lunedì 30 novembre 2009
ERRI DE LUCA
Come ha giustamente detto Erri de Luca domenica sera a "Che tempo che fa": "suggerisco a chi ha autorizzato lo sgombero del campo nomadi di Via Rubattino a Milano di andare a sgomberare il presepe a casa propria".
Chi vuole il presepe, rappresentazione sacra di una famiglia di profughi, nelle scuole, nelle case, negli uffici del comune... poi fa la guerra contro gli stranieri. Dalla religiosità alla fede: è questo il cammino di un discepolo di gesù di Nazaret.
AMAREZZA DEI PROTESTANTI IN SVIZZERA
Amarezza dei protestanti svizzeri per l'esito della votazione sui minareti
di Agenzia NEV del 30-11-2009
“Un attacco alle libertà fondamentali dell'essere umano”
Roma, 30 novembre 2009 (NEV/CS87) - Amarezza dei protestanti svizzeri per l'esito della votazione popolare sul divieto di costruire minareti. Ieri il 57% dei votanti elvetici ha detto “sì” all'iniziativa proposta dall'estrema destra svizzera: un vero e proprio “attacco alle libertà fondamentali”, si legge in una nota diffusa dalla Federazione delle chiese evangeliche svizzere (FCES), che nei mesi precedenti alla votazione, anche attraverso campagne di informazione, si era schierata contro l'iniziativa anti-minareti.
Per il pastore Thomas Wipf, presidente della FCES, si tratta di un risultato che mette a repentaglio la coesione sociale: ”Il divieto di costruire minareti non risolve nessun problema, ma ne crea di nuovi”. Deplorando l’esito della votazione, il pastore Wipf ha aggiunto: “E' inammissibile che delle minoranze religiose del nostro paese debbano ora attendersi di avere un trattamento diseguale rispetto ad altre espressioni religiose”. Al contrario, prerequisito fondamentale per il dialogo e per l'integrazione sarebbe il rispetto reciproco, ha affermato Wipf, evidentemente non più garantito. Wipf ha anche ricordato come il diritto di professare liberamente la propria fede sia un diritto universale dell'essere umano.
Le chiese evangeliche svizzere hanno dichiarato con forza di voler rinnovare il loro impegno a favore della convivenza pacifica tra culture e religioni: “È importante che esse mostrino concretamente che una coesistenza pacifica è possibile”, si legge nella nota della FCES,
Forte preoccupazione per l'esito del voto è stato espresso anche dal Consiglio svizzero delle religioni e dalla Conferenza episcopale svizzera.
di Agenzia NEV del 30-11-2009
“Un attacco alle libertà fondamentali dell'essere umano”
Roma, 30 novembre 2009 (NEV/CS87) - Amarezza dei protestanti svizzeri per l'esito della votazione popolare sul divieto di costruire minareti. Ieri il 57% dei votanti elvetici ha detto “sì” all'iniziativa proposta dall'estrema destra svizzera: un vero e proprio “attacco alle libertà fondamentali”, si legge in una nota diffusa dalla Federazione delle chiese evangeliche svizzere (FCES), che nei mesi precedenti alla votazione, anche attraverso campagne di informazione, si era schierata contro l'iniziativa anti-minareti.
Per il pastore Thomas Wipf, presidente della FCES, si tratta di un risultato che mette a repentaglio la coesione sociale: ”Il divieto di costruire minareti non risolve nessun problema, ma ne crea di nuovi”. Deplorando l’esito della votazione, il pastore Wipf ha aggiunto: “E' inammissibile che delle minoranze religiose del nostro paese debbano ora attendersi di avere un trattamento diseguale rispetto ad altre espressioni religiose”. Al contrario, prerequisito fondamentale per il dialogo e per l'integrazione sarebbe il rispetto reciproco, ha affermato Wipf, evidentemente non più garantito. Wipf ha anche ricordato come il diritto di professare liberamente la propria fede sia un diritto universale dell'essere umano.
Le chiese evangeliche svizzere hanno dichiarato con forza di voler rinnovare il loro impegno a favore della convivenza pacifica tra culture e religioni: “È importante che esse mostrino concretamente che una coesistenza pacifica è possibile”, si legge nella nota della FCES,
Forte preoccupazione per l'esito del voto è stato espresso anche dal Consiglio svizzero delle religioni e dalla Conferenza episcopale svizzera.
RITORNI LA NOTTE
Ritorni la Notte
Ritorni la notte
la notte fonda
la notte egizia
quando tutti erano
immobili pietre
e nessuno scorgeva nessuno:
solo Iddio vegliava nella Notte
con occhi di gufo.
E più ancora ritorni
la Notte scesa nel pieno giorno
avanti il terribile grido
quando si ruppe il velo del Tempio
e i morti, in bagliori azzurri,
uscirono dai sepolcri.
Notte: confine e porta
su altra vita.
Di notte è stata creata ogni cosa,
nella oscurità del solco
fermenta e germina lo stelo,
pur se la spiga maturerà - o morirà -
nel sole: e quando
poi compare la luna
«fu sera e fu mattino, sesto giorno»,
giorno per Iddio è la Notte.
David Maria Turoldo
Ritorni la notte
la notte fonda
la notte egizia
quando tutti erano
immobili pietre
e nessuno scorgeva nessuno:
solo Iddio vegliava nella Notte
con occhi di gufo.
E più ancora ritorni
la Notte scesa nel pieno giorno
avanti il terribile grido
quando si ruppe il velo del Tempio
e i morti, in bagliori azzurri,
uscirono dai sepolcri.
Notte: confine e porta
su altra vita.
Di notte è stata creata ogni cosa,
nella oscurità del solco
fermenta e germina lo stelo,
pur se la spiga maturerà - o morirà -
nel sole: e quando
poi compare la luna
«fu sera e fu mattino, sesto giorno»,
giorno per Iddio è la Notte.
David Maria Turoldo
domenica 29 novembre 2009
UNA CENA CON LO SPIRITO GIUSTO
Questa sera un centinaio di persone si ritroverà presso il patronato di Saccolongo per dare sostegno, amicizia, entusiasmo al gruppo che, dopo essere stato in Camerun, desidera collaborare con un gruppo di giovani per la costruzione di un Centro Sociale nel villaggio di Ngambè-Tikar (350 km a nord della capitale Yaoundè).
La cena sarà a base di prodotti del mercato equo-solidale, acqua "del sindaco" e vino dei colli Euganei a chilometro zero. L'offerta libera finanzierà il nostro progetto. Prima del dolce proietteremo un video sul nostro soggiorno nel villaggio, con i volti dei giovani con i quali siamo in contatto e il disegno del progetto.
(I due responsabili dell'associazione AJD, Associazione dei Giovani per lo Sviluppo)
Ospitare, bella parola. Normale, fino al punto in cui arriva a significare per questa gente dover rinunciare al proprio letto per offrirlo volentieri all'ospite bianco sconosciuto. Follia? Ecco il motivo per cui vogliamo "restituire" ciò che abbiamo ricevuto: sostenendo il desiderio dei giovani del villaggio di rimanere lì, e di costruire lì il loro futuro, più dignitoso possibile. La Lega dovrebbe essere il nostro sponsor ufficiale!!! Il realtà, non vogliamo aiutarli a restare lì per non vederli qui, ma perchè crediamo che anche lì si possa costruire una società dove vivere dignitosamente, mantenendo anzi quei valori positivi che l'occidente, con l'industrializzazione e lo sviluppo moderno, purtroppo ha perso.
(il gruppo di famiglie che ci ha accolto e ospitato)
La cena sarà a base di prodotti del mercato equo-solidale, acqua "del sindaco" e vino dei colli Euganei a chilometro zero. L'offerta libera finanzierà il nostro progetto. Prima del dolce proietteremo un video sul nostro soggiorno nel villaggio, con i volti dei giovani con i quali siamo in contatto e il disegno del progetto.
(I due responsabili dell'associazione AJD, Associazione dei Giovani per lo Sviluppo)
Ospitare, bella parola. Normale, fino al punto in cui arriva a significare per questa gente dover rinunciare al proprio letto per offrirlo volentieri all'ospite bianco sconosciuto. Follia? Ecco il motivo per cui vogliamo "restituire" ciò che abbiamo ricevuto: sostenendo il desiderio dei giovani del villaggio di rimanere lì, e di costruire lì il loro futuro, più dignitoso possibile. La Lega dovrebbe essere il nostro sponsor ufficiale!!! Il realtà, non vogliamo aiutarli a restare lì per non vederli qui, ma perchè crediamo che anche lì si possa costruire una società dove vivere dignitosamente, mantenendo anzi quei valori positivi che l'occidente, con l'industrializzazione e lo sviluppo moderno, purtroppo ha perso.
(il gruppo di famiglie che ci ha accolto e ospitato)
sabato 28 novembre 2009
TERZO CAPITOLO del vangelo di Matteo
RIFLESSIONI, REAZIONI, ESPERIENZE
Con il capitolo 3 la comunità di Matteo inizia a raccontare la "missione" di Gesù, gli incontri, la predicazione, tralasciando i primi trent'anni circa della sua vita. Come li avrà vissuti dunque?
Gesù trascorre la sua prima, umile esistenza nel lavoro artigianale e agricolo, nel silenzio, nella preghiera a Nazaret. Qui nel frattempo si è fatta strada una “voce” che lo chiama a una missione spirituale e umanitaria in mezzo al popolo. (Ortensio da Spinetoli)
L'incontro con Giovanni il battezzatore non è stato una semplice toccata e fuga, e neppure un modo per giustificare o approvare il rito del battesimo cattolico! Gesù vuole fare un'esperienza religiosa nel deserto, a contatto con le comunità essene e seguendo un corso di istruzioni proposto da Giovanni, al termine del quale invitava i partecipanti a battezzarsi, come segno di conversione.
Mentre Giovanni aveva creato il suo centro di spiritualità nel deserto, dove la gente poteva fare esperienza forte di Dio, di cambiamento radicale, di ricarica interiore, lo stile di predicazione di Gesù è un po' diverso. Il figlio di Maria e di Giuseppe, preferisce girare di villaggio in villaggio, incontrando le gente nei luoghi dove vive e lavora. Il suo modo di rivolgersi a Dio come papà e di proporre la Buona Novella senza imposizioni e rigidità mette in crisi lo stesso Giovanni che nel capitolo 11 si rivolge così a Gesù: “Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettarne un altro?”
Il battesimo come dono ai bambini (pedobattesimo), così come viene inteso nella teologia cattolica attuale, rischia di perdere il suo significato originario di "conclusione" di un intenso cammino spirituale che determina un cambiamento radicale di vita. A volte sembra che sia il modo per "costringere" le persone ad aprire un conto nella banca del Vaticano. Gli evangelici propongono il battesimo dello spirito, i neocatecumenali fanno un cammino di riscoperta del battesimo... perchè si capisce che il rito del battesimo è semplicemente un rito di iniziazione alla Vita che appartiene alla nostra società cattolica ma non ha niente a che fare con il cammino di conversione. Diventi cattolico, così come si nasce in Italia piuttosto che in Burundi. Ma il senso profondo del battesimo come cambiamento di stile di vita alla luce del messaggio di Gesù... rimane un processo continuo, dinamico e ricco di novità e di cambiamenti.
Con il capitolo 3 la comunità di Matteo inizia a raccontare la "missione" di Gesù, gli incontri, la predicazione, tralasciando i primi trent'anni circa della sua vita. Come li avrà vissuti dunque?
Gesù trascorre la sua prima, umile esistenza nel lavoro artigianale e agricolo, nel silenzio, nella preghiera a Nazaret. Qui nel frattempo si è fatta strada una “voce” che lo chiama a una missione spirituale e umanitaria in mezzo al popolo. (Ortensio da Spinetoli)
L'incontro con Giovanni il battezzatore non è stato una semplice toccata e fuga, e neppure un modo per giustificare o approvare il rito del battesimo cattolico! Gesù vuole fare un'esperienza religiosa nel deserto, a contatto con le comunità essene e seguendo un corso di istruzioni proposto da Giovanni, al termine del quale invitava i partecipanti a battezzarsi, come segno di conversione.
Mentre Giovanni aveva creato il suo centro di spiritualità nel deserto, dove la gente poteva fare esperienza forte di Dio, di cambiamento radicale, di ricarica interiore, lo stile di predicazione di Gesù è un po' diverso. Il figlio di Maria e di Giuseppe, preferisce girare di villaggio in villaggio, incontrando le gente nei luoghi dove vive e lavora. Il suo modo di rivolgersi a Dio come papà e di proporre la Buona Novella senza imposizioni e rigidità mette in crisi lo stesso Giovanni che nel capitolo 11 si rivolge così a Gesù: “Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettarne un altro?”
Il battesimo come dono ai bambini (pedobattesimo), così come viene inteso nella teologia cattolica attuale, rischia di perdere il suo significato originario di "conclusione" di un intenso cammino spirituale che determina un cambiamento radicale di vita. A volte sembra che sia il modo per "costringere" le persone ad aprire un conto nella banca del Vaticano. Gli evangelici propongono il battesimo dello spirito, i neocatecumenali fanno un cammino di riscoperta del battesimo... perchè si capisce che il rito del battesimo è semplicemente un rito di iniziazione alla Vita che appartiene alla nostra società cattolica ma non ha niente a che fare con il cammino di conversione. Diventi cattolico, così come si nasce in Italia piuttosto che in Burundi. Ma il senso profondo del battesimo come cambiamento di stile di vita alla luce del messaggio di Gesù... rimane un processo continuo, dinamico e ricco di novità e di cambiamenti.
venerdì 27 novembre 2009
LO SCISMA. CATTOLICI SENZA PAPA
Lo scisma. Cattolici senza papa un libro di Riccardo Chiaberge, edito in questi giorni da Longanesi.
Ormai lo ammette perfino il papa: la Chiesa è divisa. Il referendum sulla fecondazione assistita, i drammi di Welby e di Eluana e la battaglia sul testamento biologico, i Dico e le unioni gay, la ricerca sulle staminali embrionali, la pillola abortiva RU486: su questi e altri temi si sono aperte lacerazioni profonde non soltanto tra laici e credenti, ma nel corpo stesso del mondo cattolico. Prima Wojtyla e ora Ratzinger hanno scelto di contrastare la sfida del relativismo e della scienza con una ferrea restaurazione teologica e dottrinale che chiude la porta a ogni innovazione e discussione anche su questioni come il ruolo delle donne e il celibato dei preti, deludendo le aspettative di molti religiosi e accentuando il distacco dalla gerarchia di larga parte dei fedeli. Dopo la "Variabile Dio", Riccardo Chiaberge prosegue il suo viaggio ai confini tra religione e modernità, esplorando il continente sommerso dei cattolici "disobbedienti" che testimoniano la loro fede nella vita quotidiana ma stentano a riconoscersi nella linea ufficiale della Chiesa: eremiti cistercensi, suore missionarie, preti di periferia, teologi eterodossi, parroci sposati. Ma anche imprenditori in tonaca, medici pellegrini a Lourdes, ricercatrici sulle frontiere della bioetica, storici, filosofi, intellettuali. E semplici fedeli, uomini e donne, delusi da un clero che si mostra inflessibile con i peccatori senza potere ma non altrettanto con i peccati dei potenti.
Riccardo Chiaberge ha intervistato anche me, in questo libro. Inoltre "trae spunto" dal mio romanzo... per colorare il suo racconto del nostro incontro a Padova. Sulla scia del vaticanista Marco Politi, "Chiesa del no. Indagine sugli italiani e sulla libertà di coscienza" e di Piero Cappelli che ha scritto per Gabrielli Editori "Lo scisma silenzioso. Dalla casta clericale alla profezia della fede", Chiaberge, da uomo di cultura scientifica e non coinvolto nelle dinamiche ecclesiastiche, espone il frutto della sua ricerca.
LA VIOLENZA COLPISCE PIU' DELL'INFLUENZA
La violenta normalità
di Barbara Romagnoli
Ogni anno la stessa storia, ricorre la giornata internazionale contro la violenza sulle donne e tutti pronti a dire: è una emergenza. Nossignori, è bene ripeterlo per l’ennesima volta, la violenza maschile sulle donne è la normalità, si annida nelle relazioni fra i sessi e non ha colore né passaporto. Non accade solo il 25 novembre, ma sempre.
Lo hanno capito in Danimarca, dove una donna su tre subisce abusi. Di recente è stata lanciata una campagna contro la violenza domestica. È un gioco interattivo nel quale è possibile simulare di dare, con una grande mano da uomo, uno, due, tre, tanti schiaffi a una donna. Il messaggio finale è «Sei un idiota. Hai perso il gioco quando hai alzato le mani la prima volta». Ottima iniziativa, rivolta ai più giovani, eppure ha raccolto diverse critiche. Chissà perché, è stato ritenuto più di cattivo gusto questo gioco che non la lettera di Marrazzo al Santo Padre.
Eppure è violenza anche quella che subiscono quotidianamente le transessuali, spesso costrette a scelte obbligate. O le donne migranti rinchiuse nei Cie, che subiscono violenza da chi – come si legge su Marginalia – «dovrebbe [secondo una certa retorica sessista e razzista] garantire la nostra ‘sicurezza’».
Tutto ciò lo sanno bene le femministe e lesbiche che in questa settimana hanno promosso incontri, dibattiti, manifestazioni anche davanti ai Cie, per denunciare gli stupri non denunciabili. In molte continuano a scendere in piazza, sabato corteo a Roma, e speriamo in tante si ritroveranno a Montalto di Castro domenica, dove un intero paese giustifica otto stupratori e dove – come ha scritto Ella de Riva – «la violenza colpisce più dell’influenza, se non uccide, emargina».
di Barbara Romagnoli
Ogni anno la stessa storia, ricorre la giornata internazionale contro la violenza sulle donne e tutti pronti a dire: è una emergenza. Nossignori, è bene ripeterlo per l’ennesima volta, la violenza maschile sulle donne è la normalità, si annida nelle relazioni fra i sessi e non ha colore né passaporto. Non accade solo il 25 novembre, ma sempre.
Lo hanno capito in Danimarca, dove una donna su tre subisce abusi. Di recente è stata lanciata una campagna contro la violenza domestica. È un gioco interattivo nel quale è possibile simulare di dare, con una grande mano da uomo, uno, due, tre, tanti schiaffi a una donna. Il messaggio finale è «Sei un idiota. Hai perso il gioco quando hai alzato le mani la prima volta». Ottima iniziativa, rivolta ai più giovani, eppure ha raccolto diverse critiche. Chissà perché, è stato ritenuto più di cattivo gusto questo gioco che non la lettera di Marrazzo al Santo Padre.
Eppure è violenza anche quella che subiscono quotidianamente le transessuali, spesso costrette a scelte obbligate. O le donne migranti rinchiuse nei Cie, che subiscono violenza da chi – come si legge su Marginalia – «dovrebbe [secondo una certa retorica sessista e razzista] garantire la nostra ‘sicurezza’».
Tutto ciò lo sanno bene le femministe e lesbiche che in questa settimana hanno promosso incontri, dibattiti, manifestazioni anche davanti ai Cie, per denunciare gli stupri non denunciabili. In molte continuano a scendere in piazza, sabato corteo a Roma, e speriamo in tante si ritroveranno a Montalto di Castro domenica, dove un intero paese giustifica otto stupratori e dove – come ha scritto Ella de Riva – «la violenza colpisce più dell’influenza, se non uccide, emargina».
SOLIDARIETA' A JOY
Chi è Joy?
E' una ragazza nigeriana ieri rinchiusa nel carcere di San Vittore dove dovrà scontare una pena di sei mesi per aver partecipato alla rivolta nel Cie contro l’approvazione del «Pacchetto sicurezza» ad agosto. All'interno del Cie di via Corelli a Milano (Centro di Identificazione ed Espulsione = lager) erano stati appesi degli striscioni "La polizia stupra nei Cie" per denunciare il tentato stupro della stessa Joy.
Immigrati protagonisti di ingiustizie e nello stesso tempo di coraggio.
E' una ragazza nigeriana ieri rinchiusa nel carcere di San Vittore dove dovrà scontare una pena di sei mesi per aver partecipato alla rivolta nel Cie contro l’approvazione del «Pacchetto sicurezza» ad agosto. All'interno del Cie di via Corelli a Milano (Centro di Identificazione ed Espulsione = lager) erano stati appesi degli striscioni "La polizia stupra nei Cie" per denunciare il tentato stupro della stessa Joy.
Immigrati protagonisti di ingiustizie e nello stesso tempo di coraggio.
VIOLENTATE, SFRUTTATE E... POI RESPINTE
La voce della Tratta è arrivata fino alla conferenza internazionale contro le violenze sulle donne.
VIOLENTATE, SFRUTTATE E … POI RESPINTE
Il parterre del G8 al femminile si è emozionato sentendo parlare ISOKE AIKPITANYI, la ragazza di BENIN CITY.
(di JESSICA CUGINI) A CURA DI CARLO CASTELLINI
La storia singolare di ISOKE. E’ arrivata nel 2ooo in Italia, quando aveva vent’anni. Voleva fare la commessa. Credeva di poter andare a Londra a lavorare in un supermercato. Garantirsi una nuova vita le è costato 30 milioni di lire nove anni fa. Ma si è trovata in tutt’altra situazione: sbattuta sul marciapiede insieme ad altre ragazze con “ quei tacchi ridicoli e la carne di fuori”.
L’emozione è tanta, la voce trema più volte, si deve fermare, non per riordinare le idee – quelle sono chiare –ma per ripetersi tra sé e sé, ancora una volta, il motivo per cui è lì: dare voce alla Tratta. A quelle ragazze con cui trascorre le giornate ad Aosta, nella sua Casa di accoglienza per vittime ed ex vittime di quella nuova schiavitù che è la strada, a quelle giovani – a volte giovanissime, che immagina ma non conosce…e anche a sé stessa, che da quel giogo si è liberata.
