martedì 29 dicembre 2009

LA MISERIA PIU' GRANDE

CHE VIENE MAGGIORMENTE PERCEPITA DURANTE LE FESTE NATALIZIE

Mentre negli ultimi anni gli ospiti delle cucine popolari di Padova (e credo capiti in tutte le città) erano prevalentemente stranieri, oggi una buona parte è costituita da italiani, per lo più uomini. Alla povertà economica vi arrivano in seguito alla perdita di un lavoro, di relazioni, di un matrimonio, di autostima...
Dopo una separazione, ad esempio, lo stipendio resta quello di prima ma non basta più per pagare alimenti, doppio affitto, doppia macchina. Doppio tutto. C' è chi inizia a dormire in macchina dopo la separazione, pensando che sia solo un' eccezione. E poi si ritrova a vivere sulla strada.
I figli seguono le madri (e il nuovo compagno), diperazione per quei padri che non hanno potuto trascorrere il natale assieme ai propri figli perchè le assistenti sociali non glielo hanno permesso.
"Se penso che sono io, con le tasse, a pagare coloro che non mi lasciano vedere mio figlio – mi racconta un mio collega di lavoro - ... mi verrebbe da..." La finale la lascio intendere a voi.
Prosegue: "Si sente sempre parlare di poveri, riferendosi prima di tutto agli stranieri, ai rom, a coloro che non hanno una casa o un lavoro... anch'io sono un povero, uno da aiutare... perchè un padre che non può vedere il proprio figlio è un uomo morto".
Parole forti, taglienti, piene di rabbia e disperazione. Difficile arrivare a delle conclusioni senza conoscere le cause di tanta solitudine e le ragioni di un tale comportamento dei servizi sociali. Qual è la scelta più giusta? Chi deve pagare gli errori del passato?
Al mio collega rispondo di pensare prima di tutto al bene di suo figlio, che ha il diritto di crescere in un ambiente sereno. Ingiusto forse, ma apparentemente tranquillo. In attesa che raggiunga la maggiore età.
Vivendo alcuni mesi in Canada, ho capito che la povertà più grande è la rottura e la mancanza di relazioni affettive sane. Chi è depresso, chi vive sulla strada, chi si toglie la vita, chi è tragicamente solo... non riesce a costruire relazioni autentiche, mature, positive. E' questa la miseria più grande, che condanna un uomo o una donna ad una esistenza infelice. Gli aiuti economici non bastano, le compagnie assistenzialistiche fanno da surrogato, rimangono soltanto psicofarmaci, alcol e droghe?
Esiste un percorso di reale guarigione, di re-inserimento nella società, di ri-costruzione del proprio equilibrio affettivo?

Nessun commento:

Posta un commento