(dalla circolare nazionale di settembre 2009 della Rete Radiè Resch)
di Mauro Gentilini
-[...]Si è detto di Obama e dell'importanza che la sua ascesa ha assunto nel quadro mondiale, delle speranze suscitate dal suo discorso del cairo, condivisibile quasi per intero e ispirato a nobili principi. Vediamo però che gli avvenimenti successivi non corrispondono che in minima parte ai progetti enunciati e alle speranze destate. Infiniti sono infatti gli ostacoli che egli si trova di fronte, in patria (la riforma sanitaria potrebbe essere la sua prima grossa sconfitta) e nel resto del mondo (la Colombia consente l'apertura di sette basi militari statunitensi), dovuti alle amministrazioni USA precedenti e ai regimi o alle situazioni caotiche da esse favorite.
-Intanto, le attese riposte in Lula, prossimo al termine del suo secondo mandato vanno appannandosi sempre di più.
-Non vi sono possibilità concrete, per cominciare, di trovare soluzioni al problema gravissimo dell'Afghanistan, le elezioni truccate, dall'esito comunque incerto e non valido, confermeranno al potere il corrotto Karzai e non porranno le premesse nè per una pacificazione del paese nè per un miglioramento della questione connessa e non meno confusa del Pakistan.
-Parimenti insolubile nella sua tragicità è il conflitto israelo-palestinese, causa la montante intrasigenza di Tel Aviv verso tutte le parti in causa. Il piano di pace annunciato da Obama troverà ogni porta ormai sbarrata; e i conflitti interni palestinesi complicano ancor di più la situazione.
martedì 15 settembre 2009
lunedì 14 settembre 2009
NOTIZIE IN BREVE
A Venezia gli organizzatori del Lega-Day hanno impedito al comitato No Dal Molin di manifestare pacificamente con i loro striscioni. Perchè con i soldi destinati alle basi militari, alle bombe nucleari, alle armi, ecc... non si potrebbero costruire scuole, ospedali, pozzi, ecc... in Africa? Allora sì che sarei d'accordo con il sindaco di Cittadella Bitonci che non crede nell'assistenzialismo qui ma in un nostro intervento là.
Si parla tanto di declino di Berlusconi, grazie al conflitto con Fini. Però siamo sicuri che con un'eventuale uscita del Papi dalla scena politica se ne vada anche il berlusconismo?
La scuola dovrebbe creare saperi e non giro d'affari! E' possibile che l'edizione aggiornata di un libro consista nell'aggiunta di una sola pagina? E poi si è obbligati a comprarla?
Oggi sono stato al centro commerciale più grande di Padova, e ho notato una quantità esorbitante di stranieri che acquistano prodotti. Ho capito: l'immigrato che compra non crea problemi!
Si parla tanto di declino di Berlusconi, grazie al conflitto con Fini. Però siamo sicuri che con un'eventuale uscita del Papi dalla scena politica se ne vada anche il berlusconismo?
La scuola dovrebbe creare saperi e non giro d'affari! E' possibile che l'edizione aggiornata di un libro consista nell'aggiunta di una sola pagina? E poi si è obbligati a comprarla?
Oggi sono stato al centro commerciale più grande di Padova, e ho notato una quantità esorbitante di stranieri che acquistano prodotti. Ho capito: l'immigrato che compra non crea problemi!
E' GIUSTO PUBBLICARE CERTE NOTIZIE?
Un'amica mi ha fatto notare che notizie come quella dell'altro giorno, dell'imprenditore che non vuole farsi toccare dall'infermiera "nera", non dovrebbero essere pubblicate dai giornali. Perchè evidenziano solamente una faccia della medaglia. Quanti gesti di solidarietà nei confronti degli immigrati da parte di italiani accoglienti? Vengono mai raccontati? E qui ricadiamo sul solito proverbio del ramo che fa rumore cadendo e della foresta che cresce nel silenzio.
Non credo che i giornali si muovano con questa sensibilità, anzi.
Però hanno preso nettamente le difese della donna africana, rendendo così evidenti i cattivi frutti dell'ideologia leghista: violenza gratuita. Qualcuno forse non lo sa ancora! Ai lettori, che si trovano da una parte gli interventi di Bossi alla festa della Lega a Venezia, e dall'altra la scenata del paziente che sempre in nome di Bossi insulta e scaccia l'infermiera perchè congolese, dovrebbe arrivare il messaggio: l'odio razzista produce malati mentali. Che tutti possano rendersene conto!
Non credo che i giornali si muovano con questa sensibilità, anzi.
Però hanno preso nettamente le difese della donna africana, rendendo così evidenti i cattivi frutti dell'ideologia leghista: violenza gratuita. Qualcuno forse non lo sa ancora! Ai lettori, che si trovano da una parte gli interventi di Bossi alla festa della Lega a Venezia, e dall'altra la scenata del paziente che sempre in nome di Bossi insulta e scaccia l'infermiera perchè congolese, dovrebbe arrivare il messaggio: l'odio razzista produce malati mentali. Che tutti possano rendersene conto!
domenica 13 settembre 2009
COSE DELL'ALTRO MONDO!
Chiedo scusa all'infermiera africana che lavora nel reparto ustioni dell'ospedale di Padova, se un mio paesano italiano l'ha offesa con una tale rabbia razzista che mi fa vergognare di essere italiano. Di solito ci sono situazioni estreme in cui la pelle, la razza, la condizione economica non contano più. E queste sono le situazioni di malattia, di dolore, che rendono tutti uguali. Deboli e desiderosi di guarire, prima di tutto. Ma la campagna xenofoba è entrata talmente dentro la mente, il cuore, il sangue di molta gente ignorante (se si pensa solo a lavorare e produrre, quanto tempo rimane per la propria cultura?)che arriva a compiere gesti come quello dell'imprenditore di Portogruaro che ha rifiutato le cure dell'infermiera africana "perchè nera". Non solo, ha fatto una scenata pazzesca nel reparto, che è stato necessario l'intervento della polizia.
Isabel, sorella infermiera, quanto avrai sofferto! Lo so, tu dici che sei abituata...e poi cerchi con il sorriso di non far pesare a chi non centra questa ingiustizia! Però come ci si sente ad essere rifiutata e insultata, nonostante il tuo scopo fosse la salute del paziente che avevi davanti? Doppia offesa, doppie lacrime. Ti ha negata due volte, come persona e come infermiera. Il colore della pelle ha cancellato agli occhi del "malato" la tua dignità e professionalità, raggiunta con il sudore e non con le raccomandazioni, proprio nel luogo dove il sangue ha lo stesso colore per tutti gli esseri umani: l'ospedale.
Un fatto del genere poteva capitare a mia moglie.
Se da un lato hai ricevuto un gesto così brutale, sono sicuro che riceverai il centuplo in gesti di solidarietà e amicizia.
sabato 12 settembre 2009
GESTO DI CORAGGIO
SENEGALESE, residente a Camposampiero (PD) CACCIA DI CASA LA RONDA.
Era già da alcuni giorni che nel comune di Camposampiero le ronde razziste stavano setacciando la zona, andando per le case, un po' come fanno i testimoni di Geova, a qualsiasi ora della giornata. Dopo aver individuato le abitazioni dove alloggiano cittadini stranieri, gli uomini delle ronde si presentano per controllare documenti, perlustrare la casa, ecc... Unico problema: non hanno il mandato per fare l'assalto! Ecco che un mio fratello senegalese, Mady Cisseh, ha avuto l'intelligenza e il coraggio per far valere i suoi diritti in questo paese democratico. Sulla carta costituzionale, ma non sempre nella cultura della gente!
AVVISO: Tutti a Camposampiero il 26 settembre, per manifestare pacificamente contro le ronde, assieme all'ASSOCIAZIONE FRATELLI SENEGALESI UNITI DEL VENETO di cui Mady Cisseh è il presidente.
