venerdì 1 maggio 2009

FRANCO OPERAIO STANCO


“L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro” quando c'è, naturalmente, e quando non rende schiavi, come spesso succede.
Vi presento Franco, operaio di professione, gran lavoratore in tempo di crisi mondiale. É sulla cinquantina e non ha segni particolari, oltre l'accento dialettale veneto e l'intercalare qualche bestemmia. L'ho incontrato come compagno di linea, in catena di montaggio di una grande fabbrica metalmeccanica di Campodarsego con più di 700 dipendenti. Da quando ha iniziato a lavorare - mi racconta - ce ne sono stati di cambiamenti. L'azienda si è ingrandita e le relazioni un tempo amichevoli e familiari si sono trasformate in freddi rapporti lavorativi. Accanto a lui marocchini e rumeni, nigeriani e senegalesi si muovono con più disinvoltura e spensieratezza.
Franco attualmente si sente l'ingranaggio di una grande macchina che aumenta continuamente la velocità, secondo i criteri competitivi della globalizzazione. É stanco e insoddisfatto mentre maneggia con alienante ripetitività le macchine utensili, strumenti inermi che alimentano la nostalgia per il contatto fisico con l'umano. Karl Marx, dimenticato o sconosciuto, diceva che nella società capitalistica “il lavoro produce per i ricchi cose meravigliose, ma per gli operai produce soltanto privazioni. Produce palazzi, ma per l'operaio spelonche. Produce bellezza, ma per l'operaio deformità... Produce cose dello spirito, ma per l'operaio idiotaggine e cretinismo”.
Franco comincia ogni giornata pensando a che punto è della settimana, contando i giorni che mancano per arrivare al venerdì, al week-end, alle ferie, alla pensione. Scorrono le settimane, i mesi e gli anni finchè i capelli si diradano e la pelle diventa dura e irruvidita. Mi son chiesto che ne è di una persona che non fa che desiderare la fine della settimana? Affretta semplicemente la venuta della morte, mentre la sua vita passa più rapidamente davanti ai suoi occhi. Sogna la pensione come l'inizio di una nuova vita, scandita da ritmi più naturali e circondata dall'affetto dei suoi cari. Ma è proprio necessario arrivare al pensionamento per vivere bene ed essere felici?
Franco è solo quando beve al Bar Centrale assieme ai suoi colleghi, consapevole che l'apparente solidarietà da cameratismo non potrà mai aiutarlo ad affrontare e risolvere le sue difficoltà: una figlia disabile che lo ha escluso da vecchie amicizie, e soprattutto lo ha rassegnato all'idea di non poter mai avere una famiglia normale come tutti quanti, o quasi. “Ognuno ha le sue disgrazie! Non serve piangersi addosso!” risponde a quanti si lamentano della loro particolare situazione. Lo riconosce con estrema lucidità ma nello stesso tempo si lascia andare ad una sorta di disperazione, finchè non troverà un senso o uno scopo al suo presente, qui e ora, che gli permetta di vivere con dignità e libertà. Il nastro scorre sette o otto ore al giorno e poi si ferma, poi inizia la vera sfida!

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