sabato 21 maggio 2011

L'Italia ignora il libro "Sex and the Vatican"

(tratto da "Il fatto quotidiano")

Prometteva di stimolare la discussione e creare un po’ di scalpore, secondo la notizia dell’Ansa del 18 aprile. E in effetti sembrava proprio così quando il libro di Carmelo Abbate, Sex and the Vatican, è stato pubblicato lo scorso mese. Il libro è il risultato di un’inchiesta dell’autore, pubblicata l’anno scorso dal settimanale Panorama, sulla doppia vita di alcuni preti gay a Roma.

Sex and the Vatican, tuttavia, va molto più a fondo. Parla di problemi tabù per la Chiesa cattolica come le donne che diventano amanti di preti e dei loro figli (e dei loro aborti). Riporta i dettagli delle presunte violenze sessuali subite dalle suore ad opera di preti. E conclude che gran parte del clero conduce una doppia vita a causa del peso enorme imposto loro dall’insistenza del Vaticano sulla necessità di condurre una vita di celibato e castità.

Converrete che si tratta di un argomento scabroso. L’edizione francese è schizzata al numero 12 della classifica dei saggi più venduti di Amazon.fr e la prima edizione è andata esaurita in meno di una settimana. Abbate è stato intervistato a lungo durante uno dei programmi di attualità televisivi francesi in prima serata. Ci sono stati articoli su di lui e sul suo libro in diversi quotidiani francesi. Al momento la televisione francese sta preparando un documentario basato sulle sue rivelazioni.

In Italia, al contrario, la pubblicazione di Sex and the Vatican è stata accolta da un muro di imbarazzato silenzio. È come se il libro non fosse mai stato pubblicato. Prima di scrivere questo articolo, ho fatto una ricerca nella banca dati Factiva dei giornali per controllare che la mia impressione soggettiva fosse corretta. La ricerca ha indicato che, a parte la notizia dell’Ansa (e una estesa presentazione su Panorama), l’unico articolo su Sex and the Vatican nella stampa italiana è apparso il 27 aprile su un quotidiano finanziario milanese a bassa tiratura, Finanza e Mercati.

Naturalmente ci saranno quelli che ritengono il libro di Abbate solo un caso di sensazionalismo becero. Tuttavia i suoi meriti e demeriti non sono stati neppure discussi, in Italia. Tutto ciò è inquietante per almeno una ragione, o forse due. Ciò mostra che, nonostante la fine della Democrazia Cristiana, la vita pubblica italiana continua ad essere influenzata dalla Chiesa cattolica in un modo che è profondamente non salutare. La questione, che senza dubbio non sarà mai risolta, è se il silenzio che ha avvolto Sex and the Vatican è il risultato di un’autocensura e un malposto senso di rispetto da parte dei giornalisti italiani, o se è dovuto ad un intervento diretto delle gerarchie ecclesiali.

Se la ragione fosse quest’ultima, allora il libro di Abbate è stato trattato in un modo che rispecchia esattamente le principali accuse contro la Chiesa cattolica negli scandali di abusi sessuali degli ultimi anni: invece di occuparsi delle cause del problema, i leader della Chiesa lo hanno occultato facendo finta che non esistesse. I preti e i monaci che sono stati trovati colpevoli di abusi (e in molti casi anche di violenze sessuali) nei confronti di bambini o adolescenti, sono stati trasferiti in altre diocesi o comunità; le accuse sono state soffocate e gli accusatori discreditati, perché la considerazione più importante non era l’eliminazione delle mele marce, ma la protezione della reputazione dell’industria da cui provenivano.

Qualunque sia il grado di coinvolgimento della Chiesa nella sepoltura mediatica di Sex and the Vatican, l’ipocrisia che si indovina è la stessa dei vescovi che per decenni hanno fatto finta di non vedere i preti che erano noti o sospetti assalitori.

La settimana prossima il Vaticano pubblicherà un nuovo documento per i vescovi, con le indicazioni su come comportarsi nei casi di abusi sessuali. Ci si aspetta di trovare linee guida su come comportarsi con le vittime, come collaborare con le autorità civili, come proteggere i bambini ed educare i futuri preti. Ma tutto ciò avrà un’efficacia limitata se il comportamento di fondo della Chiesa resterà invariato. E la storia di Sex and the Vatican dà motivo di credere che sia così.

Articolo originale: Italy shuts out Sex and the Vatican di John Hooper, Guardian.co.uk

4 commenti:

  1. Anche provando ancora una volta a non attribuire al fariseismo il fenomeno di tiepida accoglienza del libro non si deve dimenticare che la Chiesa esercita in questo Paese una certa ancora evidente influenza (vedi recente articolo apparso su ESPRESSO e sul corteggiamento che i paesi esteri conducono nei confronti dello Stato del Vaticano: leggi patrimonio artistico monumentale e indotto turistico , conti correnti, fondazioni, istituti di ogni ordine e grado, dipendenti, collaboratori, testate ed edizioni...)

    Molti riterranno il libro frutto di invenzioni o esagerazioni per creare scalpore e quindi non lo acquisteranno e magari ripiegheranno sulla cronaca rosa o nera perché purtroppo la gente è voyeuristicamente interessata più spesso a cio che non la riguarda (casi cronaca rosa) o che non puo’ più cambiare (casi cronaca nera) rispetto a cio che la riguarda e va corretto

    Molti percepiranno anche che è specchio della realtà dietro casa e magari solo parziale e quindi come sopra non compreranno il libro.
    La verità che fa male: meglio non guardarla e gridare “all’untore” a cio /chi brutalmente ce la fa conoscere

    Coloro che conoscono il fenomeno perché ne hanno fatto esperienza diretta o indiretta tenderanno a non volerne sapere: è un tentativo di rimozione.
    Leggere e sapere tristi storie crea un senso di impotenza che in una società basata sulla prepotenza è la peggiore condanna, specie se coinvolge fratelli che non sapremmo aiutare e che credevamo potessero invece aiuto per noi e i cari affidati loro (bambini, anziani, disabili, fragili..)



    la Chiesa (cattolica) dovrebbe trovare più che in sé stessa , nelle parole di ogni vero povero ( Cristo ) la possibile soluzione. Purtroppo quando siamo cosi occupati a scrivere e parlare (o cancellare ) la Parola di Dio è perché non (Lo) stiamo amando. Le nostre azioni ne possono essere la diretta, non sempre immediata e palesabile , conseguenza

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  2. Il tuo scritto è un'ulteriore dununcia di ciò che è ormai stranoto ai più: il vaticano è in Italia e l'Italia è del vaticano, è "normale" che denunce aperte e riflessioni profonde su temi scomodi siano censurate.
    Ma è anche chiaro che alla gente va bene così, alle volte è decisamente meglio illudersi di vivere in realtà semiperfette ed ovattate piuttosto che aprire gli occhi e vedersi crollare addosso tutto ciò in cui si crede e si è creduto.
    Laura

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  3. Ho ricevuto due commenti, da emma e da laura, ma il computer si rifiuta di pubblicarli! Anche il computer è di parte??? Vedo cosa riesco a fare! Federico

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  4. Bravo Federico, ce l'hai fatta, almeno il PC si è rilevato neutrale!!! :-)
    Laura

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