LE PROVOCAZIONI DI DON MATTEO RAGAZZO

Ritrovo ancora su Il Mattino di Padova l'intervento, che condivido, di don Matteo Ragazzo, parroco di Ca' Onorai a Cittadella, sulle scelte razziste del sindaco Massimo Bitonci. Le ha scritte sul bollettino parrocchiale, e già per la seconda volta sono state riportate nel quotidiano. Bene, vuol dire che ha voglia di esporsi! La scorsa volta ha criticato lo stile sfarzoso del papa, questa volta attacca (indirettamente) il sindaco leghista e la sua politica discriminatoria nei confronti degli immigrati. "Sono vittime dei nostri furti all'Africa" sostiene giustamente il giovane prete, che potrebbe inviare alla redazione del quotidiano una sua foto più decente! Bitonci risponde a tono, in forma intelligente, che bisognerebbe aiutarli nel loro paese "rendendoli autonomi e in grado di produrre lo stesso benessere che cercano qui".
Due idee a confronto: l'accoglienza assoluta che può peccare di assistenzialismo, l'aiuto e la cooperazione per migliorare le condizioni di vita nel Sud del Mondo che rimangono soltanto belle parole. Perchè non prevedere entrambe le possibilità? Da una parte l'accoglienza, in segno di perdono per il nostro sfruttamento selvaggio, dall'altra parte l'impegno dello stato a far confluire le spese per gli armamenti militari sui progetti di sviluppo solidale?
Caro Matteo, continua ad esporti se noti ingiustizie. Aspetto che tu ti possa esporre anche su quelle ingiustizie che ancora difendi, perchè forse riguardano i tuoi sentimenti e il tuo status sociale. Io e te sappiamo bene di cosa sto parlando!Ma non preoccuparti, non c'è fretta!
RESTARE
La domanda che ultimamente mi sento spesso rivolgere è questa: E' possibile rimanere nel posto dove ci si trova, quando intorno regna l'incomprensione?
Me l'ha rivolta una donna, innamorata di un prete che ultimamente ha deciso di vivere con lei. E' possibile rimanere nel territorio della parrocchia o della città dove la gente li conosce e potrebbe giudicarli, evitarli, ostacolarli?
Anche un giovane con un amore "fuori dai canoni" vive l'incomprensione dei genitori e vorrebbe scappare: è normale continuare a litigare in casa, sentirsi non ascoltati, non capiti, rifiutati per le proprie scelte diverse da quelle della maggioranza?
Allora è possibile RESTARE?
PRIMO: Occorre valutare se si possiedono gli strumenti (personali e di coppia) per poter affrontare i disagi senza venire schiacciati. Sarebbe inumano vivere continuamente in un clima di battaglia, e tralaltro con la sensazione di essere dei perdenti o dei traditori.
SECONDO: Restare è una sfida per tutti. Per creare una mentalità aperta alla convivenza delle diversità e alla riflessione critica, bisogna offrire occasioni a tutti di incontro e scontro. Contatto. Per chi resta è importante convincersi delle proprie scelte positive, non avere paura di mostrarsi, e quindi crescere come persona. Per chi vive intorno, è importante sapere che esistono persone che, in nome della verità con se stessi e con i propri ideali, hanno il coraggio di deludere le apsettative degli altri ed essere, o tentare di essere, felici.
Me l'ha rivolta una donna, innamorata di un prete che ultimamente ha deciso di vivere con lei. E' possibile rimanere nel territorio della parrocchia o della città dove la gente li conosce e potrebbe giudicarli, evitarli, ostacolarli?
Anche un giovane con un amore "fuori dai canoni" vive l'incomprensione dei genitori e vorrebbe scappare: è normale continuare a litigare in casa, sentirsi non ascoltati, non capiti, rifiutati per le proprie scelte diverse da quelle della maggioranza?
Allora è possibile RESTARE?
PRIMO: Occorre valutare se si possiedono gli strumenti (personali e di coppia) per poter affrontare i disagi senza venire schiacciati. Sarebbe inumano vivere continuamente in un clima di battaglia, e tralaltro con la sensazione di essere dei perdenti o dei traditori.
SECONDO: Restare è una sfida per tutti. Per creare una mentalità aperta alla convivenza delle diversità e alla riflessione critica, bisogna offrire occasioni a tutti di incontro e scontro. Contatto. Per chi resta è importante convincersi delle proprie scelte positive, non avere paura di mostrarsi, e quindi crescere come persona. Per chi vive intorno, è importante sapere che esistono persone che, in nome della verità con se stessi e con i propri ideali, hanno il coraggio di deludere le apsettative degli altri ed essere, o tentare di essere, felici.
UNA TECNICA INFELICE DI AUTODIFESA
Parto da alcune espressioni del tipo:
"Non toccare certi punti!"
"Non affrontare certe questioni che potrebbero rovinare l'equilibrio che a fatica ho raggiunto!"
Riporto una riflessione di "Alexander Lowen" tratto da un suo libro "Narcisismo. L'identità rinnegata".
Non vediamo quello che non vogliamo vedere!
Ritengo che uno dei principi che stanno alla base della percezione selettiva sia che non vogliamo vedere un problema la cui soluzione non è in nostro potere. Il vedere il problema potrebbe causarci una tensione o un dolore talmente insopportabili da mettere in serio pericolo il nostro equilibrio. Escludiamo alcuni aspetti della realtà per autodifesa. Ma questa negazione implica l'aver riconosciuto la situazione in precedenza; non possiamo negare ciò che non conosciamo. La negazione è un processo secondario. Per prima cosa vediamo la situazione dolorosa; poi, quando capiamo di non poterla sopportare nè trasformare, neghiamo la sua esistenza: chiudiamo gli occhi.
"Non toccare certi punti!"
"Non affrontare certe questioni che potrebbero rovinare l'equilibrio che a fatica ho raggiunto!"
Riporto una riflessione di "Alexander Lowen" tratto da un suo libro "Narcisismo. L'identità rinnegata".
Non vediamo quello che non vogliamo vedere!
Ritengo che uno dei principi che stanno alla base della percezione selettiva sia che non vogliamo vedere un problema la cui soluzione non è in nostro potere. Il vedere il problema potrebbe causarci una tensione o un dolore talmente insopportabili da mettere in serio pericolo il nostro equilibrio. Escludiamo alcuni aspetti della realtà per autodifesa. Ma questa negazione implica l'aver riconosciuto la situazione in precedenza; non possiamo negare ciò che non conosciamo. La negazione è un processo secondario. Per prima cosa vediamo la situazione dolorosa; poi, quando capiamo di non poterla sopportare nè trasformare, neghiamo la sua esistenza: chiudiamo gli occhi.
venerdì 11 settembre 2009
BERLUSCONI INVITA GLI AFRICANI A VENIRE IN ITALIA (clicca qui per guardare il video)
AFRICANI IMMIGRATI IN ITALIA... SIETE I BENVENUTI! Parola del nostro presidente del Consiglio che in un discorso di inaugurazione di una televisione nordafricana INVITA gli africani a visitare l'Italia.
"Nel mese di agosto 2009 ha inaugurato una nuova tv africana, Nessma, a cui ha fatto pubblicità sfruttando illecitamente la sua posizione di presidente del consiglio e dove ha detto il contrario di quello che opera in politica e con le leggi varate dal suo governo in materia di immigrazione", scrive don Paolo Farinella nella sua lettera di ripudio indirizzata al presidente del Consiglio.
"Nel mese di agosto 2009 ha inaugurato una nuova tv africana, Nessma, a cui ha fatto pubblicità sfruttando illecitamente la sua posizione di presidente del consiglio e dove ha detto il contrario di quello che opera in politica e con le leggi varate dal suo governo in materia di immigrazione", scrive don Paolo Farinella nella sua lettera di ripudio indirizzata al presidente del Consiglio.
giovedì 10 settembre 2009
GANDHI AI MISSIONARI CRISTIANI IN INDIA
E' vero che ognuno di noi ha la sua particolare e personale "interpretazione" di Dio. E' necessario che sia così, perchè Dio abbraccia non solo la nostra minuscola sfera terrestre, ma milioni e miliardi di analoghe sfere e mondi su mondi. E anche se noi possiamo dire su Dio le stesse parole, non è detto che esse abbiano lo stesso significato. Ma che importanza ha?
