martedì 30 dicembre 2008

ATTRAVERSAMENTO


Finisce un anno, ne inizia un altro.

Come durante un viaggio, si lascia un luogo per raggiungerne un altro.

Si lascia la sponda di un fiume per raggiungerne un'altra.

Nuovi paesaggi, nuove avventure.

Tutto quello che abbiamo è trasportato da un barca,

in balia della corrente e dell'esperienza dei conduttori.

Non serve saper nuotare. Difronte alla forza dell'acqua selvaggia,

ognuno si scopre impotente.

Non resta che fidarsi, del ragazzino con i remi in mano.

Un ragazzo mai visto prima, gestisce il passaggio.

Tutta la nostra vita è nelle sue mani,

mani giovani e robuste.

Così nei passaggi importanti della vita,

qualcuno compare e poi scompare,

e noi continuiamo a viaggiare.

Grazie.

sabato 27 dicembre 2008

IL VIAGGIO INVERSO

Difronte ai continui sbarchi a Lampedusa,
cerco di capire cosa spinge molti stranieri, in particolare africani,
a raggiungere la terra italiana.
Nonostante la crisi,
il mito della ricca Italia continua a mietere le sue vittime.
Molte fabbriche stanno chiudendo, le bollette sono sempre più care,
il cibo che mangiamo non sappiamo da dove proviene e come è stato fatto,
il traffico delle città ci provoca stress e malattie,
le relazioni sono sempre più fragili, basate sull'apparire e sugli interessi individuali.
Cosa trovano allora di tanto idilliaco
in questa nostra società?
Ultimamente, non escludo l'ipotesi di andare a vivere in Africa,
in un villaggio del Camerun o della Nigeria.
Con tutta la mia famiglia.
Ma come, se tutti vogliono venire qua!
Sogno il viaggio inverso.
Dal benessere fittizio alla povertà felice,
più umana e socializzante.
Idealista? Sognatore?
Non solo. Si tratta invece di studiare il modo migliore per vivere,
che non sempre si può comprare con il denaro
o appartiene esclusivamente alla società occidentale.
Ma come potrò spiegarglielo ai disperati che hanno attraversato il mare,
con la speranza di iniziare una nuova vita?
Non importa,
per ora l'importante è che me ne renda conto io.

sabato 20 dicembre 2008

IL FIGLIO DELLA SPERANZA


I.

L'emozione infuocava l'aria;

davanti ai tam-tam e ai tamburi muti

gli stregoni inquieti attendevano

la buona novella.

I danzatori impazienti e taciturni

attendevano la stessa buona novella:

l'Africa intera

deve mettere al mondo un figlio;

il figlio della speranza

il figlio dei sogni ancestrali

sogni divenuti incubi

sogni che come nati, sono subito morti

trafitti da lacrime di disperazione.


II.

Il mondo libero, il mondo prigioniero

la ragione

la giustizia

la libertà stessa

attendevano la nascita

con un sentimento di incredulità pesante, pesante;

questo figlio atteso così a lungo

è il figlio della debolezza disarmata

è il figlio di secoli

di umiliazione ininterrotta;

il figlio dei giorni senza sole

il figlio delle notti senza stelle

il figlio del sangue nero versato a fiumi

per niente, per un niente

dalla bestialità umana.


XIII.

Domani, Africano sarà fatto

con le nostre mani le nostre mani d'Africani

la nostra forza di domani

è la nostra debolezza di ieri

con la forza della sua debolezza

con la sua unità di granito,

l'Africa che deve essere africana

che deve essere umana

agguerrita dalle mille sofferenze

dalle mille umiliazioni,

l'Africa riprenderà la sua fiaccola

mille volte millenaria

portatrice di luce alla civiltà umana

di cui è la culla

di cui sarà la culla.


( Camara Kaba 41, poeta anti-Apartheid)


Con queste parole, scritte alcuni anni fa ma ancora molto attuali,

attendiamo il figlio della speranza.

Mandela lo è stato per il Sudafrica,

Obama potrà esserlo per l'America, ma non solo.

E per l'Italia? Per le nostre città?

Qualsiasi gemito di novità presente dentro di noi,

nei nostri progetti e nei nostri sogni,

è il Dio che nasce continuamente.

Non deleghiamo ad altri la realizzazione della nostra felicità!

