martedì 3 agosto 2010

Brasile: critiche socialiste all'attuale governo Lula




Il governo Lula è nefasto

(tratto dalla newsletter del 2 agosto 2010 di Macondo)

O Brasil se tornou o paraíso do capital especulativo internacional. Il Brasile è diventato il paradiso del capitale speculativo internazionale. L’affermazione è di Frei Betto, per molti anni membro del governo e consigliere personale del presidente Lula. È la prima volta che un concetto simile viene espresso da chi ha partecipato attivamente alla costruzione e alla realizzazione della politica governativa. Facciamo un esempio: se dall’estero si deposita via bonifico bancario una somma di mille euro su un conto corrente normale, al momento della conversione in Real si paga una tassa di settanta dollari. Se invece via bonifico la somma depositata è di un milione di euro, la tassa da pagare è di… settanta dollari. Mille euro, un milione… settanta dollari. Così facendo si sono aperte le porte ad ogni tipo di investimento. Dopo decenni di “protezionismo” economico con la totale chiusura del mercato interno, il Brasile è diventato la rotta, la meta (e la Mecca) di ogni tipo di investimento, lecito e non.
La facilitazione del credito alle masse popolari, da sempre escluse dal consumo, ha creato una nuova fascia di consumatori. L’emissione e l’uso smodato della carta di credito ha favorito l’indebitamento gigantesco della maggioranza della popolazione trasformando i cittadini meno abbienti in insolventi cronici. I beni di consumo accessibili attraverso i pagamenti dilazionati in 12, 24, 36, 70 mesi ha massificato l’illusione del consumo facile. Con la carta di credito ad esempio, la fattura viene inviata un mese dopo l’acquisto con la possibilità di pagamento dilazionato in varie rate definite dall’acquirente (con un conseguente aumento di interessi che arrivano fino al 10% al mese!). Acquistare ogni prodotto: le scarpe, un pieno di benzina, gli elettrodomestici, un paio di pantaloni, la spesa al supermercato e perfino i biglietti aerei e le automobili, e pagare a rate (con giganteschi interessi imbottiti nel prezzo finale) è diventato il paradigma dell’economia del paese. Il discorso di Lula a reti unificate, nell’auge della crisi economica internazionale, ha fatto epoca: “La crisi non è nostra, l’hanno inventata gli Americani. Se volevi comprare un frigorifero, non avere paura, compralo domani. Perché altrimenti il frigorifero che non hai comprato rimane fermo in deposito e il negozio non ne ordina alla fabbrica. La fabbrica, senza le ordinazioni, smette di fabbricarlo e la produzione si ferma, e tu, operaio che volevi comprare un frigorifero e non lo hai fatto, rimarrai disoccupato. L’economia è una grande ruota, tocca a te farla girare”. Lula è riuscito nel suo intento. Ha trasformato i cittadini in consumatori ed il paese è uscito indenne dalla crisi. I cittadini dal canto loro lo ringraziano con il 78% di approvazione. L’opposizione a Lula, da sempre monopolio della destra più bieca e reazionaria (ora, stranamente, alleata al governo) è passata nelle mani di pochi personaggi che conservano ancora una lucidità di analisi e una grande onestà intellettuale. Plino de Arruda Sampaio (nella foto) è candidato alla Presidenza della Repubblica per un piccolo partito il PSOL (Partido do Socialismo e Liberdade). Non vincerà, ma la sua voce e le sue idee possono cominciare a svegliare le speranze addormentate di una nazione.

Ecco una breve intervista apparsa sul giornale Folha de São Paulo.

Quali sono le sue principali proposte?
Una riforma agraria radicale e una socializzazione dell’educazione e della sanità.

Lei ha l’intenzione di impiantare il socialismo? In che modo?
Non ho la pretesa di impiantare il socialismo in Brasile e questa non è neanche l’intenzione del mio partito. Farò una proposta all’interno del sistema capitalista. Le uniche forme socializzanti che avremo saranno la sanità e l’educazione.

Ha intenzione di sospendere il pagamento del debito pubblico?
Sospenderemo il pagamento e faremo un grande controllo. I debiti saranno rivisti e ricalcolati. Quello che non è un debito non lo pagheremo. I settori creditori dello Stato sono i più ricchi e possono aspettare un po’.

E questo non provocherebbe una fuga di capitali dal paese?
È possibile che si verifichi, ma non esiste la necessità di questo afflusso continuo di capitale straniero per creare una buona economia in questo paese. Possiamo, con le finanze interne applicate sul mercato, avere un indice di crescita accettabile. Nessuno vuole competere con la Cina.

Come valuta il governo Lula?
Trovo che sia un governo nefasto, perché ha cooptato e ha paralizzato il movimento popolare. Ha cooptato i dirigenti, ha trasformato i movimenti in Ong, ha terziarizzato una serie di servizi che sono dello Stato come forma di trasferimento dei finanziamenti alle nuove entità fondate.

Come valuta il modello economico brasiliano?
È neoliberale. È una politica di neo colonizzazione, che riduce il Brasile – che già fu l’ottava potenza industriale del mondo – ad essere di nuovo un paese esportatore di materie prime. Il Brasile offre interessi altissimi, arrivano i capitali e permettono a Lula di eseguire questo populismo finanziario creando l’illusione alle classi C e D di essere ascese al livello della classe media. Perché adesso è possibile “consumare” elettrodomestici, è possibile perfino comprare automobili e pagarle in un infinito numero di rate, provocando un indebitamento colossale. Questa è una cosa terribile. È nefasto, e questo non è un aggettivo così tanto per dire.

Come giudica il PT di oggi?
Ho una grande tristezza perché il PT è la prima grande realizzazione del popolo brasiliano. Tutto questo si è perduto. La maggioranza del PT è formata da ottima gente, quello che è successo è stato un cambiamento di rotta da parte del vertice. Il vertice dirigente ha abbandonato il progetto del partito e ne ha assunto un altro, un progetto di potere.

Quali sono i principali vettori della riforma agraria proposta da lei?
Il primo è considerato uno scandalo, c’è gente che quando ne parlo si spaventa. La proprietà della terra deve avere un limite. Così è in Inghilterra, in Francia, dappertutto. Non è possibile avere il monopolio della terra. L’MST (Movimento dos Trabalhadores Sem Terra) e la Chiesa propongono mille ettari come limite massimo. Da questo punto in poi la terra diventa passibile di espropriazione.

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