sabato 24 dicembre 2011

E' ancora natale

Finchè facciamo nascere dei bambini,

finchè abbiamo dei sogni,

finchè le cose più importanti non si possono comprare...

allora è ancora natale


Auguri

Federico

lunedì 12 dicembre 2011

Lo sciopero unitario e gli impiegati indifferenti

La muraglia umana e il prezzo della dignità

Con il presidio delle portinerie alla Carraro di Campodarsego FIM e FIOM si sono riunite: otto ore di sciopero per tutti, operai e impiegati. Contro la manovra Monti (e Berlusconi) che colpisce i soliti noti. Ladri di bistecche e caramelle, famiglie monoreddito, insomma lavoratori dipendenti e pensionati.
Una muraglia umana per impedire, in forma non violenta, che qualcuno entri dentro l'officina. Mentre l'adesione degli operai è stata totale, quella degli impiegati è stata parziale. Ci siamo trovati a dover bloccare e discutere con giovani impiegati che volevano raggiungere i loro uffici, fregandosene della nostra presenza. "A questo sciopero non ci credo", "ho molto lavoro da fare" ed altre le scuse che accompagnavano il loro dissenso a questa forma di protesta che i nostri padri hanno utilizzato per ottenere quei diritti di cui noi ora beneficiamo.
Con quale faccia scavalcavano il nostro grido di giustizia, per noi e per loro?

Le uniche armi che approvo io sono nobili e incruente: lo sciopero e il voto.
don Lorenzo Milani - Lettera ai cappellani militari

mercoledì 7 dicembre 2011

I soldi sono del diavolo?

Pubblico questo articolo dell'amico Marco Politi, che pone il problema dei privilegi del Vaticano. E' forse accettabile che alcune strutture, utilizzate per il culto e per la carità (il vescovo di Padova li definisce "prontosoccorso dei comuni") vengano esentate da Ici, ma la maggior parte hanno altre funzioni. Inoltre ci sono molte altre ingiustizie che hanno già fatto perdere la fede degli italiani nella Chiesa...

La Chiesa non fa sacrifici
La Chiesa si autoesenta, sacrifici mai. Resta attaccata ai suoi privilegi, ma è prodiga di consigli sull’equità della manovra. È da agosto che l’opinione pubblica aspetta dalla Cei un segnale di disponibilità ad aiutare lo Stato a ripianare il suo debito colossale. In tempi passati i vescovi fondevano l’oro dei sacri calici per sostenere la difesa di un regno invaso. Ora che il nemico finanziario è molto più subdolo e spietato, non succede nulla. Dalla gerarchia non è giunto il più piccolo segnale di “rinuncia”. Solo la dichiarazione del Segretario di Stato Vaticano, Tarcisio Bertone, che ha affermato: “Il problema dell’Ici è un problema particolare, da studiare e approfondire”. Eppure quello che pensano gli italiani è chiarissimo. Sono contrari all’esenzione dell’Ici, sono contrari a spolpare le casse dello Stato ai danni della scuola pubblica, perché credono al principio costituzionale che chi fonda una scuola privata la paga con i propri soldi. Soprattutto gli italiani sono convinti a grande maggioranza che la Chiesa predica bene e razzola male. Vedere per credere l’indagine del professor Garelli sulla “Religione all’italiana”.

Quando si parla di soldi, la gerarchia ecclesiastica si rifugia subito nel vittimismo, accusa complotti da parte dei nemici della Chiesa, si attacca a errori di conteggio sbagliati per qualche dettaglio o di chi mette sullo stesso piano la Cei (organismo nazionale) e il Vaticano, realtà internazionale. Nessuno trascura l’aiuto sistematico che è venuto in questi anni alle fasce più povere da parrocchie, episcopato e organizzazioni come la Caritas o Sant’Egidio. Ma ora è il momento di gesti straordinari e di uno sfoltimento di privilegi come avviene in tutto il Paese. Ci sono fatti molto precisi su cui la gerarchia non ha mai dato risposta e che costituiscono privilegi inaccettabili specialmente nella drammatica situazione economica attraversata dal Paese. Ne elenchiamo alcuni, che indignano egualmente credenti e diversamente credenti.

Non limitare l’esenzione Ici agli edifici strettamente di culto è un’evasione fiscale legalizzata. L’attuale sistema di conteggio dell’ 8 per mille è truffaldino perché non tiene conto del fatto che quasi due terzi dei contribuenti – non mettendo la crocetta sulla dichiarazione delle tasse – intendono lasciare i soldi allo Stato. In Spagna, dove è stato a suo tempo copiato il sistema italiano, si conteggiano giustamente soltanto i “voti espressi”. In Germania il finanziamento alle chiese luterana e cattolica avviene con una “tassa ecclesiastica” che grava direttamente sul cittadino. Se il contribuente non vuole, si cancella.

L’attuale sistema dell’ 8 per mille è uscito fuori controllo. Doveva garantire una somma più o meno equivalente alla vecchia “congrua” data dallo Stato ai sacerdoti, ma essendo agganciata all’Irpef la somma che il bilancio statale passa alla Cei è cresciuta a dismisura. Nel 1989 la Chiesa prendeva 406 miliardi di lire all’anno, oggi il miliardo di euro che incassa equivale a quasi 2.000 miliardi di lire. Cinque volte di più! L’ 8 per mille è stato pensato (ed è approvato come principio dalla maggioranza degli italiani) per finanziare il clero in cura d’anime e l’edilizia di culto in primo luogo. Ciò nonostante la Chiesa si fa pagare ancora una volta a parte i cappellani nelle forze armate, nella polizia, negli ospedali, nelle carceri, persino nei cimiteri. Si tratta di decine di milioni di euro. Nessuno ignora quanti splendidi preti siano impegnati specialmente nelle prigioni, ma è il sistema del pagamento aggiuntivo che non è accettabile. Lo stesso vale per le decine di milioni aggiuntivi versati dallo Stato, dalle regioni e dai comuni per l’edilizia di culto, che è già coperta dall’ 8 per mille.

Per non parlare dei milioni di euro elargiti ogni anno attraverso la famigerata “Legge mancia”. Invitando a uno stile di vita più sobrio per la festa di Sant’Ambrogio in Milano, il cardinale Scola afferma che con gli anni si è stravolto il concetto di “diritti”. In un clima di benessere e “senza fare i conti con le risorse veramente disponibili si sono avanzate pretese eccessive in termini di diritti nei confronti dello Stato”. Verissimo. C’è da aggiungere che anche la Chiesa ha partecipato alla gara. Non è bastato che gli insegnanti di Religione venissero stipendiati dallo Stato, si è preteso che da personale extra-ruolo venissero anche statalizzati.

Contemporaneamente si è iniziato a mungere le casse statali per finanziare le scuole cattoliche. Altrove in Europa lo fanno, ma non c’è l’ 8 per mille. È l’ingordigia nel ricorso ai fondi statali che spaventa.
Quanto al Vaticano, i Trattati lateranensi garantiscono ad esempio un adeguato fornimento d’acqua al territorio papale. Non è prepotenza il rifiuto di contribuire allo smaltimento delle acque sporche? Costa all’Italia 4 milioni di euro l’anno. Cifra su cifra ci sono centinaia di milioni che possono essere risparmiati.
Il premier Monti può fare tre cose subito. Decretare che, come accade in Germania e altri Paesi, i finanziamenti statali vanno solo a enti che pubblicano il bilancio integrale di patrimoni e redditi: così gli italiani e lo Stato conosceranno il patrimonio delle diocesi. Limitare l’esenzione dell’Ici esclusivamente agli edifici di culto. Attivare la commissione paritetica prevista dall’art. 49 della legge istitutiva dell’ 8 per mille per rivedere la somma del gettito. Sarebbe molto europeo.

Da Il Fatto Quotidiano, 7 dicembre 2011

lunedì 5 dicembre 2011

Col bollettino parrocchiale...un parroco si espone

Pubblico la lettera che un parroco della periferia di Padova, don Franco Scarmoncin, ha inserito sul bollettino parrocchiale di domenica scorsa.

LETTERA IMMAGINARIA
2° parte


Cari politici di destra e di sinistra, ora avete alcuni mesi davanti con il nuovo Governo Monti e tutti ci auguriamo che facciate quanto non avete fatto in 20 anni di vita parlamentare; poi dimettetevi in massa e sparite.
Mi auguro che fintanto rimarrete in Parlamento, spero ancora per poco, troviate l'intesa per approvare in fretta:
- la riduzione del numero dei voi parlamentari... metà almeno di voi possono tornarsene a casa, vi abbiamo già fin troppo mantenuti gratis.
- Il taglio dei vostri stipendi a cinque mila euro mensili, fin da subito; via ogni emolumento, prebenda, servizi gratuiti, ecc... se non vi bastano cinque mila euro, statevene a casa.
- L'eliminazione delle guardie del corpo per voi politici; se avete paura... non entrate in politica e fate un altro mestiere.
- La legge per ridurre a due legislature la vostra permanenza in Parlamento; poi tornate a lavorare come tutti;
- il rifiuto della "legge mancia" di 150 milioni di euro, inserita in quest'ultima finanziaria, per interventi da eseguire nei vostri rispettivi collegi elettorali. Noi cittadini stiamo tirando la cinghia e voi non vi vergognate di assegnarvi un "premio" di buona uscita per assicurarvi il collegio elettorale. Ma non vi vergognate della vostra spudoratezza?!
- Eliminazione dalle liste elettorali di personaggi inquisiti o sotto inchiesta.
- La patrimoniale del 5% sui capitali, liquidi e solidi, (Chiesa compresa) per quanti possiedono case, barche al mare, alberghi, industrie, ecc.
- La lotta agli evasori fiscali, che non sono tra i poveri, ma piuttosto tra gli imprenditori, gli industriali, manager della finanza, tra i commercianti, tra i liberi professionisti, gli iscritti all'albo professionale di medici, avvocati, architetti, notai, banchieri, ecc... Cercate tra quel 10% di popolazione che possiede l'80% della ricchezza nazionale; non tassate sempre i poveri cristi di operai e pensionati, solo perchè sono in tanti...
- L'introduzione dell'ICI , tolta stupidamente per scopi elettorali, impedendo così ai Comuni di continuare a fornirci i servizi di cui abbiamo necessità.
- Il taglio drastico delle spese militari: fermate la guerra, restituite agli americani i 130 aerei supersonici costati 30 miliardi di euro; i generali restituiscano le 19 Maserati blindate regalate da quell'incompetente di La Russa.
- L'eliminazione di tutte le auto blindate; usate le vostre auto, come facciamo tutti noi. Se avete paura che qualche arrabbiato vi possa accoppare, non fate i politici o i magistrati e statevene a casa vostra.
- La possibilità di rintracciare i percorsi monetari oltre le 200 euro.
- La soppressione di ogni sussidio all'editoria; i giornali devono mantenersi da soli; se non ce la fanno... è segno che non sono interessanti o dicono fesserie non meritevoli di essere lette.
- Un tetto massimo per gli stipendi, pensioni e liquidazioni da lavoro. Certe liquidazioni sono uno scandalo !
- L'impedimento all'accumulo di incarichi ministeriali e governativi. Non siete in grado di fare bene neppure un lavoro, immaginarsi se ne potete fare due !
- Il varo di una legge che impedisca di entrare in politica chi ha patrimoni consistenti (neppure il sindaco di paese); può fare politica solamente chi non possiede aziende o interessi da difendere.
- La revisione dell'attuale legge elettorale che toglie ai cittadini la possibilità di scegliere liberamente i propri rappresentanti e lascia mano libera alle segreterie di partito.
- Un limite di sbarramento (es. 4%) ad ogni partito per entrare in Parlamento.
- Il blocco per ogni "mercato delle vacche": che un parlamentare non possa passare da un partito ad un altro; se non condivide più la linea del sua partito se ne va a casa.
- L'obbligo della buona educazione per i personaggi pubblici. Noi pretendiamo che quanti ci rappresentano, nelle loro apparizioni alla TV, siano più seri ed educati. Se i politici desiderano essere considerati "onorevoli", devono comportarsi come tali: dito medio alzato, barzellette, parolacce, litigi, calci, rutti e compagnia bella... sono roba da ragazzi maleducati, giovani allo sbando e ubriaconi da osteria !
- La soppressione delle Province.
- La Revisione del Codice civile e penale... Se lavorate 15 ore in tre mesi e la settimana si chiude al giovedì pomeriggio è evidente che riuscirete a combinare ben poco.
- La Revisione del sistema giudiziario. I processi devono venire celebrati entro un anno dalla denuncia; una volta aperto il procedimento giudiziario, questo non deve subire interruzioni o rinvii. Ci deve essere un limite anche per gli azzecca-garbugli e per le furbizie dei mafiosi.
E chi viene condannato (già primo grado di giudizio) sconta la pena per intero, senza condoni o premi buona condotta.
- La riforma delle norme sul lavoro e favorire la possibilità di impiego per i giovani. Se non avete idee di come favorire il lavoro ai giovani... o ridare spazio all'economia e alle imprese: chiedete aiuto a gente preparata: agricoltori, operai, artigiani, a qualche industriale o imprenditore, forse questa gente vi può suggerire qualche idea. Bisogna essere anche umili e chiedere consiglio quando da soli non si arriva a nulla.
- Il part-time nel lavoro;
- la pensione minima a tutti i cittadini, di almeno 1000 euro mensili;
- una politica seria a favore della famiglia: aiutare le famiglie con agevolazioni nel lavoro, assegni famigliari, esenzioni da spese mediche e scolastiche, ecc...
- L'eliminazione di ogni tipo di pubblicità nelle televisioni pubbliche statali, o si toglie il canone.Inoltre è necessario sottrarre la TV all'ingerenza dei partiti.

