Si obietterà che l'Africa non esiste,
che esistono più di cinquanta diversi paesi e un infinitamente maggior numero di tribù.
E' pur vero.
Ma a me è sempre parso che ci sia un comun denominatore,
che si tratti dell'altopiano etiopico e dei ghetti del Sudafrica,
della foresta ghanese o della savana orientale,
dei Masai o degli Ibo.
E' questo universale camminare,
questo primo rispondere con le gambe e con i piedi
alla scarsità, alla mancanza di mezzi, alla ineguaglianza della sorte,
alle sfavorite condizioni di partenza.
Un mondo povero,
che ha sempre destato l'umiliante indifferenza dei benpensanti;
ma capace di impartire una lezione magistrale
a chiunque la sorte dovesse mettere un dì nelle sue stesse condizioni.
Una lezione su come trasformare la precarietà in ricchezza
e la sopravvivenza in arte.
Una lezione fatta di tanti capitoli.
(tratto da "AFRICA reportages" di Pietro Veronese, Editori Laterza)
Camminare non è perder tempo.
Siamo sempre di fretta!
Camminare più spesso può riequilibrare i nostri ritmi frenetici,
camminare e pensare, progettare e guardare.
Camminare e incontrare.
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