mercoledì 23 dicembre 2009

LA SOLIDARIETA' A NATALE

...e il non contatto fisico

Con l'avvicinarsi del natale si moltiplicano come funghi le iniziative di solidarietà promosse da associazioni di volontariato e di ricerca scientifica, da organizzazioni umanitarie nazionali e internazionali. I mercatini allestiti nelle piazze del centro di Padova, i banchetti di stelle di natale e panettoni fuori dalle chiese parrocchiali, gli scatoloni da riempire di generi alimentari all'uscita dei supermercati, gli annunci pubblicitari per inviare un sms o un bollettino postale... attendono la generosità natalizia dei cittadini. Più consapevoli e responsabili nei loro acquisti e regali, in questo tempo di crisi e di neve. Disposti anche a chiudere un occhio pur di rendere felice un solo bambino, magari quello fotografato nel calendario appeso nelle nostre cucine.
E se aumentano le richieste di aiuto significa non soltanto che stanno aumentando le situazioni di disagio nel mondo ma che sta crescendo, seppure molto lentamente, un forte senso di solidarietà. Percepita o reale, lo diranno ai soci delle varie associazioni di beneficienza o a coloro che si sono iscritti alle relative newsletter i resoconti post natalizi.

La cosa però che accomuna ogni benefattore è che manca il contatto diretto con le persone che intende aiutare. Manca l'incontro fisico, la carezza o la stretta di mano, il sorriso o le lacrime. Esperienza che invece appartiene ai volontari e agli operatori sociali che fanno da mediatori tra coloro che donano e coloro che ricevono. Questa forma di assenza e di delega avviene sia per la distanza fisica sia per la mancanza di tempo ma soprattutto per la fatica nel dover affrontare e gestire un incontro imbarazzante. Molti, giustamente, vogliono rimanere anonimi, risparmiarsi la penosa scena dell'autocelebrazione di un grazie umiliante. Altri preferiscono evitare un coinvolgimento emotivo che richiederebbe ulteriore dispendio di energia e partecipazione economica per estirpare il male fin dalla radice. Infatti, è sufficiente finanziare un mese di scuola di un bambino della Sierra Leone per garantire un futuro dignitoso a lui e ai suoi fratelli? É sufficiente offrire una borsa della spesa per risolvere i problemi di una famiglia padovana schiacciata da un licenziamento?

La solidarietà a natale è fatta anche col cuore, che sguazza in mezzo ad un tremendo senso di impotenza e di ingiustizia. E attende di farsi sempre più prossima, dal bambino malnutrito al vicino di casa. Più quotidiana e vincolante, svestita di quella sporadicità che a natale ci rende tutti più ipocritamente buoni e rivestita di un maggiore impegno civico, legato soprattutto alla realtà dell'integrazione e dell'accoglienza.

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