mercoledì 29 aprile 2009

ROMPERE IL SILENZIO PER POI CAPIRSI

... dal Brasile

Ciao Federico.
Ti scrivo dopo molto tempo che non ci vediamo. Spero che tu stia bene.
Ho visto il tuo blog del 30 marzo che hai intitolato "Allontanato per nascondere".
Stai parlando di me. E hai toppato alla grande.

Di andare in missione, lo avevo chiesto più volte, durante il seminario e durante il mio servizio a Merlara e a Thiene. E che ci andavo, il vescovo lo ha deciso con un anno di anticipo rispetto al mio invio. Lo sapevi? Evidentemente no. E il tuo disagio come prete lo hai proiettato anche in altri che hanno sempre operato con il massimo piacere di essere al servizio del Signore e della Chiesa.

Le calunnie, sono un pericolo costante per chiunque. Gesù stesso non ne è stato esente. A Thiene sono state costruite sul nulla, nemmeno un episodio equivocato o mal interpretato.
Il tenente Scarpellini che ha sporto denuncia ha vinto, Di Natale non è stato assolto; e tu nel blog fai riferimento a un suo esposto, non alla sua assoluzione!

Non ho mai avuto nulla da nascondere nella mia condotta, né in Italia né in Brasile. Ho sempre camminato a testa alta, anche nei giorni che a Thiene avevano scatenato la bufera contro don Angelo e me. Non ho mai avuto paura di mostrarmi in giro.
E così intendo continuare.

Anche a te auguro di "ascoltarti, di farti aiutare e di condividere il tuo cammino alla luce del sole".

Che il Signore ti dia sempre felicità in abbondanza.
Spero che pubblicherai questa mia risposta.
Ti ringrazio.
Cristiano Marsotto


Ciao Cristiano,
anch'io son contento di sentirti e di sapere che le accuse contro di te erano infondate. Hai fatto bene a scrivermi, a tirarmi le orecchie. Dai gridiamolo: Bisogna conoscere prima di parlare! Internet è un oceano, dove c'è tutto e il contrario di tutto.
Il problema però non sono le calunnie, ma il silenzio.
Tutti siamo oggetto di calunnie, me compreso. La mia critica però va principalmente al modo di gestire le situazioni ambigue, pericolose per l'immagine, da parte di chi controlla l'informazione all'interno della Chiesa-istituzione. Accuse e smentite, titoli in prima pagina... non riescono ad affrontare i problemi reali.
Occorre analizzare i fatti alla luce del sole, e arrivare a delle conclusioni abbastanza certe. Attraverso il coinvolgimento delle persone interessate.

Ho lasciato la parrocchia, ma non il ministero, per continuare, come dici tu, “a camminare a testa alta” senza paura di mostrarmi.
Ho lanciato un appello: Affrontiamo seriamente e serenamente la questione dell'abbandono dei preti a Padova! Ma il vescovo, il vicario generale e il direttore del settimanale diocesano... mi hanno risposto che il problema non sussiste, perchè si tratta di casi sporadici.
Scusami se ti ho “pre-giudicato” sulla base di alcuni articoli che ho trovato sulla rete (non credere che siano in parecchi a visitare questo blog!!!). Tu mi hai risposto, adesso ho anche la tua versione e quindi... abbiamo rotto il silenzio!

Le accuse di pedofilia da parte di parrocchiani nei confronti di un prete, a volte sono solo un bruttissimo scherzo, che prima o poi si ritorcerà contro di loro. Cattiveria allo stato puro.
Speriamo quindi che le numerose storie-tragedie raccontate dai giornali siano solo fantasie, me lo auguro davvero. Non ti nascondo però di ricevere confessioni che riguardano i danni che alcuni preti causano in giro, per colpa di una gestione adolescenziale o malata della loro sessualità.
Se vorrai, comunque, potremo confrontarci più seriamente, ricordandomi che sei una persona intelligente.
Ti ringrazio ancora della tua risposta che, certamente, pubblicherò.
Un abbraccio
Federico

domenica 26 aprile 2009

POTERI E IDENTITA' IN AFRICA SUBSAHARIANA


La casa editrice Liguori così lo presenta:
Plasmate dalla storia, messe in scena sul teatro dell’alterità, le identità culturali appaiono spesso, in quella che si definisce postcolonia, oggetti intrattabili, e le loro retoriche rivelano la posta in gioco tutta politica che può esprimersi in uno spettacolo musicale, nelle barocche composizioni dei saperi della cura o nel ricorso alle forze dell’invisibile. I contributi del libro, per la maggior parte realizzati all’interno della Missione Etnologica Italiana in Africa Subsahariana, esplorano questo scenario dominato dall’insicurezza spirituale ed economica, dalla diffidenza e dalle accuse di stregoneria o da altre forme di violenza: l’obiettivo è analizzare le riconfigurazioni del potere e del sacro, la storicità propria delle società africane e l’immaginario al cui interno si affermano soggettività aggressive e inquiete.

