Storie di emigrazione
di José Saramago
Quelli che sono riusciti a sopportare le violenze continue e le nuove privazioni,
i sopravvissuti, disorientati nel mezzo di società che li disprezzavano e umiliavano, persi in lingue che non potevano capire,
sono riusciti a poco a poco a costruire,
con rinunce e sacrifici quasi eroici, moneta su moneta, centesimo su centesimo,
il futuro dei loro discendenti.
Alcuni di questi uomini, alcune di queste donne,
non hanno perso né vogliono perdere la memoria del periodo in cui hanno dovuto patire tutte le vessazioni del lavoro mal pagato e tutte le amarezze dell'isolamento sociale.
Siano lodati per essere stati capaci di preservare il rispetto che dovevano al loro passato.
Molti altri, la maggior parte, hanno tagliato i ponti che li legavano a quelle ore oscure, si vergognano di essere stati ignoranti, poveri, alle volte miserabili,
si comportano, adesso, come se una vita decente, per loro, sia iniziata davvero solo il felicissimo giorno in cui si sono potuti comprare la loro prima automobile.
Questi sono quelli che saranno sempre pronti a trattare con identica crudeltà e identico disprezzo gli emigranti.
Quello che prima era stato giudicato e che ha perso la memoria di esserlo stato, giudicherà.
Quello che è stato disprezzato e finge di averlo dimenticato, raffinerà il suo stesso disprezzare.
Quello che ieri è stato umiliato, umilierà oggi con più rancore.
Eccoli, tutti insieme, a lanciare pietre a chi arriva dall'altro margine del Bidassoa, come se loro non fossero mai emigrati, o i genitori, o i nonni, come se non avessero mai sofferto la fame, la disperazione, l'angoscia e la paura.
In verità, in verità vi dico che ci sono certi modi di essere felici che sono semplicemente odiosi.
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