Di tutto questo, che è la mia aspirazione e credo di tutti i cittadini, non avete fatto praticamente nulla in questi 20 ultimi anni, al di là di parole, promesse, furbate, chiacchiere: "noi siamo il partito del fare", "noi siamo il partito dell'amore"... "in tre mesi sistemeremo tutto"... "ghe pensi mi", ecc....
Vergognatevi e chiedete scusa a tutti gli italiani (tutti voi politici di destra e di sinistra...); non sarà sufficiente, ma almeno capiremo che avete ancora una coscienza e siccome siamo "buoni e comprensivi", qualcuno potrà anche perdonarvi il male che ci avete fatto.


In fede
don franco

domenica 4 dicembre 2011

Un bel regalo


Alberto Maggi
Versetti pericolosi
"Neppure io ti condanno"



«Alberto Maggi è il frate più simpatico e più pericoloso che io conosca. Dolce e ribelle allo stesso tempo, conosce a memoria la Bibbia e la interpreta sempre a servizio della giustizia, mai del potere. Per questo dà parecchio fastidio a qualcuno, ed è la gioia di molti. Le frasi di Alberto non sono semplici parole, ma pugni e sorrisi, a seconda. Quello che è sicuro, è che lasciano sempre il segno, come dimostra il grande seguito di lettori appassionati in tutta Italia».
Vito Mancuso

Versetti pericolosi è un libro dirompente e illuminante che racconta la figura di Gesù Cristo come mai è stata raccontata.

Maggi va ben oltre la tesi secondo cui la Chiesa avrebbe frainteso le parole di Gesù, mostrando piuttosto come il suo messaggio rivoluzionario, lo scandalo della misericordia da lui annunciata e praticata, non sia stato capito, né ben visto già dai suoi discepoli e dalle prime comunità cristiane. Fin dall’inizio, infatti, l’immagine di un Dio-Amore presentata da Gesù sconcertò i suoi contemporanei e fece scandalo. Con acribia e sapienza, Maggi ci conduce lungo il vangelo di Luca: un viaggio capace di stravolgere il modo comune di guardare alle cose. Seppur la forza di Gesù fosse proprio quella di amare tutti, peccatori ed emarginati in primis, sorde alle sue parole le prime comunità cristiane preferirono censurarlo e bandirono quindi il brano ritenuto più scandaloso di tutti: il perdono di Gesù alla donna adultera. Questi Versetti pericolosi, tratti dal vangelo di Luca e censurati dai primi cristiani, furono inseriti soltanto in un secondo momento, dopo secoli di ostracismo, nel vangelo di Giovanni.

Alberto Maggi, frate dell’Ordine dei Servi di Maria, ha studiato nelle Pontificie Facoltà Teologiche “Marianum” e “Gregoriana” (Roma) e all’“École Biblique et Archéologique française” di Gerusalemme. Direttore del Centro Studi Biblici “G. Vannucci” a Montefano, ha pubblicato tra gli altri: Roba da preti, Nostra Signora degli Eretici, Come leggere il vangelo (e non perdere la fede), Parabole come pietre.

A Padova gli immigrati scelgono i loro rappresentanti























Un passo verso il diritto di cittadinanza

Per molti l'iniziativa promossa dal comune di Padova e dal sindaco Zanonato doveva essere inutile. Pareva che ai cittadini "extracomunitari" non interessasse far sentire la loro voce! E invece in massa si sono riversati nei pressi della Fiera per votare i loro rappresentanti. Un successo che vuole dirci una cosa molto importante: ci sono uomini e donne che vivono e che lavorano... che vogliono essere qualcuno per questa società! La “Commissione per la rappresentanza dei cittadini stranieri” potrà presentare proposte proprie o esprimere pareri su quelle all’esame dei vari organismi che governano il Comune. Il Presidente o il Vice Presidente della Commissione parteciperà infatti al Consiglio comunale, mentre suoi membri delegati prenderanno parte ai lavori delle Commissioni Consiliari e dei Consigli di Quartiere.

Leggi i risultati!

Ha vinto un cinese, il proprietario di un ristorante. Candidandosi da solo, ha fatto riversare su di lui tutti i voti del popolo cinese residente a Padova. Questa vittoria ha soddisfatto uno di quei leghisti che vorrebbero gli immigrati copie identiche di noi veneti... La sfida sarà piuttosto mettere nelle mani di un cittadino immigrato la rappresentanza di tutte le comunità straniere presenti sul territorio.

Padova ci ha provato, ora tocca agli altri comuni. La multiculturalità dovuta all'immigrazione non è una minaccia da eliminare ma un fatto storico, una realtà da accogliere e da gestire nel miglior modo possibile.

martedì 25 ottobre 2011

Il futuro delle comunità cristiane di base


Il 23 ottobre è morto don Enzo Mazzi, fondatore della comunità cristiana di base dell'Isolotto a Firenze. Da non confondere con il don Mazzi (Antonio) che compare sempre nella tv commerciale.

"L’Isolotto fu l’incontro di preti non assimilati al sistema con una popolazione sradicata da altri luoghi che si ritrovò ad iniziare una vita in un quartiere in cui si doveva ricominciare da zero. Una realtà urbanistica sociologica assolutamente originaria che rese possibile ai suoi abitanti di organizzarsi e strutturarsi autonomamente."


Morto un papa, se ne fa un altro. Morto un fondatore non se ne fa un altro! Un carisma non si può programmare. Morto don Mazzi, quale sarà il futuro della comunità di base dell'Isolotto? Nei prossimi anni moriranno anche altri fondatori ultrasettantenni di comunità e movimenti di base che, ispirati dal Vaticano II e dal '68, hanno lottato per una Chiesa altra. E dopo? Se le comunità moriranno o si istituzionalizzeranno, a cosa saranno servite disobbedienze, digiuni, manifestazioni e martiri?

Ecco il passaggio epocale: dal leader carismatico alla comunità profetica. O all'indifferenza e all'appiattimento totale. E' qui la sfida.
Saranno le comunità, i gruppi, le famiglie a costruire una cultura che permetterà di continuare la lotta per una Chiesa altra. Ognuno sarà responsabile delle proprie scelte e contribuirà nel suo piccolo a creare mentalità.

mercoledì 12 ottobre 2011

Paternità negata e riconosciuta

Ora si volta pagina


Il Mattino di Padova di oggi ha pubblicato un mio articolo sull'esito della vicenda che ha tenuto nel dubbio molte persone, in questi ultimi mesi. Nel frattempo il forum Manda un messaggio di sostegno si è arricchito di commenti profondi e intelligenti. Ha instaurato anche un rapporto con la madre del bambino di Spoladore. In certi post si è rivelata, confidata e sfogata.
Ora, con la sentenza del giudice del Tribunale dei Minori, si è voltata pagina. Ma un'altra è pronta per essere scritta. Quella che riguarda il riavvicinamento di un padre nei confronti del figlio, e viceversa. Quella di un uomo che decide di imparare a fare il padre, fino in fondo. Aldilà degli assegni di mantenimento!


Amici di don Paolo, aiutatelo!

di Federico Bollettin

Il tribunale degli uomini ha giudicato un uomo di Dio. La Verità ha vinto. La madre ha ottenuto giustizia. Il padre spirituale di folle è il padre biologico di un bambino di nove anni.

E adesso? Cambierà qualcosa? Mi risuona il ritornello del suo canto più famoso: soffierà, soffierà il vento forte della vita, soffierà sulle vele e le gonfierà di te… Ora che i dubbi sono stati spazzati via, chi dubita ancora dovrebbe allora dubitare della propria paternità o filiazione. Di tutto.

Banali e inutili i soliti dibattiti su celibato dei preti e castità, ormai Padova è la città dei preti innamorati e dei preti papà e la Curia non organizza nessun incontro per affrontare seriamente la questione.

Non è nemmeno il momento di esultare per l’esito di una sentenza sofferta, senza vincitori né vinti. Problematico sarebbe infine il silenzio e l’indifferenza delle centinaia di persone che continuano a frequentare i corsi del donPa, o che lentamente si stanno riversando in gruppi caratterizzati dal medesimo stile.

Mi rivolgo agli amici e alle amiche di Paolo: non abbandonatelo! Per un attimo guardatelo come uomo, semplicemente come uno di noi, con le sue difficoltà e le sue responsabilità. Ci saranno due, tre persone, particolarmente vicine a lui, che gli vogliono veramente bene e che lo possono aiutare?

Lo so, la risposta non è scontata, ma per ora è l’unica strada. Non sarò di certo io o il vescovo o i suoi fans che potranno farlo. Si tratta di accompagnarlo lungo un percorso di riavvicinamento al proprio figlio e al proprio essere padre. Riavvicinamento graduale, non imposto, ma certamente liberante. Per il suo bene e per il bene di tutte quelle persone che hanno trovato e continuano a trovare vantaggi e benessere dalla sua attività.

Proprio stasera, a meno che l’incontro non sia saltato, Paolo Spoladore terrà un corso su come spirito, mente e corpo parlano e comunicano tra di loro. Sul sito ki-ta.org si trovano le indicazioni: ore 20, Centro Il Bel Pastore, Santa Maria di Sala (VE).

