domenica 29 maggio 2011

"La mia minigonna è il velo"


Hind Talibi, una studentessa di Scienze politiche, di origine marocchina, figlia di Ahmed Talibi, responsabile della comunità islamica di via Anelli, è stata aggredita ieri sera, in via Santa Maria Assunta, da una donna che ha tentato di strapparle il velo. Una volta ripresasi dallo choc, la ventiduenne si è recata in Questura dove ha denunciato l'episodio di intolleranza.

La giovane, che è la referente della comunità islamica femminile di Padova, stava percorrendo a piedi, con la bicicletta a mano, via Santa Maria Assunta, nelle vicinanze del cinema Porto Astra. A un tratto è stata avvicinata da una cinquantenne, italiana, che l'ha apostrofata: «Musulmana di m..., togliti questo velo. Cosa lo porti a fare, con questo caldo». (continua l'articolo)
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Ho visto il suo volto in un'intervista televisiva. Dolce, intelligente, solare. Mi ha colpito quando ha detto: "La mia minigonna è il velo. Come la minigonna è simbolo di libertà, così il mio velo è simbolo di libertà".
Allora ho capito che la libertà dipende dal grado di consapevolezza e di scelta volontaria.
Per questo una donna che indossa una minigonna può essere più schiava di una donna che indossa un velo.

1 commento:

  1. Sono pienamente d'accordo con te.
    Se è scelta volontaria lo sa solo la persona che indossa quell'abito e forse ce lo dobbiamo chiedere ogni volta che ci vestiamo.

    Resta il fatto che nessuno dovrebbe dire ad un altro/a come vestirsi.
    E' ancora forte da noi l'abitudine scorretta di invitare le donne a coprirsi le spalle e le gambe per entrare in chiesa.
    Se una persona, così com'è vestita, si sente a suo agio in pubblico, a scuola, in ufficio, all'aperto, deve sentirsi nello stesso modo in chiesa. Il sacro così concepito - separato - è un luogo di violenza e di morte.

    Cioa Cristina

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