giovedì 1 novembre 2012

Far paura alla morte!

In questi giorni ricorre la festa di Tutti i Santi e dei Defunti.
Non possiamo però ignorare come la festa di Halloween, che non appartiene alla nostra tradizione culturale, stia diventando sempre più popolare e commerciale.
"Cosa fai questa sera?" - mi chiede un collega - "Niente di particolare e tu?" - rispondo io - "Faccio con mio figlio la zucca di Halloween!"
Torno a casa e trovo mia figlia con il viso truccato. "Una mia compagna di classe ha voluto disegnarmi del sangue sulla faccia!"
Perchè tutta questa ritualità, questi simboli, questa voglia di travestirsi da morti?

Cerco di trovare alcuni collegamenti in riferimento all'esperienza della morte nelle varie tradizioni.

I malati, i lebbrosi, i "quasi morti" al tempo di Gesù, stavano alle porte della città. Lontano dalle relazioni sociali, perchè la religione insegnava che chi toccava un lebbroso diventava impuro. Chi non preferisce "tagliarsi" la parte che scandalizza, andrà tutto intero nella Geenna, la discarica di Gerusalemme.

Nella cultura africana tradizionale i malati venivano scarificati, e messi vicini alla spazzatura. Ancora oggi molti africani immigrati in Italia hanno sul corpo dei segni che nemmeno loro sanno spiegarne il perchè. Erano ancora piccoli, colpiti da qualche grave malattia. Anche da adulti, uomini e donne malati, venivano ulteriormente imbruttiti come per far paura alla Morte stessa. "Morte, non prènderteli! Sono talmente brutti..." Vi è una personificazione della Morte, che rende il rapporto più spontaneo. Fuori dalle case degli africani che vivono nei villaggi, vi è la tomba con i resti dei loro antenati. Immediatamente fuori casa, che quasi quasi ci inciampi con i piedi. Sono loro a proteggere la famiglia.

Ho collegato a questa tradizione, il bisogno che oggi molte persone hanno, in occasione di Halloween, di assumere aspetti simili ad un moribondo, ad un vampiro. Bisogno di sfidare la Morte. Alcuni psicologi affermano che per sconfiggere una paura per qualcosa, occorre affrontare faccia a faccia ciò che provoca questa paura. Fino a non molto tempo fa, quando i vecchi morivano lentamente davanti agli occhi dei figli e dei nipoti, la morte era conosciuta di più. E forse certi gesti di sfida nei confronti della morte, non esistevano.
Rimane però la tendenza ad isolare il malato nella nostra cultura occidentale moderna. I malati, pur essendo curati con tecniche sempre più efficaci, vengono comunque messi fuori dalle relazioni quotidiane. Gli ospedali, per vari motivi, sono sempre più chiusi alle visite. Sia al momento della nascita di un bambino, quando una donna partorisce. Sia al momento della morte, quando un malato si trova in gravi condizioni.

1 commento:

  1. sono d'accordo con il ritenere che la festa sia un pretesto per prendere confidenza con cio che ci ricorda la morte, dal momento che la società moderna la teme ed allontana proponendo miti come quello dell'immortalità dell'essere sempre sani e belli grazie a medicine preventive e correttive,cure,estetica, chirurgie di ogni tipo, protesi etc

    ma credo possa anche essere il segnale di un desiderio sottile di morte o ancor meglio di paura della vita che i giovani ci fanno pervenire attaraverso questa propensione ma anche quella della velocitàeccessiva sulle strade , della scelta di sport estermi e pericolosi, dell'abuso di cocktail alcool farmacologici o droghe di sintesi rischio, sistemi di vita insani (tecnologia, virtualita), sesso violento ed incauto che spesso esclude il corteggiamento alla cui base non c'è solo la calma e tecnica ,ma anche il vero desiderio di conoscenza dell'altro che invece l'appuntamento al buio nega

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