Può capitare a chiunque di perdere il proprio posto di lavoro.
Crisi nazionale o aziendale, delocalizzazione, soppressione del posto di lavoro, riduzione del personale, ecc...
Per chi ha famiglia la perdita del posto di lavoro è ancor più tragica...
...ma NON LA FINE!
Perdere il lavoro per un padre di famiglia può essere meno tragico se attorno a sè, negli anni, ha costruito una rete di RELAZIONI sane.Con familiari o amici veri che per un periodo potrebbero prendersi cura di lui e della sua famiglia. Basta un po' di UMILTA' nell'accettare di aver bisogno di aiuto, per un periodo, finchè le cose non si sistemano. Chi è solo e non si è mai preoccupato di curare le relazioni si troverà davvero in difficoltà. Ecco perchè più della casa o della macchina, le relazioni umane vanno coltivate con molta attenzione.
RELAZIONI VERE + UMILTA' + IMPEGNO = LA SOLUZIONE a qualsiasi problema
Nessuna legge o decreto, di un partito o di un sindacato, potrà mai sostituirsi all'impegno personale di ciascuno nel trovare le persone giuste al momento giusto!
BUONA FESTA DELLE LAVORATRICI E DEI LAVORATORI!
venerdì 2 maggio 2014
sabato 19 aprile 2014
buona pasqua
Pasqua, festa dei macigni rotolati
Vorrei che potessimo liberarci dai macigni che ci opprimono, ogni giorno: Pasqua è la festa dei macigni rotolati. È la festa del terremoto.
La mattina di Pasqua le donne, giunte nell'orto, videro il macigno rimosso dal sepolcro. Ognuno di noi ha il suo macigno. Una pietra enorme messa all'imboccatura dell'anima che non lascia filtrare l'ossigeno, che opprime in una morsa di gelo; che blocca ogni lama di luce, che impedisce la comunicazione con l'altro. È il macigno della solitudine, della miseria, della malattia, dell'odio, della disperazione del peccato. Siamo tombe alienate. Ognuno con il suo sigillo di morte.
Pasqua allora, sia per tutti il rotolare del macigno, la fine degli incubi, l'inizio della luce, la primavera di rapporti nuovi e se ognuno di noi, uscito dal suo sepolcro, si adopererà per rimuovere il macigno del sepolcro accanto, si ripeterà finalmente il miracolo che contrassegnò la resurrezione di Cristo.
(vescovo don Tonino Bello)
mercoledì 19 marzo 2014
Nel ricordo di un profeta
Impegno dei cristiani
Il nostro impegno profetico di denuncia non deve e non può venire meno. Dio ci chiama ad essere profeti.
- Il Profeta fa da sentinella: vede l'ingiustizia, la denuncia e richiama il progetto originario di Dio (Ezechiele 3,16-18);
- Il Profeta ricorda il passato e se ne serve per cogliere nel presente il nuovo (Isaia 43);
- Il Profeta invita a vivere e lui stesso vive, la Solidarietà nella sofferenza (Genesi 8,18-23);
- Il Profeta indica come prioritaria la via della giustizia (Geremia 22,3 -Isaia 5)
Coscienti che “il nostro aiuto è nel nome del Signore” come credenti in Gesù Cristo il quale “al finir della notte si ritirava sul monte a pregare” riaffermiamo il valore anticipatorio della Preghiera che è la fonte della nostra Speranza.
don Peppe Diana
mercoledì 5 marzo 2014
Buona Quaresima
Non sono un amante del "si è sempre fatto così" e neppure del "così fan tutti",
rispetto a qualche tempo fa però credo che alcuni riti siano importanti,
non dettati dalla banale religiosità nè da forme di autocontrollo o autocelebrazione.
Il periodo della Quaresima l'ho sempre vissuto con particolare intensità,
a volte concentrandomi più sulla forma che sui contenuti,
a volte invece ricevendo un gran beneficio spirituale.
Ho in mente un programma da seguire in questo periodo,
che tiene conto, più che delle mie debolezze,
delle mie disattenzioni, pigrizie, dimenticanze,
e che cerca di colmarle con passione, sogni, motivazioni.
La differenza tra "fare Quaresima" e vivere dentro una crisi,
è una questione di scelta e di libertà.
La Quaresima si sceglie, la crisi si subisce.
Vivere come vittima di una crisi economica e sociale,
o vivere come protagonista della propria vita.
A tutti, una Buona Quaresima!
venerdì 27 dicembre 2013
Questione di libertà
Ecco le parole "profetiche" del presidente di uno stato latino-americano
"Mi chiamano il presidente più povero, ma io non mi sento povero. I poveri sono coloro che lavorano solo per cercare di mantenere uno stile di vita costoso, e vogliono sempre di più. E’ una questione di libertà. Se non si dispone di molti beni allora non c’è bisogno di lavorare per tutta la vita come uno schiavo per sostenerli, e si ha più tempo per sé stessi."
