Nell’ultimo articolo ho ventilato l’idea, sostenuta da minoranze, che staremmo davanti ad una crisi sistemica e terminale del capitalismo e non davanti a una crisi ciclica. Detto in altre parole: sono state distrutte le condizioni della sua riproduzione, sia dalla parte della devastazione della natura e dei limiti raggiunti dei suoi beni e servizi, sia da parte della disorganizzazione radicale delle relazioni sociali, dominate dall’economia di mercato, con il predominio del capitale finanziario.
La tendenza dominante è pensare che è possibile uscire dalla crisi, tornando a quello che c’era prima, con piccole correzioni, garantendo la crescita, riscattando impieghi e assicurando guadagni. Pertanto gli affari continueranno as usual, come sempre.
(leggi tutto l'articolo)
mercoledì 6 luglio 2011
sabato 2 luglio 2011
La punizione che educa

Incontro con Cesare Moreno, "maestro di strada" a Napoli
Le frasi che riporto sono prese da alcune riflessioni di Cesare Moreno, maestro di strada a Napoli. Insegnante delle scuole elementari in aspettativa, sta svolgendo il suo servizio tra gli adolescenti abbandonati a loro stessi, nei quartieri di una Napoli con molti problemi. Non pretende di "salvarli" ma semplicemente di incontrarli e farli sentire amati, importanti, cittadini con un futuro davanti.
Mi ha colpito la sua lettura pedagogica sulla punizione. La punizione che educa è una punizione che non è espressione di violenza ma che permette a chi ha sbagliato di riscattarsi, di pagare onestamente il suo debito, di metterci una pietra sopra e ripartire da capo senza sensi di colpa o posizioni svantaggiate.
[...]Mi interrogo sul concetto di punizione. Mi è molto più chiaro il concetto di repressione, ossia quello di una azione che impedisce la realizzazione di offese alla legge, alla persona, alla comunità. Punizione invece ha il sapore di una sorta di espiazione, che quindi dovrebbe portare ad una interiorizzazione delle dolorose conseguenze dell’errore.
Le violazioni e le lacerazioni ci sono e sono pesanti. Cosa fare? Se noi siamo riusciti a costruire attraverso il confronto sistematico una piccola comunità, ogni lacerazione nel tessuto diventa una sorta di ‘scomunica’ (i nostri ragazzini del resto usano il termine ‘scompagno’ per mettere qualcuno fuori le regole dell’amicizia): noi sottolineiamo la reciprocità della scomunica: il singolo non riconosce la comunità come propria e la comunità non riconosce il singolo come proprio membro. Da un movimento espulsivo reciproco occorre generare un movimento di ricomposizione, un appetenza del gruppo a ricostituire la propria unità che diventa anche spazio interiore di ciascuno a riaffermare una identità più forte attraverso ciò che il gruppo aiuta ad elaborare. Il lavoro dell’educatore consiste appunto in questo, nell’accompagnare il gruppo ed il singolo a ritrovare se stessi ogni volta che ci si perde, ogni volta che i “mal di pancia” - le emozioni elementari - prendono il sopravvento sul pensiero e sui legami.
Tutto questo lo chiamiamo “riparazione”, ossia un movimento teso a riparare quanto si è lacerato. Sotto questo aspetto se noi vogliamo ritornare al termine ‘punizione’ potremmo affermare il “diritto alla punizione” come diritto a poter essere riammessi nella comunità; anzi potremmo dire che la comunità istituisce la nozione stessa di diritto come possibilità di regolare inclusioni ed esclusioni. La riparazione porta con sé anche gesti concreti tesi a ripristinare ‘lo stato dei luoghi’: luoghi fisici, luoghi dell’animo. Quando ci sono danni materiali i ragazzi possono anche essere chiamati a ripararli trasformando questo lavoro in una vera e propria unità didattica e non semplicemente una sanzione da pagare. Oppure, e questo è più significativo, ci sono formali scuse (non le abbiamo imposte ma ci vengono offerte spontaneamente dai giovani quando la discussione sull’errore ha raggiunto il suo scopo) o riconoscimento pubblico dell’errore.
In questo modo, attraverso la rievocazione e la ricostruzione dell’errore e dei suoi motivi, l’errore stesso può essere ‘archiviato’ il giovane riprende in mano il processo di crescita della persona e il suo posto nella crescita del gruppo. Ancora più interessante è la ricostruzione e la riflessione su tutto il processo di rielaborazione dell’errore, perché in qualche modo si prende coscienza che la ‘sanzione’ è in realtà un aiuto a rientrare, che il gruppo ti offre una possibilità di riparazione.
mercoledì 29 giugno 2011
Angelo Scola e il meticciato
Riporto stralci di un'intervista che il nuovo cardinale di Milano, Angelo Scola, ha rilasciato quattro anni fa, sul tema del meticciato.
(Un dato di fatto)"...in questo momento sul pianeta 2 miliardi di persone sono in procinto di emigrare. Questo fa capire meglio che quando parlo di “meticciato” nomino un processo in atto, non un progetto o una mia idea...”
(Un'esperienza reale)“Uno dei processi che caratterizzano in maniera clamorosa questa nostra epoca è questo mescolamento, un mescolamento di popoli e perciò di culture e di civiltà. Quando dico meticciato, perciò, non nomino un’ipotesi teorica, non dico un’idea della Storia che deve realizzarsi. Non dico un mio modello, registro, semplicemente, un dato di realtà. I processi della realtà, in cui siamo volenti o nolenti dentro, si possono accompagnare criticamente, non siamo noi a produrli. Io marco molto la specificazione che ho dato alla definizione di meticciato, ho parlato di meticciato di civiltà e di culture…”
(Una sfida per tutti)“La grande lentezza di risposte di noi europei: questo processo ci ha letteralmente sorpreso. Siamo, come diceva Eliot, uomini “un po’ impagliati”, che discettano nei loro salotti piuttosto che guardare in faccia i processi della realtà e della vita. Auguriamoci di saper reagire perché, in ogni caso, la mind europea è alla radice del confronto tra civiltà e culture a livello planetario. Il meticciato ci riguarda direttamente non solo perché “questi ci vengono in casa”, ma ancor di più perché penso che mancherebbe la grammatica stessa per intenderci se noi europei ci chiamassimo fuori”.
Mio augurio: La Chiesa ha davvero bisogno di confrontarsi con la realtà!
(Un dato di fatto)"...in questo momento sul pianeta 2 miliardi di persone sono in procinto di emigrare. Questo fa capire meglio che quando parlo di “meticciato” nomino un processo in atto, non un progetto o una mia idea...”
(Un'esperienza reale)“Uno dei processi che caratterizzano in maniera clamorosa questa nostra epoca è questo mescolamento, un mescolamento di popoli e perciò di culture e di civiltà. Quando dico meticciato, perciò, non nomino un’ipotesi teorica, non dico un’idea della Storia che deve realizzarsi. Non dico un mio modello, registro, semplicemente, un dato di realtà. I processi della realtà, in cui siamo volenti o nolenti dentro, si possono accompagnare criticamente, non siamo noi a produrli. Io marco molto la specificazione che ho dato alla definizione di meticciato, ho parlato di meticciato di civiltà e di culture…”
(Una sfida per tutti)“La grande lentezza di risposte di noi europei: questo processo ci ha letteralmente sorpreso. Siamo, come diceva Eliot, uomini “un po’ impagliati”, che discettano nei loro salotti piuttosto che guardare in faccia i processi della realtà e della vita. Auguriamoci di saper reagire perché, in ogni caso, la mind europea è alla radice del confronto tra civiltà e culture a livello planetario. Il meticciato ci riguarda direttamente non solo perché “questi ci vengono in casa”, ma ancor di più perché penso che mancherebbe la grammatica stessa per intenderci se noi europei ci chiamassimo fuori”.
Mio augurio: La Chiesa ha davvero bisogno di confrontarsi con la realtà!
sabato 25 giugno 2011
Chiesa profetica
Domenica 26, durante il nostro culto,
benediremo l’unione di vita di una coppia di fratelli gay,
Ciro e Guido
Tutto era iniziato oltre un anno fa, quando Ciro e Guido, entrambi evangelici (Guido valdese, Ciro di un’altra chiesa sorella) avevano scritto una lettera profonda e toccante al Concistoro della chiesa valdese di Milano chiedendo di poter condividere la gioia del loro amore davanti a fratelli e sorelle di chiesa, e ricevendo una benedizione pubblica, all’interno cioè di un culto domenicale, della propria unione di vita.
Si dicevano pronti ad aspettare che la loro comunità fosse pronta, senza precorrere o bruciare i tempi lunghi della “democrazia” e delle discipline della Chiesa valdese o affrettare la necessaria approvazione Sinodale dell’atto.
«Nelle nostre Chiese, valdesi e metodiste, si era cominciato da molto tempo a dibattere della possibilità di testimoniare, anche a livello liturgico, l’accoglienza e il riconoscimento delle unioni di vita di persone dello stesso sesso, consci come siamo che ogni patto d’amore realizzato nella libertà, nella responsabilità e nella piena reciprocità per i credenti è prezioso agli occhi di Dio e si nutre della sua promessa” - commenta il pastore Giuseppe Platone, della chiesa valdese di Milano – ma solo grazie a questa lettera di richiesta al nostro Concistoro da parte di Ciro e Guido e poi alla bella e a tratti animata discussione del successivo Sinodo dell’agosto 2010, si è arrivati a una decisione ufficiale e condivisa a larghissima maggioranza».
benediremo l’unione di vita di una coppia di fratelli gay,
Ciro e Guido
Tutto era iniziato oltre un anno fa, quando Ciro e Guido, entrambi evangelici (Guido valdese, Ciro di un’altra chiesa sorella) avevano scritto una lettera profonda e toccante al Concistoro della chiesa valdese di Milano chiedendo di poter condividere la gioia del loro amore davanti a fratelli e sorelle di chiesa, e ricevendo una benedizione pubblica, all’interno cioè di un culto domenicale, della propria unione di vita.
Si dicevano pronti ad aspettare che la loro comunità fosse pronta, senza precorrere o bruciare i tempi lunghi della “democrazia” e delle discipline della Chiesa valdese o affrettare la necessaria approvazione Sinodale dell’atto.
«Nelle nostre Chiese, valdesi e metodiste, si era cominciato da molto tempo a dibattere della possibilità di testimoniare, anche a livello liturgico, l’accoglienza e il riconoscimento delle unioni di vita di persone dello stesso sesso, consci come siamo che ogni patto d’amore realizzato nella libertà, nella responsabilità e nella piena reciprocità per i credenti è prezioso agli occhi di Dio e si nutre della sua promessa” - commenta il pastore Giuseppe Platone, della chiesa valdese di Milano – ma solo grazie a questa lettera di richiesta al nostro Concistoro da parte di Ciro e Guido e poi alla bella e a tratti animata discussione del successivo Sinodo dell’agosto 2010, si è arrivati a una decisione ufficiale e condivisa a larghissima maggioranza».
domenica 19 giugno 2011
Notizie di famiglia
Sorpresa!
Doveva essere un maschietto...
ed invece è nata lei!
Ieri, sabato 18 giugno 2011,
in Ecuador,
è nata Mikela,
figlia di padre Fabio Lazzaro,
e madre Olga.
"Feliz por el nacimiento de mi hija Mikela..y por las muchas bendiciones de Dios que sigue acompañàndome para que pueda dar testimonio de El."
Fabio Lazzaro
Doveva essere un maschietto...
ed invece è nata lei!
Ieri, sabato 18 giugno 2011,
in Ecuador,
è nata Mikela,
figlia di padre Fabio Lazzaro,
e madre Olga.
"Feliz por el nacimiento de mi hija Mikela..y por las muchas bendiciones de Dios que sigue acompañàndome para que pueda dar testimonio de El."
Fabio Lazzaro
Dio si è umanizzato
...e lo si incontra in ogni donna e in ogni uomo
Una chicca del discorso di investitura del teologo spagnolo Josè Maria Castillo, in occasione del conferimento della laurea honoris causa da parte dell’Università di Granada il 13 maggio scorso: primo teologo spagnolo ad essere insignito di quest’onore!
La teologia cristiana è abituata a parlare dell’incarnazione di Dio. (...)
È notevole la resistenza mostrata quasi sempre dai teologi cristiani nel parlare dell’“umanizzazione” di Dio. Se “il divino” è situato a un livello infinitamente superiore all’“umano”, al pensiero cristiano ha ripugnato l’uso di un linguaggio che potesse rappresentare, o almeno, insinuare un abbassamento della divinità nell’ umanità.
(...) È ciò che si avverte nella formula finale del concilio di Calcedonia (a. 451), in cui la Chiesa si vide obbligata a dire che Gesù Cristo è «perfetto nell’umanità», ma in maniera che in lui c’è «una sola persona», che è la persona divina. Il che equivale a dire che in Gesù esiste un’umanità perfetta senza persona umana.
Un’affermazione strana che il popolo e la pietà popolare hanno interiorizzato in modo tale che, tra i cristiani educati alla migliore formazione teologica, esiste la convinzione che Gesù fu, naturalmente, umano. Ma realmente meno umano che divino. Che è la stessa cosa che dire che in Gesù prevalse la divinità sull’umanità, cioè il “monofisismo larvato” che molti cristiani portano avanti senza il minimo problema.
Molti cristiani si inquietano se si mette in discussione in qualunque maniera la divinità di Cristo. Ma raramente si agitano se si parla di Gesù come una specie di essere celestiale mascherato da uomo.
Una chicca del discorso di investitura del teologo spagnolo Josè Maria Castillo, in occasione del conferimento della laurea honoris causa da parte dell’Università di Granada il 13 maggio scorso: primo teologo spagnolo ad essere insignito di quest’onore!
La teologia cristiana è abituata a parlare dell’incarnazione di Dio. (...)
È notevole la resistenza mostrata quasi sempre dai teologi cristiani nel parlare dell’“umanizzazione” di Dio. Se “il divino” è situato a un livello infinitamente superiore all’“umano”, al pensiero cristiano ha ripugnato l’uso di un linguaggio che potesse rappresentare, o almeno, insinuare un abbassamento della divinità nell’ umanità.
(...) È ciò che si avverte nella formula finale del concilio di Calcedonia (a. 451), in cui la Chiesa si vide obbligata a dire che Gesù Cristo è «perfetto nell’umanità», ma in maniera che in lui c’è «una sola persona», che è la persona divina. Il che equivale a dire che in Gesù esiste un’umanità perfetta senza persona umana.
Un’affermazione strana che il popolo e la pietà popolare hanno interiorizzato in modo tale che, tra i cristiani educati alla migliore formazione teologica, esiste la convinzione che Gesù fu, naturalmente, umano. Ma realmente meno umano che divino. Che è la stessa cosa che dire che in Gesù prevalse la divinità sull’umanità, cioè il “monofisismo larvato” che molti cristiani portano avanti senza il minimo problema.
Molti cristiani si inquietano se si mette in discussione in qualunque maniera la divinità di Cristo. Ma raramente si agitano se si parla di Gesù come una specie di essere celestiale mascherato da uomo.
venerdì 17 giugno 2011
Nella coppia le donne fanno la differenza
Un simpatico aneddoto
Si racconta che una volta il presidente degli Stati Uniti, Barak Obama, andò a cena fuori con la moglie Michelle e, volendo fare qualcosa di diverso e fuori dalla routine, decise di andare in un normale ristorante e non, come al solito, in uno di lusso. Seduti al tavolo, il proprietario si avvicinò e chiese alle guardie del corpo di permettergli di andare a salutare la moglie del presidente. E così fece. Una volta andato via il proprietario, Obama chiese a Michelle:
"Perché quell'uomo aveva tanto interesse a salutarti?"
La moglie rispose: "In gioventù quest'uomo è stato per lungo tempo innamorato di me."
Il presidente disse: "Ah, questo significa che se lo avessi sposato, oggi saresti la proprietaria di questo ristorante!
Michelle rispose: "No, tesoro ... Se avessi sposato quell'uomo, lui sarebbe l’attuale presidente degli Stati Uniti d'America!"
Si racconta che una volta il presidente degli Stati Uniti, Barak Obama, andò a cena fuori con la moglie Michelle e, volendo fare qualcosa di diverso e fuori dalla routine, decise di andare in un normale ristorante e non, come al solito, in uno di lusso. Seduti al tavolo, il proprietario si avvicinò e chiese alle guardie del corpo di permettergli di andare a salutare la moglie del presidente. E così fece. Una volta andato via il proprietario, Obama chiese a Michelle:
"Perché quell'uomo aveva tanto interesse a salutarti?"
La moglie rispose: "In gioventù quest'uomo è stato per lungo tempo innamorato di me."
Il presidente disse: "Ah, questo significa che se lo avessi sposato, oggi saresti la proprietaria di questo ristorante!
Michelle rispose: "No, tesoro ... Se avessi sposato quell'uomo, lui sarebbe l’attuale presidente degli Stati Uniti d'America!"
mercoledì 15 giugno 2011
Dalle conferenze all'incontro
Si moltiplicano le feste multietniche.
Ho già pubblicato post simili, ma ci tengo a riproporre questa riflessione.
Un conto è parlare di incontro tra i popoli, un conto è viverlo, sperimentarlo sulla propria pelle.
Recentemente ho partecipato ad una festa di una importante associazione che promuove l'incontro tra i popoli. Oltre al fatto che mi è parso di vedere troppe teste bianche, mi ha colpito l'impronta troppo intellettuale della festa. Si è parlato di "come bisogna vivere", tutti i relatori (tranne uno) erano uomini, maschi, preti e mezzi preti. Lo schema, vincente di qualche anno fa, ora si presenta vecchio, superato, in attesa di qualcosa di nuovo.
Le feste multietniche, dove ogni popolo presenta ed espone i propri piatti titici, le musiche tradizionali e le stoffe colorate, sono importanti. Per rompere il ghiaccio in questo nordest impaurito dalla diversità e dalla novità.
Ma vanno da subito arricchite, superate con esperienze di incontro reale dove si affrontano i problemi di un territorio sotto vari punti di vista culturali.
Ho visto che questo è possibile. Mi è capitato in due occasioni, alla presentazione di un libro di un'amica ivoriana e ad un dibattito con un rappresentante della Lega, di ascoltare gli interventi di alcuni immigrati, italiani a tutti gli effetti, che conoscevano la costituzione italiana, le leggi e i programmi politici, più di me. Rivendicavano il loro diritto al voto, in un Paese dove pagano le tasse.
Invitavano a non generalizzare e considerare tutti gli stranieri dei delinquenti.
Ci ricordavano che l'Italia non ha ancora creato una politica sull'immigrazione che guardi al futuro, e non si preoccupi solo dell'immediato.
Insomma, qualcosa in più delle classiche feste multietniche si può!
Ho già pubblicato post simili, ma ci tengo a riproporre questa riflessione.
Un conto è parlare di incontro tra i popoli, un conto è viverlo, sperimentarlo sulla propria pelle.
