Le comunità cristiane di base italiane sul caso Sepe
“Nessuno insegua potere e ambizioni”
Il coinvolgimento del cardinale Crescenzio Sepe e della Congregazione vaticana di Propaganda Fide in una inchiesta giudiziaria penale con gravi accuse di corruzione colpisce di nuovo e profondamente la coscienza cristiana.
Un’indagine non è una condanna e tuttavia apre squarci inquietanti nel panorama torbido e oscuro della gestione carente se non addirittura priva di regole e controlli dell’immenso patrimonio immobiliare e finanziario della Propaganda Fide e degli altri organismi vaticani.
Chi vive la fede cristiana come affidamento alla solidarietà fraterna senza confini, perché fondata sull’amore gratuito e universale di un Dio partecipe della fragilità umana (la croce), non può accettare che a livello istituzionale ecclesiastico si pretenda dare testimonianza e diffondere quella stessa fede cristiana con una profusione di mezzi che contraddice scandalosamente il Vangelo.
Questa nuova manifestazione dei guasti provocati dalla gestione autoritaria dell’istituzione ecclesiastica, che va ad aggiungersi a quelli derivati dalla diffusione delle notizie sui casi di pedofilia all’interno del clero, sta provocando forme di reazione anche all’interno stesso della Curia di cui, secondo alcuni, sono espressione le dure parole pronunciate dal papa nei confronti di chi considera il sacerdozio occasione di carriera e di arricchimento.
Milano, 22 giugno 2010
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