Se qualcuno alzerà la mano e gli chiederà spiegazioni, ma soprattutto se qualcuno in privato lo farà riflettere, allora il corso sulla comunicazione avrà davvero dato i suoi frutti!

(da Il Mattino di Padova del 12 ottobre 2011)

lunedì 3 ottobre 2011

Francesco e basta



Santo? No, grazie.

Francesco come avrebbe potuto scrivere e imporre una legge mentre con tutta la sua vita non faceva che testimoniare ed esaltare la gratuità e la libertà dello spirito?

Perchè le cose diventavano preziose solo nel momento in cui erano spogliate della loro utilità. Solo allora apparivano nel loro splendore.

Poni di dare ai poveri tutto quello che hai. Quanti ne potrai soccorrere? Ne potrai aiutare di più con la tua povertà che con le tue ricchezze. Starsene indifferenti di fronte alla sofferenza, di fronte alla povertà: ecco dove è il vero peccato.

La Chiesa è una istituzione. E ogni istituzione per esistere, per restare nella storia, ha bisogno di regolamenti, ha bisogno di norme e di leggi. Francesco dice che la Chiesa deve essere soltanto testimone del vangelo. Se c'è una regola, ci sarà un ordine. Ci saranno dei conventi. Ci saranno degli orari. Ci sarà chi comanda e chi obbedisce. E ciò vuol dire uccidere Francesco.

(tratto da "M. BERTIN, Francesco, Città aperta edizioni")

martedì 20 settembre 2011

Imparare dalle esperienze

Tanti corsi, troppi!
Mi è appena arrivata una mail con la proposta di un corso su come gestire i conflitti, organizzato dal Centro Italiano Sviluppo Psicologia. Non è il primo che organizza questo tipo di corsi. Ormai sono diffusissimi a tutti i livelli e per tutte le categorie sociali. Appena ho letto le domande su cui si fonda il corso, mi è sorta questa breve riflessione.
Qualche anno fa, quando non esistevano questi corsi, le risposte alle domande che riporto sotto venivano trovate attraverso l'esperienza. Come dire no? Dicendo semplicemente no. Punto. Come fare le richieste? Facendo un primo tentativo. Un secondo. Un terzo. Fino ad imparare a fare delle richieste. Tutto qui. L'esperienza, fatta di tentativi, di fallimenti e di passi in avanti, era l'unica scuola, l'unico corso. In più vi erano i consigli degli amici, più o meno saggi.
Adesso sembra che per imparare qualcosa bisogna fare il corso. E se non ho successo è colpa del corso o di chi l'ha tenuto!
In effetti il corso in esame non ha molte pretese, perchè dice di offrire parole, contenuti, idee... è la vita poi il vero campo dell'esperienza!

Di cosa parliamo?
Come dire di no

Come difendersi dagli aggressivi

Come fare le richieste

Come gestire i rapporti conflittuali

Come fare e ricevere i complimenti

Come fare le critiche costruttive

Come usare la comunicazione non verbale

Come reagire alle critiche

Come reagire alle persone che insistono

martedì 13 settembre 2011

Matrimoni gay, tra profezia e cattolicesimo

Il fatto
Don Franco Barbero benedice l'amore di una coppia di donne in un agriturismo sui colli Euganei. Il quotidiano locale di Padova ne riporta la notizia ma l'ufficio stampa della Curia fa le sue "precisazioni". Nasce infine una lettera aperta di don Franco rivolta al vescovo di Padova che, come al solito, andrà nel dimenticatoio!


La reazione
Il matrimonio cristiano è un'altra cosa

In riferimento alla notizia pubblicata sul Mattino di Padova di martedì 6 settembre (pag. 14) in nome di un corretto uso dei termini e per evitare facili fraintendimenti su una materia tanto delicata quanto basilare per la vita sociale e per la vita cristiana, si precisa che l’unione fra due donne di cui si parla nell’articolo, non si può definire né tanto meno ha la valenza di matrimonio in senso cristiano. Nulla togliendo, infatti, al rispetto per la dignità delle persone e all’esistenza di un affetto tra due persone anche dello stesso sesso, l’amore sponsale rimanda all’amore biblicamente definito come unione tra un uomo e una donna.

Pertanto quello riferito dall’articolo, per la Chiesa, è in primo luogo un atto invalido, in quanto non si è celebrato il sacramento del matrimonio, che prevede il consenso tra un uomo e una donna battezzati, e inoltre è un atto illecito in quanto Franco Barbero risulta essere dimesso dallo stato clericale e come tale non è annoverato nella Chiesa tra i ministri ordinati, non può celebrare l’Eucaristia e gli altri sacramenti, né assumere incarichi propri dei chierici o attribuirsi titoli sacerdotali e portare abiti ecclesiastici.

Ufficio stampa Diocesi di Padova

Padova, 6 settembre 2011

Il confronto
Caro vescovo,
sabato 4 settembre ho benedetto le nozze di due donne omosessuali sui Colli Euganei. E' stata una celebrazione partecipata nella quale ho incontrato persone attente e disponibili ad accogliere il messaggio di Gesù di Nazaret. Con sorpresa ho letto una bella cronaca sul mattino di Padova e poi il suo comunicato. Ciò che un vescovo può dire rispetto alle persone omosessuali, si sa già prima che lui apra la bocca; ma io voglio solo proporle due riflessioni.

Come può dichiarare invalido questo atto quando la sua validità non dipende né da lei né da me, ma dalla realtà del dono che Dio ha accordato a queste due donne? E se imparassimo a scoprire i mille modi in cui Dio fa scorrere l'amore in tutte le arterie del mondo? Il rischio è quello di ripetere regole ecclesiastiche che la scienza e l'esegesi storico-crtitica hanno sepolto da decenni. Dio non si ferma alle mappe della nostra Chiesa.

Ma, signor vescovo, io le chiedo di partecipare a questa gioia. Voglio dirle che ormai milioni di gay e lesbiche vivono senza contraddizione l'esperienza di fede e l'esperienza dell'amore omosessuale, in tutta pace, sotto il sorriso di Dio. E' davvero un tempo nuovo, un tempo di grazia: sono cristiani e cristiane adulti/e, che finalmente non hanno più bisogno di chiedere permesso. Ne incontro a decine di migliaia. Per me come prete -tale sono da48 anni e tale resto- questa è una constatazione che mi allarga il cuore. Davvero il Vangelo libera, responsabilizza, fa crescere, alimenta l'amore. Perchè lei non partecipa a questa gioia nel vedere che esistono questi cristiani e cristiane usciti/e dalla minore età? Si tratta di discepoli del nazareno più autonomi, meno pastorizzati, più felici di essere ciò che sono e più capaci di assumere la responsabilità di un amore profondo e fedele.

Le esprimo queste riflessioni in evidente ed aperto dissenso, con rispetto e con viva cordialità.

don Franco

13 settembre 2011

venerdì 9 settembre 2011

Io e Dio



Mancuso: il primato della coscienza contro la chiesa dell'obbedienza

di Gustavo Zagrebelsky in “la Repubblica” del 9 settembre 2011

Su questo libro non mancheranno discussioni e polemiche. Che sia ignorato è impossibile, se non altro perché esprime intelligenza e sensibilità che è di molti nel mondo cattolico, più di quanti si palesino. Le sue tesi si sviluppano dall’interno del messaggio cristiano, della “buona novella”. Vito Mancuso, che tenacemente si professa cattolico, cerca il confronto, un confronto non facile. Lui si considera “dentro”; ma l’ortodossia lo colloca “fuori”. Tutto si svolge con rispetto, ma l’accusa mossa al discorso ch’egli va svolgendo da tempo è radicale. La sua sarebbe, negli esiti, una teologia confortevole e consolatoria, segno di tempi permissivi, relativisti e ostili alle durezze della verità cristiana; nelle premesse, sarebbe la riproposizione di un, nella storia del cristianesimo, mai sopito spirito gnostico. Uno “gnostico à la page”?
Il motivo conduttore del libro Io e Dio (Garzanti) è il primato della coscienza e dell’autenticità sulla gerarchia e sulla tradizione, nei discorsi sul “divino”. Siamo nel campo della “teologia fondamentale”, cioè dell’atteggiamento verso a ciò che chiamiamo Dio e delle “vie” e dei mezzi per conoscerlo: in breve, delle ragioni a priori della fede religiosa. Ma, la teologia fondamentale è la base di ogni altra teologia. La teologia morale, in particolare, riguarda l’agire giusto, ovunque la presenza di Dio possa essere rilevante: la politica, l’economia, la cultura, il tempo libero, l’amore e la sessualità, la scienza… La teologia aspira alla totalità della vita. Si comprende così la portata del rovesciamento, dall’autorità che vincola alla coscienza che libera. Quella di Mancuso vuole essere, tanto nel conoscere quanto nell’agire, una teologia liberante, non opprimente. Le sue categorie non sono il divieto, il peccato e la pena, ma la libertà, la responsabilità e la felicità. Sullo sfondo, non c’è il terrore dell’inferno ma la chiamata alla vita buona.

(leggi tutto)

mercoledì 31 agosto 2011

Gli appelli e la laicità

Una lettera di Paolo Rabassini a proposito degli appelli come quello di Alex Zanotelli.

Salve,
ho ricevuto l'appello di Alex Zanotelli tramite un'amica. L'ho firmato perché lo condivido pienamente. Però sento di fare alcuni appunti, non solo su questo, ma su altri analogi appelli fatti da cattolici definiti "di strada" che, pur non essendo credente, apprezzo moltissimo. Infatti essi si richiamano sempre a certi valori accreditandoli sempre e solo ai credenti, soprattutto cattolici, come se questi valori fossero una loro prerogativa esclusiva. Cioè non parlano mai di valori universali che dovrebbero appartenere a tutti. In loro, mi dispiace dirlo, manca una vera laicità, quella laicità che spesso possiamo trovare in quei laici aperti a tutte le culture. Nello specifico dell’appello, fra l’altro, ho trovato una grossa falsità: - non è il “Vangelo di Gesù” che ha inventato la strada della “non violenza”, ma questa è stata cercata e concretizzata da soggetti appartenenti a culture e religioni diverse. [...]

(leggi tutto l'articolo)

Dalla base... si può!

In attesa dello sciopero generale indetto (in forma solitaria) dalla CGIL ma che contesta gli stessi punti che contestano gli altri sindacati confederali, si sta muovendo qualcosa, grazie ad una pressione insistente che parte dalla base, nella speranza che si riesca a fare qualcosa insieme anche tra sindacati. Come hanno fatto i sindaci dei nostri comuni, dandoci una bella lezione! Quando si tratta di manovre inique e ingiuste, i colori e le ideologie slittano in secondo piano.
Ecco la lettera di un delegato FIM-CISL della Carraro di Campodarsego, che sottolinea il disagio reale e che vuole dare voce ai malesseri e alle richieste degli operai.