Recentemente ho partecipato ad una festa di una importante associazione che promuove l'incontro tra i popoli. Oltre al fatto che mi è parso di vedere troppe teste bianche, mi ha colpito l'impronta troppo intellettuale della festa. Si è parlato di "come bisogna vivere", tutti i relatori (tranne uno) erano uomini, maschi, preti e mezzi preti. Lo schema, vincente di qualche anno fa, ora si presenta vecchio, superato, in attesa di qualcosa di nuovo.
Le feste multietniche, dove ogni popolo presenta ed espone i propri piatti titici, le musiche tradizionali e le stoffe colorate, sono importanti. Per rompere il ghiaccio in questo nordest impaurito dalla diversità e dalla novità.
Ma vanno da subito arricchite, superate con esperienze di incontro reale dove si affrontano i problemi di un territorio sotto vari punti di vista culturali.
Ho visto che questo è possibile. Mi è capitato in due occasioni, alla presentazione di un libro di un'amica ivoriana e ad un dibattito con un rappresentante della Lega, di ascoltare gli interventi di alcuni immigrati, italiani a tutti gli effetti, che conoscevano la costituzione italiana, le leggi e i programmi politici, più di me. Rivendicavano il loro diritto al voto, in un Paese dove pagano le tasse.
Invitavano a non generalizzare e considerare tutti gli stranieri dei delinquenti.
Ci ricordavano che l'Italia non ha ancora creato una politica sull'immigrazione che guardi al futuro, e non si preoccupi solo dell'immediato.
Insomma, qualcosa in più delle classiche feste multietniche si può!
venerdì 10 giugno 2011
Sora Aqua
Laudato si', mi' Signore, per sora Aqua,
la quale è molto utile et humile et pretiosa et casta.
(dal Cantico delle Creature, di Francesco di Assisi)
"Quando tutto sarà privato...saremo privati di tutto..."
la quale è molto utile et humile et pretiosa et casta.
(dal Cantico delle Creature, di Francesco di Assisi)
"Quando tutto sarà privato...saremo privati di tutto..."
lunedì 6 giugno 2011
Verso il referendum: BattiQuorum!

Un'esperienza di partecipazione
Continuo a ricevere mail che invitano ad andare a votare al referendum domenica e lunedì prossimi, e di votare SI'.
Non si è fatta pubblicità, anche la televisione e radio pubblica non ne hanno parlato in modo chiaro e aperto.
Però c'è una rete di cittadini adulti che mi sorprende!
Credo che si raggiungerà il quorum e che vincerà il sì. Ho come la sensazione che ogni restrizione antidemocratica educhi gli italiani a partecipare attivamente nelle scelte del nostro Paese. Strano, ma vero. Bastian contrari!
C'è una rete di contatti, di informazioni, di passaparola che non costa nulla e che ci rende protagonisti e responsabili. Su temi fondamentali come quelli contenuti nel referendum.
Sono fiducioso, e intravvedo una ventata di primavera italiana.
Non si può svuotare il mare con un cucchiaio, ma è anche vero che il mare è fatto di tante, tantissime gocce.
domenica 5 giugno 2011
Dalla comunicazione alla relazione
Una sottigliezza fondamentale
Si moltiplicano i corsi sulle tecniche di comunicazione. Del resto una società fondata sul marketing ha bisogno di lanciare sempre nuovi prodotti!
Conosco uomini esperti di comunicazione ma estremamente carenti sul piano delle relazioni interpersonali.
La comunicazione efficace ha bisogno di tecniche persuasive, di strumenti tecnologici al passo con i tempi.
Una relazione vera implica un rapporto autentico. Posso anche mostrarmi nella mia nudità più cruda, ma più vera. Esprimo dei sentimenti, condivido le mie emozioni, mi mostro per quello che sono. A volte pronto a dare, altre volte pronto a ricevere.
E' questa la bellezza della relazione, che molto spesso viene confusa con l'abilità di comunicare, di trasmettere un messaggio che non necessariamente viene incarnato da colui che lo trasmette. Il mondo ha bisogno di testimoni più che di maestri, disse qualcuno di autorevole.
E poi: Gesù ha portato la verità, oppure è la verità?
Si moltiplicano i corsi sulle tecniche di comunicazione. Del resto una società fondata sul marketing ha bisogno di lanciare sempre nuovi prodotti!
Conosco uomini esperti di comunicazione ma estremamente carenti sul piano delle relazioni interpersonali.
La comunicazione efficace ha bisogno di tecniche persuasive, di strumenti tecnologici al passo con i tempi.
Una relazione vera implica un rapporto autentico. Posso anche mostrarmi nella mia nudità più cruda, ma più vera. Esprimo dei sentimenti, condivido le mie emozioni, mi mostro per quello che sono. A volte pronto a dare, altre volte pronto a ricevere.
E' questa la bellezza della relazione, che molto spesso viene confusa con l'abilità di comunicare, di trasmettere un messaggio che non necessariamente viene incarnato da colui che lo trasmette. Il mondo ha bisogno di testimoni più che di maestri, disse qualcuno di autorevole.
E poi: Gesù ha portato la verità, oppure è la verità?
domenica 29 maggio 2011
Il programma di Pisapia
Basta cultura della paura, coltiverò la fiducia"
(...) Se mi chiedessero quale idea ho io, risponderei con le parole di don Lorenzo Milani che diceva "Ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne tutti insieme è politica. Sortirne da soli è avarizia". (...)
(...) Se mi chiedessero quale idea ho io, risponderei con le parole di don Lorenzo Milani che diceva "Ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne tutti insieme è politica. Sortirne da soli è avarizia". (...)
"La mia minigonna è il velo"

Hind Talibi, una studentessa di Scienze politiche, di origine marocchina, figlia di Ahmed Talibi, responsabile della comunità islamica di via Anelli, è stata aggredita ieri sera, in via Santa Maria Assunta, da una donna che ha tentato di strapparle il velo. Una volta ripresasi dallo choc, la ventiduenne si è recata in Questura dove ha denunciato l'episodio di intolleranza.
La giovane, che è la referente della comunità islamica femminile di Padova, stava percorrendo a piedi, con la bicicletta a mano, via Santa Maria Assunta, nelle vicinanze del cinema Porto Astra. A un tratto è stata avvicinata da una cinquantenne, italiana, che l'ha apostrofata: «Musulmana di m..., togliti questo velo. Cosa lo porti a fare, con questo caldo». (continua l'articolo)
--------------------------------
Ho visto il suo volto in un'intervista televisiva. Dolce, intelligente, solare. Mi ha colpito quando ha detto: "La mia minigonna è il velo. Come la minigonna è simbolo di libertà, così il mio velo è simbolo di libertà".
Allora ho capito che la libertà dipende dal grado di consapevolezza e di scelta volontaria.
Per questo una donna che indossa una minigonna può essere più schiava di una donna che indossa un velo.
sabato 21 maggio 2011
L'Italia ignora il libro "Sex and the Vatican"
(tratto da "Il fatto quotidiano")
Prometteva di stimolare la discussione e creare un po’ di scalpore, secondo la notizia dell’Ansa del 18 aprile. E in effetti sembrava proprio così quando il libro di Carmelo Abbate, Sex and the Vatican, è stato pubblicato lo scorso mese. Il libro è il risultato di un’inchiesta dell’autore, pubblicata l’anno scorso dal settimanale Panorama, sulla doppia vita di alcuni preti gay a Roma.
Sex and the Vatican, tuttavia, va molto più a fondo. Parla di problemi tabù per la Chiesa cattolica come le donne che diventano amanti di preti e dei loro figli (e dei loro aborti). Riporta i dettagli delle presunte violenze sessuali subite dalle suore ad opera di preti. E conclude che gran parte del clero conduce una doppia vita a causa del peso enorme imposto loro dall’insistenza del Vaticano sulla necessità di condurre una vita di celibato e castità.
Converrete che si tratta di un argomento scabroso. L’edizione francese è schizzata al numero 12 della classifica dei saggi più venduti di Amazon.fr e la prima edizione è andata esaurita in meno di una settimana. Abbate è stato intervistato a lungo durante uno dei programmi di attualità televisivi francesi in prima serata. Ci sono stati articoli su di lui e sul suo libro in diversi quotidiani francesi. Al momento la televisione francese sta preparando un documentario basato sulle sue rivelazioni.
In Italia, al contrario, la pubblicazione di Sex and the Vatican è stata accolta da un muro di imbarazzato silenzio. È come se il libro non fosse mai stato pubblicato. Prima di scrivere questo articolo, ho fatto una ricerca nella banca dati Factiva dei giornali per controllare che la mia impressione soggettiva fosse corretta. La ricerca ha indicato che, a parte la notizia dell’Ansa (e una estesa presentazione su Panorama), l’unico articolo su Sex and the Vatican nella stampa italiana è apparso il 27 aprile su un quotidiano finanziario milanese a bassa tiratura, Finanza e Mercati.
Naturalmente ci saranno quelli che ritengono il libro di Abbate solo un caso di sensazionalismo becero. Tuttavia i suoi meriti e demeriti non sono stati neppure discussi, in Italia. Tutto ciò è inquietante per almeno una ragione, o forse due. Ciò mostra che, nonostante la fine della Democrazia Cristiana, la vita pubblica italiana continua ad essere influenzata dalla Chiesa cattolica in un modo che è profondamente non salutare. La questione, che senza dubbio non sarà mai risolta, è se il silenzio che ha avvolto Sex and the Vatican è il risultato di un’autocensura e un malposto senso di rispetto da parte dei giornalisti italiani, o se è dovuto ad un intervento diretto delle gerarchie ecclesiali.
Se la ragione fosse quest’ultima, allora il libro di Abbate è stato trattato in un modo che rispecchia esattamente le principali accuse contro la Chiesa cattolica negli scandali di abusi sessuali degli ultimi anni: invece di occuparsi delle cause del problema, i leader della Chiesa lo hanno occultato facendo finta che non esistesse. I preti e i monaci che sono stati trovati colpevoli di abusi (e in molti casi anche di violenze sessuali) nei confronti di bambini o adolescenti, sono stati trasferiti in altre diocesi o comunità; le accuse sono state soffocate e gli accusatori discreditati, perché la considerazione più importante non era l’eliminazione delle mele marce, ma la protezione della reputazione dell’industria da cui provenivano.
Qualunque sia il grado di coinvolgimento della Chiesa nella sepoltura mediatica di Sex and the Vatican, l’ipocrisia che si indovina è la stessa dei vescovi che per decenni hanno fatto finta di non vedere i preti che erano noti o sospetti assalitori.
La settimana prossima il Vaticano pubblicherà un nuovo documento per i vescovi, con le indicazioni su come comportarsi nei casi di abusi sessuali. Ci si aspetta di trovare linee guida su come comportarsi con le vittime, come collaborare con le autorità civili, come proteggere i bambini ed educare i futuri preti. Ma tutto ciò avrà un’efficacia limitata se il comportamento di fondo della Chiesa resterà invariato. E la storia di Sex and the Vatican dà motivo di credere che sia così.
Articolo originale: Italy shuts out Sex and the Vatican di John Hooper, Guardian.co.uk
Prometteva di stimolare la discussione e creare un po’ di scalpore, secondo la notizia dell’Ansa del 18 aprile. E in effetti sembrava proprio così quando il libro di Carmelo Abbate, Sex and the Vatican, è stato pubblicato lo scorso mese. Il libro è il risultato di un’inchiesta dell’autore, pubblicata l’anno scorso dal settimanale Panorama, sulla doppia vita di alcuni preti gay a Roma.
Sex and the Vatican, tuttavia, va molto più a fondo. Parla di problemi tabù per la Chiesa cattolica come le donne che diventano amanti di preti e dei loro figli (e dei loro aborti). Riporta i dettagli delle presunte violenze sessuali subite dalle suore ad opera di preti. E conclude che gran parte del clero conduce una doppia vita a causa del peso enorme imposto loro dall’insistenza del Vaticano sulla necessità di condurre una vita di celibato e castità.
Converrete che si tratta di un argomento scabroso. L’edizione francese è schizzata al numero 12 della classifica dei saggi più venduti di Amazon.fr e la prima edizione è andata esaurita in meno di una settimana. Abbate è stato intervistato a lungo durante uno dei programmi di attualità televisivi francesi in prima serata. Ci sono stati articoli su di lui e sul suo libro in diversi quotidiani francesi. Al momento la televisione francese sta preparando un documentario basato sulle sue rivelazioni.
In Italia, al contrario, la pubblicazione di Sex and the Vatican è stata accolta da un muro di imbarazzato silenzio. È come se il libro non fosse mai stato pubblicato. Prima di scrivere questo articolo, ho fatto una ricerca nella banca dati Factiva dei giornali per controllare che la mia impressione soggettiva fosse corretta. La ricerca ha indicato che, a parte la notizia dell’Ansa (e una estesa presentazione su Panorama), l’unico articolo su Sex and the Vatican nella stampa italiana è apparso il 27 aprile su un quotidiano finanziario milanese a bassa tiratura, Finanza e Mercati.
Naturalmente ci saranno quelli che ritengono il libro di Abbate solo un caso di sensazionalismo becero. Tuttavia i suoi meriti e demeriti non sono stati neppure discussi, in Italia. Tutto ciò è inquietante per almeno una ragione, o forse due. Ciò mostra che, nonostante la fine della Democrazia Cristiana, la vita pubblica italiana continua ad essere influenzata dalla Chiesa cattolica in un modo che è profondamente non salutare. La questione, che senza dubbio non sarà mai risolta, è se il silenzio che ha avvolto Sex and the Vatican è il risultato di un’autocensura e un malposto senso di rispetto da parte dei giornalisti italiani, o se è dovuto ad un intervento diretto delle gerarchie ecclesiali.
Se la ragione fosse quest’ultima, allora il libro di Abbate è stato trattato in un modo che rispecchia esattamente le principali accuse contro la Chiesa cattolica negli scandali di abusi sessuali degli ultimi anni: invece di occuparsi delle cause del problema, i leader della Chiesa lo hanno occultato facendo finta che non esistesse. I preti e i monaci che sono stati trovati colpevoli di abusi (e in molti casi anche di violenze sessuali) nei confronti di bambini o adolescenti, sono stati trasferiti in altre diocesi o comunità; le accuse sono state soffocate e gli accusatori discreditati, perché la considerazione più importante non era l’eliminazione delle mele marce, ma la protezione della reputazione dell’industria da cui provenivano.
Qualunque sia il grado di coinvolgimento della Chiesa nella sepoltura mediatica di Sex and the Vatican, l’ipocrisia che si indovina è la stessa dei vescovi che per decenni hanno fatto finta di non vedere i preti che erano noti o sospetti assalitori.
La settimana prossima il Vaticano pubblicherà un nuovo documento per i vescovi, con le indicazioni su come comportarsi nei casi di abusi sessuali. Ci si aspetta di trovare linee guida su come comportarsi con le vittime, come collaborare con le autorità civili, come proteggere i bambini ed educare i futuri preti. Ma tutto ciò avrà un’efficacia limitata se il comportamento di fondo della Chiesa resterà invariato. E la storia di Sex and the Vatican dà motivo di credere che sia così.
Articolo originale: Italy shuts out Sex and the Vatican di John Hooper, Guardian.co.uk
Lettera ai dottori del tempio
di Agostino*
Sono rimasto molto scosso per la vicenda di don Seppia e,
a distanza di qualche giorno dall'inizio di questa "sporca vicenda",
vorrei esprimere alcuni dei miei flash mentali che invadono in modo turbolento e caotico la mia zucca.
Un aiuto illuminante mi è venuto dalla Parola di Dio e in particolare ho ritrovato una serie di indicazioni nel Cap.18 del Vangelo di Matteo.
«[…] In quel tempo si avvicinarono a Gesù i discepoli per dirgli: «Chi è dunque il più grande nel regno dei cieli?» Egli, chiamato a sé un fanciullo, lo pose in mezzo a loro e disse: «In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come fanciulli, non entrerete nel regno dei cieli.
Chi dunque si farà piccolo come questo fanciullo, questi sarà il più grande nel regno dei cieli. Se uno accoglie un solo fanciullo come questo nel mio nome, accoglie me.
Ma se uno sarà di scandalo a uno di questi piccoli che credono in me, è meglio per lui che gli sia legata al collo una mola asinaria e sia precipitato nel fondo del mare.
Guai al mondo per gli scandali! Infatti, se è inevitabile che avvengano scandali, guai però a quell’uomo per mezzo del quale avviene lo scandalo.
Se la tua mano o il tuo piede ti è di scandalo, taglialo e gettalo via da te.
È meglio per te entrare nella vita monco o zoppo, che con due mani o due piedi essere gettato nel fuoco eterno. E se il tuo occhio ti è di scandalo, cavalo e gettalo via da te; è meglio per te entrare nella vita con un solo occhio, che essere gettato con due occhi nella Geenna del fuoco.
Guardatevi dal disprezzare uno di questi piccoli, poiché vi dico che i loro angeli nei cieli contemplano continuamente il volto del Padre mio che è nei cieli.
Infatti, il Figlio dell’uomo è venuto a trarre in salvo ciò che era perito.
Che ve ne pare? Se un uomo ha cento pecore e una di esse si smarrisce, non lascia le novantanove sui monti e va in cerca di quella smarrita?
E se gli capita di trovarla, in verità vi dico: si rallegrerà per essa più che delle altre novantanove che non si erano smarrite.
Proprio questo è il volere del Padre vostro che è nei cieli: che neanche uno di questi piccoli si perda.
Se il tuo fratello pecca, va’, riprendilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai riacquistato il tuo fratello. Se invece non ti ascolterà, prendi con te una o due persone, affinché sulla bocca di due testimoni si stabilisca ogni cosa. Se non ascolterà neppure loro, deferiscilo alla chiesa e se neppure alla chiesa darà ascolto, sia egli per te come il pagano e il pubblicano […]»
Un uomo di Dio come don Seppia conoscerà questo testo e in questi giorni sarà sicuramente ossessionato da quei primi versetti del capitolo.
Io non posso e non voglio giudicare:sarà la giustizia italiana a far emergere colpe e colpevoli!
In questo momento però vorrei rivolgermi a "quel pastore":
caro Monsignor Vescovo Ordinario della Diocesi di Genova perchè non hai lasciato le tue 99 pecorelle, già belle accomodate e arricchite,per andare in cerca di questa smarrita?
Perchè hai permesso che i "lupi" la sbranasssero e a sua volta l'abbruttissero al punto da trasformarla in un loro simile?
Dove eri?
In che cosa eri affacendato?
E voi, suoi confratelli nel sacerdozio dove eravate?
Che cosa vuol dire essere sacerdoti in Cristo?
Non è forse stato anche lui, don Riccardo, unto con il Sacro Crisma?
O il vostro è superiore o magari diverso dal suo?
Uno dei capisaldi della nostra fede cristiana è il perdono.
Ma ancor prima e a volte molto più semplice e coinvolgente è la "CORREZIONE FRATERNA".
Non c'è stato neppure un cristiano che abbia avuto, non dico il coraggio, ma l'accortezza, la delicatezza e l'amore per dire:
"Non è questa la via del comandamento dell'amore! Sei uscito di strada! Stai sbagliando!"??
Potrei raccontare storie di sacerdoti lasciati soli a perpetrare una colpa assurda, ma anche di preti persi nelle scelte del Popolo di Dio, dove la libertà dei Figli di Dio è rimessa alla partecipazione e alle scelte dei cristiani seriamente impegnati nella comunità parrocchiale.