Auguri.

mercoledì 17 dicembre 2008

AFRICA E LUOGHI COMUNI


Quando si parla d'Africa il pensiero corre subito alle immagini drammatiche che i telegiornali ci riportano. Dove bambini col pancione vengono ripresi con le mosche sugli occhi, o uomini armati si esercitano dentro la foresta. L'Africa non è solo questo.

Non è neppure un insieme di virus e malattie che attende con impazienza l'arrivo di bianchi occidentali per entrare nei loro corpi. L'Africa non è paura, malattie e fame. Forse fa comodo a qualche associazione presentare soltanto i difetti del continente nero per riuscire a raccogliere più fondi possibile. Ma c'è chi vorrebbe lavare i panni sporchi a casa propria!

L'Africa non è solo bei paesaggi (nella foto le cascate sul mare di Kribì - Camerun).

Non è neppure soltanto musica a qualsiasi ora del giorno e della notte. E' molto di più.

Nei villaggi la gente è ancora molto ospitale. L'ospite è sacro e non va mai trascurato nè tanto meno rifiutato. Offerte e regali sono il benvenuto e l'arrivederci. C'è chi si priva del proprio letto e del proprio cibo per accogliere bene uno straniero arrivato da lontano. Sembra un altro mondo. Non c'è diffidenza, non ci sono cancelli nè porte chiuse a chiave. Spesso però le mete turistiche più ambite rimangono la savana del Kenya o le spiaggie di Zanzibar.

Eppure la vera Africa, quella che ti lascia addosso il suo famoso male, si trova nei luoghi più semplici e quotidiani, lontani da quei luoghi comuni che l'hanno etichettata come "sottosviluppata" o "terza" rispetto ad altri mondi.

Chi verrà in Camerun ne farà diretta esperienza.

venerdì 12 dicembre 2008

VIAGGIO NELLA SAVANA


La terza settimana, ormai carichi di forti emozioni, raggiungeremo la città di Ngaounderè, a nord del Cameroun, nella savana.
Dopo alcune interminabili ore di treno, arriveremo in un luogo caratterizzato da una forte presenza di musulmani, di varie etnie. Nomadi soprattutto, che allevano mucche scheletriche senza mangimi chimici. La carne è buona, sottoforma di gustosi spiedini da consumare nei locali affumicati che sorgono lungo le strade.


Ngaounderè è un concreto esempio di città dove regna, da secoli, una convivenza pacifica tra varie etnie e religioni. Doveroso sarà incontrare l'amido, il capo religioso e politico, nella sua tradizionale dimora. E se ad un certo punto, sulle insegne delle bancarelle troverete la scritta "torno subito" non preoccupatevi! Significa che sta per iniziare la preghiera nelle moschee (nella foto), ogni fedele col suo tappettino, in religioso silenzio.


Saremo ospitati in una scuola della chiesa evangelica luterana, diretta dal pastore Martin.
Con lui visiteremo il centro delle comunicazioni sociali, dove la radio raggiunge molte zone dell'Africa centro-orientale. E l'ospedale costruito e gestito con l'aiuto di una comunità norvegese, se non sbaglio.
Confido di poter organizzare un incontro con gli universitari e/o professori per confrontarci sugli aspetti dell'interculturalità.
Di spunti per la riflessione...non ne mancheranno!

giovedì 11 dicembre 2008

VIAGGIO NELLA FORESTA


La seconda settimana entreremo nel cuore della foresta camerunense, a 350 km a nord dalla capitale Yaoundè. Dopo una giornata di tragitto, immersi nel verde della natura, arriveremo a Ngambe Tikar, ospiti da alcune famiglie di amici, conosciuti nell'estate del 2007.

Dopo aver salutato il capo del villaggio e aver ricevuto il suo benvenuto ci recheremo nelle semplici case dove pernotteremo. Sperimenteremo l'ospitalità allo stato puro, un altro ritmo di vita e le aspirazioni e domande di un gruppo di giovani africani (nella foto mentre ci sfidano a calcio). Probabilmente inizieremo assieme i lavori per la costruzione di una sede per le associazioni locali. Insieme.

Sullo sfondo due grandi compagnie di legname (una è italiana) stanno pian piano disboscando la foresta, dicendo però di rispettare alcuni criteri etici. Vedremo!

