(pubblicato su Il Mattino di Padova di oggi)
L'apertura del papa all'uso eccezionale del preservativo fa notizia. C'è voglia di parlarne. In ogni caso si ripete quello che spesso è accaduto nel corso della storia della Chiesa: le grandi riforme partono dalla base. All'autorità non resta che riconoscere, tollerare e giustificare una pratica ormai diffusa tra i fedeli. Già da anni, associazioni cattoliche, missionari laici e religiosi, consigliano e consegnano profilattici come prevenzione all'Hiv. Anche coppie e fidanzati credenti non ne disdegnano l'uso quando lo ritengono opportuno. La realtà è che il libero arbitrio e il buon senso hanno prevalso sui dictat degli ultimi pontefici. Si attende quindi un'enciclica o un documento, che rassicuri il popolo cattolico e affermi con umiltà gli errori commessi dall'alto. Ma una riflessione seria e positiva sulla sessualità dovrebbe andare oltre le disposizioni pratiche sull'uso del preservativo. Al momento vi è un'apertura, ma ancora superficiale. La percezione è che si scelga il male minore, e non si proponga un'etica nuova, incarnata nella complessità di questa società. É come se le conclusioni ufficiali della Chiesa arrivino sempre in ritardo, anche di poco, rispetto a quelle che le persone comuni deducono con l'esperienza umana e di fede.
Il punto cruciale riguarda la questione teologica della superiorità, in una relazione sessuale, del fine procreativo rispetto a quello unitivo.
San Girolamo ammette l'uso della sessualità solo in funzione della procreazione. Sant'Ambrogio afferma che il matrimonio, pur essendo buono, implica certe cose per cui persino le persone sposate arrossiscono di loro stesse. Per non parlare di sant'Agostino che nei Soliloquia scrive: “Quanto a me, penso che le relazioni sessuali vadano radicalmente evitate. Penso che nulla avvilisca l'uomo quanto le carezze di una donna e i rapporti corporali che fanno parte del matrimonio”. La maggior parte dei Padri della Chiesa e dei santi ci hanno trasmesso una mentalità secondo la quale la sfera della sessualità, e più in generale quella della corporeità, viene vista come qualcosa da cui liberarci per avvicinarci a Dio. Non il luogo privilegiato per incontrare Dio.
Ecco perchè è ancora difficile predicare la bellezza dell'amore in quanto tale. Fare all'amore per il gusto e il piacere di volersi bene ed essere felici, senza l'ossessione di dover procreare ad ogni costo, è un'esperienza che genera Vita. In quest'ottica, le coppie sterili e le coppie gay avrebbero gli stessi diritti delle coppie eterosessuali fertili. Esistono molti modi per generare vita da una relazione d'amore sincero e adulto. Non è certo l'uso di un preservativo a determinare se una coppia è aperta alla vita oppure no.
Caro Federico, come abbiamo condiviso ieri sera mi pare abbastanza importante ricordare il primato della coscienza e soprattutto la serenità che occorre vivere liberi. Liberi. Ciao.
RispondiEliminaIvano
Pur non essendo cattolico mi permetto di scrivere sull'argomento.
RispondiEliminaIl passo sul preservativo è stato salutato da tutti gli organi di stampa italiani come un apertura da parte di un pontefice, Benedetto XVI, comunemente considerato il rappresentante dell’ala più conservatrice della chiesa cattolica. Ma non è così: non si tratta di un’apertura, ma una marcia indietro. Chi conosce il percorso che ha fatto il cattolicesimo negli ultimi cinquant’anni sul tema della morale sessuale in generale e sul tema del preservativo in particolare, sa benissimo che il predecessore, papa Paolo VI nella sua discussa enciclica Humanae Vitae (anni ’60) aveva autorizzato l’uso del preservativo anche all’interno della vita di una coppia regolarmente sposata, qualora questo rappresentasse uno strumento indispensabile per l’equilibrio della coppia stessa. Anche lui, come l’attuale papa, non lo auspicava ma lo permetteva. Quindi Benedetto XVI, di fatto, restringe il campo dell’ uso del preservativo solo nei rapporti con una prostituta.
L’enciclica di Paolo VI provocò sonori mal di pancia soprattutto all’interno della chiesa cattolica e nelle più alte cariche di allora: quale sarà la reazione del mondo cattolico di oggi? Chiederselo rappresenta un modo per valutare come i cattolici sono cambiati in questi ultimi cinquant’anni. Non penso che ci sarà una critica al pontefice da parte della gerarchia, tranne qualche prete, già marginalizzato all’interno della chiesa: questo perchè si è avuto premura negli ultimi trent’anni di porre nelle cattedrali vescovili persone in linea con le direttive del Vaticano, al di là dello spessore intellettuale e morale. Invece il gregge continuerà a fare quello che ha sempre fatto: ascoltare la musica di sempre, ma vivere la propria vita sessuale secondo dettami di coscienza, quindi usando il preservativo, con buona pace di papa Ratzinger.
Mirko Zoccarato