E’ la prima volta che una ex-vittima della Tratta viene invitata a partecipare ad una Conferenza internazionale contro la violenza sulle donne, organizzata dal Ministero sulle Pari Opportunità italiano. L’hanno chiamato il G8 delle Donne, questo appuntamento del 9 e 10 settembre, e ISOKE AIKPITANYI sa che è un’opportunità da non lasciarsi scappare. Ma la sensazione di essere fuori luogo ritorna, le attanaglia la gola fino a farle tremare la voce, a costringerla ad allontanarsi dal microfono.
“Ho cercato di resistere: io non sono un’intellettuale, non sono una docente o una giornalista. Le mie analisi sono semplici e dirette, non ho tutte le parole per condire bene le cose che devo dire e, soprattutto, anche in quella sede ho voluto parlare italiano, anche se avrei potuto esprimermi in inglese. Mi conosco bene, conosco le mie emozioni e a volte mi sento davvero stanca. Vorrei vivere più tranquilla. Dimenticare. Ma qualcuno lo deve fare e per il momento, tocca a me. Altre non lo fanno, perché vedono quali problemi devo affrontare per essere ascoltata e non se la sentono di sostenerlo”.
JESSIKA. D. COS’E’ CHE AVRESTI VOLUTO DIRE E CHE INVECE, POI, VINTA DALL’EMOZIONE, NON SEI RIUSCITA AD ESPRIMERE?
ISOKE. R. “Quel che non sono riuscita adire nell’intervento è rimasto scritto nel testo che mi era stato chiesto di consegnare in anticipo. Volevo descrivere il dramma e le violenze subite dalle vittime della Tratta, e questo l’ho fatto. Ma come sintetizzare i miei quindici minuti, poi diventati sette, poi cinque per l’emozione? Innanzitutto sono partita dal fatto che l Tratta e la prostituzione sono due cose completamente diverse e che c’è anche la questione dei respingimenti: si respingono i migranti in mare, ma si respingono anche le clandestine. Le si rimpatria, e se chiedono aiuto, non si offre loro una regolarizzazione e un vero accompagnamento nell’inserimento sociale. Il vero problema sono i trafficanti che portano le loro vittime in Europa, superando il problema dei respingimenti. Basta pagare di più e si ottengono viaggio e documenti - più o meno legali - e nessun respingimento in qualunque aeroporto metropolitano”.
JESSICA. D. “NEL TUO DISCORSO RACCONTI CHE LA PRIMA VIOLENZA E’ TUTTA LA FEMMINILE: DONNE SU DONNE”.
ISOKE. R. “Come è successo a me, tutte le donne nella mia situazione subiscono la prima violenza da altre donne: le MAMAN, LE SFRUTTATRICI. La violenza maschile è a servizio delle MAMAN, per minacciare, picchiare, uccidere le ragazze che non ubbidiscono. Nessuna donna può credere che un’altra le possa fare del male, perché nel nostro Paese sono le donne a fare andare avanti la famiglia. Con la solidarietà femminile si affrontano la fame e la guerra , le malattie e le violenze tribali, come le mutilazioni sessuali, la lapidazione, la poligamia dei padri che abbandonano figli e moglie. Succede tutto questo perché l’Africa è arretrata? Il COLONIALISMO VECCHIO E NUOVO CI HA RUBATO LE RISORSE, ha corrotto la politica e a ha quasi cancellato la nostra dignità. I nostri valori più autentici si sono trasformati nel sogno di fare business, come i bianchi….Busness con tutto: con le donne, con i bambini, le armi, la droga, gli organi”.
JESSICA.D. “COME SPESSO ACCADE LA TUA EMOZIONE E’ PERO’ ARRIVATA PRIMA DELLE PAROLE”.
ISOKE.R. “Infatti, alcune giornaliste hanno scritto che la mia emozione ha toccato il pubblico. E allora ho capito una cosa: le istituzioni sono lontane, non vedono i drammi e le ingiustizie, le violenze e le sofferenze. Sono lontane perché sono altrove. Se basta un’emozione come la mia, condivisa pubblicamente, per scuoterle e sensibilizzarle, vuol proprio dire che le istituzioni sono sempre troppo lontane. Prendono decisioni razziste, anche quando non sono razziste, solo perché non hanno l’esperienza di che cosa vuol dire essere vittima del razzismo. E allora dobbiamo portare più sofferenza alle istituzioni e meno questioni politiche. Più verità e meno contestazioni . Noi vogliamo che nessuno muoia più in mare, nel deserto o nelle strade, non ci interessa che Berlusconi “cada” o non “cada”. La nostra verità è la verità dei drammi umani e umanitari, non vogliamo che diventi occasione per fare contrapposizioni politiche e che nelle contrapposizioni i protagonisti continuino a litigare mentre le persone muoiono”.
JESSICA. D.”C’E’ UN PASSAGGIO MOLTO DURO NEL TUO DISCORSO. UNA CONSIDERAZIONE CHE FORSE NOI ITALIANE NON ABBIAMO MAI FATTO, MI RIFERISCO ALLA TUA ANALISI SUI DIRITTI E SULLA VIOLENZA CONTRO LE DONNE AFRICANE VITTIME DELLA TRATTA”.
ISOKE. R. “Anche in Italia, in Europa, le donne subiscono stupri, stalking, violenze in famiglia, come noi. Come se avere o non avere una cultura delle pari Opportunità per le donne non cambi la loro situazione. Restano e sono comunque sempre oggetto di violenza. Invece avere o non avere diritti è diverso: le donne italiane, europee, occidentali se subiscono violenze hanno il sostegno dell’opinione pubblica, delle istituzioni, della legge. Noi no. Sapete cosa diciamo noi africane, migranti, clandestine, vittime della Tratta?
“OGNI AFRICANA STUPRATA E’ UNA DONNA BIANCA CHE SI SALVA DALLO STUPRO”. “E’ PIU’ FACILE FARE VIOLENZA A UNA DONNA CHE CHE NON HA DIRITTI”. Lo stupro, è una violenza gravissima, ma la prostituzione per le vittime della Tratta è uno stupro a pagamento. Ecco perché noi africane pensiamo che non si possa fare una lista delle violenze contro le donne se non ci mettiamo dentro anche la prostituzione coatta. Purtroppo nessuno ci ascolta, così noi molto spesso subiamo stupri, ma non siamo considerate vittime, anzi, siamo colpevoli, perché siamo clandestine e ci prostituiamo, anche se non abbiamo scelto liberamente di farlo. Far sentire le donne vittime di stupro addirittura colpevoli per ciò che subiscono è una cosa che succede sempre: alle donne bianche si dice che sono troppe libere, troppo poco vestite,troppo provocanti; alle donne migranti che lo stupro se lo vanno a cercare, perché si prostituiscono”.
JESSICA. D. “ATTRAVERSO “LA RAGZZA DI BENIN CITY” LA VOCE DELLE EX-VITTIME DELLA TRATTA E’ ARRIVATA FINO AL G8 DELLE DONNE”.
ISOKE.R. “Si, è stata un’occasione per far conoscere il dramma della Tratta considerandola non una questione burocratica, come fanno alcune organizzazioni internazionali che dovrebbero occuparsi del problema. Io capisco che è un problema di professionalità; capisco che se un medico dovesse entrare in crisi perché vede i suoi pazienti soffrire, non riuscirebbe più a curarli, però li cura. I professionisti ella politica e dell’azione sociale forse sono un po’ come dei medici: svolgono il lavoro e si estraniano perché non possono farsi coinvolgere dalle storie di ciascuna persona. E’ così, la realtà è così. La disumanizzazione della politica e del sociale, è un grave errore e la sofferenza delle persone non è una pratica burocratica. Il fatto è che le singole persone contano e le comunità hanno un senso solo quando riescono ad essere un insieme di persone che si realizzano con altre, che affrontano i problemi insieme alla gente. Per gli esclusi, gli ultimi, non c’è soluzione, non esistono! Le clandestine non esistono o si vorrebbe che non esistessero più, non si vuole liberarle, si preferisce far finta che non ci siano, perché rappresentano un problema che ci coinvolge direttamente e personalmente tutti. Vorrei chiudere con un esempio”.
JESSICA. D. “PREGO”.
ISOKE. R. “Io ero ancora nella Tratta quando il mio compagno CLAUDIO MAGNABOSCO diventava matto nel tentativo di darmi una mano. Scrisse un libro e le comboniane di VERONA, SUOR ELISA KIDANE’ in testa, lo chiamarono a presentarlo. La sua emozione e quella del pubblico che lo ascoltò, rafforzate dalla forte e determinata volontà di suor ELISA e della sua rivista RAGGIO, diedero in qualche modo voce a me, che ancora non trovavo il coraggio necessario per uscire dalla Tratta , e a CLAUDIO,che capì di non essere solo in quel suo sforzo. Le vittime della Tratta non sono sole. Ecco perché ho parlato anche al G8 contro le violenze sulle donne. Ma tutto ciò è nato a VERONA, dalle COMBONIANE, dalla concretezza del vedere le sofferenze e i problemi e di agire per cancellarli. E’ questo che dovrebbero fare le istituzioni”.
(JESSICA CUGINI) A CURA DI CARLO CASTELLINI.
Giovedì 26 Novembre,2009 Ore: 10:14
VIOLENTATE, SFRUTTATE E … POI RESPINTE
Il parterre del G8 al femminile si è emozionato sentendo parlare ISOKE AIKPITANYI, la ragazza di BENIN CITY.
(di JESSICA CUGINI) A CURA DI CARLO CASTELLINI
La storia singolare di ISOKE. E’ arrivata nel 2ooo in Italia, quando aveva vent’anni. Voleva fare la commessa. Credeva di poter andare a Londra a lavorare in un supermercato. Garantirsi una nuova vita le è costato 30 milioni di lire nove anni fa. Ma si è trovata in tutt’altra situazione: sbattuta sul marciapiede insieme ad altre ragazze con “ quei tacchi ridicoli e la carne di fuori”.
L’emozione è tanta, la voce trema più volte, si deve fermare, non per riordinare le idee – quelle sono chiare –ma per ripetersi tra sé e sé, ancora una volta, il motivo per cui è lì: dare voce alla Tratta. A quelle ragazze con cui trascorre le giornate ad Aosta, nella sua Casa di accoglienza per vittime ed ex vittime di quella nuova schiavitù che è la strada, a quelle giovani – a volte giovanissime, che immagina ma non conosce…e anche a sé stessa, che da quel giogo si è liberata.
E’ la prima volta che una ex-vittima della Tratta viene invitata a partecipare ad una Conferenza internazionale contro la violenza sulle donne, organizzata dal Ministero sulle Pari Opportunità italiano. L’hanno chiamato il G8 delle Donne, questo appuntamento del 9 e 10 settembre, e ISOKE AIKPITANYI sa che è un’opportunità da non lasciarsi scappare. Ma la sensazione di essere fuori luogo ritorna, le attanaglia la gola fino a farle tremare la voce, a costringerla ad allontanarsi dal microfono.
“Ho cercato di resistere: io non sono un’intellettuale, non sono una docente o una giornalista. Le mie analisi sono semplici e dirette, non ho tutte le parole per condire bene le cose che devo dire e, soprattutto, anche in quella sede ho voluto parlare italiano, anche se avrei potuto esprimermi in inglese. Mi conosco bene, conosco le mie emozioni e a volte mi sento davvero stanca. Vorrei vivere più tranquilla. Dimenticare. Ma qualcuno lo deve fare e per il momento, tocca a me. Altre non lo fanno, perché vedono quali problemi devo affrontare per essere ascoltata e non se la sentono di sostenerlo”.
JESSIKA. D. COS’E’ CHE AVRESTI VOLUTO DIRE E CHE INVECE, POI, VINTA DALL’EMOZIONE, NON SEI RIUSCITA AD ESPRIMERE?
ISOKE. R. “Quel che non sono riuscita adire nell’intervento è rimasto scritto nel testo che mi era stato chiesto di consegnare in anticipo. Volevo descrivere il dramma e le violenze subite dalle vittime della Tratta, e questo l’ho fatto. Ma come sintetizzare i miei quindici minuti, poi diventati sette, poi cinque per l’emozione? Innanzitutto sono partita dal fatto che l Tratta e la prostituzione sono due cose completamente diverse e che c’è anche la questione dei respingimenti: si respingono i migranti in mare, ma si respingono anche le clandestine. Le si rimpatria, e se chiedono aiuto, non si offre loro una regolarizzazione e un vero accompagnamento nell’inserimento sociale. Il vero problema sono i trafficanti che portano le loro vittime in Europa, superando il problema dei respingimenti. Basta pagare di più e si ottengono viaggio e documenti - più o meno legali - e nessun respingimento in qualunque aeroporto metropolitano”.
JESSICA. D. “NEL TUO DISCORSO RACCONTI CHE LA PRIMA VIOLENZA E’ TUTTA LA FEMMINILE: DONNE SU DONNE”.
ISOKE. R. “Come è successo a me, tutte le donne nella mia situazione subiscono la prima violenza da altre donne: le MAMAN, LE SFRUTTATRICI. La violenza maschile è a servizio delle MAMAN, per minacciare, picchiare, uccidere le ragazze che non ubbidiscono. Nessuna donna può credere che un’altra le possa fare del male, perché nel nostro Paese sono le donne a fare andare avanti la famiglia. Con la solidarietà femminile si affrontano la fame e la guerra , le malattie e le violenze tribali, come le mutilazioni sessuali, la lapidazione, la poligamia dei padri che abbandonano figli e moglie. Succede tutto questo perché l’Africa è arretrata? Il COLONIALISMO VECCHIO E NUOVO CI HA RUBATO LE RISORSE, ha corrotto la politica e a ha quasi cancellato la nostra dignità. I nostri valori più autentici si sono trasformati nel sogno di fare business, come i bianchi….Busness con tutto: con le donne, con i bambini, le armi, la droga, gli organi”.
JESSICA.D. “COME SPESSO ACCADE LA TUA EMOZIONE E’ PERO’ ARRIVATA PRIMA DELLE PAROLE”.
ISOKE.R. “Infatti, alcune giornaliste hanno scritto che la mia emozione ha toccato il pubblico. E allora ho capito una cosa: le istituzioni sono lontane, non vedono i drammi e le ingiustizie, le violenze e le sofferenze. Sono lontane perché sono altrove. Se basta un’emozione come la mia, condivisa pubblicamente, per scuoterle e sensibilizzarle, vuol proprio dire che le istituzioni sono sempre troppo lontane. Prendono decisioni razziste, anche quando non sono razziste, solo perché non hanno l’esperienza di che cosa vuol dire essere vittima del razzismo. E allora dobbiamo portare più sofferenza alle istituzioni e meno questioni politiche. Più verità e meno contestazioni . Noi vogliamo che nessuno muoia più in mare, nel deserto o nelle strade, non ci interessa che Berlusconi “cada” o non “cada”. La nostra verità è la verità dei drammi umani e umanitari, non vogliamo che diventi occasione per fare contrapposizioni politiche e che nelle contrapposizioni i protagonisti continuino a litigare mentre le persone muoiono”.
JESSICA. D.”C’E’ UN PASSAGGIO MOLTO DURO NEL TUO DISCORSO. UNA CONSIDERAZIONE CHE FORSE NOI ITALIANE NON ABBIAMO MAI FATTO, MI RIFERISCO ALLA TUA ANALISI SUI DIRITTI E SULLA VIOLENZA CONTRO LE DONNE AFRICANE VITTIME DELLA TRATTA”.
ISOKE. R. “Anche in Italia, in Europa, le donne subiscono stupri, stalking, violenze in famiglia, come noi. Come se avere o non avere una cultura delle pari Opportunità per le donne non cambi la loro situazione. Restano e sono comunque sempre oggetto di violenza. Invece avere o non avere diritti è diverso: le donne italiane, europee, occidentali se subiscono violenze hanno il sostegno dell’opinione pubblica, delle istituzioni, della legge. Noi no. Sapete cosa diciamo noi africane, migranti, clandestine, vittime della Tratta?
“OGNI AFRICANA STUPRATA E’ UNA DONNA BIANCA CHE SI SALVA DALLO STUPRO”. “E’ PIU’ FACILE FARE VIOLENZA A UNA DONNA CHE CHE NON HA DIRITTI”. Lo stupro, è una violenza gravissima, ma la prostituzione per le vittime della Tratta è uno stupro a pagamento. Ecco perché noi africane pensiamo che non si possa fare una lista delle violenze contro le donne se non ci mettiamo dentro anche la prostituzione coatta. Purtroppo nessuno ci ascolta, così noi molto spesso subiamo stupri, ma non siamo considerate vittime, anzi, siamo colpevoli, perché siamo clandestine e ci prostituiamo, anche se non abbiamo scelto liberamente di farlo. Far sentire le donne vittime di stupro addirittura colpevoli per ciò che subiscono è una cosa che succede sempre: alle donne bianche si dice che sono troppe libere, troppo poco vestite,troppo provocanti; alle donne migranti che lo stupro se lo vanno a cercare, perché si prostituiscono”.
JESSICA. D. “ATTRAVERSO “LA RAGZZA DI BENIN CITY” LA VOCE DELLE EX-VITTIME DELLA TRATTA E’ ARRIVATA FINO AL G8 DELLE DONNE”.
ISOKE.R. “Si, è stata un’occasione per far conoscere il dramma della Tratta considerandola non una questione burocratica, come fanno alcune organizzazioni internazionali che dovrebbero occuparsi del problema. Io capisco che è un problema di professionalità; capisco che se un medico dovesse entrare in crisi perché vede i suoi pazienti soffrire, non riuscirebbe più a curarli, però li cura. I professionisti ella politica e dell’azione sociale forse sono un po’ come dei medici: svolgono il lavoro e si estraniano perché non possono farsi coinvolgere dalle storie di ciascuna persona. E’ così, la realtà è così. La disumanizzazione della politica e del sociale, è un grave errore e la sofferenza delle persone non è una pratica burocratica. Il fatto è che le singole persone contano e le comunità hanno un senso solo quando riescono ad essere un insieme di persone che si realizzano con altre, che affrontano i problemi insieme alla gente. Per gli esclusi, gli ultimi, non c’è soluzione, non esistono! Le clandestine non esistono o si vorrebbe che non esistessero più, non si vuole liberarle, si preferisce far finta che non ci siano, perché rappresentano un problema che ci coinvolge direttamente e personalmente tutti. Vorrei chiudere con un esempio”.
JESSICA. D. “PREGO”.
ISOKE. R. “Io ero ancora nella Tratta quando il mio compagno CLAUDIO MAGNABOSCO diventava matto nel tentativo di darmi una mano. Scrisse un libro e le comboniane di VERONA, SUOR ELISA KIDANE’ in testa, lo chiamarono a presentarlo. La sua emozione e quella del pubblico che lo ascoltò, rafforzate dalla forte e determinata volontà di suor ELISA e della sua rivista RAGGIO, diedero in qualche modo voce a me, che ancora non trovavo il coraggio necessario per uscire dalla Tratta , e a CLAUDIO,che capì di non essere solo in quel suo sforzo. Le vittime della Tratta non sono sole. Ecco perché ho parlato anche al G8 contro le violenze sulle donne. Ma tutto ciò è nato a VERONA, dalle COMBONIANE, dalla concretezza del vedere le sofferenze e i problemi e di agire per cancellarli. E’ questo che dovrebbero fare le istituzioni”.
(JESSICA CUGINI) A CURA DI CARLO CASTELLINI.
Giovedì 26 Novembre,2009 Ore: 10:14
I LAVORATORI SANS PAPIERS FRANCESI
I lavoratori sans papiers francesi e la non regolarizzazione
Il ministro dell’immigrazione e dell’identità nazionale ha presentato ieri (26 novembre) una nuova circolare che indica ai prefetti i criteri per l’ammissione eccezionale al soggiorno dei lavoratori stranieri. Il ministro ha ribadito che «non ci sarà una regolarizzazione massiccia».
Da circa un mese e mezzo più di cinquemila lavoratori sans papiers sono in sciopero nella regione di Parigi. Secondo il ministro, potrebbero essere da «500 a mille» le regolarizzazioni di lavoratori impiegati prima del primo luglio, come previsto dalla nuova circolare inviata ai prefetti. Tra i criteri previsti dalla circolare, il tempo di residenza in Francia [almeno cinque anni] o l’anzianità all’interno dell’impresa. Per valutare «l’integrazione del lavoratore», vanno presi in considerazione anche «il pagamento delle tasse o il livello di lingua francese».
Intanto il governo sta lavorando ad un progetto di legge per «rinforzare e sistematizzare» le sanzioni nei confronti delle imprese che impiegano stranieri irregolari. «Il disegno di legge – ha detto il ministro Besson – prevederà che qualunque committente informato per iscritto da un agente di controllo, da un sindacato o da un’associazione professionale o una istituzionale rappresentativa del personale, dell’intervento di un subappaltatore in situazione irregolare, verrà ritenuto anch’esso responsabile». Quanto alla chiusura amministrativa delle aziende paventata negli ultimi giorni, non sarà automatica ma dipenderà dall’estensione delle frode. Da notare che non riguarderà aziende ma solo esercizi commerciali: Bouygues e le altre grandi imprese francesi possono tirare un sospiro di sollievo.
Il ministro dell’immigrazione e dell’identità nazionale ha presentato ieri (26 novembre) una nuova circolare che indica ai prefetti i criteri per l’ammissione eccezionale al soggiorno dei lavoratori stranieri. Il ministro ha ribadito che «non ci sarà una regolarizzazione massiccia».