Se crediamo veramente in Dio non abbiamo bisogno di fare proseliti, nè coi nostri discorsi nè coi nostri scritti. Possiamo fare qualcosa soltanto con la nostra vita. La nostra vita deve essere un libro aperto, completamente aperto perchè tutti la possano leggere.
Oh, se soltanto potessi persuadere i miei amici missionari a vedere così la loro missione! Allora non ci sarebbero equivoci, sospetti, invidie nè discordie fra di noi nelle faccende religiose, ma solo armonia e pace...
Io vi chiedo, chiedo a voi che siete missionari: non fate inconsapevolmente violenza alla gente con cui vivete? Vi assicuro che non rientra nella vostra vocazione sradicare la gente dall'Oriente!
(Mahatma Gandhi, Freiheit ohne Gewalt, p. 120)
Se crediamo veramente in Dio non abbiamo bisogno di fare proseliti, nè coi nostri discorsi nè coi nostri scritti. Possiamo fare qualcosa soltanto con la nostra vita. La nostra vita deve essere un libro aperto, completamente aperto perchè tutti la possano leggere.
Oh, se soltanto potessi persuadere i miei amici missionari a vedere così la loro missione! Allora non ci sarebbero equivoci, sospetti, invidie nè discordie fra di noi nelle faccende religiose, ma solo armonia e pace...
Io vi chiedo, chiedo a voi che siete missionari: non fate inconsapevolmente violenza alla gente con cui vivete? Vi assicuro che non rientra nella vostra vocazione sradicare la gente dall'Oriente!
(Mahatma Gandhi, Freiheit ohne Gewalt, p. 120)
I PRETI SECONDO VITTORINO ANDREOLI

Dopo aver curato la rubrica “i preti e noi” per Avvenire, lo psichiatra e scrittore Vittorino Andreoli ha appena sfornato, con l'editrice Piemme, il libro “Preti. Viaggio fra gli uomini del sacro”. Anche la giornalista Laura Badaracchi, collaboratrice del quotidiano della CEI, ha recentemente pubblicato ”Fare il prete non è un mestiere. Una vocazione alla prova” (Edizioni dell'Asino, febbraio 2009). Ma cosa hanno di così speciale i preti per essere al centro dell'attenzione di personaggi della cultura come Andreoli che si autodefinisce non credente? “É una delle poche figure – afferma lo psichiatra - che rappresenta una coscienza che sembra staccata dalla logica di questo mondo che è tutto legato al successo e al denaro. Insomma, è uno specchio in cui sia i credenti che i non credenti possono specchiarsi e quindi meditare”. Forse che l’operaio o l’impiegato sono attaccati alla logica del denaro, perchè per mandare avanti una famiglia hanno bisogno di denaro? O forse è proprio il clero, così come è stato inteso da Costantino in poi, quando il cristianesimo è diventato religione civile, a non avere il senso del valore rispetto al denaro perchè tutto gli è dovuto? Da quello che so, molti parroci hanno fatto confluire il proprio conto personale in banca su quello comunitario della parrocchia, e con la scusa “Non ho nulla di mio” non si rendono conto di quanto costa la vita.
“Per me è sempre una figura che merita grande attenzione, - continua Andreoli - una figura di particolare interesse per i non credenti e questo mi pare che sia in logica con il messaggio del pastore che deve cercare le pecore che non sono nel gregge.” Cosa ne pensano a riguardo, ad esempio, gli atei e agnostici italiani che hanno organizzato per domenica 19 settembre il primo meeting nazionale per un paese laico e civile “Liberi di non credere”?
Andreoli immagina e descrive il prete ideale, avvolto ancora da un alone di mistero, ma non rappresentativo dell'intera realtà ecclesiale italiana. Mi son chiesto se tra i suoi intervistati vi sia qualcuno dei 41 preti che sono stati richiamati dalla Congregazione per la Dottrina della Fede dopo aver firmato l'appello di MicroMega sulla libertà di cura! Vengono forse citati i presbiteri delle comunità cristiane di base? O quei teologi e biblisti non completamente allineati con la posizione ufficiale del Magistero?
Già dal sottotitolo “Viaggio fra gli uomini del sacro”, mi sembra di intuire che l'autore non disponga di una profonda conoscenza delle Scritture e della ricerca teologica degli ultimi decenni. Ad una sua competenza sul piano psicologico non corrisponde un'altrettanta competenza su quello biblico e pastorale: non so se prima abbia letto “Funzionari di Dio. Psicogramma di un ideale” di Eugen Drewermann, teologo e psicanalista tedesco, e “La psicanalisi del Cristianesimo” (scaricabile da internet) di Luigi de Paoli, psichiatra e già coordinatore nazionale del movimento Noi Siamo Chiesa. Il termine “sacro” che appartiene al Primo Testamento e che significa letteralmente “separato” non fa altro che rafforzare la mentalità dualistica secondo la quale esiste un uomo sacro-religioso che si occupa delle cose celesti e uno profano-laico che si occupa invece di quelle terrene. Il primo chiaramente superiore al secondo. Mai come adesso è necessario ricucire questa diabolica separazione, poichè abbiamo bisogno di una fede collegata alla vita, che determini le nostre scelte nella logica evangelica. Le forme di intimismo religioso, di apatia sociale, di fuga spiritualistica dalle responsabilità, derivano proprio da tale visione sacralizzata della realtà.
mercoledì 9 settembre 2009
LA PROVOCAZIONE DI IVAN ILLICH: DESCOLARIZZARE LA SCUOLA
(Riflessioni di Ivan Illich tratte da "Descolarizzare la società" )
Intendo affrontare una questione generale: la definizione reciproca della natura dell'uomo e della natura delle istituzioni moderne, che caratterizza la nostra visione del mondo e il nostro linguaggio. Per far questo, ho scelto come paradigma la scuola, e non mi occupo quindi se non indirettamente degli altri organismi burocratici del corporate state: la famiglia consumistica, il partito, l'esercito, la chiesa, i media. Ma dall'analisi del programma occulto della scuola dovrebbe risultare con chiarezza che, come l'istruzione pubblica trarrebbe giovamento dalla descolarizzazione della società, così alla vita familiare, alla politica, alla sicurezza collettiva, alla fede e alle comunicazioni gioverebbe un processo analogo.
[...]
In tutto il mondo la scuola esercita sulla società un effetto antieducativo, in quanto la si considera la sola istituzione specializzata nell'istruzione. I suoi fallimenti sono considerati dalla maggior parte della gente una prova del fatto che l'istruzione è un compito molto costoso, molto complesso, sempre arcano e spesso quasi impossibile.
[...]
La scuola non favorisce ne l'apprendimento ne la giustizia, perchè gli educatori insistono a mettere nello stesso sacco l'istruzione e i diplomi. L'apprendimento e l'assegnazione dei ruoli si fondono in una cosa sola. Ma apprendere significa acquisire in proprio una nuova capacità o una nuova conoscenza approfondita, mentre si è promossi grazie a un giudizio che altri si è formato. L’apprendimento è spesso un risultato dell'istruzione, ma la selezione per un ruolo o per una categoria nel mercato del lavoro dipende in misura sempre maggiore dalla mera durata della frequenza scolastica.
[...]
La seconda grande illusione sulla quale si fonda il sistema scolastico è che la maggior parte dell'apprendimento derivi dall'insegnamento. Quest'ultimo, è vero, può in determinate circostanze facilitare certi tipi di apprendimento. Ma i più acquistano la maggior parte della loro cultura fuori della scuola, oppure anche a scuola, ma solo perché la scuola in alcuni paesi ricchi è diventata un luogo in cui si passa segregati una parte sempre crescente della propria vita.
