domenica 30 gennaio 2011

Litanie democratiche

Dittatori, dimettetevi!

Sali Berisha si dimetta! Albania democratica!
Ben Alì si dimetta! Tunisia democratica!
Hosni Mubarak si dimetta! Egitto democratico!
Silvio Berlusconi si dimmeta! Italia democratica!
...

Dalla Tunisia all'Egitto, un'aria di libertà

L'eccezione araba al declino

Innanzitutto, il mantenimento di regimi autoritari che non rendono mai conto ai loro cittadini. Se esiste (o piuttosto se esisteva) un’ «eccezione araba», si trattava proprio di questo: questi regimi hanno conosciuto una longevità senza precedenti e perfino la grande ondata di democratizzazione che ha travolto l’Europa dell’Est, l’Africa, l’America latina, si è infranta contro il muro delle dittature del Vicino Oriente e del Maghreb. Mubarak è presidente dal 1982, Ali Abdallah Saleh dirige lo Yemen dal 1978 e, nel 1999 ad Amman Abdallah II è succeduto a suo padre, che a sua volta era salito al potere nel 1952. Per non parlare della Siria, dove Bashar Al Assad ha preso il posto del padre, al potere dal 1970, o del Marocco, dove il re Mohammed VI ha sostituito nel 1999 suo padre, che aveva regnato a partire dal 1961, della Libia dove Gheddafi imperversa dal 1969 e prepara suo figlio a succedergli. Quanto al tunisino Ben Ali, era presidente dal 1989, senza interruzione né condivisione del potere.

Alain Gresh

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Appello per l'Egitto

Ricevo e pubblico

Il regime egiziano ha appena tagliato tutte le linee per fermare le proteste previste fra poche ore.

Ci sono già migliaia di ragazzi fatti sparire in queste ore nei centri di detenzione messi in piedi dalla polizia. Alcuni sono in fin di vita per i maltrattamenti. Le associazioni di avvocati che hanno tentato di intervenite hano avuto il telefono fuori uso già da ieri. Da martedì la polizia sta sparando su cameraman e fotografi per bloccare la fuga di notizie. Le ultime notizie ricevute annunciavano progromi di un bagno di sangue dato che le forze speciali venivano lentamente stanziate per le strade del Cairo. Serve aiuto, e adesso. Mi spiace per il tono del messaggio ma siamo tutti allarmati, un gesto del genere non ha precedenti.

Niente internet, niente SMS, niente telefono. NON SAPPIAMO COSA STIA PER SUCCEDERE nel paese che ospita una delle più repressive dittature al mondo. Non l’aveva fatto la Birmania, non l’aveva fatto l’Iran, l’ha fatto l’Egitto.

Per favore, tutti, fate qualcosa. Scrivete un Email!

Seguendo questo link trovate i numeri di fax del governo (sicuramente le loro linee funzionano). Spammatele. E girate. Sono lasciatevi chiudere gli occhi sull’Egitto. Non avete idea del fegato che ci vuole per alzare la testa di fronte alla polizia egiziana. Non voltiamo le spalle a un popolo represso da trent’anni.

http://www.peoplesliberationfront.info/

altrimenti se volete appellarvi direttamente alla Casa Bianca, che poi è l’unica che può fermare quanto sta per succedere, potete scrivere qui: http://www.whitehouse.gov/contact

Di seguito se volete c’è un esempio di testo:

to the President Barack Obama

As I am writing, your middle eastern ally and president of Egypt Hosni Mubarak has just shut all communications throughout the country. There are no phonelines, no sms, no internet. WE CAN’T KNOW WHAT’S HAPPENING.

You defended the green Revolution in Iran, you condemned oppression.

Yet no one ever dared doing whet Hosni Mubarak just did. And there rest of what he is about to do.

The last communciations we got from Cairo said Special forces were being deployed in the streets. Dear President, let us be clear: a lot of people are going to die tonight. They will die in silence and darkness.

You are the only one who can stop a massacre. Stability in Middle East does not need a blood bath og f young democrats. Dear president, don’t let this massacre happen. Your word is the only one that can stop this massacre.


Vi prego, date mano alla tastiera.
Non lasciate che si spenga la luce così sugli egiziani!

sabato 29 gennaio 2011

Felicità: star bene con

Quarta domenica del Tempo Ordinario (Mt 5,1-12)

Ecco la proposta di Gesù: passare dal monte dei 10 comandamenti (se non fai questo, fai peccato!) al monte delle Beatitudini (se vuoi essere felice, prova a fare così!)

