Io credo che spesso l'incontro tra religioni diverse abbia bisogno della distruzione del credo dell'una e dell'altra, altrimenti non ci si incontrerà, ci si farà la guerra, come è sempre stato fatto: quante guerre in nome di Dio! Non si contano più!
Anche andare in mezzo a un altro popolo ad aiutare i poveri, curare ammalati, lavorare per gli altri...è molto pericoloso se fatto in nome di Dio.
Il cammino religioso è semplicemente l'abbandono del mio "io".
Ogni credente che entra in un'azione con l'obiettivo di convertire gli altri rischia di condannare al martirio non se stesso, ma coloro che crederanno; saranno proprio le persone diventate credenti che daranno la vita per il missionario; non sarà il missionario a dare la vita per loro.
In molti paesi del mondo, i missionari erano chiamati "uomini bianchi venuti dal mare per rubare", perchè erano al seguito dei colonizzatori.
(di Arrigo Chieregatti, tratto da Interculture n.9, Città Aperta Edizioni)
Non è facile "togliersi i sandali" nella terra sacra dell'altro.
Spesso vi entriamo come elefanti o carriarmati. Da ego-isti.
Viaggiare con delicatezza, senza pregiudizi o continui paragoni,
ci permette di incontrare l'altro, così per quello che è.
E più incontriamo l'altro, più incontriamo noi stessi.
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