UNA SVOLTA DENTRO LA CHIESA SUI NUMEROSI CASI DEI PRETI PEDOFILI
Ci sono persone che hanno commesso lo stesso crimine e che vengono trattate in due modi diversi, secondo due leggi diverse, da due tribunali diversi. Non sto parlando del nostro premier e di un normalissimo cittadino italiano, ma di preti pedofili e laici pedofili, che sono stati trattati finora con due misure diverse. Coperti, i primi, nell'assoluto silnezio, secondo quanto segue: "L´imposizione dell´assoluta segretezza impedisce, di fatto, alla magistratura civile qualsiasi forma di conoscenza e quindi d'intervento concreto, sia nella fase inquirente che in quella giudicante. In qualsiasi paese di Stato di diritto, la competenza su queste materie è affidata al diritto penale. La Chiesa, in base a un artificio giuridico, ha ritenuto di riservare a sé tale competenza. Nel documento, per esempio, si dice che le vittime di abusi sessuali devono denunciare, entro un mese, il sacerdote colpevole al vescovo del luogo o al Sant´Uffizio. E solo a loro, pena la scomunica. Un meccanismo perfetto che ha avallato l´impunità di numerosi sacerdoti pedofili che, se scoperti, vengono solo trasferiti in altra diocesi".
Ma ecco la svolta, forse. Si spera, in nome di Dio.
Il card. Claudio Hummes assicura che "D'ora in poi oltre ad essere sottoposti al giudizio delle leggi ecclesiastiche, saranno consegnati anche ai tribunali civili per essere giudicati e condannati dopo un regolare processo. Per i preti pedofili, quindi, oltre alle pene ecclesiastiche - vale a dire immediata riduzione allo stato laicale e scomunica dalla Chiesa cattolica - saranno comminate anche le punizioni previste dai Codici penali ordinari". (da Repubblica del 12 gennaio)
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