Da circa un mese e mezzo più di cinquemila lavoratori sans papiers sono in sciopero nella regione di Parigi. Secondo il ministro, potrebbero essere da «500 a mille» le regolarizzazioni di lavoratori impiegati prima del primo luglio, come previsto dalla nuova circolare inviata ai prefetti. Tra i criteri previsti dalla circolare, il tempo di residenza in Francia [almeno cinque anni] o l’anzianità all’interno dell’impresa. Per valutare «l’integrazione del lavoratore», vanno presi in considerazione anche «il pagamento delle tasse o il livello di lingua francese».
Intanto il governo sta lavorando ad un progetto di legge per «rinforzare e sistematizzare» le sanzioni nei confronti delle imprese che impiegano stranieri irregolari. «Il disegno di legge – ha detto il ministro Besson – prevederà che qualunque committente informato per iscritto da un agente di controllo, da un sindacato o da un’associazione professionale o una istituzionale rappresentativa del personale, dell’intervento di un subappaltatore in situazione irregolare, verrà ritenuto anch’esso responsabile». Quanto alla chiusura amministrativa delle aziende paventata negli ultimi giorni, non sarà automatica ma dipenderà dall’estensione delle frode. Da notare che non riguarderà aziende ma solo esercizi commerciali: Bouygues e le altre grandi imprese francesi possono tirare un sospiro di sollievo.
mercoledì 25 novembre 2009
DOPO L'ASSEMBLEA SUL CONTRATTO NAZIONALE
Durante l'assemblea alla Carraro di Campodarsego sul contratto nazionale firmato dalla Fim e Uilm il clima è stato davvero pesante. Ognuno vuole difendere i propri padroni, con il risultato di creare divisione tra gli operai e indebolire ulteriormente la loro voce. Si è parlato di democrazia, "potere al popolo" gridava con passione il rappresentante della Fiom. Un potere inesistente, dal momento che le vere decisioni vengono prese dall'alto, senza l'opinione della base. Ma, è sufficente definire democrazia come potere al popolo? Un popolo che ragiona sulla base di un'informazione telecomandata da una manciata di imprenditori, è un popolo libero di scegliere? Un folla di operai che approva le critiche di un sindacalista carismatico, è attirata forse dal tono della sua voce o dalla conoscenza dei temi che ha toccato? Quanti di noi hanno letto, meditato, confrontato il nuovo contratto nazionale dei metalmeccanici? Il vero ostacolo contro la democrazia è l'ignoranza, la non-volontà di informarsi di persona, di conoscere i fatti. E poi l'assenza di coerenza. Se chiediamo giustizia dall'alto, vediamo se noi la pratichiamo! Vorrei sapere quanti operai della Carraro hanno un secondo o un terzo lavoro, pagato in nero naturalmente. Cari sindacalisti, andate per le case, controllate la situazione dei vostri iscritti così i vostri discorsi saranno meno campati in aria!
E poi ho notato che siamo bravi a scontrarci sulla quantità di soldi che riceveremo in busta paga. Litighiamo, ci rodiamo il fegato, rifiutiamo il saluto di un collega perchè iscritto al sindacato diverso dal nostro... Miseri, poveri, abbiamo inconsapevolmente abboccato all'esca del padrone! Guardate, se Berlusconi o chi per lui, dovesse chiedermi 100 euro, glieli darei subito, beffeggiandolo magari. "Tienti pure tutti i soldi, ma non mi toglierai la possibilità di essere felice! Non ho bisogno di escort per essere soddisfatto sessualmente! Nè di amici comprati per essere riconosciuto."
APPENA ARRIVATO/A IN ITALIA...
Dall'incontro di oggi, con un bellissimo gruppo di stranieri che si stanno formando per diventare mediatori culturali, vorrei riportare alcune espressioni.
Come è stato l'impatto con il popolo italiano?
-Appena sono arrivata in Italia ho avuto la sensazione di non essere uguale agli altri, i posti accanto a me erano sempre vuoti, la gente mi fissava... (ragazza del Togo)
-La prima cosa che mi ha colpito sono stati gli appartamenti. In India vivevo in una casa... (signora dell'India)
-Quello che mi mancava è stato poter chiedere un chilo di zucchero al mio vicino di casa. Qui nessuno chiede perchè non vuole apparire bisognoso... (ragazzo del Marocco)
-La famiglia che mi ha ospitata mi ha detto: sentiti come a casa tua! (ragazza della Romania)
-Mi sembrava quasi che non mi lasciassero essere me stessa, con la mia tradizione, con il mio velo... (ragazza marocchina)
-Ero curiosa di conoscere il popolo italiano... (ragazza cinese)
-All'inizio credevo ci fosse libertà di espressione, poi ho capito che non mi consideravano alla pari...
Come è stato l'impatto con il popolo italiano?
-Appena sono arrivata in Italia ho avuto la sensazione di non essere uguale agli altri, i posti accanto a me erano sempre vuoti, la gente mi fissava... (ragazza del Togo)
-La prima cosa che mi ha colpito sono stati gli appartamenti. In India vivevo in una casa... (signora dell'India)
-Quello che mi mancava è stato poter chiedere un chilo di zucchero al mio vicino di casa. Qui nessuno chiede perchè non vuole apparire bisognoso... (ragazzo del Marocco)
-La famiglia che mi ha ospitata mi ha detto: sentiti come a casa tua! (ragazza della Romania)
-Mi sembrava quasi che non mi lasciassero essere me stessa, con la mia tradizione, con il mio velo... (ragazza marocchina)
-Ero curiosa di conoscere il popolo italiano... (ragazza cinese)
-All'inizio credevo ci fosse libertà di espressione, poi ho capito che non mi consideravano alla pari...
martedì 24 novembre 2009
APPUNTAMENTI
Stasera a Curtarolo (Pd) la dott.ssa Gabriella Mereu, invitata dall'associazione Realtà allo Specchio, farà una conferenza su IL METODO DELLA “TERAPIA VERBALE”.
Questo metodo terapeutico è efficace, spesso dà risultati immediati, è innocuo, lo possono usare tutti.
Sono curioso di vedere come si presenta, come parla, cosa dice, il pubblico che la segue...
Domani pomeriggio dalle 15 alle 17 terrò una lezione su I MODELLI DI INTERCULTURA ad un corso di formazione per mediatori culturali organizzato dall'associazione Migramente di Padova.
Sono emozionato a dover fare "il professore"!
Sabato sera, 28 novembre, il Gruppo Emmanuele, persone omosessuali credenti, organizzano una VEGLIA DI AVVENTO presso la chiesa di San Lazzaro (Pd), alle ore 20.45.
Sono sicuro che sarà un bel momento di ascolto e condivisione.
Domenica sera, 29 novembre, alle 19.30 il gruppo che è stato in Camerun con me, organizza CENAFRICA, una cena a base di prodotti del mercato equo-solidale, presso il patronato di Saccolongo di Selvazzano. Per stare assieme e per raccogliere fondi da destinare al progetto Ngambè-Tikar, che prevede la costruzione di un Centro Sociale nel villaggio omonimo, per la formazione dei giovani. Verrà proiettato un video sull'ultimo viaggio in Camerun 2009. La cena è aperta a tutti, con offerta libera.
Questo metodo terapeutico è efficace, spesso dà risultati immediati, è innocuo, lo possono usare tutti.
Sono curioso di vedere come si presenta, come parla, cosa dice, il pubblico che la segue...
Domani pomeriggio dalle 15 alle 17 terrò una lezione su I MODELLI DI INTERCULTURA ad un corso di formazione per mediatori culturali organizzato dall'associazione Migramente di Padova.
Sono emozionato a dover fare "il professore"!
Sabato sera, 28 novembre, il Gruppo Emmanuele, persone omosessuali credenti, organizzano una VEGLIA DI AVVENTO presso la chiesa di San Lazzaro (Pd), alle ore 20.45.
Sono sicuro che sarà un bel momento di ascolto e condivisione.
Domenica sera, 29 novembre, alle 19.30 il gruppo che è stato in Camerun con me, organizza CENAFRICA, una cena a base di prodotti del mercato equo-solidale, presso il patronato di Saccolongo di Selvazzano. Per stare assieme e per raccogliere fondi da destinare al progetto Ngambè-Tikar, che prevede la costruzione di un Centro Sociale nel villaggio omonimo, per la formazione dei giovani. Verrà proiettato un video sull'ultimo viaggio in Camerun 2009. La cena è aperta a tutti, con offerta libera.
MEDIATORI CULTURALI: PONTI TRA IDENTITA'
La mediazione culturale cerca di costruire, di creare legami, di trovare un ponte là dove ci sono difficoltà di comunicazione o conflitti di valori, fa da tramite fra società e gli immigrati, ma non ha potere decisionale.
Mentre in Francia o in altri Paesi europei, la maggior parte dei mediatori culturali lavora in associazioni di immigrati, e solo una minoranza è alle dipendenze delle istituzioni (scuola, ospedale, amministrazione comunale), in Italia avviene il contrario: le associazioni di immigrati non sono abbastanza preparate a svolgere un servizio di mediazione o fanno fatica a sopravvivere per mancanza di sostegno.
La questione centrale che ci interpella è questa: i mediatori devono lavorare per un'istituzione o devono essere autonomi?
Il tentativo dell'associazione Migramente di Padova è quello di formare un gruppo di immigrati alla mediazione culturale. Il corso è appena iniziato, è dura un paio di settimane. Troppo poco per cercare di preparare delle persone ad un compito così delicato. Domani terrò una lezione su: Modelli di intercultura. Trattandosi di immigrati, dovrebbero essere avvantaggiati rispetto all'approccio interculturale: in genere hanno già sperimentato gli stessi conflitti nel loro percorso personale e dovrebbero verli superati in maniera armoniosa.
Mentre in Francia o in altri Paesi europei, la maggior parte dei mediatori culturali lavora in associazioni di immigrati, e solo una minoranza è alle dipendenze delle istituzioni (scuola, ospedale, amministrazione comunale), in Italia avviene il contrario: le associazioni di immigrati non sono abbastanza preparate a svolgere un servizio di mediazione o fanno fatica a sopravvivere per mancanza di sostegno.
La questione centrale che ci interpella è questa: i mediatori devono lavorare per un'istituzione o devono essere autonomi?
Il tentativo dell'associazione Migramente di Padova è quello di formare un gruppo di immigrati alla mediazione culturale. Il corso è appena iniziato, è dura un paio di settimane. Troppo poco per cercare di preparare delle persone ad un compito così delicato. Domani terrò una lezione su: Modelli di intercultura. Trattandosi di immigrati, dovrebbero essere avvantaggiati rispetto all'approccio interculturale: in genere hanno già sperimentato gli stessi conflitti nel loro percorso personale e dovrebbero verli superati in maniera armoniosa.
L'ALTRA FACCIA DEI MONDIALI
I Mondiali di calcio 2010, organizzati per la prima volta in Africa, potrebbero richiamare in Sud Africa oltre 400mila appassionati di calcio, turisti e visitatori.
La questione della prostituzione viene spesso sollevata in occasione dei grandi eventi sportivi. Prima dei Mondiali di calcio del 2006 in Germania, dove la prostituzione è legale, si era paventato l'ingresso nel paese di circa 40mila lavoratori del sesso, anche se poi queste cifre risultarono «infondate e irrealistiche», secondo una relazione dell'Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim).
In Sudafrica, alcuni esperti di diritto hanno presentato diverse proposte per depenalizzare la prostituzione, sottolineando anche i benefici che ne trarrebbe la polizia, libera di concentrarsi nella lotta alla grande criminalità in un Paese che conta almeno 50 omicidi al giorno. Le prostitute «avrebbero un contratto, avrebbero diritto alle assenze per malattia, avrebbero un orario di lavoro. Sarebbero meno vulnerabili allo sfruttamento» assicura all'Afp Eric Harper, direttore dell'organizzazione sudafricana «Sex Workers education and Advocacy Taskforce» (Sweat).
Il professor Ian Sanne, Capo delle Unità Clinica di Ricerca sullo HIV alla Witwatersrand University di Johannesburg sostiene che:
l’atmosfera di bisboccia, stimolata da organizzazioni calcistiche, tour operator e Governo Sudafricano è di fatto un semaforo verde all’abuso di alcolici e alla promiscuità sessuale tra tifosi. Anche se Sanne sostiene di essere preoccupato anche per i giovani africani e per i cosiddetti lavoratori del sesso, qui il vero timore è che i turisti occidentali vengano a fare baldoria in Sud Africa, e se ne tornino in patria con l’AIDS. Insomma, finché di AIDS muoiono gli Africani, non è un problema, ma se tocca, che so, a qualcuno dei 20.000 turisti inglesi attesi a giugno nella Nazione Arcobaleno… la cosa è diversa.
Gli attivisti delle ONG che si battono contro la diffusione dell’AIDS sono imbestialiti. Come Vuyiseka Dubula della Treatment Action Campaign.
L’unica strada per cercare di aiutare le decine di migliaia di donne costrette a prostituirsi dalla povertà è legalizzarla subito, non fare della legalizzazione una misura transitoria per la Coppa del Mondo. Abbiamo bisogno di depenalizzare la prostituzione ora, per aiutare quelle donne, molte delle quali sono state violentate e brutalizzate dalla più tenera età.
In Italia la prostituzione non è reato, lo sfruttamento invece sì, naturalmente. La domanda di fondo rimane: se venisse regolamentalizzata lo sfruttamento diminuirebbe?
La questione della prostituzione viene spesso sollevata in occasione dei grandi eventi sportivi. Prima dei Mondiali di calcio del 2006 in Germania, dove la prostituzione è legale, si era paventato l'ingresso nel paese di circa 40mila lavoratori del sesso, anche se poi queste cifre risultarono «infondate e irrealistiche», secondo una relazione dell'Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim).
In Sudafrica, alcuni esperti di diritto hanno presentato diverse proposte per depenalizzare la prostituzione, sottolineando anche i benefici che ne trarrebbe la polizia, libera di concentrarsi nella lotta alla grande criminalità in un Paese che conta almeno 50 omicidi al giorno. Le prostitute «avrebbero un contratto, avrebbero diritto alle assenze per malattia, avrebbero un orario di lavoro. Sarebbero meno vulnerabili allo sfruttamento» assicura all'Afp Eric Harper, direttore dell'organizzazione sudafricana «Sex Workers education and Advocacy Taskforce» (Sweat).
Il professor Ian Sanne, Capo delle Unità Clinica di Ricerca sullo HIV alla Witwatersrand University di Johannesburg sostiene che:
l’atmosfera di bisboccia, stimolata da organizzazioni calcistiche, tour operator e Governo Sudafricano è di fatto un semaforo verde all’abuso di alcolici e alla promiscuità sessuale tra tifosi. Anche se Sanne sostiene di essere preoccupato anche per i giovani africani e per i cosiddetti lavoratori del sesso, qui il vero timore è che i turisti occidentali vengano a fare baldoria in Sud Africa, e se ne tornino in patria con l’AIDS. Insomma, finché di AIDS muoiono gli Africani, non è un problema, ma se tocca, che so, a qualcuno dei 20.000 turisti inglesi attesi a giugno nella Nazione Arcobaleno… la cosa è diversa.
Gli attivisti delle ONG che si battono contro la diffusione dell’AIDS sono imbestialiti. Come Vuyiseka Dubula della Treatment Action Campaign.
L’unica strada per cercare di aiutare le decine di migliaia di donne costrette a prostituirsi dalla povertà è legalizzarla subito, non fare della legalizzazione una misura transitoria per la Coppa del Mondo. Abbiamo bisogno di depenalizzare la prostituzione ora, per aiutare quelle donne, molte delle quali sono state violentate e brutalizzate dalla più tenera età.
In Italia la prostituzione non è reato, lo sfruttamento invece sì, naturalmente. La domanda di fondo rimane: se venisse regolamentalizzata lo sfruttamento diminuirebbe?
lunedì 23 novembre 2009
SIAMO DAVVERO IN UN SISTEMA DEMOCRATICO?
La puntata di Report di ieri svela un'altra anomalia presente nella politica italiana.
LOTTA DI POTERI
Slittamento progressivo del potere legislativo dai rami del parlamento all’esecutivo. È quanto sta avvenendo legislatura dopo legislatura dall’inizio della cosiddetta seconda repubblica in poi. Come?
Realizzando il programma di governo attraverso decreti legge d’urgenza e disegni di legge di iniziativa governativa combinati alla richiesta di fiducia. Risultato? Tempi contingentati, blocco di emendamenti di qualsiasi tipo in aula e votazione. Fino a oggi nel corso di questa legislatura è stata chiesta la fiducia per 26 volte - l’ultima sulla privatizzazione dell’acqua - e il lavoro delle camere è ridotto sempre più a una ratifica di decisioni prese dal governo.
In Germania, dall’inizio della storia della repubblica federale, la fiducia è stata chiesta in tutto per 5 volte e i decreti d’urgenza non esistono, o meglio si ricorre a questi solo in caso di guerra o grandi catastrofi.
In Francia con la revisione costituzionale del 2008 le assemblee parlamentari hanno visto rafforzarsi il proprio ruolo, tuttavia Ségolène Royal, prima delle ultime elezioni presidenziali, di fronte a quella che è una crisi delle rappresentanza dei cittadini in politica, lanciò una sfida: una terza camera di cittadini sorteggiati in un campione molto vasto, in modo da rappresentare efficacemente la società, a cui governo e parlamento deve rendere conto. Successe un finimondo da destra a sinistra, partito socialista compreso. Attualmente la Royal sta sperimentando la democrazia partecipativa a Poitiers nella regione che presiede.
In un sistema democratico - comunque - la tripartizione dei poteri - esecutivo, legislativo, giudiziario - e la loro indipendenza è la condizione fondamentale della dialettica democratica.
Cosa succede se i ruoli e i poteri si sbilanciano e si confondono?
LOTTA DI POTERI
Slittamento progressivo del potere legislativo dai rami del parlamento all’esecutivo. È quanto sta avvenendo legislatura dopo legislatura dall’inizio della cosiddetta seconda repubblica in poi. Come?
Realizzando il programma di governo attraverso decreti legge d’urgenza e disegni di legge di iniziativa governativa combinati alla richiesta di fiducia. Risultato? Tempi contingentati, blocco di emendamenti di qualsiasi tipo in aula e votazione. Fino a oggi nel corso di questa legislatura è stata chiesta la fiducia per 26 volte - l’ultima sulla privatizzazione dell’acqua - e il lavoro delle camere è ridotto sempre più a una ratifica di decisioni prese dal governo.
In Germania, dall’inizio della storia della repubblica federale, la fiducia è stata chiesta in tutto per 5 volte e i decreti d’urgenza non esistono, o meglio si ricorre a questi solo in caso di guerra o grandi catastrofi.
In Francia con la revisione costituzionale del 2008 le assemblee parlamentari hanno visto rafforzarsi il proprio ruolo, tuttavia Ségolène Royal, prima delle ultime elezioni presidenziali, di fronte a quella che è una crisi delle rappresentanza dei cittadini in politica, lanciò una sfida: una terza camera di cittadini sorteggiati in un campione molto vasto, in modo da rappresentare efficacemente la società, a cui governo e parlamento deve rendere conto. Successe un finimondo da destra a sinistra, partito socialista compreso. Attualmente la Royal sta sperimentando la democrazia partecipativa a Poitiers nella regione che presiede.
In un sistema democratico - comunque - la tripartizione dei poteri - esecutivo, legislativo, giudiziario - e la loro indipendenza è la condizione fondamentale della dialettica democratica.
Cosa succede se i ruoli e i poteri si sbilanciano e si confondono?
L'ANALISI DI UN OPERAIO
Mentre la catena di montaggio scorre automaticamente, capita di scambiare una parola con qualche collega operaio. Mi ha colpito la conclusione alla quale è arrivato un cinquantenne, padre di due bambini, in riferimento alla situazione politica attuale.
"Meglio un terrorista che un politico corrotto!" Mi spiega infatti che mentre un terrorista usa mezzi sbagliati per raggiungere un fine nobile, un politico usa mezzi "legalizzati" per raggiungere un fine disastroso, legato all'individualismo e al principio del homo homini lupus.
E' il fenomeno dentro al quale stiamo vivendo. Dopo le dittature forti siamo alle dittature morbide. Non vediamo sangue nè violenza, ma i nostri diritti ci vengono tolti con il sorriso e l'ultimo varietà televisivo. Abbiamo la percezione di essere liberi e ricchi di comodità, in realtà siamo schiavi di un sistema, costruito e alimentato per creare disuguaglianze.
"Meglio un terrorista che un politico corrotto!" Mi spiega infatti che mentre un terrorista usa mezzi sbagliati per raggiungere un fine nobile, un politico usa mezzi "legalizzati" per raggiungere un fine disastroso, legato all'individualismo e al principio del homo homini lupus.
E' il fenomeno dentro al quale stiamo vivendo. Dopo le dittature forti siamo alle dittature morbide. Non vediamo sangue nè violenza, ma i nostri diritti ci vengono tolti con il sorriso e l'ultimo varietà televisivo. Abbiamo la percezione di essere liberi e ricchi di comodità, in realtà siamo schiavi di un sistema, costruito e alimentato per creare disuguaglianze.
ANCHE L'ACQUA VERRA' PRIVATIZZATA
Con il decreto Ronchi, approvato in Senato il 19 novembre, l'acqua in Italia potrà essere legalmente privatizzata. Questo ulteriore furto è stato compiuto con molta leggerezza, sotto gli occhi di tutti. Ecco la rabbia di Alex Zanotelli, impegnato negli ultimi anni nella difesa dell'acqua, bene primario da non privatizzare.