L'ospedale del villaggio, in stile occidentale, è nuovo ma vuoto, mancano strumenti e personale. Ma perchè non valorizzare anche i metodi tradizionali di guarigione? Ho paura che con l'arrivo della medicina occidentale si perdano quelle conoscenze fondamentali radicate nella cultura tradizionale. Cosa vuol dire salute e benessere?

mercoledì 10 dicembre 2008

VIAGGIO NELLE CITTA'


La prima settimana visiteremo le due città più importanti del Cameroun: Yaoundè (nella foto) e Douala. La prima è la capitale politica, dove risiede il presidente Paul Biya nella sua maestosa villa. La seconda è la capitale economica, luogo di commercio, situato lungo la costa.

Il riferimento a Yaoundè sarà la famiglia di Eliot che vive in un quartiere in prima periferia, mentre quello a Douala sarà un istituto missionario, gestito da francesi, che ospita gruppi e persone per un "turismo alternativo".

Il primo impatto con le città più grandi ci costringerà a guardare diversi colori, annusare diversi odori, camminare in mezzo alla gente. Non ci saranno monumenti particolari da visitare, poichè l'arte tradizionale africana si esprime in altri ambiti come le maschere e la scultura, la musica e la danza, il racconto orale. Noteremo comunque i frutti della colonizzazione francese.

Non ci sarà nessun pericolo, l'importante è non esibire le proprie novità tecnologiche in mezzo alla folla in movimento. Così come facciamo in qualsiasi città di un altro Paese.

lunedì 8 dicembre 2008

PROGRAMMA GENERALE

Il viaggio in Camerun si sviluppa in tre settimane.
Dal 24 luglio al 14 agosto 2009.
La prima settimana sarà vissuta nelle due città principali (Yaoundè e Douala) e lungo la costa del Golfo di Guinea (Limbe).
La seconda dentro la foresta, ospiti di alcune famiglie del villaggio di Ngambè-Tikar, con il quale desideriamo costruire insieme un progetto.
La terza al nord, nella savana di Ngaoundere, a stretto contatto con la cultura musulmana e tradizionale dei pastori nomadi.
Stiamo valutando anche la possibilità di proporre soltanto due settimane a chi avesse maggiori difficoltà a partecipare all'intero viaggio.
Incontreremo molte persone e conosceremo varie realtà. Alla fine ci faremo un'idea abbastanza completa di un Paese africano come il Camerun.
Il prossimo incontro di preparazione è previsto per Domenica 14 dicembre alle ore 16,
presso il centro Z.I.P. , via IV Strada n°3,
zona industriale di Padova.

sabato 6 dicembre 2008

VIAGGIO DENTRO LA REALTA'

Kapuscinski trascorse a Lagos anche parte del 1967, nell'appartamento che aveva affittato e del quale scrisse che "viene continuamente svaligiato". Avrebbe potuto abitare in qualche tranquillo ed esclusivo quartiere dove vivevano già europei e diplomatici, ma questo lo avrebbe tenuto lontano da quella storia che egli voleva raccontare:
"Voglio abitare in una città africana,
in una casa africana,
altrimenti come posso conoscere questa città,
questo continente?"

Tuttavia la sua passione per l'Africa gli causò non pochi problemi di salute e, dopo un lungo periodo di malattia, chiese di rientrare a Varsavia:"L'autorizzazione a rientrare in patria arrivò e da Lagos mi ritrovai direttamente in un letto dell'ospedale di via Plocka".

Ryszard Kapuscinski (1932-2007), giornalista a Varsavia, corrispondente dall'Africa per l'agenzia Pap. E' considerato un maestro del giornalismo contemporaneo

mercoledì 3 dicembre 2008

VIAGGIO E NON-VIAGGIO

La globalizzazione sembra anche impedire l'esperienza del viaggio proprio nel momento in cui pare garantirla all'ennesima potenza. L'uniformità della configurazione degli spazi e delle culture, la rapidità del movimento, l'omogeneità tendenziale dei luoghi di andata e di ritorno possono anche ridurre il viaggio a un semplice spostamento, più o meno simile allo stesso sposatamento giornaliero per recarsi al luogo di lavoro o al luogo di svago.

Ci sono viaggi che non sono dei viaggi, pur essendoli in qualche modo. Sono viaggi: c'è un partire, un arrivare, un conoscere, uno scoprire. Eppure non sono viaggi: il partire non è mai un distacco da sè; l'arrivare è un rimanere a casa propria; il conoscere non porta molto lontano rispetto a se stessi; lo scoprire rimane all'interno delle possibilità dell'io. Viaggi dell'identico nell'identico. Semplici distrazioni, divertissement. Esperienze di svago, di conoscenza. Viaggi d'istruzione. Viaggi di conquista.

