giovedì 31 dicembre 2009

2009: BELLO O BRUTTO, DIPENDE

La numerazione degli anni non è uguale per tutti i popoli della Terra. Ed è giusto mantenere queste differenze, perchè un popolo non si autoproclami padrone del tempo e della storia. Per i musulmani siamo nel 1431, per i cinesi dal prossimo 14 febbraio si entrerà nell'anno della Tigre associato all'elemento "metallo".

Che un fatto sia positivo o negativo, dipende dai punti di vista, dal partito che si difende, dagli interessi personali o dagli obiettivi che si perseguono.

Se un meccanico, un carrozziere, un' auto officina con carro attrezzi... diranno di essere contenti per il guadagno ottenuto nel 2009, significa che di incidenti e di morti sulla strada ce ne sono stati tanti, abbastanza, troppi.
Contenti, soddisfatti per aver raccolto molte carcasse sulla strada. E' loro lavoro...

Se un ospedale ha lavorato, se gli avvocati hanno lavorato, se tutti quei "servizi", pubblici e privati, che guadagnano con la sfiga, le malattie e gli errori della gente... hanno lavorato, significa che il livello di benessere di un Paese è ancora basso. Ma è il loro lavoro. Avranno di certo migliorato le condizioni di vita di molte persone, sì ma... c'è sempre qualcosa che non va! Sembra assurdo pensare che il PIL di uno stato non aumenta proporzionalmente al grado di benessere della popolazione.

Una separazione è un fatto positivo o negativo? Dipende...
La nascita di un bambino, la morte di una persona cara, la perdita del lavoro o la vincita al lotto, un innamoramento o un fallimento... sono fatti positivi o negativi? Dipende...

La situazione politica italiana piacerà (?) alla maggioranza e deluderà l'opposizione.
La situazione religiosa italiana piacerà al cattolico tradizionalista e deluderà il cristiano critico o il fedele di altre religioni. Ma nello stesso tempo, in mezzo a situazioni dove predomina violentemente un modello, nascono esperienze di dissenso, di ricerca, di speranza.

Ecco il bello. Il bello è la speranza. Il bello è l'impegno di molti singoli che attendono e cercano di diventare popolo. Il bello deve ancora venire, per questo abbiamo bisogno di tempo. Auguri!

2009: UN ALTRO ANNO DI GUERRE

MONDO 2009: UN ANNO CHE SI CHIUDE FRA GUERRE, VIOLENZA E TERRORE

di Cosimo Pierre

Il catalogo dei conflitti nel mondo alla fine di un anno terribile. Dall’Iran ai territori palestinesi, dall’Iraq al deserto sahariano, la diplomazia internazionale non riesce a contenere le spinte verso gli eccidi. (Leggi articolo)

LE GUERRE NEL MONDO

Guerre e Maggiori Eventi del 2009 (Leggi elenco completo)

mercoledì 30 dicembre 2009

CARE DONNE CHE AMATE UN UOMO PRETE...

Sollecitato da alcune lettere e dai racconti di alcuni amici preti, vorrei scrivere molto brevemente alcune riflessioni sul rapporto prete-donna. (Non conosco personalmente nessuna storia di rapporto prete-uomo, se non per sentito dire)

1. Care donne innamorate di un prete e non corrisposte... perchè divisi dallo spazio fisico, dalle leggi, dal potere del riconoscimento sociale...
se avete percepito un uomo capace di amare, sappiate che prima o poi o cadrà tra le braccia di un amore concreto (il vostro o di un'altra) o vivrà per sempre con una spinta vitale repressa.

2. Care donne innamorate di un prete e corrisposte... purchè non si sappia, purchè non diventi figli, famiglia...
se siete disposte ad amare fino al punto di non essere riconosciute nel vostro amore di moglie e madre, sappiate che involontariamente state contribuendo ad affermare il maschilismo del clero e di questa società. Nonostante il vostro uomo stia "spostando le montagne" con le sue capacità e non lo volete "disturbare" nel suo lavoro, contribuirete a sminuire i miracoli di coppie e famiglie quotidiane per questa società. Abitata da una mentalità dell'eccezionale e povera di alternative evangeliche.

3. Care donne innamorate di un prete e felicemente corrisposte... vivete nella gioia e nella liberazione il vostro rapporto d'amore, verso quei lidi sconosciuti che un amore divino conduce.

L'ULTIMA LETTERA DELL'ANNO

...ASSOLUTAMENTE DA LEGGERE E MEDITARE!

Caro Federico,
ho appena finito di leggere il tuo libro…l’ho letteralmente divorato forse perché ciò che avete vissuto tu e Kate è molto simile a quello che è accaduto a me. Non so se raccontarvi la mia esperienza sia la cosa giusta, ma sento che comunque riuscirete a capirmi più di quanto possano riuscirci i miei migliori amici.
Ormai più di 9 anni fa nella mia parrocchia è arrivato un nuovo cappellano, un nuovo “don”. Ero ancora piccola, facevo la terza media, ero ancora un’animata…e gli animati vedono il “don” come un idolo, come una guida, soprattutto quando questo “don” si dimostra estroverso, carismatico, simpatico e attento all’umanità di ogni persona… prete diverso dagli altri.
Anche a me è subito piaciuta la sua energia, ma soprattutto mi ha colpito la sua spensieratezza e leggerezza…aveva poco del prete…era un giovane tra i giovani!
Con il passare degli anni sono stata contagiata dalla sua vivacità e dalla sua passione per i ragazzi e ho iniziato a trascorrere molto tempo negli ambienti parrocchiali: ero diventata animatrice!
Le esperienze fatte insieme al “don” si sono moltiplicate, la conoscenza reciproca si è approfondita…c’era sempre un abbraccio per aiutarmi a ritrovare la carica, per consolarmi o anche solo per darmi il buongiorno e per dirmi “Ti voglio bene”. Avevo trovato veramente un amico speciale, una persona che sapeva ascoltare, che mi leggeva dentro, che capiva come stavo anche solo con uno sguardo, che sapeva come e quando rimproverarmi, che aveva fiducia in me e mi aiutava a tirar fuori il meglio di me in ogni situazione.
Sono cresciuta tanto grazie a lui, sono diventata una donna. Questo rapporto di affetto e di complicità è durato fino a quando il mio “don” mi dice di essersi innamorato di me, di provare dei sentimenti molto forti nei miei confronti…dalle sue parole lasciavo trasparire tanta paura per ciò che sarebbe successo.
Subito sono rimasta senza parole e non sono riuscita a dire nulla. Avevo bisogno di pensare: com’era possibile? Il “don” si era innamorato di me!?!?!?!?
Ma subito queste domande sono state cancellate e il sentimento ha preso il sopravvento. In effetti, anch’io ero innamorata di lui ma non ho mai voluto e non sono mai riuscita a dare un nome concreto ai sentimenti che provavo…forse anch’io avevo troppa paura!
Da quel momento è iniziata la nostra clandestina e travagliata relazione. Abbiamo tentato più volte di allontanarci, di fare a meno l’uno dell’altro, “per il tuo e per il mio bene” ci dicevamo.
Ma puntualmente ci ritrovavamo l’uno tra le braccia dell’altro, a darci appuntamento in qualche posto sperduto per riuscire a stare insieme, in una gabbia di bugie e scuse incastrate perfettamente perché nessuno sapesse.
Era lacerante, pesante ma anche bellissimo, meraviglioso! Ci siamo amati veramente tanto…e abbiamo sentito la vita presente come non mai!
Lui mi ha più volte chiesto “ma cosa pensi di me: un prete che si innamora perdutamente di una ragazza?” e io gli ho sempre detto che per me non era un problema, anzi, amavo il suo essere prete al servizio e alla ricerca del Regno di Dio e sempre ho pensato che un uomo, e una donna, sono completi solo quando amano e sono amati. Solo quando hai qualcuno al tuo fianco che non è lì solo perché gli fa comodo ricevere e dare qualche volta un bacino, una carezza, un po’ di affetto ma sta accanto a te perché crede in te, perché desidera crescere insieme a te, perché con te ha un grande progetto di vita.
Sono stati 2 anni della mia vita che non scorderò mai… eh, sì…alla fine è arrivato il momento della separazione. Lui è partito per... e io sono rimasta nella quotidianità di sempre tra studi universitari e animazione. Il mio cuore avrebbe voluto buttare all’aria tutto, urlare al mondo il mio amore per lui, iniziare una vita insieme… ma alla fine l’ingiustizia ha vinto. Non so che cosa ci riserverà il futuro…io so solo che non posso smettere di amare, non riesco a pensare alla mia vita se non con lui…sono passati ormai 2 anni dalla sua partenza…ci sono stati dei momenti in cui ho provato rabbia nei suoi confronti…”per stare dietro a questo ho perso anni preziosi della mia giovinezza, vaff..”…momenti in cui ho sentito forte il peso dell’ingiustizia che ho vissuto…”ma perché??? proprio io dovevo innamorarmi del prete? Perché queste regole assurde da rispettare? È tradizione?”…momenti in cui ho ringraziato Dio per avermi fatto incontrare l’Amore…momenti in cui ho sperato di ritornare a vivere quei magici momenti…ma soprattutto momenti di dubbio, di incertezza, di precarietà…”Cosa vuole la vita, Dio da me? Cosa vogliono dirmi?”…
Non ho superato il dolore, ci sono dentro fino al collo e il cuore ne è immerso!!!

Ti scrivo non per avere risposte… ma perché avevo bisogno di condividere quello che mi è successo con qualcuno! I miei amici, i pochi che lo sanno, ormai sono stanchi di sentirsi raccontare questa storia…per loro io sono “guarita”…ora è il momento di trovarsi il fidanzato…purtroppo non è così!
Ammiro il coraggio che hai avuto nell’andare controcorrente…è il coraggio che avrei voluto avere anch’io!!!
Non ho scritto nomi e cognomi di nessuno…penso non sia importante…forse conosci già la nostra storia, o forse no!
Ti ringrazio per l’ascolto e per il libro che hai scritto…buona vita!

martedì 29 dicembre 2009

GESU' VISTO DA UNO PSICHIATRA

UNA SINTESI DI LUIGI DE PAOLI

La famiglia e il lavoro

I dati sulla vita del bambino Gesù sono insufficienti per dedurre quale influenza abbia avuto la famiglia sulla sua crescita. Non è figlio di una famiglia benestante, ma di lavoratori e pertanto non è avviato agli studi ma al lavoro con la materia. Sin da bambino è addestrato dal padre a trattare specialmente il legno, che diventa così un “oggetto transizionale” attraverso il quale impara che non si costruisce se non si smantella e che un fusto d’albero se non è tagliato, inciso o scolpito rimane
un oggetto sempre simile a se stesso e non può arricchirsi di nuove funzioni.

Dopo aver vissuto trenta anni assieme a fratelli e sorelle a Nazareth, decide di abbandonare il lavoro, la famiglia e il proprio villaggio. La rottura è significativa non essendo ammissibile che un figlio disconosca l’autorità del capofamiglia e il suo potere pressoché assoluto sui figli, anche sposati.
Grazie alla stabilità delle relazioni con gli oggetti interni (in primis i genitori), che sono la fonte della stima e dell’amore, l’umore è improntato alla serenità e al desiderio di godere la vita. Dai suoi “detti” e dalle parabole non traspaiono sentimenti di inadeguatezza, autocommiserazione, o espressioni di trionfo maniacale o vendicativo.
L’abitudine alla concretezza e alla negoziazione quotidiana lo portano a valorizzare il lavoro di pescatori, seminatori, vignaioli, pastori, mercanti, gabellieri, centurioni, costruttori, massaie. Quello che conta per un artigiano come lui è il risultato, non l’intenzione. I “buoni” e i “cattivi” sono distinguibili in base ai frutti generosi che generano, non in base alle loro “radici” (culturali o
confessionali), che sono insignificanti se l’albero è improduttivo (Lc 6,43-45).