Vorrei sottolineare il contributo di Eric De Rosny "Giustizia e stregoneria" il quale riflette la sua personale esperienza a contatto con una quarantina di nganga a Douala (Cameroun), tra il 1970 e il 1975. In francese li si chiama "guaritori" o tradipraticiens, termini questi del tutto accettabili, ma anche stregoni, termine invece sconveniente da pronunciare in pubblico. E ci spiega il perchè. In realtà essi sono gli eredi di una antica modalità di curare il male e la malattia, i restauratori di un ordine sociale continuamente esposto a squilibri e violenze.

Interessante inoltre è la ricerca di Roberto Beneduce, che ne ha curato l'edizione, su "Guaritori, medicina tradizionale e potere dell'immaginario nel Sud del Camerun".
Il tentativo di dare risposta a problemi come quelli della sofferenza sociale e delle malattie provocate dalle recenti epidemie (Aids, ad esempio), rimane lo scopo principale della medicina tradizionale. L'arrivo dei missionari e dei coloni fu l'inizio di un confronto e più spesso di un dominio dalle espressioni controverse, così come l'inizio di singolari forme di resistenza. Essi hanno ridotto una logica che sfugge dalle loro mani in una eresia da combattere.

Certo, un libro per esperti. Difficile da leggere, ma ben documentato. Da consigliare a chi vuole approfondire seriamente la relazione tra tradizione e modernità in Africa Subsahariana rispetto a temi come la medicina, la cultura, l'identità, la persona.

mercoledì 22 aprile 2009

LA CHIESA E I DIRITTI UMANI


Josè Maria Castillo uno dei più prestigiosi teologi europei il cui valore è riconosciuto sia per l’attività accademica svolta nel campo dell’insegnamento universitario (già docente nella Facoltà di Teologia di Granada, e professore invitato nell’Università Pontificia Gregoriana di Roma e di Comillas a Madrid), sia per la numerosa opera scientifica pubblicata in Spagna e all’estero...
ha appena pubblicato con la casa editrice Gabrielli il libro: La Chiesa e i diritti umani.

Castillo mette in evidenza la profonda relazione che esiste tra la crescente importanza che viene attribuita ai diritti umani e la crisi delle religioni, in particolare del cristianesimo e, al suo interno, del cattolicesimo. Alla base di questo legame ci sono le resistenze della Chiesa Cattolica, come Stato della Città del Vaticano e come confessione religiosa, ad assumere senza restrizioni i diritti umani e a promuoverli concretamente. Questa situazione genera notevoli difficoltà nella coscienza di molti e Castillo analizza fino alle estreme conseguenze le implicazioni di questo problema cruciale, che coinvolge la vita e il funzionamento della Chiesa Cattolica, così come il progresso dell'intera società civile. Si tratta in sostanza di sapere «se un'istituzione, pubblicamente accettata, riconosciuta e ufficialmente protetta dall'ordinamento costituzionale di un paese, possa organizzarsi in modo che, in virtù delle sue credenze confessionali, si crede in diritto di privare i suoi fedeli di determinati diritti che hanno come cittadini». Occorre infatti ripensare il rapporto tra la Chiesa e il potere e, in particolare, la pretesa di esercitare ancora un potere temporale che non ha nessun fondamento nelle parole di Gesù che, al contrario, nel mandare i Dodici a predicare: «Ordinò loro che, oltre al bastone, non prendessero nulla per il viaggio: né pane, né bisaccia,né denaro nella borsa; ma, calzati solo i sandali, non indossassero due tuniche» (Mc 6,8-9).


La sua abbondante bibliografia raccoglie tematiche di grande interesse nel dibattito teologico attuale, apportando un valido contributo nella riflessione sul significato della Chiesa e dei sacramenti, del Concilio e della proposta cristiana. La collaborazione di Castillo con l’Università Centroamericana José Simeón Cañas di EL Salvador, lo ha portato a interessarsi alla teologia della liberazione, pubblicando alcune importanti opere sul tema, tradotte anche in italiano dalla Cittadella di Assisi («I poveri e la teologia. Cosa resta della teologia liberazione», Assisi, 2002; «Simboli di Libertà», Assisi, 1983; «Dio e la nostra Felicità», Assisi, 2002). Una delle tematiche che ultimamente hanno attirato l’attenzione del teologo Castillo è stata quella della felicità umana, una felicità sempre minacciata, in ambito cristiano, dall’ossesione del peccato e dal senso di colpa. Per Castillo l’esperienza del Dio di Gesù, un Padre che comunica vita abbondante alle persone, qualunque sia il loro comportamento, offre una visione completamente diversa dell’agire del Signore. Ciò che conta agli occhi di Dio è alleviare la sofferenza dell’uomo e promuovere la sua piena felicità.