Mi sembra di rilevare da una parte tutta la povera umanità che regna nella vita di ognuno, dall'altra la tracotanza del fariseo che in prima fila si bea di non essere come il pubblicano.
E allora,sempre illuminato dall "Parola" leggo nel Capitolo 5 del Vangelo di Matteo:
«[…] Voi siete il sale della terra; ma se il sale diventa insipido, con che cosa si dovrà dare sapore ai cibi? A null’altro sarà più buono, se non ad essere gettato via e calpestato dalla gente.
Voi siete la luce del mondo; una città posta su un monte non può restare nascosta.
Nemmeno si accende una lucerna per metterla sotto il moggio; la si pone invece sul candelabro affinché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa.
Risplenda così la vostra luce davanti agli uomini, affinché, vedano le vostre buone opere, glorifichino il Padre vostro che è nei cieli […]»
Oggi, ancora più di ieri, orgoglioso e fiero della mia vocazione sacerdotale, arricchita dall'amore sponsale con colei che condivide il mio cammino umano e spirituale,
INVITO TUTTI I FRATELLI NELLA FEDE AD AVERE LA POVERTA' E LA LIMPIDEZZA DELLE BEATITUDINI EVANGELICHE NELLO SGUARDO, NELLA PAROLA E NELLE AZIONI.
Agostino
(prete sposato)
Sono rimasto molto scosso per la vicenda di don Seppia e,
a distanza di qualche giorno dall'inizio di questa "sporca vicenda",
vorrei esprimere alcuni dei miei flash mentali che invadono in modo turbolento e caotico la mia zucca.
Un aiuto illuminante mi è venuto dalla Parola di Dio e in particolare ho ritrovato una serie di indicazioni nel Cap.18 del Vangelo di Matteo.
«[…] In quel tempo si avvicinarono a Gesù i discepoli per dirgli: «Chi è dunque il più grande nel regno dei cieli?» Egli, chiamato a sé un fanciullo, lo pose in mezzo a loro e disse: «In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come fanciulli, non entrerete nel regno dei cieli.
Chi dunque si farà piccolo come questo fanciullo, questi sarà il più grande nel regno dei cieli. Se uno accoglie un solo fanciullo come questo nel mio nome, accoglie me.
Ma se uno sarà di scandalo a uno di questi piccoli che credono in me, è meglio per lui che gli sia legata al collo una mola asinaria e sia precipitato nel fondo del mare.
Guai al mondo per gli scandali! Infatti, se è inevitabile che avvengano scandali, guai però a quell’uomo per mezzo del quale avviene lo scandalo.
Se la tua mano o il tuo piede ti è di scandalo, taglialo e gettalo via da te.
È meglio per te entrare nella vita monco o zoppo, che con due mani o due piedi essere gettato nel fuoco eterno. E se il tuo occhio ti è di scandalo, cavalo e gettalo via da te; è meglio per te entrare nella vita con un solo occhio, che essere gettato con due occhi nella Geenna del fuoco.
Guardatevi dal disprezzare uno di questi piccoli, poiché vi dico che i loro angeli nei cieli contemplano continuamente il volto del Padre mio che è nei cieli.
Infatti, il Figlio dell’uomo è venuto a trarre in salvo ciò che era perito.
Che ve ne pare? Se un uomo ha cento pecore e una di esse si smarrisce, non lascia le novantanove sui monti e va in cerca di quella smarrita?
E se gli capita di trovarla, in verità vi dico: si rallegrerà per essa più che delle altre novantanove che non si erano smarrite.
Proprio questo è il volere del Padre vostro che è nei cieli: che neanche uno di questi piccoli si perda.
Se il tuo fratello pecca, va’, riprendilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai riacquistato il tuo fratello. Se invece non ti ascolterà, prendi con te una o due persone, affinché sulla bocca di due testimoni si stabilisca ogni cosa. Se non ascolterà neppure loro, deferiscilo alla chiesa e se neppure alla chiesa darà ascolto, sia egli per te come il pagano e il pubblicano […]»
Un uomo di Dio come don Seppia conoscerà questo testo e in questi giorni sarà sicuramente ossessionato da quei primi versetti del capitolo.
Io non posso e non voglio giudicare:sarà la giustizia italiana a far emergere colpe e colpevoli!
In questo momento però vorrei rivolgermi a "quel pastore":
caro Monsignor Vescovo Ordinario della Diocesi di Genova perchè non hai lasciato le tue 99 pecorelle, già belle accomodate e arricchite,per andare in cerca di questa smarrita?
Perchè hai permesso che i "lupi" la sbranasssero e a sua volta l'abbruttissero al punto da trasformarla in un loro simile?
Dove eri?
In che cosa eri affacendato?
E voi, suoi confratelli nel sacerdozio dove eravate?
Che cosa vuol dire essere sacerdoti in Cristo?
Non è forse stato anche lui, don Riccardo, unto con il Sacro Crisma?
O il vostro è superiore o magari diverso dal suo?
Uno dei capisaldi della nostra fede cristiana è il perdono.
Ma ancor prima e a volte molto più semplice e coinvolgente è la "CORREZIONE FRATERNA".
Non c'è stato neppure un cristiano che abbia avuto, non dico il coraggio, ma l'accortezza, la delicatezza e l'amore per dire:
"Non è questa la via del comandamento dell'amore! Sei uscito di strada! Stai sbagliando!"??
Potrei raccontare storie di sacerdoti lasciati soli a perpetrare una colpa assurda, ma anche di preti persi nelle scelte del Popolo di Dio, dove la libertà dei Figli di Dio è rimessa alla partecipazione e alle scelte dei cristiani seriamente impegnati nella comunità parrocchiale.
Mi sembra di rilevare da una parte tutta la povera umanità che regna nella vita di ognuno, dall'altra la tracotanza del fariseo che in prima fila si bea di non essere come il pubblicano.
E allora,sempre illuminato dall "Parola" leggo nel Capitolo 5 del Vangelo di Matteo:
«[…] Voi siete il sale della terra; ma se il sale diventa insipido, con che cosa si dovrà dare sapore ai cibi? A null’altro sarà più buono, se non ad essere gettato via e calpestato dalla gente.
Voi siete la luce del mondo; una città posta su un monte non può restare nascosta.
Nemmeno si accende una lucerna per metterla sotto il moggio; la si pone invece sul candelabro affinché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa.
Risplenda così la vostra luce davanti agli uomini, affinché, vedano le vostre buone opere, glorifichino il Padre vostro che è nei cieli […]»
Oggi, ancora più di ieri, orgoglioso e fiero della mia vocazione sacerdotale, arricchita dall'amore sponsale con colei che condivide il mio cammino umano e spirituale,
INVITO TUTTI I FRATELLI NELLA FEDE AD AVERE LA POVERTA' E LA LIMPIDEZZA DELLE BEATITUDINI EVANGELICHE NELLO SGUARDO, NELLA PAROLA E NELLE AZIONI.
Agostino
(prete sposato)
mercoledì 18 maggio 2011
Un'iniziativa interessante
Giovedì 19 maggio “Corri per Padova” …dice NO alla violenza contro le donne!
“Corri per Padova” è la periodica manifestazione sportiva promossa dalla Polizia di Stato e dal Comune di Padova che nel prossimo appuntamento sostiene i servizi di Gruppo Polis a favore delle donne vittime di violenza.
Giovedì 19 maggio, infatti, a partire dalle 20.30, in Prato della Valle alla partenza della corsa, potrai donare 5 euro destinati al Gruppo Polis, ricevendo in cambio un kit di ringraziamento composto da buoni sconto immediatamente fruibili offerti da otto esercizi commerciali padovani:
- Supermercati Despar (buono di 10 euro su 30 euro di spesa)
- Libreria Lovat (sconto 15%)
- Centro Sportivo Plebiscito (sconto 50% per paddle)
- NonsoloSport (sconto 10%)
- Profumerie Beauty Star (sconto 10%)
- Zed Concerti (sconto 5,10 euro per concerto Jovanotti e 5,25 euro per concerto Jamiroquai)
- Promovies (sconto 1 euro per spettacoli ai Giardini dell’Arena di Padova)
- Fuori di Campo agricoltura biologica (sconto 10% su prodotti biologici)
Sono 1000 i kit a disposizione dei primi che vorranno aderire a questa iniziativa.
Inoltre, sono distribuiti in modo casuale nei kit 10 biglietti di tribuna per la partita Padova-Livorno, offerti dal Calcio Padova e 15 buoni acquisto da 10 euro offerti da Librerie Lovat.
Il volantino CorriXPadova_19maggio per un’occasione da non lasciarsi scappare!
I kit saranno poi eventualmente disponibili -fino ad esaurimento- a partire da venerdì 20 maggio presso la sede del Gruppo Polis.
Per info sulla disponibilità contattare Stefano Zaramella (tel. 049/8900506, mail: s.zaramella@gruppopolis.it)
“Corri per Padova” è la periodica manifestazione sportiva promossa dalla Polizia di Stato e dal Comune di Padova che nel prossimo appuntamento sostiene i servizi di Gruppo Polis a favore delle donne vittime di violenza.
Giovedì 19 maggio, infatti, a partire dalle 20.30, in Prato della Valle alla partenza della corsa, potrai donare 5 euro destinati al Gruppo Polis, ricevendo in cambio un kit di ringraziamento composto da buoni sconto immediatamente fruibili offerti da otto esercizi commerciali padovani:
- Supermercati Despar (buono di 10 euro su 30 euro di spesa)
- Libreria Lovat (sconto 15%)
- Centro Sportivo Plebiscito (sconto 50% per paddle)
- NonsoloSport (sconto 10%)
- Profumerie Beauty Star (sconto 10%)
- Zed Concerti (sconto 5,10 euro per concerto Jovanotti e 5,25 euro per concerto Jamiroquai)
- Promovies (sconto 1 euro per spettacoli ai Giardini dell’Arena di Padova)
- Fuori di Campo agricoltura biologica (sconto 10% su prodotti biologici)
Sono 1000 i kit a disposizione dei primi che vorranno aderire a questa iniziativa.
Inoltre, sono distribuiti in modo casuale nei kit 10 biglietti di tribuna per la partita Padova-Livorno, offerti dal Calcio Padova e 15 buoni acquisto da 10 euro offerti da Librerie Lovat.
Il volantino CorriXPadova_19maggio per un’occasione da non lasciarsi scappare!
I kit saranno poi eventualmente disponibili -fino ad esaurimento- a partire da venerdì 20 maggio presso la sede del Gruppo Polis.
Per info sulla disponibilità contattare Stefano Zaramella (tel. 049/8900506, mail: s.zaramella@gruppopolis.it)
Avere o essere la verità
[...]Gesù non afferma di avere la verità, Gesù non dice: “Io ho la verità”, ma “Io sono la verità”.
E non chiede ai discepoli di avere la verità, ma di essere la verità. Grande è la differenza. Chi ha la verità, per il fatto stesso di possederla, si ritiene in grado di giudicare, e condannare chi non la pensa come lui. Essere nella verità significa essere inseriti nello stesso dinamismo d’amore di Dio che vede il bene dell’uomo come valore assoluto. Essere nella verità significa non separarsi da nessuno, ma essere accanto a tutti in un atteggiamento d’amore che si trasforma in servizio.[...]
(brano tratto dal commento di Alberto Maggi al vangelo di domenica prossima)
E non chiede ai discepoli di avere la verità, ma di essere la verità. Grande è la differenza. Chi ha la verità, per il fatto stesso di possederla, si ritiene in grado di giudicare, e condannare chi non la pensa come lui. Essere nella verità significa essere inseriti nello stesso dinamismo d’amore di Dio che vede il bene dell’uomo come valore assoluto. Essere nella verità significa non separarsi da nessuno, ma essere accanto a tutti in un atteggiamento d’amore che si trasforma in servizio.[...]
(brano tratto dal commento di Alberto Maggi al vangelo di domenica prossima)
mercoledì 11 maggio 2011
In principio era la gioia
Vi segnalo questo testo molto interessante
Matthew Fox, IN PRINCIPIO ERA LA GIOIA. Original blessing, Editore Fazi, 2011, Pagine 423.
SILVIA LANZI:"In principio era la gioia" sembra davvero una rivoluzione copernicana della fede. Ma quanto della fede originale - cattolica o quantomeno cristiana - rimane nell'opera?
MATTHEW FOX: La dottrina del peccato originale non è assolutamente una dottrina che fa parte della fede cristiana cattolica originale.
Fu adottata da Agostino per primo alla fine del secolo quarto, all’incirca quando la chiesa ereditava l’impero romano da gestire. Nessun ebreo aveva mai sentito parlare del peccato originale, incluso Gesù. Non c’è nella Bibbia.
Si tratta di una dottrina molto utile per dare supporto all’impero perché mette in dubbio le persone riguardo alla loro stessa esistenza, le confonde riguardo al loro diritto all’esistenza, e le prepara ad accettare relazioni di dominio.
È uno strumento della vergogna, e controlla le persone per mezzo della vergogna. Quindi è assai patriarcale e nutre il patriarcato.
Mette anche dei dubbi nella testa dei gruppi oppressi: le donne, i gay, le lesbiche, le persone di colore, ecc. ecc. Contribuisce all’odio di sé e all’interiorizzazione dell’oppressione.
É stata anche rivalutata dalla società dei consumi. Il capitalismo consumistico si nutre dell’ideologia del peccato originale, che dice: “Tu noi hai ciò che conta dentro di te, per cui devi comprare qualcosa per essere a posto. Compra qualcosa per uscire dalla vergogna!”
Al contrario, la benedizione originaria è l’opposto della teologia basata sulla vergogna. Siamo tutti nati nobili, abbiamo una storia di 13,7 milardi di anni. Abbiamo tutti una meravigliosa opera da compiere in questa vita.
Per quanto riguarda il mio lavoro, ho passato quarant’anni a recuperare la più antica tradizione spirituale della Bibbia, la spiritualità del creato, e la tradizione meravigliosa dei nostri antenati, i grandi mistici e profeti Ildegarda di Bingen, Meister Eckhart, Tommaso d’Aquino, Francesco d’Assisi, Dante, Giuliana di Norwich e molti altri che fanno parte della tradizione della benedizione originaria (Ildegarda la chiama “sapienza originaria”).
Ho anche sviluppato una pedagogia che ci permette di riportare alla luce il mistico o il profeta/guerriero spirituale, che c’è in ognuno e ognuna. Le due identità vanno insieme. Tutti siamo chiamati ad essere dei mistici, cioè degli amanti della vita, e dei profeti, cioè dei difensori della giustizia.
Un noto studioso della Bibbia, John Dominic Crossan, ha scritto recentemente che per San Paolo (il primo autore dei libri cristiani della Bibbia) non si può essere cristiani senza essere dei mistici. Invece di inventarci una cristolatria siamo chiamati ad essere “in Cristo” e a diventare “piccoli Cristi”.
Gli studiosi della Bibbia hanno ormai raggiunto un consenso: Gesù come figura storica deriva dalla tradizione della Sapienza, che è la tradizione mistica che mette al centro il creato. Dovremmo rinnovare la nostre radici cristiane ritornando alle radici che hanno ispirato Gesù.
La tradizione della Sapienza è basata sulla natura, è femminista (la Sapienza è femminile per la Bibbia e in tutto il resto del mondo), è cosmica, rende onore alla creatività, è amica dei profeti e quindi lotta per la giustizia sociale ed ecologica e non ha paura di “divertirsi” nell’universo proprio come fa la Sapienza nel libro dei Proverbi al capitolo 7.
Matthew Fox, IN PRINCIPIO ERA LA GIOIA. Original blessing, Editore Fazi, 2011, Pagine 423.
SILVIA LANZI:"In principio era la gioia" sembra davvero una rivoluzione copernicana della fede. Ma quanto della fede originale - cattolica o quantomeno cristiana - rimane nell'opera?
MATTHEW FOX: La dottrina del peccato originale non è assolutamente una dottrina che fa parte della fede cristiana cattolica originale.
Fu adottata da Agostino per primo alla fine del secolo quarto, all’incirca quando la chiesa ereditava l’impero romano da gestire. Nessun ebreo aveva mai sentito parlare del peccato originale, incluso Gesù. Non c’è nella Bibbia.
Si tratta di una dottrina molto utile per dare supporto all’impero perché mette in dubbio le persone riguardo alla loro stessa esistenza, le confonde riguardo al loro diritto all’esistenza, e le prepara ad accettare relazioni di dominio.
È uno strumento della vergogna, e controlla le persone per mezzo della vergogna. Quindi è assai patriarcale e nutre il patriarcato.
Mette anche dei dubbi nella testa dei gruppi oppressi: le donne, i gay, le lesbiche, le persone di colore, ecc. ecc. Contribuisce all’odio di sé e all’interiorizzazione dell’oppressione.
É stata anche rivalutata dalla società dei consumi. Il capitalismo consumistico si nutre dell’ideologia del peccato originale, che dice: “Tu noi hai ciò che conta dentro di te, per cui devi comprare qualcosa per essere a posto. Compra qualcosa per uscire dalla vergogna!”
Al contrario, la benedizione originaria è l’opposto della teologia basata sulla vergogna. Siamo tutti nati nobili, abbiamo una storia di 13,7 milardi di anni. Abbiamo tutti una meravigliosa opera da compiere in questa vita.
Per quanto riguarda il mio lavoro, ho passato quarant’anni a recuperare la più antica tradizione spirituale della Bibbia, la spiritualità del creato, e la tradizione meravigliosa dei nostri antenati, i grandi mistici e profeti Ildegarda di Bingen, Meister Eckhart, Tommaso d’Aquino, Francesco d’Assisi, Dante, Giuliana di Norwich e molti altri che fanno parte della tradizione della benedizione originaria (Ildegarda la chiama “sapienza originaria”).
Ho anche sviluppato una pedagogia che ci permette di riportare alla luce il mistico o il profeta/guerriero spirituale, che c’è in ognuno e ognuna. Le due identità vanno insieme. Tutti siamo chiamati ad essere dei mistici, cioè degli amanti della vita, e dei profeti, cioè dei difensori della giustizia.
Un noto studioso della Bibbia, John Dominic Crossan, ha scritto recentemente che per San Paolo (il primo autore dei libri cristiani della Bibbia) non si può essere cristiani senza essere dei mistici. Invece di inventarci una cristolatria siamo chiamati ad essere “in Cristo” e a diventare “piccoli Cristi”.
Gli studiosi della Bibbia hanno ormai raggiunto un consenso: Gesù come figura storica deriva dalla tradizione della Sapienza, che è la tradizione mistica che mette al centro il creato. Dovremmo rinnovare la nostre radici cristiane ritornando alle radici che hanno ispirato Gesù.