Ha parole molto dure per i ricchi che vivono sfruttando, ma anche per i parassiti, che “nascondono le loro monete d’oro sotto terra”. Capovolge la filosofia economica basata sull’accumulazione, che suscita solo rivalità, e propone la solidarietà per alleviare coloro che portano fardelli troppo pesanti.
Allo stesso tempo stigmatizza la dabbenaggine “delle vergini stolte” che vanno incontro alla festa della vita contando sulle risorse altrui o su aiuti dal Cielo.
Si tiene lontano da ogni forma di speculazione teologica. Non si occupa delle verità intellettuali, che sono frutto di mediazioni e, come tali, sono manipolabili e sfruttabili dai potenti e dai loro cortigiani. Richiama gli uditori ai casi concreti che la vita pone davanti a loro o al senso nascosto di parabole tratte dalla vita quotidiana.
Da persona psichicamente matura non si lascia sedurre da lusinghe frequenti e fallaci: l’onnipotenza e la sottomissione. La forza dell’Io e la stima basica di sé lo rendono indipendente dall’altrui approvazione. Rifiuta di delegare la propria coscienza all’autorità religiosa e di appoggiarsi sulle stampelle del sacro.
Il fatto che la sua mente conquisti un elevato livello di libertà non dipende da una qualche “natura divina”, ma dal fatto che egli conduce una vita coerente con la propria condizione umana, scevra da atteggiamenti sia di “superman” che di “servo”. Non sa, né afferma di essere “una persona divina”, “incarnazione di Dio”, “Figlio di Dio”, “nato da Vergine”, “preesistente al mondo”,“ Signore”.

Delude le attese di chi spera che egli sia il leader politico che libera la terra della Palestina dall’oppressore romano e dagli esosi gabellieri. Appena la folla lo cerca per avere benefici, si ritira in luoghi appartati per meditare e pregare. Si sottrae alle investiture idealizzanti, in realtà subdole e sataniche, che provengono da ascoltatori frustrati che cercano una riabilitazione facendo ricorso a figure onnipotenti. Si prende gioco di coloro che lo attendono a Gerusalemme come Messia
presentandosi a cavallo di... un asinello. Quando Pietro gli dà il titolo di Messia invitandolo a scansare i conflitti con le autorità lui lo tratta da indemoniato: “Satana, vattene via da me” (Mc 8,33).

LA MISERIA PIU' GRANDE

CHE VIENE MAGGIORMENTE PERCEPITA DURANTE LE FESTE NATALIZIE

Mentre negli ultimi anni gli ospiti delle cucine popolari di Padova (e credo capiti in tutte le città) erano prevalentemente stranieri, oggi una buona parte è costituita da italiani, per lo più uomini. Alla povertà economica vi arrivano in seguito alla perdita di un lavoro, di relazioni, di un matrimonio, di autostima...
Dopo una separazione, ad esempio, lo stipendio resta quello di prima ma non basta più per pagare alimenti, doppio affitto, doppia macchina. Doppio tutto. C' è chi inizia a dormire in macchina dopo la separazione, pensando che sia solo un' eccezione. E poi si ritrova a vivere sulla strada.
I figli seguono le madri (e il nuovo compagno), diperazione per quei padri che non hanno potuto trascorrere il natale assieme ai propri figli perchè le assistenti sociali non glielo hanno permesso.
"Se penso che sono io, con le tasse, a pagare coloro che non mi lasciano vedere mio figlio – mi racconta un mio collega di lavoro - ... mi verrebbe da..." La finale la lascio intendere a voi.
Prosegue: "Si sente sempre parlare di poveri, riferendosi prima di tutto agli stranieri, ai rom, a coloro che non hanno una casa o un lavoro... anch'io sono un povero, uno da aiutare... perchè un padre che non può vedere il proprio figlio è un uomo morto".
Parole forti, taglienti, piene di rabbia e disperazione. Difficile arrivare a delle conclusioni senza conoscere le cause di tanta solitudine e le ragioni di un tale comportamento dei servizi sociali. Qual è la scelta più giusta? Chi deve pagare gli errori del passato?
Al mio collega rispondo di pensare prima di tutto al bene di suo figlio, che ha il diritto di crescere in un ambiente sereno. Ingiusto forse, ma apparentemente tranquillo. In attesa che raggiunga la maggiore età.
Vivendo alcuni mesi in Canada, ho capito che la povertà più grande è la rottura e la mancanza di relazioni affettive sane. Chi è depresso, chi vive sulla strada, chi si toglie la vita, chi è tragicamente solo... non riesce a costruire relazioni autentiche, mature, positive. E' questa la miseria più grande, che condanna un uomo o una donna ad una esistenza infelice. Gli aiuti economici non bastano, le compagnie assistenzialistiche fanno da surrogato, rimangono soltanto psicofarmaci, alcol e droghe?
Esiste un percorso di reale guarigione, di re-inserimento nella società, di ri-costruzione del proprio equilibrio affettivo?

lunedì 28 dicembre 2009

LE NOTIZIE CHE CREANO PREGIUDIZI

ESEMPIO DI NON-NOTIZIE

Le notizie sui fatti che vedono coinvolti stranieri residenti a Padova, prima o poi mi arrivano personalmente, senza la malizia dei giornali locali. Qualche giorno fa i quotidiani di Padova, hanno riportato la notizia di un fratricidio "al nero". "Congolese uccide il fratello durante una lite in casa" (dal Mattino di Padova del 18 dicembre), "Congolese litiga col fratello e lo uccide" (dal Corriere del Veneto del 18 dicembre)

Insomma la notizia viene presentata come un omicidio, lasciando in bocca dei lettori i seguenti commenti: "Ecco i soliti violenti! Gli stranieri, quando litigano, sono capaci anche di uccidere!"

E' forse scontato dire che quasi tutti gli articoli non sono obiettivi, non riportano il fatto così com'è (Biagi docet) senza quelle aggiunte affrettate che ne condizionano l'interpretazione. Discordanza tra fatto e messaggio. C'è stata più attenzione, ad esempio, nel presentare il tragico episodio accaduto a Vignola nel modenese, quando il parroco don Panini ha ucciso l'amico che lo ospitava in casa. Ecco il titolo su Repubblica del 24 dicembre "Modena, sacerdote accusato di omicidio. Avrebbe ucciso un uomo e ferito sua moglie". Non è certamente una bella notizia, ma almeno trasmette qualche dubbio sull'accaduto. Parla di accusa (che può essere giusta e ingiusta), parla al condizionale "avrebbe". Dopo gli accertamenti, gli interrogatori, è arrivata la conferma come è giusto che sia.

E' forse scontato dire che quando un prete si trova coinvolto in un reato, le notizie sono molto pesate (se non insabbiate). Come quella tragica di un prete di Milano del 20 marzo scorso: "PRETE MORTO CARBONIZZATO NELLA SUA AUTO, PROBABILE CORTO CIRCUITO" dove il termine "probabile" lascia aperte molte porte. In effetti sarebbe molto più scandaloso pensare ad un suicidio, risalendo alle vere cause che rimanderebbero ad un ripensamento della struttura ecclesiastica.

Ritornando al fatto della lite tra fratelli congolesi, la morte del più giovane, è stata causata dalla sfortuna e dalla rottura di un portale di vetro. Un pezzo gli si è conficcato dentro un fianco, causandogli la morte immediata. La madre dei due figli era disperatamente presente. Nulla di più.

Che i litigi tra africani siano molto violenti dal punto di vista fisico può essere vero. Ma difficilmente si arriva ad uccidere. Il giorno in cui una madre africana ucciderà il proprio figlio per crisi post partum, o un padre africano ucciderà l'intera famiglia e poi si suiciderà per depressione o crisi da fallimento lavorativo... allora potremmo dire che si saranno perfettamente integrati nella nostra società!

domenica 27 dicembre 2009

SANTA FAMIGLIA DI NAZARETH


UN FIGLIO CHE DELUDE LE ASPETTATIVE...

Se il brano evangelico scelto per descrivere la Santa Famiglia di Nazareth riporta un Gesù disobbediente, che scappa dai suoi genitori per seguire la sua strada... questo significa che incomprensioni, conflitti, dibattiti accesi, fanno parte della vita di ogni famiglia normale e quindi santa.
L' "anormalità" consisterà forse nella troppa armonia, che potrebbe nascondere oppressione da parte dei genitori, immaturità e dipendenza dei figli, incapacità di relazione, paura del conflitto...
Costruire la propria indipendenza, il proprio futuro, anche a costo di deludere le aspettative dei propri genitori non significa mancare loro di rispetto. Significa semplicemente intrapprendere la propria strada, unica, irripetibile. E un figlio che delude le aspettative dei propri genitori non potrebbe essere un'occasione di crescita per l'intera famiglia?



ITALIANI MAMMONI

Mammoni per colpa di mamma e papà. È la fotografia degli italiani tra i 18 e i 30 anni compiuta dagli studiosi del Centre for Economic Performance della London School of Economics. Stando ai ricercatori inglesi infatti non sono i figli a voler stare in casa dei genitori fino a “tarda età”, come si è soliti ritenere, ma questi ultimi che li trattengono, “comprando” il loro cuore, con soldi e favori. Secondo gli esperti, i genitori italiani, fanno fatica più degli altri europei a staccarsi dalla proprie creature. Solo così si spiegherebbe il motivo per cui in Italia l’80% dei giovani tra i 18 e i 30 anni vive ancora con i genitori, contro il 40% degli statunitensi e il 50% degli inglesi. La ricerca, effettuata da Marco Manacorda ed Enrico Moretti, è stata pubblicata sulla rivista Centrepiece. “Ai genitori italiani piace avere i propri figli intorno a sé e pur di convincerli a vivere con loro sono disposti a tutto, anche a corromperli in cambio di favori e denaro – dicono gli specialisti. In questo modo, peraltro, costringono i ragazzi a osservare le loro regole. Per i genitori, quindi, avere i propri figli in casa può essere vantaggioso, più di quanto non lo sia per questi ultimi: la cosiddetta adolescenza prolungata, infatti, può avere effetti controproducenti sullo sviluppo di un giovane. Si ritarda la sua entrata nel mondo del lavoro, la sua indipendenza, con più difficoltà, poi, riuscirà a farsi strada nella vita. “Il prezzo che i giovani italiani si trovano a pagare è la scarsa indipendenza e, a lungo termine, poca soddisfazione nella vita – hanno commentato Manacorda e Moretti. A conferma infine della volontà degli under30 di andarsene di casa, contro lo stereotipo del giovane mammone, c’è anche un’indagine condotta dall’Istituto di Psicologia del CNR su un campione di 500 giovani tra i 17 e i 20 anni tra i ragazzi. Dallo studio emerge che la tendenza al raggiungimento dell’autonomia e della soddisfazione professionale, economica e sentimentale, è molto alta, seppur controbilanciata dal timore di affrontare certe tappe della vita come il matrimonio.
(tratto dal blog di Gianluca Grossi)

sabato 26 dicembre 2009

RIMPIANGO LA NEVE



(Dall'abbazia di Praglia -Padova- il paesaggio dei Colli Euganei)

giovedì 24 dicembre 2009

AUGURI, AUGURI A TUTTI

"Qualcuno viene,
viene sempre.
Non si sa da dove,
non a quale ora,
con quale vento
o con quale cultura.
Con quale dignità.
Con quale umiliazione.
Eppure, qualcuno viene,
viene sempre".


(Franco Riva)

CARI UOMINI CHE AMATE UNA DONNA STRANIERA...

