domenica 28 giugno 2009

DIETRO LE SPALLE

Dietro le spalle
le raffinerie di petrolio.
Dietro la pelle nera
l'oro nero.
Sulla barca molte reti e pochi pesci.
Pochi per noi, abbastanza per loro.
Sulle cisterne molto denaro e poca giustizia.
Molto per noi, poca per loro.
Due uomini nudi
pescatori di giornata.
Penetrano il mare con i remi
con forza e naturalezza.
Il sole tramonta,
la terra li aspetta,
la tavola imbadita di pesce fresco arrostito
con baton di manioca e platano bollito.
E il fumo continua a salire verso il cielo.




( pescatori di Limbè - Camerun)

mercoledì 24 giugno 2009

LA CHIESA CATTOLICA IN CAMERUN

Sono appena tornato da un viaggio in Camerun. Della visita del papa non rimane che la sua foto assieme al presidente Paul Biya appesa sulla vetrina di qualche edicola della capitale. Due capi di stato a confronto, sbiaditi dalla forte umidità. Mentre passeggio noto ancora la loro immagine stampata sulle stoffe che le donne africane usano per creare i coloratissimi vestiti tradizionali. Mi presento come italiano e subito un tale, cattolico osservante, mi chiede un poster di Benedetto XVI, da appendere nell'ufficio della sua fanta-associazione. Mi accorgo infatti che si tratta di un bugiardo, un ciarlatano che prova ad intenerire il cuore degli occidentali per ricevere fondi per la sua associazione che non c'è. Lo evito ma non gli nego il poster desiderato.
Ho un amico in Camerun, si chiama Etienne ed è parroco di Ombessa, una cittadina di qualche migliaio di abitanti. É stato il primo camerunense ad aiutarmi gratuitamente, quando nel 2007 un imprevisto mi aveva obbligato a chiedere aiuto. Mi ospitò nella sua canonica assieme ad un gruppo di giovani padovani. Da allora ci manteniamo in contatto.
Gli spiego la situazione in Italia, parrocchia del papa, le difficoltà che incontrano i movimenti di riforma e chiedo a lui di raccontarmi la situazione dei preti in Camerun. Mi risponde senza mezzi termini: «Credevo che in Italia, "Paese sviluppato", ci fosse più democrazia all'interno della Chiesa cattolica! Qui i vescovi non possono alzare la voce su alcune questioni come il celibato obbligatorio dei preti altrimenti perderebbero i finanziamenti che arrivano dal Nord del mondo. Comunque la maggior parte dei vescovi, e non solo dei preti, ha moglie e figli, ma non lo dichiara pubblicamente. E spesso sono i preti più bravi a lasciare il ministero!»
Parla in generale, fatica a condividere con me la sua situazione personale. Ma riesco ad intravvedere qualcosa, oltre le parole. É dispiaciuto per l'improvviso spostamento di una giovane suora con la quale collabora. Sono una squadra, li vedo, li sento. Sono belli e mi fanno tenerezza. Lei lo chiama "padre" e lui "sorella", anche in privato?
Organizza un incontro con gli adolescenti della parrocchia. Francesco, un mio compagno di viaggio, rivolge loro la classica domanda: “Qual è il vostro sogno?” Su 20 partecipanti 5 ragazzi vogliono diventare preti e una ragazzina suora. Incredibile! Le vocazioni non sembrano essere in crisi, lì dove l'ordinazione sacerdotale ti garantisce una bella casa con la televisione, un automobile seminuova e una cuoca discreta. Proprio in questi giorni un altro mio compagno di ordinazione ha comunicato al vescovo Mattiazzo di lasciare il ministero ufficiale. Non crede nell'obbedienza al vescovo, nel celibato obbligatorio, nella presunzione dell'istituzione cattolica. Dunque tra non molto avremo in Italia un clero composto quasi interamente da giovanotti africani e indiani. Giocheranno a fare i preti in cambio di uno stipendio in grado di mantenere tutta la loro famiglia d'origine. E li chiamiamo sottosviluppati?!

domenica 21 giugno 2009

IL CREDO DI FREI BETTO


Credo nel Dio liberato dal Vaticano e da tutte le religioni esistenti e che esisteranno.
Il Dio che è antecedente a tutti i battesimi, pre-esistente ai sacramenti e che và oltre tutte le dottrine religiose.
Libero dai teologi, si dirama gratuitamente nel cuore di tutti, credenti e atei, buoni e cattivi, di quelli che si credono salvati e di quelli che si credono figli della perdizione, e anche di quelli che sono indifferenti al mistero di ciò che sarà dopo la morte.
Credo nel Dio che non ha religione...

