In questi giorni sto ricevendo alcune lettere di uomini italiani alle prese con relazioni interculturali. Grazie al mio libro che, seppure con ritmi africani, continua ancora a viaggiare e a farmi incontrare con persone nuove. Grazie a un paio di miei interventi in televisione che, nonostante i limiti della comunicazione mediatica, ho scoperto raggiungere molti comuni mortali come me. Grazie a quei sogni, esperienze, obiettivi condivisi che mi inseriscono dentro una fitta rete di rapporti e di amicizie in tutta Italia.
Mi dicono che trasmetto semplicità, fiducia, coraggio. Poca cosa forse rispetto ai grandi problemi della crisi economica e politica, dell'infelicità diffusa o della paura del diverso.
Spesso mi chiedono consigli da esperto, ai quali non sono in grado di rispondere: "Come dobbiamo comportarci con le nostre donne straniere? Come possiamo capire se si tratta di vero amore o di un espediente per sopravvivere?" Domande pertinenti che senza una conoscenza diretta rischiano di ricevere risposte pericolose. E la conoscenza prevede l'incontro, anche fisico.
É strano però ricevere particolare stima e ascolto da chi fisicamente mi è lontano, mentre il vicino di casa mi ripone tra le statuine scartate del presepe, in attesa del prossimo natale.
Alla luce della mia personale e contingente esperienza, del mio rapporto cioè con la diversità dentro di me (prete operaio sposato) e dentro la persona che amo (di origine nigeriana), oserei dire che intrapprendere un rapporto interculturale è sempre una ricchezza. Una bella sfida ma nello stesso tempo difficile, perchè nuova, non immune da dubbi o sbagli di percorso.
Per prima cosa direi di considerare l'altro, in questo caso la donna con la quale si ha una relazione affettiva, come una persona alla pari. Di cultura diversa, certamente. A volte con problemi economici, capita. Con un passato sofferto, probabile. Ma pur sempre una persona con un'intelligenza, una volontà, delle risorse preziose. Per evitare di scivolare sulla strada ghiacciata dell'assistenzialismo, noi uomini, non possiamo diventare (o rimanere eternamente) nè gli infermieri nè gli assistenti sociali nè gli educatori delle donne di cui ci siamo innamorati! Sarebbe un grave errore che, oltre a rovinare il rapporto, ci procurerà molto dolore.
Spesso la donna straniera ha un carattere più forte di un uomo italiano. Sa essere autosufficiente, sa precisamente cosa vuole, e potrebbe (dico potrebbe) giocare a fare la "poverina". Non per cattiveria, ma per le vigenti leggi del libero mercato, che trasformano gli umani in merce e i sentimenti in interessi materiali. Come scovare l'inganno?
A certi uomini, del resto, fa piacere (per non dire comodo, scusate la schiettezza) autolesionarsi (farsi del male) oppure sentirsi i salvatori di donne in difficoltà, piuttosto che affrontare i propri problemi personali. Anche se involontariamente, o per destino, il fatto è che si sposta semplicemente il nodo della questione da se stessi all'altro, deformato però da una errata percezione di sè.
L'innamoramento idealizza la persona amata, nozione elementare e fondamentale. Per amore o per riempire una solitudine, si è disposti a fare qualsiasi cosa. Persino rovinare se stessi, il proprio futuro, le altre amicizie costruite nel tempo, un conto in banca frutto di sacrifici. "Vuole 30.000 euro come regalo di Natale – mi racconta un giovane operaio - per saldare il conto con la sua protettrice, altrimenti mi lascia. Cosa devo fare?"
Cari uomini, non date soldi e non esagerate con i regali. Non lasciate che il rapporto diventi uno scambio di prestazioni, un continuo ricatto, un prolungamento di quello sfruttamento che vorreste eliminare. A costo di perdere una bambina viziata da possedere, e recuperare, in altri modi o altrove, la donna che sempre avete desiderato. Con la quale progettare una vita insieme, da adulti, alla pari. Ma il lavoro più duro e più producente è quello su di sè, sui propri falsi e reali bisogni, sulle proprie false e reali possibilità...
Non voglio scoraggiarvi nelle vostre relazioni "diverse", ma semplicemente riportarvi al centro della questione. Può non sbagliare chi rischia percorsi nuovi? Esistono forse soluzioni preconfezionate? Di miracoli inspiegabili il mondo è pieno, e la fantasia della Vita continuamente ci sorprende. Dopo anni dal primo sguardo ho capito che l'incontro con l'attuale mia moglie è stato un incontro tra due povertà che è diventato immensa ricchezza per entrambi. Salvezza da e per entrambi. Incredibile!
In altre culture (ma anche nella nostra) il rapporto di coppia non è necessariamente un rapporto tra due amanti, ma un contratto tra due persone che vogliono vivere meglio possibile. Non molti anni fa, tradizione della mia terra, una donna sposata doveva saper cucinare bene, badare ai figli, essere sempre pronta al rapporto sessuale, non intromettersi nelle faccende economiche della famiglia, ecc... In cambio l'uomo l'accoglieva nella sua casa e la manteneva.
Oggi, trovare una persona che ci ami per quello che siamo, è molto difficile. Così come è difficile amare senza possedere, vivere l'amore come cammino di crescita umana verso la felicità personale, di coppia e sociale.
Cari compagni di viaggio, non vogliamo contribuire a confermare il luogo comune secondo cui, generalizzando, un matrimonio misto è un matrimonio di interesse. Costruiamo relazioni sane.
E se la donna clandestina di un tempo diventasse la moglie di un padano doc? É successo a me. Nulla è impossibile davanti a Dio, per la nostra felicità!
Colorati auguri di cuore.
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