José Mujica
presidente dell'Uruguay
domenica 22 dicembre 2013
Tenere alta la testa
Tratto dalla lettera di natale di Giuseppe Stoppiglia
Degnati, o Signore, di tenermi alla tua porta, come servo sempre vigile e attento;
mandami come messaggero per il regno a invitare tutti alle tue nozze.
Non permettere ch’io affondi nelle sabbie mobili della noia,
non lasciarmi intristire nell’egoismo, in pareti strette senza cielo aperto.
Svegliami, se mi addormento nel dubbio e sotto la coltre della distrazione;
cercami, se mi perdo nelle molte strade tra grattacieli d’inutili cose.
Non permettere ch’io pieghi il mio cuore all’onda violenta dei molti;
tienimi alta la testa.
Tagore
Degnati, o Signore, di tenermi alla tua porta, come servo sempre vigile e attento;
mandami come messaggero per il regno a invitare tutti alle tue nozze.
Non permettere ch’io affondi nelle sabbie mobili della noia,
non lasciarmi intristire nell’egoismo, in pareti strette senza cielo aperto.
Svegliami, se mi addormento nel dubbio e sotto la coltre della distrazione;
cercami, se mi perdo nelle molte strade tra grattacieli d’inutili cose.
Non permettere ch’io pieghi il mio cuore all’onda violenta dei molti;
tienimi alta la testa.
Tagore
Servire la giustizia e la pace
Tratto dall'esortazione apostolica Evangelii Gaudium di Mario Bergoglio
...impariamo ad accettare gli altri nel loro differente modo di essere,
di pensare e di esprimersi.
Con questo metodo, potremo assumere insieme il dovere
di servire la giustizia e la pace,
che dovrà diventare un criterio fondamentale di qualsiasi interscambio.
papa Francesco
Mentre un tempo si facevano le guerre per imporre dogmi e riti,
mentre ancora oggi le differenze creano paura e chiusura,
Mario Bergoglio si fa voce di chi, come me,
crede che il criterio fondamentale per stabilire la "bontà" di un incontro, sono i valori sociali della giustizia e della pace.
...impariamo ad accettare gli altri nel loro differente modo di essere,
di pensare e di esprimersi.
Con questo metodo, potremo assumere insieme il dovere
di servire la giustizia e la pace,
che dovrà diventare un criterio fondamentale di qualsiasi interscambio.
papa Francesco
Mentre un tempo si facevano le guerre per imporre dogmi e riti,
mentre ancora oggi le differenze creano paura e chiusura,
Mario Bergoglio si fa voce di chi, come me,
crede che il criterio fondamentale per stabilire la "bontà" di un incontro, sono i valori sociali della giustizia e della pace.
Capitani della propria anima
La morte di grandi uomini
ne esalta il loro ricordo e la loro testimonianza
Dal profondo della notte che mi avvolge,
nera come un pozzo da un polo all'altro,
ringrazio qualunque dio esista per la mia anima invincibile.
Nella feroce morsa delle circostanze non ho arretrato nè gridato.
Sotto i colpi d'ascia della sorte il mio capo è sanguinante,
ma non chino.
Oltre questo luogo d'ira e lacrime incombe il solo orrore delle ombre,
e ancora la minaccia degli anni mi trova e mi troverà senza paura.
Non importa quanto stretto sia il passaggio,
quanto piena di castighi la vita,
io sono il padrone del mio destino:
io sono il capitano della mia anima.
Nelson Mandela
ne esalta il loro ricordo e la loro testimonianza
Dal profondo della notte che mi avvolge,
nera come un pozzo da un polo all'altro,
ringrazio qualunque dio esista per la mia anima invincibile.
Nella feroce morsa delle circostanze non ho arretrato nè gridato.
Sotto i colpi d'ascia della sorte il mio capo è sanguinante,
ma non chino.
Oltre questo luogo d'ira e lacrime incombe il solo orrore delle ombre,
e ancora la minaccia degli anni mi trova e mi troverà senza paura.
Non importa quanto stretto sia il passaggio,
quanto piena di castighi la vita,
io sono il padrone del mio destino:
io sono il capitano della mia anima.
Nelson Mandela
mercoledì 9 ottobre 2013
VAJONT E LAMPEDUSA
Cosa hanno in comune queste due stragi?
L'acqua non centra niente con queste due stragi.
Sì, centinaia e migliaia di persone
sono morte travolte e sommerse dall'acqua.
La diga era perfetta,
quel peschereccio costruito per andare al largo e pescare.
Di lotte per evitare le stragi erano già state fatte,
ma da gente insignificante:
contadini e montanari, clandestini ed extracomunitari.
La colpa è sempre dell'uomo, maschio e individuo,
che ha voluto sfidare la natura per trarre dei vantaggi personali,
che ha voluto far pagare fino a 2000 dollari un viaggio della morte.
No, non è l'acqua che uccide, che travolge, che distrugge...
è la sete di guadagno contro ogni resistenza morale e naturale,
che da sempre, dal 1963 al 2013, continua a mietere vittime.
Ora i superstiti della prima tragedia sono morti dalla disperazione o dall'indifferenza dello Stato,
i superstiti della seconda dovranno difendersi dall'accusa di reato di clandestinità.