La tradizione della Sapienza è basata sulla natura, è femminista (la Sapienza è femminile per la Bibbia e in tutto il resto del mondo), è cosmica, rende onore alla creatività, è amica dei profeti e quindi lotta per la giustizia sociale ed ecologica e non ha paura di “divertirsi” nell’universo proprio come fa la Sapienza nel libro dei Proverbi al capitolo 7.
domenica 8 maggio 2011
Veglie di preghiera per le vittime dell'omofobia
Dio ci ha insegnato a non chiamar profano o impuro alcun uomo (At 10,28)
Mancano pochi giorni all'inizio delle veglie di preghiera per le vittime dell'omofobia che avranno luogo dal 12 al 29 maggio 2011 in 18 città italiane e in 8 città straniere in Spagna, Perù e Kirghizistan e che saranno organizzate in Italia, per il quinto anno consecutivo, in chiese valdesi, cattoliche e battiste in collaborazione con i gruppi di cristiani omosessuali.
Soprattutto quest'anno numerose veglie di preghiera saranno ospitate pubblicamente in numerose parrocchie cattoliche. Questo avverrà a Milano dove la Curia ha dato per il terzo anno consecutivo la disponibilità di una chiesa, nella Diocesi di Cremona dove l’anno scorso fu proprio il Vescovo Lanfranconi a presiederla, ma anche in città come Padova, Genova, Firenze e Bologna.
Ma non a Palermo dove l'Arcivescovo della Diocesi Palermitana ha ingiunto, il 4 maggio 2011, al parroco della parrocchia di S. Lucia di Palermo di non far effettuare la veglia di preghiera per le vittime dell’omofobia in programma nella chiesa palermitana il 12 maggio 2011, preghiera organizzata da “Ali d'Aquila”, un gruppo di cristiani gay e lesbiche che dal 2008 si riunisce nella chiesa di San Francesco Saverio all'Albergheria di Palermo, in collaborazione con la comunità cristiana Kairòs, la comunità cattolica di San Francesco Saverio, la Chiesa Valdese di via Spezio e la Chiesa Evangelica Luterana di Palermo.
L'iniziativa della Curia palermitana cade a un mese esatto dalla lettera che il gruppo Ali d'aquila avevano scritto all'arcivescovo e al vescovo ausiliare di Palermo, chiedendo la loro adesione alla veglia perché: “Vorremmo che questo momento di preghiera – si legge nella lettera – sia il primo passo per avviare con Voi, pastori di questa diocesi e nostri fratelli in Cristo, un dialogo che sentiamo urgente e imprescindibile per la nostra vita di cristiani”. Per tutta risposta il parroco della chiesa palermitana è stato invitato dalla Curia a “sospendere” la veglia prevista nella sua parrocchia.
Gli organizzatori della veglia, vista la decisione della curia, hanno fatto sapere che intendono perciò vegliare, sempre il 12 maggio alle 21, nella piazza di fronte alla chiesa di Santa Lucia per "continuare a pregare anche dinanzi ad una porta chiusa” in comunione con i tanti momenti di preghiera che quest'anno si svolgeranno in tante comunità cristiane diverse in 26 città diverse tutte unite in preghiera per ricordare le troppe persone vittime della violenza dell'omofobia perché ‘Dio ci ha insegnato a non chiamar profano o impuro alcun uomo’ (Atti 10,28)
Mancano pochi giorni all'inizio delle veglie di preghiera per le vittime dell'omofobia che avranno luogo dal 12 al 29 maggio 2011 in 18 città italiane e in 8 città straniere in Spagna, Perù e Kirghizistan e che saranno organizzate in Italia, per il quinto anno consecutivo, in chiese valdesi, cattoliche e battiste in collaborazione con i gruppi di cristiani omosessuali.
Soprattutto quest'anno numerose veglie di preghiera saranno ospitate pubblicamente in numerose parrocchie cattoliche. Questo avverrà a Milano dove la Curia ha dato per il terzo anno consecutivo la disponibilità di una chiesa, nella Diocesi di Cremona dove l’anno scorso fu proprio il Vescovo Lanfranconi a presiederla, ma anche in città come Padova, Genova, Firenze e Bologna.
Ma non a Palermo dove l'Arcivescovo della Diocesi Palermitana ha ingiunto, il 4 maggio 2011, al parroco della parrocchia di S. Lucia di Palermo di non far effettuare la veglia di preghiera per le vittime dell’omofobia in programma nella chiesa palermitana il 12 maggio 2011, preghiera organizzata da “Ali d'Aquila”, un gruppo di cristiani gay e lesbiche che dal 2008 si riunisce nella chiesa di San Francesco Saverio all'Albergheria di Palermo, in collaborazione con la comunità cristiana Kairòs, la comunità cattolica di San Francesco Saverio, la Chiesa Valdese di via Spezio e la Chiesa Evangelica Luterana di Palermo.
L'iniziativa della Curia palermitana cade a un mese esatto dalla lettera che il gruppo Ali d'aquila avevano scritto all'arcivescovo e al vescovo ausiliare di Palermo, chiedendo la loro adesione alla veglia perché: “Vorremmo che questo momento di preghiera – si legge nella lettera – sia il primo passo per avviare con Voi, pastori di questa diocesi e nostri fratelli in Cristo, un dialogo che sentiamo urgente e imprescindibile per la nostra vita di cristiani”. Per tutta risposta il parroco della chiesa palermitana è stato invitato dalla Curia a “sospendere” la veglia prevista nella sua parrocchia.
Gli organizzatori della veglia, vista la decisione della curia, hanno fatto sapere che intendono perciò vegliare, sempre il 12 maggio alle 21, nella piazza di fronte alla chiesa di Santa Lucia per "continuare a pregare anche dinanzi ad una porta chiusa” in comunione con i tanti momenti di preghiera che quest'anno si svolgeranno in tante comunità cristiane diverse in 26 città diverse tutte unite in preghiera per ricordare le troppe persone vittime della violenza dell'omofobia perché ‘Dio ci ha insegnato a non chiamar profano o impuro alcun uomo’ (Atti 10,28)
giovedì 5 maggio 2011
Votiamo per l'acqua bene comune
Ecco come fanno a tapparci la bocca!
Ciao a tutti,
confermo la necessità di questo passaparola, aggiungendo che si tratta di informazione per ri-affermare i diritti costituzionalmente garantiti.
Il dramma è che sembra la maggior parte della popolazione non sia consapevole di quanto sta avvenendo.
Quello che Vi porto è solo un piccolo esempio. Sono una ricercatrice, mi occupo di diritto ambientale e di risorse idriche. Ieri mattina dovevo intervenire ad un programma RADIO RAI (programmato ormai da due settimane) per parlare del referendum sulla privatizzazione dell'acqua e chiarirne meglio le implicazioni giuridiche.
'E arrivata una circolare interna RAI alle 8 di ieri mattina che ha vietato con effetti immediati a qualunque programma della RAI di toccare l'argomento fino a giugno (12-13 giugno quando si terrà il referendum), quindi il programma è saltato e il mio intervento pure.
Questo è un piccolo esempio delle modalità con cui "il servizio pubblico" viene messo a tacere e di come si boicotti pesantemente la possibilità dei cittadini di essere informati e di intervenire (secondo gli strumenti garantiti dalla Costituzione) nella gestione della res publica. Di fronte a questa ennesima manifestazione di un potere esecutivo assoluto che calpesta non solo quotidianamente le altre istituzioni, ma anche il popolo italiano di cui invece si fregia di esser voce ed espressione, occorre riappropriarci della nostra voce prima di perderla definitivamente.
Il referendum è evidentemente anche questo!
Mariachiara Alberton
Ciao a tutti,
confermo la necessità di questo passaparola, aggiungendo che si tratta di informazione per ri-affermare i diritti costituzionalmente garantiti.
Il dramma è che sembra la maggior parte della popolazione non sia consapevole di quanto sta avvenendo.
Quello che Vi porto è solo un piccolo esempio. Sono una ricercatrice, mi occupo di diritto ambientale e di risorse idriche. Ieri mattina dovevo intervenire ad un programma RADIO RAI (programmato ormai da due settimane) per parlare del referendum sulla privatizzazione dell'acqua e chiarirne meglio le implicazioni giuridiche.
'E arrivata una circolare interna RAI alle 8 di ieri mattina che ha vietato con effetti immediati a qualunque programma della RAI di toccare l'argomento fino a giugno (12-13 giugno quando si terrà il referendum), quindi il programma è saltato e il mio intervento pure.
Questo è un piccolo esempio delle modalità con cui "il servizio pubblico" viene messo a tacere e di come si boicotti pesantemente la possibilità dei cittadini di essere informati e di intervenire (secondo gli strumenti garantiti dalla Costituzione) nella gestione della res publica. Di fronte a questa ennesima manifestazione di un potere esecutivo assoluto che calpesta non solo quotidianamente le altre istituzioni, ma anche il popolo italiano di cui invece si fregia di esser voce ed espressione, occorre riappropriarci della nostra voce prima di perderla definitivamente.
Il referendum è evidentemente anche questo!
Mariachiara Alberton
domenica 1 maggio 2011
Una settimana al villaggio
Viaggio in Africa dal 17 al 27 agosto 2011
1 settimana (piena) al Villaggio di Ngambè-Tikar (Camerun)
...per disintossicarci dall'attivismo occidentale e riscoprire la semplicità
Esperienza unica, per conoscere un pezzetto d'Africa autentica,
senza il filtro di istituzioni e chiese,
semplicemente a contatto con la gente.
La giornata tipo:
-sveglia con la luce dell'alba, con il canto del gallo e le voci dei bambini
-colazione al mercato
-incontro con un saggio del villaggio
-pranzo al ristorante di Marie
-riposo
-attività al Centro di Formazione per i Giovani (ognuno può mettere a disposizione le proprie capacità!)
-cena al ristorante di Marie
-serata organizzata dall'associazione AJD (Associazione dei Giovani per lo Sviluppo), musica, balli...
Note tecniche:
- Volo da Bologna a Yaoundè con Royal Air Maroc
- Vaccino febbre gialla obbligatorio
- Prezzo: 300 euro di iscrizione (per spese visto e di organizzazione) + prezzo biglietto aereo + 100/200 euro per i trasporti interni.
- Il vitto e l'alloggio sarà offerto dai ragazzi dell'Associazione AJD (con la quale collaboriamo per lo sviluppo della realtà giovanile), saremo infatti accolti nelle famiglie.
Per ulteriori informazioni sono a vostra disposizione!
Primo maggio: festa dell'uguaglianza
...e dei lavoratori
Marco Paolini a Padova, ospite di CGIL, CISL e UIL, ricorda che il primo maggio è la festa dell'uguaglianza. Da non confondere con la confidenza! Non ha fatto nomi, ma l'applauso spontaneo è stato più che eloquente. C'è chi compra persone, leggi, democrazia con i sorrisi, le pacche sulla spalle, gli inviti a cena. E in cambio di una confidenza interessata elimina l'uguaglianza.
Poi legge don Milani. Un inno alla libertà di coscienza, alla responsabilità e all'essere adulti. Mentre un milione di fedeli festeggia la beatificazione di Giovanni Paolo II, c'è chi festeggia in piazza, superando alcune inutili divisioni, la beatificazione del lavoro. Quello onesto, quello sicuro, quello che favorisce il bene della comunità.
La piazza rimane il luogo della manifestazione, della protesta, del sentire popolare, della democrazia. E mentre abbiamo sostenuto e apprezzato le rivolte non violente nel Magreb contro alcuni dittatori - sostiene il segretario della CGIL - in Italia i movimenti dal basso fanno paura.
Marco Paolini a Padova, ospite di CGIL, CISL e UIL, ricorda che il primo maggio è la festa dell'uguaglianza. Da non confondere con la confidenza! Non ha fatto nomi, ma l'applauso spontaneo è stato più che eloquente. C'è chi compra persone, leggi, democrazia con i sorrisi, le pacche sulla spalle, gli inviti a cena. E in cambio di una confidenza interessata elimina l'uguaglianza.
Poi legge don Milani. Un inno alla libertà di coscienza, alla responsabilità e all'essere adulti. Mentre un milione di fedeli festeggia la beatificazione di Giovanni Paolo II, c'è chi festeggia in piazza, superando alcune inutili divisioni, la beatificazione del lavoro. Quello onesto, quello sicuro, quello che favorisce il bene della comunità.
La piazza rimane il luogo della manifestazione, della protesta, del sentire popolare, della democrazia. E mentre abbiamo sostenuto e apprezzato le rivolte non violente nel Magreb contro alcuni dittatori - sostiene il segretario della CGIL - in Italia i movimenti dal basso fanno paura.
sabato 30 aprile 2011
La vera beatificazione, senza grandi spese

"Anche se mi uccideranno... risorgerò nel popolo salvadoregno"
Il primo maggio preghiamo Mons. Romero dichiarato martire e santo di tutte le Americhe per volontà del popolo di Dio
Care sorelle e cari fratelli che siete attivi nell’ecumenismo,
vi invio questo Appello invitandovi a celebrare la santificazione del martire san Oscar Romero il prossimo primo maggio.
Essa è stata decisa dai popoli poveri dell’America latina e dai seguaci di Gesù nel mondo intero. Questa celebrazione deve incoraggiarci a capire più a fondo lo spirito del Vangelo; nello stesso tempo le chiese dei paesi del primo mondo sono spinte a riconsiderare il loro modo di pensare e di agire.
Voi sapete che Oscar Arnulfo Romero, che era un conservatore, è stato nominato arcivescovo di San Salvador nel 1977. E’ in quel periodo che la persecuzione sanguinosa dei cristiani si scatenò nel Salvador e Romero dovette reagire in un certo modo. Le bare dei catechisti ammazzati, dei chierichetti e dei preti, e le lacrime versate sopra di essi, lo sconvolsero profondamente. Così, Oscar Romero si dimostrò sempre più, nella sua azione pastorale, un vescovo intrepido e intervenne in favore degli ultimi e di quelli che venivano torturati e perseguitati. Da quel momento si mise contro il regime politico del suo paese, contro il consigliere per la sicurezza del Presidente degli Stati Uniti e i potenti cardinali della curia romana.
Nella primavera del 1979, il vescovo Romero non riuscì a farsi ascoltare dal papa Giovanni Paolo II, che non riusciva a capire il suo impegno e che rifiutava di sostenere le sue attività. Romero espresse la sua grande delusione dicendo: “Non penso di tornare a Roma una seconda volta… Il Papa non mi capisce”. Giovanni Paolo II non si mostrò interessato né alla foto di un prete indiano che era stato ucciso da poco, né ai documenti che dimostravano la persecuzione dei cristiani da parte delle milizie delle classi dominanti. Invece il papa gli consigliò di trovare un accordo col governo del Salvador.
San Romero d’America sapeva bene di essere in grande pericolo. Ma nessuno lo fermava nel denunciare le ingiustizie, nello scomunicare gli uomini politici del regime e di seguire Gesù di Nazareth, il cui insegnamento è quello di resistere alla violenza ma con metodi non violenti. Egli non chiudeva gli occhi davanti agli assassinii innumerevoli commessi per eliminare i cristiani. Un giorno-durante un’omelia- Romero disse: “La vendetta è una scelta che noi rifiutiamo completamente. Preghiamo come Gesù: Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno”.
Ogni essere umano è considerato figlio di Dio, e nello stesso momento egli è a lui simile. E’ per questa ragione che San Oscar Romero non esitò a difendere la dignità di ogni uomo con un coraggio fermissimo. Ai sicari a pagamento e ai soldati semplici reclutati dalla giunta militare egli indirizzò queste parole: “Colui che tortura un altro è un assassino…… Nessuno ha il diritto di aggredire un altro uomo, perché l’uomo è l’immagine di Dio”. Un giorno prima del suo assassinio, egli pubblicamente invitò i soldati a rifiutarsi di obbedire agli ordini: “In nome di Dio e in nome di questo popolo sofferente io vi imploro, io vi do questo ordine : Smettete di opprimere gli uomini!” Un fucilata di un sicario lo colpì mentre celebrava la messa. Egli cadde davanti all’altare.
La beatificazione di San Oscar Romero fatta dal popolo non è un atto arrogante. Sappiamo bene che è solo Dio che legge nel cuore dell’uomo, tanto che noi possiamo capire solo raramente le cose con i suoi occhi. Ma questa “beatificazione”, senza grandi spese da parte delle autorità ecclesiastiche per procedure costose, invia a tutti una buona notizia che vuole essere lo specchio dello Spirito di Dio: la vita del nostro fratello San Oscar Romero ci indica come avere coraggio come lui, se ci impegnamo a seguire il Vangelo di Gesù.
Roma, 28 aprile 2011
[traduzione di Vittorio Bellavite]
mercoledì 27 aprile 2011
Un altro Mussolini
Elsa Morante, nel 1945 scrisse di Mussolini:
"Il capo del Governo si macchiò ripetutamente
durante la sua carriera di delitti che, al cospetto di un popolo
onesto, gli avrebbero meritato la condanna, la vergogna e la
privazione di ogni autorità di governo.
Perché il popolo tollerò e addirittura applaudì questi crimini?
Una parte per insensibilità morale,
una parte per astuzia,
una parte per interesse e tornaconto personale.
La maggioranza si rendeva naturalmente conto delle sue attività criminali,
ma preferiva dare il suo voto al forte piuttosto che al giusto.
Purtroppo il popolo italiano,
se deve scegliere tra il dovere e il tornaconto,
pur conoscendo quale sarebbe il suo dovere,
sceglie sempre il tornaconto.
Così un uomo mediocre, grossolano,
di eloquenza volgare ma di facile effetto,
è un perfetto esemplare dei suoi contemporanei.
Presso un popolo onesto,
sarebbe stato tutt'al più il leader di un partito di modesto seguito,
un personaggio un po' ridicolo per le sue maniere,
i suoi atteggiamenti, le sue manie di grandezza,
offensivo per il buon senso della gente
e causa del suo stile enfatico e impudico.
In Italia è diventato il capo del governo.
Ed è difficile trovare un più completo esempio italiano.
Ammiratore della forza, venale, corruttibile e corrotto,
cattolico senza credere in Dio,
presuntuoso, vanitoso, fintamente bonario,
buon padre di famiglia ma con numerose amanti,
si serve di coloro che disprezza,
si circonda di disonesti, di bugiardi, di inetti, di profittatori;
mimo abile, e tale da fare effetto su un pubblico volgare,
ma, come ogni mimo, senza un proprio carattere,
si immagina sempre di essere il personaggio che
vuole rappresentare."
Elsa Morante
"Il capo del Governo si macchiò ripetutamente
durante la sua carriera di delitti che, al cospetto di un popolo
onesto, gli avrebbero meritato la condanna, la vergogna e la
privazione di ogni autorità di governo.
Perché il popolo tollerò e addirittura applaudì questi crimini?
Una parte per insensibilità morale,
una parte per astuzia,
una parte per interesse e tornaconto personale.
La maggioranza si rendeva naturalmente conto delle sue attività criminali,
ma preferiva dare il suo voto al forte piuttosto che al giusto.
Purtroppo il popolo italiano,
se deve scegliere tra il dovere e il tornaconto,
pur conoscendo quale sarebbe il suo dovere,
sceglie sempre il tornaconto.
Così un uomo mediocre, grossolano,
di eloquenza volgare ma di facile effetto,
è un perfetto esemplare dei suoi contemporanei.