martedì 21 aprile 2009

OMOFOBIA IN CAMERUN

Camerun: comunità Lgbt a rischio
Data di pubblicazione dell'appello: 16.04.2009Status dell'appello: attivo

Manifestazione per i diritti Lgbt
Amnesty International è preoccupata per il gran numero di donne e uomini che, negli ultimi anni, sono stati trattenuti e condannati a causa del loro reale o presunto coinvolgimento in relazioni sessuali consensuali fra persone dello stesso sesso. L'omofobia è fortemente diffusa in tutto il paese.
Nel 2005, secondo quanto riportato dagli organi d'informazione, un esponente della Chiesa Cattolica Romana camerunense ha pubblicamente denunciato l'omosessualità; nel gennaio 2006 tre giornali hanno pubblicato i nomi di numerose persone, fra cui politici, musicisti e imprenditori, accusandoli di intrattenere rapporti sessuali con persone dello stesso sesso.
Il 13 febbraio 2006 un anonimo, dichiaratosi rappresentante di un'organizzazione giovanile, ha pubblicato un memorandum sui giornali locali chiedendo ai camerunensi di non "tollerare" l'omosessualità e invitandoli a denunciare i gay e le lesbiche alle autorità.
Il 3 marzo, il direttore del giornale L'Anecdote è stato accusato di aver diffamato un ministro, avendo incluso il suo nome in una lista di presunti omosessuali, e condannato a una pena detentiva e pecuniaria.
Questi comportamenti contravvengono gli obblighi assunti dal Camerun con il Patto internazionale sui diritti civili e politici (gli art. 2.1 e 26 garantiscono la libertà da qualsiasi discriminazione; l'art. 21 tutela la libertà di associazione e di assemblea) e la Carta africana dei diritti umani e dei popoli (l'art. 2 garantisce la libertà da ogni discriminazione e l'art. 10 la libertà di associazione e di assemblea).
Il Codice penale camerunense criminalizza le relazioni sessuali fra persone dello stesso sesso. In base alla sezione 347a "Chiunque abbia una relazione sessuale con una persona del suo stesso sesso sarà punita con la prigione, da sei mesi a cinque anni, e con una multa variabile fra i 20 mila e i 200 mila CFA (approssimativamente fra i 27 e i 267 euro)".

Amnesty International considera prigionieri di coscienza coloro che vengono detenuti a causa del loro presunto o reale orientamento sessuale e ne chiede l'immediato e incondizionato rilascio.
Firma subito l'appello: http://www.amnesty.it/flex/FixedPages/IT/appelliForm.php/L/IT/ca/173

President of the Republic Son Excellence Paul Biya Président de la République Palais de l'Unité BP 1000, Yaoundé, Cameroun Fax: +237 222 0870

Minister of Justice Mr Amadou Ali Vice Premier Ministre, Ministre de la justice c/o Poste Centrale Yaoundé, Cameroun Fax : +237 223 59 61/22235869

President of the National commission of Human Rights Dr. Chemuta Divine Banda SGBC Building, 2nd floor Opposite chamber of Agriculture BP 20317, Yaounde, Cameroon Fax: 237 2 22 60 82 Email: cndhl@iccnet.cm/cdbanda26@yahoo.fr

Eccellenza,
Egregio Ministro,
Egregio Presidente,
Siamo sostenitori di Amnesty International, l'Organizzazione non governativa che lavora in maniera imparziale in difesa dei diritti umani dal 1961. Esprimiamo la nostra profonda preoccupazione per tutti quegli uomini e donne che negli ultimi tre anni sono stati arrestati, trattenuti e/o condannati a pene detentive o pecuniarie, a causa di presunti rapporti consensuali con persone dello stesso sesso. Amnesty International è preoccupata per la diffusione dell'omofobia in Camerun ed esorta le autorità, le organizzazioni civili e religiose, e gli organi d'informazione a sostenere, rispettare e proteggere i diritti umani di tutte le persone, indipendentemente da loro orientamento sessuale. Il Codice penale camerunense criminalizza le relazioni fra persone dello stesso sesso. Amnesty International considera prigionieri di coscienza coloro che vengono trattenuti o imprigionati sulla base di queste leggi e ne chiede l'immediato e incondizionato rilascio. Per queste ragioni, Le chiediamo di rispettare e proteggere i diritti di gay e lesbiche e di effettuare i dovuti passi affinché vengano rispettati gli obblighi assunti con il Patto internazionale sui diritti civili e politici e la Carta africana dei diritti umani e dei popoli, di proteggere i diritti di coloro che dovessero essere coinvolti in relazioni omosessuali e di abrogare la sezione 347a del Codice penale e le altre leggi che criminalizzano i rapporti sessuali consensuali fra adulti dello stesso sesso. L'abrogazione dovrebbe inoltre assicurare che né il percepito o reale orientamento sessuale, né il coinvolgimento in rapporti sessuali fra persone dello stesso sesso, né l'identità di genere possano essere in alcuna circostanza causa di arresti, detenzioni, o processi. Le chiediamo inoltre di:
permettere ai ricercatori di Amnesty International l'accesso al territorio camerunense per permettere loro di verificare autonomamente le accuse di violazioni dei diritti umani riportate dalla stampa, dalle organizzazioni locali e dagli oppositori politici;
dare l'opportunità ai rappresentanti di Amnesty International di esprimere alle autorità le preoccupazioni dell'organizzazione e le raccomandazioni per la promozione e la protezione dei diritti umani nel paese;
rendere efficace il lavoro dei difensori dei diritti umani in Camerun nella promozione e protezione dei diritti umani.
La ringraziamo per l'attenzione.