L'acqua non centra niente con queste due stragi.
Sì, centinaia e migliaia di persone
sono morte travolte e sommerse dall'acqua.
La diga era perfetta,
quel peschereccio costruito per andare al largo e pescare.
Di lotte per evitare le stragi erano già state fatte,
ma da gente insignificante:
contadini e montanari, clandestini ed extracomunitari.
La colpa è sempre dell'uomo, maschio e individuo,
che ha voluto sfidare la natura per trarre dei vantaggi personali,
che ha voluto far pagare fino a 2000 dollari un viaggio della morte.
No, non è l'acqua che uccide, che travolge, che distrugge...
è la sete di guadagno contro ogni resistenza morale e naturale,
che da sempre, dal 1963 al 2013, continua a mietere vittime.
Ora i superstiti della prima tragedia sono morti dalla disperazione o dall'indifferenza dello Stato,
i superstiti della seconda dovranno difendersi dall'accusa di reato di clandestinità.
lunedì 30 settembre 2013
UN PRETE AQUILANO SCRIVE A PAPA BERGOGLIO
"IL CELIBATO NON È DOGMA, CONCEDICI IL MATRIMONIO"
Un
prete affida al Centro il suo appello: "Caro Francesco, modernizza la
Chiesa di Roma"
Caro direttore,
chieda al Papa a nome mio e di tanti altri preti,
quando la Chiesa si sveglierà nell'approvare il celibato facoltativo dei preti!
Il Cardinale Martini aveva ragione a dire che la Chiesa è indietro di 200 anni.
Apprezzo il celibato, ma la Bibbia, soprattutto le lettere pastorali di Paolo,
ci fa capire che il celibato non va imposto. San Paolo attacca chi vieta il
matrimonio definendolo falso profeta.... San Paolo scrive che i preti, vescovi
e diaconi dovevano essere uomini di una sola moglie. Quindi sposati una sola
volta. Rimasti vedovi, penso potevano risposarsi. Così mi insegnò pure un mio
prof. della facoltà teologica. La chiesa cattolica di rito bizantino e maronita
permette ai seminaristi di sposarsi, ma devono decidere prima del diaconato.
Abbiamo infatti preti bizantini e maroniti sposati!
Caro Papa Francesco, ti voglio bene e mi commuovi
perché parli col cuore libero...allora ti chiedo: perché la chiesa cattolica
romana di rito latino non rivede la norma sul celibato obbligatorio? La trovo
una norma stupida, anti biblica! Il celibato deve essere facoltativo.
Alcuni miei amici preti bravissimi sono stati
costretti a lasciare il ministero perché si sono innamorati seriamente di una
donna. Ora hanno famiglia, figli e sanno cosa è il sacrificio e la gioia di
guidare la famiglia piccola chiesa domestica. Sono preti che potrebbero
benissimo essere reinseriti nella Chiesa vista la crisi grave di vocazioni.
Preti omosessuali, che rispetto e stimo, possono
invece continuare a fare i preti. Convivono pure col compagno e nessuno dice
nulla. Se invece ti vedono con una donna, subito la gente bigotta e fissata
inizia a pensare male quando invece non c'è nulla di male se c'è amore vero!!
Siamo indietro di 200 anni...
Caro cardinal Martini, dal Cielo aiuta papa Francesco
insieme allo Spirito Santo a portare la Chiesa verso nuovi orizzonti. Basta
liberarsi dai pensieri farisaici e ipocriti. Il bello è che papa Giovanni Paolo
II parlò bene del matrimonio dei preti quando approvò il codice di diritto
canonico per le chiese orientali. Bellissimo il libro di Donald Cozzens "Verso un volto nuovo del
sacerdozio" (Queriniana).
Cozzens, prete psicologo americano, scrisse questo
libro dopo gli scandali dei preti pedofili. Il vescovo don Tonino Bello, morto
in concetto di santità, nel libricino intervista “Chiesa di parte”, scrisse che
il celibato è un dazio e ciò non va bene. Profetizzò che in futuro uomini
sposati sarebbero diventati preti! Don Tonino Bello vescovo ha la stessa tempra
del Papa. Peccato che pure don Tonino è salito al Cielo, ma Dio sa come fare.
Don Andrea Gallo, nel suo libro “Come un cane in
Chiesa” ci aiuta a riflettere su temi che danno fastidio a certi uomini di
Chiesa ultra moralisti e retrogradi.
Non voglio fare polemica, ma questa mia lettera vuole
essere una critica rispettosa e costruttiva verso la Santa Sede. L'Abbè Pierre,
nel suo libro “Mio Dio perché”, ci aiuta come don Gallo ad aprire gli occhi
pure sulla castità repressa e bloccante.
Ben venga la castità, ma ben vengano pure i rapporti
sessuali fatti con amore vero e vita! Ci vuole equilibrio e ci vuole una morale
più aperta se no la scienza teologica viene meno! Ben vengano i valori e i
principi! Ma sono stufo di difendere una teologia morale obsoleta e
fossilizzata.