Presso un popolo onesto,
sarebbe stato tutt'al più il leader di un partito di modesto seguito,
un personaggio un po' ridicolo per le sue maniere,
i suoi atteggiamenti, le sue manie di grandezza,
offensivo per il buon senso della gente
e causa del suo stile enfatico e impudico.
In Italia è diventato il capo del governo.
Ed è difficile trovare un più completo esempio italiano.
Ammiratore della forza, venale, corruttibile e corrotto,
cattolico senza credere in Dio,
presuntuoso, vanitoso, fintamente bonario,
buon padre di famiglia ma con numerose amanti,
si serve di coloro che disprezza,
si circonda di disonesti, di bugiardi, di inetti, di profittatori;
mimo abile, e tale da fare effetto su un pubblico volgare,
ma, come ogni mimo, senza un proprio carattere,
si immagina sempre di essere il personaggio che
vuole rappresentare."
Elsa Morante
domenica 24 aprile 2011
Karol Wojtyla il grande oscurantista

Micromega offre un buon contributo sulla figura "controversa" di Karol Wojtyla, a pochi giorni dalla sua beatificazione.
Tra i vari interventi, quelli più critici di Hans Kung e di Giovanni Franzoni, e quelli più clementi di Andrea Riccardi e di Vincenzo Paglia.
Ve lo consiglio, come strumento di analisi e di confronto, che di sicuro non verrà anche solo accennato nell'orgia di devozione celebrativa a cui siamo abituati.
Compratevelo!
sabato 23 aprile 2011
Buona pasqua di resurrezione
Uscire dal sepolcro non è facile,
abbandonare tutto ciò che puzza da morto, da vecchio, da chiuso.
Da sicuro.
Grazie a voi,
che condividete con me un cammino di rinascita,
di sincerità e umanità.
Un abbraccio e tanti auguri.
federico e fidelia
abbandonare tutto ciò che puzza da morto, da vecchio, da chiuso.
Da sicuro.
Grazie a voi,
che condividete con me un cammino di rinascita,
di sincerità e umanità.
Un abbraccio e tanti auguri.
federico e fidelia
venerdì 22 aprile 2011
Rio de Janeiro: una Pasqua difficile
L’uomo è un animale difficile da capire, giustifica l’uccidere e si organizza per uccidere.
di Mauro Furlan
Cari amici,
ho lasciato passare un po’ di tempo prima di scrivere perché è successo qualcosa difficile da capire ed accettare.
Il giorno sette di aprile, alle otto di mattina, un giovane di 23 anni è entrato nella scuola che aveva frequentato, a Realengo, periferia di Rio de Janeiro, e con la scusa di ritirare il documento con i voti degli anni scolastici è salito al primo piano della scuola. E’ entrato in due classi, ha sparato con due pistole, ha ucciso 12 alunni di 13-14 anni e feriti altri 20. Ragazze, in maggioranza.
Un poliziotto è intervenuto ferendolo e subito il giovane si è ucciso.
Dentro di me ho sentito un dolore grande.
Uccidere dei ragazzi è assurdo, illogico, nulla può motivare un accanimento verso tale fascia di età. Chi convive con loro come educatore o professore, sa quanta bellezza e carica vitale porta con sé questa fase adolescenziale della vita.
Di stragi dentro alle scuole si sentiva parlare di paesi lontani ed evoluti (Stati Uniti). Adesso questo fatto orribile è accaduto vicino a me e l’ho vissuto come se in quella scuola ci fosse mio figlio di 14 anni.
Le indagini hanno messo a nudo come il giovane avesse una storia di problemi psicologici (madre schizofrenica), difficoltà di relazione e in quella scuola era stato vittima di bullismo. Lui ha lasciato vari messaggi, molto sconnessi, per spiegare il suo gesto, mescolando sofferenza patita, rabbia contro un mondo malvagio, bisogno di fare un gesto eclatante ispirato all’ attentato dell’11 di settembre.
Resta inconcepibile il motivo che porta a scegliere una scuola come luogo per comunicare il proprio dramma o la propria follia, e come vittime innocenti e sacrificali dei ragazzi di 13-14 anni.
La televisione e la radio hanno presentato l’argomento con forte carica emotiva, infiniti dettagli, sfruttando al massimo l’ evento e facendo pure qualche gaff dovuta al voler spiegare in fretta l’ accaduto.
Adesso la vita in quella scuola sta tornando lentamente alla normalità. Le classi dove è stato compiuto il massacro diventeranno museo. Gli psicologi stanno aiutano i ragazzi che hanno vissuto il dramma a recuperare. Si fanno attività varie per elaborare il lutto e andare avanti.
L’ episodio drammatico ha sollevato due grosse riflessioni.
La prima riguarda la quantità di armi in circolazione.
Il giovane ha comprato illegalmente pistole e proiettili e forse ha imparato a sparare guardando internet. Alcuni movimenti e alcuni politici vogliono fare un nuovo referendum per proibire la vendita delle armi. Quello che sicuramente si farà è un’ altra campagna affinché la gente che tiene armi illegali in casa le consegni: in cambio avranno del denaro.
I vari movimenti a favore del disarmo dicono apertamente che le armi usate normalmente per compiere atti criminali sono tutte rubate a persone che le avevano regolarmente comprate per uso personale.
La seconda riflessione riguarda il bullismo, fenomeno diffusissimo in Brasile. Gli esperti sono intervenuti per aiutare a individuare e riconoscere i segnali della presenza di atti di bullismo e le difficoltà di relazione tra ragazzi.
Per vigilare e prevenire si stanno istallando telecamere nelle scuole e si assumono delle guardie, pensando che ciò possa aumentare il senso di sicurezza delle istituzioni.
Io riconosco che la quantità di armi in circolazione è grandissima. Moltissime sono illegali. E’ impressionante la quantità di crimini compiuti con uso di armi e che hanno per effetto la morte di persone. Il Brasile è un paese violentissimo. Acquistare illegalmente un’ arma è facile e assoldare un killer di professione non costa molto.
Ma anche questa riflessione mi sembra non sia sufficiente per lasciarmi la coscienza tranquilla e proseguire.
Mi sembra che manchi una riflessione più profonda su questa società che fa della morte uno spettacolo, che coltiva la solitudine, che condanna un individuo come pazzo ma non fa un’ autocritica. Non si parla di ingiustizia, di disuguaglianza, di esclusione, di gestione del potere. Un animale rabbioso come questo non nasce in un giorno e non nasce da solo.
La vita continua, tutto è tornato alla normalità, le pagine dei giornali e la tv ne parlano sempre meno. Resta un fatto di cronaca. Ma un fatto così terribile rimane dentro, crea fantasmi e nuovi mostri se non lo si decodifica e lo si elabora in modo collettivo.
Questa Pasqua è dura da vivere. Ogni Pasqua è dura da vivere se si pensa che Gesù è vittima di un assassinio organizzato dallo stato romano assieme ai responsabili dello stato ebraico.
L’uomo è un animale difficile da capire, giustifica l’uccidere e si organizza per uccidere.
Buona Pasqua da Rio de Janeiro!
Mauro Milse, Rafael e Matteo
di Mauro Furlan
Cari amici,
ho lasciato passare un po’ di tempo prima di scrivere perché è successo qualcosa difficile da capire ed accettare.
Il giorno sette di aprile, alle otto di mattina, un giovane di 23 anni è entrato nella scuola che aveva frequentato, a Realengo, periferia di Rio de Janeiro, e con la scusa di ritirare il documento con i voti degli anni scolastici è salito al primo piano della scuola. E’ entrato in due classi, ha sparato con due pistole, ha ucciso 12 alunni di 13-14 anni e feriti altri 20. Ragazze, in maggioranza.
Un poliziotto è intervenuto ferendolo e subito il giovane si è ucciso.
Dentro di me ho sentito un dolore grande.
Uccidere dei ragazzi è assurdo, illogico, nulla può motivare un accanimento verso tale fascia di età. Chi convive con loro come educatore o professore, sa quanta bellezza e carica vitale porta con sé questa fase adolescenziale della vita.
Di stragi dentro alle scuole si sentiva parlare di paesi lontani ed evoluti (Stati Uniti). Adesso questo fatto orribile è accaduto vicino a me e l’ho vissuto come se in quella scuola ci fosse mio figlio di 14 anni.
Le indagini hanno messo a nudo come il giovane avesse una storia di problemi psicologici (madre schizofrenica), difficoltà di relazione e in quella scuola era stato vittima di bullismo. Lui ha lasciato vari messaggi, molto sconnessi, per spiegare il suo gesto, mescolando sofferenza patita, rabbia contro un mondo malvagio, bisogno di fare un gesto eclatante ispirato all’ attentato dell’11 di settembre.
Resta inconcepibile il motivo che porta a scegliere una scuola come luogo per comunicare il proprio dramma o la propria follia, e come vittime innocenti e sacrificali dei ragazzi di 13-14 anni.
La televisione e la radio hanno presentato l’argomento con forte carica emotiva, infiniti dettagli, sfruttando al massimo l’ evento e facendo pure qualche gaff dovuta al voler spiegare in fretta l’ accaduto.
Adesso la vita in quella scuola sta tornando lentamente alla normalità. Le classi dove è stato compiuto il massacro diventeranno museo. Gli psicologi stanno aiutano i ragazzi che hanno vissuto il dramma a recuperare. Si fanno attività varie per elaborare il lutto e andare avanti.
L’ episodio drammatico ha sollevato due grosse riflessioni.
La prima riguarda la quantità di armi in circolazione.
Il giovane ha comprato illegalmente pistole e proiettili e forse ha imparato a sparare guardando internet. Alcuni movimenti e alcuni politici vogliono fare un nuovo referendum per proibire la vendita delle armi. Quello che sicuramente si farà è un’ altra campagna affinché la gente che tiene armi illegali in casa le consegni: in cambio avranno del denaro.
I vari movimenti a favore del disarmo dicono apertamente che le armi usate normalmente per compiere atti criminali sono tutte rubate a persone che le avevano regolarmente comprate per uso personale.
La seconda riflessione riguarda il bullismo, fenomeno diffusissimo in Brasile. Gli esperti sono intervenuti per aiutare a individuare e riconoscere i segnali della presenza di atti di bullismo e le difficoltà di relazione tra ragazzi.
Per vigilare e prevenire si stanno istallando telecamere nelle scuole e si assumono delle guardie, pensando che ciò possa aumentare il senso di sicurezza delle istituzioni.
Io riconosco che la quantità di armi in circolazione è grandissima. Moltissime sono illegali. E’ impressionante la quantità di crimini compiuti con uso di armi e che hanno per effetto la morte di persone. Il Brasile è un paese violentissimo. Acquistare illegalmente un’ arma è facile e assoldare un killer di professione non costa molto.
Ma anche questa riflessione mi sembra non sia sufficiente per lasciarmi la coscienza tranquilla e proseguire.
Mi sembra che manchi una riflessione più profonda su questa società che fa della morte uno spettacolo, che coltiva la solitudine, che condanna un individuo come pazzo ma non fa un’ autocritica. Non si parla di ingiustizia, di disuguaglianza, di esclusione, di gestione del potere. Un animale rabbioso come questo non nasce in un giorno e non nasce da solo.
La vita continua, tutto è tornato alla normalità, le pagine dei giornali e la tv ne parlano sempre meno. Resta un fatto di cronaca. Ma un fatto così terribile rimane dentro, crea fantasmi e nuovi mostri se non lo si decodifica e lo si elabora in modo collettivo.
Questa Pasqua è dura da vivere. Ogni Pasqua è dura da vivere se si pensa che Gesù è vittima di un assassinio organizzato dallo stato romano assieme ai responsabili dello stato ebraico.
L’uomo è un animale difficile da capire, giustifica l’uccidere e si organizza per uccidere.
Buona Pasqua da Rio de Janeiro!
Mauro Milse, Rafael e Matteo
mercoledì 20 aprile 2011
L'autonomia dello straniero

di Federico Bollettin
(pubblicato su Il Mattino di Padova di oggi)
Con il corpo e le braccia sono qui, dentro le nostre fabbriche, lungo le strade. Ma con la testa sono ancora lì, nei loro Paesi d'origine. Ecco perchè - secondo Mandoyan Bamba, mediatrice culturale nel comune di Padova e scrittrice - molti immigrati che vivono in Italia non riescono ancora ad affermarsi a livello professionale, o comunque non riescono a realizzarsi come uomini e come donne.
Nata in Costa d'Avorio ma da vent'anni in Italia, Mandoyan non possiamo definirla africana. E neppure italiana. E' semplicemente lei. Pelle nera per gioco, mi prende in contropiede quando, ascoltandola con interesse, realizzo che la sua proprietà di linguaggio supera largamente la mia, così arrivo a chiederle il significato di alcuni vocaboli italiani. Anche il nome delle pietre e i cristalli che usa per fare reiki. E i tarocchi. Una miniera insomma di energia, di conoscenze, di inaspettate ricchezze al solito bianco prevenuto.
Nella nostra multietnica città non le manca lavoro. Come un angelo entra nelle scuole, a stretto contatto con bambini e ragazzi, favorendo il dialogo e accorciando le distanze che separano le differenze.
Le sue radici sono piantate qui. La sua testa e il suo cuore sono nel luogo dove vive ogni giorno. Lo racconta brillantemente nel suo libro E' tutto un gioco. Cronistoria di un risveglio (Altro Mondo editore).
"La strada verso l'autonomia è lunga, e in salita" scrive Mandoyan. Non si vergogna di criticare i comportamenti di molti suoi conterranei che incarnano una mentalità vecchia, "la mentalità secondo la quale – continua – la tua vita non appartiene a te: appartiene agli avi, ai genitori, al clan, a Dio, a tutto, a tutti, tranne che a te." Una nuova forma di schiavitù per molti immigrati che, oltre alle difficoltà legate all'integrazione, devono fare i conti con le pressioni dei loro innumerevoli familiari di laggiù. Chiedono soldi principalmente, inventando nuovi bisogni. Un legame economico-mentale-emotivo che crea dipendenza, e alla fine molta frustrazione. E se non deciderà di prendere in mano la propria vita, l'immigrato (e i suoi figli) rimarrà "lo straniero" in eterno, non solo qui ma anche nella terra da dove è scappato.
(*Mandoyan Bamba presenterà il suo libro il 28 aprile alle ore 18 presso il Circolo Culturale Cameroes ad Altichiero, Padova)
lunedì 18 aprile 2011
Un dettaglio che sfugge alla Lega Nord!
"Maroni, Calderoli e Borghezio hanno detto e ripetuto, nei giorni scorsi, che vogliono l’Italia fuori dall’Unione Europea.
Forse non hanno considerato che, in quel modo... diventiamo tutti extracomunitari!"
Pietro Ichino
Forse non hanno considerato che, in quel modo... diventiamo tutti extracomunitari!"
Pietro Ichino
domenica 17 aprile 2011
Aprimi fratello
Ho bussato alla tua porta
ho bussato al tuo cuore
per avere un letto
per avere del fuoco
perché mai respingermi?
Aprimi fratello!
Perché domandarmi
se sono dell'Africa
se sono dell'America
se sono dell'Asia
se sono dell'Europa?
Aprimi fratello!
Perché domandarmi
quant'è lungo il mio naso
quant'è spessa la mia bocca
di che colore ho la pelle
che nome hanno i miei dei?
Aprimi fratello!
Io non sono nero
io non sono rosso
io non sono giallo
io non sono bianco
non sono altro che un uomo.
Aprimi fratello!
Aprimi la porta
aprimi il tuo cuore
perché sono un uomo
l'uomo di tutti i tempi
l'uomo di tutti i cieli
l'uomo che ti somiglia!
Rene Philombe
ho bussato al tuo cuore
per avere un letto
per avere del fuoco
perché mai respingermi?
Aprimi fratello!
Perché domandarmi
se sono dell'Africa
se sono dell'America
se sono dell'Asia
se sono dell'Europa?
Aprimi fratello!
Perché domandarmi
quant'è lungo il mio naso
quant'è spessa la mia bocca
di che colore ho la pelle
che nome hanno i miei dei?
Aprimi fratello!
Io non sono nero
io non sono rosso
io non sono giallo
io non sono bianco
non sono altro che un uomo.
Aprimi fratello!
Aprimi la porta
aprimi il tuo cuore
perché sono un uomo
l'uomo di tutti i tempi
l'uomo di tutti i cieli
l'uomo che ti somiglia!
Rene Philombe
sabato 16 aprile 2011
"Restiamo umani"
Ciao Vittorio,
"restiamo umani" era la tua esortazione alla fine di ogni
messaggio.
Restiamolo, anche di fronte alla tua fine così crudele e
ingiusta.
Vittorio Arrigoni è stato ucciso a Gaza, a trentasei anni, poche ore dopo
il suo sequestro.
Uomo di pace e giornalista coraggioso, aveva scelto di
vivere a Gaza e di raccontare giorno per giorno la lotta per la
sopravvivenza dei palestinesi rinchiusi nell' assedio.
Lunedì 18 aprile, in occasione dell' ultima serata del cineforum dedicato
alla Palestina, lo ricorderemo insieme.
Alle ore 20.45, Fronte del Porto, proiezione di "Vietato sognare" di
Barbara Cupisti. Sarà con noi la regista del film.
http://www.zoes.it/it/content/blog/ciao-vittorio
"restiamo umani" era la tua esortazione alla fine di ogni
messaggio.
Restiamolo, anche di fronte alla tua fine così crudele e
ingiusta.
Vittorio Arrigoni è stato ucciso a Gaza, a trentasei anni, poche ore dopo
il suo sequestro.
Uomo di pace e giornalista coraggioso, aveva scelto di
vivere a Gaza e di raccontare giorno per giorno la lotta per la
sopravvivenza dei palestinesi rinchiusi nell' assedio.
Lunedì 18 aprile, in occasione dell' ultima serata del cineforum dedicato
alla Palestina, lo ricorderemo insieme.
Alle ore 20.45, Fronte del Porto, proiezione di "Vietato sognare" di
Barbara Cupisti. Sarà con noi la regista del film.
http://www.zoes.it/it/content/blog/ciao-vittorio
lunedì 11 aprile 2011
Ultimissime dalla Costa d'Avorio
ABIDJAN - Il presidente uscente della Costa D'Avorio Laurent Gbagbo è stato arrestato dalle forze del capo di stato Alassane Ouattara e condotto, insieme alla moglie Simone e al figlio, al Golf Hotel, quartier generale del presidente riconosciuto dalla comunità internazionale. Lo ha precisato l'ambasciatore francese ad Abidjan, Jean-Marc Simon... (leggi tutto)
Un altro esempio di popolo coraggioso, responsabile della propria sovranità.
Auguri al presidente eletto Ouattara!
Un altro esempio di popolo coraggioso, responsabile della propria sovranità.
Auguri al presidente eletto Ouattara!
Amore negato
Un lamento di donna, appena lasciata da un giovane prete.
Lui fragile, confuso, impaurito dall'amore, obbediente alle indicazioni dei superiori a non sporcarsi le mani con l'amore carnale.
Lei triste, ferita, delusa, in cerca di un senso...
