domenica 1 febbraio 2009

PROSTITUZIONE A PADOVA


Intervista a Diega Carraretto, presidente dell'associazione Welcome di Padova,
comunità di accoglienza per ragazze vittime della tratta.

Come è mutato il fenomeno della prostituzione negli ultimi anni?
Per quanto riguarda le ragazze nigeriane non ci sono stati grandi cambiamenti, diversamente da quanto è capitato per le ragazze che provengono dai Paesi dell'Est. I loro sfruttatori hanno cercato nelle zone rurali, in campagna, ragazze con un livello di scolarizzazione molto basso e quindi molto più fragili e manipolabili. Ad esempio a Padova sono arrivate molte zingarelle minori dalla Romania. Miseria economica e miseria culturale hanno contribuito a far perdere la percezione dello sfruttamento nella mente della ragazza stessa. Non si sente più nè schiava, nè vittima. Inoltre l'entrata in Unione Europea di alcuni Paesi dell'Est ha favorito l'immigrazione e impedito l'espulsione.
In secondo luogo è cambiata la modalità di gestione delle ragazze da parte dei loro protettori, a volte fidanzati. Piano piano la violenza fisica è scomparsa per lasciar spazio a compromessi e situazioni di divertimento e di apparente libertà, un paradiso rispetto alla condizione sociale e familiare presente nei loro paesi di provenienza! Ecco come si spiega la non accettazione da parte di queste giovani ragazze di aderire a programmi di reinserimento sociale. Questi, infatti, richiedono il rispetto di regole quotidiane che vanno a mettere in discussione il loro bisogno di libertà assoluta, presunta libertà che poi ricade in realtà nel diventare vittime della stessa, creando un circolo vizioso.
Infine si sta verificando il grande esodo dalle strade verso luoghi chiusi, con tutte le conseguenze che questo fenomeno comporta.

Cosa ne pensa delle retate e delle varie ordinanze contro i clienti?
Non sono contraria alle misure forti, anzi. Il cittadino è stanco e disperato ed è giusto ascoltarlo e rispondere concretamente al suo disagio. Purtroppo le politiche sociali sono arrivate in ritardo, anche se bisogna dire che il fenomeno della tratta legata all'immigrazione è presente da non molti anni nel nostro territorio. Dico soltanto che assieme alla forma repressiva occorre un piano sociale che tenti di ridare sicurezza al cittadino, come del resto sta già facendo il comune di Padova. Non la ragazza sulla strada ma il cittadino è il vero protagonista del proprio territorio, e come tale deve essere ascoltato e compreso nei suoi reali bisogni e disagi.
Visti i cambiamenti che continuano ad evidenziarsi rispetto al fenomeno prostituivo (da outdoor ad indoor, da percezione dello sfruttamento ad assenza della percezione con presunta contrattualità), ritengo che la sola multa al cliente non basti a dare una risposta incisiva alla situazione attuale e al bisogno di sicurezza del cittadino. Quindi, di fronte all’evoluzione del fenomeno è necessaria un’altrettanta evoluzione della modalità d’intervento delle Forze dell’Ordine e del privato sociale.

Quali direzioni dovrebbero quindi prendere le nuove misure d’intervento?
Ho appena detto che la repressione degli ultimi anni ha spostato il fenomeno della prostituzione dalla strada nei luoghi chiusi, in appartamenti situati in qualunque parte della città. Di conseguenza gli interventi degli operatori sociali e delle Forze dell'Ordine dovranno raggiungere questi luoghi attraverso forme di mediazione dei conflitti territoriali. Ascoltando nuovamente le richieste dei cittadini. Ma in questo caso sarà il cittadino stesso a collaborare e segnalare la presenza di “prostituzione sommersa” nel proprio quartiere. Non potrebbe essere l'occasione giusta per una razionalizzazione degli interventi?
Inoltre gli interventi messi in atto per aiutare queste donne dovrebbero essere visti come opportunità non solo per le donne stesse, ma anche per il cittadino, poiché la denuncia della loro situazione di sfruttamento fornisce elementi fondamentali alle Forze dell’Ordine per contrastare le organizzazioni criminali e la microcriminalità, creando una ricaduta sociale sulla sicurezza di tutti i cittadini.
Certo, tutte queste strategie sarebbero inefficaci senza una sostanziale riforma della giustizia.

Vi è un coordinamento tra i vari soggetti?
Certo. Ogni mese si riunisce un tavolo di lavoro operativo con le istituzioni e il privato sociale. Inoltre esiste già da tempo una collaborazione tra le varie associazioni attraverso la rete. Questo tavolo di coordinamento gestito dal Comune di Padova sta cercando di entrare in diretto contatto con la realtà territoriale attraverso la realizzazione di azioni di mediazione dei conflitti. L’obiettivo è quello di aprire uno spazio di ascolto, dialogo e confronto in cui il cittadino abbia la possibilità di diventare protagonista. A tal fine è stato attivato degli specifici numeri di telefono a cui segnalare situazioni di disagio rispetto alla presenza della realtà prostituzionale nel proprio quartiere. I numeri a cui far riferimento sono: 049/8752638 (dalle 10.00 alle 18.00) e 345/3584338 (dalle 10.00 alle 22.00).
E questo sarà il futuro per quel che riguarda la questione sicurezza nel nostro territorio.

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