Credo nell'amore infinito di Dio. Dio ci ama e questo
è il tempo della Misericordia Infinita di Dio. Poi sarà la Fine!
Cara Chiesa, ritorna alle origini e apri gli occhi!!
Caro Papa Francesco, grazie per aver scelto mons.
Parolin come nuovo segretario di Stato: ha già detto che il celibato non è un
dogma! E bravo pure il cardinale Hummes, ex prefetto della Congregazione per il
clero che fu messo a tacere perché pure lui disse che il celibato dei preti non
è un dogma.
Caro Papa Francesco, grazie per aver parlato delle
lobby gay del Vaticano. Sei un papa eccezionale e senza peli sulla lingua. Non
sono arrabbiato con i gay, li rispetto e li accolgo come fratelli. Sono
arrabbiato con gli ipocriti e li affido alla potenza rinnovatrice di amore
dello Spirito Santo.
Caro Papa se mi vuoi contattare chiama il direttore
del giornale (“Il Centro” di Pescara), ma non punirmi. Anzi ti chiedo scusa se
mi sono sfogato così apertamente. Prega per me, caro Papa, e se mi chiami non
dirò di questa nostra mail perché ho paura di certi monsignori, vescovi e
cardinali che sono indietro di 200 anni.
Ma di te caro Papa non ho paura e ti voglio tanto
bene. Prega per me perché sono un po' in crisi, ma ho tanta voglia di amare, di
evangelizzare, di celebrare con amore e gioia l'Eucarestia, fonte e culmine
della vita cristiana. Sono in crisi perché non esiste più una Fede matura. Poca
gente frequenta i sacramenti con sincerità. Gli altri lo fanno solo per
tradizione ma i loro cuori sono lontani da Dio. Ogni giorno nella mia
parrocchia e altrove devo lottare contro i farisei ipocriti o contro un certo
fanatismo deviante. I cristiani veri sono pochi. Pazienza, meglio pochi ma buoni.
Un prete aquilano
mercoledì 11 settembre 2013
Terra calpestata, Terra da amare
I temi veri, quelli importanti, fondamentali di oggi non sono quelli classici!
Ecco perchè un teologo come Leonardo Boff non ha fatto una relazione di cristologia o di teologia dogmatica. Ma ha parlato prevalentemente di Terra, di Madre Terra, perchè se il secolo scorso è stato il secolo dei movimenti per i diritti dell'uomo, questo secolo sarà il secolo dei movimenti per i diritti della Terra. Lo sappiamo tutti, le risorse della Terra sono limitate. Terremoti, tsunami, inondazioni, cicloni e catastrofi naturali sono la conferma che se l'uomo continua a sfruttare la Terra in questo modo si arriverà ad una autodistruzione del pianeta.
"Noi siamo Terra, e abbiamo dimenticato questa dimensione.
Siamo gli ultimi arrivati, quando tutto è stato già formato, ed abbiamo il compito di curare la Terra.
Le religioni non sono la soluzione del problema, ma parte del problema.
Un Dio amante della Vita, appassionato della Vita, non lascerà che la Vita scompaia della Terra.
Ciò che manca oggi è la sensibilità, la tenerezza, la capacità di stare accanto e curare.
Cos'è il cristianesimo? Padre nostro e pane nostro."
Non sono parole di un teologo classico, ma di un uomo saggio e ispirato che non fa polemica sterile, ma che unisce alla critica una proposta di cristianesimo etico, in cui il vero povero da liberare è colei che "calpestiamo" ogni giorno...la Terra!
Un contributo più completo lo trovate nel sito dell'amico Ivano
Nei prossimi giorni potrete trovare l'intervento integrale di Leonardo Boff a Bassano sul sito di Macondo.
Ecco perchè un teologo come Leonardo Boff non ha fatto una relazione di cristologia o di teologia dogmatica. Ma ha parlato prevalentemente di Terra, di Madre Terra, perchè se il secolo scorso è stato il secolo dei movimenti per i diritti dell'uomo, questo secolo sarà il secolo dei movimenti per i diritti della Terra. Lo sappiamo tutti, le risorse della Terra sono limitate. Terremoti, tsunami, inondazioni, cicloni e catastrofi naturali sono la conferma che se l'uomo continua a sfruttare la Terra in questo modo si arriverà ad una autodistruzione del pianeta.
"Noi siamo Terra, e abbiamo dimenticato questa dimensione.
Siamo gli ultimi arrivati, quando tutto è stato già formato, ed abbiamo il compito di curare la Terra.
Le religioni non sono la soluzione del problema, ma parte del problema.
Un Dio amante della Vita, appassionato della Vita, non lascerà che la Vita scompaia della Terra.
Ciò che manca oggi è la sensibilità, la tenerezza, la capacità di stare accanto e curare.
Cos'è il cristianesimo? Padre nostro e pane nostro."
Non sono parole di un teologo classico, ma di un uomo saggio e ispirato che non fa polemica sterile, ma che unisce alla critica una proposta di cristianesimo etico, in cui il vero povero da liberare è colei che "calpestiamo" ogni giorno...la Terra!