Voglio portare anch'io una mia piccola riflessione.
In fabbrica rappresento 180 iscritti FIM.
Sono tanti? Sono pochi? Non lo so, quello che so è che faccio una fatica bestiale a mantenerli iscritti.
Forse qualcuno lo ha dimenticato, ma attualmente è più facile perdere una tessera che farla!
Sono questi NOSTRI ISCRITTI che mi chiedono di fare sciopero contro una manovra che tocca sempre e solo noi miseri operai.
Quando leggono che la CISL non sciopera perchè “veniamo da una brutta crisi e che questa crisi non è passata...” mi vengono a dire:
“MAURO, IO VOGLIO SCIOPERARE, PERCHE' NON SONO QUESTE OTTO ORE IN CUI NON SCIOPERO CHE MI FANNO RICCO, MA SONO LE ORE IN CUI STO A GUARDARE STO GOVERNO CHE MI DERUBA A FARMI DIVENTARE POVERO!”
Dulcis in fundo, con lo stravolgimento della manovra fatta ieri sera con l'attacco di nuovo alle pensioni, stamattina me ne hanno dette di tutti i colori.
La CISL cerca martiri o delegati?
Paradosso dei paradossi, la FIOM mi ricorda le parole di Bonanni e Angeletti alla nostra ultima manifestazione di giugno: “LA PROSSIMA VOLTA SARA' SCIOPERO!”.
Ripeto, sono adulto e vaccinato e so difendermi... ma mi sto incazzando.

Mauro Gallato, delegato FIM Carraro DriveTech

Minacce per l'accoglienza

Succede in una parrocchia della Bassa padovana, Borgoforte, guidata da don Daniele Marangon. Riporto la lettera che alcuni parrocchiani (anonimi ma non troppo, vista la scrittura!) hanno appeso nella struttura dove sono stati ospitati cinque profughi.

«Caro don Daniele, core voci in arivo profughi in patronato. Noi citadini siamo contrari, se dovese avenire in due tre persone siamo decise di incendiare il patronato con profughi dentro».

(leggi l'articolo da Il Mattino di Padova)

Esprimo chiaramente tutta la mia solidarietà al parroco e soffro nel vedere tanto odio proprio all'interno di comunità che si definiscono "cristiane"!

martedì 30 agosto 2011

Si può perdonare un genitore che ti abbandona?

Riprendo alcune frasi di un articolo di Manila Alfano e che riguarda il fondatore di Apple, Steve Jobs, e il suo rapporto con il padre che lo abbandonò dalla nascita.
Riguarda però in generale tutti quei padri che abbandonano e quei figli che non perdonano, oppure quei padri che si accorgono in tempo dell'errore fatto e recuperano il rapporto.


Può un padre tornare a chiedere di un figlio 56 anni dopo? John Jandali oggi ha 80 anni e vorrebbe tanto rincontrare suo figlio. «Prima che sia troppo tardi». Ma fino ad ora è rimasto nell’ombra, mai una telefonata, una lettera. Niente. Poi Jandali ha visto le foto di questo figlio dimenticato che oggi appare così malato e ha avuto paura. Suo figlio è Steve Jobs, geniale e ricchissimo fondatore di Apple, quello che ha inventato l’iPhone, l’iPod, l’iPad e che, a 56 anni, si sta spegnendo per un tumore. John, padre pentito e spaventato, cerca di infilarsi almeno per i titoli di coda. Sta a Steve l’ultima decisione, la sfida più difficile: il grande manager e il suo passato che torna come un fantasma, un incubo.

«Vivo nella speranza che prima che sia troppo tardi mi cercherà - dice Jandali -. Anche solo per bere un caffè, farebbe di me un uomo molto felice». [...]

Era giugno 2005 quando Steve Jobs aveva appena commosso centinaia di studenti dell’Università di Stanford. Lui era stato invitato come ospite d’onore, doveva parlare del futuro e per farlo scelse di raccontare il suo passato di bambino abbandonato. «Nella mia vita ho mollato tutto. È una storia che è iniziata prima che nascessi». [...]

«Siate affamati, siate folli. Guardate sempre avanti, dovete avere pazienza e non arrendervi», incitava lui da quel palchetto. I ragazzi erano lì a guardarlo con occhi spalancati pieni di ammirazione. «Credete sempre in qualcosa e alla fine guardandovi indietro scoprirete che la vita è fatta di puntini che si sono uniti». Ma John Jandali non è mai rientrato nella costellazione di Steve. Un bambino abbandonato è diverso dagli altri, e il rifiuto se lo porta addosso per tutta la vita. È così che il caos diventa destino, una fede da dimostrare agli altri che diventa successo sfacciato e geniale da sbattere in faccia anche a quel Jandali che non ti ha mai cercato, neppure quando avevi assoldato un investigatore per ritrovarlo.
Oggi probabilmente quella voglia di ricucire è passata. Forse è davvero tardi. C’è la malattia, i giorni da spendere con chi ti è stato vicino. «Se potessi tornare indietro cambierei molte cose», assicura Jandali.

(leggi tutto)

giovedì 25 agosto 2011

Commercianti come contadini

Annata buona per il vino! Quest'anno la vendemmia viene anticipata, a causa della siccità, ma i grappoli d'uva non hanno subito i danni dei soliti temporali estivi.

Il mestiere del contadino è sempre stato un mestiere condizionato dalle leggi e dagli interventi misteriosi della natura.
Ogni raccolto è sempre stato ed è tuttora imprevedibile: basta una grandinata per rovinare un'intero vigneto e compromettere la vendemmia. Il contadino vive da sempre questa precarietà, non è una novità.
Negli ultimi anni qualcuno credeva di seminare certezze, ma per fortuna anche il mercato è condizionato dalle sue stesse leggi incalcolabili. Quando si crea un mostro bisogna prevedere che non sempre si può domare!
Ecco che il mondo trova un suo equilibrio, così anche i commercianti devono accettare lo stile dei contadini. Sai quando il banco è pieno ma non sai quando e se venderai.

L'elogio della bicicletta




Un libro di Ivan Illich

Tutto cominciò con il cuscinetto a sfere, l’invenzione della seconda metà dell’Ottocento grazie alla quale tanto l’automobile quanto la bicicletta diventano possibili. E lo diventano in contemporanea, dunque è falso pensare alla bicicletta come a qualcosa di arretrato e di preindustriale, quasi un ritorno all’età della pietra! A un dato momento si apre un bivio di portata storica: da una parte la strada che conduce a una maggiore libertà nell’equità, dall’altra l’illusione di una maggiore velocità progressivamente paralizzante. Rispettivamente: il mondo della bicicletta e quello dell’automobile.

E’ Ivan Illich a sottolineare questo passaggio cruciale dell’umana evoluzione nel saggio Elogio della bicicletta, finalmente tradotto in Italia da Bollati Boringhieri a oltre trent’anni dalla stesura originale. Il testo, nonostante i cambiamenti socioeconomici e culturali e i decenni trascorsi, è di un’attualità straordinaria, tanto più che Illich aveva visto bene verso dove la società dell’automobile ci avrebbe portato.

La sua è un’analisi scientifica, lucida, che nulla concede al sentimentalismo, e forse sta proprio qui la sua forza. I motivi che ci devono spingere a cambiare direzione sono razionali e oggettivi e hanno una loro forza necessitante.

Illich parte dal dato che la nostra è una società energivora, che di energia si ingozza fino a soffocarne. Ora, il problema è stabilire la soglia energetica oltre la quale si arriverebbe al collasso: si tratta però di un compito politico, di quella che lui definisce una “controricerca”.

La distinzione fondamentale da cui partire è quella che passa tra trasporto e transito: il primo ha a che fare con la logica del valore di scambio e del monopolio radicale da parte del capitale industriale, mentre il secondo è prodotto dal lavoro ed è essenzialmente valore d’uso. Il trasporto, che tende a marginalizzare, fino a distruggerlo, il transito diventa progressivamente per gli individui un fattore alienante: “il passeggero che consente a vivere in un mondo monopolizzato dal trasporto diventa un angosciato e forzato consumatore di distanze delle quali non può decidere né la forma né la lunghezza”. L’alienazione arriva a tal punto che “incontrarsi” significa per lui essere collegati dai veicoli (si pensi a quanto oggi ciò sia vero anche sul fronte della comunicazione: l’invio di messaggi digitali è la nuova frontiera dell’alienazione dei corpi…).

Illich si spinge fino a dare una lettura “di classe” della deformazione spaziotemporale del movimento: dimmi a che velocità vai e ti dirò chi sei! Traduciamo nel presente e otteniamo: dimmi quant’è grosso il tuo Suv…

Vi è poi la questione dell’ostruzione del traffico da parte del trasporto (saturazione fisica e ambientale, piramide di circuiti inaccessibili, espropriazione del tempo in nome della velocità) e, connessa a ciò, la determinazione della velocità-limite entro la quale il trasporto potrebbe favorire il transito: Illich non esclude che entro quel limite vi potrebbe essere un importante fattore di ausiliarietà (l’ipotesi è quella di una velocità di punta di 40 km/orari!).

Illich conclude la sua analisi individuando tre modelli di mobilità nell’odierno scenario globale: società sottoattrezzate, che cioè non garantiscono il diritto all’automobilità dei cittadini nemmeno alla velocità della bicicletta; società sovraindustrializzate dove vige il dominio dell’industria del trasporto; ma tertium datur: “c’è posto per il mondo dell’efficacia post-industriale [...] per un mondo di maturità tecnologica”, che cioè vada verso la duplice liberazione dall’opulenza e dalla carenza, che sposti l’asse dal trasporto al transito, dal monopolio alla libertà, che operi una “ristrutturazione sociale dello spazio che faccia continuamente sentire a ognuno che il centro del mondo è proprio lì dove egli sta, cammina e vive”. Ma ciò, di nuovo, non è oggetto di deduzione, quanto piuttosto di decisione politica: la rotta da prendere non è segnata sulle carte!

Il testo in lingua originale, intitolato Energie, vitesse et justice sociale, dovrebbe essere consultabile sul sito della casa editrice http://www.bollatiboringhieri.it sotto la voce Incipit (fino ad oggi ho provato, ma non è ancora disponibile).

In coda al volume vi è anche un piccolo saggio dell’antropologo Franco La Cecla, intitolato Per una critica delle automobili, sferzante e quantomai efficace, dove viene fatto il punto trent’anni dopo il testo di Illich.

Ivan Illich (1926-2002) è stato un filosofo, storico, antropologo e teologo tra i più eretici e interessanti del ’900. Tra le sue opere, tradotte in italiano: Descolarizzare la società (Mondadori 1972), Il genere e il sesso. Per una critica storica dell’uguaglianza (Mondadori 1984), Nemesi medica. L’espropriazione della salute (Bruno Mondadori 2004).

mercoledì 17 agosto 2011

Zero delle mie tasse al Papa!

E' lo slogan delle varie associazioni laiche che sono scese in campo durante la Giornata Mondiale della Gioventù a Madrid organizzata dalla Chiesa Cattolica Romana e presieduta dal papa Ratzinger.
L'evento internazionale, che si ripete da anni, si sta celebrando in una Spagna colpita fortemente dalla crisi e che contesta le spese per la manifestazione.
Da Padova son partiti cinquanta preti con 1300 giovani della diocesi.
E' bello sapere che è possibile esprimere liberamente il proprio pensiero in uno stato laico come la Spagna. Gesù è stato un laico e lo stato (il Vaticano) che per eccellenza si fonda sul messaggio di Gesù dovrebbe essere uno stato laico.
I fondamentalismi sono ormai antistorici ma presenti e pericolosi. Riconfermo il mio impegno per una pacifica convivenza tra persone e comunità di differenti culture e religioni.


domenica 7 agosto 2011

Un saggio padre ultra 80enne

La lettera del padre ultra 80enne di Annapaola Concia, deputata del Pd, in occasione delle sue nozze con Ricarda a Francoforte.
Quello che esprime e che anch'io ho sperimentato sulla mia pelle è che ci sono scelte autentiche d'amore che devono affrontare l'intolleranza e l'odio.


