mercoledì 2 dicembre 2009

OBAMA DELUDE

Forse per qualcuno non è una novità, comunque per l'opinione mondiale la scelta di Obama di aumentare notevolmente le truppe in Afganistan, non risponde alla volontà degli elettori che lo hanno eletto nè al significato di un premio nobel per la pace appena ricevuto. Che tipo di mediazione è usare le armi e i militari?
Dall'Italia, alleata degli USA, partiranno 1500 soldati. Se qualcuno poi verrà ucciso, non piangiamo troppo!

Segue un articolo tratto dal quotidiano Carta.

No strategy
Enzo Mangini
[2 Dicembre 2009]

Come sempre, il governo italiano dimostra di non avere alcuna capacità di pensiero autonomo in fatto di politica estera. Né, per quello che vale, alcun senso del mondo. Solo due giorni fa un viceministro, Roberto Castelli, diceva di essere favorevole a mettere la croce nel tricolore. E ieri il ministro dell’interno Roberto Maroni ha detto di sostenere un referendum sulle moschee. Il ministro della difesa Ignazio La Russa, invece, ha spiegato di essere contro la società multiculturale. Eppure oggi, come se niente fosse, lo stesso governo annuncia l’invio di nuove truppe in Afghanistan. Saranno 1500 o forse 1700 soldati. I numeri sono un po’ casuali, visto che la capacità operativa delle forze armate italiane è già abbastanza stressata, tra missioni all’estero e missioni interne, come la guardia alle discariche in Campania e le pattuglie nelle città. I soldati da mettere al servizio della Nato servono più che altro a Berlusconi per accreditarsi come alleato affidabile anche dell’amministrazione Obama, alle prese con la peggior rogna ereditata da Bush. Al contrario di quanto avviene negli Usa e in Gran Bretagna [per inciso, Londra prevede di mandare solo 500 soldati in più] l’Afghanistan è completamente assente dal dibattito politico italiano. Per colpa del governo, che ha in Franco Frattini il ministro degli esteri più evanescente degli ultimi quindici anni e per demerito dell’opposizione parlamentare, almeno altrettanto a corto di idee. Nel dubbio, si prosegue sulla stessa rotta: retorica sulla «democrazia» e la lotta al «terrorismo». Sempre buona per evitare i problemi e fare bella figura al ritorno da Kabul del prossimo feretro avvolto nel tricolore. Senza croce.

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