Un contributo più completo lo trovate nel sito dell'amico Ivano
Nei prossimi giorni potrete trovare l'intervento integrale di Leonardo Boff a Bassano sul sito di Macondo.
martedì 3 settembre 2013
Leonardo Boff a Bassano (VI)
"Il divino è più grande della Chiesa:
i diritti umani sono più importanti
della disciplina ecclesiastica".
LUNEDI' 9 SETTEMBRE 2013
ORE 20.30
ISTITUTO GRAZIANI (Via Cereria)
BASSANO DEL GRAPPA - VICENZA
per info www. macondo.it
VI ASPETTO!
i diritti umani sono più importanti
della disciplina ecclesiastica".
LUNEDI' 9 SETTEMBRE 2013
ORE 20.30
ISTITUTO GRAZIANI (Via Cereria)
BASSANO DEL GRAPPA - VICENZA
per info www. macondo.it
VI ASPETTO!
martedì 30 luglio 2013
Un'estate piena di matrimoni misti!
Caffé macchiati, cappuccini. Panna e cioccolato. Come desiderate...
Dopo Marie Therese e Marco a Vicenza, sabato scorso siamo stati a Genova per il matrimonio di Isoke e Claudio, e siamo in attesa di quello di Serena e Narcisse a Padova.
Coppie che hanno fatto delle loro differenze ricchezza.
Differenza d'età, di cultura, di pelle, di passato...
Il tutto per celebrare un'esplosione di bellezza incrociata.
AUGURI A TUTTI VOI che incarnate l'amore profetico!
Non abbiate paura
di p.
José Maria CASTILLO
Il papa
Francesco sta parlando e comportandosi in maniera tale che dà motivi
di speranza. Ma anche di paura.
Speranza e paura che, se si pensano guardando attentamente al
Vangelo, subito ci fanno venire in mente lo strano contrasto che
comportano le parole di Gesù agli apostoli quando li ha inviati ad
annunciare al mondo che è già vicino il “regno di Dio”.
Nelle
istruzioni che Gesù ha dato a quegli uomini, c’era un comando ed
un’avvertenza. Un
comando: “curate
i malati, cacciate i demòni” (Mt 10,1). Un’avvertenza:
“non abbiate paura” (Mt 10,27. Cioè, dovete andare nella vita
alleviando la sofferenza. Ma, attenzione! Perchè questo è molto
pericoloso. Come? Rendere la gente più felice rappresenta un
pericolo che spaventa? Ebbene, sì. Lo è.
Perchè?
Perchè rimediare alla sofferenza, veramente e fino alle sue radici,
è lottare
contro le cause che hanno prodotto tanta sofferenza. Per
questo il papa Francesco alimenta speranza. E per questo allo stesso
tempo fa paura.
Quelli
che si stanno arricchendo di milioni a costo della sofferenza e della
perdita dei diritti fondamentali dei più abbandonati, sono individui
ed istituzioni con molto potere e molta cupidigia. E scontrarsi con
questa gente è molto pericoloso.
Ma la
cosa più grave del problema è che, una volta che ci si è messi per
quel cammino che si è intrapreso, questo
papato non può fare marcia indietro. Fin
dove arriverà? Fino a quando resisterà? E non ha fatto altro che
iniziare. Stanno
per arrivare ciò che dà speranza e ciò che è più pericoloso.
_______________________________________________________________________
Articolo apparso il
29 luglio 2013 sul Blog
http://blogs.periodistadigital.com/teologia-sin-censura.php
.
Traduzione di
Lorenzo TOMMASELLI
domenica 16 giugno 2013
Voci Globali mi "interrogano"
Ecco qualche domanda che l'amico Davide Galati, dell'associazione Voci Globali, mi ha fatto sui temi dell’intercultura e dell’integrazione.
———-
Federico, so che quest’anno stai organizzando un nuovo viaggio in Camerun, dove riprenderai il filo dei tuoi progetti di cooperazione. Ci racconti cosa stai cercando di realizzare laggiù?
Sto cercando di sognare in grande, di credere cioè nei miracoli! Il miracolo più grande per il popolo africano è quello di recuperare stima e fiducia in se stesso, nelle proprie capacità, per poter camminare in autonomia. Ecco che il nostro progetto, pur essendo di piccole dimensioni e senza scadenze, vuole evitare l’assistenzialismo colonialista o perbenista. Anche un piccolo centro di formazione per i giovani, disperso dentro la foresta, diventa un grande progetto se tutti vengono coinvolti e se, tra mille difficoltà, si collabora assieme, ognuno con le proprie responsabilità.
Oltre a riprendere il filo dei progetti in corso, so che i tuoi viaggi rappresentano in realtà un’esperienza più ampia: ce la puoi descrivere brevemente, in modo da incuriosire e magari invogliare qualche lettore a partecipare?
In effetti lo scopo principale dei miei viaggi non è il progetto in sé ma è un’occasione che offro di incontrare e conoscere persone di cultura differente dalla nostra. Non attraverso una conoscenza intellettuale ma esperienziale. Ospiti nelle famiglie senza il filtro istituzionale di organizzazioni umanitarie o missioni religiose. Inoltre la mia personale esperienza di amore e matrimonio con una donna di origine africana mi permette di fare da “ponte” tra le due culture.