[...]
I teologi contemporanei, a partire da Bonhoeffer, denunciano l'attuale confusione tra il messaggio biblico e la religione istituzionalizzata. Fanno notare che, come l'esperienza dimostra, la libertà e la fede cristiana traggono di solito giovamento dalla secolarizzazione. Sono affermazioni che a molti ecclesiastici paiono inevitabilmente blasfeme. Analogamente è fuor di dubbio che il processo didattico trarrà profitto dalla descolarizzazione della società, anche se tale richiesta appare a molti uomini di scuola un tradimento della tradizione illuministica. Ma sono proprio questi lumi che nelle scuole si stanno ora smorzando.
La secolarizzazione della fede cristiana dipende dall'impegno a essa dedicato da parte di cristiani profondamente radica ti nella chiesa. Analogamente la descolarizzazione dell'istruzione ha assolutamente bisogno della guida di coloro che nelle scuole sono stati allevati. In questa missione i programmi scolastici non possono servir loro da alibi: ognuno di noi resta responsabile di ciò che è stato fatto di lui, anche se può non saper far altro che accettare questa responsabilità e servire da monito per gli altri.
Intendo affrontare una questione generale: la definizione reciproca della natura dell'uomo e della natura delle istituzioni moderne, che caratterizza la nostra visione del mondo e il nostro linguaggio. Per far questo, ho scelto come paradigma la scuola, e non mi occupo quindi se non indirettamente degli altri organismi burocratici del corporate state: la famiglia consumistica, il partito, l'esercito, la chiesa, i media. Ma dall'analisi del programma occulto della scuola dovrebbe risultare con chiarezza che, come l'istruzione pubblica trarrebbe giovamento dalla descolarizzazione della società, così alla vita familiare, alla politica, alla sicurezza collettiva, alla fede e alle comunicazioni gioverebbe un processo analogo.
[...]
In tutto il mondo la scuola esercita sulla società un effetto antieducativo, in quanto la si considera la sola istituzione specializzata nell'istruzione. I suoi fallimenti sono considerati dalla maggior parte della gente una prova del fatto che l'istruzione è un compito molto costoso, molto complesso, sempre arcano e spesso quasi impossibile.
[...]
La scuola non favorisce ne l'apprendimento ne la giustizia, perchè gli educatori insistono a mettere nello stesso sacco l'istruzione e i diplomi. L'apprendimento e l'assegnazione dei ruoli si fondono in una cosa sola. Ma apprendere significa acquisire in proprio una nuova capacità o una nuova conoscenza approfondita, mentre si è promossi grazie a un giudizio che altri si è formato. L’apprendimento è spesso un risultato dell'istruzione, ma la selezione per un ruolo o per una categoria nel mercato del lavoro dipende in misura sempre maggiore dalla mera durata della frequenza scolastica.
[...]
La seconda grande illusione sulla quale si fonda il sistema scolastico è che la maggior parte dell'apprendimento derivi dall'insegnamento. Quest'ultimo, è vero, può in determinate circostanze facilitare certi tipi di apprendimento. Ma i più acquistano la maggior parte della loro cultura fuori della scuola, oppure anche a scuola, ma solo perché la scuola in alcuni paesi ricchi è diventata un luogo in cui si passa segregati una parte sempre crescente della propria vita.
[...]
I teologi contemporanei, a partire da Bonhoeffer, denunciano l'attuale confusione tra il messaggio biblico e la religione istituzionalizzata. Fanno notare che, come l'esperienza dimostra, la libertà e la fede cristiana traggono di solito giovamento dalla secolarizzazione. Sono affermazioni che a molti ecclesiastici paiono inevitabilmente blasfeme. Analogamente è fuor di dubbio che il processo didattico trarrà profitto dalla descolarizzazione della società, anche se tale richiesta appare a molti uomini di scuola un tradimento della tradizione illuministica. Ma sono proprio questi lumi che nelle scuole si stanno ora smorzando.
La secolarizzazione della fede cristiana dipende dall'impegno a essa dedicato da parte di cristiani profondamente radica ti nella chiesa. Analogamente la descolarizzazione dell'istruzione ha assolutamente bisogno della guida di coloro che nelle scuole sono stati allevati. In questa missione i programmi scolastici non possono servir loro da alibi: ognuno di noi resta responsabile di ciò che è stato fatto di lui, anche se può non saper far altro che accettare questa responsabilità e servire da monito per gli altri.
GIA' NEL SECONDO SECOLO
A Diogneto, un'esortazione a farsi cristiani, scritta nel II secolo, è di una ricchezza profetica che i nostri ministri, paladini della cattolicità, se la sognano!
I cristiani non si distinguono dagli altri uomini nè per il territorio, nè per la lingua, nè per le consuetudini di vita.
Perchè non abitano città proprie, non usano un linguaggio particolare, non conducono uno speciale genere di vita. la loro dottrina non è frutto dell'acuta indagine di uomini di genio; e non professano, come alcuni, una filosofia umana.
Disseminati per le città elleniche e barbare, secondo che a ciascuno è toccato in sorte, e unificandosi alle abitudini locali nel vestire, nei cibi, e in ogni altro aspetto della vita, rivelano, per comune consenso, la meravigliosa e paradossale forma della loro vita associata.
(anonimo, II sec., cap. V)
I cristiani non si distinguono dagli altri uomini nè per il territorio, nè per la lingua, nè per le consuetudini di vita.
Perchè non abitano città proprie, non usano un linguaggio particolare, non conducono uno speciale genere di vita. la loro dottrina non è frutto dell'acuta indagine di uomini di genio; e non professano, come alcuni, una filosofia umana.
Disseminati per le città elleniche e barbare, secondo che a ciascuno è toccato in sorte, e unificandosi alle abitudini locali nel vestire, nei cibi, e in ogni altro aspetto della vita, rivelano, per comune consenso, la meravigliosa e paradossale forma della loro vita associata.
(anonimo, II sec., cap. V)
lunedì 7 settembre 2009
COME FARE BUSINESS CON LA NOSTRA IGNORANZA
Ho incontrato un giovane che mi ha ricordato che la miopia è la conseguenza fisica della paura per il futuro (cfr www.metamedicina.com), e che occhiali, lenti e medicine sono solo un modo per fare soldi. Non solo l'industria farmaceutica, ma molte altre industrie si arricchiscono con la nostra ignoranza e ci impoveriscono non solo economicamente.
1.L'industria farmaceutica e l'azienda ospedaliera detengono il monopolio della nostra salute. Gran parte delle malattie sono il frutto di uno stile di vita malato, soprattutto sul piano delle relazioni affettive. I farmaci creano dipendenza, i virus prodotti per vendere vaccini, l'accanimento terapeutico giustificato in nome della sacralità della vita. Nessuno ci insegna come prevenire le malattie senza uso di prodotti chimici e imparando a diventare medici di noi stessi.
2.L'industria agro-alimentare e le multinazionali detengono il monopolio della nostra alimentazione. Non sappiamo come è fatto un prodotto, ma lo compriamo e lo consumiamo basandoci unicamente sulla convenienza del prezzo. Manca il tempo di preparare cibi naturali, manca lo spazio di tenere un piccolo orto, manca la voglia di scegliere cibi meno “gustosi” ma più sani. (cfr "Ascolta i campi di grano" di Fabio Bertapelle)
3.L'industria della religione cattolica detiene in Italia il monopolio della fede cristiana. Le minoranze cristiane non hanno voce, i teologi dissidenti vengono imbavagliati, e molti fedeli assorbono acriticamente le decisioni prese dall'alto, senza una reale consapevolezza. Da religione di Stato, sostiene il governo di maggioranza e ,viceversa, è sostenuto da esso per le numerose strutture da mantanere.