"Cara Ricarda ed Annapaola,
Solo voi potete sapere quanto è stato duro, difficile ed anche doloroso arrivare a questo giorno di felicità.
Purtroppo io non sarò con voi ma ci saranno fratelli e nipoti che vi faranno sentire l'affetto che meritate.
Già da domani tornerete ad affrontare l'intolleranza e in qualche caso addirittura l'odio per chi ha fatto una scelta di amore. Un amore diverso ma non per questo meno intenso e meno puro.

Ho oltre 80 anni e neanche per me è stato facile capire ed accettare fino in fondo. Ma quello che voglio dirci è né a me né ad altri che dovete rendere conto, ma solo l'una all'altra. Perché il diritto di amarvi è scritto più in cielo che in terra. In paradiso i matrimoni non ci sono ma l'amore si.

Benvenuta tra noi Ricarda. Per me sarai una figlia, sorella degli altri miei figli e come loro ti amerò.
Paola voglio ringraziarti per avermi donato ancora a questa mia tarda età la voglia di ribellarmi all'ingiustizia.

Auguri Papà".

lunedì 1 agosto 2011

Una ragazza di Benin City da non dimenticare


Maris Davis,
ti fa male ricordare,
ma adesso che sei in cielo,
la tua storia
è per non dimenticare.



Da piccola, alla periferia di Benin City, sognavo che il papà la smettesse di maltrattare mamma che era la sua seconda moglie. In Nigeria anche oggi è permessa la poligamia. La mamma sopportava tutto pur di farci mangiare…9 tra fratelli e sorelle, 5 dalla moglie uno e 4 dalla moglie due, e mia madre (moglie due) doveva provvedere a tutti, anche ai figli non suoi.
Un Angelo, la nonna materna, mi ha portato via da quell’inferno. Se non fosse stato per lei avrei subìto l’odiosa pratica dell’infibulazione (taglio del clitoride) anch’io come le mie sorelle. Questa grande donna mi ha fatto studiare pagando i miei studi fino al diploma (in Nigeria si paga anche per andare alla scuola dell’obbligo).
Finiti gli studi sognavo l’Europa, e allora mio padre, per farmi contenta, mi ha “VENDUTA” in cambio di pochi dollari a dei “signori eleganti” e ben vestiti che mi hanno fatto arrivare in Italia 1995 Prima città Torino, e quei “signori eleganti” mi presero a forza e, alla presenza della mia prima madame, mi violentarono (ripetutamente per tre giorni di seguito), mi dissero che dovevo imparare il mestiere. Non avevo ancora compiuto i miei 21 anni.

1995–1997: Mi fa male ricordare. Davanti al mio marciapiede c’era sempre la “coda”, ero giovane e carina, e ho imparato l’italiano quasi subito, non bene come adesso, ma mi facevo capire. Quando la “madame” intuiva che mi ero fatta troppi amici italiani, mi “vendevano” ad un altro gruppo di nigeriani eleganti che mi portavano in un’altra città… e così io dovevo iniziare da capo a ricostruirmi le mie amicizie. Il debito che dovevo pagare a “quei signori” era di 60 mila dollari (un’enormità).
Quindi da Torino a Verona, poi a Padova ed infine a Udine. Ero stanca e depressa, non mi interessava più nulla se loro minacciavano la mia famiglia in Nigeria, non mi interessava più nulla della mia vita…

1997: I clienti mi parlavano spesso della Caritas e di altre organizzazioni (tipo Don Benzi). Volevo morire, ma prima di morire io, volevo farla pagare a quei bastardi… dopo appena tre giorni che ero a Udine chiesi ad un “bravo cliente” se sapeva dov’era la Caritas, e così mi accompagnò in via Treppo.
La dolcezza di una signora, la bontà di una poliziotta, e alcune connazionali che ho trovato lì, mi convinsero a denunciare tutte le madame e tutti quei“signori eleganti”. E’ stata una settimana straziante perché mi hanno fatto ricordare tutto, con tutti i numeri della rubrica del mio cellulare (per la maggior parte clienti) messi sotto controllo.

1997-1999: Ho vissuto in una così detta Casa Protetta assieme ad altre ragazze, quasi tutte albanesi. Ma subito alla Caritas hanno visto che ero diplomata e che avrei potuto frequentare l’Università. Mi fecero avere i documenti e mi iscrissero sotto falso nome: Chantal Blessing Dana. Così diventai Chantal B. Dana, nome a me particolarmente caro. Per due anni ho frequentato la facoltà di Informatica, senza saltare un esame, come qualsiasi altra studentessa modello. Nessuno dei miei compagni di studi ha mai sospettato del mio passato, ero solo una ragazza nigeriana che era venuta a studiare in Italia. Il mio Permesso di Soggiorno non era stato rilasciato perché avevo collaborato con la giustizia, ma semplicemente per “Studio”.
All’inizio del 1999 conobbi un signore sulla quarantina, friulano, che si era appena separato dalla moglie e che viveva solo. Io però non ne volevo più sapere di uomini, lui sapeva tutto di me perché faceva volontariato proprio alla Caritas, e per me aveva un’attenzione particolare e così ci scambiammo il numero telefonico, e qualche volta abbiamo passato anche bei momenti insieme (a parlare).

Maggio 1999: Un giorno, come tutte le mattine di quella primavera, ero sull’autobus che mi avrebbe portata al polo universitario dei Rizzi. Scesi alla solita fermata in via Cotonificio e mentre camminavo una macchina si affiancò a me, e senza che potessi gridare o chiedere aiuto mi ritrovai dentro sul sedile posteriore… Mi legarono mani e piedi, e mi misero un cappuccio in testa… La mafia nigeriana mi aveva ritrovata… Il giorno dopo ero già a Girona, in Spagna. Anche adesso mi sto chiedendo come abbiamo fatto, io credo qualche mia confidenza di troppo con amiche nigeriane che, magariper soldi, mi hanno tradita.
Quello che so è che in quel momento ero ripiombata all’inferno. I miei documenti italiani stracciati con rabbia davanti ai miei occhi, il mio cellulare buttato violentemente contro il muro della stanza in cui ero rinchiusa, tutte le mie cose (vestiti, scarpe, ricordi, foto, ecc…), tutte le mie amicizie, tutto ancora in Italia, in quel momento non mi era rimasto nulla, solo le botte di “quei signori” e le mie lacrime.

1999–2003: Non voglio ricordare, ma… La differenza con l’Italia, è stata quella che in Spagna, anziché la strada, c’erano i night club, le feste private, le case dei clienti, e così via… e poi anche le donne, i filmini, mi facevano fare le cose più odiose perché sapevano che in Italia avevo fatto delle denunce. Non potevo uscire in strada (sola), ma dovevo lavorare esclusivamente in posti chiusi… dove ero più facilmente controllata. Ogni santo giorno avrei voluto morire, ma ogni santo giorno vedevo “una luce”, quella luce è stata la mia speranza per 4 anni.
Da Tenerife a Ibiza, da Valencia a Barcellona, ed infine Madrid. Purtroppo ero molto richiesta, ero stanca e depressa ma nessuno, dico nessun cliente ha avuto mai pietà di me. Alla fine del 2003, ero la controfigura di me stessa, sempre ammalata e febbricitante, ero ridotta ad uno straccio che avrebbe voluto chiudere gli occhi… per sempre!
E così un giorno “quei bastardi” mi dissero che il mio debito era pagato, e mi abbandonarono al mio destino. Così mal messa ormai non servivo più ai loro scopi, ero diventata un peso anche per loro. All’improvviso mi sono ritrovata senza un posto per dormire, senza documenti validi, ma solo una valigia dove c’era tutta la mia vita e 700 euro che ero riuscita a nascondere per me.
Per fortuna una mano misericordiosa (un’amica) mi ospitò nella sua camera che aveva in affitto presso una famiglia di nigeriani ad Alcalà de Henares (una trentina di km. da Madrid).

2004: … ero depressa, stavo giorni e giorni chiusa in quella cameretta a dormire o a guardare fisso il soffitto. Mio padre era mancato due anni prima, ma ormai avevo interrotto anche i rapporti con la mamma, i miei fratelli e le mie sorelle in Nigeria.
Venne l’estate, e comprai una macchina da cucire di seconda mano, ricordandomi che da ragazza avevo imparato a fare i vestiti e a rammendare. Un giorno, frugando tra le poche cose della mia valigia, trovai una piccola agenda di qualche anno prima nella quale era ancora annotato un numero di cellulare italiano e a fianco di quel numero c’era un nome: Florindo. Acquistai 5 euro di credito e chiamai quel numero e con mia grande sorpresa qualcuno rispose, era proprio lui che grazie a Dio aveva mantenuto lo stesso numero per tutti quegli anni. Quella luce che vedevo così lontana (la Speranza), da quel giorno iniziò a cambiare direzione e si avvicinava sempre di più il Sogno di tornare a vivere per davvero.
Ci sentivamo anche due o tre volte al giorno, iniziai a sorridere, a uscire, ripresi ad andare in Chiesa, e soprattutto ripresi i contatti con la mia famiglia in Nigeria.
Il 15 agosto di quell’anno alle 9 di mattina Florindo mi chiamò e mi disse: “Sono appena partito da Udine, domani mattina presto conto di essere a Madrid, tieniti pronta”. Duemila chilometri in macchina da solo, 23 ore di guida quasi senza dormire, una pazzia fatta solo per me.
Il primo incontro fu proprio alla Stazione di Atocha. In ottobre Florindo ritornò (questa volta in aereo) e affittò un appartamento tutto per me, all’attico di un condominio di 5 piani. Era nuovo e grandissimo, tre camere, tripli servizi, soggiorno, cucina e due terrazze immense e anche la piscina comune in giardino. Tutto per me… ma non mi sono dimenticata di quella mano misericordiosa, quell’amica che mi ospitò quando non avevo nulla… e la invitai a vivere con me nella nuova casa.

2004–2006: Quasi tre anni che sono serviti per ricostruire tutti i miei documenti …, anni nei quali ho però subito un intervento chirurgico in conseguenza della tante violenze passate. Ora non potrò più essere mamma, uno dei tanti segni incancellabili che “quei bastardi” mi hanno lasciato. Un episodio che però ho vissuto serenamente perché al mio fianco avevo l’uomo che amavo e che amo.
Anni nei quali, con quella macchina da cucire sgangherata, ero riuscita a farmi una clientela che apprezzava i miei vestiti e il mio lavoro di sarta. Così sono riuscita a guadagnarmi i primi soldi tutti veramente miei.
Il 27 ottobre 2006, presso il Comune di Parla (Comunidad de Madrid), io e Florindo abbiamo coronato il nostro sogno d’amore …
Poco più di un mese dopo sono finalmente tornata in Italia, a Udine… nella stessa città da dove, più di sette anni prima, un manipolo di “bestie umane” mi aveva prelevato a forza e mi aveva fatto “sparire”. Ma ora la Chanty era tornata e per prima cosa ha voluto ricominciare da dove era stata interrotta… sono ritornata a studiare, ho dato tutti gli esami che mi mancavano per prendere la laurea breve (novembre 2007). Un documento che per me ha un valore e un significato unico, che va al di là del semplice titolo di studio.