In questi giorni sto ricevendo alcune lettere di uomini italiani alle prese con relazioni interculturali. Grazie al mio libro che, seppure con ritmi africani, continua ancora a viaggiare e a farmi incontrare con persone nuove. Grazie a un paio di miei interventi in televisione che, nonostante i limiti della comunicazione mediatica, ho scoperto raggiungere molti comuni mortali come me. Grazie a quei sogni, esperienze, obiettivi condivisi che mi inseriscono dentro una fitta rete di rapporti e di amicizie in tutta Italia.
Mi dicono che trasmetto semplicità, fiducia, coraggio. Poca cosa forse rispetto ai grandi problemi della crisi economica e politica, dell'infelicità diffusa o della paura del diverso.
Spesso mi chiedono consigli da esperto, ai quali non sono in grado di rispondere: "Come dobbiamo comportarci con le nostre donne straniere? Come possiamo capire se si tratta di vero amore o di un espediente per sopravvivere?" Domande pertinenti che senza una conoscenza diretta rischiano di ricevere risposte pericolose. E la conoscenza prevede l'incontro, anche fisico.
É strano però ricevere particolare stima e ascolto da chi fisicamente mi è lontano, mentre il vicino di casa mi ripone tra le statuine scartate del presepe, in attesa del prossimo natale.
Alla luce della mia personale e contingente esperienza, del mio rapporto cioè con la diversità dentro di me (prete operaio sposato) e dentro la persona che amo (di origine nigeriana), oserei dire che intrapprendere un rapporto interculturale è sempre una ricchezza. Una bella sfida ma nello stesso tempo difficile, perchè nuova, non immune da dubbi o sbagli di percorso.
Per prima cosa direi di considerare l'altro, in questo caso la donna con la quale si ha una relazione affettiva, come una persona alla pari. Di cultura diversa, certamente. A volte con problemi economici, capita. Con un passato sofferto, probabile. Ma pur sempre una persona con un'intelligenza, una volontà, delle risorse preziose. Per evitare di scivolare sulla strada ghiacciata dell'assistenzialismo, noi uomini, non possiamo diventare (o rimanere eternamente) nè gli infermieri nè gli assistenti sociali nè gli educatori delle donne di cui ci siamo innamorati! Sarebbe un grave errore che, oltre a rovinare il rapporto, ci procurerà molto dolore.
Spesso la donna straniera ha un carattere più forte di un uomo italiano. Sa essere autosufficiente, sa precisamente cosa vuole, e potrebbe (dico potrebbe) giocare a fare la "poverina". Non per cattiveria, ma per le vigenti leggi del libero mercato, che trasformano gli umani in merce e i sentimenti in interessi materiali. Come scovare l'inganno?
A certi uomini, del resto, fa piacere (per non dire comodo, scusate la schiettezza) autolesionarsi (farsi del male) oppure sentirsi i salvatori di donne in difficoltà, piuttosto che affrontare i propri problemi personali. Anche se involontariamente, o per destino, il fatto è che si sposta semplicemente il nodo della questione da se stessi all'altro, deformato però da una errata percezione di sè.
L'innamoramento idealizza la persona amata, nozione elementare e fondamentale. Per amore o per riempire una solitudine, si è disposti a fare qualsiasi cosa. Persino rovinare se stessi, il proprio futuro, le altre amicizie costruite nel tempo, un conto in banca frutto di sacrifici. "Vuole 30.000 euro come regalo di Natale – mi racconta un giovane operaio - per saldare il conto con la sua protettrice, altrimenti mi lascia. Cosa devo fare?"
Cari uomini, non date soldi e non esagerate con i regali. Non lasciate che il rapporto diventi uno scambio di prestazioni, un continuo ricatto, un prolungamento di quello sfruttamento che vorreste eliminare. A costo di perdere una bambina viziata da possedere, e recuperare, in altri modi o altrove, la donna che sempre avete desiderato. Con la quale progettare una vita insieme, da adulti, alla pari. Ma il lavoro più duro e più producente è quello su di sè, sui propri falsi e reali bisogni, sulle proprie false e reali possibilità...
Non voglio scoraggiarvi nelle vostre relazioni "diverse", ma semplicemente riportarvi al centro della questione. Può non sbagliare chi rischia percorsi nuovi? Esistono forse soluzioni preconfezionate? Di miracoli inspiegabili il mondo è pieno, e la fantasia della Vita continuamente ci sorprende. Dopo anni dal primo sguardo ho capito che l'incontro con l'attuale mia moglie è stato un incontro tra due povertà che è diventato immensa ricchezza per entrambi. Salvezza da e per entrambi. Incredibile!
In altre culture (ma anche nella nostra) il rapporto di coppia non è necessariamente un rapporto tra due amanti, ma un contratto tra due persone che vogliono vivere meglio possibile. Non molti anni fa, tradizione della mia terra, una donna sposata doveva saper cucinare bene, badare ai figli, essere sempre pronta al rapporto sessuale, non intromettersi nelle faccende economiche della famiglia, ecc... In cambio l'uomo l'accoglieva nella sua casa e la manteneva.
Oggi, trovare una persona che ci ami per quello che siamo, è molto difficile. Così come è difficile amare senza possedere, vivere l'amore come cammino di crescita umana verso la felicità personale, di coppia e sociale.
Cari compagni di viaggio, non vogliamo contribuire a confermare il luogo comune secondo cui, generalizzando, un matrimonio misto è un matrimonio di interesse. Costruiamo relazioni sane.
E se la donna clandestina di un tempo diventasse la moglie di un padano doc? É successo a me. Nulla è impossibile davanti a Dio, per la nostra felicità!
Colorati auguri di cuore.

MARIA E GIUSEPPE: COPPIA DI FATTO

"...Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera di uno spirito santo". (Mt 1,18)

"...Anche Giuseppe...salì in Giudea...per farsi registrare insieme con Maria sua sposa (e non moglie), che era incinta". (Lc 2,5)

Secondo la tradizione giudaica Giuseppe e Maria non avevano completato il rito che li avrebbe dichiarati ufficialmente marito e moglie. Erano fidanzati ma non avevano ancora celebrato la seconda fase del matrimonio che li autorizzava sia a convivere sia a viaggiare insieme.

Non sono dunque una coppia regolare, secondo le leggi del tempo e del Tempio, perchè non hanno regolarizzato la loro posizione.

Auguri a tutte le coppie irregolari secondo la Chiesa e lo Stato italiano.

PER CHI SCENDE AL FONDO...

"Il Natale è, per chi scende al fondo delle cose, una severa festa, una festa molto dura, come il Venerdì Santo e solo chi capisce questo può aprirsi alla gioia fragile, semplice, familiare, conviviale, amichevole, sapendo però di non doversi illudere con le favole.
Il tempo è severo e beati coloro che hanno tanta forza da scegliere, in contrasto con la civiltà del potere, la grande, infinita, eterna civilità dell'amore, il cui mistero è lo stesso mistero di Dio".


p. Ernesto BALDUCCI

mercoledì 23 dicembre 2009

MUORE LENTAMENTE

Muore lentamente
chi evita la passione,
chi non rischia la propria sicurezza
per l'insicurezza di un sogno.


Pablo Neruda

LA SOLIDARIETA' A NATALE

...e il non contatto fisico

Con l'avvicinarsi del natale si moltiplicano come funghi le iniziative di solidarietà promosse da associazioni di volontariato e di ricerca scientifica, da organizzazioni umanitarie nazionali e internazionali. I mercatini allestiti nelle piazze del centro di Padova, i banchetti di stelle di natale e panettoni fuori dalle chiese parrocchiali, gli scatoloni da riempire di generi alimentari all'uscita dei supermercati, gli annunci pubblicitari per inviare un sms o un bollettino postale... attendono la generosità natalizia dei cittadini. Più consapevoli e responsabili nei loro acquisti e regali, in questo tempo di crisi e di neve. Disposti anche a chiudere un occhio pur di rendere felice un solo bambino, magari quello fotografato nel calendario appeso nelle nostre cucine.
E se aumentano le richieste di aiuto significa non soltanto che stanno aumentando le situazioni di disagio nel mondo ma che sta crescendo, seppure molto lentamente, un forte senso di solidarietà. Percepita o reale, lo diranno ai soci delle varie associazioni di beneficienza o a coloro che si sono iscritti alle relative newsletter i resoconti post natalizi.

La cosa però che accomuna ogni benefattore è che manca il contatto diretto con le persone che intende aiutare. Manca l'incontro fisico, la carezza o la stretta di mano, il sorriso o le lacrime. Esperienza che invece appartiene ai volontari e agli operatori sociali che fanno da mediatori tra coloro che donano e coloro che ricevono. Questa forma di assenza e di delega avviene sia per la distanza fisica sia per la mancanza di tempo ma soprattutto per la fatica nel dover affrontare e gestire un incontro imbarazzante. Molti, giustamente, vogliono rimanere anonimi, risparmiarsi la penosa scena dell'autocelebrazione di un grazie umiliante. Altri preferiscono evitare un coinvolgimento emotivo che richiederebbe ulteriore dispendio di energia e partecipazione economica per estirpare il male fin dalla radice. Infatti, è sufficiente finanziare un mese di scuola di un bambino della Sierra Leone per garantire un futuro dignitoso a lui e ai suoi fratelli? É sufficiente offrire una borsa della spesa per risolvere i problemi di una famiglia padovana schiacciata da un licenziamento?

La solidarietà a natale è fatta anche col cuore, che sguazza in mezzo ad un tremendo senso di impotenza e di ingiustizia. E attende di farsi sempre più prossima, dal bambino malnutrito al vicino di casa. Più quotidiana e vincolante, svestita di quella sporadicità che a natale ci rende tutti più ipocritamente buoni e rivestita di un maggiore impegno civico, legato soprattutto alla realtà dell'integrazione e dell'accoglienza.

LA LIBERTA' OSA AGIRE

«Fare e osare non qualunque cosa,
ma la cosa giusta;
non restare sospesi nel possibile,
ma afferrare arditi il reale;
non nella fuga dai pensieri,
ma nell'azione soltanto è la libertà.
L'obbedienza sa che cosa è bene e lo compie,
la libertà osa agire, e rimette a Dio il giudizio ».


(D. Bonhoeffer)

martedì 22 dicembre 2009

MENO RIGIDI E PIU' DINAMICI

LETTERA DI NATALE DEL FRATELLO FABIO LAZZARO
(discepolo di Cristo sulle strade dell'Ecuador)

Care amiche e amici,
il Natale, come ogni anno, ci invita a lasciarsi sorprendere, non solo in forma romantica davanti a un bebé fragile, ma di fronte a una presenza e uno stile di Dio che sempre va fuori dei nostri schemi, un Dio che non é facile incontrarlo in “Gerusalemme” ma nella Nazareth degli inferiori e degli scismatici, nella Betlemme dei poveri pastori emarginati dal clero per il loro lavoro (erano impuri), delle persone analfabeta che ai nostri giorni non si farebbero problemi se Fabio chiederá o no la dispensa al Vaticano ma a cui solo interessa che Fabio si stia lasciando guidare dallo Spirito di Dio, che sia segno di amore e di grazia, se si stia sforzando per essere trasparenza del Dio della Vita per chi lo incontra..
Per me e per ciascuno di voi cari amici e amiche che mi leggete questo sia il mio augurio per Natale! Non sono abituato a inviare messaggi in Power Point, o “tarjetas virtuales” come di dice qua, ma sí é sicuro il mio ricordo, il mio affetto e la mia preghiera. Un abbraccio pieno di speranza, e di pace.... anche a nome dei tanti semplici che mi circondano ogni giorno in questa parte del Sud del Mondo!!!