4.L'industria della televisione detiene il monopolio dell'informazione, e quindi sono le idee e gli interessi dei proprietari (o del proprietario!) delle televisioni stesse a creare la mentalità dominante. Imprenditori e finanzieri comprano e modellano le facce dei politici da mostrare sullo schermo, per fare soldi. La verità è in bocca di tutti e di nessuno, le parole hanno perso il loro valore, soltanto l'emozione del momento e della pancia condiziona le scelte decisive.
5.L'industria...
Conclusione da predica: INFORMIAMOCI BENE, LEGGIAMO, PROVIAMO A RAGIONARE CON IL NOSTRO BUON SENSO (a meno che non sia già rovinato!), non crediamo solo a chi sa parlare, non crediamo ad una cosa soltanto perchè si è sempre fatto così. Se anche noi, nel nostro piccolo, vorremmo fregare un collega, figuriamoci cosa sono disposti a fare coloro che hanno in mano i traffici internazionali di saperi, di fedi, di cibi, di cose, di denaro!
1.L'industria farmaceutica e l'azienda ospedaliera detengono il monopolio della nostra salute. Gran parte delle malattie sono il frutto di uno stile di vita malato, soprattutto sul piano delle relazioni affettive. I farmaci creano dipendenza, i virus prodotti per vendere vaccini, l'accanimento terapeutico giustificato in nome della sacralità della vita. Nessuno ci insegna come prevenire le malattie senza uso di prodotti chimici e imparando a diventare medici di noi stessi.
2.L'industria agro-alimentare e le multinazionali detengono il monopolio della nostra alimentazione. Non sappiamo come è fatto un prodotto, ma lo compriamo e lo consumiamo basandoci unicamente sulla convenienza del prezzo. Manca il tempo di preparare cibi naturali, manca lo spazio di tenere un piccolo orto, manca la voglia di scegliere cibi meno “gustosi” ma più sani. (cfr "Ascolta i campi di grano" di Fabio Bertapelle)
3.L'industria della religione cattolica detiene in Italia il monopolio della fede cristiana. Le minoranze cristiane non hanno voce, i teologi dissidenti vengono imbavagliati, e molti fedeli assorbono acriticamente le decisioni prese dall'alto, senza una reale consapevolezza. Da religione di Stato, sostiene il governo di maggioranza e ,viceversa, è sostenuto da esso per le numerose strutture da mantanere.
4.L'industria della televisione detiene il monopolio dell'informazione, e quindi sono le idee e gli interessi dei proprietari (o del proprietario!) delle televisioni stesse a creare la mentalità dominante. Imprenditori e finanzieri comprano e modellano le facce dei politici da mostrare sullo schermo, per fare soldi. La verità è in bocca di tutti e di nessuno, le parole hanno perso il loro valore, soltanto l'emozione del momento e della pancia condiziona le scelte decisive.
5.L'industria...
Conclusione da predica: INFORMIAMOCI BENE, LEGGIAMO, PROVIAMO A RAGIONARE CON IL NOSTRO BUON SENSO (a meno che non sia già rovinato!), non crediamo solo a chi sa parlare, non crediamo ad una cosa soltanto perchè si è sempre fatto così. Se anche noi, nel nostro piccolo, vorremmo fregare un collega, figuriamoci cosa sono disposti a fare coloro che hanno in mano i traffici internazionali di saperi, di fedi, di cibi, di cose, di denaro!
UNA GIORNATA IN FABBRICA
La vita in fabbrica non è semplice, non tanto per la fatica fisica ma per la ripetitività dei movimenti e l'impossibilità di sviluppare la propria creatività e fantasia.
Ogni giorno però, incontro altri operai che spesso mi rivolgono domande, alcune interessanti altre davvero buffe!
-Tu che sai, il rosario per la morte di mia suocera è valido anche se è stato guidato da una signora invece che dal prete? Mi hanno detto che era ammalato... (operaio cinquantenne padovano)
-Mio figlio farà la prima elementare, quanti soldi bisogna spendere per libri, quaderni, materiale scolastico? (marocchino di Agadir)
-Sto cercando un lettino per il mio bambino che deve nascere, conosci qualcuno che può regalarcelo? (marocchino sposato da poco)
-Sei stato in televisione, su rai3? Stavo mangiando, ti ho visto e ho detto: questo lo conosco! (mulettista)
-Conosci qualche anziana che può assumere come badante una persona nigeriana? (nigeriano di etnia Igbo)
-Ieri sera sono stato in stazione dei treni per controllare di nascosto se Joy stava veramente partendo per Roma, per fare il passaporto. Secondo te, ho sbagliato? (giovane innamorato)
Ogni giorno però, incontro altri operai che spesso mi rivolgono domande, alcune interessanti altre davvero buffe!
-Tu che sai, il rosario per la morte di mia suocera è valido anche se è stato guidato da una signora invece che dal prete? Mi hanno detto che era ammalato... (operaio cinquantenne padovano)
-Mio figlio farà la prima elementare, quanti soldi bisogna spendere per libri, quaderni, materiale scolastico? (marocchino di Agadir)
-Sto cercando un lettino per il mio bambino che deve nascere, conosci qualcuno che può regalarcelo? (marocchino sposato da poco)
-Sei stato in televisione, su rai3? Stavo mangiando, ti ho visto e ho detto: questo lo conosco! (mulettista)
-Conosci qualche anziana che può assumere come badante una persona nigeriana? (nigeriano di etnia Igbo)
-Ieri sera sono stato in stazione dei treni per controllare di nascosto se Joy stava veramente partendo per Roma, per fare il passaporto. Secondo te, ho sbagliato? (giovane innamorato)
domenica 6 settembre 2009
IO SONO CLANDESTINO
La cena solidale "abracciaperte" a Padova è stata un successone! Questa sera piazza delle Erbe non era occupata nè dal popolo degli spritz nè da quello dell'ACR, era gremita di bella gente, molto diversa, ma unita dalla voglia di stare insieme. Lo scopo: testimoniare in modo semplice, attraverso una cena, che le nuove norme del pacchetto sicurezza sono discriminatorie nei confronti degli immigrati, per non dire razziste. Certo, ci sarà stato anche chi si è intruffolato per mangiare gratis, ma non è stato un problema: il cibo è bastato per tutti, anche per quei musulmani che si sono aggiunti solamente dopo il tramonto del sole, causa Ramadan. "I figli degli immigrati nati qui, devono avere gli stessi diritti dei nostri figli" ha gridato don Albino Bizzotto dal palco, col microfono in mano e con voce rauca, dopo le fatiche del digiuno estremo. Di preti ne avrò visti solo quattro, molti saranno stati impegnati con la sagra del paese o forse non credono nel valore di questi eventi.
Decine di tavole e panche hanno accolto chiunque desiderava consumare un pasto in compagnia, senza quella paura che vogliono trasmetterci i giornali e le televisioni nei confronti dello straniero.
Affianco al palco, allestito per la musica dal vivo e gli interventi vari, si vendevano le magliette con la scritta provocatoria: "Io sono clandestino" e si raccoglievano firme contro le nuove leggi razziste. Una band di ragazzi senegalesi ha concluso la serata con il loro ritmo africano.
Le presenze sono più che raddoppiate rispetto alla precedente edizione, ma il cammino per una reale partecipazione degli stranieri a queste manifestazioni è ancora lungo. Come coinvolgerli in modo tale che diventino protagonisti nella battaglia per i loro diritti? Spesso questi eventi servono più a noi o a chi li organizza, per sentirci bravi. Ma cosa ne pensano loro, gli immigrati assenti, che stavano guardando la Tv con una bottiglia di birra in mano?
Stamattina sono entrato in una delle tante chiese evangeliche che i nigeriani aprono qui a Padova. La sala del capannone, allestito a luogo di culto, era piena. E così sarà stato in molti altri posti della città. Ma dov'erano stasera tutte quelle persone? Conoscono l'Italia delle persone che accolgono tutti? Oppure hanno in testa soltanto le urla di Bossi contro i clandestini?