Questo viaggiare pur fisico, però, non parte davvero. E' un partire senza distacco. Si tratta di viaggi della conferma di sè. Occasioni della conferma. Viaggi di occupazioni.

(tratto da "Filosofia del viaggio" di Franco Riva, Città Aperta Edizioni)

E perchè non paragonare le esperienze forti della nostra vita ad un viaggio?
Dove si parte e ci si stacca di una parte di sè...
Naturale potatura, per un maggior raccolto.

martedì 2 dicembre 2008

VIAGGIO E CONSUMISMO

C'è anche un consumismo di esperienze di vita.
Sempre più persone sono alla ricerca di esperienze forti,
di emozioni e sentimenti nuovi.
E si trovano ad accumulare viaggi, attività, servizi.
Il consumismo del fare è una grande minaccia alla qualità dell'azione,
perchè non permette di coglierne la profondità e, di conseguenza,
conferire intelligenza a ciò che si è compiuto.
La quantità del fare è senza dubbio il cancro dell'azione profetica,
ossia quell'azione che rivela il cuore dell'umanità
e l'essenza dell'impegno etico.

(tratto da "La giustizia. Nuovo volto della pace", di Adriano Sella, Editrice Monti)

Un viaggio ben preparato,
sudato nel raccimolare i soldi per il biglietto,
sognato e desiderato da tempo,
permette di essere gustato fino in fondo.
Un viaggio senza pubblicità,
dove nessuno costringe nessuno,
dove ogni presenza è un dono.
Buon lavoro!

lunedì 1 dicembre 2008

VIAGGIO E PAURE

Se dovessi mettermi nei panni di chi, per la prima volta,
vorrebbe intrapprendere un viaggio in Africa,
mi farei molte domande. Tra curiosità e paure.
Dove andrò? Cosa farò? Riuscirò a cavarmela? Perchè voglio partire?
Inoltre, aggiungendo le preoccupazioni di genitori, amici e parenti, continuerei...
perchè proprio in Africa? Con tutte le malattie che ci sono!
Sequestri e atti terroristici. Miseria allo stato puro.
Non ci sono forse posti più belli, economici e interessanti da visitare?
Domande lecite, paure giustificate, risposte da costruire...

Per ogni viaggio importante, occorre prepararsi.
Valige, mappa, soldi... ma soprattutto motivazioni, domande, sogni.

Le paure più forti hanno a che fare con la nostra storia,
dalla gestione del cambiamento all'esperienza dell'autonomia,
dall'incontro con l'altro e il diverso al senso del tempo e dello spazio.

Domande lecite, paure giustificate, risposte da costruire...
L'Africa può diventare una grande palestra,
dove esercitarsi nell'arte della Verità,
con se stessi e con gli altri.

venerdì 28 novembre 2008

VIAGGIO "ANTI-MISSIONARIO"

L'incontro dell'Europa con le altre culture, quelle africane, quelle cosidette precolombiane e quelle asiatiche è caratterizzato dalla pretesa "missione civilizzatrice" dell'Europa.
Secondo me, questa nozione andrebbe insegnata nelle scuole, analizzata e approfondita perchè è molto ricca di insegnamento sulla qualità, la natura, l'essenza dei rapporti che l'Europa ha sviluppato con le altre culture.
La missione civilizzatrice costituisce quello che Rudyard Kipling chiama "the bundle of the white man", il "fardello dell'uomo bianco", il quale, consapevole della sua quasi congenita e innata superiorità, si prende la briga di civilizzare, di acculturare, di evangelizzare gli altri popoli che egli considera immersi nel buio della barbarie.

(Jean Lèonard Touadì, primo parlamentare africano della Repubblica italiana)

E' difficile accettare che non siamo i migliori,
che la nostra cultura non è la migliore,
che non dobbiamo solamente insegnare, aiutare, portare.
Il viaggio anti-missionario è un viaggio che rispetta questa
convinzione: nessuno è talmente povero da non poter donare,
e nessuno è talmente ricco da non poter ricevere.

giovedì 27 novembre 2008

VIAGGIO E CAMMINO RELIGIOSO

Io credo che spesso l'incontro tra religioni diverse abbia bisogno della distruzione del credo dell'una e dell'altra, altrimenti non ci si incontrerà, ci si farà la guerra, come è sempre stato fatto: quante guerre in nome di Dio! Non si contano più!