domenica 19 aprile 2009

APPUNTI SULLA NIGERIA E I NIGERIANI



La Nigeria, con i suoi 120 milioni di abitanti, è lo stato africano più densamente popolato. É un paese ricchissimo, baciato tutto l'anno non solo dal sole, ma anche da Dio, per le risorse che ha, specie nel sottosuolo: dal gas al petrolio passando per il manganese e l’oro.
Questo Paese ha dato premi Nobel come Wole Soyinka o Ken Saro Wiwa (profeta non-violento dei diritti del popolo Ogoni contro il controllo delle compagnie petrolifere sul delta del Niger) o artisti famosi come Fela Kuti (inventore del ritmo afro beat) o Sunny Ade ma anche ladroni militari che da decenni si succedono ai posti di comando e di potere senza che si veda un minimo di unità da parte dei popoli oppressi e in miseria (sia cristiani o musulmani o vuduisti), per tentare di dare un po’ di giustizia e di “ordine” a questa nazione. Per diventare presidenti in Nigeria occorre avere una formazione militare, così come in Italia occorre avere precedenti penali!
Non tutto il male comunque deve essere addebitabile ai bianchi che hanno colonizzato la Nigeria e che ancora oggi la sfruttano. C’è anche una responsabilità degli indigeni stessi. L'ignoranza e il fatalismo rimangono le cause principale di un sottosviluppo che si è creato soprattutto con il processo di occidentalizzazione che da alcuni anni vuole imporre il modello euroamericano anche ai paesi africani. A volte penso che agli africani vada bene sentirsi inferiori, e me lo ripete anche mia moglie, nigeriana appunto. Per il denaro si è disposti a perdere dignità e chiedere l'elemosina alle assistenti sociali. Forse perchè è l'unico modo per sopravvivere in un mondo governato dalle leggi del mercato e dalla competizione. Non lo so. Forse li abbiamo educati a sentirsi eterni schiavi, servi del padrone bianco, vu' cumprà e operai non qualificati nelle fabbriche disertate dai nostri laureati.
La strada per arrivare ad una pacifica ed equa convivenza tra varie culture è molto lunga. Le feste dei popoli, i ristoranti etnici, le trasmissioni televisive e i libri che affrontano le tematiche di integrazione... non bastano. Rassegnarsi ad aspettare molto tempo prima che le terze o quarte generazioni di immigrati riescano a risolvere i problemi sembra riduttivo. Che fare?
Conoscere, costruire relazioni d'amicizia, non rassegnarsi...insomma credere che il futuro è nelle nostre mani.
(nella foto una famiglia nigeriana in lutto per la morte del padre)

sabato 18 aprile 2009

GRUPPO BIBLICO "VANGELO E YOGA"

Negli ultimi anni si stanno moltiplicando in tutta Italia gruppi di persone che leggono la Bibbia, sia nell'ambito delle parrocchie che in quello extra-parrocchiale o privato. Tali gruppi vengono comunemente chiamati: gruppi biblici. C'è sete di vangelo! C'è fame di parola di Dio! Soprattutto quando si offre una lettura continuata di un libro della Bibbia, con lo scopo di capirne il significato globale e il contesto storico nel quale è stato scritto. In contrapposizione ad uno stile che preferisce citare versetti di qua e di là, senza approfondire un discorso dall'inizio alla fine.

Il ritorno alla sorgente, alle fonti originarie del cristianesimo sembra essere la naturale reazione ad un cristianesimo fondato sui dogmi, sulla dottrina, sui concetti. La ricchezza del messaggio dei vangeli, la loro straordinaria attualità e concretezza non conoscono tramonto.

A Padova esistono alcuni gruppi che, da anni, si ritrovano settimanalmente a leggere e meditare la parola di Dio. Dentro la quotidianità di una casa, senza formalità, in uno spirito di vera fraternità.

