(tratto dal blog Atalmi.it)
Oggi la Conferenza dei Vescovi risponde sullo scandalo dell’assunzione di preti nelle Usl minimizzando la portata dell’accordo siglato con la Giunta che porterà all’assunzione a tempo indeterminato e con inquadramento D (come gli infermieri professionali laureati) di 96 “assistenti spirituali” per una spesa prevedibile di circa 2 milioni di euro.
Segno evidente che la campagna che sta montando con oltre 350 firme in 2 giorni solo su questo mio blog comincia a far discutere nella società veneta.
I Vescovi sostengono che non vi sarebbe aggravio di spese perché tutti questi preti già ora sarebbero pagati dalle Usl venete con varie forme di contratti precari e a progetto o in convenzione.
E qui è doverosa una riflessioni amara perché continuo ad essere convinto che almeno il conforto dei malati dovrebbe essere un atto di carità cristiana ed un precetto evangelico e non una professione retribuita con soldi pubblici e che in Italia già con il generoso e puntuale gettito dell’8 per mille (che arriva anche da chi non lo sceglie) è garantito il sostentamento del clero.
Inoltre il protocollo inserendo in pianta organica questi sacerdoti dichiara che «gli assistenti religiosi forniranno anche il loro contributo in materia di etica e di umanizzazione nella formazione del personale e parteciperanno ai comitati etici». I comitati etici sono chiamati a verificare, tra le altre cose, i protocolli di ricerca e le procedure per il consenso informato del paziente riguardo le terapie proposte.
Ma la questione qui è un’altra.
Perché non è vero che un prete assunto a tempo indeterminato (con tanto di progressioni orizzontali, diritto alla mensa ed alloggio gratuito) con inquadramento D costerà alle Usl come uno assunto con contratto precario o in convenzione.
Perché se così fosse allora anche tutti gli altri 500 precari della sanità veneta potrebbero essere assunti a tempo indeterminato.
Il problema è il blocco delle assunzioni che riempie gli ospedali di cooperative ed interinali sottopagati e sfruttati, che allunga le liste di attesa per la mancanza di tecnici e infermieri.
Un precario non costa come un lavoratore a tempo indeterminato e non ne ha gli stessi diritti e sicurezze.
È che forse questi precari, come i tanti giovani precari nel mondo del lavoro veneto pubblico e privato non hanno santi in paradiso come quelli degli assistenti spirituali negli ospedali, o meglio, ne hanno uno solo: è San Precario ma non fa miracoli.
E’ per questo che visti i tempi di crisi economica, di tagli in bilancio, di precarietà diffusa forse un segno importante potrebbe venire proprio da questi Vescovi.
Potrebbero rinunciare a questa stabilizzazione, ridurre le loro pretese, affidarsi al volontariato e liberare così risorse per assumere medici, tecnici ed infermieri nei nostri ospedali.
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