Come “Bianco e Nera” che vivono insieme e hanno costituito una famiglia, quali sono le principali difficoltà che dovete affrontare tu e Fidelia, anche alla luce delle differenze culturali?
Dentro il quadro dell’amore, anche le differenze culturali si affievoliscono. O diventano ricchezza. Le difficoltà principali per una coppia mista, in un mondo globalizzato, rimangono legate al carattere della persona. Prima di sposarmi, ho cercato di conoscere la persona di mia moglie nella sua globalità. E lei ha fatto altrettanto con me. Per assurdo le maggiori difficoltà arrivano quando io vorrei che lei fosse più africana e lei vorrebbe che io fossi più italiano!
Rispetto ai temi dell’integrazione e dell’intercultura, la vostra è una posizione privilegiata. Ciascuno di noi può promuovere dal basso un miglior livello di convivenza sociale: quali suggerimenti vi sentite di dare per intraprendere un autentico percorso di integrazione?
Il percorso che consiglio è fondato più sull’esperienza che sulla teoria. Tutti noi possiamo cercare l’amicizia di una persona di cultura differente con la quale condividere tempi e spazi. Non sono tanto le associazioni, le ONLUS, le Caritas… che migliorano le relazioni interculturali. Ma le esperienze che ognuno di noi fa ad esempio con i genitori del compagno di scuola del proprio figlio, o con il vicino di casa, o con il collega di lavoro. Attenzione però: l’incontro autentico deve essere libero dal pregiudizio e dagli stereotipi che la televisione ci inculca.
Pensando al mondo del volontariato, l’ostacolo più forte che ci impedisce di fare esperienza di incontri autentici e arricchenti con l’”altro”, nel nostro caso con persone di cultura africana, deriva da un forte istinto all’assistenzialismo. Siamo spesso portati ad “aiutare” l’africano, e quindi a vederlo con un senso di inferiorità. In questo caso non riusciremo mai ad incontrarlo e a conoscerlo, perchè vediamo solo i suoi problemi e la nostra superiorità nel risolverli.
Pensando al mondo del volontariato, l’ostacolo più forte che ci impedisce di fare esperienza di incontri autentici e arricchenti con l’”altro”, nel nostro caso con persone di cultura africana, deriva da un forte istinto all’assistenzialismo. Siamo spesso portati ad “aiutare” l’africano, e quindi a vederlo con un senso di inferiorità. In questo caso non riusciremo mai ad incontrarlo e a conoscerlo, perchè vediamo solo i suoi problemi e la nostra superiorità nel risolverli.
Pensando all’attualità politica, vorrei capire da te cosa pensi della proposta del neo-ministro Cécile Kyenge di introdurre in Italia lo ius soli. Ritieni che la sua proposta e il conseguente dibattito possano aiutare la causa dell’integrazione?
E’ una legge giusta, perchè un bambino nato in Italia da genitori stranieri non conosce nulla del Paese d’origine e quindi è da considerarsi italiano. Mangia italiano, parla italiano, ha frequentato l’asilo nido, la scuola materna e le elementari in Italia. Non è mai stato in Nigeria, in Bangladesh, in Cina… Quando si guarda allo specchio nota solo il colore diverso della pelle, ma per il resto è tutto italiano. Con i pregi…ma anche i difetti!
La ministra Kyenge a Padova
La visita alla Carraro di Campodarsego (PD), lunedì 10 giugno 2013
(nella foto da sinistra: il sindaco di Campodarsego Mirko Patron, il presidente Enrico Carraro, l'ospite Cécile Kyenge, Piero Ruzzante (PD)
Mentre il nostro vicino di casa "Maschio" ha invitato Berlusconi per la sua campagna elettorale, pagando lo straordinario purchè la sala si riempisse, la Carraro di Campodarsego, azienda metalmeccanica con 560 dipendenti, ha deciso di invitare la neo-ministra per l'integrazione Cécile Kyenge.
In occasione dell'incontro con la RSU le ho rivolto queste parole:
Buongiorno ministra (così vuol farsi chiamare),
sono contento che Lei sia qui, in questa azienda importante
del territorio dove l’integrazione avviene quotidianamente, quando lavoratori
di differenti culture lavorano l’uno accanto all’altro.
Ho apprezzato molto quando, fin da subito, ha precisato “non
chiamatemi di colore, io sono nera e sono fiera di esserlo”. Questo sano
orgoglio, che tra l’altro respiro ogni giorno da mia moglie di origine
nigeriana, a volte credo venga come represso a causa dell’assistenzialismo,
presente anche nel sindacato, e che inquina quel processo per una vera
integrazione.
Condivido quando afferma che la diversità etnica, culturale…
il meticciato… sono ricchezze, risorse di questa società e non un problema. E vorrei prendere spunto da questa affermazione per entrare nel
merito del nostro impegno come rappresentanti sindacali. Qualsiasi tipo di
diversità, soprattutto quelle interne, dovrebbero essere considerate come
ricchezza.
