giovedì 13 agosto 2009

QUESTIONE DI PERCEZIONI


(In primo piano: ragazza di Foumbam, Camerun. Sullo sfondo: casa in terra rossa)


Nel bollettino metereologico sono state ultimamente introdotte le temperature percepite, accanto a quelle reali. La percezione del caldo è diversa se consideriamo la percentuale di umidità presente nell'aria. Così in molti altri aspetti, la percezione che abbiamo di un fenomeno dipende da vari fattori. Questo vale anche per la questione sicurezza. Ci sono zone della città dove è più forte la paura di essere scippati o aggrediti, là dove i nostri occhi notano una presenza massiccia di immigrati, identificati come i maggiori nemici della nostra tranquillità. Nei pressi della stazione di Padova, nelle vie del degrado o nei quartieri popolari. Proprio in questi giorni, quando quasi tutti i padovani, nonostante le difficoltà economiche, si concedono almeno un week-end al mare o in montagna, lungo le strade risalta ancor di più la presenza di stranieri sul nostro territorio. E si ha come la sensazione che siano più di quelli che sembrano, perchè son tutti fuori, che camminano o parlano davanti ai bar. Ma è solo questione di percezione.
L'attuale crisi economica invece è maggiormente percepita da chi ne sta subendo le conseguenze, da chi è stato licenziato o da chi vede diminuire progressivamente il totale netto del proprio stipendio. Una percezione che diventa realtà quando in una famiglia cominciano a mancare i beni di prima necessità. Ma sta aumentando anche la percezione della povertà relativa. Secondo i dati dell'Istat in Italia sono quasi 3 milioni gli individui che si trovano in una condizione di povertà assoluta mentre più di 8 milioni risultano in condizione di povertà relativa. Statistiche effettutate prendendo in esame soltanto le persone che hanno una residenza, non gli irregolari domiciliati o senza fissa dimora. Povertà assoluta, come condizione, e povertà relativa, come percezione. Secondo studi recenti la percezione della povertà dipende dal modello economico di riferimento al quale un individuo vuole aspirare. Un cittadino, ad esempio, che percepisce uno stipendio medio e che conduce uno stile di vita superiore alle sue reali possibilità, avrà continuamente la sensazione di essere povero, perchè non riuscirà mai a raggiungere il livello desiderato. Per questo si studia come misurare la “felicità oggettiva” di un popolo, e affiancarla – se non sostituirla – ai parametri più tradizionali. “Non solo il Pil e il reddito ma altri indicatori spiegano chi sta meglio e peggio nel mondo – sostiene Amartya Sen, economista di fama internazionale – una migliore attività sessuale, per esempio, vale come 50 mila dollari in più”.

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