Maledetti coloro che hanno votato per la mercificazione dell'acqua. Noi continueremo a gridare che l'acqua è vita, l'acqua è sacra, l'acqua è un diritto fondamentale umano.
Questa è la più clamorosa sconfitta della politica. È la stravittoria dei potentati economico-finanziari e delle lobby internazionali. È la vittoria della politica delle privatizzazioni, degli affari, del business.
A farne le spese è "sorella acqua", il bene più prezioso dell'umanità, che andrà sempre più scarseggiando, sia per i cambiamenti climatici sia per l'aumento demografico.
Quella della privatizzazione dell'acqua è una scelta che sarà pagata a caro prezzo dalle classi deboli di questo paese (bollette del 30-40% in più, come minimo), ma soprattutto dagli impoveriti del mondo. Se oggi 50 milioni all'anno muoiono per fame e malattie connesse, domani 100 milioni moriranno di sete. Dei tre miliardi che vivono oggi con meno di due dollari al giorno, chi potrà pagarsi l'acqua?
per maggiori informazioni clicca qui
Maledetti coloro che hanno votato per la mercificazione dell'acqua. Noi continueremo a gridare che l'acqua è vita, l'acqua è sacra, l'acqua è un diritto fondamentale umano.
Questa è la più clamorosa sconfitta della politica. È la stravittoria dei potentati economico-finanziari e delle lobby internazionali. È la vittoria della politica delle privatizzazioni, degli affari, del business.
A farne le spese è "sorella acqua", il bene più prezioso dell'umanità, che andrà sempre più scarseggiando, sia per i cambiamenti climatici sia per l'aumento demografico.
Quella della privatizzazione dell'acqua è una scelta che sarà pagata a caro prezzo dalle classi deboli di questo paese (bollette del 30-40% in più, come minimo), ma soprattutto dagli impoveriti del mondo. Se oggi 50 milioni all'anno muoiono per fame e malattie connesse, domani 100 milioni moriranno di sete. Dei tre miliardi che vivono oggi con meno di due dollari al giorno, chi potrà pagarsi l'acqua?
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domenica 22 novembre 2009
OLTRE LA CRONACA, PER CAPIRE
Ieri sera a Curtarolo una tragedia: mamma uccide il figlio di due anni. Nessun giudizio, ma il problema esiste ed è diffuso.
LE MADRI CHE UCCIDONO
di
Marco Cannavicci
(psichiatra – criminologo)
La condizione di “essere madre” comporta sempre un forte investimento affettivo, come non accade per alcuna altra condizione psicologica, per cui la madre è capace di un grande, grandissimo amore, che può arrivare fino a comprendere il sacrificio. Tuttavia la stessa condizione di “essere madre” potrebbe arrivare a generare anche un grande e violentissimo odio, per cui una madre può arrivare perfino ad uccidere il proprio figlio. “Essere madre” in ogni caso non protegge la donna dalla possibilità di far male al proprio bambino e questo viene confermato da numerose statistiche pubblicate sia negli Stati Uniti (secondo dati resi disponibili dall’FBI) che in Inghilterra. Secondo le statistiche criminologiche elaborate dall’FBI solo in due situazioni delittuose le donne commettono crimini in maniera prevalente rispetto all’uomo: nel taccheggio e nel figlicidio.
Mentre in Italia si discuteva del caso di Cogne e del piccolo Samuele, negli Stati Uniti l’opinione pubblica era presa dal caso di Andrea Yates, una donna di 37 anni che aveva affogato, uno dopo l’altro, i suoi cinque figli. La motivazione delirante che la Yates aveva offerto al processo era che “volevo salvare i miei figli dai raggi viola degli extraterrestri”. Le è stata diagnosticata una schizofrenia che molto probabilmente le permetterà di evitare la pena di morte, in quanto la donna è chiaramente inferma di mente.
Da molto tempo negli Stati Uniti il fenomeno delle madri che uccidono sta occupando le pagine della cronica ed è stato quindi molto studiato dagli investigatori. In occasione dei vari processi gli psicologi forensi hanno molto scavato nel passato di queste donne, cercando di comprendere la motivazione interiore di questi gesti estremi. Alcuni studi effettuati dagli esperti dell’FBI sono arrivati alla conclusione che le madri che arrivano ad uccidere i propri figli sono state a loro volta “violate nel corpo e nell’anima” sia da piccole che da adolescenti. Queste donne non ricordano né i fatti violenti che hanno subito né i violentatori. Pur avendo rimosso dalla memoria questi tragici eventi, tuttavia arrivano a ripeterne inconsapevolmente le gesta. Si è osservato inoltre che se quando erano piccole nessuno ascoltava il loro pianto, loro troveranno intollerabile ed insostenibile il pianto del figlio, in quanto rievoca una loro antica e profonda angoscia. Sotto stress ed in occasione di forti emozioni queste donne manifestano un forte bisogno di qualcuno vicino che le faccia uscire dall’isolamento e che prevenga i possibili violenti gesti impulsivi.
Indipendentemente dalla natura degli eventi passati, queste madri arrivano ad uccidere i loro figli in base a sei tipi diverse di cause scatenanti:
1. la schizofrenia paranoidea – è una patologia psichiatrica che si manifesta nelle donne in un’età compresa tra i 25 ed i 35 anni (fascia d’età in cui una donna è alle prese con dei bambini piccoli), con delirio, allucinazioni e disturbi del comportamento (facile aggressività e violenza);
2. la depressione post-partum – è una depressione che si manifesta nel 10-15% delle puerpere, nelle prime quattro settimane dopo il parto, con i sintomi tipici della grave depressione maggiore e con deliri ed allucinazioni dai contenuti aggressivi ed accusatori contro di sé e contro il bambino;
3. i disturbi dissociativi – fra questi rientrano ad esempio l’amnesia dissociativa, per cui queste mamme si ritrovano ad effettuare sul bambino atti violenti che esse hanno subito senza ricordarli; oppure si tratta di uno stato di profonda dissociazione dell’identità, come avviene classicamente in una personalità multipla;
4. la sindrome di Munchausen per procura – questa sindrome è considerata un disturbo “fittizio” in cui i sintomi sono creati dalla mente della persona per ottenere dagli altri attenzione e considerazione; la forma per procura riguarda il commettere, di nascosto, atti lesivi sul figlio per poterlo poi accudire e curare, acquisendo il ruolo prestigioso della salvatrice del bambino (molte malattie inspiegabili di bambini sono state comprese in ospedale ponendo delle telecamere nascoste, puntate sul letto del bambino, che hanno mostrato madri che avvelenavano, ferivano e maltrattavano i figli);
5. l’omicidio compassionevole – viene generalmente effettuato nei confronti di figli gravemente e cronicamente ammalati e di cui non si accetta né si sopporta la malattia; l’omicidio ha lo scopo di porre fine alla propria sofferenza ed a quella del figlio e spesso si accompagna al suicidio o alla immediata confessione del delitto;
6. il raptus omicida – avviene in genere per sfogo di rabbia, dopo accumulo cronico di frustrazione con liberazione improvvisa ed inaspettata di marcata aggressività; in questo caso si ha una perdita completa del controllo razionale sulle incontenibile ed esplosive pulsioni aggressive.
Dietro queste situazioni si trova spesso un conflitto lacerante tra il dentro ed il fuori della personalità della madre: una esteriorità perfetta, come immagine pubblica, ed una interiorità malata, nel proprio privato domestico ed affettivo.
LE MADRI CHE UCCIDONO
di
Marco Cannavicci
(psichiatra – criminologo)
La condizione di “essere madre” comporta sempre un forte investimento affettivo, come non accade per alcuna altra condizione psicologica, per cui la madre è capace di un grande, grandissimo amore, che può arrivare fino a comprendere il sacrificio. Tuttavia la stessa condizione di “essere madre” potrebbe arrivare a generare anche un grande e violentissimo odio, per cui una madre può arrivare perfino ad uccidere il proprio figlio. “Essere madre” in ogni caso non protegge la donna dalla possibilità di far male al proprio bambino e questo viene confermato da numerose statistiche pubblicate sia negli Stati Uniti (secondo dati resi disponibili dall’FBI) che in Inghilterra. Secondo le statistiche criminologiche elaborate dall’FBI solo in due situazioni delittuose le donne commettono crimini in maniera prevalente rispetto all’uomo: nel taccheggio e nel figlicidio.
Mentre in Italia si discuteva del caso di Cogne e del piccolo Samuele, negli Stati Uniti l’opinione pubblica era presa dal caso di Andrea Yates, una donna di 37 anni che aveva affogato, uno dopo l’altro, i suoi cinque figli. La motivazione delirante che la Yates aveva offerto al processo era che “volevo salvare i miei figli dai raggi viola degli extraterrestri”. Le è stata diagnosticata una schizofrenia che molto probabilmente le permetterà di evitare la pena di morte, in quanto la donna è chiaramente inferma di mente.
Da molto tempo negli Stati Uniti il fenomeno delle madri che uccidono sta occupando le pagine della cronica ed è stato quindi molto studiato dagli investigatori. In occasione dei vari processi gli psicologi forensi hanno molto scavato nel passato di queste donne, cercando di comprendere la motivazione interiore di questi gesti estremi. Alcuni studi effettuati dagli esperti dell’FBI sono arrivati alla conclusione che le madri che arrivano ad uccidere i propri figli sono state a loro volta “violate nel corpo e nell’anima” sia da piccole che da adolescenti. Queste donne non ricordano né i fatti violenti che hanno subito né i violentatori. Pur avendo rimosso dalla memoria questi tragici eventi, tuttavia arrivano a ripeterne inconsapevolmente le gesta. Si è osservato inoltre che se quando erano piccole nessuno ascoltava il loro pianto, loro troveranno intollerabile ed insostenibile il pianto del figlio, in quanto rievoca una loro antica e profonda angoscia. Sotto stress ed in occasione di forti emozioni queste donne manifestano un forte bisogno di qualcuno vicino che le faccia uscire dall’isolamento e che prevenga i possibili violenti gesti impulsivi.
Indipendentemente dalla natura degli eventi passati, queste madri arrivano ad uccidere i loro figli in base a sei tipi diverse di cause scatenanti:
1. la schizofrenia paranoidea – è una patologia psichiatrica che si manifesta nelle donne in un’età compresa tra i 25 ed i 35 anni (fascia d’età in cui una donna è alle prese con dei bambini piccoli), con delirio, allucinazioni e disturbi del comportamento (facile aggressività e violenza);
2. la depressione post-partum – è una depressione che si manifesta nel 10-15% delle puerpere, nelle prime quattro settimane dopo il parto, con i sintomi tipici della grave depressione maggiore e con deliri ed allucinazioni dai contenuti aggressivi ed accusatori contro di sé e contro il bambino;
3. i disturbi dissociativi – fra questi rientrano ad esempio l’amnesia dissociativa, per cui queste mamme si ritrovano ad effettuare sul bambino atti violenti che esse hanno subito senza ricordarli; oppure si tratta di uno stato di profonda dissociazione dell’identità, come avviene classicamente in una personalità multipla;
4. la sindrome di Munchausen per procura – questa sindrome è considerata un disturbo “fittizio” in cui i sintomi sono creati dalla mente della persona per ottenere dagli altri attenzione e considerazione; la forma per procura riguarda il commettere, di nascosto, atti lesivi sul figlio per poterlo poi accudire e curare, acquisendo il ruolo prestigioso della salvatrice del bambino (molte malattie inspiegabili di bambini sono state comprese in ospedale ponendo delle telecamere nascoste, puntate sul letto del bambino, che hanno mostrato madri che avvelenavano, ferivano e maltrattavano i figli);
5. l’omicidio compassionevole – viene generalmente effettuato nei confronti di figli gravemente e cronicamente ammalati e di cui non si accetta né si sopporta la malattia; l’omicidio ha lo scopo di porre fine alla propria sofferenza ed a quella del figlio e spesso si accompagna al suicidio o alla immediata confessione del delitto;
6. il raptus omicida – avviene in genere per sfogo di rabbia, dopo accumulo cronico di frustrazione con liberazione improvvisa ed inaspettata di marcata aggressività; in questo caso si ha una perdita completa del controllo razionale sulle incontenibile ed esplosive pulsioni aggressive.
Dietro queste situazioni si trova spesso un conflitto lacerante tra il dentro ed il fuori della personalità della madre: una esteriorità perfetta, come immagine pubblica, ed una interiorità malata, nel proprio privato domestico ed affettivo.
SI POTREBBE, MA NON SI VUOLE
Tutto il mondo potrebbe essere `mosso´ dal vento, basterebbe anche solo
quello che spira su suolo americano: infatti l’energia eolica prodotta con un
sistema di turbine sparse sul territorio dei soli Stati Uniti potrebbe essere
sufficiente a coprire il fabbisogno del mondo intero.
È quanto stimato in uno studio pubblicato sulla rivista dell’Accademia
Americana delle Scienze `Pnas´ da Michael McElroy della School of Engineering
and Applied Sciences, Harvard University di Boston.
Secondo il calcolo eseguito dagli esperti basterebbe una rete di turbine da
2,5 megawatt di potenza (posizionate in modo da non danneggiare l’ambiente,
ovvero nei territori non forestali, dove non ci sono ghiacciai e in aree non
urbane), che operino ad appena il 20% della loro capacità, per produrre un
quantitativo di energia pari a oltre 40 volte il consumo globale corrente di
elettricità, oltre cinque volte il consume globale di energia in tutte le sue
forme.
Oggi l’eolico è pari al 42% di tutta la nuova capacità elettrica installata
in Usa nel 2008 ma continua a costituire solo una frazione minoritaria della
produzione complessiva di energia.
Questo studio è stato fatto sulla base di simulazioni dei campi di vento
utilizzando dati forniti dal sistema Goddard Earth Observing System Data
Assimilation System (GEOS-5 DAS).
Sezionando il globo in aree di approssimativamente 3300 chilometri quadri
ciascuna, i ricercatori hanno calcolato la velocità dei venti in aree non
urbane, non forestali e senza ghiacci.
quello che spira su suolo americano: infatti l’energia eolica prodotta con un
sistema di turbine sparse sul territorio dei soli Stati Uniti potrebbe essere
sufficiente a coprire il fabbisogno del mondo intero.
È quanto stimato in uno studio pubblicato sulla rivista dell’Accademia
Americana delle Scienze `Pnas´ da Michael McElroy della School of Engineering
and Applied Sciences, Harvard University di Boston.
Secondo il calcolo eseguito dagli esperti basterebbe una rete di turbine da
2,5 megawatt di potenza (posizionate in modo da non danneggiare l’ambiente,
ovvero nei territori non forestali, dove non ci sono ghiacciai e in aree non
urbane), che operino ad appena il 20% della loro capacità, per produrre un
quantitativo di energia pari a oltre 40 volte il consumo globale corrente di
elettricità, oltre cinque volte il consume globale di energia in tutte le sue
forme.
Oggi l’eolico è pari al 42% di tutta la nuova capacità elettrica installata
in Usa nel 2008 ma continua a costituire solo una frazione minoritaria della
produzione complessiva di energia.
Questo studio è stato fatto sulla base di simulazioni dei campi di vento
utilizzando dati forniti dal sistema Goddard Earth Observing System Data
Assimilation System (GEOS-5 DAS).
Sezionando il globo in aree di approssimativamente 3300 chilometri quadri
ciascuna, i ricercatori hanno calcolato la velocità dei venti in aree non
urbane, non forestali e senza ghiacci.
LA POLITICA DEPONGA LE ARMI
E IL VATICANO ABBANDONI LE BANCHE ARMATE
"La politica depoga le armi": l'appello, rivolto dalla Cei a maggioranza e opposizione nelle settimane scorse, viene rilanciato oggi dal seretario di Stato vaticano, il cardinale Tarcisio Bertone. "Lo sottoscrivo pienamente - ha detto da Assisi, rispondendo a una domanda dei giornalisti - e mi sembra che qualche segnale ci sia".
Già da tempo Missione Oggi ha chiesto al Pontificio consiglio Cor Unum di chiudere il "conto corrente straordinario" aperto dal Vaticano presso la Banca di Roma, una delle banche italiane maggiormente attive nel commercio internazionale di armi.
Oltre le parole, i fatti!
"La politica depoga le armi": l'appello, rivolto dalla Cei a maggioranza e opposizione nelle settimane scorse, viene rilanciato oggi dal seretario di Stato vaticano, il cardinale Tarcisio Bertone. "Lo sottoscrivo pienamente - ha detto da Assisi, rispondendo a una domanda dei giornalisti - e mi sembra che qualche segnale ci sia".
Già da tempo Missione Oggi ha chiesto al Pontificio consiglio Cor Unum di chiudere il "conto corrente straordinario" aperto dal Vaticano presso la Banca di Roma, una delle banche italiane maggiormente attive nel commercio internazionale di armi.
Oltre le parole, i fatti!
mercoledì 18 novembre 2009
IL 5 DICEMBRE, "BASTA" DA TUTTI I BALCONI
APPELLO AL POPOLO DI INTERNET E DELLE E-MAIL
di Paolo Farinella, prete
Contro lo scempio immorale di una nuova legge «salva-Berlusconi-dai-processi» in qualsiasi forma; per pretendere che «tutti», specialmente chi governa, siano uguali davanti alla Legge; per impedire l’immorale immunità parlamentare; per imporre che Berlusconi si presenti davanti al suo giudice naturale e dimostri quello che ha da dimostrare, senza scorciatoie …, oltre ad intasare il Quirinale, Fini e Schifani, È NECESSARIO, URGENTE E DOVEROSO SCENDERE IN PIAZZA PER FARSI VEDERE, PER RESISTERE E PER PROTESTARE «FISICAMENTE» PRESENTI, ORGOGLIOSI DELLA NOSTRA DIGNITÀ DI CITTADINI CHE NON SI RASSEGNANO AD UNO STATO DI COMODO E DI OBBROBRIO GIURIDICO.
Fedeli alla Costituzione e ad essa sottomessi, gridiamo per le nostre strade e le nostre piazze il disprezzo per l’usurpazione della Giustizia, umiliata e prostituita da chi governa manomettendo le Istituzioni a danno della povera gente e a favore di corrotti, corruttori, mafiosi, delinquenti, ladri, evasori e avvelenatori dei pozzi della democrazia.
A questo scopo, ottima la scelta di manifestare a Roma, MA È NECESSARIO ALLARGARE LA MANIFESTAZIONE NELLE CENTO CITTÀ ITALIANE, NELLE MILLE CITTADINE DI PERIFERIA, NEGLI OTTOMILA COMUNI D’ITALIA. IN OGNI PIAZZA D’ITALIA VI SIA UN SEGNO, UN CARTELLO, UNA VOCE CHE DICA «BASTA».
Fare la manifestazione solo a Roma, è un errore
Per quanto si possa essere in tanti, si sarà sempre pochi; mentre i tanti pochi in tutta Italia formeranno una fiumana di popolo, la maggioranza morale del Paese, chi guarda al futuro, avendo coscienza di provenire da un passato, salvando la dignità, l’onestà e l’integrità di un popolo che si esprime nelle istituzioni democratiche.
Invito chi ha strutture e possibilità organizzative di manifestazione ad organizzare in tutta Italia lo sdegno verso un presidente del consiglio, democraticamente eletto, ma moralmente inadatto a rappresentarci.
Invito i cattolici, i cristiani di qualsiasi denominazione ad uscire dal buio delle loro sacrestie e ad unirsi al popolo che chiede la coerenza con i principi annunciati e derisi nella vita quotidiana. Difendere la Costituzione, i Deboli, coloro che non hanno voce, gli Immigrati dal sopruso di un governo immondo e inverecondo è un atto squisitamente evangelico, di cui dobbiamo rendere conto davanti alla nostra coscienza e se crediamo in Dio davanti a lui.
A tutti e a tutte con immenso affetto
di Paolo Farinella, prete
Contro lo scempio immorale di una nuova legge «salva-Berlusconi-dai-processi» in qualsiasi forma; per pretendere che «tutti», specialmente chi governa, siano uguali davanti alla Legge; per impedire l’immorale immunità parlamentare; per imporre che Berlusconi si presenti davanti al suo giudice naturale e dimostri quello che ha da dimostrare, senza scorciatoie …, oltre ad intasare il Quirinale, Fini e Schifani, È NECESSARIO, URGENTE E DOVEROSO SCENDERE IN PIAZZA PER FARSI VEDERE, PER RESISTERE E PER PROTESTARE «FISICAMENTE» PRESENTI, ORGOGLIOSI DELLA NOSTRA DIGNITÀ DI CITTADINI CHE NON SI RASSEGNANO AD UNO STATO DI COMODO E DI OBBROBRIO GIURIDICO.
Fedeli alla Costituzione e ad essa sottomessi, gridiamo per le nostre strade e le nostre piazze il disprezzo per l’usurpazione della Giustizia, umiliata e prostituita da chi governa manomettendo le Istituzioni a danno della povera gente e a favore di corrotti, corruttori, mafiosi, delinquenti, ladri, evasori e avvelenatori dei pozzi della democrazia.
A questo scopo, ottima la scelta di manifestare a Roma, MA È NECESSARIO ALLARGARE LA MANIFESTAZIONE NELLE CENTO CITTÀ ITALIANE, NELLE MILLE CITTADINE DI PERIFERIA, NEGLI OTTOMILA COMUNI D’ITALIA. IN OGNI PIAZZA D’ITALIA VI SIA UN SEGNO, UN CARTELLO, UNA VOCE CHE DICA «BASTA».