Sto pensando quindi di proporre anche nella zona di Mortise l'esperienza di una lettura continuata di un vangelo, arricchita dalla meditazione yoga, che aiuta a scavare in profondità.
Mi piacerebbe creare un gruppo dove ognuno possa mettere a servizio degli altri le proprie capacità, in un atteggiamento di umiltà e ascolto.

venerdì 17 aprile 2009

DA RIDERE E DA RIFLETTERE

La compagnia TEATROILDONO
affiliata TEATROTERGOLA
Con il contributo del Consiglio di Quartiere 3 - Est

presenta:

CONDOMINUS
La riunione condominiale che tutti aspettavano!

VENERDI’ 17 APRILE 2009 ORE 21.15
PRESSO LA SALA PERTINI
DEL CENTRO COMMERCIALE LA CORTE
(VIA BAJARDI - MORTISE)
ingresso gratuito
è gradita offerta libera

e Dio disse luce ... ma non fu proprio esattamente così

sabato 11 aprile 2009

VERSO UN RINNOVAMENTO PASQUALE

Perchè dovremmo essere contenti? Quest'anno la Pasqua arriva in un momento particolarmente difficile e, come ogni bella notizia ricevuta in un momento di lutto, ci coglie impreparati: a chi dobbiamo credere? Avremmo desiderato che la data stabilita per il giorno della Felicità coincidesse con la fine reale della crisi economica o della sua ugualmente preoccupante percezione soggettiva, con la scomparsa della micro e macro criminalità, spesso legata all'immigrazione clandestina e che a Padova sembra essersi concentrata in zona Portello. Per non pensare alle vittime del terremoto, agli sfollati italiani intrappolati nella ruota della sfortuna, schiacciati dall'abusivismo edilizio e dalla devastazione ambientale. Tutti fatti che ci tengono emotivamente ancora ben lontani dalla cantata resurrezione. Una Pasqua scritta sui calendari e annunciata dal suono delle campane, ma difficilmente applicabile alla realtà anche per chi crede e si autoconvince razionalmente che la ripresa è alle porte. Siamo ancora nella fase precedente alla resurrezione, appesi ad una croce come ad un filo, sepolti nella rabbia di un licenziamento come di un tradimento, rinchiusi dalla paura dentro le nostre pericolanti prigioni arredate. Per quanto tempo dobbiamo attendere, prima di cadere definitivamente in pasto alla rassegnazione? Come se il cambiamento sognato piombasse dall'alto e da fuori, dalla capacità persuasiva di un politico o dall'efficacia di una singola legge, dagli impegni presi dopo il G20 di Londra o dalla vittoria di un partito dopo le imminenti elezioni elettorali del 6-7 giugno.
Come se far rinascere volesse dire rianimare un cadavere in decomposizione o rivitalizzare vecchi scheletri rinchiusi nei nostri armadi. E una volta riassestata la terra di un luogo ad alta sismicità, fra quanto il prossimo terremoto?
Credere in una ripresa economica nell'era della precarietà, così come credere nella ripresa di qualsiasi routine o sentimento bloccato, non significa necessariamente riappropriarsi di un modello del passato che ha funzionato per un determinato periodo. Il rinnovamento porta con sè un superamento di vecchie logiche e un'evoluzione in termini di benessere e di qualità della vita, capaci di affrontare il male alla radice. Chi ci dice che non si tratta di invertire la rotta e ricostruire dalle fondamenta?
Secondo i racconti evangelici il Cristo risorto è irriconoscibile persino dai suoi discepoli, perchè si manifesta come presenza totalmente nuova e inaspettata: quando nessuno è bisognoso all'interno di una comunità (Atti 4,32-35). I patti di solidarietà adottati all'interno di un'azienda così come l'estrema generosità verso la popolazione abruzzese non potrebbero essere allargati a tutte le persone e le situazioni in crisi? No è Impossibile. Ma se non si crede che la resurrezione inizia su questa terra, Dio non c'è più.

LA PAURA DEL RELATIVISMO

Benedetto XVI continua a preoccuparsi del relativismo e chiama in causa il filosofo tedesco Nietzsche. "Dalla violenza al relativismo" è il titolo di un articolo di Franco Volpi apparso su La Repubblica venerdì 10 aprile e che riporterò in parte.

