domenica 10 maggio 2009

LE SFIDE DELLA DIVERSITÁ


di Kalpana Das (nella foto)
direttrice generale dell'Istituto Interculturale di Montreal, Canada,
presente come relatrice a Bologna dall'8 al 10 maggio
per il convegno nazionale "Quale intercultura"


In un momento in cui il presidente del consiglio del nostro Paese afferma "No a un'Italia multietnica", queste parole, di straordinaria profondità, vogliono farci respirare aria nuova. Siamo ancora molto lontani dall'ideale che Kalpana ci offre, ma per camminare è necessario guardare l'orizzonte!

É evidente che siamo immersi nella diversità i nelle differenze, sul piano intra-culturale o sul piano inter-culturale. Ogni giorno ci troviamo di fronte a queste sfide in moltissime situazioni della nostra vita: nelle nostre conversazioni in famiglia o fra amici, nel socializzare con comunità diverse dalla nostra, nei luoghi di lavoro, nelle arene professionali, nei dibattiti politici e nelle attività economiche, e così via. Queste sfide sono di ordine diverso e non sono soltanto negative, conflittuali o destabilizzanti. Se affrontate con sincerità, diventano i più efficaci strumenti di “trasformazione”.
Anche se il bisogno di coesione e di pace è molto sentito nel mondo di oggi, io sono fortemente convinta che abbiamo bisogno di qualcos'altro perchè ciò possa essere raggiunto, e ritengo che l'obiettivo sia la trasformazione all'interno delle persone, delle famiglie, delle comunità e delle società. A mio avviso, le migliori politiche gestionali messe in atto dagli Stati, per quanto utili, non sono sufficienti se non si avvia una trasformazione in noi come persone appartenenti alle nostre rispettive comunità che compongono le nostre società.
Per questo dobbiamo impegnarci in un processo che vada al di là della sensibilità culturale, della tolleranza razziale e dell'onestà, della giustizia e dell'integrazione delle minoranze e delle loro comunità nella cultura dominante della modernità, come sembra essere all'ordine del giorno in tutti gli Stati-Nazione. Bisognerebbe avere ben chiara in mente la distinzione fra sensibilità culturale e interculturalità. Si può imparare ad essere sensibili alle differenze culturali senza lasciarsi trasformare da esse. L'interculturalità richiede questa trasformazione. [...]
A livello personale, come affrontare il profondo senso di sestabilizzazione o di minaccia alla propria identità che si avverte in presenza dell'”alterità” dell'altro? Tutto quello che si sa, tutto quello in cui si crede viene improvvisamente messo in discussione.
All'interno della famiglia, come si pongono i genitori di fronte a modi di crescere o di educare i figli che sono loro estranei e che essi ritengono inaccettabili in una comunità culturalmente diversa?
Come affrontano la situazione di un matrimonio inter-razziale, inter-culturale o inter-religioso dei loro figli?
Come ci assumiamo la responsabilità di fare i conti col peso del nostro passato storico, di creare nel nostro presente modi di vivere conviviali, contenendo tutte le forze distruttive dell'erosione culturale e del genocidio culturale, e di tracciare una via di saggezza per le generazioni future?

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