Fare la manifestazione solo a Roma, è un errore
Per quanto si possa essere in tanti, si sarà sempre pochi; mentre i tanti pochi in tutta Italia formeranno una fiumana di popolo, la maggioranza morale del Paese, chi guarda al futuro, avendo coscienza di provenire da un passato, salvando la dignità, l’onestà e l’integrità di un popolo che si esprime nelle istituzioni democratiche.
Invito chi ha strutture e possibilità organizzative di manifestazione ad organizzare in tutta Italia lo sdegno verso un presidente del consiglio, democraticamente eletto, ma moralmente inadatto a rappresentarci.
Invito i cattolici, i cristiani di qualsiasi denominazione ad uscire dal buio delle loro sacrestie e ad unirsi al popolo che chiede la coerenza con i principi annunciati e derisi nella vita quotidiana. Difendere la Costituzione, i Deboli, coloro che non hanno voce, gli Immigrati dal sopruso di un governo immondo e inverecondo è un atto squisitamente evangelico, di cui dobbiamo rendere conto davanti alla nostra coscienza e se crediamo in Dio davanti a lui.
A tutti e a tutte con immenso affetto
UNA BELLA OCCASIONE
Oggi pomeriggio sono stato a Cologno Monzese (MI) ospite alla registrazione della sesta puntata di "Protagoniste" che andrà in onda, a partire da domenica prossima ore 21 circa, su Sky (canale 125). E chi ha Sky? Molti non guardano la Rai, ne tanto meno Mediaset. Vabbè, comunque è stata una bella occasione per incontrare un po' di gente, curiosa di ascoltarmi e di sapere cosa sta avvenendo all'interno della chiesa. Partendo dalla mia storia personale sono arrivato a parlare dei motivi che hanno spinto Gregorio VII, alcuni secoli fa, a imporre il celibato al clero cattolico. Mi ha colpito la testimonianza di una delle quattro conduttrici della trasmissione che diceva di avere un padre spirituale. "Non riuscirei a confidarmi con lui se non fosse celibe! Sarebbe altrimenti troppo uguale a me!"
In sala qualcuno rideva. Le rispondo "Nessuno vuole imporre un modello univoco. C'è però chi preferirebbe confidarsi con un prete sposato!"
Il mio libro, esposto sopra il tavolo del dibattito, ha ricevuto molti complimenti dalla conduttrice attrice, che mi ha detto di averlo letto tutto d'un fiato.
Voglio credere che sia stata sincera. Il clima all'interno dello studio era buono, ho scambiato qualche parola e qualche sorriso con i lavoratori. Spero di aver trasmesso autenticità e serenità.
In sala qualcuno rideva. Le rispondo "Nessuno vuole imporre un modello univoco. C'è però chi preferirebbe confidarsi con un prete sposato!"
Il mio libro, esposto sopra il tavolo del dibattito, ha ricevuto molti complimenti dalla conduttrice attrice, che mi ha detto di averlo letto tutto d'un fiato.
Voglio credere che sia stata sincera. Il clima all'interno dello studio era buono, ho scambiato qualche parola e qualche sorriso con i lavoratori. Spero di aver trasmesso autenticità e serenità.
martedì 17 novembre 2009
L'ORA DEI PRETI SPOSATI?
E' uscito l'articolo su Panorama sui preti sposati, con la firma di Ignazio Ingrao. E' inserito anche un mio intervento e soprattutto una lettera aperta, rivolta a tutti i cristiani, che riporto qui sotto.
E' nobile l'impegno di giornalisti che, pur non essendo del mestiere, cercano di mantenere viva l'attenzione su un argomento delicato, che riguarda molti preti cattolici, molte donne e molte comunità cristiane.
Giuseppe Serrone, presidente dell'associazione "Sacerdoti Lavoratori Sposati" giudica improprio il paragone usato dal giornalista vaticanista di Panorama Ignazio Ingrao: "fa di tutta un erba un fascio, ci sono tanto sacerdoti sposati che hanno effettuato un regolare percorso canonico previsto dalle norme ecclesiali e non hanno tradito, detto bugie o hanno avuto una doppia vita".
LETTERA APERTA
Cari cristiani di questa Chiesa Cattolica, Santa e Peccatrice,
vi scrivo in occasione del recente provvedimento intrapreso dal Vaticano per accogliere nella Chiesa Cattolica gli anglicani tradizionalisti, "nonostante" sposati. Perchè loro sì e noi no? Perchè accogliere il vicino di casa, che non riesce a gestire un conflitto interno, e abbandonare un componente della propria famiglia? Per quanto ribelle e provocatorio, un figlio non è pur sempre un figlio? Anch'io sono un prete, sposato civilmente da poco più di un anno, ma non ho ancora ricevuto un incarico da parte del mio padre vescovo. Dovrei farmi prima anglicano per poi ripresentarmi a chiedergli la guida di una comunità?
Mi chiedo però se i laici siano disposti e pronti ad accogliermi, con la mia famiglia, nel faticoso ma appassionante compito di tradurre la Parola di Dio in coraggiose e liberanti scelte quotidiane. Più in generale vi chiedo se sia possibile valorizzare l'esperienza di molti preti che, per il semplice fatto di essersi sposati o di vivere responsabilmente la propria sessualità al di fuori del cosiddetto "modello dominante", vengono ridotti a innocui chierichetti o sacrestani volontari. E solamente dopo aver ricevuto la dispensa.
É forse un peccato amare? Abbiamo disobbedito ad una contingente norma disciplinare, allora parliamone, discutiamone insieme. Ricevo lettere di altri confratelli talmente delusi di questa chiesa del non-dialogo che non hanno nessuna voglia di scendere in piazza per combattere. Contro chi? E a quale vantaggio? Se per avere voce occorre andare sui giornali, capite che esiste un problema serio di comunicazione all'interno di questa "Grande Famiglia". Ho come la sensazione che i passi verso un rinnovamento strutturale avverranno per necessità, non per convinzione. A quel punto ci troveranno di sicuro preparati!
Con sincerità
don Federico Bollettin
E' nobile l'impegno di giornalisti che, pur non essendo del mestiere, cercano di mantenere viva l'attenzione su un argomento delicato, che riguarda molti preti cattolici, molte donne e molte comunità cristiane.
Giuseppe Serrone, presidente dell'associazione "Sacerdoti Lavoratori Sposati" giudica improprio il paragone usato dal giornalista vaticanista di Panorama Ignazio Ingrao: "fa di tutta un erba un fascio, ci sono tanto sacerdoti sposati che hanno effettuato un regolare percorso canonico previsto dalle norme ecclesiali e non hanno tradito, detto bugie o hanno avuto una doppia vita".
LETTERA APERTA
Cari cristiani di questa Chiesa Cattolica, Santa e Peccatrice,
vi scrivo in occasione del recente provvedimento intrapreso dal Vaticano per accogliere nella Chiesa Cattolica gli anglicani tradizionalisti, "nonostante" sposati. Perchè loro sì e noi no? Perchè accogliere il vicino di casa, che non riesce a gestire un conflitto interno, e abbandonare un componente della propria famiglia? Per quanto ribelle e provocatorio, un figlio non è pur sempre un figlio? Anch'io sono un prete, sposato civilmente da poco più di un anno, ma non ho ancora ricevuto un incarico da parte del mio padre vescovo. Dovrei farmi prima anglicano per poi ripresentarmi a chiedergli la guida di una comunità?
Mi chiedo però se i laici siano disposti e pronti ad accogliermi, con la mia famiglia, nel faticoso ma appassionante compito di tradurre la Parola di Dio in coraggiose e liberanti scelte quotidiane. Più in generale vi chiedo se sia possibile valorizzare l'esperienza di molti preti che, per il semplice fatto di essersi sposati o di vivere responsabilmente la propria sessualità al di fuori del cosiddetto "modello dominante", vengono ridotti a innocui chierichetti o sacrestani volontari. E solamente dopo aver ricevuto la dispensa.
É forse un peccato amare? Abbiamo disobbedito ad una contingente norma disciplinare, allora parliamone, discutiamone insieme. Ricevo lettere di altri confratelli talmente delusi di questa chiesa del non-dialogo che non hanno nessuna voglia di scendere in piazza per combattere. Contro chi? E a quale vantaggio? Se per avere voce occorre andare sui giornali, capite che esiste un problema serio di comunicazione all'interno di questa "Grande Famiglia". Ho come la sensazione che i passi verso un rinnovamento strutturale avverranno per necessità, non per convinzione. A quel punto ci troveranno di sicuro preparati!
Con sincerità
don Federico Bollettin
ECCO PERCHE' IL PAPA LO RICEVE SPESSO
L'otto per mille destinato allo Stato finisce a parrocchie e monasteri
di CARMELO LOPAPA
Pontificia Università Gregoriana in Roma, 459 mila euro. Fondo librario della Compagnia di Gesù, 500 mila euro. Diocesi di Cassano allo Ionio, 1 milione 146 mila euro. Confraternita di Santa Maria della Purità, Gallipoli, 369 mila euro. L'elenco è lungo 17 pagine e porta in calce la firma del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.
Non si tratta di uno dei tanti decreti, ma quello che ripartisce per il 2009 i 43 milioni 969 mila 406 euro che gli italiani hanno destinato allo Stato in quota 8 per mille dell'Irpef. Basta sfogliarlo per scoprire che confraternite, monasteri, congregazioni e parrocchie assorbono la quota prevalente di quanto i contribuenti avevano devoluto a finalità umanitarie o per scopi di assistenza e sussidi al volontariato.
E invece? Succede che i 10 milioni 586 mila euro assegnati al capitolo "Beni culturali" sono finalizzati in realtà a restauri e interventi in favore di 26 immobili ecclesiastici. Opere che avrebbero tutte le carte in regola per usufruire della quota dell'8 per mille destinata alla Chiesa cattolica, col suo apposito fondo "edilizia di culto". Come se non bastasse, la medesima destinazione (chiese e parrocchie) hanno anche gli altri 19 milioni destinati alle aree terremotate del centro Italia (14 per l'Abruzzo).
"L'atto del governo n. 121" è stato predisposto ai primi di settembre da un presidente Berlusconi reduce dall'incidente diplomatico del 28 agosto con la Segreteria di Stato Vaticano. Sullo sfondo, la (mancata) Perdonanza dopo il caso Giornale-Boffo. Il documento, poi trasmesso alla Camera il 23 settembre, conferma intanto che i soldi vanno allo Stato ma entrano di diritto nella piena discrezionalità del capo del governo, per quanto attiene al loro utilizzo. È un atto "sottoposto a parere parlamentare" delle sole commissioni Bilancio. Quella della Camera lo ha già espresso, "positivo", il 27 ottobre, quella del Senato lo farà nei prossimi giorni. Eppure, anche la maggioranza di centrodestra della commissione Bilancio di Montecitorio ha lamentato le finalità distorte e ha condizionato il parere finale a una serie di modifiche, contestando carenze e incongruenze del decreto.
Tra le più sorprendenti, quella che riguarda la "Fame nel mondo", "alla quale nel decreto vengono attribuite risorse finanziarie alquanto modeste, a fronte di richieste di finanziamento di importo limitato che avrebbero potuto essere integralmente accolte". Insomma: governo ingeneroso verso i bisognosi. In effetti, ultima pagina, al capitolo "Fame nel mondo", sono solo dieci le onlus e associazioni finanziate per 814 mila euro, pari al 2 per cento del totale.
Tutto il resto? A chi sono andate le quote parte dell'Irpef che gli italiani hanno devoluto allo Stato? La parte del leone quest'anno la fanno gli "interventi per il sisma in Abruzzo". Sono 32 e assorbono 14 milioni 692 mila euro. Ma il condizionale è d'obbligo. A parte la preponderanza anche qui di parrocchie e monasteri (la quasi totalità) tra l'Aquila, Pescara e Teramo, tuttavia altro non quadra. E a rivelarlo è proprio la commissione parlamentare presieduta dal leghista Giancarlo Giorgetti: "Le richieste di finanziamento relative all'Abruzzo risultano presentate in data antecedente al sisma dell'aprile 2009 ed appare quindi opportuna una puntuale verifica e un coordinamento con gli interventi previsti dopo il sisma".
L'ammonimento è chiaro: quei beni finanziati in Abruzzo non sarebbero stati danneggiati dal terremoto del 6 aprile, non quanto altri almeno. Perché dunque si dirotta lì un quinto dell'intera quota dell'8x1000? Il sisma del dicembre 2008 in Emilia garantisce a 9 tra parrocchie e monasteri del Parmense altri 4 milioni, mentre 11 milioni sono parcellizzati per i danni delle restanti calamità in tutta Italia.
Ma ecco il punto. Oltre 10 milioni finiscono ad appannaggio dei Beni culturali. Ventisei tra consolidamenti e restauri, quasi tutti per diocesi, chiese, parrocchie, monasteri. Solo per restare alle cifre più consistenti, ecco il milione 314 mila euro per la cattedrale dell'Assunta di Gravina di Puglia, il milione 167 mila euro per il restauro degli affreschi della chiesa dei Santi Severino e Sossio di Napoli, oppure i 987 mila euro per il restauro di Santa Maria ad Nives di Casaluce (Caserta), i 579 mila euro per San Lorenzo Martire in Molini di Triora o i 413 mila euro per la "valorizzazione della chiesa San Giovanni in Avezzano". E poi, la Pontificia Università Gregoriana e la Compagnia di Gesù. Anche su questo capitolo le bacchettate del Parlamento: la priorità dovevano essere "progetti presentati da enti territoriali", non ecclesiastici. Ci sarebbe anche il capitolo "Assistenza ai rifugiati", al quale però, per il 2009, il decreto firmato dal premier Berlusconi destina 2,6 milioni, poco più del 5 per cento del totale. E quasi tutto (2,3 milioni) va al solo Consiglio italiano per i rifugiati. Concentrazione "non opportuna", censura infine la commissione Bilancio: "Altri progetti non finanziati risultavano meritevoli di attenzione".
Articolo apparso su “Repubblica” del 17 novembre 2009
di CARMELO LOPAPA
Pontificia Università Gregoriana in Roma, 459 mila euro. Fondo librario della Compagnia di Gesù, 500 mila euro. Diocesi di Cassano allo Ionio, 1 milione 146 mila euro. Confraternita di Santa Maria della Purità, Gallipoli, 369 mila euro. L'elenco è lungo 17 pagine e porta in calce la firma del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.
Non si tratta di uno dei tanti decreti, ma quello che ripartisce per il 2009 i 43 milioni 969 mila 406 euro che gli italiani hanno destinato allo Stato in quota 8 per mille dell'Irpef. Basta sfogliarlo per scoprire che confraternite, monasteri, congregazioni e parrocchie assorbono la quota prevalente di quanto i contribuenti avevano devoluto a finalità umanitarie o per scopi di assistenza e sussidi al volontariato.
E invece? Succede che i 10 milioni 586 mila euro assegnati al capitolo "Beni culturali" sono finalizzati in realtà a restauri e interventi in favore di 26 immobili ecclesiastici. Opere che avrebbero tutte le carte in regola per usufruire della quota dell'8 per mille destinata alla Chiesa cattolica, col suo apposito fondo "edilizia di culto". Come se non bastasse, la medesima destinazione (chiese e parrocchie) hanno anche gli altri 19 milioni destinati alle aree terremotate del centro Italia (14 per l'Abruzzo).
"L'atto del governo n. 121" è stato predisposto ai primi di settembre da un presidente Berlusconi reduce dall'incidente diplomatico del 28 agosto con la Segreteria di Stato Vaticano. Sullo sfondo, la (mancata) Perdonanza dopo il caso Giornale-Boffo. Il documento, poi trasmesso alla Camera il 23 settembre, conferma intanto che i soldi vanno allo Stato ma entrano di diritto nella piena discrezionalità del capo del governo, per quanto attiene al loro utilizzo. È un atto "sottoposto a parere parlamentare" delle sole commissioni Bilancio. Quella della Camera lo ha già espresso, "positivo", il 27 ottobre, quella del Senato lo farà nei prossimi giorni. Eppure, anche la maggioranza di centrodestra della commissione Bilancio di Montecitorio ha lamentato le finalità distorte e ha condizionato il parere finale a una serie di modifiche, contestando carenze e incongruenze del decreto.
Tra le più sorprendenti, quella che riguarda la "Fame nel mondo", "alla quale nel decreto vengono attribuite risorse finanziarie alquanto modeste, a fronte di richieste di finanziamento di importo limitato che avrebbero potuto essere integralmente accolte". Insomma: governo ingeneroso verso i bisognosi. In effetti, ultima pagina, al capitolo "Fame nel mondo", sono solo dieci le onlus e associazioni finanziate per 814 mila euro, pari al 2 per cento del totale.
Tutto il resto? A chi sono andate le quote parte dell'Irpef che gli italiani hanno devoluto allo Stato? La parte del leone quest'anno la fanno gli "interventi per il sisma in Abruzzo". Sono 32 e assorbono 14 milioni 692 mila euro. Ma il condizionale è d'obbligo. A parte la preponderanza anche qui di parrocchie e monasteri (la quasi totalità) tra l'Aquila, Pescara e Teramo, tuttavia altro non quadra. E a rivelarlo è proprio la commissione parlamentare presieduta dal leghista Giancarlo Giorgetti: "Le richieste di finanziamento relative all'Abruzzo risultano presentate in data antecedente al sisma dell'aprile 2009 ed appare quindi opportuna una puntuale verifica e un coordinamento con gli interventi previsti dopo il sisma".
L'ammonimento è chiaro: quei beni finanziati in Abruzzo non sarebbero stati danneggiati dal terremoto del 6 aprile, non quanto altri almeno. Perché dunque si dirotta lì un quinto dell'intera quota dell'8x1000? Il sisma del dicembre 2008 in Emilia garantisce a 9 tra parrocchie e monasteri del Parmense altri 4 milioni, mentre 11 milioni sono parcellizzati per i danni delle restanti calamità in tutta Italia.
Ma ecco il punto. Oltre 10 milioni finiscono ad appannaggio dei Beni culturali. Ventisei tra consolidamenti e restauri, quasi tutti per diocesi, chiese, parrocchie, monasteri. Solo per restare alle cifre più consistenti, ecco il milione 314 mila euro per la cattedrale dell'Assunta di Gravina di Puglia, il milione 167 mila euro per il restauro degli affreschi della chiesa dei Santi Severino e Sossio di Napoli, oppure i 987 mila euro per il restauro di Santa Maria ad Nives di Casaluce (Caserta), i 579 mila euro per San Lorenzo Martire in Molini di Triora o i 413 mila euro per la "valorizzazione della chiesa San Giovanni in Avezzano". E poi, la Pontificia Università Gregoriana e la Compagnia di Gesù. Anche su questo capitolo le bacchettate del Parlamento: la priorità dovevano essere "progetti presentati da enti territoriali", non ecclesiastici. Ci sarebbe anche il capitolo "Assistenza ai rifugiati", al quale però, per il 2009, il decreto firmato dal premier Berlusconi destina 2,6 milioni, poco più del 5 per cento del totale. E quasi tutto (2,3 milioni) va al solo Consiglio italiano per i rifugiati. Concentrazione "non opportuna", censura infine la commissione Bilancio: "Altri progetti non finanziati risultavano meritevoli di attenzione".
Articolo apparso su “Repubblica” del 17 novembre 2009
IL FALLIMENTO DELLE RONDE
La possibilità di costituirsi in RONDE, che il ministro Maroni ha legalizzato con il recente ddl sulla sicurezza, ha letteralmente FALLITO!
Si è capito subito che lo scopo non era quello di sensibilizzare e rendere partecipiti i cittadini dei problemi legati al proprio territorio, ma piuttosto quello di prendere voti, scaldando gli animi degli stanchi arrabbiati.
Mi pare di aver letto che solo 5 italiani si sono resi disponibili per fare i volontari alle ronde. Questa sì è una bella notizia!
Il trio Aldo Giovanni e Giacomo ironizzano sulle ronde ogni sabato sera a Che Tempo Che Fa... fa talmente ridere forse perchè potrebbe essere vero!
Si è capito subito che lo scopo non era quello di sensibilizzare e rendere partecipiti i cittadini dei problemi legati al proprio territorio, ma piuttosto quello di prendere voti, scaldando gli animi degli stanchi arrabbiati.
Mi pare di aver letto che solo 5 italiani si sono resi disponibili per fare i volontari alle ronde. Questa sì è una bella notizia!
Il trio Aldo Giovanni e Giacomo ironizzano sulle ronde ogni sabato sera a Che Tempo Che Fa... fa talmente ridere forse perchè potrebbe essere vero!
LO SFOGO DELLE SUORE AMERICANE
Riporto un testo molto forte, che un amico mi ha mandato.
COMUNICATO DELLA N.C.A.N. (unione nazionale delle religiose statunitensi) emesso il 30.09.2007 per protestare contro il provvedimento della Congregazione per la dottrina della fede che vietava a suor Jeannine Gramick di continuare la sua attività pastorale con i gay e lesbiche, iniziata circa 25 anni prima:
Guai a voi, uomini della Curia vaticana, ipocriti!
Sepolcri imbiancati che insegnate le vostre stesse parole e non il Vangelo, che divorate i diritti umani dei ministri della Chiesa, che ignorate il dissenso perché abusate della vostra autorità per invadere le coscienze degli altri.
Guai a voi, uomini della Curia vaticana, ipocriti!
Perché chiudete la porta in faccia alle relazioni d’amore di lesbiche e gay e mettete al riparo i preti e i vescovi omosessuali nei vostri ripostigli.
Guai a voi, uomini della Curia vaticana, ipocriti!