[...] Ed è meglio prendere Nietzsche non per le risposte che dà, ma per le domande che pone.
Primo: dopo che la storia ci ha insegnato che spesso il possesso della Verità produce fanatismo, e che un individuo armato di verità è un potenziale terrorista, vien fatto di chiedere: il relativismo e il nichilismo sono davvero quel male radicale che si vuol far credere? O essi non producono forse anche la consapevolezza della relatività di ogni punto di vista, quindi anche di ogni religione? E allora non veicolano forse il rispetto del punto di vista dell'altro e dunque il valore fondamentale della tolleranza? C'è del bello anche nel relativismo e nel nichilismo: inibiscono il fanatismo.
La sua critica della mentalità e della morale "del gregge", la sua difesa di quello che potremmo definire un "diritto all'eccellenza" è un tentativo di superare la sterilità della semplice proibizione, dell'abnegazione e della rinuncia, che mortificano la vita. Nietzsche vuole che la vita si realizzi in tutte le sue potenzialità. E consiglia perciò un atteggiamento "creativo" che dia alla vita tutta la sua pienezza, analogo a quello dell'artista che imprime alla sua opera una forma bella.
Uno dei problemi della Chiesa attuale è che la produzione della felicità le è sfuggita di mano. Ma nonn è colpa di Nietzsche se la forza dei Vangeli svanisce e la condizione dell'uomo occidentale è sempre più paganizzata.

La relatività credo stia alla base della felicità. Il fanatismo, il fondamentalismo, la chiusura a qualsiasi novità stanno invece alla base della tristezza. I famosi vecchi saggi esprimono serenità proprio per saper guardare la realtà con occhi tolleranti, senza esclusioni o irrigidimenti. Nel giorno imminente della Felicità, della Gioia per la resurrezione, la sfida rimane come raggiungere la nostra felicità, più che gioire per le felicità altrui. Una felicità che passa necessariamente attraverso le croci, che però possiamo ridurre togliendo quelle che ci auto-assegnamo inutilmente.

giovedì 9 aprile 2009

AGENDA

-In questi giorni celebrerò la Pasqua nella comunità di Sasso di Asiago, assieme ad un gruppetto di bambini, ospite da don Marco Gobbatti.

-Venerdì 17 aprile, la compagnia teatrale di Mortise "Il dono", della quale faccio parte, presenterà alle ore 21 una commedia intitolata "CONDOMINUS", presso la sala "Pertini" del Centro commerciale La Corte. Il tema è molto attuale e riguarda i rapporti tra le persone all'interno di un condominio. Se anche Gesù fosse coinvolto nelle dinamiche quotidiane di un qualunque condominio di quatiere popolare, come si comporterebbe?

-Giovedì 23 aprile, presso il ristorante "Antica Voglia" di Saletto di Vigodarzere (PD), ci sarà una cena di solidarietà per raccogliere fondi per un progetto in Camerun, a favore del villaggio di Ngambè-Tikar. Inoltre sarà l'occasione per conoscere i partecipanti del viaggio in Camerun dal 31 maggio al 15 giugno 2009. Per le adesioni telefonare al 329.1746567

PASQUA

La Pasqua è la celebrazione della passione-morte-resurrezione di Gesù di Nazareth.
Passione: il verbo latino pati significa soffrire. La sofferenza più grande per Gesù è stata la solitudine, l'abbandono da parte dei suoi amici. Nello stesso tempo, con grande umanità, ha accettato con serenità che non si può "cambiare" immediatamente una mentalità fondata sull'egoismo, sui propri interessi, su una religione che rende schiavi. Ancora oggi, la nostra mentalità fatica a conformarsi secondo l'ottica evangelica. Come mai?
Morte: Gesù non è morto, ma è stato ucciso. Non è stato schiacciato dalle macerie di un terremoto ma è stato prima condannato dal popolo e dalle loro guide ( politiche e religiose) e poi ucciso appeso ad una croce, pena prevista per i sovversivi, i rivoluzionari politici del tempo.
Resurrezione: La resurrezione rimane un mistero della fede. Non è rivitalizzazione di un cadavere ma presenza viva e profondamente nuova. Ogni comunità cristiana cerca di raccontare questo fatto straordinario secondo la propria esperienza e la propria fede. Non esistono prove scientifiche! Secondo gli Atti degli Apostoli la prova della resurrezione di Cristo si ha quando nessuno, all'interno della comunità, è bisognoso. Ne abbiamo di strada da fare!
La Resurrezione inizia su questa terra. Non è una realtà che interessa i morti.
Resurrezione è rinnovamento, rinascita, evoluzione. Conversione, cambiamento, ricostruzione. Tutto ciò che ha a che fare con la vita nuova, intesa non come riappropriazione di un vecchio modello ma come ricerca di un non-modello che possa educare alla libertà e alla responsabilità. Gli alberghi a cinque stelle offerti provvisoriamente agli sfollati dell'Abruzzo non avranno mai il prezzo di un misero rudere ricostruito a casa, nella terra dove il loro spirito ha messo le radici.
Dalle schiavitù, dalle dipendenze, dai fallimenti, dai sensi di colpa... Ognuno conosce le proprie urgenze, il cammino di liberazione da intrapprendere, che spesso dura una vita. Questa è pasqua!
Auguri a Tutti di cuore.