Come se dicesse: Se vuoi essere felice, scegli volontariamente di condividere quello che sei e quello che hai, così da sperimentare la bellezza della fraternità, qui in questa terra. Nell'ora del bisogno, ci sarà sempre qualcuno accanto a te!

Ma come? Quelli che ho aiutato di più, alla fine mi hanno voltato le spalle!

Beatitudine, felicità. Come si raggiunge?
Qualcuno mi ha detto: se vuoi rincorrerla non la prenderai mai, quando meno te lo aspetti, lei ti conquisterà!

Felicità. Meta personale o cammino comunitario?
Terapia di perfezione individuale o percorso di condivisione?
Eterno dilemma: devo prima stare bene io (con me stesso)o devo far star bene (aiutare) gli altri?

Terza via: stare bene con gli altri.
Un'immagine: due mani che si prendono, due mani povere, sporche, delicate o callose, in quel contatto la felicità, in quel sostegno.

Felici son sempre gli altri?
Beato te che hai un lavoro a tempo indeterminato!
Beato te che hai vinto al lotto!
Beato te che hai una famiglia, una casa, un permesso di soggiorno...


Comunque, il commento di Alberto Maggi è sempre molto illuminante!

Quando i perseguitati diventano persecutori

Ricevo e pubblico























Questo bambino che per lo spavento si è fatto la pipì addosso non è diverso dal bambino ebreo avviato al campo di sterminio dopo essere stato separato dalla sua famiglia. Se il mio dolore per quanto è accaduto è vero non posso non chiedere che questo bambino palestinese venga restituito alla libertà ed alla sua famiglia.
Nel giorno della memoria ricordiamo assieme ai martiri dell'Olocausto i prigionieri palestinesi che languono nelle carceri di Israele, i mille bambini rinchiusi e forse oggetto di sperimentazioni, il genocidio a bassa intensità della popolazione inframmezzato da orrendi massacri dei palestinesi che dura da sessanta anni sotto gli occhi indifferenti di "Voi che state nelle vostre tiepide case...."
mentre le case dei palestinesi e le loro terre vengono distrutte dalle ruspe e dai bombardamenti.

giovedì 27 gennaio 2011

Per non dimenticare

Non esiste nè razza pura, nè Terzo Mondo!


“La complessa opera di educazione e istruzione dello Stato popolare
deve trovare il proprio coronamento
nel riuscire a far diventare istintivo
il sentimento di razza
nel cuore e nel cervello della gioventù.
Nessun fanciullo e nessuna fanciulla
deve lasciare la scuola
senza essersi reso conto fino in fondo
dell'essenza della necessità
della purezza del sangue”.



Adolfo Hitler (Mein Kampf)

Parole che hanno indotto alle incredibili crudeltà dei campi di concentramento e di sterminio. La biologia moderna ha dimostrato che il concetto di razza e di sangue sono infondati.

lunedì 24 gennaio 2011

Un grazie alla Comunità Cappuccini di Schio

Invitare un prete sposato, e per di più senza dispensa, cioè "non in regola" secondo la dottrina cattolica, in un convento di frati cappuccini per una testimonianza, non è cosa da tutti i giorni! Qualche anno fa era impensabile, oggi in alcune realtà ecclesiali aperte è possibile.
Il racconto della mia esperienza, delle mie scelte, si inserisce in un percorso comunitario di riflessione sull'autenticità. "Una persona che segue se stessa e affronta quello che c'è senza bisogno di doversi schermare, credo sia un essere autentico..." era scritto su un quadretto che mi hanno regalato alla fine.
Ero emozionato. Ultimamente sono abituato a scrivere, e poi ci vorrebbero giorni interi per raccontare tutto quello che ho vissuto e che penso.
La comunità era attenta, partecipe, ricca di domande. "Come poter valorizzare la ricchezza di molti preti sposati che potrebbero animare le comunità cristiane?" Domande anche senza risposte, come vedete. Chissà! La consapevolezza di essere base, humus, seme, poca cosa difronte alla gerarchia, ai dogmi, al sistema, si leggeva negli occhi di tutti. Ma quanta voglia di autenticità!
Importante anche l'intervento di una signora dispiaciuta quando ho detto che tutte le religioni sono uguali. Non mi ha giudicato, ha espresso un disagio, e si è sentita libera di farlo. Persone mature dunque, non pecore o fondamentalisti cattolici.
Grazie ad una fraternità di religiosi, ma prima di tutto uomini. Nella loro relazione positiva, nella condivisione reale, e nella voglia di conoscersi sempre di più, sta la loro forza. Le persone che entrano nel convento, trovano accoglienza, semplicità e tanta umanità! "Hanno aperto il convento: scandalo!" Ma sta qui il loro vangelo e la loro serenità.
Insomma ho dato sì, ma ho anche ricevuto. Mi fa solo bene incontrare comunità cristiane autentiche, per recuperare fiducia in questa chiesa.