ALCUNI CHIARIMENTI PER I FRATELLI PRETI
In questi giorni che riviviamo la vicinanza e la misericordia del Dio della Vita che ha voluto assumere la nostra carne con tutto quello che include (sentimenti, vita concreta, umori, pensieri...) mi sembra il momento piú adatto per condividere alcuni sentimenti...
Tutti coloro che mi leggono su questo sito mese a mese, sanno della mia scelta di non continuare ad attuare come prete celibe, conoscono le mie parole critiche dei mesi scorsi, e (per alcuni) fu facile emettere giudizi e reazioni... per lo meno affrettate.
Mi é stato detto che porto dentro rabbia, che non ho trovato pace e tanti sono preoccupati per me.Quello che é vero é che questa esperienza ha lasciato delle ferite e delle delusioni e quindi é probabile che a volte posso usare delle parole forti nelle mie espressioni.
Comunque sempre la parola scritta é “traditrice”, non é facile tradurre in parole quello che uno sente.
Sarebbe molto facile per me (come moltissimi qui critici con la Chiesa cattolica) incorporarmi in qualche comunitá evangelica, ma sto seguendo proprio il cammino piú difficile (come sempre faccio) ma forse piú autentico... quello di lottare da dentro, sentendomi parte di questa chiesa che mi ha comunicato la fede e tanti doni, nella quale ho conosciuto numerosissime belle persone coerenti e restate dentro... con infinite sofferenze proprio perché sono parte e amo la Chiesa!
Quello di cui sono sempre piú chiaro é che la chiesa ha confini diversi da quelli visibili, che Gesú ha voluto animarci a uno stile di vita e di relazioni piú che di strutture (che a volte soffocano), ma questo non vuol dire che butto tutto nel cestino... come alcuni pensano. Per questo sto partecipando e aiutando nella parrocchia S.Felipe, vicino a dove vivo, ma sto anche cercando di creare un gruppo biblico ecumenico che aiuti ad essere critici e rispettosi.
Semplicemente sto pensando a voce alta e dispiace che dentro al clero spesso non si possa pensare, agire in voce alta!!! Ovviamente senza arrogarsi l’idea di avere ragione. Io sogno una chiesa piú semplice e piú misericordiosa, piú aperta al diverso e a chi “rompe”, come una famiglia che nonostante non capisca l’agire del figlio adolescente lo ascolta, cerca di mettersi al suo livello e si lascia un po’ interrogare.
Io onestamente mi sento proprio in pace, in grazia di Dio e prete in ricerca! Mi sento allo stesso tempo sempre piú innamorato di una donna speciale che é un dono incredibile del Signore alla mia vita. Non sto rinunciando alla chiamata di Dio, non sto rinunciando ad essere missionario, non sto rinunciando alla comunione con la chiesa, solamente non mi sento “allineato” a tante dichiarazioni e documenti della Santa Sede. Non ho mai pensato di essere superiore, ancor meno che gli amici preti che restano al loro posto siano meno “evangelici”... solo che capisco le sempre piú numerose diserzioni dal clero (suore e preti che lasciano) e sono contento per loro, come sono contento per chi resta! Ognuno ha un cammino personale che se fatto alla luce di Dio e della coscienza guidata dallo Spirito é degno di ammirazione... anzi, a volte di contemplazione!
Anche Gesú fu un “non allineato” e per questo ucciso dal clero del tempo, ma allo stesso tempo andava alla sinagoga, accoglieva i maestri della legge e i dottori disponibili a seguirlo o per lo meno ad ascoltarlo.

(Feliz Navidad)
Fabio
(fabiofubex@gmail.com e in Skype lazzaro.fabio)

MENO BUONI E PIU' GIUSTI

LETTERA DI NATALE DELL'AMICO ADRIANO SELLA
(missionario del Creato e discepolo dei nuovi stili di vita)

Siamo a Natale e tutti diventano più buoni. Ma subito dopo tutti ritornano come prima. E poi noi italiani sembra che siamo di natura campioni di generosità. Infatti, lo si nota ogni qualvolta accadono delle emergenze umanitarie. Il terremoto degli Abruzzi ha scosso tutti e ha suscitato una grande generosità del nostro popolo italiano, sia in forma di aiuti economici e sia anche di disponibilità a livello di volontariato per l'assistenza dei colpiti dalla calamità. La stessa cosa è avvenuta anni fa nei confronti della vittime del Tsumani, oppure nei confronti di tante altre emergenze che sono avvenute sia in Italia che nel mondo. Anche la crisi economica ha provocato tante forme di generosità nei confronti di chi perde lavoro o di chi viene impoverito. Come pure quante campagne di beneficienza vengono promosse continuamente nei confronti dei poveri del Sud del Mondo.

Tutta questa generosità è senza dubbio importante e stimabile, si tratta di un segno evidente che il nostro popolo ha un substrato di bontà.

Ma quello che mi fa pensare parecchio è che si manifesta solamente nelle situazioni di emergenza e a livello assistenziale, mentre non riesce a diventare impegno quotidiano di ricerca della giustizia sociale. Con altre parole, si tratta di un agire legato solamente alla cura ma non riesce a diventare prevenzione per poter rimuovere le cause che generano poi l'emergenza, l’impoverimento, le ingiustizie e i conflitti sociali.

La crisi finanziaria ha cause ben precise e ci sono dei responsabili che sono coloro che da anni avevano predicato più mercato libero e meno Stato, permettendo la speculazione finanziaria proprio perché non hanno voluto norme e leggi in modo da inserire la giustizia nel mondo finanziario, dando etica alla finanza.

Così pure una analisi attenta e seria sulle calamità naturali ci rivela che la colpa non è sempre e solo della natura, ma ci sono delle cause umane ben precise. Come pure i cambiamenti climatici ci stanno rivelando che l’origine antropica è molto consistente, ossia provocati soprattutto da cause umane.

Di fronte a tutto questo noi continuiamo ad agire soprattutto ad un livello di generosità e di carità economica, coinvolgendo solamente il nostro portafoglio ma non la nostra vita. È la linea dell’assistenzialismo che primeggia ancora nelle nostra testa e nelle nostre azioni. Mentre facciamo ancora molto fatica coniugare la giustizia con le nostre scelte di vita.

Siamo dunque molto generosi e buoni, ma non riusciamo a fare un salto di qualità sulla linea della giustizia sociale. Facciamo molto fatica masticare la giustizia e farla diventare vita quotidiana. Con altre parole, farla diventare quel valore e quella virtù che orientano le nostre azioni e scelte.

Non sarebbe meglio essere meno buoni e caritatevoli, ma impegnarsi di più nell’essere giusti e per una solidarietà intelligente che rimuova finalmente le cause dei problemi?

Dobbiamo far uscire la nostra solidarietà dall’assistenzialismo e darle intelligenza, affinché possa rimuovere finalmente le cause che generano i vari problemi sociali.

Questo tessuto di giustizia sociale è molto fragile in Italia. Allora, ci si riduce ad essere buoni e generosi.

Questa bontà tende a non riconoscere i diritti, ma offre solamente dei favori in forma di assistenzialismo, esigendo dall’altra parte solo doveri, senza l’impegno di promuovere i loro diritti. Mentre la giustizia riconosce sia i diritti che i doveri: gli uni non esistono senza gli altri. E tutti devono farne l’asse portante della propria vita secondo le proprie responsabilità dovute dai propri compiti civili e umani.

Bisogna riscattare una politica che faccia della giustizia sociale l’asse portante del suo esistere, educando il proprio popolo in tutte le sue dimensioni ad incarnare nella propria vita quotidiana il valore del bene comune, della legalità, del senso civico delle istituzioni democratiche, del primato dell’umano sull’economico ecc.

Una politica che non insegua i consensi, conformandosi a quello che la gente vuole a livello di pancia o di istinto, ma educhi ai valori e alle realtà basilari per un futuro davvero migliore per tutti. Insomma, una politica che svolga il ruolo di leadership e non di followship nei confronti della gente, recuperando anche il primato sull’economia e sulla finanza.

Dobbiamo chiedere anche alla nostra Chiesa uno slancio nel riscoprire la giustizia come una delle caratteristiche fondamentali di Dio, come ci ha ricordato il Card. Carlo Maria Martini. Superando quel periodo storico, dove per molti anni si è chiesto ai ricchi solamente di dare qualcosa ai poveri, senza il coraggio di far capire a loro che devono fare giustizia, inserendola in tutte le fase della vita economica e non solamente nel dare una parte del profitto, come sottolinea molto bene la recente enciclica del Papa “Caritas in Veritate”.

Ecco perché nella coscienza della gente c’è un grande substrato di generosità ma molto scarso e debole è tuttora l’impegno per la giustizia.

E allora, dobbiamo imparare ad essere meno generosi e più giusti, meno caritatevoli e più solidali.

Che il “Dio con noi” ci sproni a fare della giustizia sociale una grande passione dell’umanità, per poter realizzare davvero il suo Regno in mezzo a noi: la convivialità delle differenze e il villaggio del bene comune.



Padova 21 dicembre 2009

Adriano Sella

lunedì 21 dicembre 2009

PROGETTO NGAMBE'-TIKAR (le fondamenta)



Mi è appena arrivata dal Camerun la foto che illustra l'inizio dei lavori per la realizzazione del Centro Sociale nel villaggio di Ngambè-Tikar. La prima tappa prevede infatti la costruzione delle fondamenta (nella foto).
I giovani dell'associazione AJD (associazione dei giovani per lo sviluppo) ringraziano tutti coloro che stanno finanziando questo progetto di sostegno delle realtà locali.
Il villaggio di Ngambè Tikar si trova proprio in mezzo alla foresta a 100 km dalla prima strada asfaltata. La natura è molto generosa, la gente ospitale, lo stile di vita essenziale, i ritmi umani. Il Centro Sociale diventerà la sede di quei giovani che vorranno costruire lì il loro futuro, con dignità e intelligenza. Attraverso corsi di formazione professionale e progetti di aiuto per bambini in difficoltà.

COSE DI CHIESA

Con la "riduzione allo stato laicale" (espressione altamente discriminatoria) di Milingo e le dimissioni "accolte" (sembra la finale a lieto fine di una favola...) del vescovo irlandese Donald Brendan Murray (accusato dal Rapporto del Governo di Dublino di aver coperto sacerdoti pedofili), Benedetto XVI e il Vaticano S.p.a. sono sempre al centro dell'attenzione, senza però proporre un rinnovamento reale. Nel primo caso il messaggio che arriva alla gente è che: "è impossibile e controproducente competere con l'istituzione acclesiastica". Nel secondo caso: "Chiesa cattolica accoglie sempre chi si pente dei propri reati, ma non chi denuncia i reati che si stanno commettendo".

I MEDIA DISTORGONO LA REALTA' DELL'IMMIGRAZIONE

Le statistiche

"Sul totale di 5.684 servizi di telegiornale analizzati, solo 26 affrontano l’immigrazione senza legarla, al contempo, a un fatto di cronaca o al tema della sicurezza. In pratica, solo in questi servizi si affrontano tutte le altre possibili dimensioni (economia, confronto culturale, integrazione, solidarietà sociale etc.) con cui potrebbe essere declinata l’immagine del fenomeno migratorio. Immigrazione e sicurezza appare il binomio interpretativo privilegiato dai media nei loro racconti delle attuali dinamiche in atto nel contesto italiano". (continua)

UNA MONTATURA?

L'aggressione a Berlusconi: una montatura?

Guarda il video (clicca qui)

A COPENHAGEN É STATO COMMESSO UN CRIMINE. MA NON E’ FINITA

LA LETTERA DEL DIRETTORE KUMI NAIDOO
Direttore esecutivo
Greenpeace International

Ciao cristina
Come le decine di migliaia di attivisti attorno al globo che hanno lavorato in modo così duro perché da Copenhagen uscisse un trattato equo, ambizioso e legalmente vincolante, ho sperato fino all´ultimo che i nostri leader avrebbero agito, raggiungendo un accordo sul clima sufficiente a evitare la catastrofe climatica.

Ma la realtà è stata diversa. Nonostante il mandato ricevuto dai cittadini di tutto il mondo, e più di un centinaio di capi di governo arrivati a Copenhagen, il battibecco continua. I nostri leader non hanno agito come tali. Non hanno portato a termine il loro compito.

Il risultato non è equo, né ambizioso e legalmente vincolante. Oggi, i potenti della Terra hanno fallito l´obiettivo di impedire cambiamenti climatici disastrosi.

La città di Copenhagen è la scena di un crimine climatico, con i colpevoli che scappano verso l´aeroporto, coperti di vergogna. I leader mondiali hanno avuto un´occasione unica per cambiare il pianeta in meglio, evitando i cambiamenti climatici. Alla fine hanno prodotto un accordo debole, pieno di lacune abbastanza grandi da farci passare attraverso tutto l´Air Force One.

Ma non è finita. I cittadini di tutto il mondo chiedevano un vero accordo prima che il Summit iniziasse, e continuano a chiederlo. Possiamo ancora salvare centinaia di milioni di persone dalle devastazioni di un mondo sempre più caldo: ma è solo diventato molto più difficile.

La società civile, la maggior parte della quale è stata chiusa fuori nei giorni finali di questo Summit sul clima, ora deve raddoppiare i propri sforzi. Ciascuno di noi deve costringere i propri leader ad agire. Dobbiamo portare la lotta per impedire la catastrofe climatica a ogni livello politico: locale, regionale, nazionale e internazionale. E lo stesso per le stanze dei consigli di amministrazione e le strade principali delle nostre città. O lavoreremo per un cambiamento effettivo della nostra società o soffriremo le conseguenze di questo fallimento.

