domenica 26 settembre 2010

Le vittime cercano la parola

...da Il Fatto Quotidiano di oggi.

"LA CHIESA RISPONDERÀ DI CRIMINI CONTRO L’UMANITÀ”

Nasce a Verona l’associazione italiana delle vittime dei preti pedofili sul modello americano


di Marco Politi

Le vittime cercano la parola. Uomini e donne abusati dai preti nell’infanzia escono allo scoperto per rivendicare i loro diritti. A Verona li ha invitati il Gruppo “La Colpa”. Sono un centinaio di persone venute alla Gran Guardia, praticamente di fronte all’Arena, all’insegna di un ma nifesto dove un ragazzo trasci na la sua croce, issato sulle spalle di un chierico minaccio so. Tra loro una quarantina di vittime e familiari. L’atmosfera è molto particolare. Loro, ex ragazzi con i capelli un po’ spruzzati di grigio, si so no ritrovati con il coraggio, la timidezza, la speranza e l’imbarazzo di chi per la prima volta in Italia deve dire all’opinione pubblica “Subivo in silenzio”. Tra gli stuprati c’è chi parla, chi si limita ad ascoltare, chi si na sconde, chi non se l’è sentita di venire e affida il suo racconto ad una mail. Fa impressione ve dere qualcuno degli ex allievi del “Provolo ” (l’istituto vero nese per sordomuti, gestito dal clero, dov’è scoppiato uno scandalo nazionale) che artico la faticosamente le parole, mi mando il suo irrigidirsi quando il prete o l’assistente laico co minciava ad accarezzarlo. Gianni Bisoli racconta al Fatto il suo calvario iniziato a 13 anni con il prete che lo seguiva in bagno, lo chiamava di notte dal dormitorio, se lo portava in gi ro in macchina e lo sodomizza-va. Per quattro volte, racconta, fu portato anche dal vescovo dell’epoca, che lo molestò. C’è chi comincia il suo raccon to e bruscamente lo interrom pe, perché non ce la fa a pro­seguire. Francesco da Padova ce la fa. E ricorda quei preti e quelle suore, che con la scusa di punire iniziavano a toccare. La cosa peggiore, dice, era sa pere che i genitori non avreb­bero creduto o avrebbero mi nimizzato: “E allora ti senti in colpa e anche bugiardo”.
Regalini, dolcetti e caramelle
INTERVIENE una donna ed è felice di non dover tacere. “Scusate se parlo disordinatamente – dice – perché sono tesa”. Ricorda le confessioni con il prete, che le chiedeva dove si grattasse sotto la gonna. Tornano ossessi vamente nei discorsi i “regalini ” dei predatori alle vittime. La ca­ramella, il dolcetto, il gelato. Tra i messaggi di chi ha avuto vergo gna a venire c’è quello di un uo mo, che odia ancora oggi la “caramella al rabarbaro” e non ha dimenticato la riposta che il ve scovo della sua città diede a sua madre, che era andata a denun ciare le molestie del sacerdote amico di famiglia: “Il vescovo sconsigliò assolutamente di fare denunce per il bene mio (che ero adolescente) e per non dare dolore alla madre del prete!”. Una reazione classica da parte della gerarchia. “In Italia – sotto -linea Salvatore Domolo, ex sa cerdote e uno degli organizzatori del convegno – si è tentato di distinguere il prete pedofilo dall’istituzione, dimenticando l’assoluta complicità della gerarchia in questo enorme crimine”. C’è sempre stato il silenzio e l’atteggiamento della Chiesa di voler “difendere la propria immagine”, risolvendo il problema attraverso lo spostamento del colpevole da una parrocchia all’altra. Anche Domolo, che si è sbattezzato nel 2009, quando era ragazzo è stato abusato da un prete, poi si è fatto prete lui stesso e quando sono riemerse le angosce il suo padre spirituale lo accompagnava personalmente (e assisteva) alle sedute di terapia. “Così l’istituzione controlla. E quando non controlla, tenta di spiritualizzare il p ro bl e m a ”, affogandolo nell’ideologia di una prova di sofferenza redentiva. Ma i conti non tornano. Un messaggio arrivato al convegno è un grido: “Dall’età di dieci anni, hanno abusato di me per quattro anni. Poi ne sono uscito. Sono infelice. Ho perso il lavoro, ho tentato per tre volte il suici dio, il matrimonio è fallito, i figli mi odiano. Ho paura di avere tendenze pedofile, guardo i ra gazzi in piscina… aiutatemi pri ma che mi uccida!”. Francesco Zanardi di Savona si è trasformato da vittima in detec tive. Racconta che il prete-pre datore Luciano Massaferro, già condannato a tre anni di carce re, se n’è andato in Svizzera e ora è tornato segretamente in Ligu ria. Un altro prete pedofilo pa kistano, Yousuf Dominic, cac ciato da Londra, emigrato nel Texas dove ha commesso altri crimini, aveva trovato ospitalità recentemente in un convento ligure. (Forse sentendosi scoper to, è morto d’infarto pochi gior ni fa).
Testimonianze infinite. Ma nel convegno ci si è presi l’impegno di costruire una rete, un coordinamento delle “vittime italiane” per farsi sentire come negli Stati Uniti, in Irlanda, in Germania. A Roma, preannuncia Marco Lodi Rizzini, è in programma per il 31 ottobre una grande riunione delle associazioni internaziona li di abusati dal clero per chiama re il Vaticano alle sue responsa bilità. “Crimini contro l’umanità”, è l’accusa riecheggiata a Verona .
Perché l’inerzia della gerarchia è diffusa. A Verona, dopo violenti polemiche, il vescovo Zenti e il rappresentante delle vittime del “P rovolo”, Giorgio Dalla Ber nardina, si sono incontrati a luglio per deporre le armi ed è stato deciso di istituire una commissione d’inchiesta . Don Bruno Fasan, portavoce della diocesi, comunica che una prima relazione è già sta ta mandata nel 2009 alla Con gregazione per la Dottrina della fede. Ora, spiega, sono in corso audizioni degli ex allievi del “Provolo ”. Replica Dalla Bernardina: “Tutte parole, nien te fatti, Chiediamo un confron to pubblico tra le vittime e i col pe voli”.
E il cardinal Bagnasco non risponde
NEGLI ALTRI PAESI europei l’episcopato ha istituito com­missioni d’inchiesta, numeri verdi e responsabili nazionali per ascoltare le vittime. In Italia non è successo finora nulla. Domani si riunisce il Consiglio permanente della Cei. C’è da vedere se porterà novità. Intanto Roberto Mirabile, presidente dell’associazione anti-pedofilia “Caramella Buona”, sta cercando da mesi di incontrare il cardinale Angelo Bagnasco per informarlo di due gravi casi. Il car­dinale non vuole, il segretario non dà risposte, la segreteria telefonica è muta.

1 commento:

  1. e che non si pensi che oggi sai diverso...in provincia di padova, un parroco pedofilo è stato imboscato dalla curia che gli ha trovato un lavoro come operaio in fabbrica, per evitargli il linciaggio dei parrocchiani. E così il don è misteriosamente e provvidenzialmente sparito. Però che si spreta perchè si innamora e vuole rifarsi una vita non viene aiutato a trovare un lavoro...vergogna!!!

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