2010: Ci sono voluti più di sei anni di serenità, di cure amorevoli, di preghiere continue per avere il coraggio di raccontare, di buttare fuori il dolore che mi tenevo dentro ormai da troppo tempo. …
Anche a distanza di anni, capita che venga assalita da ricordi spiacevoli, mi sveglio nel cuore della notte di soprassalto, ma poi allungo la mia mano e accarezzo il viso dell’unico uomo che abbia saputo donarsi a me senza mai chiedere nulla in cambio. Il mio unico amore…

Maris Davis
(ci ha lasciati il 16 luglio 2011)

sabato 30 luglio 2011

Inizia il Ramadan: tradizione e integrazione

L'appello dell'amico e collega Abdoulaye Fall

“Tolleranza e rispetto delle tradizioni, dei costumi e della religione dell’altro. E’ l’appello che vogliamo lanciare ancora una volta alla vigilia del Ramadan, il mese sacro che trentamila musulmani residenti nella nostra provincia osserveranno rigorosamente. Sono comportamenti che la Cisl ritiene da sempre fondamentali per una convivenza civile ed un’integrazione solidale nelle nostre comunità”.

Questo il messaggio lanciato da Abdoulaye Laity Fall, segretario confederale della Cisl padovana.

“Ai padovani – precisa il sindacalista di origini senegalesi – vogliamo rivolgere un forte invito a comprendere quelli che possono apparire a prima vista dei disagi (come il capire il musulmano che nel mese di agosto, solitamente caldo, si astiene dal bere acqua, oppure perché più debole nella produzione per via del digiuno), così come rivolgiamo l’appello anche agli immigrati invitandoli a rispettare le proprie usanze in modo discreto e con il massimo impegno come lo prevede la religione musulmana”.

“Con il Ramadan, dall’alba fino al tramonto, è prevista l’astensione da ogni tipo di cibo, bevanda e da qualsiasi tipo di contatto sessuale. In aggiunta a questa componente fisica, l’aspetto spirituale del digiuno si manifesta in un’enfasi maggiore nell’astenersi del fare pettegolezzo, dal dire menzogne, oscenità ed in generale dal fare qualsiasi atto peccaminoso. Il digiuno è universalmente noto come un mezzo per ottenere l’auto-disciplina e la vicinanza a Dio”.

“Quest’anno – prosegue Fall – chiediamo particolare collaborazione anche ai datori di lavoro. Molti di loro mettono a disposizione locali aziendali per la preghiera, autorizzano la preparazione e la somministrazione di alimenti specifici e concedono massima flessibilità nella fruizione delle ferie. E’ con quest’atteggiamento di disponibilità che si evitano disagi e malintesi. Visto che non vengono fruite pause per alimentarsi, non dovrebbero generare problemi le due pause nell’arco del turno di lavoro in cui l’immigrato si raccoglie in preghiera per alcuni minuti. Autorizzare questi brevi distacchi dal ciclo produttivo significa soddisfare i suoi bisogni. E’ quanto noi auspichiamo”.

(leggi tutto)

martedì 26 luglio 2011

Roba da preti!

Il giudizio di Giuseppe Serrone

Preti sposati a Radio 24: Bollettin e Castagnaro non ci rappresentano

Nella prima parte del programma di Roberto Bonaldi (ascltato su Radio 24 del 14 luglio 2011 è stato affrontato con interviste a Bollettin e Castagnaro il tema preti sposati. Preti sposati - Storie di pentiti di mafia - Italia in controluce - Radio 24

Segnaliamo l'esistenza dell'associazione dei sacerdoti lavoratori sposati che da anni è impegnata sulle problematiche dei preti sposati delle donne e dei diritti civili e religiosi con un blog e un sito internet:

sito http://nuovisacerdoti.altervista.org


blog http://sacerdotisposati.splinder.com

Bollettin e Castagnaro non rappresentano pienamente i sacerdoti sposati: il loro intervento è riduttivo delle problematiche scottanti delle famiglie dei sacerdoti sposati...

Prevale ancora la logica della divisione tra i preti sposati...

L'associazione dei sacerdoti lavoratori sposati si fa portatrice da anni di un percorso unitario sopratutto per quanto riguarda l'immagine che si offre della nostra causa ai media (immagine offuscata in questi ultimi anni da Sante Sguotti e da Milingo e dai loro staff, che hanno curato più i loro interessi che la causa).

Percorso unitario largamente disatteso: si preferisce lavorare isolatamente e così diperdiamo le forze....


La mia risposta

Caro Giuseppe,
non è la prima volta che mi citi in giudizio sul tuo sito, per esternare gratuitamente la tua contrarietà ad alcune mie riflessioni.
Non ci conosciamo di persona. All'inizio della mia vicenda c'era stato addirittura un tuo interessamento nei miei confronti. Poi il silenzio, e infine questi tuoi interventi di critica alla persona, più che sui contenuti di quanto affermo.

Quando parlo, o rilascio interviste, non mi presento mai come portavoce dei preti sposati italiani. Se lo aggiunge il giornalista di turno, forse ci scandalizza? Ma posso dire tranquillamente di rappresentare i sentimenti di un piccolo gruppetto con il quale mi confronto, sul territorio dove abito. Inoltre non ho la pretesa di portare avanti la causa dei preti sposati per l'abolizione del celibato obbligatorio. Sto semplicemente mettendo in circolo la mia esperienza per camminare insieme sulla via dell'onestà e della libertà. I titoli, le associazioni, i movimenti, ecc... per ora non mi interessano.
Mi piacerebbe però conoscere meglio la tua associazione, sapere chi sono i tuoi collaboratori, gli altri preti che con te si impegnano da anni su questo fronte.
E' vero che sarebbe più producente mettersi insieme, costruendo un percorso unitario... ma saresti disposto a metterti in cerchio con tanti altri?
Pensa un po' che il nome che hai dato alla tua associazione non mi piace. Gesù non è stato sacerdote, e quindi nemmeno chi lo segue deve considerarsi sacerdote! Un piccolo esempio per dire che, prima di tentare strade comuni, occorre incontrarsi di persona, conoscersi, ed avere l'umiltà di farsi compagno piuttosto che imporsi come capo.
Spero che questa mia riflessione apra un dibattito costruttivo,
con sincerità

Federico

domenica 24 luglio 2011

L'informazione non generalizzi sullo straniero!

"Se in una cassetta di mele, ce ne sono due o tre di marce, non si può buttare via tutta la cassetta!"

Con questa immagine, un collega di origine nigeriana mi spiegava che non si può generalizzare, non si può fare di un erba un fascio. Anche se nelle prime pagine dei quotidiani di Padova le notizie di questi ultimi giorni mettevano in evidenza crimini compiuti da persone di origine straniera, bisogna fare alcune doverose osservazioni.

Finalmente anche i titoli riportano la nazionalità precisa di chi commette un reato. Mi spiego, fino a qualche anno fa, i giornalisti avrebbero scritto: "Nero accoltella marocchino". Adesso precisano: "Nigeriano accoltella tunisino". Può sembrare una sottigliezza ma non è così. A Padova ci sono rappresentanti di tutta l'area del Magreb e dell'Africa sub-sahariana. Un marocchino non è un tunisino o un algerino, un nigeriano non è un congolese, un senegalese non è un camerunese. Così come un norvegese non è un italiano, o un veneto non è un siciliano.
Precisare ci permette di non etichettare, di non assolutizzare.
Gli slogan, le notizie da prima pagina, le frasi ad affetto, le leggi... tendono a generalizzare, forse per necessità, ma creano la cultura del facile giudizio.

I problemi legati all'integrazione ci sono e sono pesanti. La repressione non solo non basta ma può creare effetti contrari.
La scuola ha in mano un grande potere, ho grande speranza per il futuro!

giovedì 21 luglio 2011

Lotta per l'autenticità

Una riflessione di Stefania Salomone*

Liberi di spirito
"La ricerca del senso delle cose, questo mi sta a cuore. Ho capito che avventurarsi in questa ricerca è già un traguardo. Sentirsi liberi di cercarlo, senza accontentarsi di risposte già preconfezionate da qualcuno che è pronto a venderle al mercato nero, come la farina in tempo di guerra. Potremmo definirla “libera ricerca spirituale”, se questo termine non fosse già sufficientemente abusato. Si tratta in sostanza di tuffarsi profondamente dentro se stessi per riportare alla luce il progetto originario, quello che in fondo siamo da sempre senza esserne consapevoli.
Mentre si sprofonda ecco che si smuovono le correnti interiori e le maree diventano ingovernabili, impetuose. Se fosse proprio questo ciò che chiamiamo Dio? Qualcosa di totalmente e assolutamente creativo, ma che lo diventa solo nella misura in cui noi lo portiamo alla luce.
E' da un pezzo che non riesco più ad immaginare un Dio-persona che si trova chissà dove, quello a cui ci si rivolge per chiedere o per ringraziare. O quello da temere, così caro alle religioni sempre meno spirituali; quello che si offende, che porta rancore, all'occorrenza anche per l'eternità. Una presenza che ha contraddistinto la formazione religiosa della gran parte dei cattolici, istruiti a sopportare la vendetta di un Padre irascibile e permaloso che per ciascuno ha previsto specifici piani spesso incomprensibili. Meno li si capisce e più si ricorre alle gettonate teorie che svuotano il pensiero e lo riempiono di assurde certezze capaci di trasformare la bellezza in senso di colpa e la passione in delitto.
È quel che accade quando le nostre scelte sono dettate dalla paura di sbagliare, o peggio ancora di trasgredire, specie laddove la presunta mancanza riguarda una legge “divina”. Nella mia esperienza con le “donne dei preti” riscontro con dolore quanto questa paura sia presente e determini le azioni e i gesti sia della donna che del chierico. La prima annaspa nel tentativo di liberarsi dalla trappola dorata di una relazione impari, condizionata dalla superiorità dell’uomo sacro che impone tempi e modalità fortemente penalizzanti ad una storia già di per sé complicata. Il secondo cerca di vivere la relazione occultando il senso di colpa per aver tradito l’istituzione, i confratelli e le aspettative che tutti ripongono in lui. In molti casi, specie se si tratta di preti giovani, questa condizione mortificante è superata dalla consapevolezza che il celibato obbligatorio non è un dogma di fede e le relazioni sono affrontate con maggiore disinvoltura. Forse troppa, stando alle testimonianze delle loro compagne, spesso abbandonate perché la storia “sta diventando troppo seria”, salvo poi constatare che un’altra donna, meno impegnativa e pretenziosa, era già nell’aria. Ma anche così il celibato è salvo.
Ecco, allora da qui la domanda: qual è il senso di tutto questo? E come uscirne? Combattere affinché l’istituzione ecclesiastica decida per l’abolizione di questa norma o cercare la forza e la strada per superare ed eliminare ciò che impedisce di essere autentici?"

* Segreteria del Gruppo romano di Noi Siamo Chiesa e coordinatrice del Blog “Amore Negato”, che tratta di celibato e delle “donne dei preti” (http://www.ildialogo.org/phpBB302) sul sito “Il Dialogo”

lunedì 11 luglio 2011

Il valore delle persone

Cosa rende buono il seminatore?
la quantità del seme sparso? dei solchi praticati? dei campi trattati? del raccolto? del ricavato? il numero dei giorni che lui vivrà?

Cosa rende buono il pastore?
il numero di pecore, di recinti, di cani da guardia, di lana venduta, il numero dei giorni che lui vivrà?

venerdì 8 luglio 2011

Cosa resterà di noi?