Davanti al palco i bambini giocavano con delle barchette di carta: non sanno che rappresentano i barconi della morte sul Mediterraneo, e anche quelli che noi non vogliamo respingere, mai.
L'IMPRESSIONE DI MARCO POLITI DOPO LE DIMISSIONI DI BOFFO
I VESCOVI FANNO MURO MA SI SENTONO SENZA GUIDA
di MARCO POLITI
(da La Repubblica - 5 settemre '09)
Il giorno dopo la decapitazione dell'Avvenire tra i vescovi e nel mondo variegato delle parrocchie è l'ora del dolore, della rabbia, dello smarrimento. Nelle stanze vaticane la parola d'ordine è "lasciar decantare". Nella sede della Cei si invoca il silenzio in attesa che il presidente Bagnasco tiri le fila nel suo discorso al Consiglio permanente dei vescovi, che si aprirà il 21 settembre. Al vertice dell'episcopato si è indignati per la "disgustosa aggressione" a Boffo, ma al tempo stesso i prelati sussurrano: "Dobbiamo metabolizzare".
"Ci è venuto addosso un carro armato", confessa un vescovo di provincia. Ferita, l'istituzione si ricompatta. "Non ci lasceremo intimidire", è la reazione corale di Ruiniani e bertoniani, fautori e critici di Bagnasco si stringono intorno a Santa Madre Chiesa sgomenti per la violenza dell'attacco. È qualcosa che Berlusconi non riuscirà mai a percepire, ma che resterà come cicatrice ulcerosa. Un presule, che mai ha pencolato verso il centro-sinistra, dichiara amareggiato: "È stata un'aggressione fuori da ogni logica. Faccio fatica a capire". Poi, però, soggiunge: "Ora navighiamo a vista".
Perché il vero nodo si è rivelata la mancanza di un polso fermo e di una strategia lungimirante in tutta la vicenda. Difficile dire quanto del malumore esistente fra i vescovi emergerà al Consiglio permanente della Cei, ma in privato parecchi vescovi sono irritati per la confusione che regna ai livelli supremi della gerarchia. "Peggio di così la storia non si poteva gestire", commenta tagliente un presule: "Con anticipo bisognava chiedere delucidazioni sull'affaire e dare indicazioni".
Non è possibile, infatti, che prima si facciano scendere in campo - seppure a singhiozzo - i massimi calibri, da Bagnasco a Bertone e incluso il Papa, per sostenere Boffo e poi, al culmine dell'offensiva di Feltri, lasciare che si dimetta. Afferma sconsolato un monsignore: "O ai vertici sanno cose che noi vescovi in provincia ignoriamo oppure si dà l'impressione di fragilità su tutti i fronti". Al dunque è mancato in campo ecclesiastico un timoniere che guidasse con sicurezza la barca nella tempesta.
Sembra impensabile che quando già l'attacco anti-Boffo era partito e l'incontro fra Bertone e Berlusconi era stato annullato, il direttore dell'Osservatore Romano abbia potuto definire "eccellenti" i rapporti con il governo. Voci critiche sulla mancanza di una reale leadership - come già avvenuto in altre crisi durante questo pontificato - si sentono dentro e fuori delle mura vaticane. "Nell'ultima fase di Wojtyla - spiega un'eminenza - c'era un quadrumvirato composto dal segretario di Stato Sodano, dal segretario papale Dziwisz, dal cardinale Re e dal presidente della Cei Ruini e tutti sapevano come regolarsi e a chi fare riferimento. Ma oggi?".
Il cardinale Bertone - che pure lo vorrebbe - non tiene in pugno l'episcopato italiano come Ruini e la macchina curiale resta in fondo distante da chi, come l'attuale Segretario di Stato, non viene dai ranghi della diplomazia vaticana. "Il clima di incertezza si percepisce a pelle - dichiarano nei corridoi vaticani - perché Benedetto XVI fa il Maestro, ma poi la catena di comando interna come funziona?".
Ci sono vescovi ben addentro ai meccanismi della Cei che non esitano a parlare di un clima di "sgretolamento" e di assenza di prospettiva e di guida, che si respira ai livelli alti dove si dovrebbero tracciare le strategie della Chiesa cattolica italiana in rapporto ad una situazione sociale complessa e un quadro politico pesante. In questa atmosfera di caos calmo si sono cristallizzate due posizioni. La Segreteria di Stato, che pure amerebbe vedere crescere un Nuovo Centro sulla scena politica italiana, resta convinta di dovere pragmaticamente ottenere da Berlusconi due risultati: una legge sul testamento biologico che non conceda la piena autodeterminazione al paziente e il finanziamento alle scuole private. "Dobbiamo trattare con i governi che abbiamo di fronte, sempre", riassume asciutto un monsignore. E nell'appartamento papale continua a regnare la fiducia in Gianni Letta, che vedrà il pontefice domenica a Viterbo.
Sull'altro versante sta l'atteggiamento dell'episcopato, che rifiuta la pretesa della Segreteria di Stato di guidare gli affari italiani. "Siamo noi vescovi, successori degli apostoli, ad avere il diritto di giudicare la situazione italiana e gli atti del governo", protesta un veterano delle assemblee Cei.
Ma i presuli più disincantati ammettono le divisioni interne: "C'è chi considera Berlusconi un baluardo contro il comunismo, chi vede il centro-destra garante dei principi non negoziabili, chi invece denuncia la deriva diseducativa e anticristiana del modello Berlusconi, chi guarda al centro-sinistra e chi si dispera per il vuoto dell'opposizione". Alla fine, nonostante il colpo subito, incombe sempre come tentazione il pragmatismo del giorno per giorno.
(5 settembre 2009)
di MARCO POLITI
(da La Repubblica - 5 settemre '09)
Il giorno dopo la decapitazione dell'Avvenire tra i vescovi e nel mondo variegato delle parrocchie è l'ora del dolore, della rabbia, dello smarrimento. Nelle stanze vaticane la parola d'ordine è "lasciar decantare". Nella sede della Cei si invoca il silenzio in attesa che il presidente Bagnasco tiri le fila nel suo discorso al Consiglio permanente dei vescovi, che si aprirà il 21 settembre. Al vertice dell'episcopato si è indignati per la "disgustosa aggressione" a Boffo, ma al tempo stesso i prelati sussurrano: "Dobbiamo metabolizzare".
"Ci è venuto addosso un carro armato", confessa un vescovo di provincia. Ferita, l'istituzione si ricompatta. "Non ci lasceremo intimidire", è la reazione corale di Ruiniani e bertoniani, fautori e critici di Bagnasco si stringono intorno a Santa Madre Chiesa sgomenti per la violenza dell'attacco. È qualcosa che Berlusconi non riuscirà mai a percepire, ma che resterà come cicatrice ulcerosa. Un presule, che mai ha pencolato verso il centro-sinistra, dichiara amareggiato: "È stata un'aggressione fuori da ogni logica. Faccio fatica a capire". Poi, però, soggiunge: "Ora navighiamo a vista".
Perché il vero nodo si è rivelata la mancanza di un polso fermo e di una strategia lungimirante in tutta la vicenda. Difficile dire quanto del malumore esistente fra i vescovi emergerà al Consiglio permanente della Cei, ma in privato parecchi vescovi sono irritati per la confusione che regna ai livelli supremi della gerarchia. "Peggio di così la storia non si poteva gestire", commenta tagliente un presule: "Con anticipo bisognava chiedere delucidazioni sull'affaire e dare indicazioni".
Non è possibile, infatti, che prima si facciano scendere in campo - seppure a singhiozzo - i massimi calibri, da Bagnasco a Bertone e incluso il Papa, per sostenere Boffo e poi, al culmine dell'offensiva di Feltri, lasciare che si dimetta. Afferma sconsolato un monsignore: "O ai vertici sanno cose che noi vescovi in provincia ignoriamo oppure si dà l'impressione di fragilità su tutti i fronti". Al dunque è mancato in campo ecclesiastico un timoniere che guidasse con sicurezza la barca nella tempesta.