mercoledì 19 gennaio 2011

A tutti i fotografi


-Perchè voi bianchi ci fotografate solo quando siamo mezzi nudi, malvestiti e sporchi?

-Perchè così strappiamo più lacrime e raccogliamo più soldi!

-Così non va bene! Fotografateci invece quando siamo ben vestiti, pettinati e profumati! Meno soldi e più dignità!

martedì 18 gennaio 2011

Lettera

Bare italiane e bare americane

di Elisa Merlo

Un altro soldato italiano ucciso in Afghanistan.
Presidente della Repubblica, ministri del Governo, non potreste risparmiarci le ennesime espressioni di "profonda commozione", di "partecipazione al dolore dei familiari", di "dolore e cordoglio"?
Non potreste fare a meno di ricordarci che la bare italiane sono il "carissimo contributo pagato dai nostri soldati nella loro quotidiana lotta contro il terrorismo internazionale"?
Lo sappiamo, lo sappiamo. E conosciamo bene il vostro sincero dolore.
Ma alle volte il silenzio è più efficace delle parole, che ripetute troppe volte, finiscono per perdere senso.
E vi assicuro che senso non hanno per coloro che il dolore lo provano davvero.
Molti italiani, forse la maggior parte, aspetta da voi una sola cosa: che i soldati li facciate tornare a casa.
E sarebbe molto triste se questa decisione fosse presa solo quando sarà il popolo americano ad essere stanco di vedere le bare dei marines.

domenica 16 gennaio 2011

Due visioni diverse: a chi credere?

Il sindacato in crisi: Landini contro Farina


Maurizio Landini, Fiom-Cgil

1)Noi abbiamo considerato il referendum illegittimo.

2)Votando sì, vengono tolti dei diritti ai lavoratori. Chi l’ha detto che per investire occorre togliere diritti ai lavoratori? (Tratto dall'intervista su "Che tempo che fa" di sabato 15 gennaio)

3)Ci sono diritti che sono indisponibili per qualsiasi trattativa, altrimenti non faremmo i sindacalisti. (Tratto dall'intervista su "Che tempo che fa" di sabato 15 gennaio)

4)Pari dignità fra lavoro e impresa, il lavoro non deve spezzare il lavoratore e inserire la sua vita in un ingranaggio che lo stritoli, privandolo di tempo e libertà da investire nella sua persona. (Tratto dall'intervista su "Che tempo che fa" di sabato 15 gennaio)


Giuseppe Farina, Fim-Cisl

1)I referendum di Pomigliano e Mirafiori sono legittimi, in quanto gli accordi non violano alcun diritto costituzionale o indisponibile. (Tratto dalla lettera della segreteria nazionale Fim-Cisl alle delegate e ai delegati)

2)A Mirafiori e Pomigliano sono stati raggiunti accordi fondamentali su investimenti, turnistiche e utilizzo impianti. Nessun diritto è stato toccato, anzi si è difeso il lavoro e la prospettiva per migliaia di lavoratori. (Tratto dalla lettera della segreteria nazionale Fim-Cisl alle delegate e ai delegati)

3)Ci sono punti che anche noi avremmo preferito modificare. Se dovessi firmare solo gli accordi che mi piacciono non farei il sindacalista. (Tratto dall'intervista a Farina su Repubblica del 3.01.11)

4)La verità è che un pezzo importante della sinistra italiana fatica
maledettamente a fare i conti con la società globale. L'ideologia ai tempi della concorrenza globale non aiuta anzi rischia di assomigliare alla retorica dell'ovvio. Serve anche a sostenere che non esiste, in linea di principio, negoziato o accordo che un sindacato non possa sottoscrivere. (Tratto da un articolo di Dario di Vico sul Corriere del 30.12.10)

Un invito, segno di amicizia

La comunità del Convento Frati Cappuccini san Nicolò...
mi ha invitato domenica prossima, 23 gennaio, per una testimonianza.
Ringrazio fra Dino, Anna e Mascia per l'invito e l'amicizia.