Come insulto finale, abbiamo appena saputo che i tre attivisti di Greenpeace entrati nel Palazzo Reale danese, nel corso della cena ufficiale dei capi di Stato, aprendo un banner con la richiesta di una vera azione per il clima, sono stati spediti in prigione per tre settimane. Si tratta dei leader sbagliati. I veri leader mondiali che hanno provato ad agire realmente sono ora in cella, mentre i presunti leader stanno abbandonando la scena.


Kumi Naidoo
Direttore esecutivo
Greenpeace International

domenica 20 dicembre 2009

L'UTOPIA

L'utopia sta nell'orizzonte.
Faccio due passi, lei si allontana di due passi
e l'orizzonte fugge via dieci passi più in là.
Quindi a che cosa serve l'utopia?
A questo serve, a camminare.


(E. Galeano)

LA STRADA VERSO LA FELICITA'

SECONDA PARTE DEL CAPITOLO 5 del vangelo di Matteo:

REAZIONI, DOMANDE, ESPERIENZE del gruppo biblico "vangelo e yoga"

Continua il programma evangelico di Gesù, un programma di vita che, ci assicura il Maestro, sembra impossibile e inizialimente difficile, ma è la strada che conduce alla felicità, o per usare un termine dell'evangelista, alla beatitudine.

"A chi ti percuote la guancia, porgigli anche l'altra" (Mt 5,39) è l'invito (o comandamento) più umanamente assurdo, illogico, controcorrente e disarmante. Ma è lo stesso messaggio che colpisce Gandhi alla lettura dell'intera Bibbia. Dice il Mahatma: "Cominciai a leggerla (la Bibbia), ma non riuscii a finire il Vecchio Testamento; lessi la Genesi, i capitoli successivi mi facevano immancabilmente venire sonno... [...] Ma il Nuovo Testamento mi fece tutt'altra impressione, specialmente il Discorso della Montagna, che mi andò diritto al cuore. Pensai al Shamal Bhatt: Per una ciotola d'acqua, offrì un buon pasto."

Amare gratuitamente, perdonare, condividere...
non per far contento Dio, non per osservare un precetto, non per sperare di assicurarsi un posticino nell'illusorio aldilà, non per tutto questo. Ma per essere felici e per far felici gli altri. Qui su questa terra. Due facce della stessa medaglia. Una felicità che non equivale al possesso di beni, ma all'essere circondato da amici, da persone che ci amano, che vogliono il nostro bene, che non ci lasciano soli.

Le leggi sono necessarie per il funzionamento di una comunità, ma non sono eterne, assolute, e sempre giuste. Non la legge per la legge. Non la legge perchè tutti fan così, perchè l'ha votata la maggioranza, perchè lo dice il capo, perchè altrimenti sono escluso dal gruppo.
Le leggi sono per il bene della donna e dell'uomo. Il bene proprio e dell'altro lo si intravvede ascoltando la propria coscienza, il divino che c'è in noi, ascoltanto le altre coscienze di chi ci ama, ascoltando la natura, il mistero...
L'obiezione di coscienza al servizio militare, al commercio delle armi, al celibato obbligatorio, alle discriminazioni sessuali, al liberalismo economico, al monopolio delle case farmaceutiche, al predominio di una chiesa sulle altre... sono l'espressione di un'umanità che è ancora viva, che pensa e ama, che cerca e sogna,
che ascolta Dio.

Se la stanza è umida,
se fuori nevica,
se hai freddo
beato te se non sei solo!
Sentiti parte di un gruppo, di una famiglia!
Avvicinati al tuo compagno,
stringiti a lui, accarezzagli il viso,
accogli il suo massaggio sulle spalle,
lasciati riscaldare da un contatto,
imbarazzante per il nostro razionalismo,
liberante e curativo
per le nostre malattie.
E la stanza si riempirà
di calore.

venerdì 18 dicembre 2009

DUE ARTICOLI SUL VERTICE DI COPENHAGEN

"Chi ha inquinato di più
deve pagare di più!"

Desmond Tutu



1. Copenhagen. Crisi ambientale, crisi democratica
di Giuseppe De Marzo tratto da www.carta.org
[18 Dicembre 2009]

Il fallimento annunciato del vertice Onu sul clima dimostra ancora una volta l'incapacità dei governi dei paesi ricchi e inquinanti di assumere decisioni a prescindere dagli interessi dei poteri forti dell'economia.

Le posizioni di Cina e Usa, come si intuiva già da un mese, insieme all’incapacità dei governi europei, hanno di fatto chiuso gli spazi per un accordo vero e utile a Copenhagen, per raggiungere un’intesa che consentisse all’umanità ed al pianeta di provare ad uscire dalla gigantesca crisi ecologica nella quale ci siamo infilati.
La riduzione necessaria delle emissioni di CO2 richieste all’unisono da scienziati e società civile di tutto il mondo è lontanissima da essere raggiunta. Avremmo bisogno di ridurre del 90 per cento le nostre emissioni entro il 2050 e di tagliarle di circa il 40 per cento entro il 2020 per evitare un aumento della temperatura media del pianeta non superiore ai due gradi. Non più di due gradi: è questa la cifra limite considerata esiziale per i nostri destini. Oltre questa c’è il baratro e l’inferno per l’umanità e per un pianeta che andrebbe incontro a catastrofi naturali di tale portata da minacciare sistematicamente la riproduzione della vita in qualsiasi parte essa si trovi.
La novità rispetto al passato e ad assisi internazionali come Joahnnesburgh o Kyoto, sta nel fatto che questa volta tutti sanno tutto e non ci sono più dubbi o fango da gettare per confondere le idee. Vi ricordate l’era Bush? Quella in cui pagavano gli scienziati per dire che il riscaldamento del pianeta non era provocato dalle attività umane o addirittura non esisteva. Oggi persino le democrazie più retrive ad ammettere le proprie responsabilità non si sottraggono alla verità lampante che è ormai sotto gli occhi di tutti. Ed anche sopra le teste di tutti…come quelle degli africani o dei latinoamericani o degli asiatici minacciati gravemente dai cambiamenti climatici in atto che stanno già provando danni incalcolabili sia sul piano sociale che economico ed ambientale.
Davanti a questa disgrazia mondiale provocata dal modello di sviluppo e di produzione e consumo capitalista, i governanti, per lo più del nord del mondo se si esclude la Cina, non riescono a trovare soluzioni adeguate, bloccate dagli interessi economici che circondano le loro carriere politiche e che continuano a tenere in ostaggio le ragioni del bene comune.
Adesso ci gireranno un pò intorno, qualcuno farà la voce grossa, ma poi ne usciranno con una posizione generica e nelle televisioni le loro facce rassicuranti trasmetteranno il messaggio che questa volta fanno sul serio, quindi non c’è da temere. Infatti, il premio Nobel per la pace Obama ha annunciato ingenti tagli del 16 per cento. Ma i furbacchioni del Senato Usa telecomandati dalle multinazionali del settore estrattivo e dai grandi studi legali della Wto, stanno solo riducendo del 4 per cento rispetto alle emissioni del 1990 [anno base da cui partiva il calcolo della riduzione decisa a Kyoto e contestata già allora in quanto considerata troppo blanda]. La riduzione del 16 per cento made in Usa è stata invece calcolata a partire dal 2005. Una furbata che solo a pensarla bisognerebbe arrossire.
Il più grande inquinatore della storia non solo non ha riconosciuto sino ad oggi le proprie responsabilità ed il debito ecologico accumulato con l’umanità, ma dice al mondo che è disposto a ridurre il suo superinquinamento solo del 4 per cento. Una nullità, la decisione presa dal Senato Usa che certamente troverà un ottimo oratore come Obama a difenderla a Copenhagen davanti ai mainstream di tutto il mondo troppo incantati dalla sua dialettica per porre delle domande attinenti o fare valutazioni lucide e realistiche.
Davanti a decisioni che avranno come conseguenza milioni di morti e catastrofi, un altro degli aspetti che emerge da Copenhagen riguarda la crisi della democrazia europea per come l’avevamo conosciuta. Per comprenderla basta osservare la maniera con cui sono stati e vengono ancora trattati i manifestanti venuti da tutto il mondo a chiedere impegni concreti al vertice. Arresti di massa e preventivi: questa la risposta della «democratica» Europa, sempre più smarrita davanti alla crisi economica ed ambientale, così spaventata da eliminare il diritto al dissenso ed alla protesta. Un vulnus che costerà carissimo, soprattutto alle forze politiche riformiste sostenitrici di una presunta democrazia liberale che, come insegna Copenhagen, non esiste più già da un po’.
Tra gli arresti molti italiani tra cui anche un’attivista come Luca Tornatore, il fisico triestino da molto tempo impegnato nei movimenti per la difesa dei beni comuni. Ma come è possibile? I governanti dopo i loro voltafaccia davanti alle aspettative del mondo sono a piede libero, con scorta e jet privato. Noi, con mezzi nostri, al freddo, a chiedere diritti per tutti e tutte e per nostra Madre Terra. La conseguenza per aver espresso questo dissenso, per Luca come per altri manifestanti, è l’arresto ed il silenzio. Addirittura nel caso di Luca si parla di altre tre settimane.
Chiediamo per Luca come per tutti gli altri, l’immediato rilascio e l’impegno dei politici italiani affinché violazioni dei diritti umani, perchè di questo si tratta nel caso degli arresti a Copenhagen, vengano denunciate per costituire un argine all’autoritarismo che investe il continente.
Un sistema vergognoso, ipocrita e ingiusto non può che produrre mostruosità e paradossi giuridici. Copenhagen segnerà uno spartiacque tra chi è con la morte e chi con la vita. Basta finte mediazioni o giochini. Non c’è più tempo. Questo sistema, questo paradigma di civilizzazione, va cambiato e sostituito con una Nuova Democrazia della Terra per costruire per tutte e tutti un «buen vivir» e per garantire titolarità e tutela giuridica alla natura, della quale siamo parte e senza la quale non potremmo sopravvivere.
Questa è la proposta di tutti i movimenti del mondo che in questi ultimi 20 anni hanno ben capito l’importanza della posta in palio ed hanno scelto di stare dalla parte della vita e dell’armonia. Una democrazia deliberativa contro una democrazia autoritaria, separata dalla vita e svuotata della partecipazione. Questo vogliamo, ed a questo bisogna lavorare da subito per realizzare anche in Italia una accumulazione di forze e soggetti capaci di costruire questo terreno comune, un nuovo vocabolario ed un’altra narrazione della politica.

2. Countdown to Copenhagen
(tratto da www.avoicomunicare.it)

Desmond Tutu sale sul palco tra gli applausi del pubblico, principalmente danese. È domenica mattina e l’arcivescovo sudafricano dà energia alla piazza con il suo discorso. Non è polemico, ma sorridente, parla in modo semplice, con modi da predicatore: “Paesi ricchi – sveglia!” grida alla piazza.

Countdown to CO2penhagen è uno degli eventi di Hopenhagen e presenta la raccolta di firme del movimento indipendente che ha colonizzato City Hall Square con le sue installazioni verdi: si tratta di una petizione che chiede una soluzione decisa e concorde ai delegati impegnati in questi undici giorni danesi.
La campagna è stata portata avanti da volontari e il risultato è notevole: le firme raccolte sono più di mezzo milione, annunciano dal palco, mostrando dei palloncini rossi che indicano il numero preciso. I palloni attraversano la piazza da un lato all’altro, portati dalla gente tra gli applausi.
È quasi surreale vedere tanto entusiasmo, tanti giovani, adulti e anziani, convinti di poter fare la differenza.

La presenza di Tutu è accolta quasi da star e le sue parole suscitano una grande reazione, concentrandosi sul debito climatico, che i Paesi industrializzati devono a quelli in via di sviluppo: “Costa poco finanziare il debito climatico. Bastano solo 150 miliardi di dollari all’anno” esclama tra gli applausi, mentre chiama i Paesi più ricchi uno per uno.
La raccolta di firme, sottolinea Tutu, serve a ricordare ai leader del mondo quanto conti l’opinione delle persone, quanto il cambiamento climatico sia un’emergenza vera, che non può più essere accantonata.

La petizione verrà presentata ai leader mondiali impegnati nell’incontro, c’è scritto sul sito di Hopenhagen. E così avviene quando sul palco sale Yvo De Boer, il “numero uno” dell’ONU per quanto riguarda la questione del clima, in primissimo piano in queste negoziazioni tra nazioni. De Boer raccoglie da Tutu il simbolo del Countdown che rappresenta le firme e rilancia, spiegando l’impegno dei delegati nel trovare una soluzione comune.

