La crisi generale e cronica che attanaglia il continente africano è ormai diventata una normale routine da quando nel lontano 1949 il presidente degli Stati Uniti, Harry Spencer Truman – lo stesso che decise di sganciare la bomba atomica su Hiroshima e Nagasaki - introdusse nel lessico dell'economia e della politica internazionale la divisione del mondo tra Paesi sviluppati e Paesi sottosviluppati. Nel suo discorso d'insediamento indicò il sistema liberalcapitalista come modello di riferimento per tutti i popoli della terra. Da allora l'Africa viene anche denominata “Terzo Mondo” se non addirittura “Quarto”. Ma rispetto a chi?
L'immagine che emerge continuamente è quella di un continente parassita, che necessita inesorabilmente di aiuti umanitari per sopravvivere. Continente sfortunato, che non riesce a godere delle numerose materie prime contenute nel ricchissimo sottosuolo. Riusciranno allora i 20 miliardi di dollari, stanziati dai Grandi e dai Buoni in occasione del G8, a combattere la fame in Africa?
“L'idea che gli aiuti possano alleviare la povertà strutturale dell'Africa, e che lo abbiano già fatto, è un mito” è quanto scrive Dambisa Moyo, nata e cresciuta in Zambia, nel suo libro Dead Aid tra i bestseller del New York Time. “Gli aiuti internazionali – continua l'ex consulente della Banca Mondiale - finanziano governi corrotti. I governi corrotti ostacolano lo sviluppo di libertà civili e impediscono la nascita di istituzioni trasparenti”.
La fame in Africa, quindi, non si può eliminare con gli aiuti umanitari che da oltre quarant'anni, per un valore di circa 300 miliardi di dollari, vengono distribuiti come manna dal cielo, solidale e nello stesso tempo ingiusto. “Chi sono questi signori così strani che prima ci tolgono il cibo dalla terra e poi ce lo regalano in bocca?”
Si tratta piuttosto di riconsegnare l'Africa agli africani, pagando tutti i danni che alcuni Paesi hanno provocato in nome del progresso e del libero commercio. E se avanzeranno soldi, perchè non indagare sul ruolo e l'etica delle multinazionali? Perchè non smascherare le dittature travestite da democrazia? E infine, perchè non conoscere esattamente come partono e come arrivano i soldi destinati alle ONG? Queste, a mio avviso, le domande cruciali alle quali però non si vuole rispondere, perchè è più facile essere, o meglio apparire, buoni... che praticare la giustizia.
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