domenica 6 dicembre 2009

QUARTO CAPITOLO del vangelo di Matteo

RIFLESSIONI, SENSAZIONI, DOMANDE

Nel quarto capitolo di Matteo vengono raccontate le tentazioni di Gesù, assieme all'inizio della sua predicazione in Galilea, la chiamata dei primi discepoli e le prime guarigioni. Gesù deve capire che tipo di Messia vuole diventare. Se accontentare i farisei o se inventare uno stile nuovo di profeta. Il tentatore, colui che divide, è presente dentro e fuori di lui. Anche Gesù ha sperimentato la tentazione di seguire il successo e il potere.

LA VOCE INTERIORE: CHI VOGLIO ESSERE?

Sei in un deserto.
La tua vita è un deserto.
Molto caldo di giorno e freddo di notte.
Maggiore contatto con Dio,
maggiore contatto con la Tentazione, con la solitudine.

Vivi alcune tensioni interne,
tensioni vitali, non solamente faticose.
La tua coscienza a volte è divisa,
tra ciò che sei
e ciò che vorresti essere.
Le voci esterne a volte ti condizionano,
devi mantenere un'immagine, un ruolo,
non puoi deludere le aspettative degli altri.

Cosa vuoi fare della tua vita?
Dei prossimi anni che hai davanti?

Quali atteggiamenti, comportamenti
pensi di adottare
per esprimere, realizzare
i tuoi sogni, i tuoi ideali?

Sono le stesse domande che anche Gesù si è posto,
quale Messia voleva diventare?
Rivestito di particolari doti e doni tali da abbagliare gli uditori?
Oppure spoglio di qualsiasi alone di gloria o di prestigio?

Gesù non crede di essere stato chiamato a sbalordire le persone, ma a convertirle (Mt 4,17)e le conversioni non si ottengono con le operazioni strabilianti, che offuscano la mente ma non scendono nel cuore, bensì con gesti di carità, con atti di benevolenza che possonoi anche riscuotere ammirazione, ma mirano essenzialmente a stabilire un nuovo ordine di rapporti tra gli uomini, oltre che con Dio. Il profeta non è, secondo Gesù, un prestigiatore, bensì un fiduciario dell'Altissimo, uno cioè in cui fanno spicco soprattutto gli attestati della sua bontà e misericordia.
(Ortensio da Spinetoli)

-Per superare le tentazioni occorre prima di tutto conoscere se stessi, avere una buona consapevolezza dei propri limiti e delle proprie risorse.

-L'abbandono, la separazione, la morte, l'eliminazione di qualcosa/qualcuno o di una parte di sè può creare lo spazio per incontrare l'altro, o l'altra parte di sè.

-L'ascolto come caratteristica principale di un incontro, come cura per le proprie malattie. Se ascolto vivo di più e meglio!

-Ma il lavoro è una tentazione? Cosa mi dà e cosa mi toglie?

-La sequela: scelta libera, graduale o improvvisa e costretta? Dettata dall'alto (carisma, dono di Dio) o nata dopo un percorso personale e comunitario?

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