(nella foto: arcobaleno sopra il cielo di Ngabè-Tikar, Camerun)

ROBERT VACHON DALL'IIM

Ho ricevuto una bellissima lettera da Robert Vachon, co-fondatore dell'Intercultural Institute of Montreal, che si congratula con me per il libro "Bianco e nera" che gli ho inviato tramite Kalpana.

"As I receved the book I devoured it in one hour. Then I read the book again more slowly. Now I am meditating it even more slowly.
You should know that the title means a lot to me and so does its content. Congratulations on your courage and perspicaty! I am with you 100%. And I feel your suffering and joy. It is a great book and should be translated in many languages. It has great depth and is very inspiring. Congratulations to both of you!"

Verso la fine Robert mi chiede di approfondire le radici culturali di Kate, la sua famiglia africana, i suoi ancestri. Perchè - sostiene- che non si può comprendere Kate senza conoscere la sua famiglia e la sua storia. "No Kate without her family and ancestors!!!"

Grazie Robert, è un'osservazione interessante, fatta da un appassionato di interculturalità, che mi rimanda alla sorgente. Il prossimo viaggio in Africa, in Nigeria, mi aiuterà a incontrare e conoscere la famiglia di Fidelia.

DIO HA SCONFESSATO LA TORRE DI BABELE

Commentando l'undicesimo capitolo della Genesi, Panikkar afferma che a Babele Dio ha sconfessato il tentativo di creare la grande torre che unificasse le varie tribù: "...il Signore... non sembra ben disposto verso simili imprese umane e, una volta ancora, li disperde su tutta la terra...". E Panikkar si chiede: "Che cosa accadrebbe se noi semplicemente smettessimo di affannarci a costruire questa tremenda torre unitaria? Che cosa, se invece dovessimo rimanere nelle nostre belle piccole capanne e case e focolari domestici e cupole e incominciassimo a costruire sentieri di comunicazione (invece che solo di trasporto), che potrebbero col tempo convertirsi in vie di comunione, fra diverse tribù, stili di vita, religioni, filosofie, colori, razze e tutto il resto?"

Il fondamento filosofico del pluralismo risiede nel pluralismo della realtà: la verità esiste, ma non è unica nel senso in cui noi l'intendiamo, perchè l'uomo non la esaurisce e non ne ha il monopolio.

(tratto da "Raimon Panikkar, L'altro come esperienza di rivelazione, L'altrapagina, 2008)

L'UMANITA'

-Che cosa l'ha sorpreso di più dell'umanità?

"Gli uomini: perchè perdono la salute per fare soldi e poi perdono i soldi per recuperare la salute; perchè pensano tanto ansiosamente al futuro che dimenticano di vivere il presente in tale maniera che non riescono a vivere nè il presente e nè il futuro; perchè vivono come se non dovessero morire mai e perchè muoiono come se non avessero mai vissuto".

(Dalai Lama)

giovedì 18 giugno 2009

PADOVA AL BALLOTTAGGIO

Domenica 21 e lunedì 22 giugno i residenti nel comune di Padova verranno chiamati nuovamente alle urne per votare il loro sindaco. Zanonato o Marin.
I dibattiti televisivi si sono concentrati sul tema della sicurezza legata all'immigrazione. Certo non si potrà accusare la giunta Zanonato di essere stata leggera con i delinquenti!
Io mi preoccupo piuttosto della mentalità che si sta creando. Mi fa paura il clima di sospetto, di violenza fisica e verbale, di discriminazione verso tutto ciò che è straniero.
Riporto il racconto di una mia carissima amica che si è trovata dentro ad una scena incredibile. Non voglio che la mia città sia una prigione nè un cimitero, nè un oasi di gente ordinata e indifferente o un grande centro commerciale.
Gli stranieri che frequento hanno apprezzato Zanonato, e riconoscono tanti diritti e agevolazioni che l'attuale amministrazione ha offerto agli immigrati. Non mancano aspetti da migliorare, per una distribuzione equa e giusta delle risorse, ma la nostra città è un buon esempio di città multietnica, vivibile e attiva. A parte episodi come quello sotto riportato!

