sabato 7 febbraio 2009

EMERGENZA DEMOCRATICA ED ECCLESIALE

Carissima/o,
siamo in piena emergenza democratica e in pieno fondamentalismo ecclesiale, con invasioni di campo indebite e dannose all’annuncio evangelico.
Sento il bisogno di collegarmi con te, come altre volte, per trovare il modo di assumere e di esprimere la nostra responsabilità cpmune.
Il negazionismo non riguarda solo la Shoà, ma nella Chiesa riguarda anche il Concilio. Può essere l’occasione buona, come ha scritto Raniero La Valle, per riaprire il Concilio Vaticano II, invece di citarlo in qualche occasione. Hai in mente una modalità praticabile?
L’affermazione assoluta dei principi, senza alcun rapporto con i limiti della nostra umanità, porta alcuni che parlano a nome e rappresentano il Vaticano ad affermare una propria ideologia di Dio, che allontana dall’annuncio del Vangelo. Gesù sempre si è incontrato con le persone in carne ed ossa presentando un Padre dentro alla loro vita quotidiana.
Per affermare in astratto il principio della vita si eliminano le persone e la Chiesa è sentita sempre più come una nemica con cui fare i conti e scontrarsi nella società. In nome del principio astratto della vita diventiamo il paradigma di un’umanità senza misericordia. È una caratteristica costante di una Chiesa dove la verità non viene fatta con amore e perdono, ma soltanto con la definizione e l’affermazione.
Come sempre Avvenire tiene i toni e rinfocola gli atteggiamenti da crociata.
Che fare? Nella generalità dei casi, anche di fronte a queste emergenze, sono poche le persone che nella Chiesa discutono, fraternamente certo, ma sinceramente, tanto meno si espongono.
Riguardo a quanto sta succedendo nella prevaricazione di Governo sento forte la necessità di essere chiaro nei confronti di chi nella Chiesa si arroga il potere di rappresentarci e far sentire non solo la preoccupazione, ma anche il chiaro dissenso e opposizione nei confronti di scelte e di leggi che si accaniscono contro i più poveri e i più sfortunati (vedi immigrati) e nei confronti di comportamenti antiistituzionali che mettono a repentaglio l’ordinamento repubblicano e che mettono a rischio la convivenza civile e democratica.
Vedi utile ed opportuno ricollegarci a stretto giro di posta?
Aiuto! Ciao.
Albino Bizzotto (Beati Costruttori di Pace)


Carissimo Albino,
condivido le tue riflessioni, la tua sofferenza e indignazione per la situazione attuale che stiamo vivendo, come Chiesa “Popolo di Dio” in Italia. È una sensazione diffusa, presente in molti credenti, in molti laici, in molti intellettuali, in molte donne e uomini di buon senso. Gli ostacoli che secondo me impediscono singoli preti, animatori e responsabili e le relative comunità cristiane ad esporsi chiaramente sulle questioni attuali che tradiscono l'autentico messaggio evangelico sono due:
1)La paura di esprimere pubblicamente le proprie idee molto spesso in opposizione alle linee ufficiali del magistero, rischiando di perdere il posto e i relativi vantaggi economici, di essere scomunicati e ridotti allo stato laicale, di perdere inoltre la stima e l'affetto di molti fedeli praticanti.
2)L'incapacità di collaborare attorno ad obiettivi comuni e condivisi, rinunciando ad ogni forma di protagonismo e narcisismo, intrisa nel ruolo di presidenza, che ci è stato inculcato da una formazione clericale.