Perché insegnate le vostre parole e quelle dei vostri predecessori invece di insegnare il messaggio di salvezza di Gesù e del Vangelo.
Guai a voi, uomini della Curia vaticana, ipocriti!
Perché voi divorate i diritti umani dei ministri della Chiesa usando procedure di investigazioni segrete ed autoritarie.
Guai a voi, uomini della Curia vaticana, ipocriti!
Perché vi rifiutate di ascoltare le voci di dissenso alle vostre misure repressive.
Guai a voi, uomini della Curia vaticana, ipocriti!
A motivo della vostra ossessione per le questioni sessuali, piuttosto che dell’attenzione alla dignità della persona umana.
Perché che cosa è intrinsecamente male? Le debolezze sessuali degli individui? O, invece, il pregiudizio, la discriminazione, la violenza contro quanti sono giudicati diversi ?
Guide cieche ! Scolate il moscerino e inghiottite il cammello!
Guai a voi, uomini della Curia vaticana, ipocriti!
Perché interferite nella gestione interna delle congregazioni religiose e ignorate l’autonomia della leadership profetica!
Guai a voi, uomini della Curia vaticana, ipocriti!
Perché abusate della vostra autorità resuscitando l’Inquisizione e indagando la coscienza degli altri.
Guai a voi, uomini della Curia vaticana, ipocriti!
Perché schiacciate un ministero amorevole per le persone omosessuali e le loro famiglie e spingete i religiosi a mettere in questione il valore dello statuto canonico delle congregazioni religiose, nel momento in cui intendono rivolgere il loro ministero pastorale agli emarginati.
Come possono le vostre azioni scandalose sfuggire al giudizio del Popolo di Dio? Badate, Dio manda messaggeri e voi li mettete a morte. Il vostro ingiusto legalismo, giustamente sfidato dalla disobbedienza ecclesiastica, sta soffocando il Popolo di Dio!
Basta, basta! Non più misure repressive da uomini che impongono pesanti fardelli sulle spalle degli altri e non alzano un dito in segno di compassione o gratitudine !
COMUNICATO DELLA N.C.A.N. (unione nazionale delle religiose statunitensi) emesso il 30.09.2007 per protestare contro il provvedimento della Congregazione per la dottrina della fede che vietava a suor Jeannine Gramick di continuare la sua attività pastorale con i gay e lesbiche, iniziata circa 25 anni prima:
Guai a voi, uomini della Curia vaticana, ipocriti!
Sepolcri imbiancati che insegnate le vostre stesse parole e non il Vangelo, che divorate i diritti umani dei ministri della Chiesa, che ignorate il dissenso perché abusate della vostra autorità per invadere le coscienze degli altri.
Guai a voi, uomini della Curia vaticana, ipocriti!
Perché chiudete la porta in faccia alle relazioni d’amore di lesbiche e gay e mettete al riparo i preti e i vescovi omosessuali nei vostri ripostigli.
Guai a voi, uomini della Curia vaticana, ipocriti!
Perché insegnate le vostre parole e quelle dei vostri predecessori invece di insegnare il messaggio di salvezza di Gesù e del Vangelo.
Guai a voi, uomini della Curia vaticana, ipocriti!
Perché voi divorate i diritti umani dei ministri della Chiesa usando procedure di investigazioni segrete ed autoritarie.
Guai a voi, uomini della Curia vaticana, ipocriti!
Perché vi rifiutate di ascoltare le voci di dissenso alle vostre misure repressive.
Guai a voi, uomini della Curia vaticana, ipocriti!
A motivo della vostra ossessione per le questioni sessuali, piuttosto che dell’attenzione alla dignità della persona umana.
Perché che cosa è intrinsecamente male? Le debolezze sessuali degli individui? O, invece, il pregiudizio, la discriminazione, la violenza contro quanti sono giudicati diversi ?
Guide cieche ! Scolate il moscerino e inghiottite il cammello!
Guai a voi, uomini della Curia vaticana, ipocriti!
Perché interferite nella gestione interna delle congregazioni religiose e ignorate l’autonomia della leadership profetica!
Guai a voi, uomini della Curia vaticana, ipocriti!
Perché abusate della vostra autorità resuscitando l’Inquisizione e indagando la coscienza degli altri.
Guai a voi, uomini della Curia vaticana, ipocriti!
Perché schiacciate un ministero amorevole per le persone omosessuali e le loro famiglie e spingete i religiosi a mettere in questione il valore dello statuto canonico delle congregazioni religiose, nel momento in cui intendono rivolgere il loro ministero pastorale agli emarginati.
Come possono le vostre azioni scandalose sfuggire al giudizio del Popolo di Dio? Badate, Dio manda messaggeri e voi li mettete a morte. Il vostro ingiusto legalismo, giustamente sfidato dalla disobbedienza ecclesiastica, sta soffocando il Popolo di Dio!
Basta, basta! Non più misure repressive da uomini che impongono pesanti fardelli sulle spalle degli altri e non alzano un dito in segno di compassione o gratitudine !
lunedì 16 novembre 2009
GLI SLOGAN CON IL NO
NO PORNO
I residenti di un quartiere di Padova si stanno mobilitando per impedire l'apertura di un sexy shop, perchè lo ritengono diseducativo per i loro bambini.
NO B DAY
Da facebook è nata una community disposta a scendere in piazza a Roma il 5 dicembre per chiedere le dimissioni di Berlusconi con le sue leggi ad personam.
NON SI TOCCA IL CROCIFISSO
Dalla Lega di Bitonci a Forza Nuova, continuano le manifestazioni ad Abano Terme per reagire alla causa vinta della fam Albertin.
NO SPRECHI
Il papa interviene al vertice Fao, con il monito ad eliminare sprechi e opulenza in un mondo dove 5 bambini continuano a morire per fame ogni secondo.
NO DAL MOLIN, NO GLOBAL WAR, NO...
E' bello sapere di iniziative che partono dal basso, che nascono da un malessere popolare e si trasformano in azioni e manifestazioni non violente di protesta. Valgono molto più di quei pronunciamenti ufficiali e formali che escono dalla bocca di capi politici e religiosi. Noi italiani dobbiamo trasformare quel brontolio che ci caratterizza in proposte concrete di cambiamento. Anche se non condivido certe lotte ideologiche, credo nella partecipazione attiva dei cittadini che vogliono esprimere le loro idee. Contro l'indifferenza diffusa di chi, con la pancia piena, si guarda in pace la tv.
I residenti di un quartiere di Padova si stanno mobilitando per impedire l'apertura di un sexy shop, perchè lo ritengono diseducativo per i loro bambini.
NO B DAY
Da facebook è nata una community disposta a scendere in piazza a Roma il 5 dicembre per chiedere le dimissioni di Berlusconi con le sue leggi ad personam.
NON SI TOCCA IL CROCIFISSO
Dalla Lega di Bitonci a Forza Nuova, continuano le manifestazioni ad Abano Terme per reagire alla causa vinta della fam Albertin.
NO SPRECHI
Il papa interviene al vertice Fao, con il monito ad eliminare sprechi e opulenza in un mondo dove 5 bambini continuano a morire per fame ogni secondo.
NO DAL MOLIN, NO GLOBAL WAR, NO...
E' bello sapere di iniziative che partono dal basso, che nascono da un malessere popolare e si trasformano in azioni e manifestazioni non violente di protesta. Valgono molto più di quei pronunciamenti ufficiali e formali che escono dalla bocca di capi politici e religiosi. Noi italiani dobbiamo trasformare quel brontolio che ci caratterizza in proposte concrete di cambiamento. Anche se non condivido certe lotte ideologiche, credo nella partecipazione attiva dei cittadini che vogliono esprimere le loro idee. Contro l'indifferenza diffusa di chi, con la pancia piena, si guarda in pace la tv.
sabato 14 novembre 2009
SECONDO CAPITOLO del vangelo di Matteo
RISONANZE dal gruppo biblico "Vangelo e yoga"
Il secondo capitolo del vangelo di Matteo narra l'arrivo di alcuni maghi-astronomi dall'Oriente per adorare Gesù bambino, l'invidia di Erode che si trasforma in violenza, e la cura di Giuseppe nel salvaguardare la propria famiglia.
PENSIERI
E' un capitolo ricco di MOVIMENTO, il lungo cammino dei maghi e la fuga in Egitto di Giuseppe, Maria e Gesù.
I maghi sanno guardare e leggere le stelle, si lasciano guidare dal cielo.
Avevano una mappa?
Personaggi misteriosi mossi dall'umiltà e dal desiderio di conoscere la verità.
Bene e Male convivono fin dall'inzio, i sogni illuminano Giuseppe nelle decisioni da prendere.
SENSAZIONI
Gioia e speranza per la nascita di un bambino. Perchè Erode ha paura?
Stupore sia per la cattiveria di Erode, sia per lo spirito paterno di Giuseppe.
COMMENTI
La comunità di Matteo inserisce tra i primi adoratori di Gesù, dei pagani, considerati inoltre "degni di morte" secondo la religione giudaica. Gli esclusi sono i più vicini a Dio. L'altro da sè, il diverso, non è il più cattivo, il più sbagliato, il più nocivo. Chi pretende di avere certezze e si sente apposto, come potrà desiderare la bellezza della novità?
La "strage degli innocenti" non è storicamente provata, ma viene inserita appositamente dall'evangelista per paragonare Gesù al nuovo Mosè, salvato dalle acque in seguito all'ordinanza del faraone di uccidere tutti i primogeniti maschi degli ebrei.
Erode, uomo crudele, ha sempre vissuto con un senso di inferiorità, non godendo la stima del popolo per il fatto di non essere ebreo. Usa la violenza per farsi ascoltare. Ha paura che qualcun'altro di più importante gli prenda il trono. Cosa siamo disposti a fare pur di non perdere un posto, un affetto, l'attenzione di chi ci riconosce?
DIBATTITO
La rigidità dell'istituzione eccelsiastica deriva dalla paura di perdere fedeli, clienti, consensi... I dogmi, alcuni sacramenti, sono stati inventati in funzione di un controllo sulle conscienze. Perchè confessarsi allora? Il senso di colpa è frutto di una determinata cultura o trova il suo fondamento nella religione cattolica? Il rischio di passare da un estremo ad un altro è molto forte. O troppa oppressione o troppo libertinaggio. Come educare una coscienza alla libertà, alla responsabilità, alla fiducia? Vivere dentro questa società con atteggiamento critico e costruttivo, non disfattista e ideologico.
Il secondo capitolo del vangelo di Matteo narra l'arrivo di alcuni maghi-astronomi dall'Oriente per adorare Gesù bambino, l'invidia di Erode che si trasforma in violenza, e la cura di Giuseppe nel salvaguardare la propria famiglia.
PENSIERI
E' un capitolo ricco di MOVIMENTO, il lungo cammino dei maghi e la fuga in Egitto di Giuseppe, Maria e Gesù.
I maghi sanno guardare e leggere le stelle, si lasciano guidare dal cielo.
Avevano una mappa?
Personaggi misteriosi mossi dall'umiltà e dal desiderio di conoscere la verità.
Bene e Male convivono fin dall'inzio, i sogni illuminano Giuseppe nelle decisioni da prendere.
SENSAZIONI
Gioia e speranza per la nascita di un bambino. Perchè Erode ha paura?
Stupore sia per la cattiveria di Erode, sia per lo spirito paterno di Giuseppe.
COMMENTI
La comunità di Matteo inserisce tra i primi adoratori di Gesù, dei pagani, considerati inoltre "degni di morte" secondo la religione giudaica. Gli esclusi sono i più vicini a Dio. L'altro da sè, il diverso, non è il più cattivo, il più sbagliato, il più nocivo. Chi pretende di avere certezze e si sente apposto, come potrà desiderare la bellezza della novità?
La "strage degli innocenti" non è storicamente provata, ma viene inserita appositamente dall'evangelista per paragonare Gesù al nuovo Mosè, salvato dalle acque in seguito all'ordinanza del faraone di uccidere tutti i primogeniti maschi degli ebrei.
Erode, uomo crudele, ha sempre vissuto con un senso di inferiorità, non godendo la stima del popolo per il fatto di non essere ebreo. Usa la violenza per farsi ascoltare. Ha paura che qualcun'altro di più importante gli prenda il trono. Cosa siamo disposti a fare pur di non perdere un posto, un affetto, l'attenzione di chi ci riconosce?
DIBATTITO
La rigidità dell'istituzione eccelsiastica deriva dalla paura di perdere fedeli, clienti, consensi... I dogmi, alcuni sacramenti, sono stati inventati in funzione di un controllo sulle conscienze. Perchè confessarsi allora? Il senso di colpa è frutto di una determinata cultura o trova il suo fondamento nella religione cattolica? Il rischio di passare da un estremo ad un altro è molto forte. O troppa oppressione o troppo libertinaggio. Come educare una coscienza alla libertà, alla responsabilità, alla fiducia? Vivere dentro questa società con atteggiamento critico e costruttivo, non disfattista e ideologico.
FIRMATE L'APPELLO
PRESIDENTE, RITIRI QUELLA NORMA DEL PRIVILEGIO *
SIGNOR Presidente del Consiglio, io non rappresento altro che me stesso, la mia parola, il mio mestiere di scrittore. Sono un cittadino. Le chiedo: ritiri la legge sul "processo breve" e lo faccia in nome della salvaguardia del diritto. Il rischio è che il diritto in Italia possa distruggersi, diventando uno strumento solo per i potenti, a partire da lei.
Con il "processo breve" saranno prescritti di fatto reati gravissimi e in particolare quelli dei colletti bianchi. Il sogno di una giustizia veloce è condiviso da tutti. Ma l’unico modo per accorciare i tempi è¨ mettere i giudici, i consulenti, i tribunali nelle condizioni di velocizzare tutto. Non fermare i processi e cancellare cosè anche la speranza di chi da anni attende giustizia.
Ritiri la legge sul processo breve. Non è una questione di destra o sinistra. Non è una questione politica. Non è una questione ideologica. E’ una questione di diritto. Non permetta che questa legge definisca una volta per sempre privilegio il diritto in Italia, non permetta che i processi diventino una macchina vuota dove si afferma il potere mentre chi non ha altro che il diritto per difendersi non avrà più speranze di giustizia.
ROBERTO SAVIANO
Firmate l’appello ( la Repubblica, 14.11.2009)
SIGNOR Presidente del Consiglio, io non rappresento altro che me stesso, la mia parola, il mio mestiere di scrittore. Sono un cittadino. Le chiedo: ritiri la legge sul "processo breve" e lo faccia in nome della salvaguardia del diritto. Il rischio è che il diritto in Italia possa distruggersi, diventando uno strumento solo per i potenti, a partire da lei.
Con il "processo breve" saranno prescritti di fatto reati gravissimi e in particolare quelli dei colletti bianchi. Il sogno di una giustizia veloce è condiviso da tutti. Ma l’unico modo per accorciare i tempi è¨ mettere i giudici, i consulenti, i tribunali nelle condizioni di velocizzare tutto. Non fermare i processi e cancellare cosè anche la speranza di chi da anni attende giustizia.
Ritiri la legge sul processo breve. Non è una questione di destra o sinistra. Non è una questione politica. Non è una questione ideologica. E’ una questione di diritto. Non permetta che questa legge definisca una volta per sempre privilegio il diritto in Italia, non permetta che i processi diventino una macchina vuota dove si afferma il potere mentre chi non ha altro che il diritto per difendersi non avrà più speranze di giustizia.
ROBERTO SAVIANO
Firmate l’appello ( la Repubblica, 14.11.2009)
venerdì 13 novembre 2009
LE CROCI COME SVASTICHE
Le divergenze di opinioni
che si trasformano in violenza
sono sempre delle sconfitte.
Imbrattare i muri
della famiglia di Abano Terme che ha avviato e vinto la causa
per togliere i crocifissi
nelle aule scolastiche,
non aiuta
la campagna "pro simbolo"
dei paladini della cattolicità.
La violenza diventa il linguaggio abituale
tra persone, famiglie, comunità,
che non dialogano,
che confondono
vissuti personali,
appartenenze ideologiche,
scontri e rivendicazioni,
ricerca del bene comune.
Le croci disegnate illegalmente con lo spray,
assomigliano a delle svastiche.
La parola "Cristo" scritta in nero,
ci riporta in campagna politica.
Io non intendo la croce nè Cristo
nel modo che lo intendono
coloro che usano violenza
per difenderli
in questa società.
PREOCCUPAZIONE DI UNA MAMMA
Come possiamo accompagnare i nostri figli a Gesù?
Come educare alla fede(fiducia)in mezzo a tutto questo assurdo?
Io credo che la Grazia può tutto da sola! Ma se non cambiamo attraverso i nostri figli il nostro futuro sarà immutabile. Sono una donna poco istruita, non capisco niente di teologia e politica... sento soltanto che i miei figli e tanti giovani vengono privati della SPERANZA proprio dalla Chiesa che dovrebbe condurli a Gesù.
Laura
Come educare alla fede(fiducia)in mezzo a tutto questo assurdo?
Io credo che la Grazia può tutto da sola! Ma se non cambiamo attraverso i nostri figli il nostro futuro sarà immutabile. Sono una donna poco istruita, non capisco niente di teologia e politica... sento soltanto che i miei figli e tanti giovani vengono privati della SPERANZA proprio dalla Chiesa che dovrebbe condurli a Gesù.
Laura
PROCESSO
Poesia di un amico che è passato "da potente autorità a precario mendicante di essenza del vivere e dell'esistere".
Processo
(29 gennaio 2009)
Ti si giudica ribelle.
Ti si addossano le colpe.
Ti si annida dentro
il senso di colpa
che altri formulano per te.
Inevitabile giudizio.
Ti si diceva bravo.
Ti si considerava capace.
Ti sei calato nel ruolo
non lo respingevi certo.
Sapevi la tua parte
ma tu non eri.
Ti si lodava.
Ti si riconosceva come dono.
Ti sei dato tutto
prosciugato fino in fondo
tu hai lasciato fare
non poteva essere altrimenti.
Ti sei fidato di Dio.
Ti sei dedicato agli uomini.
Ti sei fidato dell’uomo
e hai provato il limite
la fatica di esistere
il senso del vivere.
E ora sei solo.
Tremendamente solo.
Te con il tuo Dio.
La tua coscienza
e una certezza:
essere te stesso.
Ivano Maddalena
Processo
(29 gennaio 2009)
Ti si giudica ribelle.
Ti si addossano le colpe.
Ti si annida dentro
il senso di colpa
che altri formulano per te.
Inevitabile giudizio.
Ti si diceva bravo.
Ti si considerava capace.
Ti sei calato nel ruolo
non lo respingevi certo.
Sapevi la tua parte
ma tu non eri.
Ti si lodava.
Ti si riconosceva come dono.
Ti sei dato tutto
prosciugato fino in fondo
tu hai lasciato fare
non poteva essere altrimenti.
Ti sei fidato di Dio.
Ti sei dedicato agli uomini.
Ti sei fidato dell’uomo
e hai provato il limite
la fatica di esistere
il senso del vivere.
E ora sei solo.
Tremendamente solo.
Te con il tuo Dio.
La tua coscienza
e una certezza:
essere te stesso.
Ivano Maddalena
mercoledì 11 novembre 2009
VIVERE DA PRECARIO
Lavorare nella precarietà genera molte tensioni. Me ne sto accorgendo di persona, quando, dopo aver ricevuto ieri una magra bustapaga, mi son chiesto cosa ci faccio dentro una fabbrica a buttare olio dentro un pezzo di ferro. Crisi esistenziale, non solo economica. Ho una famiglia da mantenere. Delle attività culturali e sociali da sostenere. Dei progetti per il futuro. Dei sogni. Avrei potuto insegnare religione cattolica nelle scuole, ma la mia condizione di "prete sposato civilmente" mi impedisce di farlo, per non dare "scandalo". Comunque non l'avrei fatto.
Avrei potuto chiedere un posto ben retribuito e lavorare per i soldi tralasciando i miei valori etici. Avrei potuto accettare un lavoro da prete pentito, dentro alcune strutture ecclesiastiche di beneficienza.
Invece sono qui, in una fabbrica in crisi, a fare esperienza di mondo, di multiculturalità, di miseria umana a volte. Perchè? Poteva andarmi peggio oppure molto meglio. Almeno ho un contratto a tempo indeterminato, con la possibilità della cassa integrazione. Eppure c'è qualcosa che non va in questo sistema, lo sento, perchè respiro ingiustizie. Devo essere buono e fare il bravo? Accettare questa situazione come la mia nuova croce?
"Tutto è vanità" soltanto dove esiste la solidarietà!
Avrei potuto chiedere un posto ben retribuito e lavorare per i soldi tralasciando i miei valori etici. Avrei potuto accettare un lavoro da prete pentito, dentro alcune strutture ecclesiastiche di beneficienza.
Invece sono qui, in una fabbrica in crisi, a fare esperienza di mondo, di multiculturalità, di miseria umana a volte. Perchè? Poteva andarmi peggio oppure molto meglio. Almeno ho un contratto a tempo indeterminato, con la possibilità della cassa integrazione. Eppure c'è qualcosa che non va in questo sistema, lo sento, perchè respiro ingiustizie. Devo essere buono e fare il bravo? Accettare questa situazione come la mia nuova croce?
"Tutto è vanità" soltanto dove esiste la solidarietà!
E' PROPRIO IL LAVORO L'UNICA CAUSA
Finora sono 28 i suicidi per lavoro dei dipendenti della France Telecom. Riporto la lettera di addio di Michel Deparis, operaio della France Telecom.
Mi suicidio a causa del lavoro a France Telecom. E' la sola causa. Urgenza permanente, sovraccarico di lavoro, assenza di formazione, disorganizzazione totale dell'impresa. Management attraverso il terrore!