LE DOMANDE SENZA RISPOSTA

Svegliarsi al mattino sani e sdraiati sul proprio letto non è così scontato, lo abbiamo pensato dopo aver visto le drammatiche immagini del terremoto che ha raso al suolo un'intera città. “Perchè proprio a me? - risuona incessantemente nella mente dei supestiti feriti, dei familiari delle vittime, dei migliaia di sfollati – cosa ho fatto per meritarmi una simile tragedia?” Domanda lecita che assale istintivamente chiunque non riesce a darsi delle risposte convincenti sull'accaduto. Purtroppo (per noi!) non sempre si può assistere come spettatori a fenomeni come lo tsunami in Indonesia o l'uragano Katrina negli Stati Uniti, prima o poi tocca anche a noi dividerci le responsabilità di appartenere a questo pianeta. Piuttosto dovremmo chiederci quale cultura del territorio è presente nei programmi di chi vuole dirigere un Paese, ma per il momento siamo concentrati a conoscere con precisione il numero dei morti e dei feriti in Abruzzo. Tra il suono delle sirene e l'impegno di molti volontari, lo sciame sismico continuerà, per molti giorni, a riassestare l'equilibrio mentale dei sopravvissuti, tra mille perchè e altrettanti sentimenti di disperazione. Il terremoto era stato preannunciato da un profeta di sventura: amara consolazione per chi ha perso tutto e deve ricominciare da zero. I soccorsi sono arrivati da tutte le regioni d'Italia manifestando una profonda solidarietà: fino a quando i 17mila senzatetto non riavranno una casa propria e potranno tornare alla vita “normale”?
Siamo in piena settimana santa, e abbiamo assistito in diretta alla processione di una via crucis reale che inaspettatamente si è dovuta fermare sotto le macerie della morte e dovrà passarne di tempo prima di vedere i segni della resurrezione o di una ricostruzione sociale. Castigo di Dio? Per cosa? “Siamo peggio di molti altri?” si chiederanno ancora confusi i credenti colpiti dal cataclisma. Risalendo lungo il fiume di domande prima o poi si arriverà alla sorgente: Perchè il male nel mondo? Perchè la morte degli innocenti? Silenzio. La fede vacilla. La speranza fatica a ricomporsi. Si cerca una causa, un presunto colpevole o un capro espiatorio che possa dare un senso dove senso non ce n'è. Perchè non hanno ascoltato il sismologo che aveva annunciato l'emergenza? Perchè non hanno costruito case, ospedali, scuole e chiese con criteri anti-sismici? Perchè Qualcuno dall'alto non è intervenuto? Se Dio è buono e non è intervenuto significa che non è onnipotente, se invece è onnipotente significa che non è buono. Se è buono e onnipotente significa che la sua logica non è conoscibile dall'uomo e che spetta a noi arraggiarci a sopravvivere. Con le nostre forze e la nostra buona volontà.

domenica 5 aprile 2009

IL NON MESSIA INCOMPRESO DALLA FOLLA

Qual'era il profilo della folla che ha ricevuto Gesù a Gerusalemme?
Alcune decine di persone che sventolavano rame di palma e gridavano “Osanna al Figlio di David!” Finti applausi immediatamente interrotti dal suo atteggiamento discreto, non da star, e ai loro occhi ridicolo: come fa un re a presentarsi disarmato sopra un comunissimo asino? Quale vip (very important person) è disposto a rinunciare alle comodità e sfarzosità del benessere materiale per presentarsi davanti a migliaia di fans vestito come un lavoratore qualsiasi? Aspettavano di avere un'ulteriore prova prima di rinnegarlo definitivamente e di riversare i loro voti a favore di Pilato, disposto a concedere la scarcerazione del brigante Barabba e la crocifissione del falso messia in cambio della riconferma del suo mandato. Probabilmente avevano attribuito a Gesù titoli che lui stesso non si era mai dato e che venivano continuamente contraddetti dal suo basso tenore di vita, tutt'altro che trionfalistico. Ha deluso le loro pie aspettative in un rinnovamento politico, che – secondo l'opinione pubblica del tempo - soltanto Dio, dall'alto e dall'esterno, doveva determinare. Come se lui fosse il Messia atteso, il Salvatore onnipotente che deresponsabilizza le coscienze e crea sudditanza! Anzi, le parole che uscivano dalla sua bocca e i gesti che le accompagnavano, evidenziavano una straordinaria umanità, molto lontana dalla presunzione di essere Dio, nel nome del quale ogni fondamentalismo religioso ha compiuto atroci crimini.
Un'ulteriore caratteristica che gli ha assicurato la solitudine dei numeri ultimi e degli innocenti impotenti è stata la sua totale diffidenza nei confronti delle folle oceaniche. E lo ha capito bene quando, dopo il segno della moltiplicazione dei pani e dei pesci, la gente lo seguiva soltanto per mangiare a sbaffo. Perchè le folle si muovono con la pancia, non pensano, attirano entusiasmi passeggeri e si scelgono guide carismatiche che confermino a priori le loro non-idee. “L'uomo Gesù”, splendidamente raccontato dal biblista Mauro Pesce, coordinatore internazionale della ricerca sulla Storia del Cristianesimo primitivo, ha privilegiato gli incontri personali o con piccoli gruppi riuniti attorno ad un progetto concreto di solidarietà comunitaria. Oggi pomeriggio flotte di ragazzi invaderanno il centro storico per la consueta processione della “Domenica delle Palme” e saranno folla. Sulla piazza più calda di Padova il rito dello spritz lascierà il posto alla benedizione del vescovo Mattiazzo sui ramoscelli d'ulivo, per festeggiare il non-messia incompreso dalla folla. Di ieri o di oggi?