Perchè non organizzare una marcia, una manifestazione o un'assemblea generale, un vero e proprio Ecclesia Social Forum intitolato: “L'esodo del popolo di Dio dalla schiavitù alla libertà”?
Mi son sempre chiesto perchè un Alex Zanotelli da Napoli, un Luigi Ciotti da Torino, un Andrea Gallo e un Paolo Farinella da Genova, un Albino Bizzotto da Padova e un Giuseppe Stoppiglia da Vicenza, un Vitaliano dalla Sala da Avellino e un Giorgio de Capitani da Lecco ..., non si sono mai messi insieme, con i loro amici e sostenitori?
Mi chiedo continuamente perchè le comunità ecclesiali di base, guidate da un Franco Barbero di Viottoli a Pinerolo (To), da un Enzo Mazzi dell'Isolotto e da un Alessandro Santoro delle Piagge a Firenze, da un Giovanni Franzoni di san Paolo a Roma e dagli animatori della comunità del Cassano a Napoli ..., non si mettono insieme?
Perchè i movimenti animati da Vittorio Bellavite di Noi siamo Chiesa, da Fabio Colazzina e Luigi Bettazzi di Pax Christi, da Ettore Masina di Rete Radiè Resch, da Arturo Paoli di Oreundici..., non hanno mai sfilato insieme?

Mi son sempre chiesto perchè tutte queste persone, che stimo moltissimo e che fortunatamente mantengono ancora vivo lo spirito autentico del Vangelo nella nostra Italia, parrocchia del papa, non si sono mai messe insieme almeno una volta sfilando in Piazza san Pietro? Ci sarà un obiettivo in comune, aldilà di metodologie differenti, per il quale riunirsi tutti assieme e collaborare efficacemente? Alzando la voce, se serve, e acquistando visibilità davanti all'opinione pubblica? Il rinnovamento parte dal basso, certo, ma ha bisogno oggi, più che mai, di manifestare comunitariamente i suoi germogli davanti agli occhi di molte persone sull'orlo della crisi e dell'abbandono.

Sogno una manifestazione guidata da Carlo Maria Martini e Peppino Englaro, pubblicizzata da Giovanni Avena di Adista e da Giovanni Sarubbi di Il Dialogo, da Fabio Fazio e Corrado Augias di Rai 3, motivata da biblisti come Ortensio da Spinetoli, Giuseppe Barbaglio, Alberto Maggi, Mauro Pesce, commentata dai vaticanisti Luigi Sandri e Marco Politi, sostenuta spiritualmente da Lorenzo Milani, Primo Mazzolari, Giovanni Vannucci, Ernesto Balducci e Tonino Bello che attendono con impazienza di risorgere nelle nostre decisioni profetiche.
E le donne? Oltre alle donne che umilmente si nascondono dietro agli uomini sopra citati e che li arricchiscono umanamente e affettivamente, chiamerei Antonietta Potente dalla Bolivia e la teologa Caterina Jacobelli.
Sicuramente ho tralasciato altri personaggi carismatici, conosciuti e apprezzati dai cristiani credenti, liberi e responsabili, di tutta Italia, ma non per questo meno autorevoli e attivi sul piano della giustizia, della libertà e della democrazia.

Mi rivolgo a chi può mettersi ancora la stola dell'istituzione e ha paura di perdere sostentamento, notorietà e stima. A loro dico: pensate al bene del popolo di Dio! Mi rivolgo a chi non può o non vuole mettersi la stola dell'istituzione e crede di non avere più autorevolezza. A loro dico: mettete da parte la rabbia e rimanete fedeli alla vostra coscienza e alla vostra autentica vocazione. Mi rivolgo a chi ha una certa età ed è sganciato ormai da anni da incarichi istituzionali e si sente forse più libero di esprimersi, a loro dico: create continuità, accogliendo quelle diversità per voi difficili da accettare. Lottare per i diritti degli immigrati, degli emarginati e dei “diversi” dovrebbe includere l'impegno ad accettare modi diversi di vivere la propria sessualità anche all'interno del ministero presbiterale. Lo dico per esperienza personale e nella fedeltà a me stesso e a Dio. In questo momento non ha più senso difendere il proprio orticello, per quanto importante ed essenziale sia. Occorre alzare lo sguardo ed unirsi attorno ad un obiettivo comune, tralasciando questioni personali, con la stessa costanza e tenacia che ha caratterizzato la battaglia di Peppino Englaro.

Fraternamente,
Federico Bollettin di Padova

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