Come deputata del Partito Democratico, capisce cosa intendo!
Allora anche attorno ad un tavolo di trattativa, la parte
aziendale e la parte sindacale non dovrebbero essere due diversità che si
oppongono ma due diversità che si arricchiscono!
Anche i due sindacati che rappresentano i lavoratori in
questa azienda non dovrebbero farsi la guerra l’un con l’altro ma arricchirsi a
vicenda con le proprie specificità.
Ma anche all’interno di un sindacato i pareri diversi, le
visione non sempre in sintonia con una linea imposta dall’alto dovrebbero
essere ascoltate e accolte come ricchezza e non come pericolo per la stabilità
dell’organizzazione!
Ma anche all’interno della nostra RSU, ogni delegato ha una
caratteristica unica che un altro non ha.
Insomma dovremmo essere felici di tanta diversità…
Grazie ministro, al suo essere donna, al suo essere nera, al
suo essere italo-congolese, al suo essere dentro le istituzioni la
rappresentante della diversità come ricchezza.
Le consegno come dono il libro che ho scritto, "Bianco e nera", che parla appunto di integrazione...
mercoledì 12 giugno 2013
La paura del papa e la paura dei poveri
di p. José Maria CASTILLO
(traduzione di Lorenzo Tommaselli)
E’ un fatto che nella Chiesa sono numerose le persone alle quali non piace il papa Francesco. Di più, è anche un fatto che nella Chiesa ci sono persone che hanno paura di questo papa.
Questa paura si spiega non solo perchè Francesco è un uomo che non si adatta alle abitudini ed alla maniera “normale” di procedere dei papi che abbiamo conosciuto, ma anche perchè Francesco non smette di parlare di un tema che, a quanto pare, rende nervose non poche persone. Mi riferisco al tema dei poveri.
Io non so cos’hanno i bisognosi perchè, quando si pone questo problema, siamo in molti (mi ci metto anch’io, certamente) a sentirci male, soprattutto quando si presenta in profondità, con tutte le sue cause e conseguenze.
Inoltre – e questo è la cosa più grave – questo papa non si limita a ricordarci l’amore che dobbiamo avere nei confronti dei bisognosi, ma, oltre a questo e soprattutto a questo proposito, nei suoi discorsi e nelle sue omelie è solito scagliarsi contro la gente di Chiesa, denunciando, senza peli sulla lingua, i funzionari della religione che non fanno quello che devono fare, che si comportano come degli arrampicatori che vogliono solo piazzarsi in posti di potere, guadagnare denaro e vivere bene.
E Francesco è arrivato persino a denunciare pubblicamente i mafiosi vestiti con la sottana. Non eravamo abituati a questo linguaggio sulle “auguste labbra del Pontefice”, come era solito esprimersi “L’Osservatore Romano” ai tempi di Giovanni XXIII, che tagliò corto con una tale sciocchezza nel modo di parlare.
Non sto esagerando. E men che mai sto inventando cose non vere.
La settimana scorsa sono stato in Italia per alcune conferenze. E lì mi hanno raccontato di gente famosa e potente negli ambienti ecclesiastici e clericali che stanno morendo di paura.
Temono trasferimenti? Temono destituzioni? Hanno paura di non raggiungere quello che ormai credevano di toccare con la punta delle dita?
Chi lo sa! Comunque sia, non vi è dubbio che di nuovo si sta verificando esattamente quello che ripetono insistentemente i vangeli: i sommi sacerdoti del tempo di Gesù, con le altre autorità religiose, anziani e scribi, “avevano paura” (Mt 21, 26. 46; Lc 20, 19; Mc 11, 18; Lc 22, 2; Mc 11, 32; 12, 12).
Paura di chi? Della gente, del popolo, dei poveri. Così dicono i testi dei vangeli. Come dicono anche che Gesù a bruciapelo disse in faccia a loro che avevano trasformato il tempio in un “covo di banditi” (Mt 21, 13; cf. Ger 7, 11 par). Per questo il papa non ha avuto riguardo nel ripetere, riferendosi a determinati ecclsiastici attuali, che sono dei “banditi”. E Francesco aggiungeva: “lo dice il Vangelo”.
Ci sono alcuni che si lamentano che questo papa non prende decisioni. Perchè non toglie alcuni e mette altri nei posti più importanti della curia.
Nessuno sa quello che il papa Francesco pensa di fare. Quello che sappiamo è quello che ha già fatto.
E, per lo meno fino ad ora, ha fatto due cose che sono evidenti per tutti:
1) Ha adottato uno stile di vita, che non è quello che eravamo abituati a vedere nei papi fino ad ora.
2) Si è schierato decisamente a favore dei poveri e parla molto duramente contro i ricchi e gli arrampicatori che cercano potere e privilegi.
Si limiterà a questo? Credo di no. Siamo all’inizio, non è che l’inizio.
