E' uscito l'articolo su Panorama sui preti sposati, con la firma di Ignazio Ingrao. E' inserito anche un mio intervento e soprattutto una lettera aperta, rivolta a tutti i cristiani, che riporto qui sotto.
E' nobile l'impegno di giornalisti che, pur non essendo del mestiere, cercano di mantenere viva l'attenzione su un argomento delicato, che riguarda molti preti cattolici, molte donne e molte comunità cristiane.
Giuseppe Serrone, presidente dell'associazione "Sacerdoti Lavoratori Sposati" giudica improprio il paragone usato dal giornalista vaticanista di Panorama Ignazio Ingrao: "fa di tutta un erba un fascio, ci sono tanto sacerdoti sposati che hanno effettuato un regolare percorso canonico previsto dalle norme ecclesiali e non hanno tradito, detto bugie o hanno avuto una doppia vita".
LETTERA APERTA
Cari cristiani di questa Chiesa Cattolica, Santa e Peccatrice,
vi scrivo in occasione del recente provvedimento intrapreso dal Vaticano per accogliere nella Chiesa Cattolica gli anglicani tradizionalisti, "nonostante" sposati. Perchè loro sì e noi no? Perchè accogliere il vicino di casa, che non riesce a gestire un conflitto interno, e abbandonare un componente della propria famiglia? Per quanto ribelle e provocatorio, un figlio non è pur sempre un figlio? Anch'io sono un prete, sposato civilmente da poco più di un anno, ma non ho ancora ricevuto un incarico da parte del mio padre vescovo. Dovrei farmi prima anglicano per poi ripresentarmi a chiedergli la guida di una comunità?
Mi chiedo però se i laici siano disposti e pronti ad accogliermi, con la mia famiglia, nel faticoso ma appassionante compito di tradurre la Parola di Dio in coraggiose e liberanti scelte quotidiane. Più in generale vi chiedo se sia possibile valorizzare l'esperienza di molti preti che, per il semplice fatto di essersi sposati o di vivere responsabilmente la propria sessualità al di fuori del cosiddetto "modello dominante", vengono ridotti a innocui chierichetti o sacrestani volontari. E solamente dopo aver ricevuto la dispensa.
É forse un peccato amare? Abbiamo disobbedito ad una contingente norma disciplinare, allora parliamone, discutiamone insieme. Ricevo lettere di altri confratelli talmente delusi di questa chiesa del non-dialogo che non hanno nessuna voglia di scendere in piazza per combattere. Contro chi? E a quale vantaggio? Se per avere voce occorre andare sui giornali, capite che esiste un problema serio di comunicazione all'interno di questa "Grande Famiglia". Ho come la sensazione che i passi verso un rinnovamento strutturale avverranno per necessità, non per convinzione. A quel punto ci troveranno di sicuro preparati!
Con sincerità
don Federico Bollettin
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