domenica 11 luglio 2010

La comunità prima dell'ideale personale

Da Dietrich Bonhoeffer, La vita comune, Queriniana

“Infinite volte tutta una comunità cristiana si è spezzata, perché viveva di un ideale. Proprio il cristiano serio, che per la prima volta si vede posto a vivere in una comunità cristiana, porta con sé un'immagine ben precisa della vita in comune di cristiani e cercherà di attuarla. Ma la forza del Signore ben presto farà crollare tutti questi ideali.

Dobbiamo essere profondamente delusi degli altri, dei cristiani in generale e, se va bene, anche di noi stessi, quant’è vero che Dio vuole condurci a riconoscere la realtà di una vera comunione cristiana. È la bontà di Dio che non ci permette di vivere, anche solo per brevi settimane, secondo un ideale, di credere a quelle beate esperienze, a quello stato di entusiasmante estasi. che ci mette come in uno stato d'ebbrezza. Il Signore non è Signore di emozioni, ma della verità. Solo la comunità che è profondamente delusa per tutte le manifestazioni spiacevoli connesse con la vita comunitaria, incomincia ad essere ciò che deve essere di fronte a Dio, ad afferrare nella fede le promesse che le sono state fatte.

Quanto prima arriva, per il singolo e per tutta la comunità, l'ora di questa delusione, tanto meglio per tutti. Una comunità che non fosse in grado di sopportare una tale delusione e non le sopravvivesse, che cioè restasse attaccata al suo ideale, quando questo deve essere frantumato, in quello stesso istante perderebbe tutte le promesse di comunione cristiana stabile e, prima o dopo, si scioglierebbe. Ogni ideale umano che venisse portato in una comunità cristiana, impedisce la vera comunione e deve essere spezzato, perché la comunità cristiana possa veramente vivere.

Chi ama il suo ideale di comunità cristiana più della comunità cristiana stessa, distruggerà ogni comunione cristiana, per quanto sincere, serie, devote siano le sue intenzioni personali.

Dio odia le fantasticherie; perché rendono superbi e pretenziosi. Chi nella sua fantasia si crea una immagine di comunità, pretende da Dio, dal prossimo e da se stesso la sua realizzazione. Egli entra a far parte della comunità di cristiani con pretese proprie, erige una propria legge e giudica secondo questa i fratelli e Dio stesso. Egli assume, nella cerchia dei fratelli, un atteggiamento duro, diviene quasi un rimprovero vivente per tutti. gli altri. Agisce come se fosse lui a creare la comunità cristiana, come se il suo ideale dovesse creare l'unione tra gli uomini. Considera fallimento tutto ciò che non corrisponde più alla sua volontà. Lì dove il suo ideale fallisce, gli pare che debba venir meno la comunità. E così egli rivolge le sue accuse prima contro i suoi fratelli, poi contro Dio, ed infine accusa disperatamente se stesso.

Dio ha già posto una volta per sempre l'unico fondamento della nostra comunione. Dio ci ha uniti in un sol corpo in Gesù Cristo, molto prima che noi entrassimo a far parte di una comunità con altri cristiani; perciò ci uniamo con altri cristiani in vita comunitaria non avanzando pretesa alcuna, ma con gratitudine e pronti a ricevere. Ringraziamo Dio per ciò che ha fatto per noi; lo ringraziamo perché ci ha dato fratelli che vivono nell'ascolto della sua chiamata, del suo perdono e della sua promessa. Non ci lamentiamo con Dio per ciò che egli non ci concede, ma lo ringraziamo per ciò che ci dà ogni giorno. Non è forse sufficiente ciò che ci viene donato?

Forse che il dono di Dio, in un giorno qualunque, anche nei giorni più difficili e dolorosi di una comunità cristiana, è meno di questo dono così grande ed incomprensibile? Forse che lì dove colpa e malintesi dominano la vita in comune, anche il fratello peccatore non resta pur sempre il fratello insieme col quale mi trovo sotto la Parola di Cristo? ed il suo peccato non offre pur sempre nuova occasione di gratitudine per il fatto che ambedue possiamo vivere in quell'unico amore che ci perdona in Gesù Cristo?

Forse che proprio l'ora della profonda delusione per l'atteggiamento del fratello non mi riuscirà estremamente salutare, perché insegna così radicalmente che ambedue non possiamo vivere mai delle nostre parole e azioni, ma solo di quell'unica Parola e di quell'unico fatto che ci unisce nella verità, cioè nel perdono dei peccati in Gesù Cristo? Lì dove le nebbie mattutine delle nostre illusioni si levano, ecco che incomincia la luminosa giornata della comunione cristiana.”

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