi sono allontanati
le nostre chiese hanno un grosso limite che denuncia il loro primo fallimento: non dialogono tra loro e creano divisione anzichè impedirla
nelle piccole chiese invece , spesso ridotte a sette, si rifugiano coloro che illudendosi di riguadagnare libertà, ortodossia, fratellenza , spesso solo troppo tardi e dopo aver subito danni morali, psicologici o economici e materiali si accorgono , rinunciano e si allontanano definitivamente .
le chiese sono spesso responsabili infatti della nostra mancanza di vera fede, conoscenza, dialogo, slancio vitale
chi ama la vita e i fratelli lo fa senza esigere appartenenza a gruppi e costruire chiese di mattoni.
chi non ama che la propia vita e non è interessato veramente ai fratelli usa la fede come scudo e privilegio e spesso come arma per far piegare ed inginocchiare gli altri al proprio cospetto o ad un dio costruito a propria immagine e tornaconto
questo succede più frequentemente e vicino a noi di quanto immaginiamo