mercoledì 7 luglio 2010

Padre vescovo, adotti i figli dei suoi preti

Un appello, un tentativo di chiedere giustizia

Forse è un articolo inutile, sicuramente non riceverò risposte, ma l'ho fatto per solidarietà con queste donne, che soffrono l'abbandono. Mi hanno chiesto di pubblicarlo sul quotidiano di Padova, come per un bisogno di far sentire la loro voce inascoltata. Ecco la lettera, pubblicata ieri su Il Mattino di Padova.

Padre vescovo,
(così ha chiesto di farsi chiamare dai suoi preti), le scrivo questa che più che una lettera è un appello, e uno stimolo alla riflessione rivolto a tutti, comunità ecclesiali e laici di Padova. Utilizzo questo mezzo di comunicazione popolare, adotatto anche da lei per divulgare i suoi messaggi, inviti alla conversione. Questo è un tempo forte per la nostra Chiesa! Vari episodi dovrebbero imporci un'autocritica, seria e serena, per rendere questa crisi l'occasione favorevole per una crescita collettiva.
Dopo il caso Sguotti, la mia breve parentesi, e il recente caso Spoladore (altri casi in vista non ci dovrebbero più stupire), ho come la sensazione che di nuovo scenda un silenzio di comodo, che cerchi di difendere l'immagine e la credibilità di questa Chiesa continuamente provata. Il mancato riconoscimento del figlio, da parte del prete più conosciuto, amato e invidiato della nostra diocesi, e la sua misteriosa irraggiungibilità, mi spinge a rivolgermi a lei, primo responsabile e pastore di un clero così ricco di carismi.
Aldilà del provvedimento disciplinare da lei preso, che sospende l'ex parroco di san Lazzaro dall'esercizio del ministero e dal sostentamento del clero, rimangono dei danni morali e materiali arrecati a persone fisiche che attendono un risarcimento e un sostegno affettivo. Da chi? A chi vengono chiesti i danni che producono, in buona o cattiva fede, i preti della sua diocesi mentre esercitano il ministero? Gli assegni familiari per i figli abbandonati e non riconosciuti dai ministri di Dio?
Padre vescovo, ne conosco almeno due di bambini, figli di preti, che vivono a Padova con la madre e che attendono una visita, un segno di solidarietà, un'adozione a distanza... da parte di uno zio con il colletto bianco o di un semplice uomo di buona volontà. La sorte ha voluto che, nella parrocchia dedicata all'unico uomo che, secondo la tradizione cristiana, è stato resuscitato da Gesù, parroco e collaboratore festivo compissero quasi contemporaneamente lo stesso atto: procreare e poi scappare. Obbedienza al prestigio del celibato o paura di prendersi le proprie responsabilità.
Nonno vescovo, mi scusi l'espressione forte, "religione pura e senza macchia è soccorrere l'orfano e la vedova" ripete continuamente la Sacra Scrittura. Almeno due nipotini, residenti a Padova, attendono la sua amorevole presenza e il suo sostegno economico, per coprire quel tragico vuoto provocato dai suoi figli spirituali. A Dio il giudizio finale, a lei la gestione di questa realtà. E se è solo un problema di soldi, vorrà dire che riprenderò a versare l'otto per mille alla Chiesa Cattolica!
Con fraterna sincerità.

10 commenti:

  1. Caro Federico, sottoscrivo quanto affermi.
    Il fatto è che prima di tutto ognuno deve prendersi le proprie responsabilità e in questo sei chiaro nel tuo articolo, senza se e senza ma e senza compromessi a cui spesso "madre cheisa" ricorre, propone e dispone. Solo così si può pensare alla giustizia che ci aiuta a essere un pò più autentici, un pò più liberi da giudizi, pregiudizi e paure.
    Ciao.
    Ivano.

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  2. Direi che più chiaro di così non potevi essere, Fede!!! Cosa penserà il Vescovo? e cosa si dice di quel bimbo, come si chiama? qualcuno lo sa? figlio di don Victor, diacono burundese di s. lazzaro, "assistente" di donpa che, mettendoincinta una ragazza di Legnaro se l'è data a gambe? Qualcuno afferma che sia in vaticano. massoneria?
    Ma certo, lei era grande e vaccinata e sapeva bene che andava con un prete. Il piccolo, però lo sa bene di chi è figlio e perchè porta il cognome di sua madre?
    ciao Fede un grande abbraccio di stima e affetto

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  3. Ciao Fede, se hai modo di sentirla vorrei conoscere, se ne ha voglia, la mamma e il bimbo di Victor. Puoi farmi da intermediario? grazie un bacio ti voglio bene

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  4. Certo cara! Attendo anch'io una sua reazione... è giunto il momento di unire le voci dimenticate per far conoscere un pezzo di realtà. Lo so, non c'è peggior cieco di chi non vuol vedere! Però ci abbiamo provato: questione di dignità e ideale di giustizia.

