giovedì 15 aprile 2010

La fantasia di Dio

Breve confronto

Caro Federico,
ho avuto modo di conoscere tramite internet in modo marginale il tuo trascorso e non mi meraviglio della tua libera scelta di abbandonare la strada del sacerdozio cattolico. Io sono un laico sposato dal 1972 non consapevole pienamente del mio futuro e della mia sposa ma fiducioso nella forza del Sacramento e nell'aiuto del Signore. Nei momenti burrascosi del nostro percorso affiancati da due figli con i loro problemi quando si prospettava di mollare tutto ho cercato di raccogliermi in me stesso e domandarmi cosa avrei risolto abbandonando la mia promessa fatta davanti a Dio principalmente, a mia moglie, ai miei testimoni, alle persone a me care, ai presenti, alla chiesa tutta!
Mi sono ritenuto un "chiamato"e come tale privilegiato non diversamente da chi ha abbracciato per vocazione e per predilezione da parte di Dio il sacerdozio! Spesso mi viene alla mente la risposta data a S.Paolo da Dio cui si era rivolto per essere liberato da un qualche non ben definito gravame: Ti basta la mia grazia! Io non mi permetto di giudicare la tua scelta solamente non posso accettare la tua analisi critica nei confronti dei tuoi Superiori che, ritengo, per nulla ti abbiano plagiato obbligandoti ad una scelta di vita al servizio dei fratelli e del Signore con tutte le rinunce e le sofferenze conseguenti! Mi pare che il sacerdozio venga dopo aver raggiunto la maggior età e dopo una adeguata preparazione:ad ognuno le nostre responsabilità!
Come laico e credente ho il dovere di pregare per i sacerdoti ed incoraggiare le vocazioni a tale stato ricordando le sue parole:Senza di me non potete fare nulla! 
Caro Federico ricordiamoci che la speranza nell'aiuto del Signore non porta delusione proprio perchè LUI sarà con noi fino alla fine della nostra esistenza terrena!
Siamo invitati in questo periodo pasquale a guardare alle cose di lassù cercando di raggingerle e di farci rapire da esse!
ciao carissimo amico e buon cammino
BRUNO

Caro Bruno,
ti ringrazio della tua lettera, sincera, rispettosa e affettuosa. Gioisco per le tue conquiste, per la forza che hai avuto nel superare le difficoltà della vita, per la tua fede in Dio... non posso che rallegrarmi quando un fratello è felice di aver fatto determinate scelte.
Capisco la tua perplessità nei confronti del mio percorso: ho disobbedito ad una promessa fatta davanti al vescovo e davanti a molte persone, inoltre mi permetto di criticare l'educazione ricevuta in Seminario.
Non è facile raccontarti tutto, spiegarti senza volerti convincere che ho ragione. Vorrei però farti altrettante domande, smontare alcuni luoghi comuni che fossilizzano il nostro pensiero e il nostro spirito.
Non credi che anche le mie scelte, pur non essendo condivisibili da tutti, siano state mosse dalla mia fede in Dio, dall'ascolto del Vangelo e delle Persone che mi amano? Non da ultimo dall'ascolto sincero della mia coscienza?
Purtroppo crediamo che i modi per seguire Gesù siano quelli stabiliti dalle istituzioni imperanti, che hanno il monopolio dell'informazione e delle strutture educative. É vero, esistono dei modelli di riferimento, ma la fantasia di Dio è molto più grande e la Realtà nella quale viviamo è in continuo movimento, mutamento, evoluzione. Non esistono scelte definitive che prescindono dal bene e dalla felicità delle persone coinvolte. Esistiamo noi che siamo continuamente chiamati a scegliere, per il nostro bene e il bene della comunità, e a prendere decisioni concrete che possono essere buone per me e cattive per altri, oggi condannate e magari in futuro ammirate.
Vedi, nella Chiesa cattolica la Bibbia deve essere letta solamente attraverso l'interpretazione del Magistero, un Magistero però che non ascolta il suo popolo e che pretende di possedere la verità. Questo purtroppo non lo accetto. Chi può dirmi che i miei sentimenti non sono veri e non sono importanti? Che devono essere repressi e incanalati dentro schemi che non sono i miei?
Così come non accetto un'educazione monca di tutte quelle visioni non completamente in sintonia con il pensiero ufficiale. Quando ero in Seminario non conoscevo molti teologi e biblisti che ora stimo e che mi sostengono.
Perchè tutta questa paura di ascoltare il diverso, chi cioè non è allineato, omologato, ossequioso?

Scusa lo sfogo, Bruno. Chi sperimenta sulla propria pelle queste contraddizioni, non usa mezzi termini. Comunque ti ringrazio ancora per la tua lettera e vorrei lasciare aperta una porta per il confronto.

Ringrazio Dio per tutto il percorso fatto e per il futuro che mi aspetta.

Un abbraccio

Federico

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