sabato 4 aprile 2009

PENSIERI A PELLE

Sto ricevendo alcune reazioni interessanti, scritte quasi di getto, alla lettura del mio libro "Bianco e nera. Amanti per la pelle". Di solito chi mi scrive è coivolto in una relazione clandestina "prete-donna" oppure si trova ad intrapprendere una relazione affettiva multietnica. Non sono certo argomenti semplici, e molto spesso non hanno risposte immediate. Per fortuna!
Un giovane da Milano mi confida le sue difficoltà nel tentare di capire se il rapporto con una ragazza nigeriana potrà avere un futuro, sia per quanto riguarda i risvolti familiari, sia per quanto riguarda l'onestà da entrambe le parti. Sarebbe bello sapere già dall'inizio se una storia d'amore funzionerà davvero e per sempre? Qualcuno potrebbe anche accogliere l'imprevedibilità come occasione di crescita personale: come saprò affrontare i naturali fallimenti della vita?
In ogni caso, è salutare sganciarsi dalle protezioni della famiglia d'origine per raggiungere un'autonomia, parziale se vogliamo, autonomia che però in tempi di crisi economica è sempre più difficile. Quanto costa un'affitto? In realtà non ha senso neppure considerarsi completamente autonomi, perchè vorrebbe dire non aver bisogno di nessuno, e camminare su strade che possono portare alla solitudine. Gli aiuti servono, i vincoli sono naturali, purchè non ci rendano schiavi e creino dipendenza.
Una ragazza e una madre mi raccontano il loro trauma, di vivere nella confusione di sentirsi volute bene da un prete ma nello stesso tempo rifiutate, allontanate...usate. Quanta sofferenza! Soprattutto nel non potersi confidare apertamente con amici e familiari. Storie come queste ce ne sono tantissime, perchè riguardano l'universo dei sentimenti umani, che purtroppo non vengono ascoltati e vissuti serenamente. Mi piace questo titolo: "Ti voglio bene ma ti faccio del male". Ed è quello che è successo con Gesù. La folla che lo ha acclamato "Osanna al Figlio di David" sarà la stessa a chiedere a Pilato la sua crocifissione. Amore criminale?

giovedì 2 aprile 2009

DENTE DI LEONE


"Tirare fuori i denti" nel linguaggio metaforico significa mostrare la propria determinazione, il proprio coraggio difronte ad una scelta o in mezzo ad una lotta. Il fiore che in questo periodo riempie i nostri prati si chiama "dente di leone" il quale, a differenza di altri fiori minuscoli e meno appariscenti, risalta tra il verde per il suo giallo intenso. Facilmente si nota, anche se è un fiore che non profuma. Mentre lo guardo e penso al suo nome, mi chiedo se in questa situazione di crisi generale sto tirando abbastanza fuori i denti. "Act to react", "Agire per reagire" vedo scritto sulla bacheca di un ufficio nella fabbrica dove lavoro. Chi si ferma è perduto! Certo la tentazione a mollare la presa, a rinunciare alla sfida del momento, a ritirarsi con l'aria sconfitta... è molto forte, soprattutto quando viviamo in una società che ci vuole individui isolati, incapaci di tessere relazioni costruttive, aldilà di interessi economici o meramente personali. E' difficile coltivare la speranza in un futuro migliore, in un altro mondo possibile, in una vita dignitosa per tutti.

Tirare fuori i denti, i denti da leone, agire con determinazione, senza demoralizzarsi, è utile a se stessi ma soprattutto a chi ci circonda. Affrontare le questioni non tanto con l'ottica della percezione soggettiva ma con quella dell'analisi oggettiva della realtà, ci aiuterà a trovare strategie nuove, di rinnovamento e maggior benessere. Mi rendo conto che la percezione soggettiva, comandata da mezzi di comunicazione che a loro volta sono comandati da manovre politiche, non aiuta il cittadino a vedere la realtà così per quello che realmente è. Sembra di vivere in una televisione, dove le trasmissioni sono a servizio degli spazi pubblicitari, dove manca informazione e regnano emozioni istintive e passeggere.

Tiriamo fuori i denti!