"Continua il nostro cammino per quanti desiderano seguire un percorso di approfondimento sul tema scelto per quest'anno: "alla ricerca di una vita autentica".
Nella seconda domenica della Comunità di questo nuovo anno pastorale incontreremo Federico Bollettin. Federico è un amico che abbiamo incontrato varie volte in alcuni incontri organizzati da lui con persone che stanno cercando di vivere la vita in modo coerente con se stessi e con il Vangelo. E' un persona che sicuramente può farci riflettere sulla nostra vita, sui nostri desideri più profondi…"

Una bella notizia

Vincono i movimenti: al voto l’acqua pubblica

Si andrà alle urne in una data compresa tra il 15 aprile e il 15 giugno: a meno di elezioni politiche.

Per la prima volta viene ammesso un referendum promosso da associazioni e movimenti!

(tratto da "Il fatto quotidiano")

venerdì 14 gennaio 2011

Le obiezioni di molti teologi e teologhe alla beatificazione di Giovanni Paolo II

"Noi Siamo Chiesa" chiede chiarezza

[...]Tenendo peraltro conto della sovraesposizione mediatica che si è verificata, non sempre per motivi spirituali, durante gli ultimi giorni della malattia del papa e in occasione del suo decesso, ci sembra opportuno proporre dei riferimenti a quelle donne e uomini cattolici che – senza voler ignorare naturalmente gli aspetti positivi del suo pontificato, come l’impegno per la pace o il tentativo di ammettere le colpe storiche dei figli e figlie della Chiesa nel passato; senza negare aspetti virtuosi della sua persona; e senza volerne giudicare l’intima coscienza – danno però una valutazione per molti aspetti negativa del suo operato come papa. Perciò, con questo appello invitiamo tali persone a superare la ritrosia e la timidezza, e ad esprimere formalmente, con libertà evangelica, fatti che, secondo le loro conoscenze e i loro convincimenti, dovrebbero essere d’ostacolo alla beatificazione.

Le/i firmatari del presente appello ritengono che, rispetto al pontificato di Giovanni Paolo II, si debbano criticamente valutare, in particolare, i seguenti punti:

1° - La repressione e l’emarginazione esercitate su teologi, teologhe, religiose e religiosi, mediante interventi autoritari della Congregazione per la dottrina della fede.

2° - La tenace opposizione a riconsiderare – alla luce dell’Evangelo, delle scienze e della storia – alcune normative di etica sessuale che, durante un pontificato di oltre 26 anni, hanno manifestato tutta la loro contraddittorietà, limitatezza e insostenibilità.

3° - La dura riconferma della disciplina del celibato ecclesiastico obbligatorio nella Chiesa latina, ignorando il diffondersi del concubinato fra il clero di molte regioni e celando, fino a che non è esplosa pubblicamente, la devastante piaga dell’abuso di ecclesiastici su minori.

4° - Il mancato controllo su manovre torbide compiute in campo finanziario da istituzioni della Santa Sede, e l’impedimento a che le Autorità italiane potessero fare piena luce sulle oscure implicazioni dell’Istituto per le opere di Religione (Ior, la banca vaticana) con il crack del Banco Ambrosiano.

5° - La riaffermata indisponibilità del pontefice, e della Curia da lui guidata, ad aprire un serio e reale dibattito sulla condizione della donna nella Chiesa cattolica romana.

6° - Il rinvio continuo dell’attuazione dei princìpi di collegialità nel governo della Chiesa romana, pur così solennemente enunciati dal Concilio Vaticano II.

7° - L’isolamento ecclesiale e fattuale in cui la diplomazia pontificia e la Santa Sede hanno tenuto mons. Oscar Arnulfo Romero, arcivescovo di San Salvador, e l’improvvida politica di debolezza verso governi – dal Salvador all’Argentina, dal Guatemala al Cile – che in America latina hanno perseguitato, emarginato e fatto morire laici, uomini e donne, religiose e religiosi, sacerdoti e vescovi che coraggiosamente denunciavano le «strutture di peccato» dei regimi politici dominanti e dei poteri economici loro alleati.

giovedì 13 gennaio 2011

Lettera aperta dell'Arcigay ai cattolici italiani

Comunicato stampa dell'Arcigay nazionale del 12 gennaio 2011

Una lettera aperta ai cattolici italiani e oltre 300 inviti a vescovi e cardinali per un incontro, così Arcigay celebrerà quest’anno la giornata mondiale per il dialogo tra religioni e omosessualità che si terrà, domani 13 gennaio 2011.
La ricorrenza nasce per la commemorazione di Alfredo Ormando, giovane siciliano che il 13 gennaio 1998 si diede fuoco a Roma in Piazza San Pietro per protestare contro l’atteggiamento della Chiesa Cattolica nei confronti degli omosessuali.