E' successo
...che lui ha scelto se stesso e la maledetta istituzione lasciando andare me
E' successo che ancora una volta ho toccato con mano che il bene non vince su tutto
E' successo che ho in bocca il sapore amaro dell'egoismo e dell'ipocrisia
E' successo che mi sono illusa e delusa
E' successo che sono così triste e sconsolata da non vedere una via d'uscita
E' successo che la ragione mi sta abbandonando.
Ciao Federico.
Lui fragile, confuso, impaurito dall'amore, obbediente alle indicazioni dei superiori a non sporcarsi le mani con l'amore carnale.
Lei triste, ferita, delusa, in cerca di un senso...
E' successo
...che lui ha scelto se stesso e la maledetta istituzione lasciando andare me
E' successo che ancora una volta ho toccato con mano che il bene non vince su tutto
E' successo che ho in bocca il sapore amaro dell'egoismo e dell'ipocrisia
E' successo che mi sono illusa e delusa
E' successo che sono così triste e sconsolata da non vedere una via d'uscita
E' successo che la ragione mi sta abbandonando.
Ciao Federico.
domenica 10 aprile 2011
Domani avremo fame
Poesia di Joseph M. Tala (Camerun)
Domani
Avremo fame domani
Fame di un mondo
Che apra alla gioia ed alla condivisione
Avremo fame domani
Fame di amare
Fame di speranza
Fame di orgoglio
Fame di un mondo senza ambiguità.
Avremo fame domani
Della presenza di altri
Della presenza di tutti gli uomini
Di questa vita disabitata
Morsa dalla solitudine.
Avremo fame domani
Non di bassezze e di tristi vergogne
Avremo fame domani
Di tenerezza sbocciata
Lontano dal filo spinato della segregazione.
Avremo fame domani
Non di falsi amici dal cuore doppio
Non di cuori vigliacchi e volgarmente avidi
Disseccati dall’egoismo.
Avremo fame domani
Fame di guarire il mondo
Dalla sua trasudante miseria
Fame di combattere il male
Ed i suoi molti complici.
Avremo fame domani
Fame di preparare il mondo
Alla fastosa fortuna della Fraternità.
Fame di uno sforzo su noi stessi
Perché nasca l’Uomo
E rinasca il mondo
Fame perché sbocci la speranza
Di un mondo nuovo e stellato.
Avremo fame domani
Di quelle strade scoscese
Che portano alla città
Lontano dai rovi del disprezzo
Dell’odio
Del rancore.
Avremo fame domani
Di generosi costruttori di cittadelle
Che in luogo d’intonare
I canti tribali
Dell’odio e della razza
Faranno crescere
Fraternamente
Fianco a fianco
Malgrado le loro diversità
Tutte le razze
La gialla e la bianca e la nera
In una sinfonia
Di fraternità.
Avremo fame domani
Perché tutti gli uomini
Spezzando le loro catene
E facendo una catena
Conducano il mondo alla fonte della condivisione.
Joseph M. Tala
Domani
Avremo fame domani
Fame di un mondo
Che apra alla gioia ed alla condivisione
Avremo fame domani
Fame di amare
Fame di speranza
Fame di orgoglio
Fame di un mondo senza ambiguità.
Avremo fame domani
Della presenza di altri
Della presenza di tutti gli uomini
Di questa vita disabitata
Morsa dalla solitudine.
Avremo fame domani
Non di bassezze e di tristi vergogne
Avremo fame domani
Di tenerezza sbocciata
Lontano dal filo spinato della segregazione.
Avremo fame domani
Non di falsi amici dal cuore doppio
Non di cuori vigliacchi e volgarmente avidi
Disseccati dall’egoismo.
Avremo fame domani
Fame di guarire il mondo
Dalla sua trasudante miseria
Fame di combattere il male
Ed i suoi molti complici.
Avremo fame domani
Fame di preparare il mondo
Alla fastosa fortuna della Fraternità.
Fame di uno sforzo su noi stessi
Perché nasca l’Uomo
E rinasca il mondo
Fame perché sbocci la speranza
Di un mondo nuovo e stellato.
Avremo fame domani
Di quelle strade scoscese
Che portano alla città
Lontano dai rovi del disprezzo
Dell’odio
Del rancore.
Avremo fame domani
Di generosi costruttori di cittadelle
Che in luogo d’intonare
I canti tribali
Dell’odio e della razza
Faranno crescere
Fraternamente
Fianco a fianco
Malgrado le loro diversità
Tutte le razze
La gialla e la bianca e la nera
In una sinfonia
Di fraternità.
Avremo fame domani
Perché tutti gli uomini
Spezzando le loro catene
E facendo una catena
Conducano il mondo alla fonte della condivisione.
Joseph M. Tala
sabato 9 aprile 2011
Un'altra guerra per eliminare il dittatore

Costa D'Avorio
Ad Abidjan sono in corso ormai da dieci giorni violenti combattimenti tra le forze del presidente uscente Laurent Gbagbo e del Capo di Stato legittimo, Alassane Ouattara. La crisi politica in Costa d'Avorio rischia di sfociare in una vera e propria guerra civile tra i sostenitori di Gbagbo e di Ouattara; secondo i dati diffusi dall'Alto Commissariato dell'Onu per i rifugiati (Unhcr) almeno un milione di persone avrebbe lasciato Abidjan per timore delle violenze.
Gbagbo, autoproclamatosi vincitore delle presidenziali del 28 novembre scorso, non è stato riconosciuto dalla comunità internazionale: secondo i dati diffusi dalla Commissione elettorale infatti Ouattara era risultato vincitore con il 54% dei voti ma il Consiglio costituzionale, vicino al Presidente uscente, aveva invalidato numerose schede proclamando Gbabgo vincitore con il 51% delle preferenze.
Risorgere è lasciare andare
Come mi piace leggere il racconto della resurrezione di Lazzaro come un percorso di liberazione e auto-consapevolezza!
Marta e Maria aspettano invano l'intervento miracoloso di Gesù, ma ognuno di noi deve fare i conti con la morte, con la propria morte e quella di altri. I miracoli, quelli che creano discriminazione, non servono a salvarsi.
Gesù arriva solo per piangere, per essere e mostrarsi vero uomo.
E per farsi compagno nel dolore.
Un pianto che non è disperazione, ma sofferenza aperta alla vita, al futuro, alla libertà.
Quella pietra davanti al sepolcro è scomoda, ci fa sentire la puzza della morte. Gesù la vuole togliere per aprire la strada alla rinascita di Lazzaro.
Gli scheletri dentro l'armadio vengono lasciati andare, le ferite del passato e i vecchi rancori vengono serenamente accolti e lasciati andare.
Ecco come resuscitare le persone: lasciandole andare. Per la loro strada, lungo il sentiero faticoso della libertà, offrendo sempre la nostra amicizia.
Marta e Maria aspettano invano l'intervento miracoloso di Gesù, ma ognuno di noi deve fare i conti con la morte, con la propria morte e quella di altri. I miracoli, quelli che creano discriminazione, non servono a salvarsi.
Gesù arriva solo per piangere, per essere e mostrarsi vero uomo.
E per farsi compagno nel dolore.
Un pianto che non è disperazione, ma sofferenza aperta alla vita, al futuro, alla libertà.
Quella pietra davanti al sepolcro è scomoda, ci fa sentire la puzza della morte. Gesù la vuole togliere per aprire la strada alla rinascita di Lazzaro.
Gli scheletri dentro l'armadio vengono lasciati andare, le ferite del passato e i vecchi rancori vengono serenamente accolti e lasciati andare.
Ecco come resuscitare le persone: lasciandole andare. Per la loro strada, lungo il sentiero faticoso della libertà, offrendo sempre la nostra amicizia.
Ecco i referendum
Cerchiamo di diffondere a più persone questo documento per chiarire idee e scenari sui referendum abrogativi del 12-13-giugno 2011, che “pagheremo” a caro prezzo se non parteciperemo “attivamente”….
E' molto importante per me, per te, per i tuoi amici, per i tuoi figli e per i tuoi nipoti, presentarsi al referendum abrogativo del 12-13 giugno 2011. E' l'unico strumento, oltre alle elezioni, che ci fa sentire parte attiva di questo stato.
Il referendum avrà quattro quesiti, uno più importante dell'altro. Ve li elenco in maniera molto molto stringata.
Per ogni approfondimento andate qui: http://it.wikipedia.org/wiki/Referendum_abrogativi_del_2011_in_Italia
Primo quesito (Acqua)
Vuoi eliminare la legge che dà l'affidamento a soggetti privati o privati/pubblici la gestione del servizio idrico? SI
Secondo quesito (Acqua)
Vuoi eliminare la legge che consente al gestore di avere un profitto proprio sulla tariffa dell'acqua, indipendente da un reinvestimento per la riqualificazione della rete idrica? SI
Terzo quesito (Centrali Nucleari)
Vuoi eliminare la legge che permette la costruzione di centrali nucleari sul territorio italiano? SI
Quarto quesito (Legittimo Impedimento)
Vuoi eliminare la legge che permette al Presidente del Consiglio dei Ministri e ai Ministri di non comparire in udienza penale durante la loro carica? SI
Come per ogni referendum, non basterà che vincano i SI ma bisognerà raggiungere il quorum. 25 milioni di persone, il 50% degli aventi diritto, dovrà recarsi alle urne per rendere il referendum valido.
La verà unità di noi tutti per far valere i nostri diritti di cittadini, capaci di dare una forte risposta a leggi che remano contro di noi.
RICORDA: Condividi questo post con tutti i tuoi contatti, perchè questa volta abbiamo la possibilità di salvare il paese, gira la mail a tutti i tuoi contatti.
E' molto importante per me, per te, per i tuoi amici, per i tuoi figli e per i tuoi nipoti, presentarsi al referendum abrogativo del 12-13 giugno 2011. E' l'unico strumento, oltre alle elezioni, che ci fa sentire parte attiva di questo stato.
Il referendum avrà quattro quesiti, uno più importante dell'altro. Ve li elenco in maniera molto molto stringata.
Per ogni approfondimento andate qui: http://it.wikipedia.org/wiki/Referendum_abrogativi_del_2011_in_Italia
Primo quesito (Acqua)
Vuoi eliminare la legge che dà l'affidamento a soggetti privati o privati/pubblici la gestione del servizio idrico? SI
Secondo quesito (Acqua)
Vuoi eliminare la legge che consente al gestore di avere un profitto proprio sulla tariffa dell'acqua, indipendente da un reinvestimento per la riqualificazione della rete idrica? SI
Terzo quesito (Centrali Nucleari)
Vuoi eliminare la legge che permette la costruzione di centrali nucleari sul territorio italiano? SI
Quarto quesito (Legittimo Impedimento)
Vuoi eliminare la legge che permette al Presidente del Consiglio dei Ministri e ai Ministri di non comparire in udienza penale durante la loro carica? SI
Come per ogni referendum, non basterà che vincano i SI ma bisognerà raggiungere il quorum. 25 milioni di persone, il 50% degli aventi diritto, dovrà recarsi alle urne per rendere il referendum valido.
La verà unità di noi tutti per far valere i nostri diritti di cittadini, capaci di dare una forte risposta a leggi che remano contro di noi.
RICORDA: Condividi questo post con tutti i tuoi contatti, perchè questa volta abbiamo la possibilità di salvare il paese, gira la mail a tutti i tuoi contatti.
domenica 3 aprile 2011
Compassione, la più umana delle virtù
di Leonardo Boff
Tre avvenimenti terribili: il terremoto in Giappone, seguito da un devastante tsunami, la fuoriuscita deleteria di gas radioattivi dalla centrale nucleare colpita e gli smottamenti distruttori avvenuti nelle città montagnose intorno a Rio de Janeiro, hanno provocato in noi due tipi di reazioni: compassione e solidarietà.
Inizialmente irrompe la com-passione. La compassione tra le virtù umane è forse la più umana di tutte, perché non solamente ci apre all’altro, in quanto espressione di amore sofferente, ma all’altro reso vittima e umiliato. Poco importa l’ideologia, la religione, lo status sociale e culturale delle persone. La compassione annulla questa differenza e fa stendere la mano alle vittime. Rimanere cinicamente indifferenti, indica una suprema disumanità che ci trasforma in nemici della nostra stessa umanità. Davanti alla disgrazia dell’altro non si può che diventare come il samaritano misericordioso della parabola biblica.
La com-passione implica, assume la passione dell’altro. Significa trasferirsi nelle vesti dell’altro per stare insieme a lui, per soffrire con lui, per piangere con lui, per sentire con lui il lacerarsi del cuore. Magari non abbiamo niente da dargli e perfino le parole ci muoiono in gola. Ma l’importante è essere con lui e non permettere mai che possa soffrire da solo. Anche se stiamo a migliaia di chilometri di distanza dai nostri fratelli giapponesi o accanto ai nostri vicini delle città intorno a Rio, la loro sofferenza è la nostra sofferenza, la loro disperazione è la nostra disperazione, il grido lancinante lanciato al cielo che chiede: “perché, Dio mio, perché?” è il nostro grido lancinante. E dividiamo lo stesso dolore per non ricevere nessuna spiegazione plausibile. E anche se questa esistesse, non sarebbe in grado di disfare la devastazione, non riuscirebbe a ricostruire le case distrutte né potrebbe resuscitare i familiari morti, specialmente i bambini innocenti.
La compassione ha un che di singolare: non esige nessuna riflessione previa, né argomenti che le diano un fondamento. Essa semplicemente si impone perché siamo essenzialmente esseri compassionevoli. La compassione nega di per sé la nozione del biologo Richard Dawkins sul “gene egoista”. O il presupposto di Charles Darwin che vuole la competizione e il trionfo del più forte come reggenti dell’evoluzione. Al contrario, non esistono geni solitari, ma tutti sono inter-retro-connessi e noi umani siamo tessuti in infinite tele di relazioni che ci trasformano in esseri di cooperazione e solidarietà. Un numero sempre crescente di scienziati provenienti dalla meccanica quantica, dall’astrofisica e dalla bio-antropologia sostengono la tesi che la legge suprema del processo cosmo-genico è l’intrecciarsi di tutti con tutti e non la competizione escludente. Il sottile equilibrio della Terra, considerata come un super organismo che si auto regola, richiede la cooperazione di un infinito numero di fattori che interagiscono vicendevolmente, con le energie dell’universo, con l’atmosfera, con la biosfera e con lo stesso sistema-Terra. Questa cooperazione è responsabile del suo equilibrio, adesso perturbato dall’eccessiva pressione che la nostra società consumista, esageratamente dispendiosa, esercita su ogni ecosistema e che si manifesta nella crisi ecologica generalizzata.
Nella compassione avviene l’incontro di tutte le religioni, dell’oriente e dell’occidente, di tutte le etiche, di tutte le filosofie e di tutte le culture. Al centro c’è la dignità e l’autorità di chi soffre, che provoca in noi la compassione attiva.
La seconda reazione, affine alla compassione, è la solidarietà. Essa ubbidisce alla stessa logica. Andiamo incontro all’altro per salvargli la vita, portargli acqua, alimento, accoglienza e specialmente calore umano. Sappiamo dall’antropogenesi che ci siamo resi umani quando abbiamo superato la fase della ricerca individuale dei mezzi di sussistenza ed abbiamo cominciato a cercarli collettivamente e a distribuirli, cooperando, tra tutti. Quello che ci ha umanizzato ieri, ci umanizzerà oggi. Per questo è cosi commovente assistere a come tanti si mobilitano in ogni luogo per aiutare le vittime e, per mezzo della solidarietà, danno loro ciò di cui necessitano, soprattutto la speranza di che, nonostante la disgrazia, vivere vale ancora la pena.
Leonardo Boff
(leggi l'articolo originale in portoghese http://amaivos.uol.com.br/amaivos09/noticia/noticia.asp?cod_noticia=17456&cod_canal=85)
Tre avvenimenti terribili: il terremoto in Giappone, seguito da un devastante tsunami, la fuoriuscita deleteria di gas radioattivi dalla centrale nucleare colpita e gli smottamenti distruttori avvenuti nelle città montagnose intorno a Rio de Janeiro, hanno provocato in noi due tipi di reazioni: compassione e solidarietà.
Inizialmente irrompe la com-passione. La compassione tra le virtù umane è forse la più umana di tutte, perché non solamente ci apre all’altro, in quanto espressione di amore sofferente, ma all’altro reso vittima e umiliato. Poco importa l’ideologia, la religione, lo status sociale e culturale delle persone. La compassione annulla questa differenza e fa stendere la mano alle vittime. Rimanere cinicamente indifferenti, indica una suprema disumanità che ci trasforma in nemici della nostra stessa umanità. Davanti alla disgrazia dell’altro non si può che diventare come il samaritano misericordioso della parabola biblica.
La com-passione implica, assume la passione dell’altro. Significa trasferirsi nelle vesti dell’altro per stare insieme a lui, per soffrire con lui, per piangere con lui, per sentire con lui il lacerarsi del cuore. Magari non abbiamo niente da dargli e perfino le parole ci muoiono in gola. Ma l’importante è essere con lui e non permettere mai che possa soffrire da solo. Anche se stiamo a migliaia di chilometri di distanza dai nostri fratelli giapponesi o accanto ai nostri vicini delle città intorno a Rio, la loro sofferenza è la nostra sofferenza, la loro disperazione è la nostra disperazione, il grido lancinante lanciato al cielo che chiede: “perché, Dio mio, perché?” è il nostro grido lancinante. E dividiamo lo stesso dolore per non ricevere nessuna spiegazione plausibile. E anche se questa esistesse, non sarebbe in grado di disfare la devastazione, non riuscirebbe a ricostruire le case distrutte né potrebbe resuscitare i familiari morti, specialmente i bambini innocenti.
La compassione ha un che di singolare: non esige nessuna riflessione previa, né argomenti che le diano un fondamento. Essa semplicemente si impone perché siamo essenzialmente esseri compassionevoli. La compassione nega di per sé la nozione del biologo Richard Dawkins sul “gene egoista”. O il presupposto di Charles Darwin che vuole la competizione e il trionfo del più forte come reggenti dell’evoluzione. Al contrario, non esistono geni solitari, ma tutti sono inter-retro-connessi e noi umani siamo tessuti in infinite tele di relazioni che ci trasformano in esseri di cooperazione e solidarietà. Un numero sempre crescente di scienziati provenienti dalla meccanica quantica, dall’astrofisica e dalla bio-antropologia sostengono la tesi che la legge suprema del processo cosmo-genico è l’intrecciarsi di tutti con tutti e non la competizione escludente. Il sottile equilibrio della Terra, considerata come un super organismo che si auto regola, richiede la cooperazione di un infinito numero di fattori che interagiscono vicendevolmente, con le energie dell’universo, con l’atmosfera, con la biosfera e con lo stesso sistema-Terra. Questa cooperazione è responsabile del suo equilibrio, adesso perturbato dall’eccessiva pressione che la nostra società consumista, esageratamente dispendiosa, esercita su ogni ecosistema e che si manifesta nella crisi ecologica generalizzata.
Nella compassione avviene l’incontro di tutte le religioni, dell’oriente e dell’occidente, di tutte le etiche, di tutte le filosofie e di tutte le culture. Al centro c’è la dignità e l’autorità di chi soffre, che provoca in noi la compassione attiva.
