I.
L'emozione infuocava l'aria;
davanti ai tam-tam e ai tamburi muti
gli stregoni inquieti attendevano
la buona novella.
I danzatori impazienti e taciturni
attendevano la stessa buona novella:
l'Africa intera
deve mettere al mondo un figlio;
il figlio della speranza
il figlio dei sogni ancestrali
sogni divenuti incubi
sogni che come nati, sono subito morti
trafitti da lacrime di disperazione.
II.
Il mondo libero, il mondo prigioniero
la ragione
la giustizia
la libertà stessa
attendevano la nascita
con un sentimento di incredulità pesante, pesante;
questo figlio atteso così a lungo
è il figlio della debolezza disarmata
è il figlio di secoli
di umiliazione ininterrotta;
il figlio dei giorni senza sole
il figlio delle notti senza stelle
il figlio del sangue nero versato a fiumi
per niente, per un niente
dalla bestialità umana.
XIII.
Domani, Africano sarà fatto
con le nostre mani le nostre mani d'Africani
la nostra forza di domani
è la nostra debolezza di ieri
con la forza della sua debolezza
con la sua unità di granito,
l'Africa che deve essere africana
che deve essere umana
agguerrita dalle mille sofferenze
dalle mille umiliazioni,
l'Africa riprenderà la sua fiaccola
mille volte millenaria
portatrice di luce alla civiltà umana
di cui è la culla
di cui sarà la culla.
( Camara Kaba 41, poeta anti-Apartheid)
Con queste parole, scritte alcuni anni fa ma ancora molto attuali,
attendiamo il figlio della speranza.
Mandela lo è stato per il Sudafrica,
Obama potrà esserlo per l'America, ma non solo.
E per l'Italia? Per le nostre città?
Qualsiasi gemito di novità presente dentro di noi,
nei nostri progetti e nei nostri sogni,
è il Dio che nasce continuamente.
Non deleghiamo ad altri la realizzazione della nostra felicità!
Auguri.
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