Nella lettera aperta Arcigay che si rivolge ai credenti, a teologi e all’associazionismo cattolico tutto si legge:

“Mentre scriviamo in 7 Paesi per l’omosessualità è prevista la pena di morte, e per ben 80 Paesi essere gay o trans è un reato punito con l'arresto o la detenzione arbitraria, trattamenti crudeli, inumani e degradanti. Ci permettiamo pertanto di rivolgerci a voi per stimolare una riflessione finalizzata all'affermazione e alla tutela dei diritti umani fondamentali e la salvaguardia della vita e della libertà di molte donne e uomini che subiscono questo genere di violenze, nella consapevolezza che la promozione e la difesa della vita umana possa essere un terreno sul quale trovare delle convergenze e delle positive collaborazioni”.

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domenica 9 gennaio 2011

La proposta di Josè Maria Castillo

Conoscere Dio a partire da Gesù

"Mi limito a fare una proposta: analizzare e tentare di conoscere Dio a partire da Gesù e non Gesù a partire da Dio. Ciò suppone che delimitiamo quello che possiamo sapere su Dio a partire da quello che ci rivela Gesù nella sua vita, nei suoi comportamenti e nelle sue parole".

(tratto da: J. M. CASTILLO, La humanización de Dios. Ensayo de cristología, Editorial Trotta, Madrid, 2009)

Speriamo che una casa editrice italiana traduca questo testo!

Sindrome da sciacquone


Dopo il viaggio in Camerun...

Ecco una breve riflessione di Fabio, compagno di viaggio in Camerun, che ci riporta ai quei piccoli gesti quotidiani che, alla fin fine, determinano la vita del nostro pianeta.


Oramai la chiamo
"sindrome da sciacquone"
(sciacquone: s.m. dispositivo che consente di scaricare a comando
l'acqua nei gabinetti)
e mi colpisce ogni qual volta torno da una certa Africa.

E' una sensazione dolorosa che agisce attorno alla coscienza
quando è il momento di premere quel pulsante
alla prima pisciata in territorio italiano
e vedere la mia urina trascinata via da quella preziosa onda.

Fabio Romanato

(nella foto: "C'è un secchio che ci interpella: è possibile usare l'acqua della doccia per il wc?)

mercoledì 5 gennaio 2011

L'epifania del volto


Pensieri di Emmanuel Lévinas

L'epifania del volto umano costituisce un varco nella crosta dell'essere.

L'esperienza assoluta non è svelamento, ma rivelazione: manifestazione privilegiata d'Altri, manifestazione di un volto al di là della forma.

La pelle del volto è quella che rimane più nuda, più spoglia: la più nuda, benchè di una nudità dignitosa.

Il volto del prossimo mi significa una responsabilità irrecusabile, precedente ogni libero assenso, ogni patto, ogni contratto.

Il volto attesta la presenza del terzo, dell'umanità intera, negli occhi che mi guardano.

martedì 4 gennaio 2011

Quanto siamo diversi!

L'articolo che vi propongo conferma un disagio che aumenta sempre di più dentro la nostra chiesa. C'è chi fa passi in avanti, chi indietro. Chi rimane fermo, chi scompare. Certo non è un bel periodo per molti preti e per le comunità cristiane!



(tratto dal giornale di Vicenza di oggi)

È Natale e il parroco se ne va

Pedemonte-Vicenza. Don Massimo Sbicego, senza avvisare i fedeli, lascia la sua comunità ed entra in una congregazione. Alla Diocesi di Vicenza ha spiegato di essere passato fra i “tradizionalisti lefreviani”.