E questo fa più paura ad alcuni. Ma, in ogni caso, non sarà male ricordare che Gesù ha fatto la stessa cosa che fino ad ora sta facendo questo papa: condurre una vita austera ed avere una libertà per parlare e fare certe cose che fanno uscire dai gangheri gli stessi come al tempo di Gesù per il suo comportamento. Francesco fa diventare matti i più osservanti di non poche tradizioni che nei settori più tradizionalisti della Chiesa si consideravano intoccabili.
E ‐ chi l’avrebbe detto! ‐ le due cose che ha già messo in moto Francesco – che sono quelle che ha messo in moto Gesù – sono state (e continuano ad essere) il motore del cambiamento nella storia: 1) uno stile di vita semplice e solidale; 2) un’opzione preferenziale per i poveri, che sposta le persone privilegiate ed importanti, fino a metterle all’ultimo posto.
Il papa Francesco non ha conferito incarichi e non ha preso decisioni clamorose. Si è limitato a mettere al centro delle sue preoccupazioni quello che ha messo Gesù al centro delle sue preoccupazioni: la sofferenza dei poveri.
E questo ha messo la paura in corpo a quelli che desideravano un papato con altre pretese. Le pretese degli arrampicatori e l’ambizione dell’osservanza che può ben occultare un’etica dubbia, forse contraddittoria con il comportamento della gente onesta.
E finisco: vi assicuro che per me è indifferente che il papa sia progressista o conservatore. Quello che mi interessa veramente è che il papa Francesco si è centrato e concentrato sul Vangelo. Non smette di parlare di Gesù, di quello che hatto fatto e detto Gesù. Qualsiasi ideologia abbia, se è identificato con Gesù, mi sento spontaneamente identificato con il papa. Nè più e nè meno.
Articolo apparso l’11 giugno 2013 su www.periodistadigital.com/religion/
giovedì 23 maggio 2013
Morire e risorgere nelle comunità
E' morto don Gallo
Ho fatto in tempo ad incontrarlo alcuni mesi fa, durante una cerimonia organizzata dall'associazione La ragazza di Benin City, a Genova.
L'ho salutato, mi ha stretto forte e mi ha sostenuto nelle mie scelte. Qualcuno gli aveva accennato la mia storia, ma sembrava che la conoscesse fino in fondo.
Ricordandolo con affetto, pubblico queste parole di Jorge Luis Borges:
Ho fatto in tempo ad incontrarlo alcuni mesi fa, durante una cerimonia organizzata dall'associazione La ragazza di Benin City, a Genova.
L'ho salutato, mi ha stretto forte e mi ha sostenuto nelle mie scelte. Qualcuno gli aveva accennato la mia storia, ma sembrava che la conoscesse fino in fondo.
Ricordandolo con affetto, pubblico queste parole di Jorge Luis Borges:
«Non posso darti soluzioni per tutti i problemi della vita.
Non ho risposte per i tuoi dubbi o timori,
posso, però, ascoltarli e dividerli con te.
Non posso cambiare né il tuo passato né il tuo futuro;
però, quando serve, sarò vicino a te».
Il mio augurio:
Che possa risorgere nella comunità che ha fondato
e nel bisogno di giustizia e di libertà
che sale dai bassifondi
di questa umanità!
martedì 14 maggio 2013
Oltre i pregiudizi...
gruppo Emmanuele
persone omosessuali credenti – padova
In occasione del XV anniversario di fondazione, il gruppo Emmanuele propone alla
cittadinanza di Padova e del Veneto una tavola rotonda su temi afferenti al rapporto
tra la condizione omosessuale e il credo cristiano, dal titolo
«omosessualità e cristianesimo»
Relatori di tutto rispetto per questa interessante occasione di riflessione e di confronto
saranno i teologi Lidia Maggi, pastora della Chiesa valdese, e Vito Mancuso, docente
di Storia delle dottrine teologiche all'Università di Padova. Modererà l'incontro Luigi
Pescina del gruppo Emmanuele.
L'appuntamento è per lunedì, 20 maggio 2013 – ore 21.00
presso la Sala Anziani di Palazzo Moroni (Municipio di Padova)
Via VIII Febbraio, Padova (accanto all'Università e al Caffè Pedrocchi)
Con preghiera di diffusione.
Padova, 13 maggio 2013
www.gruppoemmanuele.it
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Lidia Maggi
Teologa, è pastora battista in servizio a Varese. Oltre alla cura delle chiese a
lei affidate, si occupa di formazione e di dialogo ecumenico. È responsabile
della rivista «La Scuola domenicale». Collabora con diverse riviste
cattoliche («Rocca», «Mosaico di pace», «Matrimonio»...) e protestanti su
temi biblici e di dialogo ecumenico ed interreligioso.
Vito Mancuso
Teologo, è stato docente di Teologia moderna e
contemporanea alla Facoltà di Filosofia
dell’Università «San Raffaele» di Milano dal 2004 al
2011. È spesso oggetto di discussioni e polemiche per
le sue posizioni non sempre allineate con le gerarchie ecclesiastiche,
sia in campo etico sia in campo strettamente dogmatico. Dal 2009 è
editorialista del quotidiano «La Repubblica». Da marzo 2013 è
docente di Storia delle dottrine teologiche all'Università di Padova.
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