Le parole lasciano il posto alla musica degli Outlandish, gruppo hip hop danese di origini africane, sudamericane e mediorientali. La prima canzone parla di persone e di speranza; i tre ragazzi portano Tutu sul palco e l’arcivescovo ride e balla con loro. Il grande termometro di City Hall Square segna zero gradi ma nessuno se ne accorge.

“Quando le persone guidano, i leader seguono”. Suona così lo slogan di Hopenaghen.
Sarà davvero così alla fine di questo summit?

giovedì 17 dicembre 2009

TROVA IL TEMPO

(tratto dalla lettera natalizia di Giuseppe Stoppiglia di Macondo)

[...]Nella Bibbia Dio dice: non voglio che difendiate la mia causa, ma la causa dei poveri! Sapeva che i chierici, col pretesto di difendere Dio, avrebbero finito per arrogarsi privilegi. Gesù, se curava uno straniero, gli ordinava di diffonderne la notizia (tra i non giudei); se curava un connazionale, gli proibiva di parlarne. Non voleva che i suoi connazionali si articolassero a favore della sua missione: lo avrebbero solo intralciato.
Nel Salvador, l’arcivescovo Oscar Arnulfo Romero constatò che la giustizia, come il serpente, morde solo gli scalzi. Lui morì a colpi d’arma da fuoco, per aver denunciato che nel suo paese gli scalzi nascevano condannati in partenza, colpevoli di esser nati. A volte finiscono male le storie della Storia; ma la Storia non finisce.

[...]Questo è il mio augurio che accompagno con queste parole.

Trova il tempo di riflettere: è la fonte della forza.

Trova il tempo di giocare: è il segreto della giovinezza.

Trova il tempo di leggere: è la base del sapere.

Trova il tempo di essere gentile: è la strada della felicità.

Trova il tempo di sognare: è il sentiero che porta alle stelle.

Trova il tempo di amare: è la vera gioia di vivere.

Trova il tempo d’essere felice: è la musica dell’anima.


(tratte da: Sapienza irlandese).

mercoledì 16 dicembre 2009

NATALE INDIO

Natale indio.

Ora riprendetevi,

o uomini bianchi, il Dio conquistatore,

il Dio con polvere da sparo tatuato,

e dateci il Dio piccino, il Dio di pace.

Le donne dipingeranno il suo corpo

con urucum e genipapo.

La maloca sarà la sua dimora.

Chissà che per noi e per voi Egli nasca

- ché stenta a nascere! –

Dio bambino che dorma sull’amaca,

sorrida e sogni coi nostri curumirin

e porti l’arcobaleno della pace!

STATISTICHE

LA CRISI ARRICCHISCE MAGGIORMENTE GLI ORMAI ARRICCHITI
E IMPOVERISCE MAGGIORMENTE GLI ORMAI IMPOVERITI

In due anni di crisi, tra il 2007 e il 2008, la ricchezza netta delle famiglie italiane è diminuita di circa l'1,9%. Ed è aumentata la concentrazione delle risorse economiche: il 10% più ricco ne detiene il 44%, mentre la metà più povera arriva appena al 10%. I dati sono stati forniti dalla Banca d'Italia nel supplemento al Bollettino statistico.

Alla fine del 2008, segnala Bankitalia, la ricchezza netta per famiglia ammontava complessivamente a circa 348 mila euro. A prezzi costanti si tratta di un calo del 6,5% (-3,5% a prezzi correnti), tale da riportare il dato sui livelli di inizio decennio. La ricchezza netta pro capite ammontava invece a circa 138 mila euro: a prezzi correnti è scesa del 2,6% sul 2007, a prezzi costanti del 5,6%.
(continua)

PERCHE' SIAMO COSI' FRAGILI?

A Padova un'altra tragedia da post partum: una donna di 32 anni, madre da appena 3 giorni, si uccide lanciandosi da un hotel.

Non sono l'influenza nè gli omicidi le principali cause delle morti precoci in Italia, ma gli incidenti stradali e gli suicidi. Per ridurre i primi si sono inasprite le multe per stato di ebbrezza, e per i secondi? Chi sono i responsabili della nostra salute psichica e spirituale?

"Voi italiani siete troppo fragili emotivamente" mi confida una donna africana. "Per piccoli fallimenti o situazioni difficili volete togliervi la vita".

Cosa c'è che non va allora nella nostra cultura occidentale moderna?

Se per maltempo oggi si intende l'inverno e la sua fredda temperatura, come possiamo accettare i normali abbassamenti di umore della nostra vita?

BAMBINI MORTI DISSANGUATI DA MINE ANTI-UOMO


QUEI SORRISI DI BAMBINI STRONCATI DA UNA MINA

(da Avvenire del 16 dicembre '09)
Stavano giocando, come tutti i bimbi del mondo giocano. Stavano correndo, come tutti i bimbi del mondo corrono. Stavano ridendo, come tutti i bimbi del mondo ridono. Anche in Somalia...Poi, improvvisamente, quell’assordante boato, quell’accecante fiammata. Una nuvola di polvere che secca la gola. E poi il silenzio. Silenzio di morte. Un attimo per strappare via sei piccole vite. Cala la polvere e appaiono quei piccoli corpi a terra, come bambolotti gettati distrattamente qua e là. Perché in Somalia si muore.

Dilaniati da una mina dietro al villaggio, messa lì apposta o dimenticata da qualche gruppo armato. Ma "lei", piccolo ed efficiente strumento di morte, non dimentica la sua funzione: uccidere, soprattutto civili, soprattutto bambini. In Somalia si muore. Sei fratelli, tra i tre e gli undici anni, quattro maschi e due femmine.
(continua)

martedì 15 dicembre 2009

IO TI DARO', SIGNORE

Le rose blu
di Roberto Vecchioni
(clicca qui per ascoltare)

Vedi,
darti la vita in cambio
sarebbe troppo facile,
tanto la vita è tua
e quando ti gira
la puoi riprendere;
io,
posso darti chi sono,
sono stato o chi sarò,
per quello che sai,
e quello che io so.

Io ti darò
tutto quello che ho sgnato,
tutto quello che ho cantato,
tutto quello che ho perduto,
tutto quello che ho vissuto,
tutto quello che vivrò,
e ti darò
ogni alba, ogni tramonto
il suo viso in quel momento
il silenzio della sera
e mio padre che tornava
io ti darò.

Io ti darò
il mio primo giorno a scuola
l’aquilone che volava
il suo bacio che iniziava
il suo bacio che moriva
io ti darò,
e ancora sai,
le vigilie di Natale
quando bigi e ti va male,
le risate degli amici,
gli anni, quelli più felici
io ti darò.

Io ti darò
tutti i giorni che ho alzato
i pugni al cielo
e ti ho pregato, Signore,
bestemmiandoti perchè non ti vedevo,
e ti darò
la dolcezza infinita di mia madre,
di mia madre finita al volo
nel silenzio di un passero che cade,
e ti darò la gioia delle notti
passate con il cuore in gola,
quando riuscivo finalmente
a far ridere e piangere una parola...

Vedi,
darti solo la vita
sarebbe troppo facile
perché la vita è niente
senza quello che hai da vivere;
e allora,
fà che non l’abbia vissuta
neanche un po’,
per quello che tu sai,
e quello che io so.

Fà che io sia un vigliacco e un assassino,
un anonimo cretino,
una pianta, un verme, un fiato
dentro un flauto che è sfiatato
e così sarò,
così sarò,
non avrò mai visto il mare
non avrò fatto l’amore,
scritto niente sui miei fogli,
visto nascere i miei figli
che non avrò.

Dimenticherò
quante volte ho creduto
e ho amato, sai,
come se non avessi amato mai,
mi perderò
in una notte d’estate
che non ci sono più stelle,
in una notte di pioggia sottile
che non potrà bagnare la mia pelle,
e non saprò sentire la bellezza
che ti mette nel cuore la poesia
perchè questa vita adesso, quella vita
non è più la mia.

Ma tu dammi in cambio le sue rose blu
fagliele rifiorire le sue rose blu
Tu ridagli indietro
le sue rose blu.

Testo di Roberto Vecchioni

SE IO FOSSI PAPA...ABOLIREI IL NATALE

Per molti cristiani il natale è un periodo sofferto, subìto, pieno di contraddizioni e tensioni di stomaco. Ma chi l'ha detto che bisogna celebrare la nascita di Gesù in questo modo?
Vi propongo una riflessione di don Giorgio de Capitani: SE IO FOSSI PAPA... ABOLIREI IL NATALE!


Sì, se fossi papa, abolirei o, meglio, sospenderei il Natale. Per un tempo determinato. Lo riprenderei quando la blasfemia natalizia non si sarà del tutto spenta. Ci vorranno anni, forse. Tanti. Tanta è l’oscenità che ci ha preso anima e corpo. Ormai non si capisce più la differenza. L’anima si è sciolta nel corpo. E per corpo intendo tutto il nostro modo di vivere. Se si può dire ancora “vivere”.
Per rimanere nel senso della parola “oscenità” secondo Carmelo Bene, il Natale ha tolto di scena il mistero più paradossale del cristianesimo: un Dio che si fa carne. Non è sconvolgente? Razionalmente difficile da accettare. Religiosamente scandaloso. Eppure noi cristiani - già dirci cristiani è una presunzione imperdonabile! - siamo riusciti a mettere le nostre sporche mani vellutate anche sul Mistero divino e lo abbiamo frantumato in una miriade di deformazioni, calpestandolo in nome magari di un dio che abbiamo castrato per renderlo del tutto innocuo, o un gingillo da appendere al collo. O sulle bandiere. O su pezzi di legno logorati dall’uso inverecondo.
Ed ecco che ogni giorno assistiamo ad una farsa - la scena è rimasta, purtroppo - dove gli atti unici diventano lo svolgersi inarrestabile di una comicità travolgente. Qui la fantasia non ha limiti. Fantasia arricchita da una serie di contraddizioni diventate ormai la prassi comune del potere. E così la Lega, grumo di polvere impastata di odio e di cecità, si arroga il diritto di farsi garante di un Mistero ridotto all’abc della voluttà animalesca. Ma forse gli animali sanno distinguere la preda. La Lega no. Si nutre di religione e di carogne, le rigetta e ce le offre su un piatto ambito dalla gente incolta e avida di qualcosa di pancescamente appetibile, senza farsi mai un vero problema esistenziale.
Non vorrei soffermarmi sulle ultime polemiche: mi arrabbierei, e basta. Non saprei andare oltre una incazzatura capace solo di ammutolirmi, dentro. Ma, purtroppo, il Natale è anche questo: una strumentalizzazione ai fini propagandistici.
Vorrei, ripeto, andare oltre. C’è ben altro che una strumentalizzazione politica. Il Natale è la grande occasione di una massa che si fa idolatra dell’inutile, dell’effimero, del banale, del già visto e rivisto. Il Natale coagula un mondo di relazioni false in un crescendo inarrestabile. Inutile gridare al pericolo. Ne vieni trascinato, anche contro voglia. Vuoi rimanere fuori da questa frenesia collettiva? Come cristiano, non puoi non sentire il dovere di urlare, e di far valere i diritti di un Dio che si fa scandalo, proprio perché è rifiutato. Dai suoi. Dalla religione. Dalla Chiesa.
Per un cristiano, e ora parlo come cristiano, non sopporto, non accetto che il Mistero dell’Incarnazione di Cristo sia la giustificazione oscena di una omologazione di massa ai piedi di un idolo che si chiama consumismo. Chi esce di casa per andare in chiesa, non ci va con la testa nel Mistero. Ci va con la testa consumata dall’inutile perverso, che rende la strada per la casa di Dio un’unica vetrina di negozi o di supermercati, illuminati da un rituale d’obbligo, dove il Cristo incarnato si fa giocattolo, collane d’oro, panettone, oggetti sacrileghi, il tutto per condurci al Mistero natalizio già soddisfatti, nella migliore condizione per rifiutare l’Essenziale. Il Mistero rimane là, nella penombra sonnifera.
Tutto è di troppo a Natale. Anche una poesia carica delle solite emozioni. Peggio, se recitata da bambini usati per l’occasione. Anche una cena nel contesto della Messa di mezzanotte. Anche una Comunione che sa di prima comunione. Tutto disturba il Mistero che si sgonfia al primo apparire dell’alba di santo Stefano. Già se n’è andato. Chi? Il Natale! Già, se n’è andato. tra l’incenso e i canti natalizi, tra i fumi di cibi e bevande, tra l’acre odore dell’incenso e le nenie natalizie, tra gli auguri senza senso e l’ansia di un giorno stucchevole e verboso. Se n’è andato via, veloce. Non preoccupatevi. Tornerà. L’anno prossimo. Allo stesso mese. Allo stesso giorno. Alla stessa ora. Uguale. Con le stesse attese, le medesime emozioni. Tornerà.
E di Cristo incarnato che cosa è rimasto? Di chi?... di Cristo?
Ciao. A presto.

domenica 13 dicembre 2009

FOTO DI VOLTI SFIGURATI

DALLA VIOLENZA, DALLA GUERRA...

