...e lo si incontra in ogni donna e in ogni uomo
Una chicca del discorso di investitura del teologo spagnolo Josè Maria Castillo, in occasione del conferimento della laurea honoris causa da parte dell’Università di Granada il 13 maggio scorso: primo teologo spagnolo ad essere insignito di quest’onore!
La teologia cristiana è abituata a parlare dell’incarnazione di Dio. (...)
È notevole la resistenza mostrata quasi sempre dai teologi cristiani nel parlare dell’“umanizzazione” di Dio. Se “il divino” è situato a un livello infinitamente superiore all’“umano”, al pensiero cristiano ha ripugnato l’uso di un linguaggio che potesse rappresentare, o almeno, insinuare un abbassamento della divinità nell’ umanità.
(...) È ciò che si avverte nella formula finale del concilio di Calcedonia (a. 451), in cui la Chiesa si vide obbligata a dire che Gesù Cristo è «perfetto nell’umanità», ma in maniera che in lui c’è «una sola persona», che è la persona divina. Il che equivale a dire che in Gesù esiste un’umanità perfetta senza persona umana.
Un’affermazione strana che il popolo e la pietà popolare hanno interiorizzato in modo tale che, tra i cristiani educati alla migliore formazione teologica, esiste la convinzione che Gesù fu, naturalmente, umano. Ma realmente meno umano che divino. Che è la stessa cosa che dire che in Gesù prevalse la divinità sull’umanità, cioè il “monofisismo larvato” che molti cristiani portano avanti senza il minimo problema.
Molti cristiani si inquietano se si mette in discussione in qualunque maniera la divinità di Cristo. Ma raramente si agitano se si parla di Gesù come una specie di essere celestiale mascherato da uomo.
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