La seconda reazione, affine alla compassione, è la solidarietà. Essa ubbidisce alla stessa logica. Andiamo incontro all’altro per salvargli la vita, portargli acqua, alimento, accoglienza e specialmente calore umano. Sappiamo dall’antropogenesi che ci siamo resi umani quando abbiamo superato la fase della ricerca individuale dei mezzi di sussistenza ed abbiamo cominciato a cercarli collettivamente e a distribuirli, cooperando, tra tutti. Quello che ci ha umanizzato ieri, ci umanizzerà oggi. Per questo è cosi commovente assistere a come tanti si mobilitano in ogni luogo per aiutare le vittime e, per mezzo della solidarietà, danno loro ciò di cui necessitano, soprattutto la speranza di che, nonostante la disgrazia, vivere vale ancora la pena.
Leonardo Boff
(leggi l'articolo originale in portoghese http://amaivos.uol.com.br/amaivos09/noticia/noticia.asp?cod_noticia=17456&cod_canal=85)
giovedì 31 marzo 2011
Silvione l'africano!
Mi ero promesso di non parlare più di "lui" perchè i giornali sono pieni del suo nome. In Italia e in tutto il mondo. Ma l'editoriale di oggi, apparso su La Stampa, e che ho sentito stamattina su radio3, mi è piaciuto. La situazione certo non mi piace affatto! Come mi ha detto ieri un mio amico australiano: "All'inizio ci siamo meravigliati del vostro presidente, ora ci meravigliamo del popolo italiano che non fa nulla per eliminarlo!"
Silvione l'Africano
di Massimo Gramellini
Siamo alle solite. Coi lampedusani ha fatto il lampedusano, dimenticandosi che coi tunisini aveva fatto il tunisino. Il guaio è che ce n’eravamo dimenticati anche noi, ubriacati dalle giravolte continue di questo venditore di stati d’animo, che ha in tasca un copione per ogni pubblico e una faccia per ogni evenienza. Dunque: l’uomo della Provvidenza che ieri arringava la folla dell’isola assediata, promettendo di «liberarla» dagli invasori entro 48-60 ore, è lo stesso che il 27 agosto 2009 pronunciò negli studi della tv satellitare tunisina Nessma (di sua proprietà) le seguenti, nobilissime parole: «Il nostro passato di emigranti ci impone il dovere di dare a coloro che vengono in Italia la possibilità di un lavoro, di una casa, di una scuola per i figli. La possibilità di un benessere che significa anche l’apertura di tutti i nostri ospedali alle loro necessità. È questa la politica del mio governo!». In piena estasi mistica, la giovane conduttrice tunisina gli chiese il permesso di applaudirlo. E lui, benevolo come sempre, acconsentì. In cambio pretese da lei il numero di telefono (forse era la nipote di Ben Ali). Quella sera la tv irradiò il verbo di Silvione l’Africano in tutti i Paesi del Maghreb ed è lecito pensare che i telespettatori più affamati avranno accolto le parole dell’illustre dirimpettaio come un invito a raggiungerlo nel suo accogliente Eden appena possibile, cioè adesso.
Eppure di una cosa sono sicuro: che il Berlusconi di Lampedusa prenderebbe fieramente le distanze dal Berlusconi di Tunisi. Se solo si ricordasse chi è.
Silvione l'Africano
di Massimo Gramellini
Siamo alle solite. Coi lampedusani ha fatto il lampedusano, dimenticandosi che coi tunisini aveva fatto il tunisino. Il guaio è che ce n’eravamo dimenticati anche noi, ubriacati dalle giravolte continue di questo venditore di stati d’animo, che ha in tasca un copione per ogni pubblico e una faccia per ogni evenienza. Dunque: l’uomo della Provvidenza che ieri arringava la folla dell’isola assediata, promettendo di «liberarla» dagli invasori entro 48-60 ore, è lo stesso che il 27 agosto 2009 pronunciò negli studi della tv satellitare tunisina Nessma (di sua proprietà) le seguenti, nobilissime parole: «Il nostro passato di emigranti ci impone il dovere di dare a coloro che vengono in Italia la possibilità di un lavoro, di una casa, di una scuola per i figli. La possibilità di un benessere che significa anche l’apertura di tutti i nostri ospedali alle loro necessità. È questa la politica del mio governo!». In piena estasi mistica, la giovane conduttrice tunisina gli chiese il permesso di applaudirlo. E lui, benevolo come sempre, acconsentì. In cambio pretese da lei il numero di telefono (forse era la nipote di Ben Ali). Quella sera la tv irradiò il verbo di Silvione l’Africano in tutti i Paesi del Maghreb ed è lecito pensare che i telespettatori più affamati avranno accolto le parole dell’illustre dirimpettaio come un invito a raggiungerlo nel suo accogliente Eden appena possibile, cioè adesso.
Eppure di una cosa sono sicuro: che il Berlusconi di Lampedusa prenderebbe fieramente le distanze dal Berlusconi di Tunisi. Se solo si ricordasse chi è.
domenica 27 marzo 2011
Una lettera che attende risposte...
...tra bisogno di auto-perfezione e indifferenza sociale
Caro Federico,
di fronte ad esternazioni come quelle di Marina a cui abbiamo cercato di rispondere come potevamo oppure a quelle di chi ogni giorno fa la stima in miliardi di euro del danno nucleare, come se ci fosse una relazione tra carta senza valore e la violenta morte provocata a TUTTA LA TERRA E ATMOSFERA CIRCOSTANTE dagli esperimenti nucleari, chiediamo: secondo te cosa possiamo fare?
Siamo in balia di corsi e corsisti che puntano sulla crescita umana e tenuti da illuminati laici o quasi e da cui si esce pieni di sè e saccenza e bramosi di ottenere un tornaconto personale.
Degli altri e delle loro sorti non ci interessa.
O in balia, ancora per poco presumiamo, della chiesa che su temi etici, ambientali, pedagogici interculturali e legati alla integrazione tra popoli comincia a pronunciarsi solo ora, quando i buoi sono scappati dalla stalle.
Ammansisce il gregge rimasto fedele al pastore e lo rende, più che mite, totalmente impotente e circoscritto nel recinto.
Tra le due schiere immerse nel torpore, stanno i potenti, coloro che hanno in mano le redini della nostra vita. Sempre tirati a lucido, sorridenti, rassicuranti,imperturbabili, falsi, spregiudicati, teatrali , sordi e... irraggiungibili.
Abbiamo raggiunto il punto di non ritorno?
Abbiamo messo Dio nelle condizioni di non sapere neppure Lui cosa fare, come comunicare con noi, cosi sordi?
Emma
(che ringrazio per la profondità)
Caro Federico,
di fronte ad esternazioni come quelle di Marina a cui abbiamo cercato di rispondere come potevamo oppure a quelle di chi ogni giorno fa la stima in miliardi di euro del danno nucleare, come se ci fosse una relazione tra carta senza valore e la violenta morte provocata a TUTTA LA TERRA E ATMOSFERA CIRCOSTANTE dagli esperimenti nucleari, chiediamo: secondo te cosa possiamo fare?
Siamo in balia di corsi e corsisti che puntano sulla crescita umana e tenuti da illuminati laici o quasi e da cui si esce pieni di sè e saccenza e bramosi di ottenere un tornaconto personale.
Degli altri e delle loro sorti non ci interessa.
O in balia, ancora per poco presumiamo, della chiesa che su temi etici, ambientali, pedagogici interculturali e legati alla integrazione tra popoli comincia a pronunciarsi solo ora, quando i buoi sono scappati dalla stalle.
Ammansisce il gregge rimasto fedele al pastore e lo rende, più che mite, totalmente impotente e circoscritto nel recinto.
Tra le due schiere immerse nel torpore, stanno i potenti, coloro che hanno in mano le redini della nostra vita. Sempre tirati a lucido, sorridenti, rassicuranti,imperturbabili, falsi, spregiudicati, teatrali , sordi e... irraggiungibili.
Abbiamo raggiunto il punto di non ritorno?
Abbiamo messo Dio nelle condizioni di non sapere neppure Lui cosa fare, come comunicare con noi, cosi sordi?
Emma
(che ringrazio per la profondità)
domenica 20 marzo 2011
Basta guerre
Basta lutti, basta distruzioni, no alla follia di tutte le guerre
di Redazione www.ildialogo.org
Mobilitiamoci contro la guerra.
Scendiamo nelle piazze a chiedere la cessazione della guerra contro la Libia ed il ritiro immediato di tutti i soldati italiani impegnati in fronti di guerra a cominciare dall'Afghanista.
Impediamo che basi militari poste sul nostro territorio possano servire da luoghi di atterraggio e partenza di azioni militari contro la Libia.
Non esistono le guerre umanitarie. Le bombe ammazzano e distruggono.
I missili cruise non sono pillole ma oggetti di morte e fanno strage quando esplodono.
Che l'Italia rispetti la sua Costituzione che all'art. 11 sancisce inequivocabilmente il ripudio della guerra per la risoluzione delle controversie internazionali.
Vergogna Vergogna Vergogna per tutti coloro che stanno violando la legalità costituzionale e che con il loro voto in Parlamento lo hanno consentito.
di Redazione www.ildialogo.org
Mobilitiamoci contro la guerra.
Scendiamo nelle piazze a chiedere la cessazione della guerra contro la Libia ed il ritiro immediato di tutti i soldati italiani impegnati in fronti di guerra a cominciare dall'Afghanista.
Impediamo che basi militari poste sul nostro territorio possano servire da luoghi di atterraggio e partenza di azioni militari contro la Libia.
Non esistono le guerre umanitarie. Le bombe ammazzano e distruggono.
I missili cruise non sono pillole ma oggetti di morte e fanno strage quando esplodono.
Che l'Italia rispetti la sua Costituzione che all'art. 11 sancisce inequivocabilmente il ripudio della guerra per la risoluzione delle controversie internazionali.
Vergogna Vergogna Vergogna per tutti coloro che stanno violando la legalità costituzionale e che con il loro voto in Parlamento lo hanno consentito.
sabato 19 marzo 2011
Sul crocifisso, simbolo passivo

... se fossi il Vaticano non canterei vittoria!
La Corte Europea dice sì al crocifisso nelle aule scolastiche,
perchè simbolo essenzialmente passivo
La vicenda nata dalla denuncia di una famiglia di Abano (PD). Leggi l'articolo...
La "croce" (lettera alfabeto greco = X) di Cristo non ha niente a che fare con il crocifisso della tradizione costantiniana e cattolico-romana.
Che schiaffo al Vaticano e al governo italiano! Sul crocefisso, la corte europea ha detto la sua parola definitiva: è un "simbolo essenzialmente passivo", irrilevante!
Per la Santa Sede e il Ministro Gelmini, al contrario è una grande vittoria!
Perplesso anche il rabbino capo di Roma, Riccardo di Segni: "Dire che il crocifisso è simbolo culturale è, a mio parere, mancargli di rispetto. E non mi ci riconosco come simbolo culturale".
Il movimento “Noi Siamo Chiesa” crede che i cattolici dovrebbero riflettere sul crocifisso nel raccoglimento delle loro coscienze e impedire che esso sia usato come simbolo di una pagana “religione civile”. (leggi tutto)
giovedì 17 marzo 2011
L'appello di Celentano
Non disertate il referendum sul nucleare!
Caro Direttore,
settantamila case distrutte, un milione di sfollati e cinquemila dispersi in quel florido Giappone che nel giro di 6 minuti è improvvisamente precipitato nel buio più scuro. Ma soprattutto migliaia di radiazioni sulla testa dei giapponesi. Ora io non vorrei neanche parlare del clamoroso fuori-tempo (non solo musicale) esternato da Chicco Testa, ospite della bravissima Lilli Gruber dalla voce affascinante. Non vorrei ma come si fa, poi la gente pensa davvero che lui parli per il bene dei cittadini. «Gli impianti nucleari hanno dimostrato di tenere botta». Ha detto il nostro Chicco ormai appassito per mancanza di clorofilla e quindi non più in grado di catturare quell’ENERGIA SOLARE di cui un tempo si nutriva.
«Chi trae spunto dalla tragedia del Giappone per dare vita a una polemica politica è uno sciacallo». Ha sentenziato. Dopo neanche un’ora esplode la centrale nucleare di Fukushima. Un tempismo davvero sorprendente quello del Chicco. Ma la cosa più incredibile che più di tutti impressiona, è lo stato di ipnosi in cui versano gli italiani di fronte ai fatti sconcertanti di una politica che non è più neanche politica. Ma piuttosto un qualcosa di maleodorante e che di proposito vorrebbe trastullarci in uno stato confusionale. Dove sempre di meno si potrà distinguere il bene dal male, le cose giuste da quelle ingiuste. Sparisce quindi quel campanello d’allarme che ci mette in guardia quando c’è qualcosa che non quadra nei comportamenti di un individuo. Un qualcosa che detto in una parola si chiama SOSPETTO. E di sospetti sul nostro presidente del Consiglio, tanto per fare un esempio, ce ne sono abbastanza.
E così nel bel mezzo di una tragedia come quella che sta vivendo il Giappone, dove fuoco e acqua stanno distruggendo tante vite umane, senza contare l’aspetto più insidioso dovuto alle radiazioni liberatesi nell’aria, il nostro presidente del Consiglio non demorde. Ha subito fatto annunciare dai suoi «CicchittiPrestigiacomini» e dai piccoli insidiosi Sacconi, che il progetto sul nucleare in Italia andrà avanti. L’orientamento popolare contro le centrali nucleari decretato dal referendum fatto 24 anni fa, fu chiarissimo. Ma per Berlusconi non basta: «Chi se ne frega della SOVRANITÀ POPOLARE!». L’unica sovranità che conta per lui è il Potere di guidare gli uomini in una sola direzione come se fossero degli automi.
Tra i vari tg, talk show e quello che si legge sui giornali, ho seguito con un certo interesse il cammino politico del terzo polo. Si spera sempre di intravedere quel «CHE» di trasparenza mai assaporata che per ora, a quanto pare, possiedono in pochi. Uno di questi è Antonio Di Pietro. Ma il governo cerca di ostacolarlo. Le ottocentomila firme raccolte da Di Pietro contro le centrali atomiche e il legittimo impedimento, saranno oggetto di un referendum che «si farà», ha detto il ministro Maroni allievo di Berlusconi. Ma a giugno. Quando la gente va al mare.
E questo naturalmente vale anche per il milione e quattrocentomila firme raccolte dal Forum italiano Movimenti per l’acqua, di cui nessuno parla tranne il loro sito che gentilmente vi indico – www.acquabenecomune.org – per i due quesiti referendari contro la privatizzazione di questo prezioso bene comune.
Una trappola radioattiva quindi per chi non vuole essere schiacciato dalla bevanda nucleare. Ora il mio potrebbe sembrare un appello, ma non lo è. È una preghiera. Una preghiera che non è rivolta ai politici. «LORO NON SANNO QUELLO CHE FANNO». Per cui mi rivolgo a tutti quelli che invece li votano i politici. Di destra, di sinistra, «STUDENTI», leghisti, fascisti e comunisti, per il vostro bene, non disertate il referendum. Questa volta sarebbe un suicidio. Dobbiamo andare a votare anche se il governo spostasse la data del referendum al giorno di Natale. Non sia mai che prendiate sotto gamba questi referendum: saremmo spacciati.
La natura, come vedete, si è incazzata. Gli esperimenti nucleari nel Pacifico, le trivellazioni nei fondali del Golfo del Messico, milioni di ettari di bosco incendiati per favorire la cementificazione abusiva, i tagli alla cultura ridotta ormai in pezzi. Tutte cose, per cui la NATURA «sta perdendo la pazienza». Come vi dicevo ho seguito con un certo interesse il cammino politico del terzo polo. E Casini che fino a prima della tragedia di questi giorni ha sempre parlato in modo equilibrato, subito dopo il terremoto, intanto che le radiazioni cominciavano a liberarsi nell’aria e trecentomila persone venivano evacuate dalle loro case, ci ha tenuto a ribadire, con una certa fierezza, il suo parere favorevole al nucleare, facendo quasi un rimprovero al governo per non aver ancor iniziato i lavori.
Caro Casini, che tu fossi un nuclearista convinto lo sapevamo tutti e io rispetto la tua opinione, anche se è orribile. Ma dirlo proprio in questo momento, non pensi che tu abbia dato una sberla sui denti al tuo elettorato? Tralasciando il piccolo particolare che l’Italia è uno dei Paesi a maggior rischio sismico, come tu sai, le radiazioni sono pericolose non soltanto perché si muore, ma per il modo di come si muore. Una sofferenza di una atrocità inimmaginabile. E poi non si è mai in pochi a morire. Specialmente quando la catastrofe raggiunge dimensioni come quella che sta vivendo la povera gente in Giappone. E non venirmi a dire che le centrali nucleari di terza generazione sono più sicure della seconda, e che ancora più sicure della terza saranno quelle di quarta, disponibili per altro nel lontano 2030. La verità è che tu e Berlusconi siete degli IPOCRITI MARCI. Lo sapete benissimo che per quanto sicure possono essere le centrali atomiche, anche di decima o di undicesima generazione, il vero pericolo sono soprattutto le SCORIE RADIOATTIVE, che nessuno sa come distruggere e che già più di mezzo mondo ne è impestato.
SCORIE collocate in contenitori sui piazzali delle centrali, a cui, tra l’altro, si aggiungono elevatissimi costi economici, sociali e politici richiesti dalla necessità di sorvegliare questo micidiale pericolo per un tempo praticamente INFINITO. Lo sapete benissimo e ciò nonostante continuate a INGANNARE i popoli promettendo loro quel falso benessere che serve solo a gonfiarvi di Potere e ad arricchire le vostre tasche. Mi dispiace ma non c’è niente da imparare dal terzo polo, come non c’è niente da imparare da tutta la classe politica. L’unica buona notizia che galleggia in questo mare di annegati e che mi ha sorprendentemente colpito, è ciò che di veramente buono sta facendo il sindaco Matteo Renzi nella sua Firenze. Finalmente uno che ha intuito cosa c’è nel cuore della gente. E che ha il coraggio di dire no alla cementificazione facile con la quale, secondo i malvagi, si costruirebbe per il bene dei cittadini. Bravo Matteo! Forse tu hai capito tutto e magari ancora non ti rendi conto di quanto sia importante ciò che hai capito.
Adriano Celentano
Caro Direttore,
settantamila case distrutte, un milione di sfollati e cinquemila dispersi in quel florido Giappone che nel giro di 6 minuti è improvvisamente precipitato nel buio più scuro. Ma soprattutto migliaia di radiazioni sulla testa dei giapponesi. Ora io non vorrei neanche parlare del clamoroso fuori-tempo (non solo musicale) esternato da Chicco Testa, ospite della bravissima Lilli Gruber dalla voce affascinante. Non vorrei ma come si fa, poi la gente pensa davvero che lui parli per il bene dei cittadini. «Gli impianti nucleari hanno dimostrato di tenere botta». Ha detto il nostro Chicco ormai appassito per mancanza di clorofilla e quindi non più in grado di catturare quell’ENERGIA SOLARE di cui un tempo si nutriva.