Ieri pomeriggio sono andata in un parco all'arcella con un amico africano e siccome c'erano tutte le panchine al sole ci siamo seduti sull'erba. Ce la stavamo raccontando, quando arrivano un uomo ed una donna, seguiti da tre bimbi. I due adulti, con arroganza, ci dicono che non possiamo stare lì, perchè è un parco giochi. E poi mi chiedono immediatamente se io sono rumena. Chissà che film si erano fatti nella loro piccola testolina?

Io ho risposto che ero italiana ed ho chiesto dove c'era scritto che noi non potevamo stare lì, allora hanno iniziato a dire, che no noi potevamo rimanere nel parco ma almeno dovevamo sederci su una panchina e non fare cose sporche. Quando fin a quel momento non avevamo fatto altro che parlare!!!!

Cavolo, più ci penso a tutta la dinamica e più mi fa incazzare, se avessi risposto che sì, sono rumena, avrebbe fatto qualche differenza? E se il mio amico fosse stato italiano, ci avrebbero parlato allo stesso modo? Non lo so, fatto sta che siamo ridotti proprio male, se ora è vietato anche sedere nell'erba di un parco.

E poi quei tre bimbi avevano già la faccia da inquisitori, come gli adulti, anche loro nel ruolo di vigilantes. Il problema è che sono vigilantes di che cosa????

erika

mercoledì 17 giugno 2009

MONOGAMIA O POLIGAMIA?


Durante la celebrazione del matrimonio di Narcisse e Emilie presso il municipio di un quartiere della capitale del Camerun, Yaoundè, il sindaco (donna) chiede allo sposo se vuole essere monogamo o poligamo, se vuole cioè sposare una sola donna oppure più di una. Credo che questo succeda in molti stati africani, non soltanto in quelli musulmani.
La domanda mi spiazza: mi sembra lontana anni luce dalla mia realtà culturale... comunque la rispetto.

Narcisse "ha scelto" di essere monogamo, per la gioia di sua moglie. L'unica nota negativa è che la scelta spetta all'uomo, mentre dovrebbe essere il frutto di una decisione di coppia.

Sullo sfondo la foto di Paul Biya, 26 anni al potere. Recentemente ha accolto il Papa durante la visita in Camerun. Ha fatto la sua comparsa, anche se di solito risiede in Svizzera, lontano dalla sua gente e dai suoi problemi.

SIAMO TORNATI (SANI E SALVI!)


(foto di gruppo assieme agli amici del villaggio di Ngambè-Tikar)

Ci vorrà qualche giorno prima di abituarci di nuovo ai ritmi occidentali, alle strade asfaltate e alla pelle bianca.
Oggi in fabbrica ho chiesto ad un collega italiano se poteva sostituirmi cinque minuti per andare ai servizi, e lui mi ha risposto "Non è un mio problema!" Subito la mia mente è tornata in Africa, a Yaoundè, quando un altro mio collega camerunese mi ha ospitato a casa sua cedendomi il suo letto e dormendo per terra.

Ci vorrà qualche giorno prima di renderci conto che la nostra super organizzazione crea distacco, e spesso indifferenza.

Intanto lasciamo parlare le foto, le stoffe che abbiamo acquistato nel quartiere musulmano della capitale, gli oggetti artigianali e la terra rossa appiccicata sui pantaloni chiari. Ci vorrà qualche lavaggio prima di toglierla dai nostri vestiti.
E se non si toglierà più dai nostri ricordi: il mal d'Africa ci avrà contagiato.