Tutto ciò mi ha totalmente disorientato e perturbato. Sono diventato un relitto, meglio finirla.
In più, recentemente mi hanno attribuito un aumento di salario più importante di quello degli altri e, essendo molto maldestro, l'ho comunicato ai miei colleghi. Molte persone me l'hanno rimproverato. (Parecchi non avevano avuto nessun aumento, e non lo sapevo). Ma io non l'avevo chiesto questo aumento. Ecco un'altra conseguenza dell'individualizzazione dei salari. Tutto ciò crea un brutto ambiente. E' ciò che vuole il management.
D'altronde, essendo negli ultimi giorni in uno stato penoso, ho commesso molti altri errori di goffaggine che possono essere stati mal interpretati. E mi sono messo io stesso in una brutta situazione, in una trappola. Ma alla base, insisto, è il lavoro che ha provocato tutto ciò e quindi France Telecom è responsabile del mio suicidio.
Michael Deparis
P.S. Io so che molte persone diranno che ci sono altre cause (sono solo, non sposato, senza figli, etc.) Ma no, con tutto questo me la sono sempre cavata bene. E' proprio il lavoro l'unica causa.
Mi suicidio a causa del lavoro a France Telecom. E' la sola causa. Urgenza permanente, sovraccarico di lavoro, assenza di formazione, disorganizzazione totale dell'impresa. Management attraverso il terrore!
Tutto ciò mi ha totalmente disorientato e perturbato. Sono diventato un relitto, meglio finirla.
In più, recentemente mi hanno attribuito un aumento di salario più importante di quello degli altri e, essendo molto maldestro, l'ho comunicato ai miei colleghi. Molte persone me l'hanno rimproverato. (Parecchi non avevano avuto nessun aumento, e non lo sapevo). Ma io non l'avevo chiesto questo aumento. Ecco un'altra conseguenza dell'individualizzazione dei salari. Tutto ciò crea un brutto ambiente. E' ciò che vuole il management.
D'altronde, essendo negli ultimi giorni in uno stato penoso, ho commesso molti altri errori di goffaggine che possono essere stati mal interpretati. E mi sono messo io stesso in una brutta situazione, in una trappola. Ma alla base, insisto, è il lavoro che ha provocato tutto ciò e quindi France Telecom è responsabile del mio suicidio.
Michael Deparis
P.S. Io so che molte persone diranno che ci sono altre cause (sono solo, non sposato, senza figli, etc.) Ma no, con tutto questo me la sono sempre cavata bene. E' proprio il lavoro l'unica causa.
martedì 10 novembre 2009
DALL'ECUADOR... I PROBLEMI REALI
DAL NOSTRO "INVIATO" FABIO LAZZARO
Querido amigo/a qué tal? Me gustaría poder escribir en castellano ya que lo utilizo todos los días y es por mi bastante familiar, pero no puedo… para que me entiendas.
Mi sforzo… cambio lingua.
Anche se sento sempre meno mio l’italiano e l’Italia con problematiche cosí sciocche, come preoccuparsi se ci deve o non ci deve stare un crocifisso su una parete…. Di fronte ai problemi reali del mondo, dell’ecologia, dell’ingiustizia, della povertá, della mancanza d’acqua per i cambi climatici che qui in Ecuador ha portato alla scelta, dalla settimana scorsa, di black-out di energia per 4-5 ore ogni giorno... in tutto il paese... anche se sento poco mio questo paese della “Bella Italia” (come lo chiamano qui) cercheró di scrivere qualche riga in italiano.
Lo faccio perché ho promesso di scrivere su questo sito una volta al mese e perché é un modo per esprimere amicizia e ringraziamento a tante persone che mi sono vicine a distanza, che aspettano un messaggio e che vogliono essere vicine a popoli lontani per conoscere, per capire e per prendere posizione.
Il tempo non mi permette di scrivere molto, anche se vorrei farlo ogni giorno per condividere la bellezza di vivere in Ecuador per quello che vedo, tocco, respiro ogni giorno.
Dopo le violente proteste e gli scioperi del mese di settembre.. ora é la volta dei black-out di energia e che bello aver dovuto fare 300 metri l’altro giorno per trovare una televisione accesa nella zona dove c’era energia per poter vedere la partita di calcio della Liga di Quito che é riuscita ad arrivare alla semifinale della “Coppa Campioni” d’America Latina.
Come non parlare dell’incontro avuto ieri con 80 giovani e adolescenti di comunitá contadine raggiunti mediante autostop ieri (perché di domenica quasi non ci sono bus) che hanno accettato di partecipare a un incontro guidato da me a nome della Fondazione MCCH per cui lavoro.
Come non comunicare per lo meno qualcosa dei volti dei bimbi che sempre mi spiazzano qui, con sorrisi che sanno risaltare piú dello sporco del viso o delle scarpe bucate.
Come non ricordare la tristezza con cui partecipo la domenica a S.Messe noiosissime con una voglia matta di alzare la mano e di fare domande… ma non “é liturgico”!
Come non parlare dei 5 piani del mio condominio che ogni giorno affronto per raccogliere acqua perché non arriva fin sopra prima delle 11 di notte.
Come non parlare delle splendide ma difficili comunitá indigene a 3500-4000mt dove vado ogni settimana per aiutare con incontri di formazione umana, sociale e spirituale e dove sempre trovo sorprese, accoglienza, desiderio di unire le forze, di essere solidali, di vincere l’ingiustizia, le divisioni e la povertá attraverso l’organizzazione e l’unione comunitaria. “El pueblo unido jamás será vencido”.
Come non parlare della tre-giorni in cui mi trovo oggi a Quito per verificare l’andamento del 2009 secondo gli obiettivi propostisi insieme alle altre organizzazioni con cui collaboriamo nel mondo rurale e programmare linee d’azione per il 2010.
Come non parlare dei momenti in cui aiuto a pregare alcuni gruppi e mi sento veramente prete, o meglio consacrato per sempre…a un Dio che non sto rinnegando (come neanche la Chiesa, solo sto rinnegando la vita clericale e uno stile di chiesa che secondo me non serve a nessuno!) e consacrato a un Popolo a cui sono stato inviato non per Caso e che voglio servire per sempre, ma con un amore e uno stile di laico.
Laico come lo fu Gesú per 30 anni a Nazareth e come lo fu anche negli anni della vita pubblica, con una vita santa nella sua ordinarietá e vicinanza ai piú marginati… fino alle ultime conseguenze.. come quelle a cui sono arrivato io, a cui é arrivato Federico, é arrivata un’amica suora che in questi giorni qui ha scelto di uscire dal convento… quelle conseguenze (diverse per ognuno secondo la storia e il rispetto che Dio ha per ciascuno e ciascuna) a cui arrivano, per cammini diversi (rispettando ogni scelta), tante e sempre piú numerose persone che vogliono essere libere, vere e non silenziosamente conniventi con uno stile politico, culturale e religioso che ha poco o nulla dello stile di Gesú.
Lui che non é venuto a dividere (come si sta facendo con il tema del crocifisso, del velo, delle moschee o della religione cattolica in classe…. in questi gg nella lontana Italia), non é venuto per fondare una religione, non é venuto per creare la casta del clero… é venuto e continua a venire per molto di piú: per illuminare le nostre menti e i nostri cuori, per credere veramente alla nostra coscienza guidata dallo Spirito (che non é proprietá privata del clero o di alcuni piú di altri) e farci sentire come Dio continua a dare la vita per te, per me, e si mette a lavarci i piedi sempre, come Dio non é triste se un prete si “spreta”… ma é triste quando si perde il cuore del messaggio rivoluzionario del Vangelo, delle Beatitudini, che io sto scoprendo e che ti assicuro MI RIEMPIE DI PACE!
Buon mese a te. Alla prossima. Spero essere un po’ meno in ritardo con la lettera mensile di dicembre.
P.S.: Se qualcuno volesse conocere l’Ecuador e il suo popolo, attraverso i progetti della nostra fondazione… sto iniziando a pensare di organizzare un Viaggio Alternativo per la prossima estate. Fatti vivo/a e ci organizziamo. O se ti sembra interessante visita il sito della nostra Fondazione: www.fundmcch.com.ec
Fabio Lazzaro, fratello nello spirito e nella fede di Federico. (fabiofubex@gmail.com)
Querido amigo/a qué tal? Me gustaría poder escribir en castellano ya que lo utilizo todos los días y es por mi bastante familiar, pero no puedo… para que me entiendas.
Mi sforzo… cambio lingua.
Anche se sento sempre meno mio l’italiano e l’Italia con problematiche cosí sciocche, come preoccuparsi se ci deve o non ci deve stare un crocifisso su una parete…. Di fronte ai problemi reali del mondo, dell’ecologia, dell’ingiustizia, della povertá, della mancanza d’acqua per i cambi climatici che qui in Ecuador ha portato alla scelta, dalla settimana scorsa, di black-out di energia per 4-5 ore ogni giorno... in tutto il paese... anche se sento poco mio questo paese della “Bella Italia” (come lo chiamano qui) cercheró di scrivere qualche riga in italiano.
Lo faccio perché ho promesso di scrivere su questo sito una volta al mese e perché é un modo per esprimere amicizia e ringraziamento a tante persone che mi sono vicine a distanza, che aspettano un messaggio e che vogliono essere vicine a popoli lontani per conoscere, per capire e per prendere posizione.
Il tempo non mi permette di scrivere molto, anche se vorrei farlo ogni giorno per condividere la bellezza di vivere in Ecuador per quello che vedo, tocco, respiro ogni giorno.
Dopo le violente proteste e gli scioperi del mese di settembre.. ora é la volta dei black-out di energia e che bello aver dovuto fare 300 metri l’altro giorno per trovare una televisione accesa nella zona dove c’era energia per poter vedere la partita di calcio della Liga di Quito che é riuscita ad arrivare alla semifinale della “Coppa Campioni” d’America Latina.
Come non parlare dell’incontro avuto ieri con 80 giovani e adolescenti di comunitá contadine raggiunti mediante autostop ieri (perché di domenica quasi non ci sono bus) che hanno accettato di partecipare a un incontro guidato da me a nome della Fondazione MCCH per cui lavoro.
Come non comunicare per lo meno qualcosa dei volti dei bimbi che sempre mi spiazzano qui, con sorrisi che sanno risaltare piú dello sporco del viso o delle scarpe bucate.
Come non ricordare la tristezza con cui partecipo la domenica a S.Messe noiosissime con una voglia matta di alzare la mano e di fare domande… ma non “é liturgico”!
Come non parlare dei 5 piani del mio condominio che ogni giorno affronto per raccogliere acqua perché non arriva fin sopra prima delle 11 di notte.
Come non parlare delle splendide ma difficili comunitá indigene a 3500-4000mt dove vado ogni settimana per aiutare con incontri di formazione umana, sociale e spirituale e dove sempre trovo sorprese, accoglienza, desiderio di unire le forze, di essere solidali, di vincere l’ingiustizia, le divisioni e la povertá attraverso l’organizzazione e l’unione comunitaria. “El pueblo unido jamás será vencido”.
Come non parlare della tre-giorni in cui mi trovo oggi a Quito per verificare l’andamento del 2009 secondo gli obiettivi propostisi insieme alle altre organizzazioni con cui collaboriamo nel mondo rurale e programmare linee d’azione per il 2010.
Come non parlare dei momenti in cui aiuto a pregare alcuni gruppi e mi sento veramente prete, o meglio consacrato per sempre…a un Dio che non sto rinnegando (come neanche la Chiesa, solo sto rinnegando la vita clericale e uno stile di chiesa che secondo me non serve a nessuno!) e consacrato a un Popolo a cui sono stato inviato non per Caso e che voglio servire per sempre, ma con un amore e uno stile di laico.
Laico come lo fu Gesú per 30 anni a Nazareth e come lo fu anche negli anni della vita pubblica, con una vita santa nella sua ordinarietá e vicinanza ai piú marginati… fino alle ultime conseguenze.. come quelle a cui sono arrivato io, a cui é arrivato Federico, é arrivata un’amica suora che in questi giorni qui ha scelto di uscire dal convento… quelle conseguenze (diverse per ognuno secondo la storia e il rispetto che Dio ha per ciascuno e ciascuna) a cui arrivano, per cammini diversi (rispettando ogni scelta), tante e sempre piú numerose persone che vogliono essere libere, vere e non silenziosamente conniventi con uno stile politico, culturale e religioso che ha poco o nulla dello stile di Gesú.
Lui che non é venuto a dividere (come si sta facendo con il tema del crocifisso, del velo, delle moschee o della religione cattolica in classe…. in questi gg nella lontana Italia), non é venuto per fondare una religione, non é venuto per creare la casta del clero… é venuto e continua a venire per molto di piú: per illuminare le nostre menti e i nostri cuori, per credere veramente alla nostra coscienza guidata dallo Spirito (che non é proprietá privata del clero o di alcuni piú di altri) e farci sentire come Dio continua a dare la vita per te, per me, e si mette a lavarci i piedi sempre, come Dio non é triste se un prete si “spreta”… ma é triste quando si perde il cuore del messaggio rivoluzionario del Vangelo, delle Beatitudini, che io sto scoprendo e che ti assicuro MI RIEMPIE DI PACE!
Buon mese a te. Alla prossima. Spero essere un po’ meno in ritardo con la lettera mensile di dicembre.
P.S.: Se qualcuno volesse conocere l’Ecuador e il suo popolo, attraverso i progetti della nostra fondazione… sto iniziando a pensare di organizzare un Viaggio Alternativo per la prossima estate. Fatti vivo/a e ci organizziamo. O se ti sembra interessante visita il sito della nostra Fondazione: www.fundmcch.com.ec
Fabio Lazzaro, fratello nello spirito e nella fede di Federico. (fabiofubex@gmail.com)
lunedì 9 novembre 2009
COSA E' CAMBIATO DA ALLORA?
“Questo giorno ha cambiato la vita di molta gente – ha scritto la Merkel nel suo messaggio settimanale su Internet -, inclusa la mia vita”. Per la cancelliera, si è trattato di un “giorno incredibile”, che sarà “molto commovente per molta gente in Germania”, ha commentato. La riunificazione tedesca e l’Unione europea sono sempre state, e lo saranno sempre, due facce della stessa medaglia. “Noi tedeschi – ha proseguito -, non dimenticheremo i nostri vicini e i nostri alleati, che hanno reso possibile la strada verso la riunificazione”.
Secondo "Il Giornale" la caduta del muro di Berlino rappresentò la fine delle ideologie del '68.
Secondo "Il Corriere" l'apertura del Muro di Berlino segnò nel modo più spettacolare la fine del dopoguerra, e creò lo scenario per la riflessione sui futuri assetti di una Europa in vertiginosa trasformazione.
Secondo "Il Manifesto" mentre la Germania celebra i venti anni dalla caduta del muro di Berlino, circa un milione di soldati si sfida ancora vicino alla Zona Demilitarizzata che divide le due Coree, ultimo retaggio della Guerra Fredda.
L'Unità del 9 novembre 1989 scriveva: "si è aperto il muro di Berlino."
E’ vero, la caduta del muro di Berlino è un fatto storico perché segna la fine di un epoca, ma quanto e, soprattutto, cosa è cambiato da allora?
sabato 7 novembre 2009
VIAGGIO IN NIGERIA
dal 12 febbraio al 3 marzo 2010
(The markets in the Lagos)
Io e mia moglie, abbiamo dato la disponibilità a Isoke e Claudio dell'associazione "La ragazza di Benin City", per accompagnare in Nigeria chiunque fosse interessato. Le città che visiteremo sono: Lagos, Abuja e Benin City. Sarà un soggiorno tranquillo, per la presenza delle mie due bambine, comunque un'occasione per conoscere la cultura di molti/e nigeriani/e presenti nel nostro territorio.
Se siete interessati, scrivetemi.
PRIMO CAPITOLO del vangelo di Matteo
Risonanze del gruppo biblico "Vangelo e yoga"
Ascoltare la genealogia di Gesù ci ha trasmesso alcune sensazioni
- ATTESA, quando aspetto pazientemente la persona che amo
- CONTINUITA', l'arrivo di Gesù è stato preparato lungo la storia, tra successi e infedeltà, e ha creato l'inizio di un'ulteriore genialogia di persone che mantengono viva la sua presenza attraverso la testimonianza
- DISCRIMINAZIONE, per il fatto che sono quasi tutti uomini-maschi a generare, cosa che in realtà appartiene principalmente alla donna
Reazioni al racconto sul rapporto tra Giuseppe e Maria
Giuseppe è stato un grande perchè ha saputo ascoltare la propria coscienza e perchè ha saputo amare Maria. Trasgredendo le leggi farisaiche, apparteneva infatti alla confraternita dei "giusti" e in quanto osservante avrebbe dovuto lapidarla, ha obbedito invece al comandamento dell'amore. Gesù è nato in questo contesto di amore "trasgressivo", il quale diventerà il centro del suo messaggio.
Il maschilismo, le ingiustizie presenti all'epoca di Gesù sono presenti anche ai nostri tempi e nella nostra società, forse con altri nomi, ma pur sempre influenti nella mentalità dominante. Nella Chiesa la donna non è messa sullo stesso livello dell'uomo. L'adulterio da punire, vale soltanto per chi è debole. Nuove categorie di persone diventano gli esclusi da giudicare.
Ascoltare la genealogia di Gesù ci ha trasmesso alcune sensazioni
- ATTESA, quando aspetto pazientemente la persona che amo
- CONTINUITA', l'arrivo di Gesù è stato preparato lungo la storia, tra successi e infedeltà, e ha creato l'inizio di un'ulteriore genialogia di persone che mantengono viva la sua presenza attraverso la testimonianza
- DISCRIMINAZIONE, per il fatto che sono quasi tutti uomini-maschi a generare, cosa che in realtà appartiene principalmente alla donna
Reazioni al racconto sul rapporto tra Giuseppe e Maria
Giuseppe è stato un grande perchè ha saputo ascoltare la propria coscienza e perchè ha saputo amare Maria. Trasgredendo le leggi farisaiche, apparteneva infatti alla confraternita dei "giusti" e in quanto osservante avrebbe dovuto lapidarla, ha obbedito invece al comandamento dell'amore. Gesù è nato in questo contesto di amore "trasgressivo", il quale diventerà il centro del suo messaggio.
Il maschilismo, le ingiustizie presenti all'epoca di Gesù sono presenti anche ai nostri tempi e nella nostra società, forse con altri nomi, ma pur sempre influenti nella mentalità dominante. Nella Chiesa la donna non è messa sullo stesso livello dell'uomo. L'adulterio da punire, vale soltanto per chi è debole. Nuove categorie di persone diventano gli esclusi da giudicare.
L'ARMA DEL CROCIFISSO
di Aldo Antonelli (da Micromega)
Non nelle aule del tribunale, là dove spesso vengono condannati gli innocenti ed assolti i delinquenti; né sulle vette dei monti e delle colline, deturpate dalla bulimia vorace di impresari senza scrupoli e amministratori conniventi; e nemmeno nelle aule scolastiche, là dove spesso si ricicla una cultura intrisa di violenza e di soprusi. No! L’unico luogo in cui degnamente può stare una croce è un non luogo: è la coscienza del credente, là dove nascono e maturano quei comportamenti che fanno del cristiano, questo sì, il vero segno della di Lui presenza. Lamentiamo e protestiamo contro quello che nei secoli è stato un vero e proprio trasloco abusivo da una testimonianza esistenziale interiore ad una invadenza superficiale esteriore. Una croce ridotta a simbolo culturale costituisce, per la sensibilità del credente, una profanazione di svuotamento; mentre per molti politici ed altrettanti ecclesiastici diventa moneta di scambio per il consolidamento del loro potere. Simbolo equivoco è diventata questa croce trasformata in spada, che invece di unire divide e che invece di proporsi si impone.
Non nelle aule del tribunale, là dove spesso vengono condannati gli innocenti ed assolti i delinquenti; né sulle vette dei monti e delle colline, deturpate dalla bulimia vorace di impresari senza scrupoli e amministratori conniventi; e nemmeno nelle aule scolastiche, là dove spesso si ricicla una cultura intrisa di violenza e di soprusi. No! L’unico luogo in cui degnamente può stare una croce è un non luogo: è la coscienza del credente, là dove nascono e maturano quei comportamenti che fanno del cristiano, questo sì, il vero segno della di Lui presenza. Lamentiamo e protestiamo contro quello che nei secoli è stato un vero e proprio trasloco abusivo da una testimonianza esistenziale interiore ad una invadenza superficiale esteriore. Una croce ridotta a simbolo culturale costituisce, per la sensibilità del credente, una profanazione di svuotamento; mentre per molti politici ed altrettanti ecclesiastici diventa moneta di scambio per il consolidamento del loro potere. Simbolo equivoco è diventata questa croce trasformata in spada, che invece di unire divide e che invece di proporsi si impone.
mercoledì 4 novembre 2009
LA CROCE CHE NON S'IMPONE
di Marco Politi
(tratto da il Fatto quotidiano, 04.11.2009)
La croce non si impone. E’ il messaggio che viene da Strasburgo, dove la Corte europea dei diritti dell’uomo ha sancito che i crocifissi nelle aule scolastiche rappresentano una doppia violazione. Perché negano la libertà dei genitori di educare i figli secondo le proprie convinzioni religiose o filosofiche e al tempo stesso violano la libertà degli alunni. Il governo italiano, tanto attento allafede cristiana nei suoi proclami quanto a-religioso nei comportamenti del suo leader, ha subito deciso di presentare ricorso. Agitazione al centro e a destra, dove il ministro Frattini paventa un “colpo mortale all'Europa”, mentre l'Udc Rocco Buttiglione parla di “sentenza aberrante da respingere”. Prudenza nel centrosinistra: il neo-segretario Pd Bersani si limita a definire la presenzadel crocifisso nella aule una “tradizione inoffensiva”.