Anche andare in mezzo a un altro popolo ad aiutare i poveri, curare ammalati, lavorare per gli altri...è molto pericoloso se fatto in nome di Dio.
Il cammino religioso è semplicemente l'abbandono del mio "io".

Ogni credente che entra in un'azione con l'obiettivo di convertire gli altri rischia di condannare al martirio non se stesso, ma coloro che crederanno; saranno proprio le persone diventate credenti che daranno la vita per il missionario; non sarà il missionario a dare la vita per loro.
In molti paesi del mondo, i missionari erano chiamati "uomini bianchi venuti dal mare per rubare", perchè erano al seguito dei colonizzatori.

(di Arrigo Chieregatti, tratto da Interculture n.9, Città Aperta Edizioni)

Non è facile "togliersi i sandali" nella terra sacra dell'altro.
Spesso vi entriamo come elefanti o carriarmati. Da ego-isti.
Viaggiare con delicatezza, senza pregiudizi o continui paragoni,
ci permette di incontrare l'altro, così per quello che è.
E più incontriamo l'altro, più incontriamo noi stessi.

martedì 25 novembre 2008

AFRICA E COMUN DENOMINATORE

Si obietterà che l'Africa non esiste,
che esistono più di cinquanta diversi paesi e un infinitamente maggior numero di tribù.
E' pur vero.
Ma a me è sempre parso che ci sia un comun denominatore,
che si tratti dell'altopiano etiopico e dei ghetti del Sudafrica,
della foresta ghanese o della savana orientale,
dei Masai o degli Ibo.
E' questo universale camminare,
questo primo rispondere con le gambe e con i piedi
alla scarsità, alla mancanza di mezzi, alla ineguaglianza della sorte,
alle sfavorite condizioni di partenza.
Un mondo povero,
che ha sempre destato l'umiliante indifferenza dei benpensanti;
ma capace di impartire una lezione magistrale
a chiunque la sorte dovesse mettere un dì nelle sue stesse condizioni.
Una lezione su come trasformare la precarietà in ricchezza
e la sopravvivenza in arte.
Una lezione fatta di tanti capitoli.

(tratto da "AFRICA reportages" di Pietro Veronese, Editori Laterza)

Camminare non è perder tempo.
Siamo sempre di fretta!
Camminare più spesso può riequilibrare i nostri ritmi frenetici,
camminare e pensare, progettare e guardare.
Camminare e incontrare.

domenica 23 novembre 2008

VIAGGIO E PELLEGRINAGGIO

La domanda sui confini del mondo, la curiosità sulla diversità culturale e religiosa, il rapporto con le differenti organizzazioni di vita, individuale e collettiva, hanno da sempre stimolato l'allontanamento da sè e l'incontro con l'altro. Ma l'incontro con l'Altro nella forma di un viaggio, di un pellegrinaggio, accomuna anche le grandi culture religiose, che si strutturano intorno a viaggi rituali: il monte sacro, la città sacra, il fiume sacro, il territorio sacro. Induismo e buddismo, cristianesimo e islamismo, religioni locali e religioni universali prescrivono il pellegrinaggio come forma religiosa del viaggio verso un'alterità assoluta, verso una divinità, grazie alla quale soltanto si torna con la conferma della propria identità e con la restituzione alla propria apparteneza.
(Franco Riva, Filosofia del viaggio, Città Aperta Edizioni, pag 8)

Un viaggio in Africa come un pellegrinaggio a Santiago de Compostela.
Camminare, camminare, camminare.
Ecco cosa si vede mentre il pulmino ci trasporta da un villaggio all'altro:
persone camminare. Sopra la testa ceste di frutta e verdura. Lungo il ciglio di una strada quasi asfaltata. Le buche fanno da dossi. E i bambini ne approffittano per vendere qualche banana.
E' la ritualità della strada.

mercoledì 19 novembre 2008

LE VERE PRIGIONI

Vivere una sola vita,
in una sola città,
in un solo paese,
in un solo universo,
vivere in un solo mondo
è prigione.

Amare un solo amico,
un solo padre,
una sola madre,
una sola famiglia,
amare una sola persona
è prigione.

Conoscere una sola lingua,
un solo lavoro,
un solo costume,
una sola civiltà
conoscere una sola logica
è prigione.

Avere un solo corpo,
un solo pensiero,
una sola conoscenza,
una sola essenza,
avere un solo essere
è prigione.

Nkjock Ngana
poeta del Camerun