A partire da lunedì 2 luglio, gli stranieri in situazione irregolare in Brasile potranno legalizzare la loro posizione in modo definitivo basandosi sulla legge promulgata dal presidente Luis Inácio Lula da Silva. L'amnistia favorirà per lo meno cinquantamila immigrati, soprattutto cinesi, boliviani, peruviani e cittadini del Paraguay, entrati nel Paese clandestinamente il cui visto sia scaduto dal primo febbraio del corrente anno.
Durante la cerimonia realizzata al Ministero della Giustizia, Lula ha criticato duramente "la politica di discriminazione e pregiudizio" dei paesi ricchi contro gli stranieri. "La repressione e l'intolleranza contro gli immigrati non possono risolvere i problemi causati dalla crisi mondiale" ha detto il Presidente, ricordando la sua condizione di retirante nordestino (retirante é colui che si ritira, che fugge, che abbandona obbligato dalla avversità la sua terra, l'emigrante del nord-est. N.d.t) che dovette emigrare a São Paulo in cerca di lavoro, istruzione e migliori condizioni di vita. "Nessuno lascia la sua terra natale perché lo vuole", ha dichiarato.
In omaggio ai presenti alla cerimonia, il Presidente indossava un vestito tipico delle popolazioni indigene delle Ande.
Secondo la legge gli stranieri illegali (irregolari) avranno tempo fino a dicembre per richiedere la residenza provvisoria di due anni. Tre mesi prima della scadenza del periodo, il visto provvisorio sarà trasformato in permanente; inoltre gli immigrati regolarizzati potranno usufruire degli stessi diritti dei cittadini brasiliani, escluso il diritto di voto. Avranno piena libertà di circolazione, sarà garantito l'accesso al mondo del lavoro con tutte le prerogative di legge, oltre che all'istruzione, alle strutture sanitarie e ai servizi della Giustizia.
Il Presidente ha firmato un progetto da inviare al parlamento che modifica la Legge degli Stranieri del 1980, in modo da cambiarne il carattere repressivo e inserire concetti umanitari raccomandati dall'ONU. "Lavoro e dignità per l'emigrante sono le risposte che il Brasile dà all'intolleranza dei paesi ricchi" ha detto Lula ad una platea entusiasta formata da gruppi di varie nazionalità, soprattutto latino americani.
Il Presidente ha chiesto al Ministro della Giustizia, Tarso Genro, un riassunto delle misure adottate dal Brasile in favore degli immigrati per portarlo all'incontro del prossimo del G-8 in Italia. "È una opportunità di muovere le coscienze e i cuori di chi dirige il mondo. Mostrerò ai leader mondiali di quelle grandi economie il disappunto del Brasile verso la politica che i ricchi adoperano in relazione agli immigrati", ha aggiunto il presidente.
Con le nuove misure adottate gli immigrati irregolari, anche coloro che hanno utilizzato metodi illegali per entrare nel Paese, non vengono più considerati criminali passibili di deportazione in qualunque momento, ma vittime. Per il Presidente, nell'umanizzare il trattamento agli stranieri, il Brasile si pone in contromano alla tendenza mondiale che criminalizza l'immigrazione.
Questa è la terza amnistia che dagli anni '80 il Brasile concede agli immigrati. Nel 1997 furono beneficiate 39 mila persone. Secondo i dati del Ministero della Giustizia, la maggior parte di questa gente vive nel Paese in condizioni deplorevoli, sfruttata come mano d'opera semi schiava e senza accesso ai servizi pubblici essenziali. "Chi viveva incatenato come schiavo adesso può aprire il portone perché è libero di esercitare il suo diritto alla cittadinanza" ha dichiarato il segretario nazionale di Giustizia, Romeo Tuma Junior.
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