Il gesto di violenza contro il premier è da condannare come ogni altro gesto di violenza. L'aggressore, in cura psichiatrica da 10 anni, non è il portavoce dell'opposizione, dei comunisti, dei centri sociali o di Di Pietro. L'aggredito, d'altra parte, non può diventare il martire che l'Italia deve onorare rivotandolo, nè l'indifeso da essere compatito.

Dalla violenza verbale-psicologica a quella fisica: qual è la più pericolosa?
Quanto ci vuole per guarire da un trauma del setto nasale e quanto ci vuole per disintossicarsi dalle droghe?

Il sangue che scende dalla bocca di Berlusconi ci impressiona... sì è proprio lui! Non tanto quanto il sangue di tanti militari morti inutilmente nelle guerre di interesse che l'Italia continua a finanziare.

GUARDATEVI QUESTE FOTO! (clicca qui)

LA FELICITA' NELLA/DELLA CONDIVISIONE

GRUPPO BIBLICO: QUINTO CAPITOLO del vangelo di Matteo

La lettura delle beatitudini del vangelo di Matteo ha destato molto interesse, pace, meraviglia, domande...

Come raggiungere la felicità? E' proprio vero che i poveri, gli oppressi, i perseguitati... sono persone felici?

UNA QUESTIONE DI STILE LETTERARIO
Le beatitudini sono 8, numero biblico che richiama il giorno della resurrezione. Chi vive nella logica delle beatitudini, sperimenterà continuamente una vita nuova e piena.

Le parole che l'evangelista usa per le beatitudini sono 72, il numero dei popoli della Terra conosciuti al tempo di Gesù dagli ebrei. Il messaggio delle beatitudini è un messaggio universale, per tutti. Attenzione! In molte religioni è presente questo messaggio.

UNA QUESTIONE DI TERMINI
I poveri "per spirito" sono coloro che scelgono volontariamente, consapevolmente, di abbassare il loro tenore di vita, di ridurre i consumi, le spese, le false comodità, di vivere sobriamente...

Gli afflitti sono gli oppressi del sistema, politico, economico, religioso...

I miti erano coloro che ingiustamente perdevano la terra ed erano costretti a subire la sudditanza dei loro proprietari terrieri.

I puri di cuore sono le persone limpide come l'acqua, trasparenti, coerenti, che dicono quello che pensano...

UNA QUESTIONE DI FIDUCIA
Vivere con poco, condividendo con gli altri i propri beni, economici, intellettuali, spirituali... non fa morire di fame nessuno! Nonostante sia un'esperienza che constatiamo nelle piccole scelte che facciamo, c'è sempre la paura di rischiare un po' di più, di fidarci di queste parole, di rinuciare a ciò che riteniamo indispensabile. La condivisione è una rinuncia apparente. Inizialmente sembra un semplice dare, un privarci, ma poi si rivela un ricevere il centuplo.

LA CONCLUSIONE E IL CAMMINO
Il messaggio delle beatitudini, che è il messaggio centrale del vangelo (ama il prossimo tuo come te stesso, c'è più gioia nel dare che nel ricevere, ...), espresso in altri termini, mi sembra questo:

se riusciamo a costruire relazioni sane, positive, basate sull'amore gratuito, sulla reciprocità, sulla condivisione... avremo sempre qualcuno accanto nei momenti difficili, che non ci lascierà soli, e che darà senso a una situazione apparentemente negativa, che trasformerà il fallimento, il dolore, in una occasione di rinascita.

sabato 12 dicembre 2009

IO, NERO ITALIANO


di Pap Khouma

Sono italiano e ho la pelle nera. Un black italiano, come mi sono sentito dire al controllo dei passaporti dell'aeroporto di Boston da africane americane addette alla sicurezza. Ma voi avete idea di cosa significa essere italiano e avere la pelle nera proprio nell'Italia del 2009?

Mi capita, quando vado in Comune a Milano per richiedere un certificato ed esibisco il mio passaporto italiano o la mia carta d'identità, che il funzionario senza neppure dare un'occhiata ai miei documenti, ma solo guardandomi in faccia, esiga comunque il mio permesso di soggiorno: documento che nessun cittadino italiano possiede. Ricordo... (continua)

DA COPENHAGEN

170.000 dollari per pagare gli scettici climatici

La Conferenza di Copenhagen, per la definizione degli impegni da assumere, per contenere le emissioni che alterano il clima, ha scatenato i negazionisti nostrani. Abbiamo letto sul Quaderno Special di una rivista di geopolitica, la straordinaria tesi che «più emissioni salveranno l’ambiente». L’autore è un direttore di un centro ricerche, collegato a società impegnate a contrastare il consenso sui cambiamenti climatici. La società collegata è il Cne [Centre New Europe] che ha ricevuto 170 mila dollari, dalla società petrolifera Exxon Mobil. Un’analisi dei modi utilizzati da questa compagnia petrolifera [la più grande del mondo], nel finanziare gli «scettici climatici» è rinvenibile cliccando, «I segreti di Exxon». Altra fonte d’informazione, il Rapporto «Smoke, Mirror & Hot Air» dell’Union Concerned Scientists.

venerdì 11 dicembre 2009

L'IDEA DI PROGRESSO DEL BRASILE

L'argomento "sviluppo sostenibile" occupa l'agenda dei governi di mezzo mondo. Il Brasile con l'estensione di territorio che possiede, le foreste, i fiumi ecc, invece continua a ignorare solennemente ogni concetto di salvaguardia dell'ambiente in favore di un modello di sviluppo suicida. Si scavano pozzi di petrolio in mezzo al mare dove, a settemila metri di profondità si trova un giacimento così grande che renderà il paese completamente autosufficiente. Si stimola la monocoltura della canna da zucchero per estrarne etanolo con cui rifornire automobili che affogano le nostre città: solo a São Paulo ce ne sono più di sei milioni! Si intraprende un'avventura faraonica, come la trasposizione delle acque di un enorme fiume del nord-est con la scusa (sacrosanta!) di portare acqua alle popolazioni delle zone aride, ma con il reale obiettivo di stimolare la presenza di industrie europee per la coltivazione massiccia – una ennesima monocoltura – di prodotti destinati a quei mercati. E ci si è dimenticati del problema fondamentale che da secoli provoca miseria e morte: la Riforma Agraria. Le ultime azioni del MST (il Movimento dei Lavoratori Senza Terra) hanno scatenato l'ira del paese intero sia contro egli stesso che contro la stessa idea di riforma che viene sempre associata al comunismo collettivista bolscevico. D'accordo, forse i metodi del Movimento sono discutibili, ma...

DALL'ECUADOR: UNA FINESTRA APERTA


LETTERA DI DICEMBRE DI FABIO LAZZARO

Carissimo-a,
eccomi qui con qualche riga, sperando non risultare troppo noioso. Cerco con difficoltá di tempo di essere fedele al mio impegno di scrivere ad ogni inizio mese su questo sito perché non si rompano i legami con tanti amici di Padova e del mondo e perché non si riduca la nostra visuale ai “piccoli” problemi del Veneto, della politica, della chiesa istituzionale italiana… ma ci sia sempre una finestra aperta a mondi diversi (come Ecuador), a gente piú povera (a livello economico), a esperienze che forse possiamo solo immaginare e dai cui possiamo imparare molto.

Mi dicono che scrivo troppo e quindi cercheró di essere breve… anche perché le poche righe a disposizione non saranno mai sufficienti per tutto un mese in questo Paese cosí strano. La cosa migliore é viaggiare e conoscere di persona, per questo sto raccogliendo nomi di coloro che vorranno venire qui per 2 settimane nella prossima estate (VIAGGIO IN ECUADOR), per poter organizzare un’unico gruppo nel mese piú adatto. L’idea é di visitare le comunitá della sierra, della costa e dell’amazzonia dove é presente la mia Fondazione MCCH e cosí conoscere da vicino questa realtá lasciando spazio a visite a posti turisticamente fantastici. Se sei interessato-a scrivimi e iniziamo a organizzarci. Sará sicuramente anche un viaggio spirituale per persone in ricerca che hanno fame di “voci alternative”.

Un’altra idea a cui penso da un po’ é quella di passare la voce per un aiuto concreto a due comunitá poverissime della sierra che sto accompagnando (Guayama Grande e Guayama S.Pedro) che stanno cercando di realizzare delle piccole strutture turistiche (bar, locande) per avere dei maggiori ingressi per le loro famiglie, visto che queste comunitá sono luoghi di passaggio di turisti ma non ci sono soldi per potersi organizzare: OPERAZIONE GUAYAMA! Con qualsiasi piccolo aiuto che vorrai far giungere a Federico (in questo sito) o alla mia famiglia (0498724627) potremo dar concretezza a questo sogno. Lo so che sono tante le associazioni che chiedono aiuto ma quando si vive in altri paesi non si riesce a non chiedere aiuto a chi ha il cuore generoso e sa che nonostante la crisi economica (che per me é una benedizione non solo un problema) stiamo vivendo sempre molto meglio dell’80% del mondo.

Ogni giorno mi pongo in questione quando uso la macchina invece del bus (come la gente), se ho il frigo troppo pieno, se posso permettermi la televisione, il DVD, un viaggio a Italia ogni anno o ogni due, e tanti altri piccoli benefici che trovo nella mia casa e che mi continuano a identificare nelle comunitá come “gringo” (termine usato qui per indicare gli occidentali del Nord del mondo). Chissá che un giorno non tanto lontano i poveri possano sentirmi, uno di loro, almeno come un “medio-gringo” come cerco di presentarmi in questo periodo.
Per altre notizie personali non c’é piú spazio, solo avviso che sto partecipando ogni sabato a un gruppo bíblico della parrocchia vicino a dove vivo e che mi hanno chiesto li aiuti a camminare nella fede.

Un abbraccio di cuore a tutti-e voi, nell’attesa di una breve risposta, per chi vorrà, per mail.
Fabio.

martedì 8 dicembre 2009

UNA SOLIDARIETA' CHE INCONTRA

Sto riflettendo parecchio sul fatto che, con l'arrivo del natale, si espandono a macchia d'olio le iniziative di solidarietà. Un sms, una piantina all'uscita di una chiesa, una borsa della spesa fuori da un supermercato, un bollettino postale, un'adozione a distanza, un'offerta per la ricerca...

In tutto questo però si corre il rischio di perdere il contatto con le persone, in carne ed ossa, alle quali vogliamo rivolgere il nostro aiuto e la nostra attenzione. Manca la stretta di mano, lo sguardo umano, lo scambio di indirizzi e la volontà di costruire una relazione.

Ho come la sensazione che ciò che manca non è la solidarietà, ma la volontà di costruire un rapporto attorno a questa solidarietà passeggera, che impegna molto di più di un gesto sporadico.

La solidarietà che incontra le persone, che tocca la miseria, che ascolta una voce... potrà convertire la nostra vita al messaggio di condivisione del natale

LE FRUSTRAZIONI DEI POTENTI

Berlusconi come sta?