Sembra impensabile che quando già l'attacco anti-Boffo era partito e l'incontro fra Bertone e Berlusconi era stato annullato, il direttore dell'Osservatore Romano abbia potuto definire "eccellenti" i rapporti con il governo. Voci critiche sulla mancanza di una reale leadership - come già avvenuto in altre crisi durante questo pontificato - si sentono dentro e fuori delle mura vaticane. "Nell'ultima fase di Wojtyla - spiega un'eminenza - c'era un quadrumvirato composto dal segretario di Stato Sodano, dal segretario papale Dziwisz, dal cardinale Re e dal presidente della Cei Ruini e tutti sapevano come regolarsi e a chi fare riferimento. Ma oggi?".
Il cardinale Bertone - che pure lo vorrebbe - non tiene in pugno l'episcopato italiano come Ruini e la macchina curiale resta in fondo distante da chi, come l'attuale Segretario di Stato, non viene dai ranghi della diplomazia vaticana. "Il clima di incertezza si percepisce a pelle - dichiarano nei corridoi vaticani - perché Benedetto XVI fa il Maestro, ma poi la catena di comando interna come funziona?".
Ci sono vescovi ben addentro ai meccanismi della Cei che non esitano a parlare di un clima di "sgretolamento" e di assenza di prospettiva e di guida, che si respira ai livelli alti dove si dovrebbero tracciare le strategie della Chiesa cattolica italiana in rapporto ad una situazione sociale complessa e un quadro politico pesante. In questa atmosfera di caos calmo si sono cristallizzate due posizioni. La Segreteria di Stato, che pure amerebbe vedere crescere un Nuovo Centro sulla scena politica italiana, resta convinta di dovere pragmaticamente ottenere da Berlusconi due risultati: una legge sul testamento biologico che non conceda la piena autodeterminazione al paziente e il finanziamento alle scuole private. "Dobbiamo trattare con i governi che abbiamo di fronte, sempre", riassume asciutto un monsignore. E nell'appartamento papale continua a regnare la fiducia in Gianni Letta, che vedrà il pontefice domenica a Viterbo.
Sull'altro versante sta l'atteggiamento dell'episcopato, che rifiuta la pretesa della Segreteria di Stato di guidare gli affari italiani. "Siamo noi vescovi, successori degli apostoli, ad avere il diritto di giudicare la situazione italiana e gli atti del governo", protesta un veterano delle assemblee Cei.
Ma i presuli più disincantati ammettono le divisioni interne: "C'è chi considera Berlusconi un baluardo contro il comunismo, chi vede il centro-destra garante dei principi non negoziabili, chi invece denuncia la deriva diseducativa e anticristiana del modello Berlusconi, chi guarda al centro-sinistra e chi si dispera per il vuoto dell'opposizione". Alla fine, nonostante il colpo subito, incombe sempre come tentazione il pragmatismo del giorno per giorno.
(5 settembre 2009)
sabato 5 settembre 2009
GUARIGIONE DEL SORDOMUTO
"Con la guarigione del sordomuto (Mc 7, 31-37) Gesù esprime il significato della
liberazione su due livelli: quello umano in quanto restituisce
l'integrità a una persona menomata, poiché l'individuo costruisce la
sua personalità nella relazione con gli altri.
In secondo luogo, a livello dell'esperienza di fede, lo libera dal ripiegamento su se
stesso e gli permette di inserirsi nel cammino della comunità".
(Vittorio Mencucci)
Mi rendo conto che la malattia più frequente di questo tempo, che oltretutto causa tutti quei sintomi che rendono affollate le nostre aziende ospedaliere, è l'incapacità di comunicare, di relazionarsi con l'altro, dentro e fuori di sè.
Spesso sono le persone meno informate, che hanno ricevuto meno concetti, diplomi o lauree, a costruire relazioni sane, limpide, semplici.
liberazione su due livelli: quello umano in quanto restituisce
l'integrità a una persona menomata, poiché l'individuo costruisce la
sua personalità nella relazione con gli altri.
In secondo luogo, a livello dell'esperienza di fede, lo libera dal ripiegamento su se
stesso e gli permette di inserirsi nel cammino della comunità".
(Vittorio Mencucci)
Mi rendo conto che la malattia più frequente di questo tempo, che oltretutto causa tutti quei sintomi che rendono affollate le nostre aziende ospedaliere, è l'incapacità di comunicare, di relazionarsi con l'altro, dentro e fuori di sè.
Spesso sono le persone meno informate, che hanno ricevuto meno concetti, diplomi o lauree, a costruire relazioni sane, limpide, semplici.
QUAL E' LA VERITA' DIETRO LO SCONTRO BOFFO-FELTRI?
Dietro le quinte, ovvero dietro lo scontro mediatico tra Boffo e Feltri, si nasconde lo scontro intragerarchico tra Bertone e Bagnasco. E risalendo ancora troviamo lo zampino di Ruini, l'uomo più influente in Italia dopo il papa. Sapremo mai le ragioni di certe mosse politiche all'interno della Chiesa? Ho come la sensazione che veniamo lasciati all'oscuro di tutto, trattati come bambini ignoranti.
L'unica cosa di cui siamo certi è il potere che esercitano i mezzi di comunicazione (giornali, televisioni e radio) per diffondere e salvare l'immagine di un'istituzione come quella della Chiesa cattolica in Italia.
Dietro la squallida operazione con cui Feltri ha pubblicato su "Il Giornale", il quotidiano fascista della famiglia Berlusconi, la "informativa" di cui tanto si discute, sembra esserci dell'altro. I conoscitori delle lotte interne agli apparati ecclesiastici vedono a chiare lettere un conflitto aperto tra il card. Tarcisio Bertone, segretario di Stato vaticano, e il card. Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza Episcopale Italiana e sostenitore di Boffo.
La "informativa", sgrammaticata e scritta nel linguaggio tipico dei minutanti della segreteria di stato vaticana, non lascerebbe dubbi: Bertone, uomo detestato dai vescovi non solo italiani, potrebbe aver progettato la sostituzione di Boffo, ritenuto un po' troppo "loquace" rispetto alla corruzione di Berlusconi. Con le dimissioni del direttore di Avvenire, Bertone, che orienta la linea di neutralità dell'Osservatore Romano, ha probabilmente raggiunto il suo obiettivo: eliminare il “nemico” e trovare un altro direttore che non entri nel merito delle "vicende personali" del presidente del Consiglio con il quale vuole rimanere in buoni rapporti. La solidarietà del papa al direttore di Avvenire è un formale atto dovuto, ma Ratzinger sta decisamente con il suo segretario di Stato vaticano, il cardinale Bertone, e vuole anch'egli mantenere una buona amicizia con Berlusconi. Che cosa avrà mai Berlusconi di così speciale da essere conteso anche all'interno della Chiesa?!!! "In Vaticano si è accesa una lotta aspra che durerà - sostiene don Franco Barbero - fino alla successione di Benedetto XVI".
L'unica cosa di cui siamo certi è il potere che esercitano i mezzi di comunicazione (giornali, televisioni e radio) per diffondere e salvare l'immagine di un'istituzione come quella della Chiesa cattolica in Italia.
Dietro la squallida operazione con cui Feltri ha pubblicato su "Il Giornale", il quotidiano fascista della famiglia Berlusconi, la "informativa" di cui tanto si discute, sembra esserci dell'altro. I conoscitori delle lotte interne agli apparati ecclesiastici vedono a chiare lettere un conflitto aperto tra il card. Tarcisio Bertone, segretario di Stato vaticano, e il card. Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza Episcopale Italiana e sostenitore di Boffo.