Pedemonte. "El prete xe scapà", "El prete xe sparìo", "… l'è 'nda via sensa dir gnente a nissùn": sono state queste le prime affermazioni seguite alla notizia che don Massimo Sbicego non è più parroco di Pedemonte, Casotto e Lastebasse.
Il sacerdote, 38 anni, nativo di Montecchio Maggiore, arrivato nell'alta valle dell'Astico nel settembre 2009 dopo essere stato vicario a Vicenza, nella parrocchia dei Ferrovieri, l'ultimo dell'anno non si era presentato nella chiesa di Brancafora per il "Te Deum". Subito le chiacchiere si sono diffuse in paese.
La sua asserita "fuga" è diventata argomento di discussione anche durante il cenone di Capodanno, nelle case e nei bar della zona. "El prete xe scapà, chissà dove ch'el sarà 'ndà". Nello stupore generale, c'è stato pure chi, per spiegare la sua decisione, ha adombrato la presenza di qualche tresca romantica, subito zittito da altri che ne lodavano l'integrità morale e spirituale. La giusta spiegazione è arrivata la mattina del 1 gennaio. Prima nella chiesa di Casotto, poi in quella di Brancafora, a celebrare la messa è stato don Stefano Mazzola, parroco di Velo d'Astico e vicario foraneo.
Fra lo stupore generale, all'inizio del rito, ha comunicato ai presenti che don Massimo non era più il loro prete, "non per un provvedimento da parte della Diocesi, ma per sua scelta, essendo passato alla Fraternità tradizionalista San Pio X" fondata da mons. Lefebre, non riconosciuta in piena comunione dalla Chiesa Cattolica romana". Tale decisione don Sbicego l'aveva riferita a mons. Lodovico Furlan, che attualmente, come Amministratore diocesano, sostituisce "ad interim" il vescovo. L'annuncio ha spinto più di qualcuno a cercare in Internet notizie su mons. Marcel Lefebvre, fondatore della stessa Fraternità, sospeso "a divinis" e successivamente scomunicato per aver professato la salvaguardia del sacerdozio con un ritorno alla tradizione pre-conciliare, col recupero della messa in latino, cancellando l'ecumenismo che riconosce par dignità alle diverse religioni, e non il primato del solo Cattolicesimo. L'allontanamento di don Massimo ha comunque lasciato attoniti. Non è un caso se proprio mons. Furian ha deciso di incontrare martedì 11 gennaio, alle 20, nella sala parrocchiale di Brancafora, i tre Consigli pastorali e degli affari economici.

domenica 2 gennaio 2011

Sognare... con i piedi per terra!

Un augurio per questo 2011

La pace non è un sogno: può diventare realtà;
ma per custodirla bisogna essere capaci di sognare.
Nessuno è nato schiavo, né signore, né per vivere in miseria,
ma tutti siamo nati per essere fratelli.
Non c'è nessuna strada facile per la libertà.
Non c’è passione nel vivere in piccolo,
nel progettare una vita che è inferiore alla vita che potresti vivere.
Ho lottato contro il dominio bianco e contro il dominio nero.
Ho coltivato l'ideale di una società libera e democratica nella quale tutti possano vivere uniti in armonia, con uguali possibilità.
Questo è un ideale per il quale spero di vivere...
Un vincitore è solo un sognatore che non si è arreso.
Per gli uomini, la libertà nella propria terra è l'apice delle proprie aspirazioni.
L’istruzione e la formazione sono le armi più potenti che si possono utilizzare per cambiare il mondo.
Dopo aver scalato una montagna,
ci si accorge solo che ce ne sono tante altre da scalare.

Nelson Mandela

sabato 1 gennaio 2011

Il sangue è rosso, per tutti!

Il sangue

Chi può versare
Sangue nero
Sangue giallo
Sangue bianco
Mezzo sangue?
Il sangue non è indio, polinesiano o inglese.
Nessuno ha mai visto
Sangue ebreo
Sangue cristiano
Sangue mussulmano
Sangue buddista
Il sangue non è ricco, povero o benestante.
Il sangue è rosso
Disumano è chi lo versa
Non chi lo porta.

Ndjock Ngana, poeta camerunense

L'appello della tavola della pace


L'Italia che compie 150 anni, ripudia la guerra!

L’Italia
che amo, che festeggio e che voglio costruire
ripudia la guerra,
lotta contro la povertà,
taglia le spese militari,
investe sull’educazione,
rispetta i diritti umani,
cura la Terra.



La campagna “L’Italia ripudia la guerra” è promossa dalla Tavola della pace, dalla Rete italiana per il disarmo e da numerose altre associazioni. Aderisci anche tu!


Invia la tua adesione alla Tavola della pace, via della viola 1 (06122) Perugia - Tel. 075/5736890 - fax 075/5739337 - email segreteria@perlapace.it

Appendi alla tua finestra la bandiera della pace, scatta una foto e inviala all’indirizzo: redazione@perlapace.it

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