«Male, sta come sta il Paese. Nel ‘94 si era illuso davvero di potere giocare un ruolo liberaldemocratico e fino al '96, sia pure decrescendo d'intensità, lo ha giocato. Ma oggi è l'ultimo di loro: l'ultimo rappresentante della partitocrazia.
Come un auto in folle su una strada in discesa: precipita sempre più velocemente senza riuscire ad aggrapparsi a nulla.
Non governa la maggioranza? Ma non ha mai governato nulla, nel senso liberale della parola. E oggi lo fa con tutte le frustrazioni dei potenti impotenti che diventano prepotenti. Con un'aggravante: che ha assunto potere e forza in un Paese che non è più democratico, che non è più uno stato di diritto».

(Marco Pannella intervistato su Vanity Fair)

LA FORZA DELL'IGNORANZA

"Se nel giorno di Sant'Ambrogio, vescovo e patrono di Milano, la Lega ha lanciato una sfida pubblica contro il suo successore Dionigi Tettamanzi, paragonandolo prima a un imam musulmano e poi a un prete siciliano mafioso, è perché si sente forte, molto forte".

(Gad Lerner da Repubblica)

WANTED (DONNA MARIA)

Il dogma dell'immacolata concezione di Maria, proclamato da papa Pio IX nel 1854, insegna che "La beatissima vergine Maria, nel primo istante della sua concezione, per una grazia ed un privilegio singolare di Dio onnipotente, in previsione dei meriti di Gesù Cristo salvatore del genere umano, è stata preservata intatta da ogni macchia del peccato originale" (Bolla Ineffabilis Deus).

BREVI PENSIERI DI TEOLOGI "SOMMERSI"

La teologa Uta Ranke-Heinemann direbbe che: "Bisogna ritrovare una persona scomparsa, una dispersa. La donna Maria di Nazareth è stata sepolta, si è persa sotto il grande edifìcio teologico costruito su di lei".


Il teologo cattolico Tissa Balasurya scrive: "Questa Maria "immacolata" ha bisogno di essere liberata, per essere veramente umana. Ciò è necessario per comprendere la sua vita, le sue lotte e le sue angosce. Altrimenti avremmo una sorta di Maria disidratata, una che non può sentire altra attrattiva se non il bene".

La teologa cattolica Elisabeth Johnson, dedica il suo libro, Vera nostra sorella. Una teologia di Maria nella comunione dei santi (Editrice Queriniana, Brescia 2005, pagg. 640, euro 44,00) alla riscoperta di Maria. "Cercherò di comprendere il significato di Maria in quanto persona particolare, con una sua vita da gestire. Di Maria si è fatto talmente un simbolo, separandola dalla sua propria storia, che accostarsi a lei come a un concreto essere umano ci sorprende, facendoci scoprire che anche lei ha lottato, che il suo stesso pellegrinaggio di vita… fu un pellegrinaggio di fede, che comprendeva il soggiorno nell'oscura notte della fede" (pag. 12). Quanto più si è esaltata una donna vergine, sottomessa, asessuata… tanto più si sono di fatto disprezzate le altre donne, "tutte inferiori al modello ideale". E così si è stabilito anche una gerarchia di santità…

lunedì 7 dicembre 2009

DA BARCELLONA L'INIZIATIVA DI ALCUNI ITALIANI

LA NAVE DEI DIRITTI

E la nave va: il manifesto

Siamo un gruppo di italiani/e che vivono a Barcellona.

Insieme ad amici (non solo italiani) assistiamo seriamente preoccupati a ciò che avviene in Italia. Certo la crisi c'è anche qua, ma la sensazione è che la situazione nel nostro Paese sia particolare, soprattutto sul lato culturale, umano, relazionale.

Il razzismo cresce, così come l'arroganza, la prepotenza, la repressione, il malaffare, il maschilismo, la diffusa cultura mafiosa, la mancanza di risposte per il mondo del lavoro, sempre più subalterno e sempre più precario. I meriti e i talenti delle persone, soprattutto dei giovani, non sono valorizzati. Cresce la cultura del favore, del disinteresse per il bene comune, della corsa al denaro, del privato in tutti i sensi.

In Spagna, negli ultimi mesi, sono usciti molti articoli raccontando quello che avviene in Italia, a volte in toni scandalistici, più spesso in toni perplessi, preoccupati, sconcertati.

Si è parlato dei campi Rom bruciati, dei provvedimenti di chiusura agli immigrati, delle aggressioni, dell'aumento dei gruppi neofascisti, delle ronde, dell'esercito nelle strade, della chiusura degli spazi di libertà e di democrazia, delle leggi ad personam.

Dall'estero abbiamo il vantaggio di non essere quotidianamente bombardati da un'informazione (??) volgare e martellante, da logiche di comunicazione davvero malsane.

E allora: che fare? Prima di tutto capire meglio, confrontarci, quindi provare a reagire. Siamo convinti che ci siano migliaia di esperienze di resistenza, di salvaguardia del territorio, di difesa dei diritti, della salute, di servizi pubblici di qualità. E che vadano sostenute.

Al termine di un percorso che abbiamo appena iniziato, vogliamo quindi organizzare una nave che parta da Barcellona e arrivi a Civitavecchia (o a Genova).

Sarà la nave dei diritti, che ricorderà la nostra Costituzione e la sua origine, laica e pluralista, la centralità della libertà e della democrazia vera, partecipata, trasparente: dai luoghi di lavoro alle scuole, ai quartieri, ai servizi, al territorio. Ricorderà che il pianeta che abbiamo è uno, è questo, questo è il nostro mare, di tutti i popoli. Che chiunque ha diritto di esistere, spostarsi, viaggiare, migrare, come ha diritto che la sua terra non sia sfruttata, depredata. Ricorderà che le menzogne immobilizzano, mentre la verità è rivoluzionaria.

Ricorderà che cultura e arte sono i punti più alti del genere umano, sono fonte di gioia e piacere per chi li produce e per chi ne beneficia, non sono fatte per il mercato.

Ricorderà che esistere può voler dire resistere, difendere la propria e l'altrui dignità, conservare la lucidità, il senso critico e la capacità di giudizio.

Creiamo ponti, non muri.

È un grido di aiuto e solidarietà, che vogliamo unisca chi sta assistendo da fuori a un imbarbarimento pericoloso a coloro che già stanno resistendo e non devono essere lasciati/e soli/e.

Non siamo un partito, non siamo una fondazione, non sventoliamo bandiere, tanto meno bianche. Siamo piuttosto un movimento di cittadini/e che non gode di alcun finanziamento.

Potete contattarci fin da subito all'indirizzo e-mail: contatto@losbarco.org

Il loro sito: http://www.losbarco.org

LA NUOVA MINIGUIDA AL CONSUMO CRITICO E AL BOICOTTAGGIO




del Movimento Gocce di Giustizia

Nuovissima edizione

(9° edizione – ottobre 2009)

Contenuto:

· Vengono presentate ben 30 multinazionali;

· in forma di inserto, nel mezzo della miniguida, ci sono i prodotti che bisognerebbe non comprare (da boicottare);

· all’inizio ci sono le conquiste fatte dai “consum-attori”.



Presentazione:

Siamo già alla nona edizione di questa miniguida, di cui rivendichiamo con gioia, e un pizzico di orgoglio, la primogenitura sia nella pubblicazione dello strumento letterario, chiamato miniguide, e sia a riguardo al consumo critico. È doveroso ricordare che l’ispirazione primaria del nostro lavoro ci è stata fornita dal Centro Nuovo Modello di Sviluppo che ha realizzato la nota Guida al consumo critico. Ogni edizione comporta un lavoro faticoso di ricerca di informazioni ben documentate e più sicure possibili, e di controllo rigoroso dei dati e delle fonti. Ma sappiano quanto è importante e utile questo strumento dalle tante richieste che abbiamo avuto fin dalla prima edizione nel 1996 e che continuiamo ad avere anche oggi. Per questo, cerchiamo di aggiornarla il più possibile per poter mettere nelle vostre mani uno strumento ricco di nuove e attuali informazioni, in modo che possiate fare una spesa giusta, etica e critica.

Vogliamo far risaltare che le fonti sono spesso dell’altra informazione, ossia quello che i grandi mezzi di comunicazione non dicono. Inoltre, questa nuova edizione contiene 90% di nuove informazioni rispetto alla precedente.

Questo strumento ha come obiettivo educarci ad andare al di là del prodotto per capire tutta la filiera lunga del mercato libero e per conoscere quale impresa c’è dietro al prodotto e come si comporta nei confronti dei lavoratori, dell’ambiente e dei popoli.

La miniguida è una “voce”, piccola, ma non l’unica e non la sola, che grida contro le ingiustizie sociali prodotte dalla nostra società del consumo. È stata pensata di piccole dimensioni, pratica, tascabile, da portare sempre con sé, da usare nei negozi e nelle corsie dei supermercati, nei piccoli come nei grandi acquisti, in modo da fare una spesa giusta, critica ed etica.





Movimento Gocce di Giustizia



Vicenza, novembre 2009









N.B. la miniguida è a disposizione:

· presso l'Equobar a Vicenza, Strada Marosticana n. 350 (cell. 346 7265477);

· facendo richiesta al movimento Gocce di Giustizia di Vicenza: posta@goccedigiustizia.it tel. 0444 970516, cell. 346 2198404;

· oppure presso la Commissione Nuovi Stili di Vita di Padova: Via Quarta Strada 7 – Z.I.P. (e-mail: nuovistilidivita@diocesipadova.it, Tel. 049 773687;

domenica 6 dicembre 2009

QUARTO CAPITOLO del vangelo di Matteo

RIFLESSIONI, SENSAZIONI, DOMANDE

Nel quarto capitolo di Matteo vengono raccontate le tentazioni di Gesù, assieme all'inizio della sua predicazione in Galilea, la chiamata dei primi discepoli e le prime guarigioni. Gesù deve capire che tipo di Messia vuole diventare. Se accontentare i farisei o se inventare uno stile nuovo di profeta. Il tentatore, colui che divide, è presente dentro e fuori di lui. Anche Gesù ha sperimentato la tentazione di seguire il successo e il potere.

LA VOCE INTERIORE: CHI VOGLIO ESSERE?

Sei in un deserto.
La tua vita è un deserto.
Molto caldo di giorno e freddo di notte.
Maggiore contatto con Dio,
maggiore contatto con la Tentazione, con la solitudine.

Vivi alcune tensioni interne,
tensioni vitali, non solamente faticose.
La tua coscienza a volte è divisa,
tra ciò che sei
e ciò che vorresti essere.
Le voci esterne a volte ti condizionano,
devi mantenere un'immagine, un ruolo,
non puoi deludere le aspettative degli altri.

Cosa vuoi fare della tua vita?
Dei prossimi anni che hai davanti?

Quali atteggiamenti, comportamenti
pensi di adottare
per esprimere, realizzare
i tuoi sogni, i tuoi ideali?

Sono le stesse domande che anche Gesù si è posto,
quale Messia voleva diventare?
Rivestito di particolari doti e doni tali da abbagliare gli uditori?
Oppure spoglio di qualsiasi alone di gloria o di prestigio?

Gesù non crede di essere stato chiamato a sbalordire le persone, ma a convertirle (Mt 4,17)e le conversioni non si ottengono con le operazioni strabilianti, che offuscano la mente ma non scendono nel cuore, bensì con gesti di carità, con atti di benevolenza che possonoi anche riscuotere ammirazione, ma mirano essenzialmente a stabilire un nuovo ordine di rapporti tra gli uomini, oltre che con Dio. Il profeta non è, secondo Gesù, un prestigiatore, bensì un fiduciario dell'Altissimo, uno cioè in cui fanno spicco soprattutto gli attestati della sua bontà e misericordia.
(Ortensio da Spinetoli)

-Per superare le tentazioni occorre prima di tutto conoscere se stessi, avere una buona consapevolezza dei propri limiti e delle proprie risorse.

-L'abbandono, la separazione, la morte, l'eliminazione di qualcosa/qualcuno o di una parte di sè può creare lo spazio per incontrare l'altro, o l'altra parte di sè.

-L'ascolto come caratteristica principale di un incontro, come cura per le proprie malattie. Se ascolto vivo di più e meglio!

-Ma il lavoro è una tentazione? Cosa mi dà e cosa mi toglie?

-La sequela: scelta libera, graduale o improvvisa e costretta? Dettata dall'alto (carisma, dono di Dio) o nata dopo un percorso personale e comunitario?