Quando muore una persona che vive sulla strada, che chiede l'elemosina ai semafori, che bivacca sotto i ponti, che ogni tanto commette qualche furterello... ci si aspetterebbe silenzio assoluto.
Se poi questa morte avviene tragicamente, come nel caso di Barbara, la reazione dei soliti leghisti rozzi è ormai di routine: "Che li tirino tutti sotto!"
E invece no, per Barbara arrivano una serie di messaggi di affetto, di amicizia che mi hanno colpito. Per lei si usa il termine clochard, non è una barbona o una "senza fissa dimora" qualsiasi. Tra l'altro era molto giovane, 39 anni, e - da come la ricordano chi l'ha incontrata - trasmetteva allegria e...caramelle.
Di seguito alcuni commenti...

Ciao Barbara, proprio mercoledi mi hai salutato!!!!! Ti ricorderò sempre!!!!!Un bacio lassu'!!!!

Noooooooooooo... quando smontavamo notte ci rallegrava al semaforo anche se magari nessuno le dava nemmeno uno spicciolo... che vita ingiusta e che gente senza cuore che c'è in giro... come puoi non fermarti a soccorrere qualcuno?? Ma quando invece si tratta di guardare dove c'è un incidente.. perchè vi fermate tutti?? Senza parole...

Cara Barbara....Conserverò ancora più gelosamente la caramella che mi hai regalato a Natale....non ce l'aspettavamo...chi lavora vicino a dove tutti i giorni arrivavi tu con la tua bici non ti scorderà mai....

... apriva gli specchietti del mio scooter, per "specchiarsi"!

Che tristezza! Proprio l'altro ieri sera, mercoledì, rientravo al dipartimento di Matematica sulle 19 e lei era lì di sotto, alle panchine, come faceva spesso. Cantava.

mercoledì 6 luglio 2011

L'analisi di Leonardo Boff

Nell’ultimo articolo ho ventilato l’idea, sostenuta da minoranze, che staremmo davanti ad una crisi sistemica e terminale del capitalismo e non davanti a una crisi ciclica. Detto in altre parole: sono state distrutte le condizioni della sua riproduzione, sia dalla parte della devastazione della natura e dei limiti raggiunti dei suoi beni e servizi, sia da parte della disorganizzazione radicale delle relazioni sociali, dominate dall’economia di mercato, con il predominio del capitale finanziario.
La tendenza dominante è pensare che è possibile uscire dalla crisi, tornando a quello che c’era prima, con piccole correzioni, garantendo la crescita, riscattando impieghi e assicurando guadagni. Pertanto gli affari continueranno as usual, come sempre.
(leggi tutto l'articolo)

sabato 2 luglio 2011

La punizione che educa


Incontro con Cesare Moreno, "maestro di strada" a Napoli

Le frasi che riporto sono prese da alcune riflessioni di Cesare Moreno, maestro di strada a Napoli. Insegnante delle scuole elementari in aspettativa, sta svolgendo il suo servizio tra gli adolescenti abbandonati a loro stessi, nei quartieri di una Napoli con molti problemi. Non pretende di "salvarli" ma semplicemente di incontrarli e farli sentire amati, importanti, cittadini con un futuro davanti.
Mi ha colpito la sua lettura pedagogica sulla punizione. La punizione che educa è una punizione che non è espressione di violenza ma che permette a chi ha sbagliato di riscattarsi, di pagare onestamente il suo debito, di metterci una pietra sopra e ripartire da capo senza sensi di colpa o posizioni svantaggiate.


[...]Mi interrogo sul concetto di punizione. Mi è molto più chiaro il concetto di repressione, ossia quello di una azione che impedisce la realizzazione di offese alla legge, alla persona, alla comunità. Punizione invece ha il sapore di una sorta di espiazione, che quindi dovrebbe portare ad una interiorizzazione delle dolorose conseguenze dell’errore.


Le violazioni e le lacerazioni ci sono e sono pesanti. Cosa fare? Se noi siamo riusciti a costruire attraverso il confronto sistematico una piccola comunità, ogni lacerazione nel tessuto diventa una sorta di ‘scomunica’ (i nostri ragazzini del resto usano il termine ‘scompagno’ per mettere qualcuno fuori le regole dell’amicizia): noi sottolineiamo la reciprocità della scomunica: il singolo non riconosce la comunità come propria e la comunità non riconosce il singolo come proprio  membro. Da un movimento espulsivo reciproco occorre generare un movimento di ricomposizione, un appetenza del gruppo a ricostituire la propria unità che diventa anche spazio interiore di ciascuno a riaffermare una identità più forte attraverso ciò che il gruppo aiuta ad elaborare. Il lavoro dell’educatore consiste appunto in questo, nell’accompagnare il gruppo ed il singolo a ritrovare se stessi ogni volta che ci si perde, ogni volta che i “mal di pancia” - le emozioni elementari - prendono il sopravvento sul pensiero e sui legami.

Tutto questo lo chiamiamo “riparazione”, ossia un movimento teso a riparare quanto si è lacerato. Sotto questo aspetto se noi vogliamo ritornare al termine ‘punizione’ potremmo affermare il “diritto alla punizione”  come diritto a poter essere riammessi nella comunità; anzi potremmo dire che la comunità istituisce la nozione stessa di diritto come possibilità di regolare inclusioni ed esclusioni. La riparazione porta con sé anche gesti concreti tesi a ripristinare ‘lo stato dei luoghi’: luoghi fisici, luoghi dell’animo. Quando ci sono danni materiali i ragazzi possono anche essere chiamati a ripararli trasformando questo lavoro in una vera e propria unità didattica e non semplicemente una sanzione da pagare. Oppure, e questo è più significativo, ci sono formali scuse (non le abbiamo imposte  ma ci vengono offerte spontaneamente  dai giovani quando la discussione sull’errore ha raggiunto il suo scopo) o riconoscimento pubblico dell’errore.

In questo modo, attraverso la rievocazione e la ricostruzione dell’errore e dei suoi motivi, l’errore stesso può essere ‘archiviato’ il giovane riprende in mano il processo di crescita della persona e il suo posto nella crescita del gruppo.  Ancora più interessante è la ricostruzione e la riflessione su tutto il processo di rielaborazione dell’errore, perché in qualche modo si prende coscienza che la ‘sanzione’ è in realtà un aiuto a rientrare, che il gruppo ti offre una possibilità di riparazione.

mercoledì 29 giugno 2011

Angelo Scola e il meticciato

Riporto stralci di un'intervista che il nuovo cardinale di Milano, Angelo Scola, ha rilasciato quattro anni fa, sul tema del meticciato.

(Un dato di fatto)"...in questo momento sul pianeta 2 miliardi di persone sono in procinto di emigrare. Questo fa capire meglio che quando parlo di “meticciato” nomino un processo in atto, non un progetto o una mia idea...”

(Un'esperienza reale)“Uno dei processi che caratterizzano in maniera clamorosa questa nostra epoca è questo mescolamento, un mescolamento di popoli e perciò di culture e di civiltà. Quando dico meticciato, perciò, non nomino un’ipotesi teorica, non dico un’idea della Storia che deve realizzarsi. Non dico un mio modello, registro, semplicemente, un dato di realtà. I processi della realtà, in cui siamo volenti o nolenti dentro, si possono accompagnare criticamente, non siamo noi a produrli. Io marco molto la specificazione che ho dato alla definizione di meticciato, ho parlato di meticciato di civiltà e di culture…”

(Una sfida per tutti)“La grande lentezza di risposte di noi europei: questo processo ci ha letteralmente sorpreso. Siamo, come diceva Eliot, uomini “un po’ impagliati”, che discettano nei loro salotti piuttosto che guardare in faccia i processi della realtà e della vita. Auguriamoci di saper reagire perché, in ogni caso, la mind europea è alla radice del confronto tra civiltà e culture a livello planetario. Il meticciato ci riguarda direttamente non solo perché “questi ci vengono in casa”, ma ancor di più perché penso che mancherebbe la grammatica stessa per intenderci se noi europei ci chiamassimo fuori”.

Mio augurio: La Chiesa ha davvero bisogno di confrontarsi con la realtà!

sabato 25 giugno 2011

Chiesa profetica

Domenica 26, durante il nostro culto,
benediremo l’unione di vita di una coppia di fratelli gay,
Ciro e Guido



Tutto era iniziato oltre un anno fa, quando Ciro e Guido, entrambi evangelici (Guido valdese, Ciro di un’altra chiesa sorella) avevano scritto una lettera profonda e toccante al Concistoro della chiesa valdese di Milano chiedendo di poter condividere la gioia del loro amore davanti a fratelli e sorelle di chiesa, e ricevendo una benedizione pubblica, all’interno cioè di un culto domenicale, della propria unione di vita.
Si dicevano pronti ad aspettare che la loro comunità fosse pronta, senza precorrere o bruciare i tempi lunghi della “democrazia” e delle discipline della Chiesa valdese o affrettare la necessaria approvazione Sinodale dell’atto.
«Nelle nostre Chiese, valdesi e metodiste, si era cominciato da molto tempo a dibattere della possibilità di testimoniare, anche a livello liturgico, l’accoglienza e il riconoscimento delle unioni di vita di persone dello stesso sesso, consci come siamo che ogni patto d’amore realizzato nella libertà, nella responsabilità e nella piena reciprocità per i credenti è prezioso agli occhi di Dio e si nutre della sua promessa” - commenta il pastore Giuseppe Platone, della chiesa valdese di Milano – ma solo grazie a questa lettera di richiesta al nostro Concistoro da parte di Ciro e Guido e poi alla bella e a tratti animata discussione del successivo Sinodo dell’agosto 2010, si è arrivati a una decisione ufficiale e condivisa a larghissima maggioranza».

domenica 19 giugno 2011

Notizie di famiglia

Sorpresa!
Doveva essere un maschietto...
ed invece è nata lei!

Ieri, sabato 18 giugno 2011,
in Ecuador,
è nata Mikela,
figlia di padre Fabio Lazzaro,
e madre Olga.


"Feliz por el nacimiento de mi hija Mikela..y por las muchas bendiciones de Dios que sigue acompañàndome para que pueda dar testimonio de El."

Fabio Lazzaro

Dio si è umanizzato

...e lo si incontra in ogni donna e in ogni uomo

Una chicca del discorso di investitura del teologo spagnolo Josè Maria Castillo, in occasione del conferimento della laurea honoris causa da parte dell’Università di Granada il 13 maggio scorso: primo teologo spagnolo ad essere insignito di quest’onore!


La teologia cristiana è abituata a parlare dell’incarnazione di Dio. (...)

È notevole la resistenza mostrata quasi sempre dai teologi cristiani nel parlare dell’“umanizzazione” di Dio. Se “il divino” è situato a un livello infinitamente superiore all’“umano”, al pensiero cristiano ha ripugnato l’uso di un linguaggio che potesse rappresentare, o almeno, insinuare un abbassamento della divinità nell’ umanità.
(...) È ciò che si avverte nella formula finale del concilio di Calcedonia (a. 451), in cui la Chiesa si vide obbligata a dire che Gesù Cristo è «perfetto nell’umanità», ma in maniera che in lui c’è «una sola persona», che è la persona divina. Il che equivale a dire che in Gesù esiste un’umanità perfetta senza persona umana.

Un’affermazione strana che il popolo e la pietà popolare hanno interiorizzato in modo tale che, tra i cristiani educati alla migliore formazione teologica, esiste la convinzione che Gesù fu, naturalmente, umano. Ma realmente meno umano che divino. Che è la stessa cosa che dire che in Gesù prevalse la divinità sull’umanità, cioè il “monofisismo larvato” che molti cristiani portano avanti senza il minimo problema.

