venerdì 15 gennaio 2010
RAFAEL CORREA INSEGNA...
Mentre in Italia si torna indietro nel tempo e si multano prostitute e clienti (nella foto prostituta multata a Roma), in Ecuador il governo si pone all’ascolto delle associazioni delle lavoratrici del sesso. Loro non vogliono un trattamento speciale, ma semplicemente una normativa che tuteli i loro diritti come qualsiasi lavoratore. Questa è la via della legalità, che vuol dire anche lotta alla tratta degli esseri umani.
CORREA TENDE LA MANO AL MESTIERE PIU' VECCHIO DEL MONDO
di Alessandro Ingaria (tratto da peacereporter)
Esiste un paese in cui i politici incontrano le prostitute di giorno e con i pantaloni ben allacciati. E' l'Ecuador di Rafael Correa.
Il 13 settembre scorso il presidente dell'Ecuador e vari ministri del suo governo hanno pranzato con una dozzina di lavoratrici del sesso per conoscere la problematica della categoria. Dopo quell'incontro, la situazione per le donne che operano nel settore dell'offerta sessuale sta rapidamente cambiando. Il ministero della Giustizia e il ministero della Salute stanno lavorando congiuntamente con i rappresentanti della Redtrabsex, (Red de trabajadoras sexuales), rispettivamente per evitare discriminazioni per chi esercita il mestiere più vecchio del mondo e per elaborare un piano di prevenzione delle malattie a trasmissione sessuale. In seguito alla riunione, avvenuta il 22 ottobre scorso tra la delegazione delle lavoratrici e il presidente dell'assemblea parlamentare, Fernando Cordero, è allo studio la modifica dell'articolo del codice penale ecuadoriano che sanziona con multe da sette a quattordici dollari e con la prigione da due a quattro giorni chi "staziona per molto tempo e senza motivo plausibile all'angolo della strada o in altro luogo non destinato al tempo libero degli abitanti". Articolo con il quale in numerosi casi la polizia minaccia e trattiene le lavoratrici sessuali.
E a fianco di una richiesta di maggior rispetto per le donne che esercitano questo lavoro, Redtrabsex sta incentivando progetti di formazione per microimprese al fine di offrire delle opportunità alle donne non più convinte di questo lavoro. E' comune che chi si prostituisce per vivere, lo faccia dovendo mantenere figli e parenti, senza alternative di sussistenza. L'obiettivo finale della Redtrabsex è di eliminare la discriminazione sociale e la repressione della polizia nonché permettere alle lavoratrici del sesso di accedere ai programmi di sicurezza sociale riservati ai lavoratori. E anche dar loro una scelta.
La coordinatrice nazionale della rete delle lavoratrici sessuali, Elizabeth Molina, è un fiume in piena di entusiastico vigore. Questo ha raccontato a PeaceReporter, che l'ha raggiunta telefonicamente.
L'incontro con il presidente Rafael Correa?
La delegazione ricevuta dal presidente rappresenta 17 organizzazioni locali distribuite in 14 province e riunisce più di 18.000 donne che esercitano lavoro sessuale. L'incontro con Rafael Correa è un momento storico in quanto nessun presidente aveva mai incontrato una nostra rappresentante e tantomeno aveva mai preso in considerazione le proposte provenienti dal basso. Non vogliamo nessun trattamento speciale, ma solo che le cose siano per legge e per diritto come per gli altri cittadini. Vogliamo poter essere attori del cambiamento della nostra condizione sociale. Vogliamo che il lavoro sessuale sia riconosciuto come ogni altra occupazione al fine di poter beneficiar di tutti i diritti dei lavoratori e poter accedere all'assicurazione sociale e sanitaria.
L'associazione opera solo nelle grandi città o anche nelle zone meno abitate?
La forza della rete è di avere organizzazioni locali in tutto il paese. In questo momento siamo coinvolti in vari tavoli di discussione, dal ministero dell'Inclusione sociale ed economica, rappresentato dal sottosegretario nazionale Lourdes Portaluppi, sino alle municipalità delle grandi città e delle piccole provincie.
Dopo questa apertura del governo nazionale restano problemi con le municipalità locali?
Il problema maggiore si verifica quando le autorità locali revocano le autorizzazioni a quei bar o discoteche in cui queste donne lavorano, costringendole a battere i marciapiedi. A Quito, il sindaco Paco Moncayo ha fatto chiudere tutti i locali lungo la via 24 de mayo e ora le donne sono costrette a esercitare per strada. Un episodio che dimostra l'insensibilità delle autorità locali e che sottopongono le lavoratrici alle vessazioni della polizia...
Vessazioni da parte della polizia?
La polizia nazionale, che dovrebbe difendere i cittadini, calpesta i nostri diritti, ci violentano, ci taglieggiano, ci minacciano. O si paga o ci mettono dentro, per quattro, otto giorni, e senza poter avvertire la famiglia, i figli. Che dipendono da noi in tutto e per tutto. Non è una critica all'istituzione la mia, ma ai singoli che agiscono così. Per questo motivo, abbiamo chiesto l'abrogazione dell'articolo del codice penale che permette la detenzione e tale argomento sarà messo in discussione a fine mese dal parlamento nazionale. Quando abbiamo raccontato i problemi con la polizia al Presidente, lui si è dimostrato molto dispiaciuto che funzionari dello stato si comportino in questo modo. Si è parlato anche di corsi di formazione ai membri delle forze dell'ordine affinché proteggano le lavoratrici sessuali come gli altri cittadini.
E i rapporti con la delinquenza?
La Red de trabajadoras sexuales protegge i diritti delle donne adulte e consenzienti ed è contraria allo sfruttamento della prostituzione minorile e alla tratta illegale delle donne.
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