L'incompetenza crea discriminazione, e di conseguenza l'essere discriminati porta alla rabbia e alla violenza. Soprattutto se a negare le leggi della costituzione italiana è un dipendente dell'USSL che durante il giorno incontra molte persone.
É successo una mattina di qualche mese fa, quando mi sono recato in via E. degli Scrovegni a Padova per richiedere la tessera sanitaria per mia figlia, appena nata. Ho portato con me tutta la documentazione necessaria: atto di nascita, codice fiscale, libretto sanitario della madre. Doveva essere una semplice operazione, affidata al computer, quando ad un tratto mi sento rivolgere da una segretaria questa sconvolgente affermazione: “Sua figlia non ha la cittadinanza italiana! Devo farle un tesserino valido soltanto per tre mesi.” Ma come? Ribatto sconcertato. “Proprio così! Essendo la madre della bambina di nazionalità nigeriana, di conseguenza sua figlia assume matematicamente la nazionalità di sua moglie. Purtroppo è una legge assurda, lo riconosco, ma devo attenermi a tali disposizioni.”
Legge assurda? Non credevo ai miei orecchi. Io e mia moglie ci siamo sposati in municipio a Padova. Appena è nata nostra figlia l'ho riconosciuta davanti all'ufficiale del comune e mi è stato consegnato un regolare attestato. Per un attimo mi sono sentito straniero nel mio Paese dove 34 anni fa sono nato. Ho avuto la netta sensazione che mia figlia non fosse considerata italiana pura, perchè contaminata da una razza inferiore. D'istinto ho imprecato contro lo stato italiano e mentalmente ho rinnegato le mie radici lasciandomi trasportare da una rabbia viscerale, perchè non c'è sofferenza peggiore per un padre che vedere negati i diritti ai propri figli, gli stessi diritti che invece valgono per lui. Avrei voluto strappare il mio libretto sanitario, e volare lontano in un Paese più democratico e civile del mio. Ma alcune mie conoscenze all'interno dell'ufficio anagrafe sono bastate per farmi passare la collera e attribuire all'incompetenza della signora allo sportello la causa di quel naturale sfogo. Al telefono la voce del funzionario pubblico le cantava: “La legge italiana è molto chiara. All'articolo 1 della legge del 5 febbraio 1992, n. 91 dice che “è cittadino italiano per nascita: il figlio di padre o di madre cittadini; chi è nato nel territorio della Repubblica se entrambi i genitori sono ignoti o apolidi, ovvero se il figlio non segue la cittadinanza dei genitori secondo la legge dello Stato al quale questi appartengono. É considerato cittadino per nascita il figlio di ignoti trovato nel territorio della Repubblica, se non venga provato il possesso di altra cittadinanza.”
Capisco ora il disagio di molti stranieri che, allo sportello di vari uffici, ricevono umiliazioni da parte di dipendenti incompetenti. Così come capisco il disagio di molti cittadini padovani alle prese con la criminalità legata all'immigrazione. Ma una cosa è certa: ognuno ha le proprie responsabilità, nel cercare di rendere la nostra città più vivibile e meno violenta.
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