«Chi trae spunto dalla tragedia del Giappone per dare vita a una polemica politica è uno sciacallo». Ha sentenziato. Dopo neanche un’ora esplode la centrale nucleare di Fukushima. Un tempismo davvero sorprendente quello del Chicco. Ma la cosa più incredibile che più di tutti impressiona, è lo stato di ipnosi in cui versano gli italiani di fronte ai fatti sconcertanti di una politica che non è più neanche politica. Ma piuttosto un qualcosa di maleodorante e che di proposito vorrebbe trastullarci in uno stato confusionale. Dove sempre di meno si potrà distinguere il bene dal male, le cose giuste da quelle ingiuste. Sparisce quindi quel campanello d’allarme che ci mette in guardia quando c’è qualcosa che non quadra nei comportamenti di un individuo. Un qualcosa che detto in una parola si chiama SOSPETTO. E di sospetti sul nostro presidente del Consiglio, tanto per fare un esempio, ce ne sono abbastanza.
E così nel bel mezzo di una tragedia come quella che sta vivendo il Giappone, dove fuoco e acqua stanno distruggendo tante vite umane, senza contare l’aspetto più insidioso dovuto alle radiazioni liberatesi nell’aria, il nostro presidente del Consiglio non demorde. Ha subito fatto annunciare dai suoi «CicchittiPrestigiacomini» e dai piccoli insidiosi Sacconi, che il progetto sul nucleare in Italia andrà avanti. L’orientamento popolare contro le centrali nucleari decretato dal referendum fatto 24 anni fa, fu chiarissimo. Ma per Berlusconi non basta: «Chi se ne frega della SOVRANITÀ POPOLARE!». L’unica sovranità che conta per lui è il Potere di guidare gli uomini in una sola direzione come se fossero degli automi.
Tra i vari tg, talk show e quello che si legge sui giornali, ho seguito con un certo interesse il cammino politico del terzo polo. Si spera sempre di intravedere quel «CHE» di trasparenza mai assaporata che per ora, a quanto pare, possiedono in pochi. Uno di questi è Antonio Di Pietro. Ma il governo cerca di ostacolarlo. Le ottocentomila firme raccolte da Di Pietro contro le centrali atomiche e il legittimo impedimento, saranno oggetto di un referendum che «si farà», ha detto il ministro Maroni allievo di Berlusconi. Ma a giugno. Quando la gente va al mare.
E questo naturalmente vale anche per il milione e quattrocentomila firme raccolte dal Forum italiano Movimenti per l’acqua, di cui nessuno parla tranne il loro sito che gentilmente vi indico – www.acquabenecomune.org – per i due quesiti referendari contro la privatizzazione di questo prezioso bene comune.
Una trappola radioattiva quindi per chi non vuole essere schiacciato dalla bevanda nucleare. Ora il mio potrebbe sembrare un appello, ma non lo è. È una preghiera. Una preghiera che non è rivolta ai politici. «LORO NON SANNO QUELLO CHE FANNO». Per cui mi rivolgo a tutti quelli che invece li votano i politici. Di destra, di sinistra, «STUDENTI», leghisti, fascisti e comunisti, per il vostro bene, non disertate il referendum. Questa volta sarebbe un suicidio. Dobbiamo andare a votare anche se il governo spostasse la data del referendum al giorno di Natale. Non sia mai che prendiate sotto gamba questi referendum: saremmo spacciati.
La natura, come vedete, si è incazzata. Gli esperimenti nucleari nel Pacifico, le trivellazioni nei fondali del Golfo del Messico, milioni di ettari di bosco incendiati per favorire la cementificazione abusiva, i tagli alla cultura ridotta ormai in pezzi. Tutte cose, per cui la NATURA «sta perdendo la pazienza». Come vi dicevo ho seguito con un certo interesse il cammino politico del terzo polo. E Casini che fino a prima della tragedia di questi giorni ha sempre parlato in modo equilibrato, subito dopo il terremoto, intanto che le radiazioni cominciavano a liberarsi nell’aria e trecentomila persone venivano evacuate dalle loro case, ci ha tenuto a ribadire, con una certa fierezza, il suo parere favorevole al nucleare, facendo quasi un rimprovero al governo per non aver ancor iniziato i lavori.
Caro Casini, che tu fossi un nuclearista convinto lo sapevamo tutti e io rispetto la tua opinione, anche se è orribile. Ma dirlo proprio in questo momento, non pensi che tu abbia dato una sberla sui denti al tuo elettorato? Tralasciando il piccolo particolare che l’Italia è uno dei Paesi a maggior rischio sismico, come tu sai, le radiazioni sono pericolose non soltanto perché si muore, ma per il modo di come si muore. Una sofferenza di una atrocità inimmaginabile. E poi non si è mai in pochi a morire. Specialmente quando la catastrofe raggiunge dimensioni come quella che sta vivendo la povera gente in Giappone. E non venirmi a dire che le centrali nucleari di terza generazione sono più sicure della seconda, e che ancora più sicure della terza saranno quelle di quarta, disponibili per altro nel lontano 2030. La verità è che tu e Berlusconi siete degli IPOCRITI MARCI. Lo sapete benissimo che per quanto sicure possono essere le centrali atomiche, anche di decima o di undicesima generazione, il vero pericolo sono soprattutto le SCORIE RADIOATTIVE, che nessuno sa come distruggere e che già più di mezzo mondo ne è impestato.
SCORIE collocate in contenitori sui piazzali delle centrali, a cui, tra l’altro, si aggiungono elevatissimi costi economici, sociali e politici richiesti dalla necessità di sorvegliare questo micidiale pericolo per un tempo praticamente INFINITO. Lo sapete benissimo e ciò nonostante continuate a INGANNARE i popoli promettendo loro quel falso benessere che serve solo a gonfiarvi di Potere e ad arricchire le vostre tasche. Mi dispiace ma non c’è niente da imparare dal terzo polo, come non c’è niente da imparare da tutta la classe politica. L’unica buona notizia che galleggia in questo mare di annegati e che mi ha sorprendentemente colpito, è ciò che di veramente buono sta facendo il sindaco Matteo Renzi nella sua Firenze. Finalmente uno che ha intuito cosa c’è nel cuore della gente. E che ha il coraggio di dire no alla cementificazione facile con la quale, secondo i malvagi, si costruirebbe per il bene dei cittadini. Bravo Matteo! Forse tu hai capito tutto e magari ancora non ti rendi conto di quanto sia importante ciò che hai capito.
Adriano Celentano
150 anni d'Italia
Ancora troppo pochi per capirne la ricchezza!

"Abbiamo fatto l'Italia ora dobbiamo fare gli italiani"
Massimo D'azzeglio
"Io non mi sento italiano
ma per fortuna o purtroppo
lo sono."
Giorgio Gaber
"Il popolo italiano sembra senza memoria, privo di attenzione per la propria storia e per il passato che gli appartiene, manifestando un qualunquismo generalizzato, che ormai ha completamente attecchito nelle nuove e, addirittura, nelle vecchie generazioni, perse nell'idea perversa del successo e della plastificazione esistenziale. Invece, è necessario fare memoria e ricordare la nascita dello Stato italiano e degli Italiani come popolo, per il sacrificio di moltitudini di persone che hanno versato il proprio sangue e dato la propria vita, nel segno dell'eguaglianza sociale ed economica, della libertà di espressione, del rispetto dei diritti di tutti gli esseri umani e della fratellanza, ideali alti che il pensiero culturale e politico egemone attualmente sta scardinando in nome di fittizie libertà e di egoismi velleitari, che consistono nel favoreggiamento della corruzione ad alti livelli del potere politico".
Laura Tussi

"Abbiamo fatto l'Italia ora dobbiamo fare gli italiani"
Massimo D'azzeglio
"Io non mi sento italiano
ma per fortuna o purtroppo
lo sono."
Giorgio Gaber
"Il popolo italiano sembra senza memoria, privo di attenzione per la propria storia e per il passato che gli appartiene, manifestando un qualunquismo generalizzato, che ormai ha completamente attecchito nelle nuove e, addirittura, nelle vecchie generazioni, perse nell'idea perversa del successo e della plastificazione esistenziale. Invece, è necessario fare memoria e ricordare la nascita dello Stato italiano e degli Italiani come popolo, per il sacrificio di moltitudini di persone che hanno versato il proprio sangue e dato la propria vita, nel segno dell'eguaglianza sociale ed economica, della libertà di espressione, del rispetto dei diritti di tutti gli esseri umani e della fratellanza, ideali alti che il pensiero culturale e politico egemone attualmente sta scardinando in nome di fittizie libertà e di egoismi velleitari, che consistono nel favoreggiamento della corruzione ad alti livelli del potere politico".
Laura Tussi
sabato 12 marzo 2011
Le tentazioni di Gesù
Quando si parla di tentazioni pensiamo subito alle trasgressioni sessuali, sulle quali il Pittarello delle scarpe basa a Padova la sua campagna pubblicitaria. Una donna provocante con una croce tra i suoi seni e la scritta Tentazioni.
Le tentazioni per Gesù avevano a che fare con il suo modo di fare il profeta.
Poteva scegliere tra il potere, la fama, il successo... oppure la semplicità, l'umiltà, il servizio, la condivisione.
Aveva tutte le carte in regola per diventare un mito, un leader carismatico, un comunicatore e venditore di prodotti religiosi. Avrebbe fatto un sacco di soldi! Magari fatto un'azienda e assunto dipendenti...
Ecco le tentazioni di Gesù: un'esperienza di auto-consapevolezza sul suo essere Messia, Profeta, Fratello Universale. Strada che conduce a Dio.
Scelta faticosa, a costo di deludere le aspettative di una corrente influente dell'ebraismo che attendeva un Messia potente, seduto sul trono, armato e amico dei sacerdoti.
Le tentazioni di Gesù e le nostre tentazioni: come vogliamo essere?
Le tentazioni per Gesù avevano a che fare con il suo modo di fare il profeta.
Poteva scegliere tra il potere, la fama, il successo... oppure la semplicità, l'umiltà, il servizio, la condivisione.
Aveva tutte le carte in regola per diventare un mito, un leader carismatico, un comunicatore e venditore di prodotti religiosi. Avrebbe fatto un sacco di soldi! Magari fatto un'azienda e assunto dipendenti...
Ecco le tentazioni di Gesù: un'esperienza di auto-consapevolezza sul suo essere Messia, Profeta, Fratello Universale. Strada che conduce a Dio.
Scelta faticosa, a costo di deludere le aspettative di una corrente influente dell'ebraismo che attendeva un Messia potente, seduto sul trono, armato e amico dei sacerdoti.
Le tentazioni di Gesù e le nostre tentazioni: come vogliamo essere?
L'ultimo libro di Hans Küng
La direzione della Chiesa:
"Una dittatura spirituale e non una collegialità ispirata al Concilio Vaticano II".
In occasione della pubblicazione del suo ultimo libro “Si può ancor salvare la Chiesa?” Frankfurter Allgemeine Zeitung intervista il teologo dissidente Hans Küng, un lungo dialogo sulle possibilità di riforma della gerarchia cattolica, il papato di Benedetto XVI e il rapporto personale di Küng con Ratzinger.
(leggi tutta l'intervista)
"Una dittatura spirituale e non una collegialità ispirata al Concilio Vaticano II".
In occasione della pubblicazione del suo ultimo libro “Si può ancor salvare la Chiesa?” Frankfurter Allgemeine Zeitung intervista il teologo dissidente Hans Küng, un lungo dialogo sulle possibilità di riforma della gerarchia cattolica, il papato di Benedetto XVI e il rapporto personale di Küng con Ratzinger.
(leggi tutta l'intervista)
venerdì 11 marzo 2011
L'acqua bene comune
Una firma per accorpare il referendum alle prossime amministrative
Tra il 15 aprile e il 15 giugno saremo chiamati a votare un
referendum che potrà fermare il ritorno del nucleare in Italia. Se,
però, andrà a votare meno del 50% degli elettori, il referendum non
sarà valido. È probabile che il Governo decida di fissare la data del
voto a giugno per disincentivare la partecipazione e puntare al non
raggiungimento del quorum: un gioco sporco per non far scegliere agli
italiani.
Chiediamo al Ministro dell'Interno On. Roberto Maroni di accorpare
l'appuntamento referendario con le elezioni amministrative che si
terranno in molte città a maggio.
Firma on-line
Tra il 15 aprile e il 15 giugno saremo chiamati a votare un
referendum che potrà fermare il ritorno del nucleare in Italia. Se,
però, andrà a votare meno del 50% degli elettori, il referendum non
sarà valido. È probabile che il Governo decida di fissare la data del
voto a giugno per disincentivare la partecipazione e puntare al non
raggiungimento del quorum: un gioco sporco per non far scegliere agli
italiani.
Chiediamo al Ministro dell'Interno On. Roberto Maroni di accorpare
l'appuntamento referendario con le elezioni amministrative che si
terranno in molte città a maggio.
Firma on-line
giovedì 10 marzo 2011
La folla che cerca comunicatori e guaritori...
Questo articolo è stato rimosso su richiesta dell'interessato.
"La Verità non ha bisogno di avvocati né testimoni...si fa strada da sola!"
1 Maggio: festa dei lavoratori o beatificazione del papa?
Dal 1 maggio 1891 in Italia si celebra, in questa data, la festa dei lavoratori riprendendo una decisione assunta negli USA il 5 settembre 1882 e poi sancita in Europa dalla Seconda Internazionale socialista di Parigi nel 1889.
Solo durante il fascismo ci fu una interruzione; ma la festa fu subito ripristinata nel 1945 e, malgrado le difficoltà dell’immediato dopoguerra e i tentativi di giustapporvi, nel 1956 ad opera del pontefice Pio XII, una festa “cristiana” del lavoro nel nome di san Giuseppe artigiano per portare bianche bandiere e lavoratori cristiani in piazza san Pietro, è ormai patrimonio comune e indiscusso che il 1° maggio è la festa dei lavoratori.
Comizi, feste popolari e, dal 1990, il concerto di piazza san Giovanni a Roma costituiscono un’esperienza che anche per i giovani è occasione per avvicinare e vivere il mondo del lavoro in una circostanza gioiosa.
A tutto ciò quest’anno le autorità ecclesiastiche cattoliche hanno deciso di sovrapporre un raduno di dimensioni planetarie in occasione della beatificazione di Giovanni Paolo II.
Senza entrare nel merito del significato di questa beatificazione, che pure è oggetto di discussioni e critiche autorevoli in diversi ambienti ecclesiali cristiani, le comunità cristiane di base italiane denunciano un palese tentativo di espropriare il mondo del lavoro della sua festa.
La gerarchia cattolica interviene quindi, senza alcun rispetto per la storia, per riaffermare con un suo uomo simbolo, papa Wojtila, una prepotente immagine di sé, un prestigio scosso da tante vicende recenti e da una leadership contraddittoria.
Anche noi credenti, convinti della necessità di salvaguardare la laicità dello Stato, vogliamo quindi testimoniare, insieme a milioni di uomini e donne, che il 1° maggio è e deve rimanere nella memoria collettiva, la festa dei lavoratori, contro la prepotenza del Vaticano e la torpida acquiescenza delle autorità civili.
Le comunità cristiane di base italiane
Roma, 7 marzo 2011
Solo durante il fascismo ci fu una interruzione; ma la festa fu subito ripristinata nel 1945 e, malgrado le difficoltà dell’immediato dopoguerra e i tentativi di giustapporvi, nel 1956 ad opera del pontefice Pio XII, una festa “cristiana” del lavoro nel nome di san Giuseppe artigiano per portare bianche bandiere e lavoratori cristiani in piazza san Pietro, è ormai patrimonio comune e indiscusso che il 1° maggio è la festa dei lavoratori.
Comizi, feste popolari e, dal 1990, il concerto di piazza san Giovanni a Roma costituiscono un’esperienza che anche per i giovani è occasione per avvicinare e vivere il mondo del lavoro in una circostanza gioiosa.
A tutto ciò quest’anno le autorità ecclesiastiche cattoliche hanno deciso di sovrapporre un raduno di dimensioni planetarie in occasione della beatificazione di Giovanni Paolo II.
Senza entrare nel merito del significato di questa beatificazione, che pure è oggetto di discussioni e critiche autorevoli in diversi ambienti ecclesiali cristiani, le comunità cristiane di base italiane denunciano un palese tentativo di espropriare il mondo del lavoro della sua festa.
La gerarchia cattolica interviene quindi, senza alcun rispetto per la storia, per riaffermare con un suo uomo simbolo, papa Wojtila, una prepotente immagine di sé, un prestigio scosso da tante vicende recenti e da una leadership contraddittoria.
Anche noi credenti, convinti della necessità di salvaguardare la laicità dello Stato, vogliamo quindi testimoniare, insieme a milioni di uomini e donne, che il 1° maggio è e deve rimanere nella memoria collettiva, la festa dei lavoratori, contro la prepotenza del Vaticano e la torpida acquiescenza delle autorità civili.
Le comunità cristiane di base italiane
Roma, 7 marzo 2011
lunedì 7 marzo 2011
L'8 marzo compie 100 anni
Tra conquiste e ancora molta strada da fare...
In 100 anni molte cose sono cambiate ma ad oggi resta la discriminante dei diversi, per genere, tassi di occupazione.
In Italia, la popolazione maschile con lavoro è di 13.552 migliaia mentre la popolazione femminile con lavoro è di 9.279 migliaia; i maschi inattivi sono 5.321 migliaia e le donne inattive sono 9.668 migliaia.
Dati troppo negativi: art. 1 della Costituzione disatteso ed evidente discriminazione di genere.
(Sempre martedì 8 marzo 2011 il Parlamento Europeo voterà a Strasburgo il Rapporto
sull'Innovative Financing, che contiene significative proposte di intervento contro la crisi e una raccomandazione per introdurre una Tassa sulle Transazioni Finanziarie a livello europeo. Come capirete, in queste ore è forte la pressione delle lobby della finanza per contrastare questo strumento.)
Sulla violenza di genere leggi questo interessante articolo di Maria G. Di Rienzo, prestigiosa intellettuale femminista, saggista, giornalista, narratrice, regista teatrale e commediografa, formatrice...
In 100 anni molte cose sono cambiate ma ad oggi resta la discriminante dei diversi, per genere, tassi di occupazione.
In Italia, la popolazione maschile con lavoro è di 13.552 migliaia mentre la popolazione femminile con lavoro è di 9.279 migliaia; i maschi inattivi sono 5.321 migliaia e le donne inattive sono 9.668 migliaia.
Dati troppo negativi: art. 1 della Costituzione disatteso ed evidente discriminazione di genere.
(Sempre martedì 8 marzo 2011 il Parlamento Europeo voterà a Strasburgo il Rapporto
sull'Innovative Financing, che contiene significative proposte di intervento contro la crisi e una raccomandazione per introdurre una Tassa sulle Transazioni Finanziarie a livello europeo. Come capirete, in queste ore è forte la pressione delle lobby della finanza per contrastare questo strumento.)
Sulla violenza di genere leggi questo interessante articolo di Maria G. Di Rienzo, prestigiosa intellettuale femminista, saggista, giornalista, narratrice, regista teatrale e commediografa, formatrice...
Iscriviti a:
Post (Atom)