La "informativa", sgrammaticata e scritta nel linguaggio tipico dei minutanti della segreteria di stato vaticana, non lascerebbe dubbi: Bertone, uomo detestato dai vescovi non solo italiani, potrebbe aver progettato la sostituzione di Boffo, ritenuto un po' troppo "loquace" rispetto alla corruzione di Berlusconi. Con le dimissioni del direttore di Avvenire, Bertone, che orienta la linea di neutralità dell'Osservatore Romano, ha probabilmente raggiunto il suo obiettivo: eliminare il “nemico” e trovare un altro direttore che non entri nel merito delle "vicende personali" del presidente del Consiglio con il quale vuole rimanere in buoni rapporti. La solidarietà del papa al direttore di Avvenire è un formale atto dovuto, ma Ratzinger sta decisamente con il suo segretario di Stato vaticano, il cardinale Bertone, e vuole anch'egli mantenere una buona amicizia con Berlusconi. Che cosa avrà mai Berlusconi di così speciale da essere conteso anche all'interno della Chiesa?!!! "In Vaticano si è accesa una lotta aspra che durerà - sostiene don Franco Barbero - fino alla successione di Benedetto XVI".
giovedì 3 settembre 2009
AGGIORNAMENTO DALL'ECUADOR
Ricevo molto volentieri e pubblico una lettera del mio carissimo fratello Fabio Lazzaro che vive in Ecuador. Compagno di avventure, ha lasciato l'istituzione, ed ora sta cercando di reinventare un ministero di servizio, alla luce del Vangelo.
Questo blog sarà un punto di riferimento per i suoi amici di Padova e dintorni.
UNA NUOVA TAPPA DELLA STESSA VITA
Non saprei come cominciare… tante sono state le cose successe e i sentimenti provati in questo periodo di cambio di ambiente di vita e di servizio.
Innanzitutto vorrei condividere con voi le reazioni che sono giunte alla mia lettera nella quale in luglio comunicavo la decisione di “lasciare” il ministero come sacerdote.
Moltissimi mi hanno raggiunto con bellissime risposte di incoraggiamento e di apprezzamento per la difficile ma coerente scelta, mentre pochissimi mi hanno fatto presente che prendo le cose “di chiesa” troppo seriamente, che sto seguendo strade che non vengono da Dio, che sono troppo idealista, che sperano torni nei miei passi, che offendo la chiesa con le mie parole e che sto dando scandalo…
La maggior parte ha preferito non rispondere alla mia lettera… chissá perché!? Interessante fu notare che le critiche quasi solamente arrivarono da preti e suore… chissá perché!?
Lo so, sto rompendo un po’ gli schemi, gli equilibri con questa scelta… e per fortuna che sono andato a vivere lontano da Padova… perché in questi casi gli ex·preti, meglio stiano (anzi quasi sempre sono obbligati a stare) fuori diocesi per la paura dello “scandalo”.
Per prima cosa vorrei chiarire che continuo a sentirmi prete e lo saró sempre per questo non sento giusta la parola “lasciare il ministero”, meglio dire che non mi sembra giusto continuare ad essere prete secondo lo stile clericale e rispettando il celibato cosí come si é instaurato nella tradizione della chiesa. Solo non celebreró piú i sacramenti per rispetto alla gente. Purtroppo é ancora uno scandalo che un prete possa condividere un cammino di amore speciale con una persona, mentre non é uno scandalo che molti preti non abbiano tempo per visitare le persone, che riescano a intascarsi a volte dei soldi illecitamente, che non paghino le tasse, che tengano relazioni sessuali nascoste e spesso con minori, che in Vaticano non si trovi neanche l’ombra dello stile povero di Nazareth del tempo di Gesú, che non ci sia possibilitá di dialogo dentro del clero, che i laici siano solo i destinatari di un messaggio e che non ci sia democrazia, che si continui a calpestare l’invito di Gesú che i piú grandi siano i piú piccoli e i servi degli altri, mentre la burocrazia e l’oligarchia ecclesiástiche si trovino allo stesso livello di alcuni Paesi dittattoriali.…
Seconda cosa, non sento la mia scelta contro la chiesa ma contro il clero… non é la stessa cosa… per fortuna. E in questa linea sono milioni di italiani che per colpa del clero si stanno perdendo la posibilita di un cammino reale e liberante di fede.
Terzo, sono sicuro che saró uno scandalo per alcuni ma una benedizione per altri, anzi una maggior benedizione per il fatto di essere me stesso e di continuare a camminare nella fede e nella chiesa… d’altronde anche Gesú scelse di non essere sacerdote, del clero, e fu di scandalo per molti.
In dieci giorni dal mio ritorno qui a Quito ho potuto finalmente passeggiare e abbracciare alla luce del sole una persona amata e speciale, fare la mia prima intervista di lavoro, presentare per la prima volta un currículum vitae, fare un esame per un posto di lavoro (e giá l’ho ottenuto), andare a messa come uno qualsiasi e resistere alla noia mortale di una celebrazione fredda che non aveva quasi nulla di spirituale, come fa la gente qui…e continua ad amare la chiesa, a partecipare, anche se riceve interiormente pochissimo!
Da lunedí 7 settembre inizieró a lavorare come coordinatore sociale nella Associazione MCCH (Maquita Cushunchic = Diamoci una mano, Comercializando como hermanos), mi sposteró a vivere e a lavorare a Latacunga a 2 ore da Quito, con un lavoro che sará di visita, di accompagnamento nella formazione e nella organizzazione delle piccole e sperdute comunitá della regione Cotopaxi, tra le piú povere dell’Ecuador. In queste comunitá si dá una mano per raggiungere servizi basici come avere l’acqua in casa (ancora difficile per molti), per aiutare le comunitá ad essere unite e solidarie, per difendere il ruolo delle donne e dei giovani ancora marginati, per appoggiare la produzione di prodotti del luogo e farli girare nel mercato nazionale e internazionale come i prodotti equo-solidali. Si stanno incentivando anche dei progetti di turismo solidale in posti naturali fantastici, cosí che, preparatevi… per una vacanza alternativa per il prossimo anno. Tutto questo per impedire che le persone emigrino cercando “il paradiso in Italia… o altrove”.
Per il resto devo dire che sono felice, emozionato, convinto che sia volontá di Dio questa nuova tappa di vita, e desideroso di stare nella chiesa, anche se la vedo con confini molto aperti al soffio dello Spirito e piú visibile tra i poveri, tra i semplici, tra i sognatori, tra i profeti di tutti i giorni, tra le persone che sentono che questo Dio di Gesú é vivo piú che mai e continua ad invitarci a un cambio, secondo me, epocale, dove il ruolo del clero non sará piú cosí necessario come ci hanno insegnato a pensare…
Tra gli amici che poco a poco incontro qui é spontaneo un certo imbarazzo e non riescono proprio a non chiamarmi piú “padrecito” (cioé “don”), e fanno ancor piú fatica che in Italia a capire questa mia scelta… D’altronde per secoli gli abbiamo insegnato che il prete é sacro, divino, un metro sopra gli altri, e quindi qui é piú facile tra il clero avere una doppia vita (moltissimi!) che non accettare che “anche io prete sono prima di tutto un uomo e un cristiano”.
Ho scelto di restare a vivere qui proprio per essere con discrezione e rispetto un segno critico per una cultura religiosa devozionale che dipende troppo dal clero e “aguanta” (cioé sopporta) qualsiasi cosa, rischiando sempre piú di non dar credito alla propria coscienza.. questa realtá che tra il clero si ha paura a formare e a rispettare. Le persone piú critiche e intelligenti di solito qui, per non trovare porte aperte, passano alle chiese evangeliche o alle sétte…!
Proprio per aver ascoltato questa coscienza… e Dio, che secondo me, si nasconde dietro di essa, sono qui, senza molte certezze, ma con ancora piú FEDE e voglia di affidarmi alla amorosa provvidenza del Padre che sempre e tutti ama e sempre e tutti accompagna.
Cercheró ogni tanto, tempo permettendo di scrivere su questo blog, comunque per ogni comunicazione personale la mia mail é fabiofubex@gmail.com e il mio ponte a Padova é Federico Bollettin.
Un abbraccio a te che mi leggi,
Fabio Lázzaro.
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