Molti cristiani si inquietano se si mette in discussione in qualunque maniera la divinità di Cristo. Ma raramente si agitano se si parla di Gesù come una specie di essere celestiale mascherato da uomo.

venerdì 17 giugno 2011

Nella coppia le donne fanno la differenza

Un simpatico aneddoto

Si racconta che una volta il presidente degli Stati Uniti, Barak Obama, andò a cena fuori con la moglie Michelle e, volendo fare qualcosa di diverso e fuori dalla routine, decise di andare in un normale ristorante e non, come al solito, in uno di lusso. Seduti al tavolo, il proprietario si avvicinò e chiese alle guardie del corpo di permettergli di andare a salutare la moglie del presidente. E così fece. Una volta andato via il proprietario, Obama chiese a Michelle:
"Perché quell'uomo aveva tanto interesse a salutarti?"
La moglie rispose: "In gioventù quest'uomo è stato per lungo tempo innamorato di me."
Il presidente disse: "Ah, questo significa che se lo avessi sposato, oggi saresti la proprietaria di questo ristorante!
Michelle rispose: "No, tesoro ... Se avessi sposato quell'uomo, lui sarebbe l’attuale presidente degli Stati Uniti d'America!"

mercoledì 15 giugno 2011

Dalle conferenze all'incontro

Si moltiplicano le feste multietniche.
Ho già pubblicato post simili, ma ci tengo a riproporre questa riflessione.
Un conto è parlare di incontro tra i popoli, un conto è viverlo, sperimentarlo sulla propria pelle.
Recentemente ho partecipato ad una festa di una importante associazione che promuove l'incontro tra i popoli. Oltre al fatto che mi è parso di vedere troppe teste bianche, mi ha colpito l'impronta troppo intellettuale della festa. Si è parlato di "come bisogna vivere", tutti i relatori (tranne uno) erano uomini, maschi, preti e mezzi preti. Lo schema, vincente di qualche anno fa, ora si presenta vecchio, superato, in attesa di qualcosa di nuovo.
Le feste multietniche, dove ogni popolo presenta ed espone i propri piatti titici, le musiche tradizionali e le stoffe colorate, sono importanti. Per rompere il ghiaccio in questo nordest impaurito dalla diversità e dalla novità.
Ma vanno da subito arricchite, superate con esperienze di incontro reale dove si affrontano i problemi di un territorio sotto vari punti di vista culturali.
Ho visto che questo è possibile. Mi è capitato in due occasioni, alla presentazione di un libro di un'amica ivoriana e ad un dibattito con un rappresentante della Lega, di ascoltare gli interventi di alcuni immigrati, italiani a tutti gli effetti, che conoscevano la costituzione italiana, le leggi e i programmi politici, più di me. Rivendicavano il loro diritto al voto, in un Paese dove pagano le tasse.
Invitavano a non generalizzare e considerare tutti gli stranieri dei delinquenti.
Ci ricordavano che l'Italia non ha ancora creato una politica sull'immigrazione che guardi al futuro, e non si preoccupi solo dell'immediato.
Insomma, qualcosa in più delle classiche feste multietniche si può!

venerdì 10 giugno 2011

Sora Aqua

Laudato si', mi' Signore, per sora Aqua,
la quale è molto utile et humile et pretiosa et casta.

(dal Cantico delle Creature, di Francesco di Assisi)

"Quando tutto sarà privato...saremo privati di tutto..."

lunedì 6 giugno 2011

Verso il referendum: BattiQuorum!


Un'esperienza di partecipazione

Continuo a ricevere mail che invitano ad andare a votare al referendum domenica e lunedì prossimi, e di votare SI'.
Non si è fatta pubblicità, anche la televisione e radio pubblica non ne hanno parlato in modo chiaro e aperto.
Però c'è una rete di cittadini adulti che mi sorprende!
Credo che si raggiungerà il quorum e che vincerà il sì. Ho come la sensazione che ogni restrizione antidemocratica educhi gli italiani a partecipare attivamente nelle scelte del nostro Paese. Strano, ma vero. Bastian contrari!
C'è una rete di contatti, di informazioni, di passaparola che non costa nulla e che ci rende protagonisti e responsabili. Su temi fondamentali come quelli contenuti nel referendum.
Sono fiducioso, e intravvedo una ventata di primavera italiana.
Non si può svuotare il mare con un cucchiaio, ma è anche vero che il mare è fatto di tante, tantissime gocce.

domenica 5 giugno 2011

Dalla comunicazione alla relazione

Una sottigliezza fondamentale

Si moltiplicano i corsi sulle tecniche di comunicazione. Del resto una società fondata sul marketing ha bisogno di lanciare sempre nuovi prodotti!
Conosco uomini esperti di comunicazione ma estremamente carenti sul piano delle relazioni interpersonali.
La comunicazione efficace ha bisogno di tecniche persuasive, di strumenti tecnologici al passo con i tempi.
Una relazione vera implica un rapporto autentico. Posso anche mostrarmi nella mia nudità più cruda, ma più vera. Esprimo dei sentimenti, condivido le mie emozioni, mi mostro per quello che sono. A volte pronto a dare, altre volte pronto a ricevere.
E' questa la bellezza della relazione, che molto spesso viene confusa con l'abilità di comunicare, di trasmettere un messaggio che non necessariamente viene incarnato da colui che lo trasmette. Il mondo ha bisogno di testimoni più che di maestri, disse qualcuno di autorevole.
E poi: Gesù ha portato la verità, oppure è la verità?

domenica 29 maggio 2011

Il programma di Pisapia

Basta cultura della paura, coltiverò la fiducia"


(...) Se mi chiedessero quale idea ho io, risponderei con le parole di don Lorenzo Milani che diceva "Ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne tutti insieme è politica. Sortirne da soli è avarizia". (...)

"La mia minigonna è il velo"


Hind Talibi, una studentessa di Scienze politiche, di origine marocchina, figlia di Ahmed Talibi, responsabile della comunità islamica di via Anelli, è stata aggredita ieri sera, in via Santa Maria Assunta, da una donna che ha tentato di strapparle il velo. Una volta ripresasi dallo choc, la ventiduenne si è recata in Questura dove ha denunciato l'episodio di intolleranza.

La giovane, che è la referente della comunità islamica femminile di Padova, stava percorrendo a piedi, con la bicicletta a mano, via Santa Maria Assunta, nelle vicinanze del cinema Porto Astra. A un tratto è stata avvicinata da una cinquantenne, italiana, che l'ha apostrofata: «Musulmana di m..., togliti questo velo. Cosa lo porti a fare, con questo caldo». (continua l'articolo)
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Ho visto il suo volto in un'intervista televisiva. Dolce, intelligente, solare. Mi ha colpito quando ha detto: "La mia minigonna è il velo. Come la minigonna è simbolo di libertà, così il mio velo è simbolo di libertà".
Allora ho capito che la libertà dipende dal grado di consapevolezza e di scelta volontaria.
Per questo una donna che indossa una minigonna può essere più schiava di una donna che indossa un velo.

sabato 21 maggio 2011

L'Italia ignora il libro "Sex and the Vatican"

(tratto da "Il fatto quotidiano")

Prometteva di stimolare la discussione e creare un po’ di scalpore, secondo la notizia dell’Ansa del 18 aprile. E in effetti sembrava proprio così quando il libro di Carmelo Abbate, Sex and the Vatican, è stato pubblicato lo scorso mese. Il libro è il risultato di un’inchiesta dell’autore, pubblicata l’anno scorso dal settimanale Panorama, sulla doppia vita di alcuni preti gay a Roma.

Sex and the Vatican, tuttavia, va molto più a fondo. Parla di problemi tabù per la Chiesa cattolica come le donne che diventano amanti di preti e dei loro figli (e dei loro aborti). Riporta i dettagli delle presunte violenze sessuali subite dalle suore ad opera di preti. E conclude che gran parte del clero conduce una doppia vita a causa del peso enorme imposto loro dall’insistenza del Vaticano sulla necessità di condurre una vita di celibato e castità.

Converrete che si tratta di un argomento scabroso. L’edizione francese è schizzata al numero 12 della classifica dei saggi più venduti di Amazon.fr e la prima edizione è andata esaurita in meno di una settimana. Abbate è stato intervistato a lungo durante uno dei programmi di attualità televisivi francesi in prima serata. Ci sono stati articoli su di lui e sul suo libro in diversi quotidiani francesi. Al momento la televisione francese sta preparando un documentario basato sulle sue rivelazioni.

In Italia, al contrario, la pubblicazione di Sex and the Vatican è stata accolta da un muro di imbarazzato silenzio. È come se il libro non fosse mai stato pubblicato. Prima di scrivere questo articolo, ho fatto una ricerca nella banca dati Factiva dei giornali per controllare che la mia impressione soggettiva fosse corretta. La ricerca ha indicato che, a parte la notizia dell’Ansa (e una estesa presentazione su Panorama), l’unico articolo su Sex and the Vatican nella stampa italiana è apparso il 27 aprile su un quotidiano finanziario milanese a bassa tiratura, Finanza e Mercati.

Naturalmente ci saranno quelli che ritengono il libro di Abbate solo un caso di sensazionalismo becero. Tuttavia i suoi meriti e demeriti non sono stati neppure discussi, in Italia. Tutto ciò è inquietante per almeno una ragione, o forse due. Ciò mostra che, nonostante la fine della Democrazia Cristiana, la vita pubblica italiana continua ad essere influenzata dalla Chiesa cattolica in un modo che è profondamente non salutare. La questione, che senza dubbio non sarà mai risolta, è se il silenzio che ha avvolto Sex and the Vatican è il risultato di un’autocensura e un malposto senso di rispetto da parte dei giornalisti italiani, o se è dovuto ad un intervento diretto delle gerarchie ecclesiali.

Se la ragione fosse quest’ultima, allora il libro di Abbate è stato trattato in un modo che rispecchia esattamente le principali accuse contro la Chiesa cattolica negli scandali di abusi sessuali degli ultimi anni: invece di occuparsi delle cause del problema, i leader della Chiesa lo hanno occultato facendo finta che non esistesse. I preti e i monaci che sono stati trovati colpevoli di abusi (e in molti casi anche di violenze sessuali) nei confronti di bambini o adolescenti, sono stati trasferiti in altre diocesi o comunità; le accuse sono state soffocate e gli accusatori discreditati, perché la considerazione più importante non era l’eliminazione delle mele marce, ma la protezione della reputazione dell’industria da cui provenivano.

Qualunque sia il grado di coinvolgimento della Chiesa nella sepoltura mediatica di Sex and the Vatican, l’ipocrisia che si indovina è la stessa dei vescovi che per decenni hanno fatto finta di non vedere i preti che erano noti o sospetti assalitori.

La settimana prossima il Vaticano pubblicherà un nuovo documento per i vescovi, con le indicazioni su come comportarsi nei casi di abusi sessuali. Ci si aspetta di trovare linee guida su come comportarsi con le vittime, come collaborare con le autorità civili, come proteggere i bambini ed educare i futuri preti. Ma tutto ciò avrà un’efficacia limitata se il comportamento di fondo della Chiesa resterà invariato. E la storia di Sex and the Vatican dà motivo di credere che sia così.

Articolo originale: Italy shuts out Sex and the Vatican di John Hooper, Guardian.co.uk