Eppure la Corte europea dei diritti dell’uomo è solo responsabile di chiarezza. Non è la sua una scelta antireligiosa, come si affrettano a diffondere le prefiche che lamentano continuamente la perdita delle «radici cristiane d’Europa». Al contrario è il limpido riconoscimento che i simboli religiosi sono segni potenti, che incidono sulle coscienze.
Da tempo l’Italia pseudo-religiosa della cattiva coscienza, per sfuggire alla questione della laicità delle istituzioni, si è inventata la spiegazione che il crocifisso sia soltanto un simbolo della tradizione italiana, un’espressione del suo patrimonio storico e ideale, un incoraggiamento alla bontà e a valori di umanità condivisibili da credenti e non credenti. Non è così. O meglio, tutto questo insieme di richiami è certamente comprensibile ma non può cancellare il significato profondo e in ultima istanza esplicito di un crocifisso esposto in un ambiente scolastico o nell’aula di un tribunale. Il crocifisso sulla cattedra è il richiamo preciso ad una Verità superiore a qualsiasi insegnamento umano. Il crocifisso sovrastante le toghe dei magistrati è il monito a ispirarsi e non dimenticare mai la Giustizia superiore che promana da Dio. È accettabile tutto ciò da parte di chi non crede in “quel” simbolo? E’ lecito imporlo a quanti sono diversamente credenti sia che seguano un’altra religione sia che abbiano fatto un’opzione etica non legata alla trascendenza? La risposta non può che essere no.
Già negli anni Novanta nel paese natale di papa Ratzinger la Corte Costituzionale tedesca sancì con parole pregnanti che nessuno può essere costretto a studiare “sotto la croce”, perché la sua esposizione obbligata è lesiva della libertà di coscienza. Persino la cattolicissima Baviera – lo riferì a suo tempo anche l’Avvenire non disdegnando la soluzione – ha affrontato il problema. In quel Land tedesco il crocifisso è di norma esposto nelle aule scolastiche: se però degli studenti obiettano, le autorità scolastiche aprono un confronto che può condurre alla rimozione del simbolo.
Il messaggio di Strasburgo porta in Italia una ventata di chiarezza. Non nega affatto la vitalità di una tradizione culturale. Non “colpisce”, come lamenta l’Osservatore Romano, una grande tradizione. Strade, piazze, monumenti continueranno a testimoniare il vissuto secolare di un’esperienza religiosa. Edicole, crocifissi, statue di santi, chiese e oratori continueranno a parlare di una storia straordinaria. (Ma meglio sarebbe che gli alfieri della difesa delle «radici cristiane» si chiedessero perché tante chiese vuote, perché tanta ignoranza religiosa negli alunni che escono da più di dieci anni di insegnamento della religione a scuola, perché sono semivuoti i seminari e deserti i confessionali). Né viene toccato il diritto fondamentale dei credenti, come di ogni altro cittadino di diverso orientamento, di agire sulla scena pubblica.
La Corte europea dei diritti dell’uomo afferma invece un principio basilare: nessuna istituzione può essere sotto il marchio di un unico segno religioso. Laicità significa apertura e neutralità, rifiuto del monopolio. Ci voleva la tenacia di una madre finlandese trasferita in Italia, Soile Lautsi, per intraprendere insieme al marito Massimo Albertini la lunga marcia dal consiglio di classe di una scuola di Abano al Tar, al Consiglio di Stato, alla Corte costituzionale, alla Corte di Strasburgo perché l’Italia fosse ammonita a rispettare questo elementare principio.
Se si chiede alla coppia cosa le ha dato la tenacia di non arrendersi al conformismo delle autorità, la riposta è sobria: “L’amore per i figli, il desiderio di proteggerli. E loro, cresciuti nel frattempo, ci hanno detto di andare avanti”. Sostiene la conferenza episcopale italiana che la sentenza di Strasburgo suscita “amarezza e perplessità”, perché risulterebbe ignorato il valore culturale del simbolo religioso e il fatto che il Concordato riformato del 1984 riconosce i principi del cattolicesimo come “parte del patrimonio storico del popolo italiano”. È questa parola “parte” che i vescovi dovrebbero non dimenticare. Il cattolicesimo non è più religione di Stato né esiste nella Costituzione repubblicana un attestato di religione speciale, rispetto alla quale altre fedi o orientamenti filosofici sono di seconda categoria.
(tratto da il Fatto quotidiano, 04.11.2009)
La croce non si impone. E’ il messaggio che viene da Strasburgo, dove la Corte europea dei diritti dell’uomo ha sancito che i crocifissi nelle aule scolastiche rappresentano una doppia violazione. Perché negano la libertà dei genitori di educare i figli secondo le proprie convinzioni religiose o filosofiche e al tempo stesso violano la libertà degli alunni. Il governo italiano, tanto attento allafede cristiana nei suoi proclami quanto a-religioso nei comportamenti del suo leader, ha subito deciso di presentare ricorso. Agitazione al centro e a destra, dove il ministro Frattini paventa un “colpo mortale all'Europa”, mentre l'Udc Rocco Buttiglione parla di “sentenza aberrante da respingere”. Prudenza nel centrosinistra: il neo-segretario Pd Bersani si limita a definire la presenzadel crocifisso nella aule una “tradizione inoffensiva”.
Eppure la Corte europea dei diritti dell’uomo è solo responsabile di chiarezza. Non è la sua una scelta antireligiosa, come si affrettano a diffondere le prefiche che lamentano continuamente la perdita delle «radici cristiane d’Europa». Al contrario è il limpido riconoscimento che i simboli religiosi sono segni potenti, che incidono sulle coscienze.
Da tempo l’Italia pseudo-religiosa della cattiva coscienza, per sfuggire alla questione della laicità delle istituzioni, si è inventata la spiegazione che il crocifisso sia soltanto un simbolo della tradizione italiana, un’espressione del suo patrimonio storico e ideale, un incoraggiamento alla bontà e a valori di umanità condivisibili da credenti e non credenti. Non è così. O meglio, tutto questo insieme di richiami è certamente comprensibile ma non può cancellare il significato profondo e in ultima istanza esplicito di un crocifisso esposto in un ambiente scolastico o nell’aula di un tribunale. Il crocifisso sulla cattedra è il richiamo preciso ad una Verità superiore a qualsiasi insegnamento umano. Il crocifisso sovrastante le toghe dei magistrati è il monito a ispirarsi e non dimenticare mai la Giustizia superiore che promana da Dio. È accettabile tutto ciò da parte di chi non crede in “quel” simbolo? E’ lecito imporlo a quanti sono diversamente credenti sia che seguano un’altra religione sia che abbiano fatto un’opzione etica non legata alla trascendenza? La risposta non può che essere no.
Già negli anni Novanta nel paese natale di papa Ratzinger la Corte Costituzionale tedesca sancì con parole pregnanti che nessuno può essere costretto a studiare “sotto la croce”, perché la sua esposizione obbligata è lesiva della libertà di coscienza. Persino la cattolicissima Baviera – lo riferì a suo tempo anche l’Avvenire non disdegnando la soluzione – ha affrontato il problema. In quel Land tedesco il crocifisso è di norma esposto nelle aule scolastiche: se però degli studenti obiettano, le autorità scolastiche aprono un confronto che può condurre alla rimozione del simbolo.
Il messaggio di Strasburgo porta in Italia una ventata di chiarezza. Non nega affatto la vitalità di una tradizione culturale. Non “colpisce”, come lamenta l’Osservatore Romano, una grande tradizione. Strade, piazze, monumenti continueranno a testimoniare il vissuto secolare di un’esperienza religiosa. Edicole, crocifissi, statue di santi, chiese e oratori continueranno a parlare di una storia straordinaria. (Ma meglio sarebbe che gli alfieri della difesa delle «radici cristiane» si chiedessero perché tante chiese vuote, perché tanta ignoranza religiosa negli alunni che escono da più di dieci anni di insegnamento della religione a scuola, perché sono semivuoti i seminari e deserti i confessionali). Né viene toccato il diritto fondamentale dei credenti, come di ogni altro cittadino di diverso orientamento, di agire sulla scena pubblica.
La Corte europea dei diritti dell’uomo afferma invece un principio basilare: nessuna istituzione può essere sotto il marchio di un unico segno religioso. Laicità significa apertura e neutralità, rifiuto del monopolio. Ci voleva la tenacia di una madre finlandese trasferita in Italia, Soile Lautsi, per intraprendere insieme al marito Massimo Albertini la lunga marcia dal consiglio di classe di una scuola di Abano al Tar, al Consiglio di Stato, alla Corte costituzionale, alla Corte di Strasburgo perché l’Italia fosse ammonita a rispettare questo elementare principio.
Se si chiede alla coppia cosa le ha dato la tenacia di non arrendersi al conformismo delle autorità, la riposta è sobria: “L’amore per i figli, il desiderio di proteggerli. E loro, cresciuti nel frattempo, ci hanno detto di andare avanti”. Sostiene la conferenza episcopale italiana che la sentenza di Strasburgo suscita “amarezza e perplessità”, perché risulterebbe ignorato il valore culturale del simbolo religioso e il fatto che il Concordato riformato del 1984 riconosce i principi del cattolicesimo come “parte del patrimonio storico del popolo italiano”. È questa parola “parte” che i vescovi dovrebbero non dimenticare. Il cattolicesimo non è più religione di Stato né esiste nella Costituzione repubblicana un attestato di religione speciale, rispetto alla quale altre fedi o orientamenti filosofici sono di seconda categoria.
I SALAMI SIAMO NOI?
Domenica 8 novembre 2009
Presso il "Centro Congressi Alta Forum "
in Piazzetta Don Domenico Pianoro 7 a Campodarsego (Padova)
INGRESSO LIBERO
il Congresso dal titolo:
“Tra falsi allarmi e rischi veri
INFLUENZA SUINA: i salami siamo noi?”
Ore 10:00 apertura, presentazione e ringraziamenti
Ore 10:15
“Influenza suina: diciamoci la verità…tutta!”.
PAOLO GIROTTO: Medico veterinario, omeopata. Presidente della radio comunitaria Gamma 5, assessore all’agricoltura e ambiente del Comune di Tribano. Autore del libro: “DNA ed eugenetica: chi vuole il potere sulla vita?”
Ore 11:00
“L’influenza A/H1N1 e la vaccinazione: criteri scientifici di orientamento” ROBERTO GAVA: Medico chirurgo, specializzato in Cardiologia, Farmacologia clinica e Tossicologia medica. Omeopata unicista e autore di numerose pubblicazioni scientifiche, tra cui: “Vaccinazioni pediatriche”, “Vaccinare contro il Papilloma virus?”…
Ore 11:45
“L’altra faccia dei vaccini, l’esperienza di un pediatra e di tanti bambini”.
MAURIZIO CONTE: Medico Pediatra, specializzato in omeopatia.
12:30 – 14:30 Pausa pranzo
Ore 15:00
“Facoltatività e obbligatorietà della vaccinazione: indennizzi e risarcimenti in caso di danno vaccinale?”. LAURA MIGLIORINI: Avvocato che si occupa di danni e risarcimenti in ambito sanitario.
Ore 15:15
“Rischi e benefici delle vaccinazioni. Danni al Sistema immunitario”
LUCIA CALDOGNO RASI: Medico Pediatra, specializzata in omeopatia unicista.
Ore 16:00
“Pandemie: perché ci vogliono vaccinare?”. MAURIZIO BLONDET: Giornalista e saggista, autore dei numerose pubblicazioni, tra cui: “I fanatici dell’apocalisse”, “11 settembre: colpo di Stato in USA”, “Chi comanda in America”, “Adelphi della dissoluzione”, “No global”, “I nuovi barbari”, “Osama bin Mossad”, “Schiavi delle banche”…
Ore 16:45
“Medicalizzazione della vita, come strumento di controllo delle masse?”
MARCELLO PAMIO: Responsabile del sito www.disinformazione.it e autore di: “Il lato oscuro del Nuovo Ordine Mondiale”, “Manifesto contro la tv”, “Cancro $pa ”, “Videogiochi violenti: la fabbrica dei piccoli mostri”, "Inventano le malattie per farci ammalare"…
Ore 17:15 domande con il pubblico
DOMENICA 8 NOVEMBRE 2009
Presso il Centro Congressi Alta Forum
in Piazzetta Don Domenico Pianoro 7 a Campodarsego (Padova)
INGRESSO LIBERO
Presso il "Centro Congressi Alta Forum "
in Piazzetta Don Domenico Pianoro 7 a Campodarsego (Padova)
INGRESSO LIBERO
il Congresso dal titolo:
“Tra falsi allarmi e rischi veri
INFLUENZA SUINA: i salami siamo noi?”
Ore 10:00 apertura, presentazione e ringraziamenti
Ore 10:15
“Influenza suina: diciamoci la verità…tutta!”.
PAOLO GIROTTO: Medico veterinario, omeopata. Presidente della radio comunitaria Gamma 5, assessore all’agricoltura e ambiente del Comune di Tribano. Autore del libro: “DNA ed eugenetica: chi vuole il potere sulla vita?”
Ore 11:00
“L’influenza A/H1N1 e la vaccinazione: criteri scientifici di orientamento” ROBERTO GAVA: Medico chirurgo, specializzato in Cardiologia, Farmacologia clinica e Tossicologia medica. Omeopata unicista e autore di numerose pubblicazioni scientifiche, tra cui: “Vaccinazioni pediatriche”, “Vaccinare contro il Papilloma virus?”…
Ore 11:45
“L’altra faccia dei vaccini, l’esperienza di un pediatra e di tanti bambini”.
MAURIZIO CONTE: Medico Pediatra, specializzato in omeopatia.
12:30 – 14:30 Pausa pranzo
Ore 15:00
“Facoltatività e obbligatorietà della vaccinazione: indennizzi e risarcimenti in caso di danno vaccinale?”. LAURA MIGLIORINI: Avvocato che si occupa di danni e risarcimenti in ambito sanitario.
Ore 15:15
“Rischi e benefici delle vaccinazioni. Danni al Sistema immunitario”
LUCIA CALDOGNO RASI: Medico Pediatra, specializzata in omeopatia unicista.
Ore 16:00
“Pandemie: perché ci vogliono vaccinare?”. MAURIZIO BLONDET: Giornalista e saggista, autore dei numerose pubblicazioni, tra cui: “I fanatici dell’apocalisse”, “11 settembre: colpo di Stato in USA”, “Chi comanda in America”, “Adelphi della dissoluzione”, “No global”, “I nuovi barbari”, “Osama bin Mossad”, “Schiavi delle banche”…
Ore 16:45
“Medicalizzazione della vita, come strumento di controllo delle masse?”
MARCELLO PAMIO: Responsabile del sito www.disinformazione.it e autore di: “Il lato oscuro del Nuovo Ordine Mondiale”, “Manifesto contro la tv”, “Cancro $pa ”, “Videogiochi violenti: la fabbrica dei piccoli mostri”, "Inventano le malattie per farci ammalare"…
Ore 17:15 domande con il pubblico
DOMENICA 8 NOVEMBRE 2009
Presso il Centro Congressi Alta Forum
in Piazzetta Don Domenico Pianoro 7 a Campodarsego (Padova)
INGRESSO LIBERO
CARI GIORNALISTI
Oggi mi ha telefonato una giornalista di "I fatti vostri" (RAI2), la settimana scorsa un giornalista di "pomeriggio italiano" e qualche giorno prima una giornalista di "La vita in diretta" (RAI2). Tutti mi vogliono invitare alle loro trasmissioni televisive per raccontare la mia-nostra storia. Ormai però mi sono abituato a rifiutare, per due semplici motivi:
1. Ho scelto di scrivere un libro con la nostra storia e desideriamo lasciare che cammini con le sue gambe.
2. Se dovessero invitarmi a trasmissioni che ritengo interessanti, non escludo di parteciparvi.
Ho accettato più che volentieri di scrivere una lettera aperta al papa, ai vescovi e alle comunità cristiane, che uscirà su Panorama, venerdì 13 novembre.
1. Ho scelto di scrivere un libro con la nostra storia e desideriamo lasciare che cammini con le sue gambe.
2. Se dovessero invitarmi a trasmissioni che ritengo interessanti, non escludo di parteciparvi.
Ho accettato più che volentieri di scrivere una lettera aperta al papa, ai vescovi e alle comunità cristiane, che uscirà su Panorama, venerdì 13 novembre.
martedì 3 novembre 2009
DON MILANI E IL CROCIFISSO
Due domande per ragionare sull'uso strumentale della religione a fini politici. Il crocifisso diventa un simbolo "facile da portare", da indossare quando conviene per poi metterlo nell'armadio quando la coerenza chiede qualcosa di piu' delle parole a vuoto che fischiano nei microfoni.
1. Come mai don Lorenzo Milani, un santo scomodo, aveva tolto il crocifisso dalla sua scuola di Barbiana per metterlo in un'altra stanza?
Neera Fallaci, nel libro "Vita del prete Lorenzo Milani" racconta che don Lorenzo "tolse il crocifisso perché non doveva esserci neppure un simbolo che facesse pensare che quella era una scuola confessionale. Lì c'erano solo uomini che studiavano e discutevano per la propria elevazione civile e morale".
2.Perchè nessuno dà voce ai preti e ai cristiani che sono d'accordo con don Milani?
1. Come mai don Lorenzo Milani, un santo scomodo, aveva tolto il crocifisso dalla sua scuola di Barbiana per metterlo in un'altra stanza?
Neera Fallaci, nel libro "Vita del prete Lorenzo Milani" racconta che don Lorenzo "tolse il crocifisso perché non doveva esserci neppure un simbolo che facesse pensare che quella era una scuola confessionale. Lì c'erano solo uomini che studiavano e discutevano per la propria elevazione civile e morale".
2.Perchè nessuno dà voce ai preti e ai cristiani che sono d'accordo con don Milani?
LA QUESTIONE DEL CROCIFISSO
La Corte europea dei diritti dell'uomo ha bocciato la presenza dei crocifissi nelle aule scolastiche. Con una sentenza sul caso sollevato da Soile Lautsi, un'italiana che vive ad Abano Terme, la Corte di Strasburgo ha stabilito che la "l'esposizione obbligatoria di simboli religiosi, in particolare nelle aule scolastiche" viola "il diritto dei genitori di educare i propri figli in conformità con le proprie convinzioni e quello dei bambini a credervi o non credervi".
"La presenza del crocifisso" scrive la Corte nella sentenza, "che è impossibile non notare nelle aule, può facilmente essere interpretata da alunni di ogni età come un simbolo religioso e quindi dare la sensazione di essere educati in un ambiente scolastico che porta impresso il marchio di una data religione".
Secondo la Corte "questo potrebbe essere confortante per gli alunni religiosi, ma disturbare colori i quali praticano altre religioni o sono atei, in particolare se appartengono a minoranze religiose". Da qui la decisione unanime della Corte che l'istituto comprensivo statale 'Vittorino da Feltre" di Abano Terme, dove studiano i due figli della donna di 11 e 13 anni, ha violato il diritto all'istruzione e quello alla libertà di pensiero, coscienza e religione.
"La presenza del crocifisso" scrive la Corte nella sentenza, "che è impossibile non notare nelle aule, può facilmente essere interpretata da alunni di ogni età come un simbolo religioso e quindi dare la sensazione di essere educati in un ambiente scolastico che porta impresso il marchio di una data religione".
Secondo la Corte "questo potrebbe essere confortante per gli alunni religiosi, ma disturbare colori i quali praticano altre religioni o sono atei, in particolare se appartengono a minoranze religiose". Da qui la decisione unanime della Corte che l'istituto comprensivo statale 'Vittorino da Feltre" di Abano Terme, dove studiano i due figli della donna di 11 e 13 anni, ha violato il diritto all'istruzione e quello alla libertà di pensiero, coscienza e religione.
LE RELIGIONI: INVENZIONI?
Ciao Federico,
mi chiamo Davide e ti scrivo in quanto ho appena sentito il tuo intervento a radio
Gamma 5.
Mi sei piaciuto molto, vorrei che tutto il clero la pensasse come te. La cosa
che mi ha lasciato di stucco è il tuo discorso sulle religioni che non sono
altro che invenzioni di uomini. Cristo, credo, era uno di NOI! Io credo in Dio, che
secondo me si manifesta in qualsiasi cosa, la natura per esempio, cosa che noi
non rispettiamo più!
Dio ci ha dato tutto per vivere bene e noi stiamo distruggendo quel che lui
ci ha donato, che COGLIONI. Beh complimenti ancora, spiace che giovedi ho
allenamento altrimenti sarei venuto con mia moglie e mia figlia.
Un abbraccio
Davide
mi chiamo Davide e ti scrivo in quanto ho appena sentito il tuo intervento a radio
Gamma 5.
Mi sei piaciuto molto, vorrei che tutto il clero la pensasse come te. La cosa
che mi ha lasciato di stucco è il tuo discorso sulle religioni che non sono
altro che invenzioni di uomini. Cristo, credo, era uno di NOI! Io credo in Dio, che
secondo me si manifesta in qualsiasi cosa, la natura per esempio, cosa che noi
non rispettiamo più!
Dio ci ha dato tutto per vivere bene e noi stiamo distruggendo quel che lui
ci ha donato, che COGLIONI. Beh complimenti ancora, spiace che giovedi ho
allenamento altrimenti sarei venuto con mia moglie e mia figlia.
Un abbraccio
Davide
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