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  5. sono d'accordo ...:-)speriamo di poter essere utili a qualcuno se non altro con l'amicizia e l'affetto

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  6. Rispetto a questa cosa mi vengono tante domande:
    ma questa chiesa educa i suoi preti ad avere dei
    sentimenti, compassione a vivere?
    Può un bambino di 11 anni entrare in seminario e vivere separato dal mondo rinunciando alle esperienze che ogni essere umano fa nell'adolescenza (anche alle cazzate)?
    La rinuncia a queste tappe poi non porta a degli squilibri?
    Vivere separati perchè destinati a diventare preti non porta a vedere l'altro senza amore?
    La chiesa poi quando dà una parrocchia in mano ad un prete lo sostiene o lo lascia solo?
    Quando un prete non riesce a rispettare l'obbligo del celibato come viene trattato?
    Io sono mamma non sono prete non voglio giudicare chiedo per comprendere.
    Sono mamma e so la fatica di crescere dei figli che è già tanta quando si è in due, comprendo la fatica di queste mamme che devono crescere i figli da sole

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  7. Cara mamma, grazie per il tuo contributo e le tue domande più che lecite. Secondo me, questa chiesa purtroppo non educa all'ascolto e all'espressione dei propri sentimenti. Le ragioni ci sono, non ci sono colpe individuali, è un sistema che si impone da secoli. Forse però a molti laici va bene così! Avere un prete sempre disponibile per consegnare chiavi, fare fotocopie, timbri, certificati, essere presente a qualsiasi incontro... fa comodo. Poi magari le relazioni sono fredde, distaccate e le prediche astratte e lontane dalla vita dalla gente. Certo chi vorrebbe vivere una relazione d'amore o farsi una famiglia dovrebbe reimpostare il proprio ministero. Pensare ad un ministero in base alla specifica persona sarebbe difficile per chi gestisce la baracca, però è questa la sfida, secondo me. Meglio una regola che valga per tutti, uniformità, o dentro o fuori. Quando un prete viene nominato parroco, a volte è per coprire un buco, non il frutto di un dialogo e una scelta condivisa. Ecco che compare il problema della solitudine e il bisogno di essere ascoltati, accolti, amati. Forse è ancora possibile avere un rapporto d'affetto clandestino, ma ricco di tensioni, mentre un rapporto alla luce del sole, alla pari, è ancora causa di sospensione dal ministero. Soprattutto se c'è la volontà di far su famiglia! Ecco, un mio pensiero molto veloce, magari avremo modo di confrontarci più dettagliatamente. Grazie ancora

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  8. Caro Federico,
    comprendiamo la tua proovocazione che è un intelligente e lodevole reazione alla tendenza che abbiamo-sempre- di dormire quando qualche fratello/sorella invece soffre terribilmente
    (non è cambiato molto rispetto alla vicenda accaduta sul Monte Ulivi...)
    Non siamo d'accordo però con l'ironia un po' impertinenete che anche tu- come già altri- riversi verso il vescovo, pur comprendendo le ragioni del tono
    A noi in verità fa un po' pena un vescovo...se lo immaginiamo a rapportarsi , in certe occasioni, con persone presuntuose e piene di sè...

    Un superiore non può essere in grado di controllare centinaia di presbiteri su cui , a ragione, ripone fiducia oltre che la certezza della loro obbedienza. Tu sai benissimo che per le scelte e missioni intraprese i preti dovrebbero- più di altre categorie - essere maturi, responsabili e rispettosi verso il prossimo, specie se piccolo, fragile, indifeso e...vulnerabile.
    Malissimo chi usa il gregge come cavia per sperimentarsi, mettersi alla prova e per poi lanciarsi verso altri lidi e...professioni
    Sai bene che qualcuno di questi "pastori"è reticente , non si confida, si sottare, omette e non rende conto per intero del suo comportamento. Al vescovo possono arrivare voci e testimonianze , ma poi? ...Inchieste e ascolto di testimonianze richiedono tempo, fatica etc... Presumo che il vescovo, più che il guardiano debba svolgere anche altre mansioni.

    Ci rattrista possa essere imputatabile a lui qualche manchevolezza grave e premeditata o perseverata a lungo da parte di qualche suo sub inferiore. Se c'è la mala fede da parte di qualche sacerdote e chi lo sostiene, c'è anche la tendenza a non assumersi responsabilità che ne derivano. Non crediamo papi, vescovi etc...abbiano chissà quali strumenti. Sono disarmati quanto noi- Forse dovremmo tornare ai metodi dell'Inquisizione? Ma temo che sarebbero sempre i più abili menzogneri ad evitare processi e ammissioni di reponsabilità

    Siamo d'accordo con te pero' sulle donazioni alla Chiesa Cattolica...se ci fosse garantito che il nostro versamento va alle mamme /figli costretti alla clandestinità da ecclesiastici, ritornerremmo anche noi a versare il nostro piccolo, ma onesto contributo a loro favore. Anche se temiamo che il danno morale ed affettivo subito da loro e comunità possa raggiungere valori inestimabili di cui nemmeno noi possiamo assumerci il peso

    Ci rattrista e addolora non poco anche che alla mamma non stia arrivando nemmeno una briciola di tutto il sostegno che invece "inpazza" nei vari gruppi dei sostenitori del prete famoso.

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  9. Cari Eugenia e U. grazie per il vostro contributo. La mia provocazione non vuole attribuire ogni colpa al vescovo, fa pena anche a me! Se ho stimolato la riflessione...bene. Però ciò che mi rende "ironico e impertinente" è quel silenzio che insabbia tutto, la paura di perdere clienti... Mi dispiace perchè c'è un ordine inverso, a mio avviso, di priorità.
    Lascerei da parte, delegando, impegni di burocrazia e ascolterei di più le persone...
    Se volete, potrei mettervi in contatto con la mamma... un abbraccio

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